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Messaggi - sgiombo

#1261
Ma sono bambole di plastica o bambine in carne ed ossa?

No, perché non é facile da capirsi.

Ti saluto con affetto da vecchio compagno (e mi scuso con gli altri frequentatori del forum).
#1262
Essendo stato assente dal forum per più di una settimana non ho avuto il tempo di leggere con la dovuta calma tutti gli interventi (ma non posso che esprimere il mio assenso a quanto affermato da Ipazia, tranne che a proposito di Stalin).

Mi limito pertanto a una considerazione generalissima (troppo generale e astratta, lo so, ma non credo confutabile; "solo" -si fa per dire- svolgibile e applicabile concretamente ai fatti storici in moltissimi, diversissimi modi).


In generale il bene etico autentico esige anche forza, coraggio, "stomaco", e non solo (non gli é affatto sufficiente) bontà e delicatezza e sensibilità d' animo.

E in particolare quando si combatte per l' umanità contro un nemico potentissimo dell' umanità stessa che non si fa scrupolo alcuno di usare qualsiasi mezzo, anche i più abbietti e criminali e disumani, farsi eccessivi scrupoli nell' uso di "contromezzi adeguati" non é affatto, per niente etico (mi scuso per l' enfasi, ma se sapessi usarne una anche maggiore la userei): é casomai moralismo, il quale non é che una forma di immortalità (gravissima nella fattispecie).
Chi coltiva pie illusioni e chi, per la pretesa di "non sporcarsi le mani" (Brecht) o di mantenere una "coscienza immacolata" (Guccini), é troppo blando e tenero in una lotta mortale con un nemico assolutamente perfido e immorale, volente o nolente si assume la responsabilità etica delle conseguenze della vittoria di tale nemico che nei fatti contribuisce a determinare.

Anche se in generale ogni eccesso é dannoso e sarebbe da evitare (ma non c' é uomo che non abbia commesso errori; e in generale, il più delle volte, tanto più e di più gravi quanto più profondamente abbia "fatto la storia", "in grande" o "in piccolo"), e anche se non posso -tanto meno in questa sede- che limitarmi ad enunciare le conclusioni cui sono arrivato senza nemmeno minimamente sfiorare l' immensa mole di dati di fatto, di documenti e di studi che sarebbe -ed é, nelle sedi che lo consentono- necessario considerare*, credo che in questo senso Lenin e Stalin abbiano agito in maniera fortemente etica, i loro successori -i più immediati, nel caso di Gorby (come gli é sempre piaciuto tantissimo farsi chiamare, all' amerikana), trattandosi puramente e semplicemente di tradimento da parte di un nemico del popolo da plotone di esecuzione- no; soprattutto peccando gravemente di "moralismo buonistico".

_________________
* Per parte mia propongo soprattutto la lettura di Losurdo, Canfora, Hobsbawm, Medvedev, Martens, Elleinstein, Boffa, Guerra, Agosti, Procacci, Giacché,  Zinoviev; da non prendersi ovviamente per oro colato (fra l' altro spesso sono in reciproco contrasto, come é naturale), ma da leggersi con senso critico.
#1263
Attualità / Re:Vita umana modificata geneticamente
29 Novembre 2018, 17:43:59 PM
Non vorrei che si prendesse questa considerazione come uno sminuire quanto la ricerca sta realizzando (non solo a livello di genetica), ma mi sembra si tratti di uno spettacolare passo avanti (cosa da cercare di comprendere per bene in tutte le sue sfaccettature) di una questione (etica) fondamentale piuttosto antica, che da sempre accompagna la storia umana:

ogni mezzo tecnico di per sé (astrattamente considerato) aumenta le possibilità di interferire intenzionalmente, finalisticamente sul divenire naturale.

Con conseguenze sia positive che negative (sempre, non esistendo realmente la perfezione: in diversa misura le une e le altre a seconda dei casi; e spesso e volentieri in proporzioni difficilmente "calcolabili" a priori).

Dunque é necessario realizzarne e servirsene con la dovuta prudenza (crescente al crescere della potenza trasformatrice, nel bene e nel male, della tecnica) onde non trovarsi a dover constatare, magari a distanza di generazioni, che il male ottenuto é -magari catastroficamente- maggiore del bene.

E inoltre é necessario valutare l' equità sociale e morale delle nuove tecniche e del loro impiego: spessissimo i maggiori o minori vantaggi per determinate popolazioni si coniugano inscindibilmente con svantaggi maggiori o minori per determinate altre.

Di fatto -sarà l' età avanzata, ma- mi sembra che rispetto ai passi avanti che la ricerca scientifica ha compiuto e continuamente compie la consapevolezza dei rischi e della necessaria prudenza e le basi materiali (sociali) per un impiego equo dei loro risultati siano rimasti drammaticamente indietro...
#1264
Credo di aver compreso quanto afferma Socrate78 (frainteso secondo me in altri interventi in questa discussione) e di condividerlo.

E' per me un principio di validità universale (fra l' altro in etica e in estetica) la necessità di un "senso del limite" da rispettare.

La bellezza, sia immediatamente fisica di una persona, sia in altre accezioni, per esempio senso artistico, é un fatto certamente positivo così come la bruttezza un fatto negativo.
Ma non illimitatamente: la bellezza non é certo l' unico aspetto positivo del mondo e della vita umana, né il più importante, così come la bruttezza non é l' unico aspetto negativo, né il più importante.
Faccio un esempio: sarà perché sono vecchio, ma per me Liz Taylor rappresenta l' ideale di bellezza femminile inarrivabile (per la cronaca: mi piace, e non resisto alla tentazione di scriverla, questa battuta che mi venne spontanea discutendo anni fa con un coetaneo: Marylin Monroe sta a Liz taylor come una miserabile bufala di Andy Wharol o di Jackson Pollock sta alla cappella Sistina o alla Pietà di Michelangelo; oh, non é che i filosofi debbano discutere sempre e solo di "massimi sistemi"!).
Però se per assurdo (é un esperimento mentale) avessi potuto e dovuto a suo tempo scegliere fra il fare ammalare di un male incurabile e rapidamente mortale Liz Taylor o Fidel Castro, ma anche se avessi dovuto scegliere fra Liz Taylor e Rigoberta Menchù (che quanto ad avvenenza ...beh, diciamo che non é certo il suo maggior pregio) avrei certamente sacrificato (non senza dispiacere) l' irraggiungibile "divina".

Credo che gli eccessi di esaltazione o di negazione di qualità umane intrinsecamente positive, se diffusi a livello di massa (come oggi accade qui in Occidente per la bellezza fisica), siano sintomi di una patologia sociale (nella fattispecie l' avanzato stato di oggettiva  "putrefazione" dei rapporti sociali capitalistici dominanti; in altri tempi e/o luoghi la demonizzazione della bellezza stessa essendo e/o essendo stata sintomo di altre, diverse patologie sociali).
#1265
Citazione di: Ipazia il 23 Novembre 2018, 09:26:11 AM
Citazione di: sgiombo il 23 Novembre 2018, 08:09:28 AM
...

Perché il problema in realtà é quello della buca senza fondo ove ci hanno fatti precipitare le privatizzazioni (i più solerti nemici del popolo a realizzare le quali sono stati gli pseudosinistri alla Bresani-D' Alema-Prodi) dopo il crollo del muro di Berlino (per quel che mi riguarda ho avuto almeno altri due gestori -ma non ricordo bene: potrebbero essere stati anche tre- uno più disonesto e più inefficiente dell' altro: una bella lotta fra stronzi di grossissimo calibro!)...


Concordo pienamente  :) Ma forse sei caduto in una buca più piccola: cercare la migliore occasione strombazzata da loro, senza fare indagini più approfondite.

Che sia caduto in una piccola buca non c' é dubbio.

Ma la mia esperienza (induzione indimostrabile ma non incredibile -ovvero non non-credibile- in pratica!!!) e un po' i miei postgiudizi "a ragion veduta" (e pure qualche pregiudizio istintivo, che non nego)  anticapitalistici mi hanno sempre spinto a crederli tutti parimenti ladri (e inefficienti) e a pensare (rischio calcolato di sbagliare...) che perdere tempo a destreggiarmi fra i cavilli volutamente incomprensibili e sibillini della varie proposte dei diversi gestori non valga la pena. Ho sempre scelto sostanzialmente a caso (mio figlio, che poteva darmi buoni consigli, non mi é mai venuto incontro: ah, che brutta cosa l' ingratitudine umana!).

Ti saluto con simpatia.
#1266
Tematiche Spirituali / Re:Ipotizzando, ho un problema
23 Novembre 2018, 08:15:41 AM
Citazione di: anthonyi il 22 Novembre 2018, 11:29:10 AM
Citazione di: sgiombo il 22 Novembre 2018, 11:02:11 AM
Da ateo faccio ...l' "avvocato di Dio".

Evito di menzionare correnti minoritarie del cristianesimo che negano l' inferno (ammettono solo il paradiso), che probabilmente non sono compatibili con i vangeli.

Secondo me (per come interpreto la religione cristiana in cui non credo) se i tuoi genitori erano "mangiapreti" in malafede é giusto che siano all' inferno, e se tu sei davvero "santo", allora non puoi che disprezzarli e desiderarne la giusta punizione malgrado la stretta parentela (anche per i cristiani, contrariamente che per i mafiosi, prima viene la giustizia, poi la parentela); se invece erano in buona fede, allora anch' essi sono in paradiso malgrado il loro ateismo e non c' é problema.

Sgiombo, chi ha fede non ha ragione di disprezzare i "mangiapreti" i quali spesso hanno le loro ragioni perché non è che i preti sono tutti santi. Il detto "predicare bene e razzolare male" non è stato inventato a caso. In generale comunque il disprezzo, il desiderio dell'altrui punizione, sono incompatibili con una vera fede interiore, figuriamoci con la santità.

Dissento.

Mutatis mutandis, cioé considerando per parte mia la rettitudine morale in luogo della santità, credo che il  il senso di giustizia, il disprezzo per il male e il desiderio della giusta punizione dei colpevoli ne siano parte integrante di non poco conto.

...Che poi una punizione interminabile come l ' inferno sia -letteralmente- sproporzionata per qualsiasi colpa umana (per definizione finita), questo é un altro discorso.
#1267
Dipende dall' età alla quale Hume fosse stato in possesso di un computer e di un accesso a Internet.
Credo che se fosse stato come me in tarda età nemmeno lui si sarebbe destreggiato troppo bene fra i trabocchetti e le fregature dei gestori privati della telefonia.

Perché il problema in realtà é quello della buca senza fondo ove ci hanno fatti precipitare le privatizzazioni (i più solerti nemici del popolo a realizzare le quali sono stati gli pseudosinistri alla Bresani-D' Alema-Prodi) dopo il crollo del muro di Berlino (per quel che mi riguarda ho avuto almeno altri due gestori -ma non ricordo bene: potrebbero essere stati anche tre- uno più disonesto e più inefficiente dell' altro: una bella lotta fra stronzi di grossissimo calibro!).

Ma per fortuna quella dei filosofi col naso per aria é una vecchia bufala e io vivo piuttosto bene e agiatamente (di certo, come tutti, anche per culo, ma non solo...) la mia vita pratica (molto più di tanti scientisti e positivisti più o meno vetero- che credono che i filosofi stiano col naso per aria pronti a cadere in tante buche!).
#1268
Citazione di: bobmax il 18 Novembre 2018, 20:50:53 PM
Tutto quello che avviene ha una causa. Unica eccezione, a darla per possibile, è che un evento sia dovuto al caso.
Poiché ogni causa non è che l'effetto di una precedente causa, e l'ipotetico caso altro non è che la manifestazione del Caos, siamo obbligati ad ammettere che il libero arbitrio non esiste.

Già in altre occasioni ho provato a toccare questo argomento, che considero fondamentale, intervenendo in altri topic. Ma ogni volta la questione è stata lasciata cadere, o confutata banalmente.
Poiché questo luogo dovrebbe essere un forum filosofico, la cosa mi ha sorpreso.

Provo così ora a proporlo esplicitamente.

Oltre alla considerazione di cui sopra, si possono sviluppare altre differenti riflessioni che confermano l'inesistenza del libero arbitrio. Senza alcun bisogno di tirare in ballo le neuroscienze.

La fine di questa illusione suscita normalmente rigetto, perché ingenuamente si ritiene che senza il libero arbitrio noi saremmo schiavi.
Ma non è affatto così!

L'assenza del libero arbitrio è TOTALE. Ed è proprio questa sua assoluta inesistenza a far cambiare ogni prospettiva, anche su ciò che abbiamo sempre considerato ovvio.

"Determinismo" (ovvero "assenza di libero arbitrio")=/="mancanza di libertà da coercizioni estrinseche".

E "libero arbitrio (indeterminismo)" =/= "libertà da coercizioni estrinseche (ma casomai intrinseche, conseguenti la nostra autentica natura".

Non si può dimostrare (né empiricamente provare) né che la realtà sia (integralmente, assolutamente) deterministica, né che sia (integralmente, assolutamente) casuale (caotica), né che sia parzialmente, relativamente deterministica e  parzialmente, relativamente caotica (intrinsecamente probabilistica, alla maniera dell' interpretazione conformistica della meccanica quantistica).

Ma senza libero arbitrio (se non si dà) siamo "schiavi" (per così dire, paradossalmente!) soltanto di noi stessi (ovviamente purché non subiamo condizionamenti estrinseci alla nostra natura, coercizioni della nostra volontà), ci comportiamo dipendentemente dal come il nostro "essere fatti" ci fa comportare.

E con il libro arbitrio (se si dà) siamo schiavi (senza virgolette) del caso, il nostro agire non é determinato dalle nostre qualità intrinseche (non é nostro merito o demerito), ma del tutto fortuito.

Il determinismo é conditio sine qua non della valutabilità etica dell' agire (di soggetti non costretti contro la propria volontà, ovviamente).

Il libero arbitrio (e non: la libertà da coercizioni estrinseche) é incompatibile con la vautabilità etica dell' agire.
#1269
Tematiche Spirituali / Re:Ipotizzando, ho un problema
22 Novembre 2018, 11:02:11 AM
Da ateo faccio ...l' "avvocato di Dio".

Evito di menzionare correnti minoritarie del cristianesimo che negano l' inferno (ammettono solo il paradiso), che probabilmente non sono compatibili con i vangeli.

Secondo me (per come interpreto la religione cristiana in cui non credo) se i tuoi genitori erano "mangiapreti" in malafede é giusto che siano all' inferno, e se tu sei davvero "santo", allora non puoi che disprezzarli e desiderarne la giusta punizione malgrado la stretta parentela (anche per i cristiani, contrariamente che per i mafiosi, prima viene la giustizia, poi la parentela); se invece erano in buona fede, allora anch' essi sono in paradiso malgrado il loro ateismo e non c' é problema.
#1270
Citazione di: Ipazia il 22 Novembre 2018, 09:57:21 AM
L'induzione statistica ha vari gradi di affidabilità e il calcolo degli errori aiuta a determinarlo. Ma, in barba a chi la nega, continua a determinare il taglio di vestiti e scarpe che l'industria dell'abbigliamento affida al mercato nella previsione, fin qui fondata, che il 99 e rotti percento di essi troverà un corpo umano idoneo ad indossarli. Risolvendo anche il resto del problema con l'abbigliamento su misura.


In barba all' utilità pratica dell' induzione statistica (che Hume non ha mai negato), l' induzione, anche statistica, resta inesorabilmente dubbia come da Hume stesso genialmente rilevato.

Certo chi (del tutto lecitamente e insindacabilmente da parte di chichessia, sia chiaro!) limita i suoi interessi alla pratica corrente (per esempio al trovare scarpe comode) può benissimo disinteressarsi della critica teorica delle sue proprie credenze; invece chi come me sente (irrazionalmente) l' esigenza di dedicarvisi non può prescìnderne; in questo (nell' essere consapevole dei limiti della razionalità umana e delle conoscenze possibili, anche scientifiche),  dimostrandosi più conseguentemente razionalista di chi li ignora (coltivando pie illusioni in proposito); il che non gli impedisce certo di cercare e trovare scarpe almeno altrettanto comode di quelle dei "pragmatici" (tanto per intenderci, senza alcuna inflessione negativa del termine). 
#1271
Tematiche Filosofiche / Re:Cos'è la verità
22 Novembre 2018, 10:38:05 AM
Citazione di: 0xdeadbeef il 22 Novembre 2018, 10:14:22 AM

Ma poi, alla fin fine, cosa dicono i "maestri del sospetto"? Il materialismo marxiano, a parer mio, è già "annacquato"
in origine da quella aggettivazione di "storico" che la dice lunga (e che alla fine si concretizzerà nel "soggetto
storico" leniniano - e anche gramsciano, per la verità). 


Respingo come un superficialissimo fraintendimento (fra l' altro conformistico e politicamente corretto; ma questo é di secondarissima importanza) l' accomunamento di Marx con Nietzche e Freud come "maestri del sospetto".

Il materialismo storico non é per nulla un' annacquamento del materialismo ontologico (checché ne dicano taluni spericolati esegeti alla moda, Marx, del tutto concordemente con Engels, in ontologia era un "ferreo" materialista, sia pure "dialettico").
E' invece l' estensione dell' atteggiamento naturalistico proprio delle scienze naturali anche alle scienze umane, la consapevolezza (assente nell' "idealistico storico" atteggiamento ottimistico proprio degli illuministi) del fatto che la realtà materiale umana, la produzione (sociale) dei mezzi di sostentamento condiziona in ultima analisi le idee e non viceversa: in ogni epoca le idee dominanti sono sempre state [in ultima analisi, tendenzialmente, attraverso molteplici, complesse mediazioni] le idee della classi dominanti, e perché una tesi (in qualche relativamente preponderante misura) vera si imponga contro il falso non basta che sia vera (contro Feuerbach): necessita anche di una adeguata lotta su tutti i terreni (non solo quello "teorico puro") contro le idee (in preponderante misura) false, e di oggettive condizioni "materiali" che ne consentano l' affermazione.
#1272
Tematiche Filosofiche / Re:Cos'è la verità
22 Novembre 2018, 10:21:43 AM
Citazione di: 0xdeadbeef il 21 Novembre 2018, 17:42:05 PM



 A tal proposito, basti l'esempio del dilagante "scientismo", il moderno positivismo che, dimentico
della relatività, sta elevando gli enunciati della scienza a dogmi indiscutibili.
Citazione
A mio parere, piuttosto che pretendere di elevare gli enunciati della scienza a dogmi indiscutibili (questo lo fanno solo i più sgangherati, acritici  ignoranti degli "scientisti estremi"), pretende che la filosofia (se non anche le "scienze umane", almeno in qualche caso dei peggiori) sia un "cane morto "(una collezione di vecchi pregiudizi infondati per vecchi rincoglioniti o "nostalgici appassionati del vintage"; e che non esistano altre verità (comunque sempre criticabili) che quelle scientifiche, ignorando che vi sono ambiti del reale non materiali - naturali - quantificabili che la scienza non può indagare (e la filosofia sì)





Con quella che a parer mio è una efficace espressione, Severino chiama questa (apparente) contraddizione "ricostituzione
dell'inflessibile" (una ricostituzione inevitabilmente destinata allo scacco).
Ecco quindi spiegato (spiegato per modo di dire, perchè la mia è solo una brevissima sintesi) il motivo per cui un giudizio
inteso come "oggettivo" vale più di un giudizio inteso come soggettivo.
Citazione
Secondo me vale di più, del tutto indipendentemente dallo scientismo (oggettivamente: sic!), perché con gli oggetti reali prima o poi ci si scontra di sicuro, e se si sono coltivate troppe illusioni soggettive si rischia di rompersi le corna.





Come sempre Severino spiega, il "sottosuolo filosofico degli ultimi 200 anni" ha demolito (per Severino definitivamente, io
invece non ne sarei così sicuro) qualsiasi "oggettività", cioè qualsiasi "verità" così come intesa dalla tradizione
filosofica. E ciò che rimane non può che essere il "soggetto", la cui volontà, laddove raggiunga la potenza attuale,
decide cosa è oggettivo e cosa non lo è (cioè decide sulla "verità" e sulla "falsità").
saluti
CitazioneSecondo me la filosofia moderna non ha affatto "demolito qualsiasi oggettività" (nessuna filosofia moderna, malgrado le illusioni di relativisti e nichilisti) , ma invece (almeno la filosofia moderna migliore dal mio punto di vista)  ha sottoposto a feroce critica razionale qualsiasi credenza circa la verità oggettiva per cerare di comprenderne significato autentico, limiti, condizioni di validità.
#1273
Citazione di: Ipazia il 20 Novembre 2018, 10:17:50 AM
Citazione di: viator il 19 Novembre 2018, 23:24:00 PM

A margine di ciò occorre notare che, anche in assenza di nostre valutazioni, la dinamica del divenire è tale da produrre continuamente cause MAI IDENTICHE ad altre trascorse anche se apparentemente simili.
Ogni situazione ed ogni evento contiene quindi una propria - non imposta quanto minima o nascosta - specificità che rende impossibile reiterare perfettamente un identico effetto.

Si ovvia a ciò col calcolo degli errori e con la previsione su base statistica. Quindi, col cambio di paradigma quando se ne trova uno migliore.


Si ovvia col buon senso pratico.

Invece l' induzione statistica non supera la critica humeiana: per quante volte si sia finora sempre puntualmente osservato che in numeri elevati di casi all' evento "A" succede l' evento "B" nel 30% dei casi, l' evento "C nel 45% e l' evento "D" nel restante 25% non é mai contraddittorio pensare (= é sempre possibile) che nella prossima serie numerosa di casi le proporzioni siano diverse (o magari si verifichino eventi completamente diversi da quelli finora osservati; e questo sempre, per quante possano essere state le osservazioni passate e presenti disponibili).
#1274
In realtà Hume si limita a rilevare che l' esistenza di nessi causali fra gli eventi (e dunque il divenire naturale ordinato secondo modalità generali o "leggi" universali e costanti) non è logicamente dimostrabile né empiricamente provabile come certamente reale (non é certamente vero il crederlo): in qualsiasi momento pensare che all' evento "A", cui sempre è seguito l' evento "B" in tutte le osservazioni fino ad allora effettuate, la prossima volta non seguirà l' evento "B" stesso (ma invece un diverso evento "C"; o al limite anche nulla di reale) non è contraddittorio; ergo: è possibile che accada; e questo quante che siano le osservazioni fin ad allora effettuate, in tutte le quali  puntulamente al fatto "A" è sempre seguito il fatto "B").

La sua è una posizione scettica, una sospensione del giudizio, non una negazione: la casualità (ordine secondo leggi universali e costanti) del divenite naturale non è sicuramente vera al di là di ogni dubbio (teorico; "in linea di principio"; volendo ad ogni costo -da filosofi conseguenti- "cercare il pelo nell' uovo", cioè andare fino in fondo nel sottoporre a una "spietata" critica razionale le nostre credenze); e non invece: è certamente falsa.
Non è "vietato" crederla; e di fatto nessuna persona che sia comunemente ritenuta sana di mente per lo meno si comporta come se non lo credesse, dal momento che, come rileva lo stesso Hume, noi abbiamo la tendenza comportamentale innata a crederlo "per abitudine" (induzione ovviamente soggetta a insuperabile dubbio teorico come tutte le altre).


Mi scuso con gli amici del forum: per non so quanto tempo le mie obiezioni alle loro considerazioni saranno decisamente sporadiche (le faccio al lavoro nei ritagli di tempo; ma non ditelo a nessuno!) a causa dell' inefficienza della Wind (come è tipico di tutte le imprese private cui sono stati regalati servizi pubblici costruiti col lavoro di tanti Italiani in nome di una spudoratamente pretesa "maggiore efficienza") nel ripristinare la mia linea telefonica attualmente (e per chissà quanto tempo; meno male che la critica humeiana alla causalità -sic!- mi consente un certo ottimismo malgrado la puntualissimamente sempre verificata inefficienza -se non nel farsi lautamente pagare dagli utentì- dei privati) interrotta.
#1275
Tematiche Filosofiche / Re:Cos'è la verità
19 Novembre 2018, 10:40:13 AM
Citazione di: paul11 il 16 Novembre 2018, 11:31:01 AM
Citazione di: sgiombo il 16 Novembre 2018, 10:45:28 AM
Anch' io cerco di coltivare sia interessi scientifici che filosofici (questi ultimi li sento maggiormente).

Concordo con il giudizio di Paul11 sulle infondate, pregiudiziali invettive antifilosofiche non infrequenti (perfino) in questo forum e sul fatto che chi le lancia non coglie importanti questioni filosofiche poste dalla vita reale e che la scienza non può per sua natura risolvere (anche perché generalmente compie l' errore opposto al suo, quello di ignorare le numerose e interessantissime filosofie non idealistiche).

Dissento invece, per l' appunto, con quella che mi sembra da parte sua un errata limitazione della filosofia alle sue correnti idealistiche (a parere mio ne esistono di ben più valide e attuali, maggiormente razionalistiche).
dove deduci che sarei idealista?
Ci sono dei luoghi comuni, dei termini che aprioristicamente vengono mal interpretati.
Trascendere o trascendentalità  significa prelevare dal dominio reale fisco e trasportarlo nel dominio del pensiero .Quindi saremmo tutti idealisti?
Adatto che hai comunque capito che la scienza non può fisicamente vedere ,dimostrare, il pensiero dentro la biochimica dei neuroni e sinapsi, questo  è appunto il limite scientifico, che non limita l'importanza della scienza, semplicemente appartiene ad un dominio
che non può essere verità incontrovertibile.

Le scienze dimostrative sperimentali  ci aiutano  a riposizionare il pensiero filosofico, a "limarlo", io non vedo l'antitesi ,semmai è una dialettica, un dialogo di scambi di pensiero che dovrebbero aiutare sia filosofia che scienza, ma sono su domini diversi.

Mi scuso per il ritardo della risposta (la linea telefonica interrotta e sto usando un computer al lavoro negli scarsi ritagli di tempo).
Difficilmente riuscirò a seguire adeguatamente questa interessante discussione: mannaggia!

Concordo con tutto quanto qui affermato salvo che per la filosofia da te seguita (che  in questo intervento non descrivi), che a mio modesto avviso é irrazionalistica, fondata su assunzioni aprioristiche indimostrate, "idealistica" nel senso di considerare la realtà come stabilita da definizioni arbitrarie di concetti (fra l' altro per me scarsamente comprensibili, come "essenza", "ente", "essenza dell'ente", "Essere" -con l' iniziale maiuscola-, "oggettivare L'Essere") indipendentemente da qualsiasi constatazione e riscontro empirico.