Colgo subito l'invito di Phill, perché la correttezza del dato statistico è garanzia di evitare trilussate di genere covidemico.
La conferenza di Istambul focalizza il dato sulla violenza familiare di natura squisitamente patriarcale, laddove si instaura un legame affettivo violato dal violento. La legge italiana di recepimento, giustamente, evita qualsiasi attribuzione di genere al violento e alla vittima, ma il dato empirico lo fa.
Per una lettura eticamente corretta del "femminicidio" bisogna determinare l'abiezione del gesto del quale individuerei due tipologie certe:
1) la possessività che nega sovranità e rispetto alla vita della vittima, da parte di familiari e affini;
2) il "pezzo di carne" da stupro, principalmente da parte di estranei e legami occasionali;
Una subspecie, più marcatamente patriarcale, è:
3) uccisione di donne in quanto simboli militanti di emancipazione femminile (tipo Malala) attive socialmente, politicamente e sindacalmente. Qui il movente non è sessuale/sentimentale, bensì politico patriarcale, ma permane il corretto uso semantico del "femminicidio", ovvero uccisione di una donna in quanto donna.
Escluderei il caso dell'omicidio compassionevole spesso accompagnato dal suicidio e mi pare che anche le statistiche istituzionali più accreditate tengano conto delle diverse tipologie.
La conferenza di Istambul focalizza il dato sulla violenza familiare di natura squisitamente patriarcale, laddove si instaura un legame affettivo violato dal violento. La legge italiana di recepimento, giustamente, evita qualsiasi attribuzione di genere al violento e alla vittima, ma il dato empirico lo fa.
Per una lettura eticamente corretta del "femminicidio" bisogna determinare l'abiezione del gesto del quale individuerei due tipologie certe:
1) la possessività che nega sovranità e rispetto alla vita della vittima, da parte di familiari e affini;
2) il "pezzo di carne" da stupro, principalmente da parte di estranei e legami occasionali;
Una subspecie, più marcatamente patriarcale, è:
3) uccisione di donne in quanto simboli militanti di emancipazione femminile (tipo Malala) attive socialmente, politicamente e sindacalmente. Qui il movente non è sessuale/sentimentale, bensì politico patriarcale, ma permane il corretto uso semantico del "femminicidio", ovvero uccisione di una donna in quanto donna.
Escluderei il caso dell'omicidio compassionevole spesso accompagnato dal suicidio e mi pare che anche le statistiche istituzionali più accreditate tengano conto delle diverse tipologie.