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Messaggi - odradek

#136
citazione :
Ma invece di coltivare la sicurezza aprioristica che dai tempi di Hume sino ad oggi "qualcosa di quella sua visione sarà pur stato messo in discussione", ti consiglierei di leggere criticamente le messe in discussione che trovi in giro.

è necessario fare ammissione di fede al postulato di Hume per continuare la discussione o per non essere considerato un minus habens ?

Io continuo a ritenerla una posizione "inutile" , e non vedo come questo possa disturbarti.

Sono opinioni mie, o si discutono senza tirare in ballo i postulati Humiani che valgono come qualsiasi altro postulato o mi lasci tranquillo nelle mie opinioni.
#137
citazione :

lo si può credere -e lo si deve se si crede alla verità della conoscenza scientifica e si vuole essere logicamente coerenti- arbitraiamente, senza alcun fondamento razionale, letteralmente "per ferde"

N.B.: Essere consapevoli di questi ineludibili limiti della ragione (umana) significa essere più conseguentemente razionalisti che ignorarli, coltivando pie illusioni in proposito.



Quindi abbiamo : da una parte una verità incontestabile, unicum nella storia della filosofia,  e dall'altra
quelli che a questa concezione non si adeguano, finendo tra  quelli che coltivano pie illusioni.

Io son sicurissimo che dai tempi di Hume sino ad oggi qualcosa di quella visione sarà pur stato messo in discussione, in ogni caso prendo atto di coltivare pie illusioni  :)
#138
Non so a che "campo" si riferisse Hume ma se c'è un ambito nel quale vige il più stretto determinismo è proprio quello naturale. Non si muove molecola che non sia determinata da un qualcosa.
Un minimo margine di casualità si potrebbe attribuire alla variazione genetica (quella non influenzata dalla radiazione solare) ma forse anche in quel campo il concetto di casualità è un segnaposto.

Il libero arbitrio attiene all'uomo ed alla sua cultura, e il determinismo appartiene al mondo "naturale"; in natura funziona tutto perfettamente come l'orologio di Paley, proprio come se qualcuno avesse creato ogni singola specie vivente, tutto è perfetto, ed è tra l'altro l'unico posto in cui "etica ed estetica" si fondono.
A noi non è dato il privilegio del determinismo nel nostro agire, a noi è stato dato\evoluto il libero arbitrio.
#139
Sarebbe interessante avere un qualche esempio di evento casuale; non ho letto un solo esempio di evento casuale.
E sarebbe anche interessante portare qualche esempio in cui viene negato il libero arbitrio.
Almeno qualcosa di concreto di cui parlare esisterebbe, o sbaglio io nel porre in questi termini la questione ?
#140
a Davintro,
citazione:
un'unità semplice e primitiva che richiede una realtà ad essa corrispondente responsabile della sua presenza tra le potenzialità del nostro pensiero.

Quindi, esiste una unità semplice e primitiva (interna alla mente umana)  che richiede una realtà ad essa corrispondente e questa realtà diventa responsabile della presenza di questa potenzialità del nostro pensiero.
L'unità semplice e primitiva (idea del trascendente) richiede una realtà (se no non esisterebbe l'idea primitiva) immanente che giustifichi l'idea trascendente.
A me sembra che tu specchi la trascendenza nell'immanenza, non riesco a giustificare questo passaggio che mi sembra abbia un qualche carattere circolare.
L'unità semplice e primitiva potrebbe anche essere costituita dalla "meraviglia", lo "stupore" nei confronti di ciò che non conosciamo.
Il primitivo la sperimenta come "potenza", e la constata attraverso impressioni empiriche; "potenza" che caratterizza le manifestazioni naturali -tuoni, terremoti, apparizioni, fuoco, fulmini, sogno, un unico albero sulla cima di un monte, un monte che assomigli ad un volto, insomma, una potenza che si manifesta nella natura ed anche nell'uomo, nel quale la "potenza" è in grado a volte di manifestarsi.  Gli oggetti investiti da questa "potenza" diventano quindi sacri.
Il pensiero teorico man mano  inquadrando gli avvenimenti in un ordine universale (la natura e le sue leggi) ha eliminato ogni "potenza" dal mondo sensibile e quindi non riesco a vedere come la realtà debba necessariamente render conto di una idea di Dio.

citazione:
il mio discorso riguarda le condizioni della sua pensabilità da parte dell'uomo come predisposto a pensarla, indipendentemente dal fatto che in un certo momento tale pensabilità sia attuata effettivamente.

Non riesco a capire cosa consistano le condizioni della sua pensabilità; io non vedo nessuna condizione per pensare l'esistenza di Dio, tutto funziona "perfettamente" senza presupporre la sua esistenza, ha funzionato prima della comparsa dei vertebrati e continuerà sino all' autocombustione (o qualsiasi cosa gli capiterà) del sole.
Le "condizioni della sua pensabilità da parte dell'uomo come predisposto a pensarla", mi sembra un altro ragionamento circolare, come quello riferito alla unità semplice e primitiva.

citazione :
Confondere i due piani, quello dell'effettivo pensare un'idea, e quello delle condizioni di potenzialità della pensabilità del significato

Non riesco a capire cosa siano le "condizioni di potenzialità della pensabilità del significato". Una potenzialità pensabile del significato non riesco a capire cosa intendi.

citazione:
significato oggettivo di un'idea con i soggettivi atti psicologici tramite cui esso viene storicamente pensato da un pensiero,

E da dove viene questo significato oggettivo di una idea? Chi stabilisce che sia oggettivo ?
A me sembra si ritorni al platonismo. A "Significato oggettivo di una idea" non riesco a dar  senso.

citazione:
soggettivi atti psicologici tramite cui esso viene storicamente pensato da un pensiero,

ma i soggettivi atti psicologici siamo noi, i soggettivi atti psicologici sono la nostra vita la nostra esistenza e la nostra realtà; presuppore altro significa appunto presuppore qualcosa di altro da noi, ovvero Dio.

Troppo lungo, a poi.
#141
a Inverno

citazione :
Non commento il tuo argomento del "siamo troppi uno più uno in meno" perchè non faccio questo ragionamento nemmeno coi polli.

Fai benissimo perchè come lo hai inteso (colpa mia che son sempre troppo sbrigativo nel discorso) è  un affermazione disgustosa ed incommentabile.

Io parlavo di specie umana non del singolo essere umano.
Dire sparisse metà o tre quarti del genere umano dalla faccia della terra  equivale a dire dovremmo essere un quarto di quel che siamo per andare avanti "bene", o equivale a dire meno siamo (sul pianeta) e meglio è (per il pianeta, e magari anche per noi).
Parlavo di specie umana non di essere umano.
Io manco uccido le mosche, figurati se posso avanzare un argomento del genere "uno più uno meno", non riuscirei nemmeno a pensarlo, e sopratutto riferito alla pena di morte.

"Uno più uno in meno " (e sopratutto uno in meno) fa tutta la differenza del mondo in campo etico e sociale, ed è verissimo che  non do gran valore alla vita umana sulla faccia della terra, come è verissimo che ne ho il massimo rispetto e considerazione (ed amore pure) quando si parla di essere umano, non di specie umana. 
Ho infilato una frase "ecologista" all'interno di un discorso in cui la "ecologia" poco c'azzeccava.
#142
a Carlo

citazione:
Interpreto il tuo silenzio (e quello degli altri) come una mancanza di argomenti di fronte ai fatti reali. Solo i fatti hanno il potere di mettere a tacere tante elucubrazioni infondate. Scientia docet.

:) 
IL silenzio assenso non è contemplato in filosofia e nelle discussioni.
Esistono un sacco di motivi per cui le persone non si infilano in questo tipo di discussioni e non fan certo capo al non avere argomenti.
Inoltre non tutti (casi eclatanti a parte) hanno questa vocazione di "mettere a tacere" le elucubrazioni infondate, (ed anche quelle fondate se è solo per quello)  anche perchè le tue elucubrazioni (secondo me) non hanno implicazioni o conseguenze "svilenti" l'"umano", o quello che io considero "umano".

La visione junghiana non è una visione "dannosa" o "pericolosa", per un materialista per cui, fa parte delle convinzioni personali sull'anima il mondo lo spirito e via dicendo.
Su moltissime "cose" non sono d'accordo con te, ma queste cose non sono importanti, non attengono al "vivere pratico".  In sostanza, Jung danni non ne ha fatti (anzi) per cui..va tutto bene.
#143
a Jacopus

I giudici basano le sentenze sul codice.  Non proprio algebricamente ma qualcosa di simile.  E' la loro funzione, più di una volta si son sentiti giudici dichiarare "devo fare così".  
Possono spingersi solo entro i limiti dell'interpretazione, ma questo lo fanno quando il codice lo permette.   Un giudice non può far considerazioni (influenti il suo giudizio) al di fuori del codice.
Se può invece di trenta te ne da venti di anni ,-o vivecersa...- ma solo se il codice glielo consente
#144
a Inverno

citazione :
altrimenti Allan Poe che cosa doveva fare, un genocidio? La cosa "divertente" del mettere al mondo esseri umani è che essendo che sono umani, rispondono ai contesti in maniera personale, e tanto spesso da "pessime" infazie nascono geni, quanto dei disadattati. La responsabilità è comunque la loro. 

E.A.P. in effetti ha compiuto un genocidio solo che ha traslato il campo di azione dal concreto al letterario.
Bilancia non aveva le doti di Poe e si è arrangiato per conto suo, da cui ergastoli vari.

Da pessime infanzie nascono sempre dei disadattati.
Agli estremi di questo continuo ci stanno appunto Poe e Bilancia ed in mezzo tutti gli altri, che più o meno son riusciti a sfangarla con poche o nessuna conseguenza penale.

La responsabilità appartiene certamente a loro di fronte alla giustizia e di questo rispondono; tu hai compiuto l'atto e tu ne rispondi, non fosse così saremmo in guai seri, ma la responsabilità di fronte alla giustizia non esaurisce tutto il discorso sul "colpevole" e la "colpa".

Una volta chiuso il discorso giuridico ( attribuzione della pena ) si apre il discorso "filosofico".
 
I soggetti alla "Bilancia" vanno ovviamente rinchiusi a doppia mandata o anche uccisi -non è che dia gran valore alla vita umana -siamo sei miliardi, e ne sparisse la metà adesso, per magia, sarebbe solo un bene- se il sistema giuridico lo consente, ma questo non risolve nulla, ne da conto o rende giustizia alle vittime.

Non sostengo impunità o buonismo, sostengo che qualsiasi sistema giuridico è parziale, insoddisfacente, "difettoso" e pure  non ne possiamo fare a meno perchè, lo sappiamo tutti, l'esercizio della "giustizia" è compito e dovere dello stato.
La "critica" allo stato, ed allo stato delle cose, passa anche e necessariamente dalla analisi di come lo stato gestisca la devianza, in questo caso, la devianza criminale.
 
Da cui, ammazzalo, castralo, liberalo, perdonalo, dallo ai parenti, curalo, tra il gesto e l'atto, il pensiero e l'azione etc..etc..
Tutte cose che ai giudici non devono interessare ma a noi si.
#145
Un earworm ( verme nell'orecchio ) a volte noto come brainworm ( verme nel cervello ), o musica "appiccicosa", o Involuntary Musical Imagery-IMI- ( immagine musicale involontaria ), è una porzione di un brano musicale che si ripete continuativamente nella mente del soggetto.
Oliver Sacks ha scritto un paio di cose intorno a ciò ma non mi ricordo in che pubblicazioni. 
Ne "soffre" il 98% delle persone.
Il 70% dei "casi" riguardano ritornelli cantati mentre nemmeno l' 8% è costituito da sola musica. La durata va dai 10 ai 20 secondi.

Il brano che ti ha "invaso" ha tutte le caratteristiche giuste del "verme"; è un 3\4 molto cadenzato con testo ripetitivo ed inoltre gli accenti delle parole cadono sul primo quarto marcandolo ancora di più.

Il resto attiene a te e ai tuoi ricordi (consci od inconsci) legati a quella canzone ed alla tua attuale situazione.

Da dire anche che la canzone è già (attualmente) abbastanza triste di suo; nessuno miete il grano fianco fianco alle contadinelle(i) e l'idillio agreste (e conseguente "stesa" sulle stoppie), la gioventù, il calore del sole ed il sudore senza cattivo odore sono cose andate, kaput.
#146
ciatazione :

quindi questo fatto ripetuto sino alla nausea che la cultura migliori è solo una pia illusione che ha zero valore, buona per gli stupidi e gli ingenui.

quindi questo fatto ripetuto alla nausea che la cultura non migliori è solo  un pia illusione buona per gli stupidi e gli ignoranti che con questo si consolano della loro ignoranza.
Forse non ti piace quel che dico, ma riflettici comunque.
#147
a Phil e Davintro

citazione Phil : La presenza dell'idea di Dio, rappresenta l'astrazione del grado massimo di alcuni attributi pensabili sull'esistenza, fatti convergere in un unico ente:

Non solo.  La presenza dell'idea di  Dio ha una sua data di  nascita. Prima c'è mana poi la magia  poi gli dei, poi è arrivato il concetto di Dio.
Il Dio monoteista non ha più di 3800 anni (nasce con l'atonismo, poi scompare -evidentemente non piaceva abbastanza o non eravamo abbastanza evoluti- e riappare con lo zoroastrismo 700 anni dopo o giù di lì). 
Dio non è una questione eterna, è vecchiotto (3800 anni) ma non eterno.  Prima ci sarà anche stato ma evidentemente o non eravamo abbastanza intelligenti per capirlo  o non si era ancora deciso a manifestarsi nella mente umana. 
La filosofia si è sempre fatta in due maniere; o con il concetto di Dio o senza.
#148
a Davintro

 citazione : un margine di apertura alla discussione è sempre possibile.

si è vero però quando ho letto :

citazione : il significato che si riferisce a una realtà, nella sua idealità, trascendente l'uomo, perfetta, eterna, infinita, un significato del tutto irriducibile alle proprietà degli enti mondani da cui il nostro pensiero ricava i concetti di questi enti.

ho inteso questa realtà perfetta eterna e infinita come attribuzioni del "divino"  e quindi non volevo questionare sul "divino", che è cosa personale.
E continuando a questionare sul "divino" (se ho inteso giusto) avrei questionato sulla tua (presunta da me) fede nella realtà perfetta ed infinitaed immutabile; 
essendo anche non riducibile agli enti mondani, il mio margine di discussione  si riduce a zero, o si ridurrebbe a cercare di attaccare una idealità trascendente (non trascendentale, trascendente) perfetta ed infinita, che penso non esista.
In pratica non ho più nulla da obiettare se non che per  me questa realtà non esiste, ma una negazione non è una argomentazione.
#149
a Carlo

Dai per scontata l'esistenza dell'anima, con tutto il peso (storico ed ideologico) che si porta dietro.

Se invece mi parli di psiche allora il discorso si fa psicologico ; allora si discute in termini di archetipo, di mundus di animus e di anima, ma è una terminologia appartenente alla psicologia junghiana, che è sempre cento volte meglio e cento volte più esplicativa di quella freudiana, e che possiamo anche considerare come (quasi, perchè altri la potrebbero pensare diversamente) indispensabile per capire l' "animo umano" e le sue espressioni, patologiche o meno, (e quelle artistiche sopratutto) ma farne un concetto fondativo metafisico mi sembra un passo azzardato.  
All'interno del corpus Junghiano è un concetto imprescindibile e funzionale, fuori un po meno.
#150
a Iano

  Ne "le Scienze"  salto sempre a piè pari gli articoli di fisica quantistica perchè non ho le basi matematiche (bastassero quelle) per capire cosa dicono però alla fine dell'articolo dicono che :

"all'inizio del 2018 è stato in grado di usare [...] per estrarre 1024 bit veramente casuali da dieci minuti di dati sperimentali."   
Non ero abbastanza aggiornato  :(  , quindi da buon adoratore del cargo cult quantistico accetto la novità e mi genufletto.