Benvenuta da un "collega" teorico (ancora studente)
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Mostra messaggi MenuCitazione di: Angelo Cannata il 19 Ottobre 2016, 00:26:40 AMNo, Apeiron, non esiste alcun metodo che ci permetta una comprensione oggettiva della realtà. I motivi sono tanti e si possono esprimere in diversi modi. Ne elenco qualcuno: - non è possibile dimostrare che la realtà non sia un sogno; da tale impossibilità consegue che il concetto di "oggettività" non ha alcun significato, ma è solo frutto di una nostra immaginazione; tale mancanza di significato ci costringe a concludere che ciò che chiamiamo realtà è effettivamente un sogno e non può essere altrimenti per noi esseri umani; non ci è umanamente possibile immaginare alcunché se non come sogno, cioè come creazione da parte della nostra immaginazione; ciò che pensiamo di immaginare come realtà esterna al nostro cervello non può essere immaginato che come sogno; la nostra impressione di poterlo immaginare come realtà esterna è un'illusione, visto che il nostro cervello non ha alcuna possibilità di venire a contatto con idee, percezioni, fenomeni o alcunché che non siano sua creazione, o come minimo (che poi è la stessa cosa), esperienze radicalmente condizionate da esso stesso; - non abbiamo alcuna possibilità di dare un senso al verbo "essere", poiché è impossibile darne spiegazione senza fare ricorso ad esso stesso; ciò significa che tutte le volte che usiamo il verbo essere non ci è possibile sapere cosa stiamo dicendo; - non ci è possibile pervenire ad alcuna verità, poiché qualsiasi cosa che chiamiamo con questo termine non può fare a meno di passare prima per il nostro cervello; e umanamente non abbiamo alcuna possibilità di verificare se il nostro cervello ci inganna senza usare esso stesso; qualunque corrispondenza, qualunque conto matematico che torna, non può essere valutato come tale se non passando attraverso il nostro cervello, il quale però è proprio l'indagato, il sospettato; non abbiamo alcuna possibilità di uscire dal nostro cervello. Una volta mi dissero che una cosa è certa ed è il principio di non contraddizione e che io non avrei potuto dire tutte queste cose senza servirmi di esso. Ma in realtà, umanamente, non abbiamo alcuna possibilità di verificare se il principio di contraddizione è un inganno del nostro cervello; qualunque metodo riusciamo ad escogitare per verificare ciò, alla fine esso non potrà fare a meno di passare per il nostro cervello per essere valutato. Conclusione: come esseri umani non sappiamo fondamentalmente niente di niente, non ci è possibile affermare niente. Possiamo solo andare a tentoni, procedere con estrema modestia e umiltà, per tentativi. Altro che realtà oggettiva! Non esistono affermazioni a cui non si possano contrapporre critiche in grado di smentirle, le quali a loro volta potranno essere criticate e così via all'infinito. Anche tutte queste cose che ho detto sono incerte, ma ciò non serve a creare alcuna certezza, contribuisce soltanto ad accrescere il dubbio, l'incertezza, il disorientamento: dubitare del dubbio non fornisce certezze, non fa altro che accrescere ulteriormente il dubbio.
Citazione di: cvc il 15 Ottobre 2016, 13:37:36 PMCome in economia, anche nella vita le crisi sono necessarie. Perché il loro ruolo è quello di informarci che determinati nostri schemi di comportamento e di pensiero sono deteriorati, quindi occorre sostituirli o riorganizzarli. Il fluire delle cose è inevitabile, il tempo ha sempre l'ultima parola. Ciò che ora rappresenta un problema, può non esserlo più domani - sia che l'abbiamo risolto o meno - e viceversa. Ci cristallizziamo in determinati stati d'animo, senza poi renderci conto che il tempo cambia le condizioni che li hanno determinati. Le crisi esistenziale derivano in buona parte da comportamenti e stati d'animo appresi nell'infanzia, e dall'impreparazione ad accettare che essi non sono più adeguati alle situazioni attuali. Il cambiamento è traumatico, per questo avvengono le crisi. Bisogna rinascere dalle proprie ceneri, morire per rinascere. Occorre vedere cadere le foglie nell'attesa del loro rifiorire. È ciò che avevo cercato di dire nel topic "L'autunno della psiche".
Citazione di: Freedom il 15 Ottobre 2016, 13:57:24 PMCitazione di: Apeiron il 12 Ottobre 2016, 19:16:46 PMCome da titolo volevo condividere con voi la mia situazione esistenziale. Sono sempre stato una persona timida, introversa e completamente inetta nella vita quotidiana. Sono abbastanza inetto nel comprendere le relazioni interpersonali e le banalità della vita quotidiana a volte mi pesano un macigno. Questo è il background ed è forse la causa del fatto che mi sono spinto alla filosofia e alla scienza. Detto ciò questa è la mia situazione. (1) Sono terrorizzato dalla intrinseca contingenza della vita. Sono consapevole che mi può capitare di tutto, che i miei sogni si possono infrangere, che posso morire da un momento all'altro ecc; (2) Vorrei che la mia propensione filosofica fosse utile anche per le altre persone, però la mia totale incapacità nella vita quotidiana non aiuta. Non so come in sostanza fare in modo che il mio talento sia utile; (3) Sono continuamente in dubbio se appunto la ricerca interiore sia in realtà utile o sia una semplice "perdita di tempo". Vedo persone molto più intelligenti e molto più funzionali nella società di me che trascurano completamente questa dimensione; (4) Sono poi cosciente del rischio (economico, mentale...) che mi pone la scelta di vita "da filosofo" sia per me che per i miei cari. Quello che mi chiedo è "sono pazzo a pensare che ne valga la pena"? E inoltre ho una spinta a pensare che non riesco in ogni modo a fermare. Inoltre in prospettiva sarebbe l'unica vita che mi renderebbe felice. Il problema è che vedo "ostacoli" ovunque, oltre che un generale disinteresse per questi argomenti. (5) Cerco di trovare una risposta alle domande etiche ed epistemologiche più profonde ma in caso queste non ci siano allora l'intera mia vita sarebbe per così dire "sprecata"; (6) Il mio essere imbranato nella vita quotidiana mi rende inutile "materialmente" per le altre persone; Immagino che anche a voi saranno capitati pensieri simili, come li gestite? In sostanza mi sento piccolo, debole e tremolante. Non vorrei anche essere in tutto questo "pazzo". Mi sento un estraneo rispetto a questo mondo e a quest'epoca. Però non pensate che sia un completo eremita o un asociale, non lo sono. L'unica consolazione che riesco a trovare sono parole come quelle di Pascal: "L'uomo non è che una canna, la più fragile di tutta la natura; ma è una canna pensante. Non occorre che l'universo intero si armi per annientarlo: un vapore, una goccia d'acqua è sufficiente per ucciderlo. Ma quand'anche l'universo lo schiacciasse, l'uomo sarebbe pur sempre più nobile di chi lo uccide, dal momento che egli sa di morire e il vantaggio che l'universo ha su di lui; l'universo non sa nulla. Tutta la nostra dignità sta dunque nel pensiero. E' in virtù di esso che dobbiamo elevarci, e non nello spazio e nella durata che non sapremmo riempire. Lavoriamo dunque a ben pensare: ecco il principio della morale".Perdona la somma banalità della mia risposta che, spero possa essere considerata, alla luce del fatto che proviene da chi si avvicina al tramonto della vita. E non da chi la spara tanto per dire. Quello a cui dovresti tendere è, primariamente, l'autonomia economica. Immediatamente dopo a sviluppare relazioni sociali significative tra le quali dovresti "pescare" il jolly di un amore. Per quanto concerne "la lotta contro i pensieri" essa appartiene a tutti e noi e certamente ti accompagnerà tutta la vita. Convivici. E' quello che facciamo tutti noi. Per quanto infine attiene alla crisi esistenziale in senso stretto è cosa buona e giusta. Essa solitamente sfocia in una ricerca interiore importante e foriera di grandi doni. Generalmente è tuttavia molto impegnativa, lunga e richiede sacrifici notevoli. Anch'essa, con alti e bassi, ti accompagnerà tutta la vita. Se posso permettermi un umile suggerimento vorrei enfatizzare l'immensa utilità che proviene da un atteggiamento umile, aperto agli altri e, nel limite del possibile, altruista. Senza, va da sé, scivolare nell'ingenuità, volgarmente detta coglioneria. Calorosi auguri e condividi serenamente tutto quanto ti sentirai di condividere.
Citazione di: altamarea il 16 Ottobre 2016, 07:53:43 AMApeiron ha scrittoCitazioneSe ti va di capire il mio punto di vista ti consiglio ancor oltre che Nietzsche: Schopenhauer, Leopardi, Kierkegaard (qui però il filosofo danese ha una soluzione alla disperazione (la "malattia mortale"), ti consiglio di vedere come descrive la situazione senza la soluzione), Pascal, il Canone Pali del Buddismo ecc (senza citare la biologia...).Perché non provi ad accantonare temporaneamente i filosofi citati e lo scrittore Leopardi e volgi le tue letture alla psicologia per comprendere che l'essere umano nell'ambiente sociale non è un individuo soltanto passivo ma è un protagonista del suo destino. A me sembra la tua una crisi adolescenziale allo stato terminale e scruti l'orizzonte alla ricerca della via. Il nick Duc ti inviterebbe a farti consigliare dallo Spirito Santo, di aver fede; io, da non credente ti dico di perseguire le vie dell'autostima e dell'autorealizzazione, se puoi; di far fluire le tue potenzialità verso una meta definita. Dare significato alla propria vita significa anche avere una visione transpersonale, olistica, filosofica e spirituale.CitazioneSono convinto che scoprire la "vera natura della realtà" è la soluzione.Il concetto di realtà è collegato all'ontologia e questa alle domande sul significato della vita. Ti ripeto la domanda che ti ho fatto nel mio post precedente e non mi hai risposto: cos'è per te il significato della tua vita ? Sulla realtà ti consiglio di leggere quanto ha scritto il fisico tedesco Hans Peter Durr, così rimani nell'ambito dei tuoi studi.
Citazione di: altamarea il 13 Ottobre 2016, 21:41:48 PMApeiron ha scritto:CitazioneLo spirito competitivo è necessario ahimé per tutti, perfino per chi vuole "andare fuori dal mondo". Io ho sempre visto la verità del fatto che "la vita è sfida" non come una bella cosa come ci vorrebbero far credere quelli che dicono "cavalca il cambiamento". No, questa verità è una verità terribile. Detto questo se si vuole però riuscire a raggiungere un qualche obbiettivo anche quello della realizzazione spirituale si deve combattere e quindi soffrire.La mia esperienza di vita è diversa dalla tua. A te la vita sembra un'arena con i gladiatori che lottano per la sopravvivenza, chissà perché. Se ti vuoi realizzare nell'ambito della fisica o della filosofia nessuno può ostacolarti. Ti piacerebbe l'autorealizzazione ma non hai l'autostima necessaria. Come già ti ho detto nel precedente post, se non riesci da solo ad accrescere l'autostima puoi farti aiutare da un psicoterapeuta, ma da quanto leggo nei tuoi post, eviti di argomentare su tale possibilità. Ciò mi fa pensare che già sei stato dallo psicologo e sei rimasto insoddisfatto. Sbaglio ? Spiegami che necessità ha di essere competitivo "chi vuole andare fuori dal mondo", chi vuol fare l'eremita o altro. Un mio parente, monaco benedettino, ogni volta che lo incontro lo trovo sereno, in pace con tutti. Nell'ambito lavorativo c'è competizione, ma non in modo esasperato nella maggior parte dei casi. Dedicati a diventare bravo in ciò che ti piace fare, senza entrare in competizione con nessuno. Il problema solitudine ? E' una tua scelta ! Ci sono tanti modi per farsi degli amici. Se ci non ci riesci fatti un esame di coscienza.