Ho appena finito di leggere il testo di Recalcati, "La legge del desiderio". Devo dire che alla fine il suo ottimismo è nauseante... La sua ossessione per il desiderio, come se questo desiderare fosse il fondamento dell'essere umano, e tutto il dolore della storia fosse solo un accidentale deviazione della Legge, che anziché rafforzare la spinta in avanti per l'errore dell'interprete finirebbe per soffocare tutti quanti, i quali per salvarsi sarebbero così costretti ad attingere alle illusioni disponibili, da scegliersi a seconda del proprio sintomo...
Certo il sogno rivela a volte il desiderio di una vita nuova. Quello che sta al centro di un racconto di Han Kang, "La vegetariana", è il sogno di una donna tra le più ordinarie. Sembrerebbe all'inizio solo il cambiamento di regime alimentare, ma è in realtà l'inizio di una metamorfosi verso forme di vita più semplici in cui non sia contemplata l'offesa, la violenza, la persecuzione, la necessità di dar conto continuamente di se stessi, del proprio esistere...
Dall'uomo all'animale fino al regno vegetale: la pace degli alberi. Finalmente alla fine la protagonista capisce di essere un albero, non la donna ordinaria sopportata dal marito, non la bambina che riceveva regolarmente i ceffoni del padre autoritario. Un albero che ha bisogno solo di acqua e dei raggi del sole. Abbandonarsi completamente al sogno e quindi morire di inedia in un ospedale psichiatrico con una diagnosi di anoressia e di schizofrenia (come Ellen West, se non ricordo male), abbandonarsi al sogno, dicevo, può essere la cosa giusta da fare... In fondo l'importante, come dice Recalcati, è assumersi la responsabilità del proprio desiderio.
Certo il sogno rivela a volte il desiderio di una vita nuova. Quello che sta al centro di un racconto di Han Kang, "La vegetariana", è il sogno di una donna tra le più ordinarie. Sembrerebbe all'inizio solo il cambiamento di regime alimentare, ma è in realtà l'inizio di una metamorfosi verso forme di vita più semplici in cui non sia contemplata l'offesa, la violenza, la persecuzione, la necessità di dar conto continuamente di se stessi, del proprio esistere...
Dall'uomo all'animale fino al regno vegetale: la pace degli alberi. Finalmente alla fine la protagonista capisce di essere un albero, non la donna ordinaria sopportata dal marito, non la bambina che riceveva regolarmente i ceffoni del padre autoritario. Un albero che ha bisogno solo di acqua e dei raggi del sole. Abbandonarsi completamente al sogno e quindi morire di inedia in un ospedale psichiatrico con una diagnosi di anoressia e di schizofrenia (come Ellen West, se non ricordo male), abbandonarsi al sogno, dicevo, può essere la cosa giusta da fare... In fondo l'importante, come dice Recalcati, è assumersi la responsabilità del proprio desiderio.
