Una notizia che mi ha colpito è stata oggi, la scelta di una azienda agricola di Cuneo di affidarsi alla raccolta delle mele attraverso dei droni/robot prodotti da una ditta israeliana. La raccolta migliora e non bisogna pagare i raccoglitori, sempre più difficili da trovare. La ricchezza (le mele) resta sempre la stessa e forse aumenta anche un pò, in virtù della capacità dei robot di raccogliere in modo più efficiente la frutta. Diminuiscono invece i posti di lavoro.
Dunque, affinchè la ricchezza complessiva si distribuisca in modo più egalitario, sarebbe necessario formare non "i raccoglitori di mele", ma gli inventori di "droni" per la raccolta di mele. Per fare questo però, occorrerebbe investire in modo significativo nella scuola, come trampolino di lancio verso capacità produttive di alto livello. Fare questo però non è mai stata una priorità per i governanti italiani, a parte qualche proclama qua e là per raccattare voti. E il motivo, a mio parere, oltre alle rigidità di casta, al burocratese, all'alleanza patologica fra professori e studenti "fancazzisti", il motivo più profondo è che costruire una scuola all'altezza di una società moderna, significherebbe avere maggiori difficoltà nel manipolare gli elettori. Se un sistema didattico funziona, implementa in primo luogo le capacità critiche dei discenti, le capacità di discernere e valutare la realtà, senza farsi imbonire o strumentalizzare in modo coatto. Un sistema della istruzione evoluto mette in guardia da soluzioni bianco/nero ed evidenzia la complessità delle società. Tutto questo crea un corto circuito fra le esigenze politiche di manipolare gli elettori e le esigenze di sviluppo tecnico-scientifico di questo paese. Il finale di questa storia è la sempre maggiore incidenza di lavori poco qualificati nella struttura economica dell'Italia e la stessa impossibilità di reperire gli stessi lavoratori ad alta professionalità che servono nei più disparati campi.
Una volta attivati questi processi, sono difficili da riorientare, ammesso che lo si voglia fare, proprio a causa del dilemma: miglioriamo la cultura e perdiamo voti, oppure destrutturiamo il sistema economico italiano e manteniamo i voti?
Dunque, affinchè la ricchezza complessiva si distribuisca in modo più egalitario, sarebbe necessario formare non "i raccoglitori di mele", ma gli inventori di "droni" per la raccolta di mele. Per fare questo però, occorrerebbe investire in modo significativo nella scuola, come trampolino di lancio verso capacità produttive di alto livello. Fare questo però non è mai stata una priorità per i governanti italiani, a parte qualche proclama qua e là per raccattare voti. E il motivo, a mio parere, oltre alle rigidità di casta, al burocratese, all'alleanza patologica fra professori e studenti "fancazzisti", il motivo più profondo è che costruire una scuola all'altezza di una società moderna, significherebbe avere maggiori difficoltà nel manipolare gli elettori. Se un sistema didattico funziona, implementa in primo luogo le capacità critiche dei discenti, le capacità di discernere e valutare la realtà, senza farsi imbonire o strumentalizzare in modo coatto. Un sistema della istruzione evoluto mette in guardia da soluzioni bianco/nero ed evidenzia la complessità delle società. Tutto questo crea un corto circuito fra le esigenze politiche di manipolare gli elettori e le esigenze di sviluppo tecnico-scientifico di questo paese. Il finale di questa storia è la sempre maggiore incidenza di lavori poco qualificati nella struttura economica dell'Italia e la stessa impossibilità di reperire gli stessi lavoratori ad alta professionalità che servono nei più disparati campi.
Una volta attivati questi processi, sono difficili da riorientare, ammesso che lo si voglia fare, proprio a causa del dilemma: miglioriamo la cultura e perdiamo voti, oppure destrutturiamo il sistema economico italiano e manteniamo i voti?
