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Messaggi - paul11

#136
Tematiche Filosofiche / I limiti della conoscenza.
22 Aprile 2021, 13:55:22 PM
 Sul controllo, presentato da Alexander, a suo tempo scrissi.
E' vero che l'uomo cerca da sempre un controllo, ma non è un desiderio, in politica lo si potrebbe definire come stato di normalità che viene posto in emergenza da una minaccia esterna; eventi naturali, una pandemia, alluvioni, siccità, terremoti, o addirittura altri gruppi umani come Stati che minacciano la nostra "norma-lità".
Noi superiamo l'emergenza quando siamo in grado di com-prenderla. Questa attività conoscitiva che può essere personale, e che nel sociale si esplica come unità politica intesa come centro della prassi decisionale, prima cerca di conoscere la minaccia, classificarla, registrarla, dopo di che si appronta la prassi affinché la minaccia venga estinta. Se quella minaccia viene compresa, conosciuta, alza il livello personale o sociale di "normalità" in quanto ora essendo conosciuta in qualche modo non è più una minaccia poiché sono state approntate misure appropriate, potremmo dire che diventa cultura.
Allora, se un tuono allarma gli animali che reagiscono per impulso, l'uomo supera l'allarme e la minaccia in diverse modalità: lo gestisce come segno simbolico, lo fa diventare un totem , un segno divino, naturale; oppure lo gestirà come fenomeno, cercherà di capire cosa sia il tuono, capirà che spessissimo segue un lampo di luce, che vi sono nubi, insomma che vi sono circostanze affinché quel tuono possa sussistere, seguirà pioggia, ecc.
Il controllo non necessita di una conoscenza assoluta, di capire fino in fondo il procedimento causale del perché avviene il tuono, l'importante è che l'uomo comprendendolo lo "interiorizzi", in qualche modo lo razionalizzi, per cui la ragione lenisce il problema sorto emotivamente.
Il controllo è l'esercizio pratico che ha portato alla tecnica : prima c'è la paura di una minaccia naturale ambientale, poi c'è una normalizzazione di quella minaccia per cui la controlliamo, ma poi avviene il passaggio successivo che quella minaccia portatrice di una nuova normalità e di conoscenza ora è addirittura superabile come un farmaco con una malattia, possiamo andare oltre, a gradini tecnici successivi.
Gli stati di emergenza, di eccedenza rispetto ad una normalità culturale individuale o sociale, potremmo dire che ci fanno maturare ci portano a step, gradini successivi superiori.
Quindi il controllo sembrerebbe più una necessità di performare ,più che un desiderio, continue emergenze, minacce.
#137
Tematiche Filosofiche / I limiti della conoscenza.
22 Aprile 2021, 00:33:41 AM
 X Viator
C' una bella differenza i, fra un luogo geografico fisico già esistente   sul pianeta Terra, quali possono essere lo scoprire le sorgenti del Nilo  o le spedizioni al Polo Nord e Sud, e la creazione del pianeta Terra dentro una galassia chiamata Via Lattea e un sistema planetario con una stella detta Sole. E' la stessa differenza di chi non vede la trave negli occhi mentre guarda la Luna.
Fra lo scoprire fisicamente e chiedersi cosa, come e perchè esiste questo mondo, ci sono domini di conoscenza ben diversi, ma è tipico di chi vive senza sapere che vive.


X Iano
Non so cosa intendi per "filosofia creatrice di mondi".
A volte si intende sottovalutare l'uomo, a volte sopravvalutarlo.
Quando si dice che l'uomo ha dei limiti è vero, ma quei limiti comunque permettono nonostante tutto, di manipolare la natura, di costruire tecniche e tecnologie, applicazioni pratiche grazie a teoretiche costruite in analogie con il mondo. Perché se il nostro cervello non fosse in analogia con la realtà non costruiremmo men che che niente, dal mattone alla sonda che va su Marte.
Ci sottovalutiamo in questo e ci sopravvalutiamo quando riteniamo che manipolando la natura noi siamo esenti dalle regole della natura, nasciamo e moriamo come qualunque organismo vivente. L'uomo non può come corpo fisico metabolico che necessita di cibo ed aria porsi fuori o al di sopra della natura. Il nostro limite fisico è quindi interno alla natura .


Un animale , un organismo vivente, reagisce agli stimoli ambientali , l'uomo fa qualcosa di molto di più,  indaga i meccanismi  ambientali, è capace di chiedersi le cause e cercare le risposte.
Questo processo non può che pervenire da conoscenze dei fenomeni naturali.
La filosofia è chiamata in causa per chiedersi "ma cosa c'è dietro la causa? Perché deve esserci proprio quell'effetto?" e non essendo particolaristica, cerca di ricomporre non tanto il puzzle, poiche sarebbe ancora un concetto di quantità, come dire quanti pezzi di puzzle compongono l'universo?  E' impossibile trovare nell'indeterminatezza di una quantità infinita di  pezzi di puzzle il quadro completo dell'universo , che in teoria dovrebbe, ma per me non è vero, darci la verità.
Quindi la conoscenza quantitativa , espansiva non è nella conoscenza della  moltitudine dei fenomeni apparenti.
Questo concetto è il limite fra scienza e filosofia e ciò lo capirono già più di duemila anni fa.


Il problema pratico è questo: nonostante abbiamo limiti di conoscenza della realtà fisica del mondo, nonostante potrebbero le filosofie e persino le religioni, aver sbagliato deduzioni, interpretazioni, eppure, nonostante tutto questo abbiamo costruito un mondo parallelo alla natura, chiamato cultura alla quale noi tutti dipendiamo quanto il nostro organismo ha necessità di cibo e aria.
Il punto filosofico è questo oggi : così come l'uomo agisce sul sistema ambiente cercando di conoscerlo , e non reagisce con soli impulsi che l'ambiente detta come le piante e animali, lo stesso avviene nel sistema culturale che è una creazione umana e questo dice molto su come l'intelligenza, la conoscenza può costruire a sua volta in analogia con la natura, anche se in maniera dissimile.
I fenomeni fisici li studiano le discipline scientifiche fisiche e naturali, ma il sistema culturale chi e come si è evoluto, quali sono le sue regole sociali interne? Noi pensiamo alla cultura prodotto dell'uomo in modo errato, lo pensiamo come un destino naturale impossibile da modificare nelle sue regole , la contraddizione invece è che  se la vita e la morte nascono non da una nostra volontà, la cultura invece sì.
La nostra cultura attuale invece compie l'inverso ,se ci pensiamo bene. Ci fanno credere che è  possibile agguantare la natura, ma impossible gestire le problematiche culturali : economiche ,sociali, politiche.
Natura e cultura sono originariamente diverse , ma analogiche eppure non simili. Noi ci illudiamo di leggere la cultura come se fosse un fenomeno naturale, non siamo solo impulsi. La prima conoscenza allora è quello di chiederci cosa siamo, chi siamo , che senso ha la nostra vita .
L'aspetto che avviene dopo è la relazione uomo natura e la relazione uomo cultura. Poichè siamo gli unici organismi viventi che possono andare contro-natura  e creare cultura, bisogna capire dove stanno le origini dei problemi . Questo è il compito della filosofia .
Il tempo di indagare come l'uomo costruisce intenzioni, motivazioni, appercezioni, ormai la psicologia, il cognitivismo le neuroscienze lo hanno scientificamente abbastanza dedotto, la linguistica analitica a sua volta lo ha analizzato . Ma nessuno può dirci perché siamo fatti così  così come siamo  e con delle facoltà che se potrebbero essere naturali ,si esplicano  anche in modo  innaturali, quale l'intelligenza . Innaturale poiché se l'intelligenza sorgesse da una evoluzione naturale, questa può praticare innaturalmente, contro natura ,la propria cultura. Allora dove nasce il giudizio, la giustizia,  dove nasce la sovranità, dove nasce lo Stato, dove nasce la finanza, dove nasce la dignità?  I tentativi culturali  e apologetici di dire che i fenomeni culturali sono  in analogia al dominio naturale  è un falso , noi non abbiamo costruito solo manufatti artificiali dalla forchetta al grattacielo , non esistenti in natura, noi vogliamo dominare  l'atomo quanto il coronavirus. La qualità della conoscenza è capire la natura umana, siamo dei caini o degli abele, o siamo un insieme di entrambi contraddittorio domabile o indomabile, possiamo dominarci e che cosa possiamo o  non possiamo fare?
La conoscenza qualitativa è manchevole
#138
Tematiche Filosofiche / I limiti della conoscenza.
21 Aprile 2021, 01:15:25 AM
 Bisognerebbe intendersi cosa si intenda per conoscenza: teoretica, applicativa? Quantitativa, qualitativa?
La conoscenza filosofica non corrisponde con quella scientifica.
Se i limiti dei sensi sono stati ampliati dagli strumenti che hanno ampliato a tutte le frequenze elettromagnetiche le ricezioni di dati, non significa che i dati portino necessariamente conoscenze.
La quantità di informazione che gira per il pianeta Terra ogni giorno, oggi, rispetto ciò che c'era duemila anni fa, non è nemmeno paragonabile. Ma significa che proporzionalmente abbiamo acquisito conoscenze? A me non sembra, spesso è confusione se non errori.
Le applicazioni scientifiche sono tecnologie, tecnica, non  così spesso conoscenze.
Perchè la quantità e le applicazioni non necessariamente consistono in nuove conoscenze.


Se da sempre l'uomo vive in continue contraddizioni che si esplicano in cattivi governi, in guerre, violenza, signifca che l'essere umano ha preso dall'esterno dalla conoscenza, ma senza modificare il suo essere umano nel mondo. La qualità si esplica nel modo di vivere e praticare umano: a che serve andare su Marte se non sappiamo gestire globalmente una pandemia e raccattiamo vaccini ognuno per sé al mercato nero del farmaco ,ben sapendo che solo vaccinando 7 miliardi di umani, non avremmo più mutazioni.
Insomma quale conoscenza? La tecnica ci sta portando al nichilismo perfetto, ma per colpa dell'uomo. Se la tecnica è manipolazione di materia ed energia che ci dà la natura ,serbatoio non inesauribile di materie prime, questo tipo di conoscenza che come dice Heidegger ha entifcato l'Essere, per cui portando all'esterno il focus della conoscenza esplicata in potenza manipolativa, ha scordato la qualità dell'Essere, unica ad armonizzare l'esistenza umana fraternamente e in armonia con la natura.
Detto anche in altro modo, come fa il ragno a secerne re filamenti per costruire una tela, perfettamente rispondente alle misure degli insetti e flessibilmente esatta per non rompersi e nello stesso tempo per creare quelle vibrazioni che permettono al ragno di sapere se un insetto vi si è invischiato? Ha  avuto un master in ingegneria  al MIT di Boston? Nessuno sa dirlo e come il ragno praticamente moltissime attitudini diciamo naturali .
Se la filosofia, a detta di Aristotele, nacque dalla meraviglia, dallo stupore del mondo per quel che è , "quale mano ha deciso di accendere o spegnere le stelle ?".  La filosofia non dà nulla di scontato ,ciò che per la scienza non è indagabile e l'indagine non è necessariamente portatrice di conoscenze. Se l'indagine può misurare la velocità della lingua che si dispiega di un camaleonte quando cattura la preda è inspiegabile come un organismo "abbia deciso" seppur per adattamento a "scegliere" strategie all'interno della grande nicchia ecologica ,dove tutto sembra morire, per poi rinascere. Come se adattarsi significherebbe spingere il proprio DNA a mutare le sequenze delle quattro basi proteiche.....me lo vedo il ragno, il camaleonte, e l'infinità di organismi viventi che compongono la natura compreso il covid pandemico attuale che "decide" di mutare il suo RNA diventando inglese, brasiliano, sudafricano . I loro sistemi di ricerca e sviluppo ,che non hanno, superano l'intera ricerca e sviluppo umana nell'epoca della tecnologia digitale, della superconduttività, delle nanotecnologie , delle stampanti  3D ....e della strumentazioni su Marte telecomandata da Terra.
Questo è ancora stupore e meraviglia........... e l'Essere ,sparito dall'orizzonte, è ancora quello di duemila anni fa .
#139
Ultimo libro letto / Sparta e Atene
01 Aprile 2021, 00:11:09 AM
 Penso che indipendentemente dal sistema politico di governo , la miglior cosa sia il "Buon Governo". Autoritaria lo può essere anche una democrazia come è ben dimostrato dai continui "stati di emergenza/eccezione" che sono "stati di guerra" per motivi oggi di pandemia , e spesso per improvvisi vuoti democratici (la salita di Hitler dopo la crisi di Weimar) ,di Roosevelt dopo la grande crisi del 1929 (chiede al Parlamento maggiori poteri per l'esecutivo, il governo) o gli attuali "colpi di DPCM" che superano il potere legislativo alzando il potere dell'esecutivo in Italia da un anno a questa parte. E su questo c'è un ampio dibattito fra politologi, giuristi e filosofi.


Dici bene, la padeia, l'educazione era un fondamento , più a Sparta che non ad Atene. I figli erano "confiscati" giovanissimi e formati in un regime militare . In Atene il Ginnasio era meno rigido, ma aveva le stesse funzioni di preparare alle armi e alle conoscenze. Platone/Socrate ritiene che un compito fondamentale era la vita conviviale che formava lo spirito di "corpo".
In fondo il servizio di leva obbligatorio in Italia ebbe la funzione di unire giovani provenienti da parti diverse d' Italia, che dopo la guerra parlavano spesso solo il dialetto di provenienza, e metterli sotto un unico tetto, la caserma. Spesso i meridionali venivano "spediti" al Nord e viceversa.
Intendo dire che la vita conviviale di coscritti provenienti da estrazioni sociali, luoghi, anche diversi, educano alla socialità e cresce la formazione individuale, perché i problemi diventano comuni, si solidarizza, si fraternizza.
#140
 Non è così semplice, a parer mio, l'argomento del perdono.
Prima di tutto ho una tale stima di chi perdona, da ........amare chi sa perdonare.
Penso che chi perdoni sia più prossimo alla Verità.
Chi compie una colpa, in qualche modo viene assoggettato come un debito ( di cui si accennava in altro topic). Chi crea una colpa crea uno squilibrio che spesso viene compensato con un altro squilibrio. Se si reca danno, la colpa deve essere compensata. Sostengo che il perdono sia un insegnamento , il migliore, il non far patire una colpa. Se l'insegnamento viene recepito da chi ha compiuto la colpa, lo segnerà per sempre interiormente e capirà a sua volta che dovrà perdonare.
Non è normale reiterare colpe dopo essere stato  perdonato , c'è un problema "mentale". Oppure va compreso nel suo problema. In questo mondo fallibile, dove tutti sbagliano e tendono "a nascondere la mano", perdonare è capire la persona , e capire è un po' amare e confessare è la vera espiazione, dire i motivi per cui si è sbagliato.
Se ogni vita, vale una vita, e non c'è quantità o qualità intima umana che possa essere requisita, chi può mai giudicare dal punto di vista assoluto? Chi conosce talmente la verità del mondo da potersi ergere a giudice dell'animo altrui? La colpa non corrisponde all'animo, è un atto non l'intimo umano. Il perdono è più alto quindi del giudizio , poiché non si riferisce all'atto della colpa, bensì all'animo umano: da anima a anima e lì è difficile mentire. Il giudizio riguarda la colpa, il perdono lo spirito; nei tribunali degli ordinamenti sociali e politici si giudica la colpa, il reato e il fine è la salvaguardia sociale della polis; ma nello spirito si sa che è impossible il giudizio che va oltre la colpa, incide sullo spirito .
#141
Tematiche Filosofiche / Il sistema umano
28 Marzo 2021, 23:18:30 PM
ciao Ipazia,




La physis greca presocratica non è la natura secondo la scienza moderna e sia Nietzsche(che era di formazione filologo) che Heidegger lo sanno bene. La filologia non è la storia della filosofia, è lo studio focalizzando su un autore o un certo periodo delimitato cercando di capire il pensiero dell'autore o degli autori di quel dato periodo: lo sforzo è capire la mentalità dell'epoca studiata, come loro concepivano le cose nel loro tempo.




Heidegger ,che critica la metafisica dell'essere di Platone.........naufragando. Ricorderei che un certo Husserl a domanda di un interlocutore su Platone ed Aristotele, rispose :"Ce ne siamo dimenticati...". Questa frase la dice tutta sul come la modernità abbia dimenticato la metafisica antica , niente affatto superandola.


La  physis greca è tutt'altro  rispetto al metodo sperimentale scientifico. Husserl ad esempio interpreta la scienza moderna come unilateralità e perdita del significato della vita ,con la perdita dell'episteme e del logos originario. Quando Heidegger nel suo personale vocabolario dice della "Gestell", l'artefatto, lo mette in contrasto con la natura. La scienza ,dice, non pensa, indaga . In "Lettera all'umanesimo" Heidegger sconfessa di essere esistenzialista e di essere antiumanista.


La metafisica antica e originaria, si perde nella modernità ,fino ad essere dimenticata e ripresa ad un certo livello filosofico forse solo da Heidegger, a suo modo.


La morale (che continuo a distinguere dall'etica) c'entra eccome nella metafisica: il problema è  che la "sparizione" della metafisica ha portato con sé la sparizione della morale, lasciando agli ordinamenti giuridici battersi fra giusnaturalismo e positivismo giuridico, e l'economia fra utilitarismo distributivo e marginalismo liberista di scuola austriaca.
La metafisica ha lasciato un vuoto tutt'ora incolmabile, che forse solo  Heidegger ha, ribadisco a modo suo, tentato di colmare. Quando dice che "...abbiamo perso l'Essere entificando tutto", significa che l'uomo ha preso possesso delle cose , domina con la scienza e la tecnica , ma l'uomo ha perso l'ontologia dell'Essere che lui tenterà di porre nell'esistenza con l'Esser-ci.
#142
Tematiche Filosofiche / Il sistema umano
27 Marzo 2021, 22:58:21 PM
 Cerco di rispondere a considerazioni sollevate.
Citaz. Kobayashi
L'ho letto come una critica alla tendenza a considerare il sapere umano come assoluto, come il prodotto di un soggetto conoscitivo che si è dato il posto di Dio, che sembra ignorare nella sua arroganza metafisica ogni critica all'antropocentrismo, fino al punto da immaginarsi autonomo rispetto alla natura.

       
  •   Quel "l'ho letto" significa che lo hai interpretato . Ci sono parecchie considerazioni da fare su questo tuo breve scritto.
    Giustamente dici, "soggetto conoscitivo", questo concetto nasce nella modernità, dove viene posto in risalto il "come" l'uomo conosce, il punto di vista soggettivo umano . Ciò non avvenne nell'antichità, non vi fu la separazione soggetto-oggetto, uomo-conoscenza- realtà .
    Come ,quando e perché l'uomo ad un certo punto della storia "si è dato il posto di Dio"?
    A te risulta che nella filosofia antica qualche filosofo si sia arrogato metafisicamente il posto di Dio? A me pare proprio il contrario. Questo evento è tipicamente moderno.
    Così come l'antropocentrismo è una posizione culturale tipicamente moderna.
    E' proprio con le scienze naturali moderne che l'uomo sostiene la tesi , evidente o meno, che l'uomo si batte contro la natura , proprio perché con la "morte di Dio", la scienza diventa salvifica con la potenza della tecnica e della tecnologia.
    In conclusione , il tuo discorso è da "ribaltare".

Ipazia
Non hai ancora capito dopo abusi e usi del  termine metafisico che l'ontologia metafisica è più "reale" della realtà interpretata nella  modernità. Se l'ontologia statuisce che un ente qualsiasi "è" ,significa che è, indipendentemente dalla conoscenza e presenza umana , quindi la realtà non è costruzione del pensiero umano .
Il peso ontologico antico ,sul procedimento gnoseologico moderno , è evidente.
Ritenere e confondere le istanze metafisiche con quelle dominanti moderne che sono anti metafisiche, è un "bel dire".



Tiziano Gorini
è da circa un decennio che sono qui, fra vecchio e nuovo forum, e un po' di esperienza me la sono fatta. In verità ,come temevo, il rischio è che la discussione tenda al "processo della metafisica", che è anacronistico se vogliamo capire la storia della cultura dei nostri tempi , come imputato e capro espiatorio di una cultura che è tutt'altro che metafisica.  Questo è  anche il motivo , oltre a quello di rischiare di fare una discussione solo o soprattutto di metafisica,  per cui ho "tentennato" con te.


La mia impressione nel forum è che piccole argomentazioni, e spesso solo "spara sentenze",
lasciano il tempo che trova  e quindi lasciano adito a fraintendimenti che spesso non sono solo di natura argomentativa, ma la definizione personale che si danno ai termini. Sarà l'abitudine alle chat che ha assuefatto il cervello?
Va bene  anche la tua interpretazione sulla discussione ,ma nel senso che ottimismo e pessimismo in filosofia, non sono tanto i giudizi conclusivi, ma nascono dai paradigmi. Ad esempio la differenza fra il pensiero di Hobbes e Rousseau sta nel fatto che l' "uomo lupo" del primo   è il contrario del "buon selvaggio" del secondo, ma perché Hobbes ritiene che la natura umana non porta spontaneamente al bene come in Rousseau , così che l'ordinamento e la politica sono per i due pensatori contrastanti. E' l'interpretazione sulla natura umana che fa sì che appaiano ottimisti o pessimisti  i due pensatori . E' da notare come più tardi storicamente, accada il contrario fra il pensiero liberista e quello socialista. Lo spontaneismo diventa liberista con meno presenza dello Stato, viceversa il pensiero socialista.
#143
Tematiche Filosofiche / Il sistema umano
27 Marzo 2021, 00:05:22 AM
 A me pare impossibile discutere di metafisica dal momento in cui manca una filologia della  filosofia.
Ad esempio indichi "ontico". E' una definizione heideggeriana diversa dall'essere ontologico, tant'è che dopo Heidegger viene metaforizzata persino nelle scienze fisiche, persino nella meccanica quantistica.
Altro esempio "immanenza". Se nel testo Organon di Aristotele era "inerenza" ad attributi di un oggetto ed era un concetto logico , nella scolastica inizia a prendere altro significato: immanenza, fino a poi diventare contrapposto a trascendenza  come infatti tendi ad argomentarlo.
Ci sono purtroppo dei vizi interpretativi talmente sedimentati da essere consuetudine del parlare che non fanno altro che travisare le interpretazioni e rendono difficile le comunicazioni.
Ecco perché dicevo interpretazione "deviata" della metafisica.
Per filologia si intende lo studio di come in un determinato tempo storico interpretavano ,spoglio da pregiudizi a sua volta interpretativi contemporanei. Diversamente si frappone una barriera  di incomunicabilità.


Per farla breve, non essendo questa la sede della discussione, facessi il verso parmenideo  che  " se un ente è ,non può non essere", significa che le apparenze non sono verità poiché ciò che appare , un ente,  non può venire dal nulla, e quello stesso ente che è apparso dal nulla non può sparire nel nulla, avrei quanto meno posto una base di una discussione metafisica.

Semmai nell'intervento di Ipazia vi trovo contraddizione storico filosofica. Com'è che nel tempo della "morte di "dio", del superamento della metafisica ,in un pensiero  moderno che trova nella natura nelle scienze naturali e fisiche, nella dimostrazione della verità nel sensible, quindi nelle apparenze, si pensi questa cultura attuale che ormai ha sei secoli da Galileo, siamo ancora ad imputare alla metafisica il problema dell'attuale cultura umana così "materialista"? Vi sono più risposte possibili. E penso che vi sarebbero contraddizioni che generano in continuità altre sub contraddizioni.


Che poi si pensi antropologicamente ottimismo e pessimismo, attribuzioni che in filosofia non esistono (se non a voler fare  un miscuglio nella "filosofia antropologica") ,dimostrano l'ego centralismo umano che si esplica nel soggettivismo separato dall'oggettivismo ,che non apparteneva all'origine della filosofia, tutt'altro. La natura descritta dai filosofi presocratici e non specificatamente metafisici ( e quì sorgerebbero a  mio parere ancora diverse interpretazioni su questa classificazione modernista) è appunto tutt'altro.
#144
Tematiche Filosofiche / Il sistema umano
26 Marzo 2021, 10:27:09 AM
Citazione di: Ipazia il 26 Marzo 2021, 06:01:39 AM
La cultura umana è  un artificio che si rende autonomo dalla natura a tal punto da illudersi che senza di essa la natura non esisterebbe nemmeno. Tale è il virus che infetta la metafisica.


Hai un'idea piuttosto deviata della metafisica. Si potrebbe dire che la meta-fisica, oltre la fisica, sia la percezione sensibile elaborata in termine cognitivo-linguistici, si direbbe forse oggi.
Per cui anche quello che pensi contro la meta-fisica  è ancora metafisica. E' il pensiero.

#145
Tematiche Filosofiche / Il sistema umano
25 Marzo 2021, 23:24:11 PM
 Ti risulta che un impianto elettrico o un impianto idraulico lo faccia la natura? Chiamerò una foca e una lampreda la prossim volta e non un idraulico e un elettricista.


A te risulta che ci sia un catasto delle proprietà in natura? Sta  a vedere che c'è uno sfratto con pignoramento di una tana di un leone presso il tribunale dei macachi . A te risulta che vi siano notai che registrano le successioni ereditarie alle stirpi? Sta a vedere che il re leone non è più cartone animato .


LA CULTURA PUO' ESSERE CONTRO LA NATURA
#146
Tematiche Filosofiche / Il sistema umano
25 Marzo 2021, 10:57:13 AM
ciao Viator,
La ragione di questa differenziazione umana fra individui  è la complessità e intendo naturale delle  variabili in gioco e intendo psichici intellettuali in più rispetto alla tassonomia animale, quindi direi il corredo del potenziale linguistico espressivo, non c'è un volto uguale ad un altro, e ogni volto ha una espressività unica se consideriamo il sorriso, il pianto, la rabbia, la gioia,ecc.


La ragione della differenziazione umana nella complessità culturale, che non è un netta divisione con quella naturale, nasce dalla strutturazione organizzativa e linguistico intellettuale.
Penso che la caratteristica della storia culturale sociale umana è l trasformazione, mimesi, dagli aspetti naturali  a quelli culturali. Mi spiego: se la forza bruta, fisica, fa la differenza nel sistema naturale, in quello culturale, non sono più le sberle o i pugni, non siamo nemmeno in competizione "a mani nude" con parecchi animali, ma noi costruiamo armi o usammo e imparammo a tirare pietre da subito, e poi divenimmo furbi, astuti, sempre più efficaci .Intendo quindi dire che la tecnica del come creare e costruire tecnologia ha man mano creato differenze fra cultura e natura, ma abbiamo mantenuto quegli aspetti gerarchici del branco nella natura, ma in modo non uguale e contraddittorio . C'è sempre la gerarchia di fatto , c'è un primo magari un monarca e un ultimo lo schiavo e in mezzo il branco, il popolo e varie piramide sociali. La forza delle armi ,quindi le tecniche di guerra, diventano tattiche e strategie usate contro l'esterno di una società, all'interno di una determinata società è sempre l' astuzia e l furbizia che giocano un ruolo relazionale sociale e il monarca ha la su posizione di privilegio per intelligenza tattica, strategia anche all'interno del popolo e la sua forza bruta è quella di aver il monopolio sull'esercito armato e quindi può costituire la legge a suo uso e consumo.
Ma  il potere umano culturale ha inventato delle cose che non esistono in natura , per mimesi  e trasformazione. Sappiamo che gli animali hanno una tana (la nostra dimora, l casa), sappiamo che sono territoriali , segnano i confini con ormoni o cantano gli uccelli e sono aspetti sociali-sessuali che informano i propri simili, noi abbiamo ribadisco per mimesi, trasformato questo in possesso e poi proprietà (la proprietà è segnare un campo agricolo sui confini con dei massi, prima del filo spinato, ma soprattutto è registrata e affinché sia registrata significa che doveva nascere un abbozzo di ordinamento giuridico con tanto di leggi, questo salto è decisivo nella cultura umana). Il passaggio dal nomadismo alla stanzialità, da società cacciatrice a raccoglitrice e quindi oltre al bestiame addomesticato anche l'agricoltura) non solo aumenta l'accumulo di beni, premessa per la nascita della moneta , ma crea la proprietà privata , con il consenso del monarca, del sovrano.
E qui avviene la seconda invenzione umana: il principio di successione ereditario . Se nel mondo animale si dice che la selezione naturale( su cui non sono molto d'accordo, ma è altrettanto vero che ha delle sue buone ragioni teoriche pratiche) porta ad esempio il maschio dominante, il più forte, per privilegio con le femmine a creare prole  "migliore", non ci credo perché questo è un vecchio concetto "cultural progressistico", avremmo allora dovuto oggi avere dei super animali super furbi, super astuti, immunizzati da malattie, è altrettanto vero che morto o sconfitto il maschio dominante nelle sfide continue interne al branco, c'è sempre il rimescolio , vale a dire che trasposto nella cultura umana, l'invenzione della proprietà e della successione ereditaria, costruisce il sedime che dà continuità ad una stirpe, muore il monarca, muore un proprietario, il passaggio è alla sua stirpe, per legge umana, che nulla ha a che fare con la legge di natura. Tutto è rimesso in gioco di generazione in generazione in natura, quindi sono tutti uguali ai blocchi di partenza gli animali per sfidarsi , e che vinca il migliore che sarà il dominante. Nella cultura umana invece si passa alla continuità imperterrita della  stessa stirpe ,già nei testi religiosi . La storia umana  se da un parte scombussola  con guerre esterne e insurrezioni interne , per cui vecchie stirpi vengono sostituite da nuove (es, i merovingi, poi i carolingi in Francia, ecc.) non tocca mai il sistema gerarchico sociale del privilegio, per cui è già il destino della nascita a porre un umano in un luogo sul pianeta, in una famiglia ricca o povera, nell'agio o nella miseria , e da lì percorre la sua esistenza , la sua vita.
Non nasciamo per condizioni sociali, culturali, economiche tutti uguali e su questo sono completamente d'accordo con Ipazia. Ed ha ragione anche nella sua battuta: non è vero che da un bravo monarca nasca un altrettanto e migliore monarca, che da un genio nasca un altro genio, perché anche la natura è fatta di errditarietà del DNA ed epigenetica con l'ambiente, e casualità.
Ecco perché in post su varie discussioni, dicevo che il popolo è ignorante , ma per condizione storica imposta, e altri approfittano con astuzia e furberia di questa ignoranza e loro conoscenze a turlupinarli. Lasciare il presupposto di ignoranza è quindi la condizione affinché vengano predati dai privilegiati Ma  la mia considerazione è di amarezza come umano, forse sono un romanticista, ma so bene distinguere il sogno dalla crudezza della realtà sociale e umana. Dico questo per introdurre l'uso dell' intelligenza umana come "animale sociale". Noi non abbiamo superato la condizione naturale con la società umana, addirittura ne abbiamo elevato le contraddizioni, costruendo privilegi storicamente inalienabili . Ma dov'è la parte umana, empatica, emotiva, ma direi anche sociale, culturale, se il denominatore storico è che il privilegiato utilizza il sistema sociale cultura stesso arricchendolo , ornamentandolo con ordinamenti giuridici affinché sia appunto inalienabile il suo privilegio sociale, ma dov' è dicevo la la solidarietà, la fratellanza , unici principi cooperativi che permettono ad uomo e alla società di essere felici. Ma è felice un ricco che cammina con dieci agenti  di scorta ?E' ricco sì, ma felice? E' questo mi crea scoramento e indignazione, dov' è la dignità umana  e nel vedere "ignoranti" farsi sfruttare da i privilegiati cinici, allora sono due le strade, o l'ignorante diventa cosciente che la sua condizione ingiusta è fonte di sfruttamento del privilegiato, oppure che il privilegiato ceda il suo privilegio ai fini sociali, comunitari. Lo scontro fra ceti, di classi , lo scontro della storia per i diritti sociali, mostra che in generale i privilegiati non hanno intenzione di cedere di un passo. Allora la battaglia è lunga, se non eterna. Perché l'altro scoramento è quando il pover o diventa ricco e privilegiato. Ma si ricorda le sue origini? .Quasi sempre ,mai  Si prende i privilegi e daccapo sfrutta i poveri e ignoranti.


I principi morali, nelle prassi etiche ,sono nettamente secondari all'aspetto economico e spesso addirittura morale ed etica sono ad uso e consumo dei privilegiati per autogiustificare la loro condizione di privilegio :questo insegna la storia . La regola della Terra sembra dica che vince il cinico astuto nel "fregare " i propri simili  e ciò che ancora più mi dispiace è che è divenuto quasi fosse un principio "morale" ,questa immoralità , a cui tutti , compreso il popolo sembrano piegarsi .


Saluti
#147
ciao Jacopus,
Implica che le persone siano  sprovvedute, non sappiano di giustizia non possano praticarla.
Sono ignoranti, e trattati come tali, salvo quando devono pagare le tasse, essere ligi ai doveri e obblighi , "come il buon padre di famiglia".
In fondo ammetti che il ruolo dello Stato è pacificatore dei conflitti, e per forza di cosa per ergersi sopra le parti si arroga non un diritto ma la piena facoltà di fare giustizia, sapendo che cosa è la giustizia. Oppure peggio nella modernità fino a noi,  accetta di non sapere che cosa sia la giustizia e ponendosi come codificatore ,com legislatore , non in nome della giustizia ,ma in nome della legge, di quella legge partorita da sè
Per far questo, lo Stato , ma direi meglio la rappresentazione della sovranità, deve togliere un diritto privato per arrogarsene dei suoi. La sovranità si può porre al si sopra delle parti solo se ha il monopolio delle armi, e quindi deve disarmare i privati  e arrogarsi un diritto di giustizia ritenendo incapaci i privati di farsi giustizia.
Questo non significa fine della faida, ma violenza dello stato sul privato. Perchè chi può dire che sia giustizia prendere un boia mettergli il cappuccio e comunque uccidere in nome "della sovranità rappresentata" rendendo innonimato con quel cappuccio il professionista che fisicamente  uccide comunque? Appunto lo Stato senza un nome e un cognome identificativo, una rappresentazione, una parvenza di giustizia giocata nelle aule dei tribunali , il professionismo specialistico dall'avvocato al giudice al boia all'operatore dell'ordine pubblico con la pistola e il mitra. Questa è davvero giustizia ? Si sa che la legge umana  non corrisponde alla giustizia . Dike fuggì dalle aule dei tribunali come Dio da certe Chiese.
Lo Stato , il surrogatore senza nome e  un volto, diventa il comminatore di sanzioni avendo la potestà della violenza armata. Ma dei volti umani possono trasfigurare , esprimere dolore, rabbia, vendetta , ma anche perdono, com-prensione, com-passione. Lasciamo agli Stati e i suoi rappresentanti che per calcoli, che essendo calcoli han ben poco di umano in termini di sentimenti e persino di morale,  decidono che questi sentiment ora si definiscano amnistie, condoni, a volte "grazie" termine anch'esso di derivazione religioso morale. Ma le cause essendo calcoli sono aule di tribunali invase da giudizi pendenti, carceri stracolmi, evasori fiscali da privilegiare.
L'uomo, il singolo cittadino, popolano, allora è costretto ad un passo indietro , perché è la fiscalità dello stato che si piglia  i denari per la possible diretta  carità , sostituisce il gesto personale in impersonale che decide di cosa farsene del denaro popolare, allora entrano giocoforza i diritti sociali, non è più la pietà del ricco verso il povero a vincere, del danneggiato verso il doloso, ma questo impersonale Stato che non guarda negli occhi nessuno, non avendo occhi, ma codici al posto del cuore e della mente. Era  ed è il perdono a finire, rompere la continuità   della  faida, qualcuno che decide che perdonare è più giusto che uccidere, qualcuno che dice "Basta!" Non essendo più abituati i singoli ad essere responsabilizzati nei sentimenti, e questo è uno dei grand motivi della decadenza sociale, lasciano e delegano ad altri i compiti, al servizio d'ordine armato dello Stato ,allo Stato stesso   , quindi chiedono che il danno, il "debito", venga punito affidandosi alla giustizia delle aule dei tribunali che essendo un sapere professionale e specialistico, lo sentono lontano, e capiscono solo la sentenza: colpevole o innocente. Nessuno perdona, perché il perdono implica una colpa e una grazia.  Allora personalmente avrei fatto così, via il boia con il cappuccio e al danneggiato o parente superstite  avrei dato l'ascia e avrei chiesto o di uccidere a "sangue freddo" o di perdonare.
Il processo di responsabilità è uno scaricabarile dai Governi all'usciere dell'Hotel Fatebenefratelli . E ci si chiede come mai questo cultura ha ridotto merce gli uomini stessi? Togliamo la morale, togliamo  la responsabilità, togliamo i  sentimenti ............e fra poco avremo un automa con sembianze umane, ligio all'ordine costituito , ligio ai "padroni" del vapore.
Che si sia sostituita la pena di morte con l'ergastolo cambia l'interpretazione storica sul rapporto fra bios e zoè, divisione introdotta nel diritto romano. La divisione fra vita sociale culturale, viene caratterizzata da  un ordinamento giuridico,    e dall'altra la vita biologica naturale di cui è detentore nessuno, se non il portatore di quella vita stessa ... ma praticamente lo diventa la sovranità dello Stato.
#148
Rispondo agli interventi di Anthonyi, Inverno e Baylham: ciao a tutti.


E  di quale istituzione possiamo dire che siano sempre trasparenti e produrre debito buono?
Senza contare che c' è chi è in male fade o buona fede, per cui se i primi compiono debiti sempre cattivi, anche i secondi possono sbagliare valutazione e produrre debito cattivo.
Economicamente, politicamente ciò che è  in generale "buono", compreso un debito. per una corrente di pensiero può non esserlo per altri


L'errore, almeno per me,  fu compiuto "fisicamente" da un certo Beniamino Andreatta che scrisse una lettera all'allora governatore della Banca d'Italia Carlo Azeglio Ciampi , nel 1981 se non erro,, dove scriveva che la Banca d'Italia non era più obbligata ad acquistare i titoli di Stato . Da quel momento i titoli di stato entrano nel mercato primario e secondario e vengono acquistati da banche d'affari internazionali che ovviamente, essendo private, devono portarsi a casa profitti e quindi speculano ,grazie ai fiancheggiatori delle agenzie di rating , dul debito degli Stati.
Questa è storia ,è storia della speculazione sugli spread, cioè sul differenziale dei titoli di stato italiani e tedeschi che significa innalzamento degli interessi sui titoli grazie a queste fantomatiche agenzie di rating che decidono sulla  solvenza o insolvenza degli Stati dando dei punteggi . Così il popolo italiano paga enormi interessi sui titoli di stato che vanno in tasca alle banche come Goldman Sach e Bundesbank . Ma la cosa stupida politicamente è che invece la Bundesbank acquista i titoli di stato tedeschi coprendo le magagne interne ai tedeschi. Perchè non lo si vuole fare in Italia con la banca d' Italia?
La Grecia non solo gli hanno fatto pagare il suo debito, ma come avvoltoi si sono avventati sulle imprese greche che erano ovviamente deprezzate per l'andamento interno dell'economia .
Quindi sono stati "cornuti e 'mazziati".
E' altrettanto ovvio che gli avvoltoi finanziari  si approfittino di errori di conduzione, di governi, inetti . Ma questi pii e santi personaggi finazialbancari il cui ruolo dovrebbe essere raccogliere risparmi per darli a chi vuole investire soprattutto produttivamente, hanno fatto dei debiti di cittadini, di imprese, di stati il luogo dei loro misfatti ,invece di soccorrere si avventano per privatizzare i profitti e socializzare le loro perdite con bolle finanziarie. Non dimentichiamo che originariamente erano i Monti di Pietà, Banchi di mutuo soccorso,  vale a dire avevano ruoli sociali nel oro agire.


Il problema del debito è enormemente accompagnato culturalmente da quel concetto di progresso per cui il futuro doveva essere sicuramente migliore di oggi, lo stesso sistema economico politico ha creato ruoli distorti , come appunto la banca, la finanza, le assicurazioni , che predano e speculano .
E' colpa anche dell'ignoranza del popolo, ma come ho già scritto altrove, se la colpa è nascere dall'altra parte della barricata , l'essere ignoranti non è colpa essendo originaria, la colpa semmai è chi non aiuta, ma preda e specula sull'ignoranza altrui e il nostro sistema benedice i predoni poiché accetta culturalmente che chi non sia intelligente, furbo ,astuto, sia assoggettato al cinico, al disumano, freddo piatto del profitto sulla pelle degli altri.


Sono propenso a pensare che siano i desideri a "fregarci", quando non sappiamo temperarli, e dipende da come culturalmente è inserita una comunità ,una società .
Le società semplici sono autosufficienti e se c'e, o c'era ,scambio economico è alla pari e immediatamente con oggetti fisici, non con denaro.
Il denaro consente la miglior forma di tesaurizzazione del capitale, in quanto il denaro consente lo scambio senza un baratto fisico , perdendo il valore d'uso e innescando il valore  di scambio .
Uno scambio senza denaro è una forma di "piacere" privo di interesse economico che una persona svolge nei confronti di un'altra.  Ma nel momento in cui si fa pagare il capitale con un interesse economico, nasce l'usura, l'usura di professione nel senso che entra nella società un nuovo ruolo economico, chi ha capitali e può prestarli con l'obbligo di una restituzione più l'interesse sul capitale. Ma chi chiede il prestito? Dove nasce la necessità di indebitarsi, se di necessità si può parlare oppure solo di possibilità per soddisfare un desiderio? E' qualcuno che vuole scalare socialmente, economicamente? E' un invidioso? E' comunque qualcuno che non avendo denaro proprio per soddisfare i propri desideri volendolo soddisfare chiede l'intervento di un prestito.
Da una parte mi interesserebbe capire l'origine storica, e poi la nascita del ruolo di prestatore di capitali e infine il ruolo della banca "moderna" feudataria-borghese, e infine come oggi la finanza e banca accaparra soprattutto con fondi pensione i risparmi di ingenui , dove quei fondi entrano non come azionisti di minoranza, ma come capacità di controllo sulle strategie di consigli di amministrazione di imprese e impongono loro un profitto, così poi il fondo è in profitto e fanno credere agli ingenui lavoratori dipendenti che elargiscono loro i risparmi e ne traggono anch'essi guadagni.  E' ovvio che il sistema autarchico della tribù del Borneo è diversa dal sistema turbo capitalistico occidentale . Ma sono uomini che costruiscono la cultura e i sistemi culturali.
Ma quel profitto e gli anni Ottanta e Novanta lo hanno insegnato era soprattutto ai danni dei lavoratori dell'impresa controllata dai fondi, che venivano "segati", oppure di imprese in Paesi emergenti che utilizzavano manodopera di bambini e donne sfruttandoli come nelle prima industrializzazione dell 'Ottocento . Queste forme mediate, e per mediate le definisco come o non sapere o fingere di non sapere che i propri risparmi se producono guadagni nei fondi è perché i gestori dei fondi "oculatamente" sanno dove fare gli avvoltoi, è il loro mestiere. Non a caso il bomm dei fondi pensione degli anni Ottanta e Novanta, corrisponde al periodo in cui la liquidità economica non produce più occupazione: ma guarda caso ! Tutti guadagnano e i consumi non alzano più le capacità produttive della domanda di beni , anzi anche le imprese profittevoli di interi comparti economici fingono crisi continue, flessibilizzando orari e contratti di lavoro, aumentando il precariato : è un caso?
Oggi il concetto di debito, a mio parere, è un fatto culturale nel sistema occidentale.
Tutto il sistema finanziario è proiettato a venire incontro al debito di consumo, dallo smartphone alla vacanza, al debito sulla casa, meno a quelli sulle imprese (con differenze fra tasso interbancario, tassi a debito e tassi a credito da usura). Ma chi stabilisce di quanto possa sforare il debitore rispetto al capitale prestato ? Allora subentra il sistema giuridico che dal passaggio del debitore insolvente si passa al pignoramento dei beni ........e così via.
Loro, i finanziatori, sanno benissimo che su 100 crediti ,dieci non pagheranno (è un solo un esempio quantitativo), ma ci guadagnano indirettamente. Infatti le aziende per "recupero crediti" prosperano nelle debolezze economiche di un sistema. Lo sanno dalle ditte di erogazione di energia a quelle telefoniche, figuriamoci quelle finanziarie. Il debito è uno sport del sistema ormai con parecchie funzioni finalizzate: meglio un proletario che si imborghesisce, meglio una cultura sulla invidia, meglio la cultura del profitto , meglio la cultura della mobilità sociale dove tutti possono diventare ........basta "crederci": questo è la fenomenologia della cultura dell'indebitamento  e non capisco come e cosa possa relazionarsi una tale cultura sulla sostenibilità del pianeta se non come ennesimo trasformismo del sistema .


Vengono posti due concetti parecchio importanti: il dono e il risarcimento di una danno.
A mio parere il dono non è direttamente correlato ad un debito,   per concetto originario e poi giuridico, la donazione è ben diverso da un debito ed è personale. Il dono è gratuito, diversamente non è dono, se fosse un debito sarebbe un "falso dono", un'ipocrisia. A mio parere una cultura può originare, condizionare . il modo in cui "ci si senta", psicologicamente, rispetto alla ricezione di un dono.
Oggi crea imbarazzo, abituati al "conto corrente" anche negli affetti , diventa un problema fare e ricevere doni: "ho dato di più ? , "ho dato di meno ?" , questo crea un "debito" psicologico che si manifesta nel fisico , nel regalare . Quindi è vero che oggi il dono è almeno, se non quasi uguale, a un debito. Il paradosso è che donare allora genera un debito: ipocrisia del nostro tempo. Penso che il donare è il "sentirsi " in condizione di poter fare qualcosa per qualcun altro. Forse la miglior cosa sarebbe donare.....anonimamente... ma non sono sicuro.


Il risarcimento di un danno è vero, crea un debito. Le assicurazioni nel nostro tempo ci fanno enormi profitti, e non solo loro. Ma un danno non  è sempre una colpa, anche se rimane comunque il danneggiamento verso qualcosa di qualcuno. Ciò implica i concetti prima di possesso e poi di proprietà (privata e pubblica). Lo Stato diventerà il detentore della giustizia, per cui il danno (etimologia danna-zione) diventa un debito verso la giustizia. E' questo processo di intermediazione che passa dal privato al pubblico che a mio parere cambia la cultura sociale. A volte bene a volte male , è interpretabile. Nel senso che il passaggio diretto fra chi dona e chi riceve, chi fa un torto e chi lo subisce, se prima era appunto fra due, poi diventa mediato dallo Stato e quindi necessariamente diventeranno diritti sociali. Mi spiego , la fiscalità è prelevare da ricchezze private e lo Stato sovrano decide poi come "donare" attraverso il welfare, si rompe il processo faccia a faccia, tutto diventa mediato giuridicamente, economicamente ,culturalmente e penso che ciò in qualche misura deresponsabilizzi i singoli, disumanizzi i rapporti......forse mi sbaglio.
#149
Rispondo agli interventi di Anthonyi, Viator, Ipazia: ciao a tutti.
..com'è che il debito mondiale nel 2019, pre pandemia, ammontava a 253.000 miliardi di dollari, record, pari al 322% del pil mondiale (fonte il sole24ore del 14/1/2020)? Vale a dire ci si indebita 3 volte di più rispetto a quanto si produce. E' vero che  non è quindi  la persona comune a indebitarsi di questa quantità, sono ben altri gli agenti economici che sforano .
Non è affatto vero che il sistema economico è in equilibrio ,fra risparmi da una parte e debiti dall'altra che si pareggiano, c'è l'interesse sul capitale che il creditore vanta sul debitore, oltre ovviamente al capitale da restituire , per cui l'ammontare totale dei debiti è sempre superiore ai risparmi e questo è ben visible negli ultimi decenni.


La "questione morale" nasce dal fatto se sia giusto indebitarsi per un qualcosa, chiamiamolo desiderio?, che è  oltre la propria possibilità economica, e spesso non è una necessità, ma un desiderio .
Penso che ciò che sostiene Draghi è semplicemente di non  sperperare gli investimenti , ma di renderli fruttosi . Ma qui sorgono dei problemi di interpretazione sugli investimenti. Uno speculatore cinico economico , come una Goldman Sachs o la Bundesbank (tanto per fare due nomi che hanno già speculato), non gli importa di acquistare all'asta i titoli di stato italiani e specularci sul mercato primario e secondario ( speculando sui mercati  per alzare lo spread e quindi alzando il tasso d'interesse si procurano  alti profitti ), loro fanno profitti, e gli italiani pagano gli interessi maggiorati sul debito pubblico  con sacrifici sul disavanzo dello Stato.
Cosa si intende allora  per debito "buono" o cattivo", dipende dagli agenti sui mercati ? Lo Stato ha una sua visione di buono, la grande banca ne ha un'altra, e forse il popolo ne ha un'altra ancora, e le correnti "ideologiche" ne hanno altre ancora. Gli Stati non ragionano sulla restituzione totale dei debiti azzerando i bilanci, cioè andando in pareggio, tendono, salvo casi rari (Germania, e forse Cina oggi) a dilazionare i debiti nel tempo, in modo tale che se pagano i titoli d istato in scadenza è altrettanto vero che continuano ad indebitarsi creando nuovi, quindi continuano a indebitarsi per pagare i debiti pregressi e attuali.


Ma a mio parere, il concetto è diverso nel fare economia per ciascun agente:  di un lavoratore dipendente, di un artigiano, di un professionista autonomo, di una piccola e media impresa privata produttiva, di una grande impresa privata, ......fino alla finanza con banche e assicurazioni, e ancora diverso con lo Stato .Ogni agente economico e sociale agisce con sue peculiarità. Se è vero che il popolano tende a risparmiare come l'italiano, è altrettanto vero che in Italia c'è la fobia della casa di proprietà rispetto ad altre popolazione quindi per essa spesso si indebita, se non l'ha avuta per eredità. Se lo Stato si indebita è perché o la sua fiscalità è bassa e quindi tende a far risparmiare in modo anche diverso i diversi agenti economici, oppure sperpera denaro in inefficienze e inefficacie.




Nell'antichità ,come ho accennato in altre discussioni, nel giubileo ebraico che avveniva ogni 50 anni , si faceva riposare la terra, si condonavano i debiti, si liberavano gli schiavi .
Solone, regnante greco, anch'esso fece condonare i debiti.
Senza scienza economica  moderna, capirono che le ciclicità anche economiche, tendevano a gonfiare negli anni i debiti ,fino ad arrivare a insolvenze. Oggi non si condonano i debiti, si creano "bolle" economiche cicliche affinché gli strati più deboli delle popolazioni paghino le speculazioni finanziarie con i sacrifici impopolari determinati "in terza persona" dagli Stati. Ma non è finita, il cinismo da schifo è acquistare a prezzi molto bassi laddove c'è la crisi da loro stessa creata.
Penso che il modo di cinismo e spietatezza del nostro tempo, dove si fa scempio indirettamente, dove non si guarda più negli occhi la vittima, ma vigliaccamente in guanti bianchi e dall'altra parte del globo si decidono sorti di popoli, sia la più abominevole delle civiltà: è giusto che dacada, e giusto è un termine morale.
Se quindi nell'antichità il debito diventava un problema , oggi si riesce a speculare anche sul debito ,creando l'economia del debito. Perchè il concetto di "domani" dalla modernità ad oggi  è stato esaltato rispetto al concetto dell' "oggi". Nel "domani" si tende concettualmente a farvi ricadere speranze, desideri attuali, fino ai debiti e profitti......appunto pianificando ciò che invece è impianificabile sul lungo periodo. I cosiddetti  titoli derivati sono fondati proprio sulla speculazione di prezzi futuri, del domani. Adatto che tendere al futuro è come "scommettere" che il prezzo del barile di greggio del petrolio su un determinato mercato si alzi o ribassi rispetto al prezzo di oggi.......significa che tutto è "scommessa", dalle attese ,alle speranze,  per quanto si possano utilizzare modelli econometrici.........poi capita l'imprevisto......una pandemia, una crisi politica in certi Stati, una bolla immobiliare in altri stati, una caduta del muro di Berlino.....che determinerà chi ci ha guadagnato e perso.


... è strano come debito sia una preghiera ed è anche in economia, valore morale e valore economico.....c'è qualcosa di più di una correlazione etimologica.


Non penso all'interesse come definizione della scienza economica. Se qualcuno iniziò nella notte dei tempi ad indebitarsi, qualcuno doveva avere già accumulato, se qualcuno chiede denaro  e perché qualcun altro aveva già denaro da prestare . Posso capire semmai che qualunque produttore, dall'agricoltore all'industriale, prima di avere fatturato si hanno tempi di attesa del ciclo economico.
L'agricoltore prima ha costi di preparazione del terreno, poi semina.....attende, e infine avrà il raccolto. L'industriale prima dovrà avere un ciclo produttivo funzionale alla tipologia di prodotto finito. C'è necessità che per produrre vi sia un capitale anticipato , poi si produce e fin qui sono tutti costi, e infine solo il raccolto e il prodotto finito ,una volta venduti ad un determinato prezzo potranno eventualmente avere un profitto. Poi eventualmente l'agricoltore e l'industriale reinvestiranno parte del guadagno precedente e così via. Ma per avere un plusvalore, un guadagno, significa che qualcun altro  o guadagna meno o per niente.


Il tempo di attesa che indichi nello scambio economico mi vede in disaccordo con il mainstream cultural economico  secondo cui l'interesse di un capitale è dato dal tempo e dal tasso d'interesse.
Si dice, questa è una delle definizioni ,che il capitalista(inteso come colui che detiene capitali) prestando denaro fa un "sacrificio", poiché con quel denaro prestato avrebbe potuto acquistare, fare, placare i propri  desideri invece di farli finalizzare al debitore. Sembrerebbe ,se seguo questa definizioni, che gli accumulatori di capitali siano dei pii personaggi sacrificati che allietano una massa di poveracci infelici consentendo loro di acquisire piaceri e desideri....a me puzza di ideologico.
#150
 ".....rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori....." tratto dal Padre Nostro.
Si dice sia l'unica preghiera insegnata da Gesù e mi sono sempre chiesto come mai sia stata inserita in una preghiera.  Al di là dell'aspetto spirituale, diversamente avrei aperto la discussione in spiritualità, oltre alla filosofia  teoretica del fondamento , mi appassionano gli istituti giuridici ed economici come ricerca "archeologica", da dove e come nascono determinati istituti giuridici e alcuni concetti economici. Una mia ricerca storica  a suo tempo riguardò come e dove storicamente nascesse l'interesse economico, il tasso d'interesse sul capitale.
Ebbene già nel codice di Hammurabi si parla di affitto di terreni ,di tasso d'interesse.
Adatto che a mio parere la scienza economica moderna non è neppure scienza, è opinione, eppure nulla come l'economia è così impellente materialmente per poter vivere.
La mia domanda è: è possibile vivere senza fare debiti?
Questa mia domanda nasce dalla constatazione contemporanea che l'economia si sostiene col debito e col debito si perde l'equipollenza fra valore monetario e bene (qualunque oggetto scambiabile economicamente). Quello che economicamente viene definito inflazione, deflazione, svalutazione è il tentativo di riequilibrare il rapporto economico fra valore monetario e bene. Ormai tutti fanno debiti e le finanziarie sono tutte pronte a finanziarlo questo debito, dallo smartphone ,al mutuo per la casa.
Un'altra considerazione che pongo : il debito riguarda anche la morale? E' questa domanda che mi ha spinto verso il problema filosofico di un concetto  economico.


Su queste due domande chiederei le vostre argomentazioni.