Parlare di "crisi interiore" è sempre una questione delicata, soggettiva e difficilmente generalizzabile. Quantomeno è utile distinguere fra crisi che hanno origine soprattutto (non solo) esterna e quelle che hanno origine soprattutto (non solo) interna: è ovvio che tutte le crisi interiori hanno come "luogo critico" l'interiorità, tuttavia alcune vengono innescate da un evento esterno (un lutto, ad esempio, come accennato da niko), mentre altre si manifestano in assenza di rilevanti cambiamenti esterni, ma principalmente per la mutata attitudine o atteggiamento interno con cui si guarda e si vive la "solita realtà" (senso di alienazione, "claustrofobia esistenziale", ennui, desiderio di "sovversione" di cui parlava Koba altrove, etc.).
Solitamente l'esperienza di crisi interiore non credo sia in sé piacevole, mentre può essere piacevole guardare a posteriori come si è diventati dopo una crisi; chiaramente se invece la crisi segna l'individuo con tracce traumatiche indelebili o con danni psicologici (o peggio), se non c'è il "lieto fine" alla crisi, il dopo-crisi risulta solo un peggioramento esistenziale rispetto al pre-crisi.
Il modo in cui si affronta una crisi può fare la differenza (@koba non vedo dove sia l'idiozia della resilienza, se propriamente intesa), ma è anche vero che non tutte le crisi possono essere risolte con impegno e forza d'animo, alcune sono semplicemente troppo titaniche per il soggetto che si trova ad affrontale e che, di conseguenza, ne viene schiacciato (come capita quasi sempre a chi decide di piegare la realtà e/o il mondo alle proprie idee o utopie, e non viceversa). Ci sono soggetti che hanno un certo "involontario masochismo", per i quali l'essere in crisi è una condizione dissimulatamente desiderabile perché è sfidante, rende la vita un'impresa, scaccia la noia e l'ordinarietà (il loro uso del linguaggio è come sempre "sintomatico"); ci sono poi soggetti molto meno inquieti e "burrascosi" che invece vivono come crisi ogni fuori-programma che destabilizza la rassicurante routine esistenziale; e così via, si potrebbe parlare di altre soggettività che hanno un differente rapporto con la crisi interiore; non è un questione facile da generalizzare, essendo molto eterogenea la "natura" delle possibili crisi interiori (e in base a ciascuna "natura" si può cercare, se possibile, di tracciare una rotta per uscirne, ma non c'è di certo nessuna "mappa universale" e nessuna garanzia di uscirne "migliorati").
Solitamente l'esperienza di crisi interiore non credo sia in sé piacevole, mentre può essere piacevole guardare a posteriori come si è diventati dopo una crisi; chiaramente se invece la crisi segna l'individuo con tracce traumatiche indelebili o con danni psicologici (o peggio), se non c'è il "lieto fine" alla crisi, il dopo-crisi risulta solo un peggioramento esistenziale rispetto al pre-crisi.
Il modo in cui si affronta una crisi può fare la differenza (@koba non vedo dove sia l'idiozia della resilienza, se propriamente intesa), ma è anche vero che non tutte le crisi possono essere risolte con impegno e forza d'animo, alcune sono semplicemente troppo titaniche per il soggetto che si trova ad affrontale e che, di conseguenza, ne viene schiacciato (come capita quasi sempre a chi decide di piegare la realtà e/o il mondo alle proprie idee o utopie, e non viceversa). Ci sono soggetti che hanno un certo "involontario masochismo", per i quali l'essere in crisi è una condizione dissimulatamente desiderabile perché è sfidante, rende la vita un'impresa, scaccia la noia e l'ordinarietà (il loro uso del linguaggio è come sempre "sintomatico"); ci sono poi soggetti molto meno inquieti e "burrascosi" che invece vivono come crisi ogni fuori-programma che destabilizza la rassicurante routine esistenziale; e così via, si potrebbe parlare di altre soggettività che hanno un differente rapporto con la crisi interiore; non è un questione facile da generalizzare, essendo molto eterogenea la "natura" delle possibili crisi interiori (e in base a ciascuna "natura" si può cercare, se possibile, di tracciare una rotta per uscirne, ma non c'è di certo nessuna "mappa universale" e nessuna garanzia di uscirne "migliorati").