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Messaggi - daniele22

#1336
Non mi sono mai interessato del caso Moro anche perché mi è sembrato e mi sembra ancora uno di quei casi che in un certo senso sarebbero dovuti accadere quasi a prescindere da chi poi di fatto li abbia compiuti. Ricorda in un certo senso anche il doppio attentato nella stessa giornata all'arciduca Ferdinando a Sarajevo, ma la storia è piena di tali faccende. Mi sembra comunque più che giustificata l'idea che vi sia stata una mano occulta a dirigere, e la prova quasi provata di ciò sarebbe la non reperibilità delle registrazioni della sala operativa, a meno che non vi fosse sciatteria nella gestione di tali documenti
#1337
Citazione di: viator il 10 Dicembre 2022, 13:44:19 PMSalve daniele22. Citandoti : " Dello spiritualismo non so bene cosa si intenda o intendi ... una specie di via ascetica?".

Le fedi e le credenze (non gli armadi, che sono altra cosa) spiritualistiche, senza addentrarsi in una loro descrizione di ambito metafisico........sono, per esempio, quelle che escludono dal loro pensiero (diversamente da politeismo e monoteismo) la esistenza di deità specifiche pur ammettendo e coltivando dottrine trascendetalistiche (quindi appunto di ordine filosofico-spiritualistico).

Esse sono coltivate da centinaia di milioni di adepti. Basta pensare - che so - al Buddismo, il quale è fede-disciplina di vita basata sugli insegnamenti di un qualche profeta o "maestro" di umanissima nascita, il quale ha proposto esempio di vita interiore od esteriore basata su virtù ed etiche che tralasciano precetti assolutistici, privi di qualsiasi "copyright" divino. Saluti.


Grazie viator, detta così è molto semplice rispetto ad altre descrizioni
#1338
Ciao Eutidemo, avevo inteso letteralmente che il sogno fosse di Dio e quindi proponevo la mia versione, il sogno umano, che corrisponderebbe al trionfo del solipsismo inconsapevole. Gli è però che io sono perfettamente consapevole del mio solispsismo che è per nulla ideologico, bensì di fatto. Ma il solipsismo inconsapevole, che si traveste con fogge assai diverse spesso ideologiche, nulla di meglio fa purtroppo che mettere in scena la nostra ostinazione a riferirsi ad una realtà esterna a noi. Nelle tue risposte a Iano e a viator ho notato che ti è ben chiara questa separazione che vi è tra quel che vive dentro la nostra mente e quel che dovrebbe vivere fuori della nostra mente, anche se vi ho scorto qualche imprecisione, ma tralascio. Vien quasi da chiedersi su quali basi si stia discutendo quando si parla. E infatti, per far chiarezza tu ti rivolgi al presunto noumeno che è forse l'entità per eccellenza adatta a reggere questa discussa e controversa realtà esterna, chissà chi ne avrà parlato per la prima volta, e mi fa piacere che dici presunto noumeno perché a mio giudizio si tratterebbe di una entità metafisica del tutto inutile e addirittura fuorviante per come la vedo io. Detto ciò c'è da ricordare che la conoscenza si sviluppa separando il conoscitore da quel che conosce, e qui ci troveremmo già tra le sabbie mobili. Puntualizzo inoltre che noi, la nostra mente, viva di immagini la cui realizzazione mentale ed integrazione ci viene permessa dall'esistenza di tutti i nostri organi di senso. Sarebbe in questo senso vero che vi sono immagini che per lo più non impattano col corpo, a meno delle sensazioni che possano generare, tipo quelle visive o auditive, e sarebbe pur vero che vi sono immagini che invece ce l'hanno permanente il contatto col corpo, tipo quelle tattili o gustative ... ma pur sempre e comunque di immagini si tratta, le quali sarebbero in primo luogo connesse con le relazioni anche inconfessate che sussistono tra mente e corpo. Avremmo dunque tutto quel che ci occorre per esercitare un corretto pensiero coi piedi per terra, pertanto, che senso avrebbe parlare dell'essenza inconoscibile delle cose, rappresentandola quasi come fosse un problema, se non sappiamo neppure che quando parliamo parliamo riferendoci all'unica realtà possibile certa, cioè quella dentro di noi comprensiva di tutte le parole che circolano nella nostra testa? Che ce ne facciamo del noumeno che sembra quasi uno specchietto per le allodole atto a farci perdere sicuramente tempo? ... e c'è più tempo che vita
#1339
Citazione di: viator il 08 Dicembre 2022, 19:23:47 PMSalve. Riflessione :


  • Il politeismo è fede-convinzione che induce al fatalismo. Il fedele ha a che fare con una quasi sempre mostruosa burocrazia teologica, in cui esistono deità troppo numerose e litigiose, le quali si occupano di ogni minuto aspetto della vita e dei destini. Meglio lasciar fare agli dei, e quel che deve essere sarà.


  • Lo spiritualismo è atteggiamento-convinzione che tende a rifuggire dall'affermazione della esistenza di uno o più deità, preferendo privilegiare il trascendentalismo. Esso sembra proprio che voglia occuparsi essenzialmente di una visione non teistica, ma che che si esprima concentrandosi su valori etici e filosofici di specie metafisica e fondati sulla sensibilità personale assai più che su dogmi dottrinali.


  • Il monoteismo (le tre grandi religioni, cristianesimo, ebraismo, islamismo) sembra proprio fatto apposta per accentarsi sul fanatismo. Richiamandosi alla assolutezza di un unico un Dio, esso inevitabilmente accentua la negazione quanto più – appunto - possibilmente assoluta di ogni e qualsiasi alternativa (arrivando spesso a perseguire e perseguitare ogni genere di dubbiosità dottrinale e gerarchica ed essendo (sempre il monoteismo) costantemente tentato ad ergersi in teocrazia (forse la storia passata e presente ci dice qualcosa in proposito).


Riflessioni vostre ?. Saluti.
Illustre compare di forum, certo che poni questioni un po' particolari per addentrarsi senza il rischio di dire qualche stupidata. Comunque l'intervento di Kobayashy, a parte la parte finale che ho più intuito (penso giusto) che ben compreso, mi è sembrato profondo e pertinente. Non sono certo un entusiasta della vita viator, ma mi ci trovo tutto sommato anche bene. Nulla è importante! sdrammatizzando. Non conosco i motivi per cui hai aperto siffatto topic, ma per me forse hai ragione nel dire che il politeismo induce ad un certo fatalismo. O forse è il contrario. Del monoteismo ne ha già parlato Kobayashy in modo più che esauriente. Dello spiritualismo non so bene cosa si intenda o intendi ... una specie di via ascetica? Comunque, proprio per adeguarmi al rischio di dire una stupidata ti dirò che ho riflettuto sui vizi, che sono un po' come gli Dei, ma al contrario. Beh, ora non vengo certo qui a raccontarti delle mie pirandelliane carriole, o di vari vizi capitali che possano affliggermi, ma mi son fatto convinto che se uno è tendenzialmente affetto da molti vizi possa essere anche tendenzialmente un fatalista. O forse anche qui è il contrario. Ci sarebbe comunque in lui, nel polivizista dico, una specie di abbandono che si conforta del fatto che in mancanza di un vizio ve ne sarà sempre un altro pronto all'uso e così di seguito in questa danza di compensazioni fino a quando si stancherà, o morirà. Non so se il paragone possa calzare, comunque l'importante è la salute ... saluti
#1340
Citazione di: Eutidemo il 09 Dicembre 2022, 11:31:49 AM
Trovo estremamente acuta ed arguta la tua idea di considerare il tempo come un "ordine di attenzione" dettato da un essere superiore; anche questo mi ricorda molto la concezione di Berkeley, secondo la quale,  nel suo "Trattato sui principi della conoscenza umana" del 1710, in sostanza, tutto ciò che esiste (in quanto percepito), non è altro che una sorta di "sogno di Dio"! 
Ed è singolare che un empirista inglese, abbia espresso un concetto, per molti versi, simile all'"Advaita Vedanta".
Mi fa piacere Eutidemo. Preciso: considero il tempo come un ordine di attenzione dettato per certo anche da un essere superiore. Infatti non più di tre settimane fa ho percepito nettamente in pochi stanti un ordine di attenzione dettato da una scossa di terremoto, in questo caso l'essere superiore di turno. A volte però ci viene concesso di conferire una gerarchia tra i vari ordini che ci si propongono. A mezzogiorno di oggi potevo anche risponderti, ma ho percepito nettamente un ordine di attenzione segnalato dal mio stomaco, al quale mi sono adeguato nel frattempo. Quindi ho messo da parte momentaneamente l'ordine di attenzione percepito da me in merito al tuo intervento. Volgendomi ora verso altri ordini ci sarà in ogni caso qualcuno che si farà dettare l'ordine di attenzione imposto dall'uscita dell'ultima trovata tecnologica. Ci sono pure le ideologie. Insomma, a ciascuno i suoi ordini e i suoi tempi personali durante i quali balza tra l'uno e l'altro. Ordunque e sinteticamente prendo senz'altro per buona la concezione di Berkeley, ma il sogno non sarebbe quello di Dio, con tutto il rispetto per gli inglesi, bensì il sogno di Io, con tutte le conseguenze del caso
#1341
All'idea di Dio associo spesso l'idea di Tempo. Eutidemo, mi intriga assai che un uomo che si intende di legge apra un argomento il cui protagonista sia il Tempo. Quando penso al Tempo devo dire che da molto tempo ho smesso di pensarvi in termini di flusso continuo, avendolo inquadrato per lo più come un ordine di attenzione, e una legge è senz'altro un ordine di attenzione. Pertanto la mia visione del Tempo assomiglia molto ad un'opera teatrale in cui vi è un incipit dettato da un ordine di attenzione, una storia che fluisce all'interno dell'ordine imposto dall'incipit, e naturalmente una fine. A prescindere ora dalla legge intesa come norma giuridica vorrei dire che il fluire continuo del tempo venga determinato dalla sottomissione ad un ordine di attenzione. In parole povere un determinato ente, animato o inanimato che sia, verrebbe assoggettato ad un fluire del Tempo dall'ordine di attenzione che questi impone quando possa influire più o meno sull'eventuale ente che lo percepisce
#1342
Citazione di: Socrate78 il 07 Dicembre 2022, 21:34:40 PMAttenzione Daniele, in realtà quando noi proviamo un'emozione perché abbiamo il ricordo di una cosa che in passato ci ha provocato piacere, gioia (o dolore), in effetti anche se non ce ne rendiamo conto operiamo una valutazione razionale, è come se dicessimo: "Siccome questa realtà in passato ci ha fatto stare bene, ALLORA è altamente probabile che ci dia ancora felicità!", dietro vi è un giudizio razionale sulla probabilità che quella realtà ci dia ancora piacere, ed è per questo che proviamo gioia!
Come vedi la ragione è presente a guidare l'emozione, si tratta di un giudizio sulla positività di quella realtà visto che in passato ci ha fatto stare bene.
Avevo detto che la tua opinione era plausibile, ma l'illustre viator evidentemente si è irritato di fronte a questo morbido mio pensare e ha deciso di esprimersi in proposito. Senza offesa e in tutta sincerità sembra pure a me che la tua visione sia difficilmente condivisibile, solo che finché uno fa i conti con se stesso, cioè con la propria esperienza personale, unica e intima, può anche pensare di essere un "diverso", e troppa sicurezza può infine rivelare una certa arroganza, ma evidentemente dopo la risposta di viator quella che prima sarebbe risultata come arroganza ora verrebbe ridimensionata ad una certa sicurezza che non risulterebbe più essere troppa. Sempre che non si sia, io e l'illustrissimo, due "diversi", ma uguali. In questo caso bisognerebbe rivolgersi allora alle funamboliche imprese espresse da altro pensiero, non il tuo, circa l'uguaglianza mela = frutta. Ma qui entriamo nella viatorica dimensione concessa solo alle menti umancelesti. Buona giornata
#1343
Citazione di: Socrate78 il 07 Dicembre 2022, 20:16:44 PMLe emozioni nascono dal giudizio semplicemente perché noi giudichiamo sempre e lo facciamo in ogni istante della nostra vita. Anche dal punto di vista cerebrale la corteccia dove ha sede la razionalità è connessa con il sistema limbico (emotivo), quindi è plausibile quello che dico quando dico che è il giudizio a comandare l'emozione e a scatenarla. Anche quando sembra che l'emozione sia istantanea, c'è sempre un giudizio immediato. Ad esempio nel momento in cui io faccio un incidente e vengo tamponato immediatamente GIUDICO il fatto come dannoso e negativo e quindi provo rabbia e mi scappa anche qualche imprecazione, ma è perché prima ho giudicato come negativa la cosa. Anche quando ci si innamora questo accade perché noi valutiamo che quella persona potrà darci in futuro molta gioia e felicità e staremo bene con lei, costruiremo uno splendido futuro insieme, e da quest'insieme di giudizi e aspettative nasce l'innamoramento, ma come si vede si tratta sempre di valutazioni che vengono fatte.
Che sia plausibile non lo nego di certo. Sul fatto che noi giudichiamo in ogni istante della nostra vita mi sembra cosa più che assodata. Sul fatto che l'emozione sia regolata da una valutazione razionale non sono per nulla d'accordo, ma la mia è solo un'opinione buona quanto la tua. La mia dettata dal fatto che la mia storia personale è anche il ricordo (conoscenza) delle cose che possono dare piacere o dolore etc etc; si tratta cioè anche di storia emotiva sedimentata. Ribadisco quindi che secondo me l'emozione si produce là dove l'immanenza a volte sorprendente della realtà incontra tale memoria; la ragione viene dopo e di solito la prima cosa che fa è quella di cercare di attribuire una responsabilità per quanto è accaduto
#1344
Citazione di: Socrate78 il 04 Dicembre 2022, 18:36:40 PMNormalmente si ritiene che le emozioni siano una sfera separata dal giudizio della ragione, ma a mio avviso non è così, nel senso che io ritengo che le emozioni nascano da un giudizio e da una valutazione razionale. E' il giudizio che noi facciamo (anche istintivamente) su ciò che ci accade a generare l'emozione conseguente: se il giudizio è negativo l'emozione sarà negativa (rabbia, tristezza, angoscia, ecc.), se il giudizio è positivo si avrà un'emozione gratificante e positiva (gioia, euforia, soddisfazione). Ne consegue che è proprio la parte razionale da cui deriva il giudizio a comandare quella emotiva: se io ad esempio torno a casa e noto che i ladri hanno messo tutto a soqquadro ecco che immediatamente formulo un giudizio pessimo su ciò che è accaduto e l'emozione sarà negativa, così accadrà se perdo il lavoro o vinco al superenalotto. Ma attenzione: le emozioni secondo me non dipendono da ciò che ci accade, ma dal giudizio che noi formuliamo. Ad esempio di fronte ad un evento come prendere un voto basso ad un esame universitario, due persone possono benissimo avere emozioni diverse: uno studente che si aspettava una bocciatura sarà contento di aver passato l'esame anche con un diciotto, mentre uno studente che puntava al trenta probabilmente sarà scontento e rifiuterà il voto, come vedete non è l'evento in sé a scatenare l'emozione, ma il giudizio che ogni persona dà all'evento, e la valutazione può essere diversa da persona a persona, di fronte ad un'offesa io posso arrabbiarmi moltissimo mentre un altro potrebbe trovare la cosa non grave e non prendersela ed anzi farci sopra dell'ironia, gli esempi sono tanti.
Ciao Socrate78, visto pure l'intervento dell'illustrissimo viator, volevo aggiungere pure io qualche considerazione giusto proprio per non essere da meno. Sei proprio sicuro che la tua emozione nasca da una valutazione razionale? Dico questo perché analizzando la mia esperienza e storia personale ho la netta sensazione che le emozioni sorgano in me in assenza di mediazione della ragione. Le emozioni si innescherebbero per tramite della conoscenza che tu hai del reale, la conoscenza del tuo vissuto, della pancia forse direbbe Ipazia. Il contrasto tra tale conoscenza e l'aspettativa (come peraltro evidenzi tu stesso nel post) genererebbe quindi l'emozione. Il grido umano, la porta di casa aperta, quindi, genererebbero da subito emozione, senza che intervengano giudizi razionali. L'emozione può poi cambiar forma mano a mano che consapevolizzi quel che la ragione esprimerà via via col tempo sull'accaduto. Se fosse come tu dici, vero sarebbe allora che la ragione può esercitare un dominio sull'emozione. Da lì a confinare l'emozione a sciocco e dannoso sentimento umano il passo è breve.
Più in generale sull'argomento mi sembra poi arbitrario il fatto che l'ordine debba derivare dal Caos o da qualsivoglia abisso della mente di Dio. Sempre arbitrariamente potrebbe essere benissimo che derivi da un ordine temporalmente anteriore. Non mi è dato di sapere per certo da dove salti fuori il nomos, ma pensare che salti fuori dalla legge naturale non mi sembrerebbe una bestemmia. Ne conseguirebbe quindi che il nomos corrisponda ad una grammatica fondata dalle osservazioni compiute sulla legge di natura e articolata a cura del logos umano ... Sempre perdurando la legge di natura però, non è che le cose ad oggi siano poi così cambiate. Nel senso che l'esercizio della forza di allora, anche attraverso le leggi, resterebbe grossolanamente lo stesso di oggi. Direi che non ci siamo mossi di un solo cm, ma concedo qualcosa date le mie note tendenze all'esagerazione
#1345
Una volta ebbi a dire a una persona che è facile sottostare ad una legge se non si compie alcuno sforzo per sottostarvi. Può esser questo sufficiente a sostenere che l'essere virtuosi possa anche essere una questione di fortuna? Secondo me sì, anche se certamente si tratta di casi particolari ... questo l'ho detto soprattutto perché vorrei togliere almeno un po' di terreno al mito della persona virtuosa. Toccando terra, poi, si dà il caso che io sia un fumatore. Io so, conosco, che fumare fa male, ma mi chiedo: realizzo il mio bene continuando a fumare noncurante delle conseguenze, oppure lo realizzo impegnandomi a smettere? Beh, intanto lo so ... poi vedremo.
Dovessi poi dire qualcosa sullo stato delle nostre attuali e umane conoscenze, beh, cos'è che intendiamo con conoscenza? Qualsiasi cosa si possa dire, secondo il mio modestissimo parere alla fine varrà sempre il mio caso di fumatore che sa che fumare fa male e qualcosa deciderà di fare
#1346
Attualità / Re: Vampiri
26 Novembre 2022, 21:31:01 PM
Climatizzazione a parte, pensando invece ai 6500 morti e più, dato pure che il calcio è lo sport planetario, spero proprio che questo monumento all'insipienza umana possa essere l'ultimo delle grandi porcate di cui è disseminata la nostra storia ... salviamo le cose pregevoli
#1347
Libera nos a malo, o a Malo. Bene, almeno sono mondato. Eutidemo, io intendevo ignorante e basta. Rispetto a te in modi quasi incommensurabili, ma anche rispetto a moltissimi altri che gravitano in questo suolo. Casualmente la cosa potesse interessarti, la concezione che ho io dell'ignoranza la trovi nel mio topic: Tematiche filosofiche/Esistenza e Conoscenza aperto il 10 giugno. Siccome è lungo digiti col cercaparole il termine "Marziani", o anche "primeva". Cosa vuoi che ti dica se non il dichiarare da parte mia la conclusione del dialogo sul tema? a meno che tu non abbia altro da dire, o che altri si esprimano. Un saluto
#1348
Percorsi ed Esperienze / Re: OPINIONI E VERITA'
16 Novembre 2022, 09:41:17 AM
Ciao Mariano, la questione che poni è dal mio punto di vista abbastanza semplice. Un'opinione nascerebbe dal fatto che tu ti senti spontaneamente versato ad esprimerla in base ad una sensazione che ricevi da un determinato evento che ti si presenta. Si tratterebbe infine di un processo di natura psichica nel quale si viene istigati verso una professione di fede nei riguardi dell'opinione che si esprime. Poi si sa, un conto è professare una fede su come debba essere piantato un chiodo, altro è professare una fede in Dio
#1349
Ciao Eutidemo, sono veramente orgoglioso e onorato che le mie riflessioni ti abbiano fornito uno spunto per considerare un cambio di nome ad un corso di laurea. Accadranno certamente grandi cose nel caso dovesse succedere. E' pur certo Eutidemo che sono ignorante ed è per questo che cerco di tenermi in superfice senza addentrarmi nell'estensione della materia di cui si tratta. Ed è per questo che lascio a professionisti come te il compito di trarre spunti da riflessioni superficiali.
Direi quindi che così come l'intelligenza si portò appresso la forza bruta, pure il cristianesimo si portò appresso il giudaismo. La ricapitolazione dovrebbe essere un fenomeno pregnante che si estende in varie forme a materie soggette ad evoluzione. Per cristianesimo intendevo però quello primitivo, non quello strumentalizzato dalla chiesa, quindi una pratica di vita in cui l'obbedienza alla legge era ovvia, subordinando quest'ultima all'etica cristiana, e infatti Gesù era in aperta polemica con il potere, pur non negando la legge.
Non mi intendo molto di giudaismo, ma vi sarebbe una lettura che tale religione sia nata nella forma di un patto con Dio di cui Dio si rende garante a fronte delle leggi consegnate a Mosè. Dio concede dunque un diritto al suo popolo. Se la tradizione era già consolidata in cattività, la legge scritta vi si appoggiò sopra. Esprimo quindi una riflessione circa le interferenze tra tradizione e legge scritta. Premesso che gli organismi di vigilanza che si occupano di garantire il rispetto delle leggi dovrebbero agire affidandosi in prima istanza all'articolo di legge scritta, mi sembrerebbe più corretto che, in linea di principio, ai fini di dare un giudizio su una determinata questione, ci si dovesse affidare in primo luogo alla tradizione, dimensionando cioè l'ipotetica infrazione al codice scritto in relazione alla tradizione.
Naturalmente questo corrisponde al punto di vista di un anarchico in chiave democratica. Le implicazioni di questa visione potrebbero essere scioccanti, ma esprimo il mio pensiero solo perché sarebbe, a mio modestissimo parere, più che opportuno considerare che la certezza del diritto intesa nel suo senso più autentico come effettiva garanzia di legalità possa essere solo fumo negli occhi all'interno di un sistema ridotto a catafascio che denuncia tutta la sua fragilità esprimendo leggi come quella relativa al traffico di influenze. Un cordiale saluto
#1350
Chissà come mi passa per la testa un'analogia con la relazione che intercorre nell'Islam tra la Sunna ed il Corano, oppure tra il cristianesimo e la legge giudaica, ma in quest'ultimo caso marcatamente rovesciata rispetto alla successione temporale, come se il cristianesimo pretendesse quasi imporre un primato alla tradizione rispetto alla scrittura. Ma sorvoliamo. Eutidemo, ti dirò che il linguaggio della giurisprudenza mi è assai ostico proprio come quello della filosofia, se non più ancora. Faccio prima a dirti quel che penso in relazione a quello che hai detto e poi magari mi dici qualcosa. In riferimento pure a quanto ho letto nel topic che avevi segnalato tramite il link ho la netta sensazione che il punto nodale converga su come dimensionare le interferenze che possano esservi tra la tradizione e la legge scritta. Non so se il principio di "equità" a cui tu fai riferimento in questo topic rimandi a tali questioni, magari ho colto male il senso. Comunque, se penso al fatto che, secondo quello che hai esposto, nel codice penale non si possa applicare l'interpretazione analogica, mi verrebbe quasi da dire che questa non applicazione sia in fondo corretta dato che forse all'interno della procedura penale sarebbe già presente un segno che rimanda alla tradizione e che si renderebbe manifesto attraverso l'applicazione di "attenuanti" e/o "aggravanti" ad una pena che si vada ad infliggere. Tornando da ultimo alla tua visione sul diritto giuspositivo come naturale emanazione del giusnaturalismo, penso che questa visione sia più che corretta, non in senso rigidamente deterministico, ma come manifestazione probabilistica che asseconda una legge di natura. Dovessi ricorrere ad una similitudine mi viene in mente l'azione di un virus che penetra in un organismo il cui regime sia conforme alla regola della tradizione orale. A questo punto potrebbe intervenire una crisi più o meno violenta in cui il virus incuba all'interno dell'organismo. Ad un certo punto, se la crisi non viene radicalmente risolta al suo interno, dovrebbe manifestarsi finalmente la malattia, in questo caso il passaggio alla tradizione scritta. Ovvio sarebbe che io vedo un virus dove altri vedono un impulso dovuto all'intelligenza, anche se stimando le evidenze attuali la vedo dura a magnificare tale intelligenza. In ogni caso il fenomeno resterebbe lo stesso, e corrisponderebbe a quello di una stratificazione storica delle vicende umane, grandi o piccole che siano. Un saluto