@Eutidemo scrive:
Forse il mostruoso DEBITO PUBBLICO ce lo ha procurato l'Europa?
No, ce lo siamo procurato da soli.
In realtà invece , proprio perché all'interno dell'area euro, in questi anni siamo riusciti a non far esplodere del tutto il debito pubblico. Con il QE della BCE che teneva e tiene artificiosamente bassi gli spread dei paesi "periferici" all'area, l'Italia ha potuto rifinanziare il suo debito a tassi d'interesse ridicoli, risparmiando una montagna d'interessi da pagare per riuscire a piazzare i suoi Btp ( teniamo conto che attualmente il maggior acquirente di questi titoli è proprio la BCE tramite il programma d'acquisto QE, alcuni sostengono che , di fatto, sia l'unico acquirente istituzionale ormai, visto che i fondi sovrani sono già corsi ai ripari...
). Secondo me, un'uscita dell'Italia, come della Grecia e del Portogallo, dall'Euro non può prescindere da un default del debito pubblico. Questo dovrebbe essere messo in chiaro ai propri elettori dalle forze politiche che lo caldeggiano. Dopo il default però, come riusciranno questi paesi a rifinanziarsi sul mercato dei capitali a tassi...diciamo 'ragionevoli'? E senza questi finanziamenti l'Italia può reggere l'enorme e costosa struttura burocratica e clientelare che forma la sua ossatura (sigh!) sociale solamente con le entrate fiscali e con un limitato mercato interno dei valori? Non so, per es., di quanto oro dispone la Banca d'Italia nei suoi forzieri per determinare la forza della nuova moneta che verrebbe coniata, onde evitare una paurosa inflazione iniziale ( specialmente sull'acquisto dei prodotti energetici e a cascata, visto che tutto circola su strada, sull'alimentazione. Non possiamo paragonare l'Italia e gli altri paesi pigs dell'eurozona alla G.Bretagna, che dispone già di una sua autonomia monetaria, di una banca centrale che agisce in autonomia dalla BCE,e da una debito pubblico non rilevante ( oltre alla rete commerciale del Commonwealth...).
Forse il mostruoso DEBITO PUBBLICO ce lo ha procurato l'Europa?
No, ce lo siamo procurato da soli.
In realtà invece , proprio perché all'interno dell'area euro, in questi anni siamo riusciti a non far esplodere del tutto il debito pubblico. Con il QE della BCE che teneva e tiene artificiosamente bassi gli spread dei paesi "periferici" all'area, l'Italia ha potuto rifinanziare il suo debito a tassi d'interesse ridicoli, risparmiando una montagna d'interessi da pagare per riuscire a piazzare i suoi Btp ( teniamo conto che attualmente il maggior acquirente di questi titoli è proprio la BCE tramite il programma d'acquisto QE, alcuni sostengono che , di fatto, sia l'unico acquirente istituzionale ormai, visto che i fondi sovrani sono già corsi ai ripari...
). Secondo me, un'uscita dell'Italia, come della Grecia e del Portogallo, dall'Euro non può prescindere da un default del debito pubblico. Questo dovrebbe essere messo in chiaro ai propri elettori dalle forze politiche che lo caldeggiano. Dopo il default però, come riusciranno questi paesi a rifinanziarsi sul mercato dei capitali a tassi...diciamo 'ragionevoli'? E senza questi finanziamenti l'Italia può reggere l'enorme e costosa struttura burocratica e clientelare che forma la sua ossatura (sigh!) sociale solamente con le entrate fiscali e con un limitato mercato interno dei valori? Non so, per es., di quanto oro dispone la Banca d'Italia nei suoi forzieri per determinare la forza della nuova moneta che verrebbe coniata, onde evitare una paurosa inflazione iniziale ( specialmente sull'acquisto dei prodotti energetici e a cascata, visto che tutto circola su strada, sull'alimentazione. Non possiamo paragonare l'Italia e gli altri paesi pigs dell'eurozona alla G.Bretagna, che dispone già di una sua autonomia monetaria, di una banca centrale che agisce in autonomia dalla BCE,e da una debito pubblico non rilevante ( oltre alla rete commerciale del Commonwealth...).

Non mi sembra che l'usare la parola 'opinione' cambi l'agire rispetto alla parola 'verità'. L'agire cambia quando tu vuoi 'imporre' la tua opinione o la tua 'verità'. Tra l'altro il relativismo è estremamente funzionale al capitalismo e quindi, non volendolo, è di fatto uno strumento prezioso in mano proprio ad una struttura di potere e di tirannia da cui il relativista si vorrebbe liberare. Ossia: è perfetto che tutto cambi in continuazione, perché questo ci permette di non cambiare mai
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