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Messaggi - daniele22

#1276
Illustrissimo viator come la va?... premesso sempre che l'importante è la salute, ci si potrebbe chiedere quale possa essere il senso dell'esistenza delle ciliegie sotto spirito. E' indispensabile lo spirito per le ciliegie? Cos'è lo spirito? Per averne una buona idea dovresti partire almeno dalla prima volta in cui è comparso tale termine e seguirne l'evoluzione di senso fino ad oggi. Ad esempio oggi si dice pure di avere spirito di avventura, o fare dello spirito etc etc. Tutto ciò naturalmente si ammette fintanto che uno non pensi che le parole siano comparse più o meno tutte assieme e continuino a manifestare lo stesso senso di un tempo ormai dimentico. Per come la vedo io comunque, se non hai spirito sei un automa ... forse l'essere automi è anche una delle aspirazioni della nostra civiltà, ma non vedo facile il riuscire a compierla. Buona serata
#1277
Tematiche Filosofiche / Re: Filioque
02 Maggio 2022, 14:57:24 PM
Ciao Jacopus, le conseguenze dello scisma possono essere plausibilmente quelle che descrivi, però vorrei fare un'osservazione. Mi sembra che la natura divina di Gesù fosse materia già discussa fin dagli albori del cristianesimo. Come mai si è aspettato fino all'undicesimo secolo prima di procedere? Insinuo quindi: potrebbe essere che lo scisma sia stato più di natura politica che spirituale. Quando parli delle conseguenze sostieni che mettere Gesù nella stanza dei bottoni fa cadere ogni potere dispotico. Probabilmente è vero, però trasferisce il potere dispotico al Papa e alla sua infallibilità. 
La questione spirituale diverrebbe quindi per me da retrodatare ai primi secoli dopo cristo come analisi di un periodo d'incubazione dello scisma ufficiale. 
In ogni caso sembra come dici anche tu che oggi siamo arrivati alla resa dei conti. Speriamo che tutti vissero felici e contenti
#1278
Citazione di: paul11 il 26 Aprile 2022, 23:56:05 PMCiao daniele22,
Francamente non riesco a capire la tua posizione.
Prima asserisci ritenendo ciò che penso del linguaggio come "obsoleto", poi continui a darmi ragione sugli esempi: non mi è chiaro su cosa costruisci il tuo giudizio.
Se non spieghi ciò che pensi è difficile dialogare.
Anche il proseguio mi risulta ermetico.
Spiegati meglio e argomentando la tua posizione e i giudizi.
Non ti è chiaro cosa sia natura e cosa sia cultura: non sono la stessa cosa. L'uomo può benissimo fare contro natura pur essendone parte ,questa è l'arma in dotazione all'uomo: il potere della mente.
Ciao Paul11, cercherò di spiegarmi almeno un po' partendo dal finale del tuo intervento citandoti:
"Non ti è chiaro cosa sia natura e cosa sia cultura: non sono la stessa cosa. L'uomo può benissimo fare contro natura pur essendone parte ,questa è l'arma in dotazione all'uomo: il potere della mente".
Prima dell'avvento di Copernico non è che non fossimo in grado di predire l'apparire degli astri nel cielo. Pertanto noi due possiamo avere benissimo un pensiero simile per quel che riguarda molti aspetti della realtà. Premesso quindi che secondo me l'essere umano non potrebbe per forza di cose andare contro natura, nel topic "Decadenza" (tematiche sociali e culturali) evidenziai una certa sinonimia tra economia e sociologia per procedere in modo a mio avviso corretto circa la problematica di cui si discuteva. Altrettanto faccio ora tra natura e cultura. Il fare dighe da parte dei castori è per me natura e cultura, corrispondendo quest'ultima semplicemente ad una abitudine della specie che si prende in esame. Le costruzioni mentali umane invece possono essere diaboliche semplicemente perché a livelli di massimi sistemi ci si ostina a considerare distinti termini della nostra lingua che dovrebbero invece essere equiparati a sinonimi.
Per quel che attiene al linguaggio, affermo allora che se è vero che il nostro comportamento nel mondo produce una logica coerente alla nostra conoscenza, questo stesso comportamento produrrà pure il nostro pensiero esistenziale e la sua espressione verbale. Le costruzioni mentali sarebbero illusioni spessissimo fallaci. Per gli altri animali questa cosa sembra non costituire un problema, ma per noi umani sembra non essere altrettanto. Bisognerebbe pertanto abbandonare Tolomeo ed abbracciare Copernico rinunciando una volta per tutte a presunti epicicli non dimostrati.
Il fatto che io ti dia ragione, fino a un certo punto immagino, deriva forse dal fatto che tu sei un credente onesto. Dal mio punto di vista di agnostico l'idea di Dio può benissimo continuare ad esistere. Mi disturba però l'azione che essa produce in terra, tanto che presso altri cuori si è generato l'ateismo. In sintesi, fintanto che il credente si dà ad opere di bene e condotte rispettose nei confronti della vita del prossimo, eccezion fatta che possa cadere di tanto in tanto in peccato, tutto va bene.
Caricato quindi del senso di responsabilità nei confronti dei comportamenti e rigettando l'idea del concetto di proprietà privata, la mia posizione di onesto anarchico e agnostico (anarchico consapevole del fatto che finché perduri la cultura, l'abitudine del nemico, l'anarchia non può realizzarsi), è simile a quella del credente. Forse i nostri comportamenti sono simili Paul11.
Arriviamo ora al punto in cui tu non puoi certo dire che puoi trovarti d'accordo con me nonostante sembri che io ti dia ragione.
Autocitazione:
"Perfetto, hai ragione. Questa pretesa di verità, erronea e forse inconsapevole per come la vedo io, non so per te, ci porta da questo istante in avanti nei territori della prescrizione umana in seno alla natura. Si parla non a caso di essere e dover essere. Pretendere che i fondamenti delle scienze, non solo matematica etc, siano veri corrisponde al "dover essere". Tacere su questa cosa offre pure irragionevoli spazi di mercato delle idee.
Tu dici invece perché non sono nel dominio del sensibile. Non può essere questo il motivo giacché il dominio del sensibile per la nostra mente è divenuto pure ogni parola che ciascuno di noi tramite i sensi trova nel testo dei manuali scientifici e pure dei libri sacri. O almeno, tutta la società umana è regolamentata in questo senso."
Il disaccordo nasce nel momento in cui contesto la tua motivazione mettendo in evidenza i libri sacri, i quali, per quel che mi riguarda, offrono le stesse lacune messe in luce dalla scienza, ovverosia la verità della conoscenza fondata sulla parola o sui suoi derivati, per la scienza, matematica e logica soprattutto. Sei disposto a rinunciare alla verità dei libri sacri magari allineandoti al Dio di Spinoza oppure no? Immagino che per te possa esser duro tutto questo, ma questa è la via alternativa al disastro nichilista, sempre che non sia una bomba atomica
#1279
Citazione di: paul11 il 23 Aprile 2022, 00:58:45 AMLe lingue: italiano e quindi latino, cinese e giapponese, così come pittogrammi, parole con i fonemi, geroglifici, ecc. sono diverse forme di costruzione di lingue . La sintassi dell'inglese è più semplice delle lingue latine. E le parole specifiche differiscono nelle lingue per la loro profondità. Ad esempio vi sono termini in tedesco intraducibili in italiano con una sola parola.
Il linguaggio è qualcosa di più di innatezza e razionalità, è qualcosa di più di un fonema che deriva da un suono, è qualcosa di più di informazione e comunicazione, pur essendo tutto questo, perché è malleabile, nel senso che vi sono neologismi, termini arcaici che non si usano più, sinergie con altre lingue, dialetti, ecc. E in più vi è la gestualità.
Comunque, tutto ciò è complesso e meriterebbe una discussione a parte.
Ritornando ad Hegel ,ritiene quindi l'induzione e la deduzione, come l'analitica aristotelica "vecchia", pensando che la dialettica sia la vera forma e il metodo più razionale.
Il ragionamento sillogistico si origina da una proposizione iniziale che si presume vera, da proposizioni medie che specificano alcune relazioni con il soggetto argomentato nella proposizione iniziale ,per arrivare ad una conclusione. Informaticamente diremmo che il sillogismo si riassume negli istruzioni IF-Then cioè in SE-Allora .C'è una iniziale condizione che apre un ragionamento, altri dati che ne sono attinenti e possono anche essere falsi e infine si deduce una conclusione.
Qual è il problema? Che tutte le leggi, ribadisco tutte, sono tautologie, assiomi, enunciati, postulati che dovrebbero essere in teoria primitivi, cioè non si può argomentare oltre in quanto dovrebbero essere EVIDENZE e in quanto tale riconosciute dalla comunità come assodate, come dimostrate vere dall'esperienza. E questa è la scienza moderna nel dominio del sensibile.
Ma non è altrettanto vero che i primitivi che formano la base della geometria ,della matematica ,della logica sono vere, evidenti, dimostrate. Semplicemente perché sono astrazioni che non sono nel dominio del sensibile. Per essere chiari la costruzione di una figura geometrica e quindi le proporzioni fra angoli e lati, ecc, o i numeri della matematica e le regole della somma e della moltiplicazione, ecc, o le parole e le regole sintassiche , fuoriescono completamente dal dominio naturale e fisico, quindi da quel sensibile che EVIDENZA che DIMOSTRA visivamente con la prova dell'esperimento, ecc.
Questo è l'assurdo. Le forme conoscitive umane non hanno, almeno in apparenza, a che fare direttamente con il dominio naturale e fisico che determina, che evidenza, che prova, che è esperienza. Invece le figure geometriche, i simboli numerici, i segni delle parole, che grazie a loro hanno costruito e costituito la cultura e le pratiche della tecnica, delle invenzioni, delle scoperte scientifiche, da sole non provano ,non evidenziano, non dimostrano.
E' allora in questa differenza che la cultura fa compromessi e scelte irrazionali.
Che senso ha dire che un fenomeno, una meteora, un pianeta, un cometa, è calcolabile nella sua traiettoria e si può desumere il suo peso massa, ecc. ma non posso parlare di Dio perché sarebbe metafisica? Un esopianeta, un pianeta visibile solo da strumentistica astrofisica può dimostrare, ma la parola umana non può parlare di Dio? L'esopianeta è astrofisica e quindi scienza ,mentre Dio è teologia e metafisica?
Mi sovviene allora un dubbio. Non è che perché tutto è calcolabile geometricamente e matematicamente così come l'analitica della parola calcola secondo le tavole della verità di Wittgenstein le proposizioni se sono vere o false, mentre le cose incalcolabili sono metafisica?
Hegel fa un ragionamento simile al mio quando boccia la razionalità costruita sull'analitica.
L'analitica fa calcoli di evidenza ,dimostrazione, di vero o falso, di cose solo calcolabili, riconducibili a quantità. Tutto ciò che è fuori dal calcolo, l'incalcolabile o non esiste per la cultura del calcolo, o non si può parlarne: assurdo.
Una guerra è ponderabile o appartiene all'imponderabile? La meccanica quantistica  ha esaltato il calcolo delle probabilità, come se le cose che accadono, gli eventi, fossero date da un Dio che gioca a dadi (come disse Einstein).
Bisogna riflettere attentamente queste cose se si vuol fare filosofia "vera".
La scienza moderna con il calcolo ha potere poiché dovrebbe predire gli eventi attraverso il calcolo ,non certo attraverso l'arte divinatoria degli antichi indovini.
Ma che cosa predice la scienza? Ciò che è solo evidenza naturale e fisica, anzi sbagliando  e continuamente affinandosi nei calcoli; ma ben poco o nulla nel mondo della cultura umana. Chi sa predire gli andamenti finanziari e borsistici, gli andamenti politici, ecc. Entriamo nel campo dell'imponderabile in cui infatti la scienza, non capendoci molto di scienza umana, definendo l'uomo come irrazionale nel suoi comportamenti ,cerca di giustificare la sua mancanza di poter calcolare e predire un comportamento.
I termini psiche, coscienza, anima che un tempo erano nobili, con la modernità sono diventati uno zerbino per pulirci la lingua.
La tua posizione nei confronti del linguaggio è secondo me obsoleta, ma trattiamola come un'opinione. Una cosa però la posso dire. Che se uno pensa che la parola ce l'abbia data Dio, essendo agnostico mi sono formato un'idea per cui la lingua possieda una natura terrena, e non casuale come certi danno ad intendere. Mi sembra di avere da tempo criticato in modo corretto questa faccenda, ma forse in maniera ancora insufficiente. Per me la questione diventa quindi ciò che dico io, agnostico, e quel che dici tu, credente, e tutto quel che io e te diciamo è subordinato a tale fede. Se non pensi sia così sarebbe opportuno che me lo facessi sapere.

Tu dici: Qual è il problema? Che tutte le leggi partono da assiomi etc. Giusto. Dici inoltre che dovrebbero essere in teoria primitivi ... cioè non si può argomentare oltre. Giusto. Sostieni pertanto che queste sono mappe, le quali in ragione del metodo scientifico debbono essere potenzialmente falsificabili, ma ogni falsificazione produrrà pur sempre una mappa. Concordo ... Ci troviamo fin qui in un ambito descrittivo della natura.
Aggiungi poi: Ma non è altrettanto vero che i primitivi che formano la base di geometria, matematica e logica siano veri, dimostrati.
Perfetto, hai ragione. Questa pretesa di verità, erronea e forse inconsapevole per come la vedo io, non so per te, ci porta da questo istante in avanti nei territori della prescrizione umana in seno alla natura. Si parla non a caso di essere e dover essere. Pretendere che i fondamenti delle scienze, non solo matematica etc, siano veri corrisponde al "dover essere". Tacere su questa cosa offre pure irragionevoli spazi di mercato delle idee.
Tu dici invece perché non sono nel dominio del sensibile. Non può essere questo il motivo giacché il dominio del sensibile per la nostra mente è divenuto pure ogni parola che ciascuno di noi tramite i sensi trova nel testo dei manuali scientifici e pure dei libri sacri. O almeno, tutta la società umana è regolamentata in questo senso.

Arriviamo quindi al parlare di Dio e della scienza. Questo è il dilemma per te, figurati per me che son pure anarcoide. Dal mio punto di vista queste vie corrisponderebbero a due stili di vita che ci riportano alla faccenda dell'essere rispetto al dover essere. Tutteddue sembrano imporci un "dover essere" corrispondendo, per come la vedo io, a nulla più che un'imposizione su quel che riguarda il mio personale senso della vita. Qualcuno potrà dire che la scienza non impone nulla ... si può parlare anche di questo
#1280
Citazione di: green demetr il 24 Aprile 2022, 16:02:45 PMFaccio una considerazione a latere della tua domanda a Paul: come credo ci siamo capiti, la differenza tra te e Hegel non è tanto la questione del partire a valle, quanto il fatto che entrambi partite dalla foce, ma poi tu prosegui analiticamente (come fa aristotele negli analitica e poi in quel marasma di pensiero che è il suo Organon, ossia costruendo un edificio di logica) mentre Hegel si interroga proprio sulla categoria di tempo e dunque costruisce una dialettica.

sintesi: tu sei un analitico ed hegel un dialettico, tu accetti la nozione di tempo (strumentale se ho ben capito), hegel no.
Ho preso l'ultimo tuo post Green ... dopo aver letto le tue risposte mi sembra che vi sia tra me e te una certa incomprensione. Mi spiego, almeno in parte, citando un mio post al quale nel giro di un mese mi offri due risposte che non riesco ad interpretare:
Autocitazione:
"Cosa significa fenomeno? Secondo me il fenomeno deve riferirsi all'estensione spazio temporale di un evento. L'evento può essere un discorso, oppure qualcosa che si manifesta nella cosiddetta realtà. A parte che la realtà è in ogni caso comprensiva dei discorsi che in essa si producono, resta da chiedersi cosa produce spazialmente e temporalmente l'evento sensazione. A Hegel sembra non interessare da quel che dici. Ma per me il fenomeno "sensazione" rappresenta solo l'eventuale ricerca che il soggetto che percepisce la sensazione mette in campo per derivarne la causa. E lo fa tramite i sensi."

Tua risposta del 30 marzo:
"Sì è così come dici. Ad Hegel non interessa il ruolo della sensazione come questione, che per esempio dà vita al dibattito contemporaneo sul fatto se le sensazioni siano vere o false, di primo o secondo tipo. Per Hegel la sensazione è reale, e dunque taglia i ponti con tutti i formalismi che dibattono appunto se la realtà sia tale o meno.
E dunque dici molto bene quando parli del fenomeno come relazione tra soggetto-sensazione.
Siamo anche d'accordo sulla prima parte delle tue considerazioni, l'evento e il discorso sono in uno spazio tempo.
Il fenomeno (ciò che appare, ciò che emerge) è dunque categoricamente qualcosa legato alla storia."
Tua risposta del 25 aprile:
"E' il contrario, ad Hegel interessa l'evento del fenomeno, non la sua genesi sensibile come pare piace a te (e per cui la società n..ista contemporanea ti trascinerebbe verso il transumano, con buona pace della fede). "

Tralascio quindi tutte le altre risposte successive essendomi poco chiaro il tutto fin qui. Dico solo che a me interessa il fenomeno e l'esistenza di una possibile risposta a questo, ma non la sua genesi sensibile sebbene questa possa essere da me espressa in formula di pura doxa.
Ho come l'idea, anche se non riesco ad inquadrarla bene, che vi sia una incomprensione tra me e te per quel che attiene al fenomeno "sensazione" e pure, leggendo gli altri post successivi, sul metodo di indagine sulla o su una benedetta realtà. Tralasciando quest'ultima, ritorno pertanto al fenomeno "sensazione". Puntualizzo quindi che per me non esistono sensazioni di primo tipo e secondo tipo che avevi menzionato successivamente,  o meglio, non trovo corretto che sussista tale distinzione nella critica di quel che si considera come essere di pertinenza del reale. La sensazione è per me di un solo tipo (comprensiva di tutti i sottotipi che vuoi, se vuoi ne parliamo), ed è per me fondamentale (la pietra angolare) nella costituzione di una particolarità della realtà del momento che sta vivendo l'individuo. Tale sensazione particolare del momento, valutatane la più probabile causa qualora ci si riesca, si integra naturalmente in un meno effimero modello di realtà presente sempre nell'individuo, e tale sensazione lo farà agire da ultimo in un certo modo. Detto in altri termini, la sensazione è veicolata dai sensi, oppure dal pensiero stesso, ma non sono i sensi a produrla, bensì il corpo/mente per differenziazione (tramite la memoria probabilmente) ... nel senso cioè che il corpo/mente ha la possibilità/capacità di farmi percepire la presenza di una sensazione perturbante partendo da un istante (o un periodo) anteriore in cui non c'era o era già presente sotto altra forma. In successione, il corpo/mente mi farà compiere un gesto razionale più o meno calcolato/spontaneo che pretende di allontanare o di abbracciare la sensazione perturbante. Non sempre c'azzecca però ... il corpo/mente

P.s. Non mi sento per nulla trascinato nel nichilismo, anzi
#1281
Citazione di: paul11 il 21 Aprile 2022, 23:50:28 PMIl linguaggio è quella innanzitutto forma in cui il pensiero costruisce simboli significanti, semantiche, dentro regole sintattiche formali. Vale a dire che le forme conoscitive astratte, oltre alla logica inserirei matematiche e geometrie , hanno regole che almeno apparentemente sembrerebbero fuori dall'ambito fisico e naturale .
Separare e dividere il soggetto dall'oggetto significa ritenere che vi sono due origini e fondamenti distinti: due nature diverse. Hegel non pensa affatto a questo , è di tutt'altro e contrario pensiero.
Sono intervenuto in questo topic per curiosità, non conoscendo Hegel. Green Demetr aveva cercato di darmi qualche nozione introducendo la questione della "sensazione". Ho voluto semplicemente inquadrare la "sensazione" per come questa debba collocarsi temporalmente rispetto all'intelletto per quel che riguarda il fenomeno dell'apprendimento di qualsiasi nozione.

Ho citato Chomsky solo per evidenziare quali siano le strutture generali delle lingue umane. Non condivido affatto la sua sentenza che pone il linguaggio umano come qualcosa di diverso dalle lingue animali.
Il linguaggio, secondo me sarebbe innanzitutto un sistema comunicativo e non un qualcosa (una forma) che costruisce simboli. Quello che fa il linguaggio è il servirsi di generalizzazioni che noi umani percepiamo nel mondo riversandole nel mondo in forma di parole e discorsi. La forma "lingua", nella sua sintassi e morfologia risulterebbe del tutto spontanea e non un'emersione intruppata da grammatiche imposte da noi. Logica, matematica e geometria sono invece tentativi di intruppamento, utili a conseguire dei risultati come si vede, ma le loro pretese a volte sconfinano nella metafisica, ovvero corrispondono ad una pretesa di conoscere ciò che risulta essere a noi incomprensibile, e a volte tale pretesa è addirittura fuorviante. La similitudine che io vedo è quella che una cosa è parlare, quindi usare concetti astratti come "albero", altra cosa è parlare in riferimento a tali termini introducendo concezioni che fanno uso di termini "astratti" astraendoli da astrazioni, come il termine "albero" appunto, che fanno riferimento a oggetti più squisitamente sensibili ... Esempio: "albero" che genera "botanica", oppure "regno vegetale" etc etc.
Coscienza. Il termine è sicuramente problematico, però esistono dei contesti in cui tutti accettano in modo pienamente condiviso il senso di tale parola. Si parla infatti di essere coscienti, di agire secondo coscienza .... e fin qui mi sembra che tra individui non vi siano incomprensioni. Questi modi di dire si rifanno certamente alla coscienza come a qualcosa che ha a che fare con la consapevolezza o conoscenza. Come si costituirebbe dunque questo spirito, questa coscienza? Solo in un assemblaggio di parole, dato che il nostro pensiero attivo, ovvero quello che si contrappone al ricordo si forma solo tramite le parole. Da dove nascono le parole? Dalla "sensazione" dico io, la quale ci permette tramite la ragione (capacità conferita dalla conoscenza) e i sensi di trovare ciò che la produce. Una generalizzazione di quel che si è trovato a giustificazione di una "sensazione" può appoggiarsi al gradino di una parola già esistente oppure può produrre una nuova parola
#1282
Citazione di: Giorgiaz_ il 21 Aprile 2022, 13:02:38 PMSalve a tutt* ho lasciato la domanda "vaga" per poter raccogliere più prospettive possibili. Da parte mia mi sono orientata su due risposte principali:
1) se non si può adottare un prospettiva storica, allora si può intraprendere una visione futurista: senza il passato si potrebbe teorizzare una guerra post apocalittica (come fa Locke) o ancora teorizzare una guerra fantascientifica (come una guerra tra terrestri ed alieni). insomma, teorizzare una guerra nel futuro che però non abbia legami con presente /passato (per esempio teorizzare una guerra nucleare non fa al caso nostro dato che avrebbe per forza di cose dei richiami ad Hiroshima)
2) se si considera la guerra odierna, invece, si può teorizzare su questo argomento senza adottare una prospettiva storica, solo limitandosi al significato di guerra, senza andare ad analizzare le cause e le conseguenze dato che queste ultime vanno a richiamare un contesto storico.
Ecco, viator ha cannato almeno la scommessa, lascio a lui l'incombenza di provvedere. Riferendomi al punto 2, che senso avrebbe teorizzare la guerra odierna senza adottare prospettive storiche. Forse non ho capito bene quel che vorresti esprimere ... cerca di dare un senso filosofico alla tua domanda, del resto ci troviamo tra le tematiche filosofiche
#1283
Paul11, citandoti:
La soggettività e in quanto tale la divisione fra soggetto e oggetto, fra agente conoscitivo e ciò che dovrebbe essere appreso per conoscenza, sono separazioni che avvengono in epoca moderna da Cartesio in poi fino allo psicologismo soggettivo.
Hegel invece è fuori da questa divisione . E' assurdo che l'uomo conosca e attraverso la tecnica modella la realtà fisica e naturale e allo stesso tempo pensare che soggetto ed oggetto siano divisi.


Non capisco come Hegel abbia potuto esser fuori da tale divisione quando la nostra stessa lingua sta dentro a questa separazione tra soggetto e oggetto. Non esiste lingua umana che sfugga a tale legge, mi sembra che almeno in questo Chomsky sia chiaro. A meno che Hegel non si sia posto dal punto di vista di Dio che tutto comprende in un'unica unità "del conoscente il quale conosce". Ma noi non siamo Dio, posto che esista. Il nostro pensiero non può permettersi di tenere uniti conoscente e conosciuto, altrimenti scivola nella metafisica. E che ce ne facciamo della metafisica al giorno d'oggi?
Husserl, per quel po' che ricordo forse aveva visto giusto, ma forse non è riuscito ad analizzare in modo fecondo l'idea delle "cose così come ci appaiono" 
#1284
Citazione di: Giorgiaz_ il 19 Aprile 2022, 18:20:01 PMFino a che punto si può teorizzare la guerra senza una prospettiva storica?
Buongiorno Giorgiaz ...  Ovvio che la mia storia produce il mio futuro il quale non è slegato dalla mia storia, ma dire ciò equivale a dire poco. Non ho mai assassinato nessuno, ma potrei anche farlo. Tale atto e fatto resterà però potenzialmente nascosto all'interno di una teoria che lo formuli. Diciamo che una teoria di guerra è formulabile in termini probabilistici conoscendo la storia ... resta una domanda: "cosa muove la storia?" 
#1285

Ben ritrovato Paul11 ... dall'aforisma 291 è passata un po' d'acqua sotto i ponti ... Se ho ben inteso il senso del tuo discorso Hegel mise in luce la soggettività del pensiero senza chiedersi se l'oggetto del pensiero, pur trovando riscontri sensibili tali da definirlo oggettivo, fosse esso stesso soggettivo. Per come la vedo io invece, l'oggetto tangibile, sia esso un tavolo, o la "guerra del Vietnam", può produrre pensieri soggettivi che emergono da preoccupazioni interiori altrettanto soggettive. Cioè il soggetto realizza mentalmente l'oggetto senza che ciò comporti necessariamente che altri debbano, vogliano, o possano compiere lo stesso atto di realizzazione. Ovvio che ci sono molte cose che tutti realizziamo, i maestri della pubblicità ben sanno questa cosa.
Si negava all'epoca il fondamento emotivo della conoscenza, come del resto ancor oggi, almeno in stretto ambito filosofico
#1286
Citazione di: Eutidemo il 15 Aprile 2022, 06:22:46 AM@Daniele
Mi fa molto piacere che le mie vignette abbiano su di te un effetto emetico; per cui ti regalo anche questo bicchiere.

Il quale, riempito di un po' di vino "Veritas", mescolato con un po' di buon senso, potrebbe aiutarti a rivomitare tutte le stupidaggini che la propaganda putiniana ti ha fatto inconsapevolmente ingoiare.

Debbo contraddirmi e risponderti direttamente. Se sono filorusso lo sono solamente per disperazione, non perché me lo dica la ragione. Son disperato dalla strafottenza di sofisti come te che dominano il mio mondo. Gente comunista poi anarchica che poi si è trasformata chissà come. Giusnaturalisti convertiti al positivismo giuridico per oscure ragioni, naturalmente chiare nel loro modo di essere da costoro esposte. Ho già evidenziato le tue menzogne anche dialettiche, ma tu continui imperterrito forte della tua intelligenza scaduta ... l'ultima più in evidenza è la fola dell'aggressore e dell'aggredito ... Nemmeno mi ci metto. Comunque, siccome i vostri odiosi modi si avvalgono della dimenticanza di quel che si è detto e fatto mi prodigherò ad avvisare i nuovi ingressi nel forum delle tue prodezze qualora questi si avventurassero a dialogare con te esplicitamente.
Le vignette da voltastomego son solo un modo di dire che a darmi il voltastomaco è ben altro
#1287
Ma 'sti qua che parla qua drento, che lingua che i parla? Parché oramai a me so' invià a costituire un focolaio de separatismo, l'è vèra  ... no par dire an! A no ghe sto mina mi con la xente cusì ... Ma questi i no gà miga capìo che se no te dixi monade o buxìe te vedi tuto roverso. Vardè che mi so' veneto ... mexi etruschi civiltà villanoviana romani tedeschi slavi turchi e via dicendo ... ghe xé parfìn la via ongaresca. Serto che me difendo ... vegnì qua ca ve fasso vedare ... anca i ucraini i fa ben a difendarse, i dovarìa proprio coparlo chel pajaso che no l'è altro de Xeleschi.
Dixìo se voì censurarlo 'sto post, visto anca che qua vien trasmesse documentasioni l'è vèra in inglese o in russo e via dicendo sensa parlar dee vignete da voltastomego
#1288
Citazione di: Alexander il 14 Aprile 2022, 08:42:25 AMBuongiorno a tutti

Ci stiamo tutti rassegnando alle disuguaglianze sociali sempre più marcate. Sia l'Istat che , ieri, il Mef disegnano un quadro di una società italiana sempre più spaccata tra benestanti che stanno sempre bene, nonostante covid e adesso guerra, e "malestanti" che soffrono sempre più per tirare avanti. Sono quasi 7 milioni gli italiani poveri; più di 1 su 10 della popolazione. Poveri nel vero senso della parola: redditi così bassi da aver bisogno di assistenza e bonus per tirare avanti. A Roma 1 su 4 è povero. Sono dati raddoppiati rispetto a 10 anni fa. Ed è un trend in continuo peggioramento. All'orizzonte non si vede come questa tendenza si possa invertire. La guerra e le spese folli militari, che sottrarranno ulteriore spesa pubblica per i servizi sociali, non faranno che peggiorare la situazione. Ai redditi bassissimi si somma l'inflazione a livelli record e un costo delle bollette energetiche fuori controllo. La domanda però è un'altra: perché tutti noi , piano piano, ci stiamo rassegnando a vivere in questa società così strutturata? Voglio dire: un tempo la gente si ribellava alle ingiustizie, nascevano forze politiche di cambiamento, rivoluzioni, tensioni sociali profonde che, anche se non ottenevano tutto ciò che prospettavano, riuscivano a strappare un miglioramento, una più equa distribuzione della ricchezza. I ricchi rimanevano ricchi, non c'è dubbio, ma i poveri erano meno poveri, o almeno miglioravano il loro basso tenore di vita. Adesso, un po' ovunque nei paesi occidentali, ma anche negli altri dove, invece di forzare un cambiamento sociale e adoperarsi per esso, la povera gente preferisce, sfiduciata, andarsene inseguendo la chimera della vita "bella" in Occidente, è subentrata la convinzione che "tanto nulla cambia". Noi occidentali siamo ormai arroccati a difendere quel che resta della (sempre più in diminuzione) ricchezza costruita dalle generazioni che ci hanno preceduto, mentre nei paesi in via di sviluppo i miglioramenti sociali sono lentissimi e spesso pagati con riduzioni di libertà, con i ricchi che arricchiscono sempre più anche in quei paesi.Mancano anche leader politici all'altezza. In Francia se la giocheranno due come Macron e Le Pen per la presidenza.Cosa cambierà per la gente in concreto dalla vittoria di uno o dell'altro?Lavorativamente, socialmente intendo? Poco, quasi nulla. Cambieranno forse le politiche sull'immigrazione, ma per il resto? E' così un po' dovunque.
Buongiorno Alexander. Io non mi sono affatto rassegnato. Certo non sono così forte da ribaltare il banco e comunque son d'accordo con quel che dici. Ma sta succedendo qualcosa di grosso. La mia percezione mi suggerisce che si sia oltrepassato un limite ponendo di fatto in moto il fenomeno "guerra globale". Quanto durerà tale guerra e come si concluderà non ci è dato di sapere, ma la mia opinione è che sarà decisiva globalmente e non durerà molto
#1289
Varie / Re: Mai dire mai, tuttavia…
14 Aprile 2022, 09:30:23 AM
Citazione di: Ipazia il 13 Aprile 2022, 22:59:01 PMIl grado di sopportazione, e il degrado ideologico, degli ucraini. Anche la Yugoslavia ad un certo punto ha dovuto accettare di diventare Serbia.

Tu pensi Ipazia? Gli ucraini sono stremati e quelli che tra loro son contro il regime saranno terrorizzati. Spero sia l'Italia a togliergli le castagne dal fuoco. Gli italiani traditori ... proprio noi. Quelli che agli europei di calcio metà squadra si è inginocchiata e metà è rimasta in piedi. Unici ... only the brave! Quasi incredibile ... ma sai com'è .... mai dire mai! Comunque domenica prossima c'è la Parigi-Roubaix ... bisogna essere forti sì, ma ci vuole senz'altro un po' di fortuna per vincere
#1290
Forse il vento sta cambiando. Forse anche in Europa si sta facendo strada l'idea che Zelensky sia un pagliaccio megalomane e pericoloso il quale pensa di stabilire lui stesso un nuovo ordine mondiale. Vediamo chi tra i nostri politici salterà per primo nel carro del vincitore. Punto su Re-enzi naturalmente, senz'altro il più listo