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Messaggi - Jacopus

#1336
Che un essere umano sia sempre distinguibile da un computer è un dato che discende dalla nostra natura biologica. Sia Cartesio che Turing operano secondo una razionalità che scinde il corpo dalla mente. Ma un computer potrà avvicinarsi alla complessità dell'uomo solo quando acquisirà la capacità di produrre ormoni, neurotrasmettitori, sogni, emozioni. Solo in un mondo come quello di Blade Runner si può porre il problema della competizione identitaria fra uomo e macchina, proprio perché la macchina è supportata da una struttura biologica. La scissione fra corpo e mente continua a creare dei profondi malintesi e dei danni. Non in questo caso ovviamente, visto che si tratta di un gioco anche simpatico, ma anche questo gioco,  nella sua innocenza, nasconde una precisa "visione del mondo".
#1337
6-7. Il ragionamento:
4-10 6-12 due coppie in salita seguite da un'altra coppia in salita 9-12 e ultima cifra uguale (12). Poi lieve discesa con numeri in sequenza 11-10.

Essendo l'altra stringa speculare ma discendente gli ultimi due numeri devono essere in sequenza ascendente. Essendo l'ultima cifra 5, è inevitabile che l'ultima coppia sia 6-7.

Spero di averci azzeccato e di vincere un premio.  :))

Non mi convince però la asimmetria numerica perché fra 4 e 10 la differenza è 6, mentre tra 11 e 7 la differenza è 4. Quindi nel primo caso la sequenza delle differenze è 6-6-3-1 in ascesa tranne l'ultima coppia, mentre nella seconda stringa è 4-4-1 e (?). Ad essere precisi l'ultima coppia dovrebbe avere un numero decimale per rispettare le proporzioni. Altrimenti va bene la soluzione di Phil. Che è quella più semplice, ma io mi voglio complicare la vita. La soluzione di Phil infatti prende i numeri in colonna e li replica. 4-6-9-11 e poi 11-9-6 e quindi 4, 10-12-12-10, 7-5-5 e quindi 7.
#1338
Questa discussione mi ha fatto pensare alla presenza nella cultura occidentale di una linea che va da Paolo di Tarso a Cartesio fino ai totalitarismi e un'altra che parte da Gesù, tocca Spinoza fino a giungere all'esistenzialismo e al neo stoicismo. La prima linea ha modellato il mondo e continua a farlo. La seconda linea è lì, come un bambino affamato di verità a cui si dà retta solo in certi ambienti accademici magari per ragioni che poi rientrano nella logica della prima linea (quella paolina/cartesiana).
#1339
Anthonyi. La saga di Aspi è nota. Un imprenditore che fa capo alla famiglia Benetton, spreme fino al midollo il rendimento di 3000 chilometri di autostrade, fino al botto finale con 43 morti. Da un punto di vista di razionalità economica è stato un grande successo. Introiti elevati in venti anni di gestione e addirittura la cessione a prezzi di mercato allo stato (8 miliardi di euro), quando si è evidenziato lo scandalo. Ma la società ha massimizzato il profitto e quindi ha agito razionalmente.
Sto ovviamente semplificando ma se potessimo descrivere il mondo economico moderno come una retta, dove a un estremo vi è il comportamento totalmente solidale (ubuntu) e dall'altra quello totalmente orientato al rendimento (o allo scopo, come avrebbe scritto Weber), oggi siamo molto spostati verso l'estremo orientato al rendimento. Questo dovrebbe essere considerato un grave problema dalla stessa classe dirigente, da Confindustria, cosa che invece non avviene, e le conseguenze iniziano a vedersi anche qui da noi, nel cosiddetto " mondo affluente".
#1340
Anthonyi. L'irrazionalità di certe recenti scelte politiche sono la conseguenza di un modello economico tutt'altro che razionale. Il vantarsi di una pseudoscientificitá da parte dell'economia è sempre stato un appiglio ideologico. Nel corso dei secoli, da Smith in poi si sono succedute le più diverse e contrastanti teorie economiche, le une che contraddicevano le altre. Che questa sia razionalità, vedi tu. Sicuramente possiamo oggi disporre di strumenti statistici e algoritmici che possono aiutare, così come la possibilità di confrontare i modelli di teoria economica applicabili in determinati momenti storici. Se l'economia fosse così razionale non si comprende come mai è bastata una pandemia e una guerra locale a rendere ancora più forti le diseguaglianze sociali. Se poi guardiamo alla storia questa supposta razionalità è ancora più in crisi. Lo schiavismo degli Stati Confederati fa parte della razionalità economica? il lavoro infantile (non minorile) della Londra dell'Ottocento è eventualmente un ulteriore elemento di razionalità? Quale legge razionale impone a un imprenditore di trarre da un bene o servizio un rendimento 5 o 100? Attualmente è possibile aumentare il rendimento da 5 a 100 perché la società nel suo complesso, ha ancora scorte, ma questa dinamica, se dovesse proseguire, comporterà una netta divisione fra una élite di super ricchi e una massa sociale che vivrà al limite del sostentamento. In mezzo una classe media destinata ad estinguersi. È possibile che tutto ciò sia razionale, ma secondo la logica hegeliana e non certo secondo un principio di miglioramento della società. Se i detentori del potere economico/politico (che sono gli stessi) continuano a dirsi che viviamo nel migliore dei mondi possibili, temo che vi sarà un brusco risveglio, i cui prodromi sono già ben visibili.
#1341
@Anthonyi. Quello che voglio sottolineare è che anche l'occidente o il capitalismo non sono monoliti. Vi sono differenze geografiche e storiche. L'attuale trend culturale del capitalismo è estremamente preoccupante, poichè si tende a far credere che non vi sia bisogno di regolatori o che essi debbano essere ridotti al massimo, che tutti i servizi che possono essere pagati direttamente vengano pagati dai privati secondo le loro possibilità (salute, istruzione) e che gli altri che non possono essere pagati siano sussidiari (come il sistema carcerario americano, che funziona su un doppio binario pubblico/privato). Tutto ciò condito da una nefasta ideologia, per la quale se sei "sfigato", devi solo darti da fare e il mondo sorriderà anche a te. Anche la logica del "no limits" è una logica del più recente capitalismo. Il capitalista originario, quello descritto, ad esempio da Mann nei "Buddenbrock" è una persona schiva, colta che non espone il suo denaro per consumi edonistici ma lo reinveste completamente nell'impresa. Solo attraverso questo meccanismo può sentirsi moralmente adeguato. Il moralmente adeguato del capitalista tipo di oggi si misura sul numero di Ferrari di cui può disporre. Il deterioramento di ogni sentimento identitario nazionale ha fatto il resto. Invece di creare una universalità di valori, come sognava Kant, ha creato una universalità di strumentalizzazioni a vantaggio del denaro, astratto, contabilizzato, in una competizione necrofila, la cui possibile conseguenza è la disarticolazione della stessa società.
Tutto questo lo scrivo perchè, tutto sommato penso che un capitalismo ben temperato sia il sistema che garantisce il miglior compromesso fra libertà ed uguaglianza. Il problema è invece che oggi non c'è un capitalismo ben temperato ma la giungla del profitto, nella quale ogni voce di tipo politico viene vista come disonesta oppure infantile. In tale temperie non è difficile vedere il rischio di una deriva autoritaria. Tutto ciò in una situazione gravissima dal punto di vista ambientale, che dovrebbe prevedere un potere politico necessariamente in grado di compensare il disagio delle nazioni più povere e delle classi più povere delle nazioni ricche. A parte qualche voce isolata che grida nel deserto, a me sembra che si navighi molto a vista, sperando in qualche miracolo, mentre i campanelli di allarme si moltiplicano.
#1342
Attualità / Re: Guerra in Ucraina II
11 Giugno 2022, 01:37:16 AM
L'Occidente va criticato, perchè ce lo ha insegnato Socrate, uno dei primi occidentali. Ma bisogna pure riconoscere la realtà, che non deve essere una realtà per "partito preso". Basti pensare al processo che si sta svolgendo in Occidente (in Olanda per la precisione), contro i sospettati, appartenenti alle forze speciali russe, accusati di aver abbattuto un aereo civile della Malayasian Airlines due anni fa. I sospettati ovviamente sono processati in contumacia, ma ciò non toglie che in questi due anni di istruzione del processo, si sono rispettate tutte le norme procedurali tipiche dell'Occidente, con diritto alla difesa, a trasmettere dichiarazioni, a presentare controprove, con un onere di spese che ricade su tutti noi. La differenza con il processo nel Donbass contro tre disgraziati non può essere più dirompente. In realtà forse non dipende neppure dalla concezione zarista del potere, tipica dell'Oriente, ma semplicemente dalla crudeltà della guerra, che non lascia più spazio alle norme giuridiche e al rispetto delle forme del diritto.
#1343
@Anthonyi. Il mercantilismo è un concetto molto vasto. Il problema attuale del capitalismo è quello di essersi profondamente trasformato rispetto al capitalismo dell'age d'or anglo/olandese. Il narcisismo di cui è pervasa la cultura occidentale attualmente è la diretta conseguenza di uno stimolo a consumare e a primeggiare sugli altri, dove gli altri sono l'inferno o comunque semplici strumenti per il nostro godimento. C'è un film molto esemplificativo su quanto sto esponendo, che si intitola "american psycho".
#1344
Viator. Questa è la solita argomentazione per cui "o buonisti" o "affaristi". Del resto lo stesso topic tende a polarizzare l'argomento. Ubuntu o Schadenfreude? E se invece si riuscisse ad essere un pò più ubuntu senza rinnegare la schadenfreude che alberga dentro di noi? Che la collaborazione aumenti dove c'è più prosperità è innegabile. Il mercantilismo ed il capitalismo ne hanno fatto la loro bandiera. Ma il mercantilismo ed il capitalismo non sono meccanismi perfetti, tutt'altro. Anzi tendono irreversibilmente, in questa tornata storica, a privilegiare la schadenfreude, piuttosto che l'ubuntu. Senza voler santificare l'ubuntu, credo che una regolatina alla valvola dello schadenfreude sarebbe necessaria all'auto che stiamo guidando, che rischia di andare a sbattere contro qualche muro di violenza, prima o poi. La violenza, come si sa, non fa poi differenza fra Schadenfreude fans e Ubuntu fans.
#1345
Percorsi ed Esperienze / Re: La Grotta
06 Giugno 2022, 21:02:29 PM
Ho ascoltato i Polyphia. Bravi sono bravi. Anzi tecnicamente sono dei mostri. Manca un po' il cuore. Sembra quasi una gara a chi ce l'ha più veloce. Se ti piace la chitarra, ti propongo un classico che potresti già conoscere. Il fatto straordinario è la presenza di solo due chitarre per eseguire il pezzo.

https://youtu.be/A3m_SQFd3xg
#1346
https://www.youtube.com/watch?v=C9WuPPgLJ5c&t=653s

E' un intervento di Igor Sibaldi, sublime da molti punti di vista, che mi ha dato lo spunto per il topic. Per i dati, riporta alcuni dati che non sono riuscito a trovare su internet. Per il vocabolario attivo, ne parla dal minuto 11 in poi.
#1347
Opinione molto condivisibile e, come al solito, scritta benissimo. A mio parere il problema delle distinzioni delle carriere poteva avere senso quando in Italia vi era un sistema processuale inquisitorio, ma con la riforma del 1988, con le vaste e giuste tutele dell'accusato, il potere del pubblico ministero si è ridimensionato. La separazione delle carriere sarebbe un ulteriore attacco alla magistratura e alle sue funzioni.
In realtà si cercano capri espiatori  o aggiustamenti tecnici, laddove il funzionamento della giustizia è in grosso affanno. Ma questo grosso affanno ha specifiche motivazioni politiche. Far funzionare bene la giustizia, metterebbe a repentaglio tutta l'economia "arrangiata", quella che non prevede il rispetto delle leggi, che in Italia, dall'imbianchino al neurochirurgo, è fiorentissima.
Una piccola riforma la propongo qui. Molto meno mediatica è molto più fattibile. I giudici, nel loro primo anno di carriera, sono uditori. Ovvero non hanno funzioni giurisdizionali ma fanno pratica assistendo e frequentando i tribunali. Proporrei che in questo primo anno, i magistrati "debbano" prestare servizio per 15 giorni in un carcere, per 15 giorni in una caserma dei carabinieri, per 15 giorni in un Servizio sociale e per 15 giorni in una Rems. Resterebbero comunque dieci mesi di pratica in tribunale ma quelle esperienze sul campo potrebbero essere decisive per capire come la "legge" non è un testo sacro e il processo non è un luogo avulso dalla sua realtà sociale. Si possono fare le migliori leggi (e già sarebbe una buona cosa), ma l'applicazione delle leggi è una cosa molto differente e quelle esperienze potrebbero permetterci di avere, come giudici, più Fra Cristofori e meno don Ferranti.
#1348
Penso che l'Italia abbia una grande storia, oltre al periodo romano, come tu giustamente ricordi, anche il rinascimento ci vide (per l'ultima volta) all'apice della civiltà occidentale. Il declino fu deciso all'inizio del '500, allorquando Venezia, ricchissima dei commerci con l'Oriente, cercava di diventare una potenza territoriale nazionale, contemporaneamente a quanto accadeva in Francia, Spagna e Inghilterra. Venezia era riuscita ad unificare quasi tutto il triveneto, parte della Lombardia, la Romagna e possedeva alcuni porti in Puglia, oltre a Creta, Cipro e la Dalmazia. Fu la Chiesa cattolica, con la lega di Cambrai e la successiva sconfitta veneziana di Agnadello a sancire il declassamento dell'Italia, che diverrà preda di Francia e Spagna e poi dell'Austria, nei successivi 350 anni. La controriforma fu il primo passaggio, archetipico, che è in grado di spiegare molte situazioni della storia attuale  dell'Italia, compreso il disprezzo per la cultura e per il pensiero critico o per il pensiero applicato o per lo stesso pensiero riflessivo. La controriforma schiacciò gli italiani in una posizione "provinciale" e "sottomessa", dove al massimo, il servitore poteva cercare di fare "il furbo", magari destreggiandosi fra due padroni, come Arlecchino. E quando il padrone straniero se ne andò, Arlecchino continuò a fare il furbo contro il suo stesso stato, che spesso, continuò a fare il padrone straniero, pur non essendolo. In questa distanza fra servo e padrone, che fa sbiadire la fisionomia del "cittadino", sta lo stesso discorso del vocabolario attivo, perché, nonostante gli alti e bassi della storia, continua a strutturare il nostro divenire proprio questa differenza di tipo "feudale". I servi non hanno bisogno di un vocabolario complesso per farsi comandare. La conseguenza? 1) Tanti lavoretti in nero nel turismo e nell'edilizia. 2) possibilità infinite di manipolare una opinione pubblica priva di strumenti critici adeguati.
#1349
Tematiche Culturali e Sociali / Vocabolario attivo
04 Giugno 2022, 12:17:53 PM
Il vocabolario attivo è l'insieme delle parole o lemmi che un soggetto "medio" parlante una lingua, padroneggia senza battere ciglio. È un ottimo indicatore non solo della cultura di un paese ma anche della sua ricchezza potenziale, che è sempre determinata dalla capacità di descrivere il mondo nel modo più accurato possibile. In questo senso, non conta che vi sia una élite colta e raffinata, poiché le attuali società di massa si fondano sullo sviluppo capillare di informazioni e abilità. Esempi per spiegare questo concetto sono innumerevoli. Basti pensare allo sfondamento di Caporetto, dovuto alla partecipazione dell'esercito tedesco, composto da personale competente. Infatti la guerra moderna non è solo fatta di violenza e baionette, ma di capacità di calcolo, e di conoscenza. Ciò già nella prima guerra mondiale. Figurarsi oggi. Il confronto con la Germania in questo senso è impietoso. Il vocabolario attivo di un tedesco medio è composto di 25.000 parole, mentre quello di un italiano medio è di 2.000 parole, dieci volte meno, ad essere generosi. Il vocabolario attivo di un americano medio è di 12.000 parole, meno dei tedeschi, ma ad una distanza siderale da noi. Ebbene questo indicatore non è una mera questione accademica ma si riflette sulla stessa struttura economica e sul funzionamento delle istituzioni democratiche. Ma migliorare quell'indicatore oltre ad essere costoso, rischia di spostare i rapporti di forza economico/politici, poiché l'ignoranza, la scarsa capacità di rielaborare le informazioni si connettono con una visione della società diversa da chi ha acquisito degli strumenti di comprensione più raffinati, e quindi in grado di smascherare i processi inevitabili di manipolazione ideologica.
#1350
"Si ode la voce che chiama all'ultimo appello. È giunta la fine di tutto ciò che vive: il Giudizio Universale. La terra trema, le tombe si spalancano, i morti risorgono in una processione senza fine. I grandi e i piccoli della terra, i re e i mendicanti, i giusti e i miscredenti sono tutti accalcati. L'invocazione alla misericordia e al perdono colpisce terribile le nostre orecchie. I gemiti aumentano, i sensi ci abbandonano, la coscienza viene meno all'approssimarsi dell'Eterno Spirito. S'ode l'ultimo appello, squillano le trombe dell'Apocalisse nel soprannaturale silenzio che segue possiamo avvertire appena il canto di un usignolo che da una immensa distanza ci invia un'ultima tremula eco della vita terrena. Lieve si diffonde il coro dei beati e delle schiere celesti. Allora si manifesta la gloria di Dio, tutto è pace, tutto è beatitudine.
Ed ecco non vi è più alcun giudizio, non vi sono nè peccatori nè giusti, non vi è nessuna pena e nessun premio. Un immenso sentimento d'amore pervade tutto il nostro essere. Sappiamo e siamo".
Presentazione scritta di G. Mahler per la rappresentazione a Dresda, nel 1901 della sua sinfonia n. 2, "Resurrezione".


https://youtu.be/4MPuoOj5TIw