Gelosia e invidia in comunità religiose

"Congregavit nos in unum Christi amor" (= la vita fraterna in comunità): è il titolo del documento emanato nel 1994 dalla Congregazione per gli istituti di vita consacrata e le società di vita apostolica.
In un capoverso c'è scritto: "La comunità religiosa, nella sua struttura, nelle sue motivazioni, nei suoi valori qualificanti, rende pubblicamente visibile e continuamente percepibile il dono di fraternità fatto da Cristo a tutta la Chiesa. Per ciò stesso essa ha come impegno irrinunciabile e come missione di essere e di apparire una cellula di intensa comunione fraterna che sia segno e stimolo per tutti i battezzati".
Vita fraterna in comunità ? bugia ! E quanta ipocrisia in quel documento del Vaticano.
E' noto che la vita comunitaria religiosa è afflitta da gelosie e invidie tra "confratelli" e tra "consorelle".
Per esempio, se una suora (o monaca) riesce a frequentare l'università e la mattina esce dal convento o dal monastero, suscita invidia perché le altre pensano che abbia più libertà rispetto a loro.
Un prete ha scritto: "A volte penso che sia più facile confidarmi con una persona esterna al mio ambiente che con un confratello. Ho visto confronti e scontri che nascono da una sorta di gelosia o invidia tra di noi, sebbene non abbiamo incarichi di potere che giustifichino i nostri atteggiamenti diffidenti! ".
Gelosia e invidia sono due cose differenti, e ne argomenterò in un altro topic.
Nel linguaggio comune la gelosia è associata a una relazione significativa di amicizia o di amore. Si possono provare sentimenti di gelosia verso un amico da cui ci sentiamo trascurati o verso il partner, quando ci sembra che non ci guardi con gli stessi occhi di un tempo e magari rivolga attenzioni privilegiate a qualcun altro.
L'invidia, invece, suscita rancore di fronte al benessere o al successo altrui.
Il "carrierismo", il bisogno di primeggiare angustiano anche le comunità religiose.
Papa Francesco nella meditazione mattutina del 23 gennaio 2014 ha parlato di "Cuori liberi da invidie e gelosie", fra l'altro ha detto "cosa succede in concreto «nel cuore di una persona quando ha questa gelosia, questa invidia». Due le principali conseguenze. La prima è l'amarezza: «La persona invidiosa e gelosa è una persona amara, non sa cantare, non sa lodare, non sa cosa sia la gioia; guarda sempre» a quello che hanno gli altri. E purtroppo quest'amarezza «si diffonde in tutta la comunità», perché quanti cadono vittima di questo veleno diventano «seminatori di amarezza».
La seconda conseguenza è rappresentata dalle chiacchiere. C'è chi non sopporta che un altro abbia qualcosa — ha spiegato il Papa — e allora «la soluzione è abbassare l'altro, perché io sia un po' alto. E lo strumento sono le chiacchiere: cerca sempre e vedrai che dietro una chiacchiera c'è la gelosia e c'è l'invidia».
Dunque «le chiacchiere dividono la comunità, distruggono la comunità: sono le armi del diavolo. Quante belle comunità cristiane — ha commentato amareggiato il Pontefice — abbiamo visto che andavano bene», ma poi in qualcuno dei loro membri «è entrato il verme della gelosia e dell'invidia, ed è venuta la tristezza".

"Congregavit nos in unum Christi amor" (= la vita fraterna in comunità): è il titolo del documento emanato nel 1994 dalla Congregazione per gli istituti di vita consacrata e le società di vita apostolica.
In un capoverso c'è scritto: "La comunità religiosa, nella sua struttura, nelle sue motivazioni, nei suoi valori qualificanti, rende pubblicamente visibile e continuamente percepibile il dono di fraternità fatto da Cristo a tutta la Chiesa. Per ciò stesso essa ha come impegno irrinunciabile e come missione di essere e di apparire una cellula di intensa comunione fraterna che sia segno e stimolo per tutti i battezzati".
Vita fraterna in comunità ? bugia ! E quanta ipocrisia in quel documento del Vaticano.
E' noto che la vita comunitaria religiosa è afflitta da gelosie e invidie tra "confratelli" e tra "consorelle".
Per esempio, se una suora (o monaca) riesce a frequentare l'università e la mattina esce dal convento o dal monastero, suscita invidia perché le altre pensano che abbia più libertà rispetto a loro.
Un prete ha scritto: "A volte penso che sia più facile confidarmi con una persona esterna al mio ambiente che con un confratello. Ho visto confronti e scontri che nascono da una sorta di gelosia o invidia tra di noi, sebbene non abbiamo incarichi di potere che giustifichino i nostri atteggiamenti diffidenti! ".
Gelosia e invidia sono due cose differenti, e ne argomenterò in un altro topic.
Nel linguaggio comune la gelosia è associata a una relazione significativa di amicizia o di amore. Si possono provare sentimenti di gelosia verso un amico da cui ci sentiamo trascurati o verso il partner, quando ci sembra che non ci guardi con gli stessi occhi di un tempo e magari rivolga attenzioni privilegiate a qualcun altro.
L'invidia, invece, suscita rancore di fronte al benessere o al successo altrui.
Il "carrierismo", il bisogno di primeggiare angustiano anche le comunità religiose.
Papa Francesco nella meditazione mattutina del 23 gennaio 2014 ha parlato di "Cuori liberi da invidie e gelosie", fra l'altro ha detto "cosa succede in concreto «nel cuore di una persona quando ha questa gelosia, questa invidia». Due le principali conseguenze. La prima è l'amarezza: «La persona invidiosa e gelosa è una persona amara, non sa cantare, non sa lodare, non sa cosa sia la gioia; guarda sempre» a quello che hanno gli altri. E purtroppo quest'amarezza «si diffonde in tutta la comunità», perché quanti cadono vittima di questo veleno diventano «seminatori di amarezza».
La seconda conseguenza è rappresentata dalle chiacchiere. C'è chi non sopporta che un altro abbia qualcosa — ha spiegato il Papa — e allora «la soluzione è abbassare l'altro, perché io sia un po' alto. E lo strumento sono le chiacchiere: cerca sempre e vedrai che dietro una chiacchiera c'è la gelosia e c'è l'invidia».
Dunque «le chiacchiere dividono la comunità, distruggono la comunità: sono le armi del diavolo. Quante belle comunità cristiane — ha commentato amareggiato il Pontefice — abbiamo visto che andavano bene», ma poi in qualcuno dei loro membri «è entrato il verme della gelosia e dell'invidia, ed è venuta la tristezza".