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Messaggi - Carlo Pierini

#1321
Citazione di: Angelo Cannata il 23 Agosto 2017, 16:42:53 PM
Citazione di: Carlo Pierini il 23 Agosto 2017, 10:44:28 AMIl rito nasce come gesto simbolico rivolto a Dio.
Il rito nasce dove vogliamo farlo nascere noi, in base a quanto vogliamo estendere il significato della parola. Basti pensare che anche tra gli animali si riscontrano riti, riti di corteggiamento, riti di accoppiamento, che non sono sicuramente gesti simbolici rivolti a Dio.

...E cosa ne sappiamo? Anche gli anima-li hanno un'anima, per quanto "in nuce"!  :)
#1322
Citazione di: lorenzo il 14 Agosto 2017, 10:12:27 AM
Allora mi sembra, su queste basi, una discussione fatua, inutile.
Qualcuno osa opinare che non si è liberi di pensare ciò che si vuole? Persino che la terra è piatta e il sole le gira intorno?

Qualcuno osa opinare che non si è liberi di bere ciò che si vuole? Persino i liquami degli scarichi fognari?  :)
#1323
Citazione di: paul11 il 08 Agosto 2017, 14:40:23 PMI naga sono esseri semi divini, fra l'umano e il serpente, nelle narrazioni vediche indiane e si trovano molto simili alle raffigurazioni egizie con i quali furono in contatto nelle epoche dell'Alto Egitto.

Capisco che gli storici del simbolo di ispirazione materialista abbiano bisogno di giustificare le coincidenze-rassomiglianze-analogie tra simboli di diverse tradizioni attraverso l'idea di derivazioni dirette, cioè, di contatti culturali avvenuti nel passato tra gruppi etnici che poi si sono separati geograficamente. Ma, se questa derivazione a volte corrisponde con i fatti storici, altre volte non è così. Scrive Evola:

"Gli eruditi moderni stabiliscono spesso opache derivazioni tra testi, ricercano cioè il fatto empirico della trasmissione materiale di certe idee o leggende da un popolo ad un altro, da una «letteratura» ad un'altra, dal passato al futuro, ignorando che, dovunque agiscano influenze di un piano più profondo di quello della coscienza soltanto individuale, una corrispondenza e una trasmissione possono aver luogo anche per vie del tutto diverse da quelle ordinarie, senza condizioni precise di tempo e di spazio, senza contatti storici esteriori".  [J. EVOLA: Il mistero del Graal - pg.15]
#1324
Citazione di: Angelo Cannata il 19 Agosto 2017, 06:31:25 AM
Vorrei provare a discutere con coi di un modo laico, indipendente, di considerare e praticare i riti. Come sapete, tra le religioni si riscontrano queste pratiche, che hanno, come ogni pratica umana, i loro pro e i loro contro. Un rito che tutti conosciamo, ad esempio, è, in ambito cattolico, la Messa. L'orizzonte può essere esteso fino a considerare gesti semplicissimi che a volte non disdegniamo di chiamare riti: per certuni, ad esempio, è un rito irrinunciabile il caffè preso a una certa ora, un rito che può includere anche il modo preferito di prepararlo e poi prenderlo; spesso è un rito in noi il modo di eseguire certe azioni, perché col tempo ci siamo formati uno standard su come portarle a termine.

Il rito nasce come gesto simbolico rivolto a Dio. Per cui, dal punto di vista religioso, il cosiddetto "rito civile" è una variante degradata del suo significato originario, una sorta di idolatria in cui l'autorità dell'uomo sostituisce quella divina: celebrazione del matrimonio davanti al sindaco, di un processo giudiziario davanti al giudice, di un contratto davanti al notaio, ecc..
Se è vero che anche il sacerdote dei riti religiosi è un uomo, non dobbiamo dimenticare che egli non celebra il rito a titolo personale, ma in nome di Dio, così come il giudice e il notaio celebrano i loro processi in nome della "Dea bendata" Giustizia. ...E il sindaco? La sua autorità ("...in nome del popolo...") è legittima? Solo nella misura in cui è vero che "Vox populi, vox Dèi"!  :)
#1325
Citazione di: Daniele Bragagnolo il 11 Agosto 2017, 15:44:25 PM
Io credo che in questo spunto molto interessante possa aiutare moltissimo Nietzsche. Di fatto egli si è resoconto che parlare di libertà è probabilmente qualcosa di inconcepibile. Una parola forse troppo romanzata. Bellissimo a riguardo, uno dei suoi libri "Cosi parlò Zarathustra". La libertà forse è una meta che forse mai raggiungeremo completamente, proprio perchè come dice Nietzsche occorre una morte di dio. E' interessante vedere come molti pensieri siano rivolti a questo : la libertà spesso la si trova dove vi è una morte o una mortificazione. Secondo me ci troviamo di fronte a qualcosa di estremamente affascinante quanto paradossale : per ritrovare la libertà di noi stessi dobbiamo "morire", concedetemi la parola. Siamo cosi impregnati dei nostri legami sociali e culturali che non distinguiamo piu effettivamente quale sia il cibo avariato da quello sano. Di fatto siamo all'interno di un contesto nel quale l'importante è essere sazi, a priscindere dalle conseguenze dei cibi che ingeriamo. Ma per effetto di certi scompensi psicologici (vedi teoria della dissonanza cognitiva) siamo cosi abili nel razionalizzare certe catene che abbiamo, tanto che poi le consideriamo come condizioni della nostra libertà. Io credo che la soluzione per piu avvicinarci a questa tanto ambita libertà sia la conoscenza critica, distruggendo innanzitutto quegli ideali, quelle concezioni che abbiamo che gia ci portano, prima ancora di avere conoscenza, ad avere dei pregiudizi. Questi sono la vera avaria, questi non ci permettono di essere liberi perchè condizioneranno sempre la nostra "gnoseologia".
...Che, tradotto in parole più semplici significa: le idee che non corrispondono a verità tarpano le ali della nostra libertà e della nostra spontaneità. Quindi non è il condizionamento in sé che ci manda "in avaria" la mente, ma il condizionamento prodotto da idee false,  o autocontraddittorie (ipocrite); oppure da idee estremiste, cioè, vere soltanto a metà, come molte idee di Nietzsce (visto che l'hai citato):

"...Solo un eccesso di forza è la dimostrazione della forza. (...) Ogni mezzo è buono a questo scopo. Soprattutto la guerra. La GUERRA è sempre stata la grande saggezza di tutti gli spiriti divenuti troppo interiori, troppo profondi..." [Crepuscolo degli idoli]

"Conosco il piacere di distruggere in una misura conforme alla mia forza di distruzione. (...) Io sono il primo immoralista; con ciò sono il distruttore per excellence". [Crepuscolo degli idoli]

"Poter essere ostile, essere ostile: questo in ogni caso è il presupposto di ogni una natura forte. Essa ha bisogno di ostacoli, essa cerca ostacoli: il pathos aggressivo appartiene necessariamente alla forza, tanto quanto il sentimento di vendetta e il risentimento appartiene alla debolezza. (...)
Primo, attacco solo cose vittoriose. Secondo attacco solo cose contro le quali non troverei nessun alleato, contro le quali sono solo".  [Crepuscolo degli idoli]

"L'amore del prossimo è in sé debolezza, un caso particolare di incapacità a resistere agli stimoli; la compassione è una virtù solo per i décadents. (...) Io annovero il superamento della compassione tra le virtù aristocratiche". [Crepuscolo degli idoli]

"Il male più alto appartiene alla più alta bontà". [Crepuscolo degli idoli]

"La condizione d'esistenza dei buoni è la menzogna. (...) Tutto è fino in fondo falsato e falsificato dagli uomini buoni.". [Crepuscolo degli idoli]

"La mia definizione d'amore è l'unica che sia degna di un filosofo. Amore, nei suoi mezzi, la guerra; nel suo fondo, l'odio mortale tra i sessi. (...)
Come si cura, come si "redime" una donna? Le si fa fare un bambino. (...)
"Emancipazione della donna" - è l'odio istintivo della donna mancata, cioè inidonea alla procreazione, verso la donna realizzata (...). In fondo, le donne emancipate sono le anarchiche nel mondo dell'Eterno Femminino, quelle finite male, il cui istinto più basso è la vendetta. (...)
Una piccola donna che insegue la sua vendetta manderebbe all'aria anche il destino. La donna è indicibilmente più cattiva dell'uomo e più intelligente; la bontà nella donna è già una forma di degenerazione. (...) La lotta per l'uguaglianza dei diritti è addirittura un sintomo di malattia: ogni medico lo sa".  [Ecce Homo]

"Io sono stato il primo ad aver scoperto LA VERITÀ, per il fatto che io per primo ho sentito, ho fiutato la menzogna come menzogna. Il mio genio è nelle mie narici. (...)
Io sono anche l'uomo della fatalità. Poiché quando la verità dà battaglia alla MENZOGNA di secoli, avremo sconvolgimenti, un sussulto di terremoti, uno spostamento di monti e valli come non se ne sono mai sognati". [Ecce Homo]

"Un dio che venisse sulla terra non potrebbe fare nient'altro che torti". [Crepuscolo degli idoli]

"Se cerco la più profonda antitesi di me stesso, l'incalcolabile volgarità degli istinti, trovo sempre mia madre e mia sorella. Credermi imparentato con una tale 'canaille' sarebbe una bestemmia contro la mia divinità. (...) La continuità fisiologica rende possibile una tale 'disharmonia praestabilita'. (...)
Ma anche come polacco io sono un terribile atavismo. Bisognerebbe risalire i secoli per trovare questa razza, la più nobile che mai ci sia stata sulla terra, con la purezza d'istinto con la quale io la rappresento. (...) Non accorderei al giovane imperatore tedesco l'onore di essere il mio cocchiere". [Crepuscolo degli idoli]

"Si è apparentati meno di tutti che con i propri genitori: sarebbe il segno estremo della volgarità essere apparentati con i propri genitori". [Crepuscolo degli idoli]

"Che senso hanno quei concetti menzogneri quei conceti ausiliari della morale, 'anima', 'spirito', 'libero arbitrio', 'Dio', se non quello di rovinare fisiologicamente l'umanità?". [Crepuscolo degli idoli]

"Giudizi sulla vita, giudizi di valore, pro o contro, non possono infine mai esser veri: valgono solo come sintomi; in sé, giudizi del genere sono stupidaggini".

Quest'ultima affermazione di Nietsche conferma la sua auto-contraddittorietà (ipocrisia) di fondo. Infatti, che altro è la sua opera, se non una summa filosofica di "...giudizi sulla vita, giudizi di valore..."?
#1326
Tematiche Spirituali / Jung, la pazzia e la musica.
23 Agosto 2017, 01:48:16 AM
"Un gran numero di malati mentali non ritrova più la via del ritorno dal sogno. Essi si sono perduti nei labirinti di un giardino fatato, dove la stessa immutabile storia si svolge continuamente in un presente senza tempo. Per i malati la lancetta dell'orologio del mondo è ferma, per loro non esiste più alcun tempo, alcun divenire. Per loro è indifferente che passino due giorni oppure trent'anni sopra al loro sogno". [JUNG: Il problema della malattia mentale - pg.197] 

https://youtu.be/2xKwttyk4fI 

https://youtu.be/AU5xDqZ6VyE?t=5
#1327
E' vero. Ma l'idea solo intuita, seppur presente in qualche modo in noi, è sfocata, nebulosa. E per coglierne la profondità, l'estensione e la ricchezza ci si deve lavorare sopra, dobbiamo frequentarla e diventarne amici (riflessione). Altrimenti facciamo come gli atei: la crediamo un'illusione, un fantasma irreale, e la neghiamo.
Tradotta in linguaggio junghiano questa stessa riflessione suonerebbe più o meno così (come scrissi successivamente all'interlocutore di cui sopra):

<<Gli archetipi sono sì idee pre-esistenti, ma non sono già formulate o rappresentazioni già scodellate e pronte all'uso, ma sono entità *ordinatrici* delle idee umane, modelli di espressione del pensiero cosciente (quando c'è comunicazione col Sé); cioè, sono degli inosservabili la cui pre-esistenza si può desumere solo a-posteriori dall'osservazione comparata delle rappresentazioni umane sia individuali (sogni, visioni, opere ispirate, ecc.) che collettive (simboli sacri, miti, riti, idee religiose) e della loro tendenza a strutturarsi secondo modelli universali espressi in ogni tempo e in ogni luogo. E nel passaggio dall'archetipo alla sua formulazione come idea o come immagine simbolica, la psiche umana ha un ruolo fondamentale, intanto perché deve "riempire" di contenuti queste strutture originarie e, in secondo luogo, perché la loro proiezione nella psiche sarà più o meno "deformata" a seconda dello stato di equilibrio mentale del soggetto che ne è ispirato. I cosiddetti pazzi, infatti, non "producono" idee archetipiche, ma frammenti distorti e mutilati di idee archetipiche, così come è frammentato e deformato il loro "io". Il "terzo Reich" hitleriano, per esempio, non è altro che una variante mutilata e distorta dell'archetipo del "Terzo Regno". E' per questo che i religiosi considerano assolutamente prioritaria la cosiddetta "purezza dell'anima", che noi chiameremmo "salute mentale".>>

Quindi, tornando all'argomento del thread, non è l'uomo che proietta un'immagine illusoria di Dio, ma è Dio che proietta nell'anima umana un'immagine di sé; e questa immagine sarà tanto più "vera" quanto più "lo schermo" dell'anima sarà "teso" o privo di "macchie" o "strappi".
#1328
Tematiche Spirituali / Re:Una visione ...zodiacale!
23 Agosto 2017, 00:54:13 AM
Citazione di: paul11 il 22 Agosto 2017, 22:37:41 PM
Penso che la disamina di Inverno sia la più probabile(vado troppo d'accordo in questo periodo con Inverno  :D )

Gli indizi sono da una parte una matematica astronomica dei cicli yuga che è raffinata, che contrasta con il linguaggio dell'epica vedica. Se la prima è una testimonianza di una razionalità , il linguaggio utilizzato dall'epica nei veda è molto naturalizzato antropomorfico.Si utilizzano personaggi come pesci, tartarughe, e così via dentro l narrazione.
Le narrazioni delle tradizioni sono frutto  degli umani, è la forma allegorica e metaforica di fatti, avvenimenti realmente avvenuti.

Il problema non è il simbolo in sè e per sè. ma l'interpretazione culturale che l'uomo fa di quel simbolo.
Mi spiego.
Come trasmetteremmo le relazioni conoscitive ad un popolo molto più primitivo di noi e come loro interpreterebbero le conoscenze date e come ci interpreterebbero simbolicamente linguisticamente?
All'opposto come potremmo comunicare con esseri tecnologicamente molto più avanzati di noi?
I simboli sono nei Pioneer e nei Voyager lanciati nello spazio.

........................

Il problema è che se non rispondi punto per punto alle mie domande e ai miei commenti, ti capisco molto nebulosamente, non riesco a farmi un'idea precisa nemmeno dell'impalcatura del tuo "paradigma". Cerca di essere un po' più metodico e attento nelle tue risposte, please!

PAUL11
ti proponi di ricongiungere le scienze in un principio, in un tempo purtroppo come quello attuale dove invece la conoscenza è deflagrata in moltitudini di botteghe.

CARLO
...E' la "profezia" del mito della Torre di Babele: la confusione delle lingue! (la Torre è la Scienza) :-)
#1329
Citazione di: Phil il 22 Agosto 2017, 19:19:50 PMSe ritieni che "l'approccio solo analitico-astratto è fuorviante" (approccio che mi imputi, ma in fondo se ti rifiuti di affrontarlo, non puoi nemmeno sapere se lo hai capito bene e se è davvero così fuorviante, no? ;) ), ti invito a (ri?)leggere le suddette domande (quinta ed ultima volta che te lo suggerisco, prometto!) e magari ti accorgerai che alcune non sono affatto astratte, ma fanno appello proprio a quell'esperienza concreta che invochi e valorizzi...

Va bene, ma non prenderci il vizio, eh?   :)
Commenterò solo la tua prima considerazione, perché per tutte le altre vale il medesimo discorso. Dicevi:

<<La volontà e il pensiero non sorgono forse spontaneamente? Allora, se è così, il modo in cui sorgono non è affatto libero, ma condizionato dai processi che agiscono "dietro", a monte di ciò che viviamo come "spontaneità">>

CARLO
Come dicevo, il tuo approccio solo-analitico-astratto ti porta ad un errore dovuto all'assenza di osservazione del mondo reale-concreto. L'errore consiste nel fatto che stai applicando al pensiero il principio di causalità ("ogni evento ha una causa che lo produce"), il quale è valido solo nell'ambito della fisica classica (non nella meccanica quantistica), mentre nell'ambito dei processi mentali (che non sono processi materiali) si può parlare di "causalità" tra virgolette, cioè, in una accezione diversa da quella fisica e soloper una gamma relativamente limitata di eventi come, per esempio, quelli riguardanti certe pulsioni istintive non soddisfatte, oppure in moltissime forme più o meno leggere di nevrosi, o - più pesanti - di psicosi coattiva-ossessiva-compulsiva. Ma quando si parla, invece, di spontaneità, ci riferiamo ad attività mentali auto-determinate, cioè, sane, non causate, non etero-determinate, quindi libere.
Insomma, l'idea generale condivisa un po' da tutte le correnti della psicologia è proprio questa: la capacità di spontaneità ci dà la misura della salute mentale e si associa con la vitalità, con la gioia di vivere, con la creatività, col senso di libertà; mentre laddove esistono disturbi della spontaneità, c'è patologia, cioè, sofferenza, depressione, infelicità, aridità creativa, mancanza di libertà. Ecco: è solo nei casi di patologie particolari che dobbiamo cercare la causa (che è sempre inconscia e quindi serve un lavoro di introspezione), con il fine di eliminarla. Mentre cercare le cause della spontaneità, o del pensiero, o della volontà mi sembra una elucubrazione inutile quanto cercare la causa del tempo, della materia o dello spazio: è al di fuori della nostra capacità di dare risposte, ...non serve a una mazza. Come scrive Jung:


<<Per Freud tutto è una conseguenza rigorosamente causale di fatti precedenti, per Adler invece tutto è adattamento condizionato finalisticamente. [...] È molto interessante e addirittura affascinante vedere come le stesse cose appaiano così radicalmente diverse quando vengono illuminate per contrasto>>.  [JUNG: Psicologia dell'inconscio - pg.77]

<<Affrontare il fenomeno psichico in modo esclusivamente causale è psicologicamente inopportuno e porta alla ben nota monotonia interpretativa. [...] La sola ricerca della causa rende impossibile ogni sviluppo. Per la psiche, la reductio ad causam è il contrario dello sviluppo, blocca la libido ai fatti elementari>>.  [JUNG: La dinamica dell'Inconscio - pp.32/33]

<<La mentalità scientifica, fintanto che pensa in modo causalistico, è incapace di comprendere "in avanti"; capisce solo "all'indietro". Ma questo sapere è solo la metà dell'anima. L'altra metà, la più importante, si deve intendere costruttivamente, verso l'avanti, nella comprensione dei fini; e quando ciò non accade non si è capito nulla>>.  [JUNG: Il problema della malattia mentale - pg.211]
#1330
Citazione di: davintro il 14 Agosto 2017, 20:26:56 PM
Direi che il punto fondamentale sia che, se si parla di concetti, se ci si pone il problema di ammettere una presenza originaria dei concetti nella nostra mente, ci si pone su un piano in cui parlare di "inganno" o di "fede" non ha senso. I concetti non sono mai ingannevoli, perché ingannevole può essere una percezione, che porta a motivare un giudizio erroneo sulla realtà, ma mai un concetto. 
Tu stai parlando di quelli che Jung chiama "archetipi".
Scrivevo qualche tempo fa a un interlocutore:

<<...Una cosa è la similitudine tra gli individui, che rende possibile la comunicazione, e cosa ben diversa è la similitudine dei CONTENUTI delle idee. Infatti gli archetipi, se sono autentici (non distorti o mutilati) sono tutti rigorosamente complementari tra di loro e MAI contraddittori, proprio come tutte le verità che sono autenticamente tali. Mentre le "idee ordinarie" sono prevalentemente conflittuali, spesso anche quando appartengono ad un medesimo pensiero individuale (la coerenza è un bene tanto prezioso quanto raro).>>

Conosci Jung?
#1331
Citazione di: Angelo Cannata il 22 Agosto 2017, 12:50:55 PM
Citazione di: Carlo Pierini il 22 Agosto 2017, 11:55:42 AMAppunto: un fatto già avvenuto che ...non è ancora avvenuto! Complimenti per la coerenza!
Non è forse più ragionevole pensare che...

No, non è più ragionevole pensare ciò che dici tu. Quando si devono fare ricerche serie, con valore scientifico, la ragionevolezza non è ciò che pare e piace, ma ha criteri a cui i ricercatori devono attenersi.

Quando si fanno ricerche serie, la logica è fondamentale e le contraddizioni come le tue sono le prime che devono essere spazzate via.

ANGELO
Un criterio fondamentale è il rispetto del testo.

CARLO
Dio non ha parlato solo a Paolo, o solo ai profeti e agli evangelisti biblici, ma a TUTTA l'umanità, e lo ha fatto attraverso l'ispirazione di miti e racconti simbolici che sono raccolti in TUTTE le Sacre Scritture del nostro Pianeta. Pertanto, per me, "il testo" non è solo la Bibbia, ma comprende TUTTE le Scritture del mondo. Quindi sei tu che devi rispettare "il testo", invece di stare a difendere delle interpretazioni che sono assurde solo perché vedi la goccia ma non vedi l'oceano.

E siccome per il resto del post tu continui a cavillare su questioni poco significative e trascurabili, ignorando (irrispettosamente e con una certa arroganza) le mie osservazioni, mi fermo qui, ...perché io c'iò dda fa'!!! ...C'iò da fa' 'na rivoluzzione!!!   :)
#1332
Tematiche Spirituali / Re:Una visione ...zodiacale!
22 Agosto 2017, 13:49:46 PM
Citazione di: paul11 il 22 Agosto 2017, 11:23:01 AM
Mai asserito che siano extra terrestri, nessuna scrittura espressamente dice che "siano arrivati da  altri mondi", potrebbe anche essere, ma uso sempre il condizionale, perchè indizi ve ne sono, ma prove certe mancano.
I testi vedici parlano semmai espressamente di più razze umane, di cui noi dovremmo essere la settima: potrebbe essere .
Vuoi dire: antiche razze umane super-avanzate poi scomparse, delle quali noi saremmo i discendenti? Oppure razze che non hanno lasciato discendenze?

PAUL 11
Ribadisco che l'uomo ha una psiche e che Jung intuisce qualcosa che è atavico, archetipico, connaturato  nell'uomo e ho scritto che essendo l'uomo parte degli ordini è ovvio che ne sia empatico.
La spiegazione di Jung di ricondurre fatti eventi, scritture, testi, storie e tradizioni dentro un' unica interpretazione psichica, francamente è limitativa,  capziosa, anche se c'è qualcosa di vero .
Ma si sta dimenticando  che è l'uomo che ha scritto quelle tradizioni ,quegli "esseri" senzienti hanno solo "dettato oralmente".
Ed è chiaro che una razza umana ancora poco razionale  memorizza la sua esperienza storica nell'idioma del mito e leggenda e a noi è arrivata solo una parte, non tutta.

CARLO
E quali sono gli indizi, o le considerazioni, che dovrebbero inclinarci all'idea di una "dettatura orale" piuttosto che alla junghiana "ispirazione trascendente", cioè, "dettatura dall'alto"? (dico: "dettatura" per semplificare, ma in realtà l'ispirazione è un evento un po' più complesso).
Che ruolo ha nel "tuo" paradigma la profonda analogia-coincidenza di significato che si osserva tra i simbolismi più svariati della tradizione mitico-religiosa? Voglio dire: sei consapevole del fatto che l'uomo continua a produrre simboli e miti ancor oggi, senza che sia una razza superiore in carne ed ossa che glieli "detta"?

PAUL11
Cerco il confronto, non scontri interpretativi.
Molte scoperte archeologiche e revisioni storiche sono state attuate nell'ultimo secolo.
Ad esempio gli inglesi, come quasi sempre ( per il loro colonialismo), hanno "in mano" parecchi testi vedici( io direi sottratto alla proprietà indiana) e reperti  archeologici mesopotamici. Alla luce di Qumran per i testi ebraici, che ha confermato le veridicità dei testi sacri e io aggiungerei che i fatti storici come Esodo con spedizioni apposite che hanno seguito le tappe dalla fuga dall'Egitto alla terra promessa confermano la storicità (altro che fantasie!);

CARLO
Lo sapevi che una delle caratteristiche di moltissimi simboli (miti, leggende, scritti sacri, ecc.) è quella di veicolare il proprio messaggio attraverso immagini di eventi storici reali?

"Esistono delle realtà d'un ordine superiore, archetipico, variamente adombrate dal simbolo o dal mito. Può accadere che nella storia determinate strutture o personalità vadano, in una certa misura, ad incarnare tali realtà. Storia e superstoria allora interferiscono e finiscono con l'integrarsi a vicenda, e a quei personaggi e a quelle strutture la fantasia può trasferire istintivamente i tratti del mito appunto in base al fatto che, in un certo modo, la realtà è divenuta simbolica e il simbolo è divenuto realtà. Di fronte a tali casi, l'interpretazione « evemeristica » capovolge del tutto i veri rapporti. In essi è il « mito » che costituisce l'elemento primario e che dovrebbe servire da punto di partenza, mentre la figura storica o il dato storico ne è solo una espressione, contingente e condizionata rispetto a quell'ordine superiore".    [J. EVOLA: Il mistero del Graal - pg.16]

PAUL11
Dobbiamo anche riflettere che i "grandi saggi" da Confucio, a Lao Tzè, a Buddha, a Gesù sono nei primi sei secoli avanti Cristo fino a Gesù stesso.............e poi il nulla.  

CARLO
Beh, poi c'è stato anche Maometto, nel VI secolo dopo Cristo. Comunque, cos'è che ci obbliga a pensare che questi grandi innovatori abbiano divulgato delle idee dettate dalla "razza superiore", invece che da ispirazioni "dall'Alto"?

PAUL11
Le profezie, e non intendo il concetto spirituale in sè e per sè, ,ma quello che descrive lo stato umano in "crescita"  o "decadenza" ad esempio nel Satya Yuga e oggi che vivamo nel kali Yuga, sono perfettamente rispondenti: anche questo è fortuito, ci hanno azzeccato
per puro caso? Rivelazioni o Apocalisse di San Giovanni cosa in fondo descrive nel percorso decadente fino agli "ultimi giorni"?

CARLO
Nemmeno io credo alla casualità. Ma continuo a non vedere la necessità di una razza avanzata, dal momento che anche dopo quei grandi saggi, hanno continuato ad esistere grandi poeti ispirati dalle "Muse", e grandi santi-visionari che hanno contribuito in misura notevole all'arricchimento delle "scienze dello spirito", specialmente in Occidente. Non c'è quasi paragone, per esempio, tra la migliore teologia-filosofia cristiana e la migliore filosofia taoista o buddhista; senza nulla togliere, naturalmente, ai grandi meriti di queste ultime.

PAUL11
Allora significa che la saggezza non è  nel progredire delle nozioni tecnologiche e quindi non è assolutamente detto che l'uomo d'oggi sia psichicamente più  "stabile" di quell'uomo antico e così poco tecnologico .
Dobbiamo toglierci il condizionamento culturale di una progressione lineare  in ascendere dell'uomo che è solo tecnologico
o ritenere "infantili" e quindi psichicamente fantasiosi quegli antichi, mentre noi oggi siamo una umanità "più consapevole e matura"?

CARLO
Sono d'accordo.

PAUL11
Carlo, tu hai scritto numerosi post interessanti ad esempio sulla mente / cervello mi trovi d'accordo.Stimo la tua ricerca sui simboli  appassionata, perchè alla fine cerchi "un senso".  A mio modesto parere tenendo conto della tua conoscenza acquisita sui simboli dovresti confrontarti con altri autori, cercare in altri domini oltre lo psichico, ma questo dipende soltanto da noi.

CARLO
Infatti, la mia ricerca va ben oltre la psicologia, che rappresenta solo l'inizio delle mie investigazioni. Da almeno 15 anni sto elaborando la Complementarità degli Opposti come Principio universale di cui ho sintetizzato le regole principali e su cui ho scritto un paio di mila pagine. Quindi, oltre alla psicologia ho dovuto estendere il mio interesse a tutti i settori dello scibile (teologia, filosofia, storia comparata delle idee religiose, epistemologia, storia della scienza, ecc.); e il mio fine è quello di dimostrare la validità del Principio nel campo della Fisica (il mio retroterra culturale è scientifico). Solo in questo modo sarà possibile, da una parte dimostrare l'esistenza di Dio (Dio è quel Principio, come intuirono i Taoisti), e dall'altro unificare l'intera Conoscenza (dalla Fisica alla Teologia) sotto il medesimo Principio-Dio. Capisco che tutto ciò possa sembrare smodatamente ambizioso, ma dopo venticinque anni di studio e di riflessione (una media di 12 ore al giorno!), non ho alcun dubbio che tutto ciò sia realizzabile. Ho qualche dubbio, invece, che sia proprio io, da solo, a riuscire nell'impresa. Ma non mi interessa molto. Questa avventura intellettuale è stata - ed è tutt'ora - così esaltante che vale la pena di essere vissuta comunque vada a finire!!   :)
#1333
Citazione di: Angelo Cannata il 22 Agosto 2017, 03:13:34 AM
Citazione di: Carlo Pierini il 22 Agosto 2017, 01:44:23 AMè' evidente che l'umanità NON è stata liberata dal peccato, quindi quel: <<...ci ha liberati col suo sangue>> non può essere inteso in senso letterale, ma simbolico, cioè riferito a un evento futuro. Altrimenti dobbiamo pensare che Paolo si è sbagliato di grosso. E' questa la tua interpretazione?

Il fatto che la liberazione dal peccato non sia evidente per te non significa che non lo sia per Paolo e per chi fino ad oggi continua ad aderire alla stessa sua fede. Qui non stiamo discutendo di ciò che deve risultare evidente a te, o del tuo modo di pensare: stiamo discutendo di ciò che risultava evidente a Paolo e al suo modo di pensare. Ora, sia Paolo, sia tutta la tradizione cristiana che fino ad oggi si rifà a Paolo, hanno sempre inteso concordemente che la liberazione dal peccato da parte Cristo è un fatto considerato come già avvenuto, definitivo; ciò che manca a tale liberazione è soltanto il suo realizzarsi anche attraverso la libera adesione di quanti verranno all'esistenza
Appunto: un fatto già avvenuto che ...non è ancora avvenuto! Complimenti per la coerenza!
Non è forse più ragionevole pensare che si tratta di un *ANNUNCIO* già avvenuto di una Redenzione non ancora realizzata? Cioè, di un annuncio divino che è riecheggiato in ogni angolo del mondo (e non solo in Israele) nelle decine e decine di miti del Salvatore-Redentore che costellano la nostra storia sacra e che ne prefigurano simbolicamente l'avvento? Non è forse tutto più coerente sia col fatto che non esistono prove dell'esistenza storica di Gesù, sia col fatto che, invece, ne esistono a centinaia sull'esistenza mitico-simbolica del Salvatore? ...E, del resto, cosa significa "Vangelo", se non "ANNUNCIO"?
Ecco, ciò in cui io credo fermamente (perché ho raccolto centinaia di indizi convergenti che lo confermano) è che quel Redentore futuro non sarà un uomo in carne ed ossa, ma l'incarnazione del Principio supremo (il "Logos") nella cultura umana come Principio universale della conoscenza valido in OGNI disciplina del sapere e i cui attributi fondamentali (uni-trinitarietà, onnipresenza, trascendenza, "alfa e omega", ecc.) corrispondono con quelli che la tradizione religiosa ha riconosciuto da millenni alle diverse raffigurazioni mitico-simboliche del Divino e della sua Incarnazione terrena.
#1334
Tematiche Spirituali / Re:Una visione ...zodiacale!
22 Agosto 2017, 10:42:39 AM
Citazione di: paul11 il 22 Agosto 2017, 09:31:38 AM
Carlo,
può essere che ci siano fraintesi. francamente a me sembra dalle tue citazioni che vi sia "troppa" interpretazione "psichica"

Invece, tu pensi che questa "razza extra-terrestre" sia sbarcata sulla terra, abbia impartito all'uomo le sue conoscenze (o parte di esse) e poi se ne sia andata? Se leggi il mio "Una esperienza visionaria molto istruttiva" ti renderai conto che la logica della manifestazione degli archetipi (il "mio" caduceo esprime il medesimo significato delle varianti cinese, mesopotamica, indù, ecc. di 5.000 anni fa) sussiste ancora e agisce attraverso sogni e visioni.
Scrive Jung:

"Anche ai giorni nostri ci è dato di osservare la formazione spontanea di veri e propri simboli religiosi nell'individuo; essi spuntano dall'inconscio come fiori di specie ignota, e la coscienza rimane smarrita e non sa bene che cosa fare con tale nascita. Non è troppo difficile stabilire che quei simboli individuali provengono, per il loro contenuto come per la forma, da quello stesso "Spirito" inconscio (o quel che esso sia) da cui provengono le grandi religioni degli uomini. L'esperienza prova comunque che le religioni non sorgono quali frutti di una elucubrazione cosciente, ma provengono dalla vita naturale dell'anima inconscia, che in qualche modo esprimono adeguatamente. Ciò spiega la loro diffusione universale e la loro straordinaria efficacia storica sull'umanità". [JUNG: Realtà dell'anima - pg.157]

Tu, invece, come giustifichi questi fenomeni? Con un ipotetico potere telepatico degli extraterrestri? Sono loro ad inviarci questi simboli? ...E il mio sogno di Saturno (vedi il thread: "Un sogno archetipico e un film") come lo giustifichi? E quello del "capricorno" che ti ho descritto ieri? ...Ancora con la telepatia extra-terrestre? Insomma, perché continui a monologare ignorando le mie osservazioni?
#1335
Tematiche Spirituali / Re:Una visione ...zodiacale!
22 Agosto 2017, 02:04:19 AM
Citazione di: paul11 il 22 Agosto 2017, 01:42:15 AM
spiegami le differenze fra Elohim, Adonai e Yawehe. persino gli ebrei si arrampicano sui muri inventandosi dei plurali.
Hanno costruito persino l'ermeneutica Yawista ed Eloimista per uscirne fuori dalla contraddizione dei termini diversi, arrampicandosi sui muri esegetici.

quando qualcuno finalmente leggerà letteralmente e sta accadendo, compaiono altre forme di narrazioni molto più realistiche e meno psichiche.

Chi pensa ancora ad un dio creatore  che si sporca le mani per creare il solo pianeta terra  e Adamo come sola razza esistente  sta facendo la storia fantastica ,non lega più la razionalità con la storia..Persino l'astrofisica sta studiando gli esopianeti e la esobiologia.

Non mi interessa sapere che fossero marziani o chissà da dove, o una razza umana avanzata presseistente.
Sta di fatto che esistettero e noi li pensiamo dei fantastici.
Non è possible che la cultura indo-cinese conosca dalla notte dei tempi i concetti di energia dei chakra senza nemmeno sapere di anatomia e fisiologia
Il concetto del Dio universale non muta. Trovo banale pensarlo per un solo popolo o un solo pianeta, o arrogarci l'unica possibilità su miliardi di galassie e sistemi planetari

...Ancora con questa storia delle interpretazioni "psichiche"?  Tu stai parlando da solo ignorando quello che scrivo. Per cui, visto che il dialogo non ti interessa, ...io scendo alla prossima!  :)