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Messaggi - doxa

#1246
Carlo e Iano perché vi ostinate a collegare la mente ed il cervello alla fisica quantistica anziché alla medicina, alla neurologia, alla fisiologia, alla psicologia ?

E' necessario spiegare ai "non addetti ai lavori" filosofici nel forum la differenza tra encefalo, cervello, mente e coscienza.

Alla mia nipotina direi che l'encefalo (= dentro la testa) contiene le strutture cerebrali all'interno della scatola cranica.
Una parte dell'encefalo si chiama cervello, che è l'organo principale del sistema nervoso centrale.


Nel cervello c'è la mente, dal cui funzionamento emerge il nostro essere, i pensieri, le idee, i sentimenti, il linguaggio, la coscienza: con questa, lo ripeto, s'intende la consapevolezza che il soggetto ha di sé e dei propri contenuti mentali.


La mente consulta la sua "banca dati" ed elabora la scelta.  Il mondo che percepiamo  viene elaborato dalla mente.


Carlo dopo Eccles ci sono altri valenti neuroscienziati, non ti limitare a lui. Per esempio cita anche Damasio.
#1247
Carlo, non sono d'accordo con la tua opinione sulla sinonimia.

Il sostantivo "anima" è usato per denotare un'essenza immateriale, un principio vitale che, secondo i credenti cristiani, sopravvive alla morte del corpo, ed è quindi distinta dalla mente, che per la scienza è una funzione dell'encefalo e scompare con la morte. 

Il sostantivo "mente"  allude all'insieme delle facoltà e attività psichiche.

La coscienza è la consapevolezza  di sé e del mondo esterno. Alla coscienza è collegata l'autocoscienza. La coscienza è formata da stati soggettivi,  da esperienze personali, da emozioni e sentimenti. Consapevolezza e memoria  sono componenti della coscienza.


Mi sembra che con poche parole ho definito l'anima, la mente e la coscienza, senza scrivere chilometriche pagine su ciò che dicono alcuni filosofi, spesso noiosi e poco chiari. 
#1248
Carlo, scusami, aiutami a capire. Nel titolo del topic citi l'anima, ma nel post parli di coscienza.
Anima e coscienza le consideri sinonimi ?

Cos'è per te l'anima e cos'è la coscienza, a prescindere dai filosofi  che citi.

Sarebbe opportuno diluire ciò che vuoi dire in due o più post anziché farne uno lungo, che scoraggia a leggerlo.  :)
#1249
Percorsi ed Esperienze / Re:L'insoddisfazione
28 Luglio 2017, 22:28:26 PM
Nel topic riguardante la "noia endogena" ho fra l'altro scritto  che può essere causata anche dall'insoddisfazione. Questo sostantivo allude alle frustrazioni derivanti dai progetti o desideri irrealizzati, dalla spiacevole vita soggettiva, dal non sentirsi amati, dal non sentirsi realizzati professionalmente, ecc..

L'insoddisfazione temporanea colpisce tutti, è "normale". Può motivare alla reazione per tentare di raggiungere la soddisfazione. 

Gli errori commessi servono anche per imparare ad elaborare azioni o scelte più efficaci. Se l'insoddisfazione persiste può indurre la depressione oppure all'abuso di alcol o sostanze stupefacenti. 

Ci sono persone che non riescono ad essere contente, anche se hanno la vita ricca di avvenimenti e risultati. Può dipendere dal contrasto tra l'io ideale e la persona reale, che induce a "non accettarsi" per quel che si è. 

Dietro l'insoddisfazione ci potrebbe essere pure la cosiddetta "ferita dei non amati", che incide durante l'infanzia o l'adolescenza, periodi cruciali dal punto di vista psicologico, perché determinano una parte importante del destino del soggetto. 

A volte per vincere l'insoddisfazione è utile pensare al proprio passato per ricordare la strada percorsa per giungere dove si è nella vita, senza dimenticare le cose realizzate, senza paragonarsi agli altri, senza invidiare chi ha successo, anche se l'invidia, nella giusta misura, spinge all'emulazione, serve per avere ambizione. 
#1250
Percorsi ed Esperienze / Re:Noia
25 Luglio 2017, 21:43:32 PM
La noia è un sentimento proteiforme, una condizione psicologica che può essere transitoria o permanente.

E' transitoria la "noia reattiva", causata da peculiari contesti o situazioni.

E' permanente la "noia endogena", che scaturisce indipendentemente dalle circostanze ambientali. Può essere causata anche dalla quotidianità ripetitiva, dall'insoddisfazione, dalla mancanza di gratificazioni.

In rapporto alle peculiarità dei singoli individui, all'età e alla fase evolutiva, la noia può causare inquietudine od apatia.

La "noia irrequieta" deriva da uno stato ansioso che motiva l'individuo ad agire, a cercare situazioni stimolanti, che possano placare l'insoddisfazione.

La "noia apatica", invece, induce alla rassegnazione, all'indifferenza, allontana i desideri, l'interazione con gli altri, ha contiguità con la depressione, ma si distingue  da questa per la conservazione dell'autostima, l'assenza di sentimenti di inadeguatezza e di colpa.

L'apatia è la medievale accidia, uno dei sette vizi capitali considerati peccati dalla morale cristiana, invece la psicologia esamina la noia apatica senza emettere giudizi di valore, evita i moralismi, si limita a studiare nei pazienti le dinamiche motivazionali dei comportamenti o di determinate azioni.

Per evitare la noia molte persone si creano motivazioni per viaggi, acquisti compulsivi,  gioco d'azzardo, alcolismo, dipendenza da droghe.

La noia può talora rappresentare un blocco difensivo oppure di distanziamento critico dalla realtà, che mette in movimento una crescita psicologica, un riadattamento o un rimodellamento dei rapporti tra mondo interno e mondo esterno.

"Tutto il resto è noia" diceva la nota canzone del cantante Franco Califano.

Questa canzone mi fa pensare al  romanzo di Alberto Moravia "La noia" e le parole del filosofo francese  Blaise Pascal: "Nulla è così insopportabile all'uomo come un pieno riposo senza passioni...Sente allora il suo nulla,...la sua insufficienza...la disperazione."

Baudelaire nel suo capolavoro "Fiori del male" scrisse: "La noia è un mostro delicato che, senza strepito, con uno sbadiglio, inghiotte il mondo." Lo scrittore francese vuol evidenziare che la noia elimina l'interesse verso gli altri, la speranza, le attese, e si comincia a vivere come le famose "ombre che camminano" descritte nel Macbeth di Shakespeare.

Per Giacomo Leopardi la noia "è figlia del nulla e madre del nulla". Era consapevole di quanto essa sia in sé sterile.
#1251
Attualità / Re:Ius soli o ius sanguinis ?
21 Luglio 2017, 14:15:55 PM
Andrea Riccardi, fondatore della Comunità di Sant'Egidio, ma anche storico e politico, ha pubblicato oggi, 21-7-2017, sul "Corriere della Sera" un articolo titolato: "Il rinvio dello ius soli è una sconfitta per i cattolici", dal quale si ha la conferma della trama politica della Chiesa cattolica in combutta col PD ed altri partiti di sinistra in favore dei migranti. E si capisce la fretta di Renzi, della Boldrini e dei cattocomunisti a far votare la legge.

Questo è il testo dell'articolo di Andrea Riccardi: "Il rinvio della legge sullo ius soli è una sconfitta non solo per il premier Paolo Gentiloni o per Matteo Renzi, ma anche per la Chiesa, la sua leadership e i soggetti cristiani del paese. Su questo bisognerebbe riflettere. Ma, prima di addentrarsi nella questione, un'osservazione non solo lessicale: perché parlare di ius soli? La legge non tratta di ius soli com'è invalso dire, ma piuttosto di ius culturae. Riconosce la cittadinanza al bambino che ha seguito cinque anni di scuola o al nato, figlio di straniero se possiede un lungo permesso di soggiorno. Parlare di ius soli amplifica la portata della legge. E' la terminologia inappropriata imposta dagli oppositori nel dibattito.

Al di là di questa precisazione, il mondo cattolico teneva molto all'approvazione della legge. Francesco aveva firmato, in modo insolito per il papa, un appello per la cittadinanza ai bambini. Il presidente della Cei, card. Bassetti, e il segretario, mons. Galantino, ne hanno parlato pubblicamente. Quest'ultimo ha denunciato «gazzarre ignobili in aula». E' pure intervenuto il Sostituto della Segreteria di Stato, Angelo Becciu. Si è sentita con chiarezza la parola del card. Bagnasco. L'Avvenire ha puntualmente insistito, parlando correttamente di ius culturae.

Ne sono nate polemiche, ad esempio con la Lega che raccomandava ai vescovi di occuparsi degli italiani poveri e non degli stranieri. Non sono state solo posizioni di vertice, ma c'è un «popolo» cospicuo di cattolici (e non) in favore, che tra l'altro hanno sostenuto in questi anni una parte importante dell'integrazione e dell'accoglienza. Tuttavia non ha significato molto come ricadute concrete sulla volontà del legislatore e anche come mobilitazione.

Sono lontani, anche per scelta della Chiesa, i tempi in cui il card. Ruini, teneva sul tavolo la mappatura dei parlamentari e li seguiva sulle leggi «calde» per la Cei. Dal 2011, Benedetto XVI, anche forte di un rapporto con il premier Mario Monti (da lui molto stimato), aveva lasciato cadere alcuni aspetti della costruzione ruiniana che esercitava un'influenza diretta sulla politica, dopo la fine della mediazione della Dc. Papa Francesco ha inaugurato una nuova stagione, convinto che la Chiesa non è un partito politico e che un partito cattolico non è necessario, ma invitando i cattolici a impegnarsi in politica. La domanda, però, non riguarda il modello dei rapporti tra Chiesa e politica, bensì questioni concrete come una legge così a cuore ai cattolici e al papa. Il distacco da quelli che venivano chiamati «i giorni dell'onnipotenza» (alludendo a Pio XII) porta al tempo dell'irrilevanza? Assai spiacevole, quando si tratta di bambini e vite umane. Forse la parola e l'impegno dei cattolici restano solo una mera esortazione o una testimonianza?

Non tutti i cattolici poi sono d'accordo con le priorità della Cei. Non solo i tradizionalisti, che vedono all'orizzonte un'invasione islamica. Spesso quei cattolici che, in passato, facevano volentieri riferimento alla Cei o che si spendevano in difesa dei «valori non negoziabili»: sono, con l'appoggio di taluni ecclesiastici, cristallizzati nella critica al papa, accusando la Chiesa di deriva sociale. Se ne potrebbe parlare come nuovi «cattolici adulti», anche se non gradirebbero questa definizione che fu applicata piuttosto ai cattolici democratici. In passato era stata richiesto dalla Chiesa, in qualche modo, a tutti di difendere e farsi carico di alcune posizioni cattoliche. Ma si potrebbe dire oggi con don Milani (pur in altro senso): «l'obbedienza non è più una virtù». Che sta succedendo? Certo si verifica un'assenza di comunicazione tra cattolici, accompagnata dalla mancanza di dibattito che non sia quello insultante e polemico. Al convegno ecclesiale di Firenze, fu lanciata la proposta di metodo «sinodale», ma poco è avvenuto, anzi la frammentazione si è cristallizzata e nel mondo cattolico non c'è confronto.


Da un punto di vista politico, la vicenda della legge sulla cittadinanza si è misurata con Ap di Angelino Alfano, il quale ne ha ottenuto il rinvio. Gran parte dei suoi parlamentari è contrario non solo per questioni di principio ma per vicinanza alla destra. Non si capisce come Ap possa accreditarsi quale centro di ispirazione cattolica, quando non ha sintonia con il sentire di questo mondo. Si discute ancora sull'idea di un centro, in cui sarebbe più forte la presenza politica dei cattolici, ma non se ne vedono la realizzazione e l'identità culturale. Lo scarso rilievo sulla legge per la cittadinanza — non la sconfitta che presuppone una vera battaglia combattuta — potrebbe far meditare i cattolici sulla cultura della mediazione (risalente a Montini), che si poneva il problema dei contenuti, dei metodi e delle collaborazioni necessarie per cambiare la società. Non per contare confessionalmente, ma per evitare diritti infranti e delusioni di una parte, non così minoritaria del paese. Se non c'è una cultura, variegata certo, di carattere sociale e politico, i cattolici e la Chiesa restano confinati alla categoria dell'esortazione o della testimonianza".
#1252
Attualità / Re:Ius soli o ius sanguinis ?
20 Luglio 2017, 10:38:33 AM
L'altro giorno alla Camera dei deputati  c'è stata la noiosa, ripetitiva, stantia  cerimonia del  regalo del "ventaglio" a Laura Boldrini prima della pausa estiva. La presidente  o presidentessa della Camera davanti alle telecamere con voce solenne ha esternato il  "Boldrini-pensiero" sui migranti, per informarci che lo "ius soli" (= "diritto del suolo"; acquisizione della cittadinanza come causa del fatto di nascere sul suolo di uno Stato, indipendentemente dalla cittadinanza  dei genitori),  è "necessario" e va approvato entro la fine della legislatura, pena il montare della rabbia popolare".

Credo che questa donna sia scollegata dal Paese e dalla realtà. La Boldrini "soffia sul fuoco" con la sua affermazione: "senza ius soli ci sarà rabbia". Rabbia di chi ? dell'estrema sinistra ? O della presidente della Camera ?  E continua: "Integrazione oppure alimentiamo il risentimento". Risentimento di chi ? Degli stranieri o di parte del popolo italiano ?  

Inoltre, ha detto:  "Mi auguro che venga approvato entro la fine di questa legislatura perché è giusto e necessario. Rimandarlo sarebbe un torto. Che, come tutti i torti, non porta bene" .
Non porta bene alla Boldrini alle prossime elezioni politiche ? O al popolo italiano, che per la maggior parte se ne frega di questo problema ? Strana questa minaccia da parte della terza carica dello Stato, la quale "informa": "La cittadinanza che cos'è, se non lo strumento principe per l'integrazione ? Impedire a chi nasce in un paese di essere cittadino è impedire l'integrazione che è strumento di sicurezza. Senza dare a queste persone la possibilità di sentirsi parte di una società, alimentiamo, rabbia, risentimento, senso di esclusione.

Eppure mi sembra che in Francia ed in Inghilterra a numerosi figli di immigrati di seconda e terza generazione, nati in Francia o in Gran Bretagna e di cultura musulmana, non basta la cittadinanza per vincere l'utopia jihadista.

Mi domando chi verrebbe assalito da attacchi d'ira se lo ius soli come lo vuole il PD non dovesse essere approvato ? Neppure gli irriducibili boldriniani si strapperebbero le vesti !

L'attuale legge italiana fissa a 18 anni il momento in cui un ragazzo nato da genitori immigrati può chiedere di diventare cittadino italiano. Questa legge può essere rielaborata ma non stravolta, come vuole il PD. Sarebbe le legge più permissiva d'Europa. L'Italia diventerebbe il distributore automatico di passaporti e di cittadinanza, anche europea, con tutto quel che ne deriva in fatto di immigrazione selvaggia.  

Da una parte il premier Gentiloni e il ministro dell'interno  Minniti girano l'Europa minacciando di chiudere i porti italiani alle navi che sbarcano i migranti perché non ce la facciamo più, dall'altra la presidente della Camera che nega l'emergenza ed invita a tenere le porte aperte agli immigrati, che vuol far diventare italiani. Come spiegare questi contrasti  alle altre nazioni europee ?

Anche in Francia si discute lo ius soli,  ma senza l'urgenza tattico-politica che c'è nella sinistra italiana, o meglio cattocomunista, che non sa cos'è il pragmatismo e continua a rincorrere le chimere.

L'automatismo nell'acquisizione della cittadinanza è un principio difendibile ?  Credo che gli stranieri la cittadinanza se la debbano meritare. Non basta nascere in Italia per diventare italiani. Devono aver voglia di essere italiani, devono manifestare il desiderio di far parte della nazione. Serve l'educazione, la conoscenza della nostra lingua, l'adesione alle nostre  leggi ed ai nostri valori, all'insieme dei diritti e doveri.

La nazionalità non deve essere solo un'eredità ma anche un merito. Non basta solo essere nato in uno Stato. Invece ci sono figli di immigrati che pretendono di ottenere la nazionalità per principio, senza chiederla. Per loro i diritti precedono i doveri.
L'automatismo può diventare un'esca per decine di  migliaia di migranti economici. Il loro arrivo per mare è un modo per forzare la mano all'Italia e all'Europa.

E' determinante tenere separata la logica della compassione da quella della responsabilità. E' importante distinguere i rifugiati politici dagli immigrati economici. Purtroppo in Italia questo criterio non c'è per motivi politici e religiosi, con l'imprimatur di papa Francesco.
#1253
Maral ha scritto:
CitazioneL'identità è il frutto della nostra storia, vive dei nostri (e dei loro) ricordi, delle nostre (e delle loro) lingue madri, dei nostri (e dei loro) predecessori, dei segni (ormai sarebbe troppo parlare di simboli) che ci hanno lasciato (a noi e a loro), ma la storia cammina, non si fissa al ricordo immaginifico del passato e noi dovremo camminare con essa, per ricostruire le nostre identità, senza perdere per questo la nostra (e la loro) memoria, ma anche senza restarci abbarbicati come a una fantomatica ultima scialuppa di salvataggio che affonda mentre ci si prende reciprocamente a remate in faccia. E' un percorso difficile da fare insieme, una sfida che significa rinuncia per loro e per noi, ma occorre sperarci, occorre sperare di sapersi incontrare, perché ci siamo già incontrati, che lo vogliamo o meno e quello che accade a casa loro è in casa nostra che accade.


La nostra storia vive dei loro ricordi ? Ricordi di chi ? degli immigrati ? La nostra storia vive delle loro lingue madri ? Dei loro predecessori ? Dei segni che ci hanno lasciato ?


Maral, dicci la verità ? Ci stai prendendo in giro ? Mi sembra che il concetto di "identità" ti fa fare voli pindarici, diciamo filosofici, argomento che è più attinente al tuo sapere. 
#1254
Maral ha scritto:
CitazioneL'identità caro Paul, non è "un concetto fisico naturale", non c'è alcuna definizione né fisica né biologica dell'identità, non la si trova nel dato di un genoma. L'identità è un modo di sentirsi in un continuo cambiamento, di vivere il proprio continuo cambiamento identitario. Non c'è alcuna identità definitiva, l'identità non è mai un monumento compiuto. Qual è l'identità dell'Italiano? Esiste un'identità italiana? Quando è nata dalla miriadi di usanze, lingue e cibi diversi delle genti che abitavano la penisola?

Maral, scusami se te lo dico, ma oltre la filosofia dovresti studiare anche un po' di psicologia per sapere che l'identità caratterizza in modo inconfondibile ciascuno di noi come individuo e non come popolazione.

Domandi qual è l'identità dell'italiano. Ti sembra una domanda "normale" ? L'identità è complessa, perciò nessun popolo ha una identità specifica.  

L'identità è "individuale" e può essere oggettiva e soggettiva.

L'identità oggettiva è data da quanto gli altri vedono in noi: non solo il nostro viso, il nostro carattere, il nostro modo di vestire ma anche la nostra  collocazione familiare e sociale.

L'identità soggettiva è l'insieme delle nostre caratteristiche,  così come noi le vediamo e le descriviamo. E' la consapevolezza di sé come individuo.

Per una corretta e costante identità soggettiva e oggettiva, è necessario che i punti di riferimento siano costanti e solidi; ogni alterazione o cambiamento crea dissonanze cognitive, alienazioni.

L'identità personale è tutto ciò che noi siamo, le nostre caratteristiche fisiche, psicologiche, culturali, a cominciare dal nome e dalla data di nascita, dal codice linguistico che parliamo e che ci identifica.  Sono questi gli elementi che ci rende unici, ci definiscono ed indicano l'appartenenza etnica.

Certamente l'identità personale viene costruita nel tempo. Per tutta la vita aggiungiamo, togliamo o modifichiamo qualità, tratti, interessi, capacità nella nostra identità.  Molte delle cose che facciamo quotidianamente vanno a rafforzare o indebolire il nostro senso di identità.

Alcuni aspetti dell'identità personale sono "abbastanza evidenti", come il sesso, la nazionalità,  altri che lo sono meno, come le caratteristiche psicologiche. Ci chiediamo continuamente se siamo intelligenti o stupidi, coraggiosi o vigliacchi, ecc..

Un senso di identità personale abbastanza definito (l'individuo consapevole delle proprie caratteristiche) permette di percepirsi e valutarsi in modo costante nel tempo. Questo aspetto è di fondamentale importanza dal momento che ogni essere umano si trova ad affrontare nel corso della vita situazioni esterne imprevedibili e in continua trasformazione, come ci sta capitando in questi anni.
#1255
Maral ha scritto:
CitazioneE il bello è che pure Cristo fu un "rifugiato" costretto a migrare con tutta la Sacra Famiglia (in Egitto, si dice. Ai tempi probabilmente gli Egiziani erano più disposti all'ospitalità verso i profughi degli attuali Europei, che peraltro hanno riempito tutto il mondo dei loro migranti, soprattutto economici).
Immagina Giuseppe che bussa alla porta di un Egiziano e si senta rispondere: tornatene da Erode, che poi noi ti aiutiamo a casa tua ...


Maral, Maral, emulo di Giona. Quando ti dedicavi alla filosofia non traspariva il tuo cattocomunismo, invece il problema migranti ed Islam ti hanno dato la carica con lancia in resta e non nascondi la tua ideologia.

Non limitarti alla lettura dei versetti evangelici matteiani per giustificare la politica del Vaticano verso i migranti.  E' notorio tra gli studiosi che le cose andarono diversamente. Quel viaggio della cosiddetta "sacra famiglia" da Betlemme verso l'Egitto non avvenne. Perciò non puoi inscriverla nell'elenco migranti.

L'episodio della fuga in Egitto e del ritorno in Palestina di Gesù e i suoi genitori è citato soltanto dall'evangelista Matteo (2, 19 – 23) che non dice nulla  riguardo  ai mesi o  gli  anni trascorsi dalla famiglia in Egitto: che cosa fecero ? Dove vissero ?  Quanto tempo vi rimasero ?  Per saperlo bisogna consultare alcuni vangeli apocrifi, con notizie inverosimili e miracolose. Sicuramente ebbero subito bisogno di una casa e di un lavoro per Giuseppe.

Diversamente da Matteo l'evangelista Luca narra che dopo la nascita di Gesù, eseguiti i precetti nel tempio di Gerusalemme la "sacra famiglia" fece subito "ritorno a Nazaret, in Galilea(Lc 2, 39), che dista  circa 150 chilometri da Gerusalemme.

Chiedo il permesso di andare in OT per spiegare alcune cose.

Non esiste alcuna prova della immaginaria strage infantile voluta da Erode Ascalonita, re della Giudea per eliminare anche il neonato Gesù.  Tale strage fu ideata solo dall'evangelista Matteo, o chi per lui, perché il testo matteiano è un elaborato a più mani ed in tempi diversi(vedi Vangelo di Matteo 2, 13 – 17).

Betlemme in quel tempo era un piccolo villaggio abitato da circa mille persone ed i bambini betlemiti  "dai due anni in giù" potevano essere circa 50 . L'Ascalonita voleva far uccidere solo i bambini maschi, e questi potevano essere una ventina.

Alcuni  secoli  dopo alcuni cialtroni esegeti o folli apologeti per malizia o per ignoranza ampliarono progressivamente il numero dei bambini uccisi: San Girolamo (347 - 420 circa), teologo e dottore della Chiesa, scrisse  che furono uccisi "multa parvulorum millia" (molte migliaia di bambini),  poi quantificati  in 14 mila dai calendari bizantini,e diventarono 64 mila nella liturgia sira,  per arrivare  nel martirologio di Usuardo a 144 mila, come  il numero degli eletti nell'Apocalisse (7, 4; 14, 1).

Nell'esegesi dei testi sacri ebraico-cristiani bisogna aver presente due aspetti, quello storico e quello teologico. L'evangelista Matteo  dà l'interpretazione teologica e non storica della "fuga" in Egitto della "Sacra Famiglia" e della cosiddetta "strage degli innocenti". Infatti la narrazione della nascita di Cristo, il Messia, è modellata su quella della nascita di Mosé; la stella che guida i Magi ( i sapienti) è l'astro regale citato in Giacobbe (Libro dei Numeri 24, 17); i Magi che offrono i loro doni al Bambino Gesù, venerato come "re dei Giudei", richiamano alla mente sia gli oracoli messianici citati nel salmo 72 (10-11. 15) sia il pellegrinaggio dei popoli verso la città ideale di Gerusalemme: "tutti costoro verranno da Saba portando oro ed incenso (Is. 60, cfr 49, 23).
Il "furore persecutore" di Erode evoca quello del faraone egiziano che "ordinò" l'uccisione di tutti i bambini ebrei, ma il piccolo Mosé fu salvato.
La fuga della Santa Famiglia in Egitto è considerata da Matteo come "nuovo esodo", sulla base di un passo del profeta Osea (11, 1 – 2).

L'erodiana "strage" di bambini Matteo la interpreta  alla luce di un altro evento biblico citato dal profeta Geremia davanti Gerusalemme, gravemente danneggiata nel 586 a. C. dall'esercito babilonese.
La scena descritta dal profeta Geremia viene riproposta quasi in dissolvenza da Matteo, che però colloca a Betlemme l'"eccidio" dei fanciulli voluto da Erode.
In tal modo questo evangelista fa simbolicamente ripercorrere al Bambino Gesù le tappe della storia del popolo di Israele nell'esodo: sofferenza e salvezza, oppressione e liberazione. Infatti l'angelo torna da Giuseppe mentre era in Egitto e gli dice: "Alzati, prendi con te il bambino e sua madre e va' nel paese di Israele; perché sono morti coloro che insidiavano la vita del bambino". ( Mt 2, 19 – 20)


"Erode, accortosi che i Magi si erano presi gioco di lui, s'infuriò e mandò ad uccidere tutti i bambini di Betlemme e del suo territorio dai due anni in giù".
(Mt 2, 16). Questo passo del Vangelo ha reso "stragista" re Erode Ascalonita,  Ma non ci sono prove contro di lui e solo Matteo lo accusa di essere il mandante di quell'eccidio mai avvenuto. Questo evangelista non tenne in considerazione che la Palestina di quel tempo era parte dell'Impero Romano, ed Erode "il grande" regnò in Giudea come "rex socius et amicus populi romani". Governava a nome dell'imperatore Cesare Ottaviano Augusto,  perciò non aveva il potere o l'autorizzazione per ordinare la strage di piccoli bambini. In teoria, per il misfatto sarebbe stata necessaria anche l'approvazione del Sinedrio che poteva infliggere la pena di morte.

Comunque Erode  per  quella presunta "strage" avrebbe dovuto prima chiedere il permesso a Roma, ma Augusto non avrebbe mai potuto acconsentire ad un eccidio di massa. Se un pazzo re, di sua iniziativa, avesse osato impartire un simile ordine, l'imperatore l'avrebbe fatto trascinare davanti ad un tribunale come reo di non aver rispettato la "pax augusta".

L'episodio dell'ipotetico eccidio suscitò discussioni in ambito ecclesiastico  fin dal periodo paleocristiano.  Nel V secolo Venne decisa la canonizzazione di quei bambini  e fu fissata al 28 dicembre la festa liturgica in loro onore, ancora in vigore.  
Le gerarchie vaticane conoscono i risultati degli studi che negano quella strage, ma non  fanno eliminare i "santi innocenti martiri"  dal calendario liturgico e dal calendario dei santi, per non urtare la religiosità popolare, che vive di queste sciocchezze e che io aborro.


Ancora si permettono  di dedicare nuove chiese a quei bambini. E' comprensibile ! Il Vaticano non può smentire o eliminare le affermazioni in merito nel vangelo di Matteo.  E persevera nel raccontare la "favola",  però aggiornandola nei contenuti, dandole un nuovo significato.  Parla poco di quel lontano  "misfatto",  gli sovrappone un problema contemporaneo, quello degli aborti, inaccettabili dalla Chiesa:  li considera  vera strage di innocenti; perciò reputa ancora valida la commemorazione il 28 dicembre.

Sono due millenni che la Chiesa fa diffondere dal clero adorazioni per false reliquie, false interpretazioni dei testi sacri, falsi miracoli, ecc..


Maral come posso fare per "salvarti" dalla tua errata ideologia ? Purtroppo qui in Italia non ci sono "campi di rieducazione" come c'erano in Cina (ancora ci sono ?)  :)
#1256
Il Vaticano tra politica e religione,  alle prese col diavolo e con l'acqua santa.

La Chiesa si divide sull'opinione renziana di aiutare i migranti economici facendoli rimanere a casa loro. 

Ma come si permette Renzi, tuona monsignor Nunzio Galantino, segretario generale della Conferenza Episcopale Italiana e vescovo di Lecce, "grande esternatore della Chiesa dei poveri". Nei mesi scorsi  era solito prendersela con Salvini e Grillo, che li definiva "piazzisti da quattro soldi" a proposito dei migranti. E Galantino come definirlo ? Il buon samaritano con i soldi altrui ?

Adesso alza il tiro ed accusa il segretario del PD, dicendogli: "Aiutarli a casa loro non basta". Ma questa affermazione è in controtendenza  rispetto ai vertici del Vaticano.

Il segretario di Stato Vaticano, Parolin, diversamente da Galantino  ha detto: "Io credo che il discorso dell'aiutamoli a casa loro sia valido".

L'ingerenza di Galantino  nella politica italiana è intollerabile ed  inopportuna, inoltre è a rischio boomerang. La Chiesa è parte in causa nell'accoglienza dei migranti. Questo vescovo di Lecce ed il pontefice dicono che Gesù Cristo è in attesa di essere riconosciuto nei migranti. Ecco a cosa può condurre una religione, ai vaneggiamenti ?

Il papa fa il suo mestiere spirituale di tutore della solidarietà e dell'accoglienza a parole, molte parole ma pochi fatti. Invece Galantino si dimostra insensibile al principio di separatezza  dell'ambito religioso da quello politico e l'autonomia tra la Chiesa e lo Stato. Questo vescovo giudica sbagliato distinguere tra profughi di guerra e migranti economici: "E' come fare la distinzione se uno preferisce morire impiccato o alla sedia elettrica". Spesso va ben oltre la sua missione pastorale e a nome della CEI interferisce nelle scelte delle soluzioni governative.

Il protagonismo del vescovo di Lecce ci riporta indietro, all'epoca  del cardinale Ruini, che come segretario della CEI interveniva spesso politicamente anche nel dibattito dei partiti riguardo ai cosiddetti valori non negoziabili.

Per quanto riguarda la trattativa di Minniti, ministro dell'Interno, con il premier libico Sarraj, per fermare in Africa le moltitudini di giovani che vogliono venire in Europa,  ieri è arrivata in primo piano a Tripoli la richiesta della fine dell'embargo  nei confronti della Libia, la fornitura di armi, denaro, molto denaro, poi desalinizzatori, spazzatrici, celle frigorifere, ristrutturazioni di strade e ospedali, ecc..  Questo è il risultato della sbagliata guerra a Gheddafi voluta dai francesi e da noi subìta. 
#1257
Attualità / Re:Ius soli o ius sanguinis ?
29 Giugno 2017, 13:23:38 PM
Maral ha scritto:
CitazioneSe il lemma "patria" viene assunto per giustificare una ottusa protervia etnico razzista non solo mi fa venire l'orticaria, ma mi fa letteralmente vomitare, ma soprattutto mi fa vomitare chi lo usa in tal modo, mi è difficile anche compatirlo.

Per questo tuo malessere hai provato ad ingoiare pastiglie antinausea ?  Ma attenzione alla marca del prodotto. Consigli per gli acquisti: vendono confezioni che permettono le visioni estatiche alla vista degli africani, provale. Della mancanza di compassione da parte tua nei miei riguardi me ne farò una ragione...

Citazionemi sa che se non ci fossimo proprio mai andati in Eritrea le cose per loro sarebbero andate decisamente meglio, purtroppo ci siamo andati da colonizzatori cantando "faccetta nera", almeno loro non vengono qui con il moschetto a tracolla e  cantando "faccetta bianca" e con il sogno di farsi "l'impero". Quanto ai successivi prestiti e aiuti a governi e fazioni sempre da noi corrotti sappiamo l'esito che hanno avuto e a chi sono davvero serviti (sia là che qua).

Consigli per gli acquisti: alcuni libri riguardanti la politica coloniale italiana così ne saprai di più sull'argomento.
Per quanto riguarda la canzone del 1935 titolata "Faccetta nera", questa fa riferimento all'Etiopia e non all'Eritrea. In quel tempo l'Etiopia era denominata "Abissinia" e la predetta canzone celebra l'unione del popolo abissino con quello italiano, come si evince dalle ultime parole della canzone. In quel tempo in quella regione era vigente la schiavitù da parte dei ras locali e l'intervento militare italiano oltre a dare all'Italia "un posto al sole" doveva porre fine alla condizione sociale degradata di quella popolazione. La liberazione dalla schiavitù era il tema che la propaganda mussoliniana attribuì a quell'intervento.

Dopo quanto suddetto ti è passata l'orticaria ?
#1258
Maral ha scritto:
Citazione la storia del 900 con i suoi fascismi catastrofici ha ampiamente dimostrato e che ci si illudeva superata, ma purtroppo la follia si ripresenta sempre e sempre in forme peggiori e ancora più catastrofiche. 
Il peggior fomentatore del terrorismo è proprio quell'etnicismo fascista che fa appello al sangue, alla terra, alla religione e in nome di queste non sa che costruire i peggiori massacratori da tutte le parti. Il nazismo, i campi di sterminio e le peggiori nefandezze sono state compiute proprio in nome dell'odio per il diverso, dei miti osceni della purezza della razza, del sangue e della religione, e oggi la peggiore stupidità torna a imperversare e c'è pure chi, come te, in buona o cattiva fede (ma ormai penso più in cattiva, visto la tua sistematicità) la incrementa continuamente.


Maral inviti gli altri a studiare la storia ma tu la studi ? Il tuo strabismo politico ti porta solo a considerare i "fascismi catastrofici", parlaci anche dei comunismi catastrofici, per par condicio. I totalitarismi sono dannosi, sia rossi sia neri.  
#1259
Attualità / Re:Ius soli o ius sanguinis ?
28 Giugno 2017, 15:51:35 PM
Myfriend ha scritto
CitazioneForse dimentichi il fatto che la civiltà occidentale odierna si fonda proprio sull'antifascismo e sull'antinazismo.
Forse dimentichi che la civiltà occidentale odierna è nata dopo aver combattuto e sconfitto il nazifascismo.
Forse non conosci la storia.

Myfriend da quando la civiltà occidentale si fonda sull'antifascismo e sull'antinazismo ? C'è differenza, molta differenza, tra civiltà occidentale e Costituzione italiana, promulgata dopo la seconda guerra mondiale dai vincitori.
La civiltà occidentale si fonda sull'antifascismo e sull'antinazismo, e sull'anticomunismo ? no ? La storia russa del XX secolo e del comunismo fu opera di pie dame della carità  ?

Maral ha scritto:
CitazioneSe è una guerra sono più che orgoglioso di essere dalla parte del "meticciato"

Fulgido esempio di "amor di patria": questa frase mi sembra che faccia venire l'orticaria a Maral.

Jesus "scelse" di morire in croce per redimere l'umanità dai peccati, che ancora persistono, invece Maral per "purificarsi" dalla presunta colpa dell'Occidente non s'immola,  ma in modo masochistico gode per l'invasione africana (diecimila in questi ultimi due giorni): è un suo modo personale  per redimere i peccati commessi dai nostri antenati.

In un altro topic  Maral ha scritto:
CitazioneOh finalmente abbiamo capito qual è il problema dell'Islam! Confondono il comandamento religioso con la legge, noi per fortuna invece abbiamo avuto l'Illuminismo che, tagliando un po' di teste, alla fine fece chiarezza!
A questo punto però dovremmo cominciare a capire qual è il problema dell'Occidente, illuminismo compreso, dato che per secoli abbiamo invaso il mondo sgozzando, massacrando e schiavizzando gli altri in nome della civiltà e della nostra cultura razionale e superiore da esportare ovunque insieme alle nostre merci, sfruttando quanto più possibile e continuiamo pure a farlo per il nostro benessere di solerti consumatori, come di dovere.

Quindi per legge del contrappasso è giusto che gli islamici facciano attentati in Occidente. Però Maral cerca di essere coerente fino in fondo. Abbandona il tuo posto di lavoro in Occidente, lascia la tua sicurezza economica, non stare dalla loro parte soltanto a parole. Soprattutto evita lo strabismo. In Eritrea nel passato i vari governi italiani spesero centinaia di milioni di lire per urbanizzare le città, dare benessere alle popolazioni locali. Quella disgraziata colonizzazione temporanea ancora la stiamo pagando. Eritrei e somali stanno continuando ad arrivare in Italia e pretendono vitto, alloggio, lavoro e,...benessere, per risarcimento delle nostre colpe.

Qualche colpa in più l'abbiamo verso l'Etiopia, ma da questa nazione ne arrivano pochissimi.
#1260
Attualità / Re:Ius soli o ius sanguinis ?
21 Giugno 2017, 14:05:10 PM
Citazione di: InVerno il 21 Giugno 2017, 13:52:15 PM
CitazioneE dopo il "problema estetico" della negraggine, le ho lette - quasi- tutte. Ma diciamoci la verità, puzzano e non si lavano, è anche un problema olfattivo oltre che estetico.
Propongo lo IUS ODORATUS, dove il migrante ottiene la cittadinanza se una volta denudato e annusato, risulta piacevolmente profumato in ogni anfratto.


Inverno, scusami, ma questa parte del tuo post potevi anche evitarla. Va be dai, consideriamola una "battuta infelice".

Invece è importante quanto evidenzi: "ottenere la cittadinanza Italiana significa anche ottenere quella Europea, e non ha molto senso che stati diversi applichino regolamenti diversi. La vicenda mi appassiona poco, perchè penso che dovrebbe valere una regola unica in tutta europa." Allora sarebbe opportuno che il Parlamento italiano sospenda la discussione in merito ed attenda, chissà quando, la decisione del Parlamento europeo.