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Messaggi - PhyroSphera

#136
Citazione di: daniele22 il 08 Marzo 2025, 08:34:49 AMSono d'accordo con te Mauro. In ogni caso, fossi in te, non mi romperei più di tanto la testa sul senso che si deve dare a "minaccia esistenziale". Chiediti cioè che spessore intellettuale possano mai avere quelli che ancor oggi insistono sul refran "bisogna tener presente chi è l'aggredito e chi è l'aggressore". Va da sé che il loro linguaggio sarà certamente di stampo pressapochista. E dispiace ancor più sentire il nostro presidente Mattarella che dal Giappone non perde ancora una volta l'occasione di gettare benzina sul fuoco. Da ultimo, senza pescare nel mare torbido dell'etica/morale, lo stato delle cose può essere anche desunto da questa notizia:

https://www.open.online/2025/03/07/scuola-concorso-docenti-errori-punti-in-piu/


Fare la distinzione tra 'esistenziale' ed 'esistentivo', notare che le 'minacce esistenziali' di cui parlano gli odierni politici e capi militari hanno un senso entro la strategia della tensione e l'equilibrio del terrore, tutto questo non significa 'rompersi la testa'.
In molti ambienti la filosofia dell'esistenza è tabù ma non per altri e se non se ne vuol partecipare non è il caso di proiettare sui discorsi altrui la propria estraneità alla questione dell'esistere.
La distinzione aggredito/aggressore ci vuole, ma certamente ha un senso ridotto laddove la vera guerra non esiste quasi o non esiste più. Dagli abusi con gli archi e coi macchinari antichi, dalla polvere da sparo all'atomica c'è un sopruso contro le vere istituzioni militari e una sparizione progressiva del concetto autentico di guerra... Nonostante tutto si deve fare quella distinzione, altrimenti le vicende umane ne ricevono torto; il problema però è che individuare oppure identificare un aggressore non sempre è semplice e bisogna tener conto delle illusioni delle apparenze e degli inganni della realtà. Senza di questi, gli umani non si metterebbero gli uni contro gli altri come ci si sono messi in molti di loro negli ultimi millenni... 
Va detto che la guerra intesa come violenza da evitare è solo un'apparizione recente nella storia dell'umanità; e nel Vangelo si rammemora ancora la giusta opposizione, nella manifestazione della spada di Cristo. Il motto evangelico e l'incubo atomico sono agli antipodi; il politico che vende incubi per evitare il peggio non rappresenta un valore cristiano, può esser cristiano solo se costretto... E così la "minaccia esistenziale" è terminologicamente interna a questi lasciti di incubi.
La storia dice che l'incubo stesso non fu inventato da Hitler (sapete che i primi esperimenti per la bomba atomica erano nazisti?) ma che aleggiava già decenni prima e il sogno di armi del tutto deleterie non era dei nazionalisti tedeschi. Tale sogno denota una incapacità completa a pensare l'arma stessa, che in quanto tale è selettiva, non catastrofica, e va esibita senza previa minaccia (come nelle parole evangeliche) - da qui il senso dell'aggettivo "bellico". L'equilibrio del terrore non è bellico; Hitler lo aveva pensato per rimproverarlo: era un pessimista violento.


MAURO PASTORE
#137
La Francia ha inserito nella propria Costituzione il diritto all'aborto, riferendosi alle donne gravide, mentre i diritti della vita sono affidati a una Carta dell'ambiente, in riferimento principale all'individuo.
Considerando che un embrione è già definibile individuo - non persona come certo teologismo cattolico tenta di fare trasferendo la concezione personale di Dio all'antropologia e biologia - si trova una restante garanzia. E' noto che le Costituzioni degli Stati Occidentali sono basate sui diritti individuali, esportati anche nel mondo; ma rimane che uno 'stato di crisi' come quello dell'aborto non è in sé stesso oggetto di autentico diritto; inoltre la Carta dell'ambiente finisce così per diventare vittima di possibili dialettiche tese a ostacolare l'applicazione della Carta stessa.
Tra le forze che in Occidente e altrove promuovono ostacoli ci sono le tendenze a una valutazione esclusivamente neurologica della nascita e prosecuzione della vita, per le quali l'inizio della vita viene fatto coincidere con la formazione neuronale. La neurologia si interessa prevalentemente del sistema vegetativo ma senza il potere della biologia e ciò è un limite intrinseco, che non consente le distinzioni minime tra flora, fauna, umanità. L'uso o piuttosto abuso della neurologia è perpetrato da studiosi che tendono a disinteressarsi della flora cercando di occultare gli studi neurologici su di essa e che tendono a trattare l'umanità alla stregua della bestialità, sospinti dal paradigma scientista evoluzionista che considera 'l'anello mancante' non un vuoto evolutivo ma un programma di ricerca del nesso diretto bestia-uomo, biologicamente in realtà inesistente. Tali evoluzionisti confondono la morfologia e la biologia, riguardo alla successione delle "stature", e negano l'impossibilità di utilizzare la Teoria della Evoluzione per ricostruire le origini umane, impossibilità giacché la Teoria Genetica offre risultati differenti e incompatibili. Gli studi biologici sull'ambientalità condussero a considerare una condizione e situazione d'eccezione, un cataclisma-non-catastrofe, risultato che presenta questo risultato: la scienza non può offrire indizi determinanti sulla nostra origine, perché nei tempi in cui possibile la nostra nascita gli ambienti erano radicalmente diversi.
Nonostante il dato scientifico (non programma di ricerca) del cosiddetto Anello Mancante, permane la persuasione, a volte confusa con la scienza altre volte ritenuta ovvietà evidente con la scienza, che non esista distinzione decisiva tra bestialità e umanità. A causa di altre ignoranze ma pure confusioni, altra persuasione diffusa in molti ambienti subculturali ma accreditati nel mondo politico è che la filogenesi sia in sé stessa anche un'ontogenesi, cioè che il presentare da parte dell'essere umano in formazione analoghe forme a quelle della pura animalità sia esserlo. Dunque in tal caso una somiglianza morfologica viene scambiata per una identità biologica. Per tali disastrose persuasioni ed errori c'è una parte della società che non sa comprendere la nascita, non la riconosce sempre idoleggiando la pura animalità bestiale, il che è a volte unito all'altro disastro per cui l'inizio della vita umana è ritenuto quello specificamente neuronale. I due errori si rinforzano scambievolmente e in concomitanza con una fondamentale ignoranza su cosa sia un individuo. L'individualità è così confusa con la esemplarità, questa peraltro intesa sempre senza possibile parziale singolarità, quindi le affermazioni psicologiche, sociologiche, antropologiche sulla individualità sono emarginate e messe da parte, rifiutando interdisciplinarità tra antropologia e biologia ed anche con sociologia e psicologia.

Una forte invadenza esercitata dalla neurologia accadde con Sigmund Freud, che da ricercatore interdisciplinare per procura degli psichiatri si trovò di fronte a una realtà che poneva in causa la psicologia non la neurologia. Ciò accadde anche praticando una dimensione psicoanalitica, non psicoanalisi compiuta, dimensione già presente nella psichiatria. Quale semplice e solo antesignano, S. Freud fu stimolo per ricerche adeguate, psicologiche, che definirono una realtà mentale, l'inconscio, anche con vera e propria psicoanalisi (non definita scientificamente dal Freud stesso), assieme alla coscienza, mostrando la perspicuità della psicoterapia anche per le malattie mentali e i disturbi psichici più gravi. Ma questo risultato stentò e fatica ad affermarsi mentre viene propinato un miscuglio di medicina generica e neurologica con psicologia quasi inesistente e in ogni caso ai margini, fingendo che il miscuglio stesso sia disciplina psicologica della psicosomatica e dando luogo a descrizioni tanto tragiche quanto fasulle. A partire da questa prepotenza e mistificazione la neurologia è stata sopravvalutata e diffusa ovunque, cercando sostegno in materialismi antiscientifici, non realmente filosofici.
Da A. Adler a C. G. Jung fino ai nostri giorni, collettività e individualità sono state correttamente scientificamente formulate, anche assieme nella psicologia analitica avviata dallo stesso Jung. Non diversamente, anche se ovviamente a parti invertite, dalla sociologia, quindi pure da socioantropologia e psicoantropologia. Invano: vasta cultura e società sono sotto scacco da illazioni e fantasticherie spacciate per scienza.
Il notissimo psicoanalista J. Lacan decideva di tornare a valutare la dimensione psicoanalitica nelle opere di S. Freud per superarne il blocco che con queste veniva esercitato e per annullare la contraddittoria inversione tra psicoanalisi e neurologia, cui Freud stesso aveva dato forte impulso soprattutto negli ultimi tempi della sua vita. L'oggetto principale della ricerca di Lacan fu il linguaggio della mente, una semiotica e una simbologia secondaria, psicologiche. Non c'è dubbio che così molte cose furono messe maggiormente in chiaro, con vasto beneficio sanitario e sociale; eppure l'attiguità di tali risultati alla prospettiva neurologica viene sfruttata per scopi contrari. A esser simboli nella nostra mente sono anche gli oggetti mentali stessi, anche senza specifici segni simbolizzanti; ugualmente le cose di fuori per la nostra mentalità. Il simbolo psichico integralmente tale è costituito direttamente da un oggetto senza essere accompagnato da segni, ma tramite l'oggetto stesso. Gli studi psicologici incentrati sul linguaggio se sopravvalutati tendono a decentrare la mente dall'attenzione, favorendo il residuo sociale dei pregiudizi e indebolendo le difese contro le intrusioni. Non c'è alcun dubbio che il linguaggio sia importante, ma nei casi di difficoltà di comunicazione (anche paziente-dottore) c'è la presenza che può ovviare. Il sistema adottato generalmente negli Stati è vittima degli abusi neurologici e si tollera, ai margini, la psicoanalisi dei segni e la psicologia del linguaggio, dando idea che non sia possibile risolvere gli stati psicotici o anche schizofrenici con la psicoterapia o psicoterapeuticamente. Inoltre si tende ad identificare stato patologico e stato di malattia, fingendo che le eventuali critiche o negazioni non siano questioni per non medici. Invece, all'opposto, basta una informazione culturale per smentire tanti catastrofici errori e la medicina scientifica non è esoterica, al contrario esplicita (anche linguisticamente) e pensabile e valutabile anche esternamente a priori.

Troviamo dunque l'ultimo fattaccio descritto da una questione sorta dopo la morte di J. Lacan. Da una parte interpreti politici (comunisti, maoisti) tesi a negare possibili nessi tra religione e psicologia e psicoanalisi di Lacan e lacaniane, in nome di scienza e razionalità; dall'altra chi notava che per lo studioso J. Lacan la religione non era fuori dal suo campo oltre che raggio d'azione. Questi trovava un contenuto veritativo nel cattolicesimo e non in altri mondi religiosi, non supponendone i segni delle insensatezze. D'altronde aveva un approccio illuministico ai rapporti tra scienza e religione, per cui viveva la psicoanalisi in competizione con la religione. Pensando sarebbe prevalsa quest'ultima non poteva intendere un trionfo dell'oscurantismo ma una affermazione di verità; d'altro canto non riteneva le verità religiose decisive più di tanto. La sua considerazione linguistica potrebbe esser supportata glottologicamente; ma i risultati col cattolicesimo e i monoteismi e i relativi libri sacri attesterebbero che il segno in tal caso sarebbe costituito dagli scritti ma non dalla realtà religiosamente definita "Sacra Scrittura". Negli ambienti cattolici dove i fedeli sono tanto materialisti le Sacre Scritture sono nonostante tutto considerate per tali, mentre nel mondo evangelico il principio della centralità e autosufficienza della Scrittura - non degli scritti! - fa capire che... proprio non ci siamo!
Certo i segni contano anche per i religiosi, nei riti, nei culti e altrove; anche la Bibbia quale contenuto di scritti è rilevante; eppure, non solo nei monoteismi, i contenuti autentici non sono semioticamente indicati! Neanche nella nostra mente! Così l'indicazione lacaniana della Alterità non va confusa con quella junghiana dell'Altro, essendo quest'ultima ad essere religiosamente pregnante, non solo significante, e non l'altra. Oltre la vita religiosa, la vita interiore della fede, disponibile alla psicologia transpersonale, una psicologia delle zone dei confini, delle vette - questa finanche derisa dagli ambienti ignoranti e fraintenditori che ho stigmatizzato.

Cosa accade? Accade che si sa benissimo che i rimedi neurologici o assai peggio fisiologici non sono adatti ai malati di mente; ma si insiste a volte estremizzando le violenze. Dal caso dei malati, a quello dell'aborto, c'è a volte anche coincidenza. Chi pensa correttamente la nascita viene spesso scambiato o "preso" per pazzo, certe volte proprio sequestrato come una valigia, se si difende potrebbe riuscire ad esser tollerato se capace di una psicoterapia linguistica... Ma cosa può accadere? Se c'è chiusura mentale nell'applicatore o applicatori della terapia, le affermazioni del paziente, ritenuto vittima del proprio inconscio come del caso cattivo, vengono ridotte a mera manifestazione linguistica e non accettate (affermare qualcosa non è semplicemente dirla); delle sue dichiarazioni se ne fa quel che si vuole, fingendo che l'aspetto neurologico di una patologia sia una prova di assenza mentale, come invece mai in esseri umani può accadere. Inoltre si costringe a spesso inutili e a volte faticosissime prestazioni linguistiche o si riconsegna agli abusi diretti, fisici perlopiù. Questo torto capita a chi tollerato in una certa misura; agli altri peggio.
All'origine del fattaccio l'idea antiscientifica e pseudofilosofica che la fisica sia la scienza delle scienze e che l'àmbito psichico sia oggetto di studi di mera traduzione. Ma così si trattano sia "pazienti" che "non pazienti" come roba, delegittimando la fisiologia, in cui decisivo è il previo ragionamento con l'esperienza senza esperimento (scienza 'logica' direttamente) e usandola per delegittimare e in fin dei conti escludere tutto il resto della scienza.
Così la donna gravida diventa nella fantasia scientista una donna ingrossata da un corpo estraneo similmente a un capello o unghia da potersi giudicare troppo cresciuta senza ragione.

Nella Costituzione francese il presunto diritto all'aborto ha la funzione di escluderne il dovere, ma per questo ci voleva opportunamente una proibizione; e per ritornare al seminato occorre la riflessione sull'individuo. Difatti il diritto della vita individuale è realmente un diritto principale; il 'diritto all'aborto' invece non sussiste per sé ma solo se la donna e il nascituro sono in crisi e non c'è per loro altro.
E' chiaro che la questione dell'aborto è parte di una più grande.


Link:
https://www.biodiritto.org/Biolaw-pedia/Normativa/Francia-Loi-constitutionnelle-del-4-marzo-2024-il-diritto-all-aborto-nella-Costituzione-francese

https://www.centrostudilivatino.it/la-liberta-di-sopprimere-lenfant-a-naitre-non-puo-essere-una-vittoria-delle-donne/

https://www.conseil-constitutionnel.fr/sites/default/files/as/root/bank_mm/site_italien/constitution_italien.pdf

https://rassegnaflp.wordpress.com/2011/12/10/la-religione-di-lacan-altro-che-primato-della-psicoanalisi-il-guru-francese-dellinconscio-rivaluto-cristo-e-lincarnazione/



MAURO PASTORE
#138
Citazione di: daniele22 il 06 Marzo 2025, 16:06:23 PMPenso semplicemente che l'unità europea, qualora dovesse un giorno manifestarsi, non sarà certo ottenuta tramite un'accozzaglia di persone che scendono in piazza con una bandierina blu. Costoro, o costui (michele serra), pensano probabilmente che le cose si ottengano gratuitamente. Il fatto è che molti non accettano ancora che in democrazia possano vincere la Meloni o Trump. La verità sarebbe quindi che tale manifestazione sarebbe in realtà contro di loro e non a favore di un'inesistente identità europea che avrebbe prodotto, almeno qui in Europa, quello che gli eventuali manifestanti stigmatizzano, vedi il 20% conseguito da afd in Germania tanto per dirne una.
Comunque, di recente ho visto in TV (l'aria che tira) la professoressa Donatella di Cesare che invitava a smetterla di arzigogolare sulle intenzioni di Putin, leggi la sua intenzione di invadere l'Europa tanto cara a quell'idiota di Macron. Stupito dal suo lucido intervento ho dato un'occhiata a chi fosse scoprendo che era stata "assolta" con un non luogo a procedere per aver detto di Lollobrigida che era un neo-hitleriano. E ancora ho scoperto che Italia Viva, il prode Re-enzi, aveva a suo tempo promosso una raccolta di firme perché le venisse tolta la cattedra di filosofia per avere costei espresso questo pensiero alla morte di Barbara Balzerani:
"La tua rivoluzione è stata anche la mia, le vie diverse non cancellano le idee, con malinconia un addio alla compagna Luna".
Insomma, questo lurido mondo praticato da sedicenti democratici che predicano "la pace giusta" è intriso fino al midollo di neo-nazisti. Non mi riferisco a te comunque. Un saluto
Io non sono neonazista e neanche nazista, neanche stalinista o neostalinista, ho spesso detto e scritto cose in opposizione e contro questi movimenti.
A me ha colpito la notizia scritta, data ieri su Rai News 24, su una dichiarazione di Macron, secondo il quale dallo Stato russo verrebbe una "minaccia esistenziale" contro l'Europa. A prescindere dal riferimento della tivù a Macron, si nota che certi politici dell'Europa Unita tendono a vivere questa istituzione come rappresentativa di tutti e di tutto, si scordano della Russia europea e con la propria ambizione - anche atomica - e con le proprie fobie - anche antirusse - si innamorano della politica spettacolo cui sono stati costretti anche i russi: Stalin e lo stalinismo li lasciava con un arsenale atomico e dissennati attorno li mettevano a farci uno spettacolo, e loro dovevano farlo per evitare il peggio. Il gioco fu ammesso da Hitler ma i russi lo vivono con lutto e fastidio. Si va dicendo di minacce non contro l'esistenza ma "esistenziali", non quindi 'esistentive', non effettive cioè quali sono quelle del regime di Putin e non quelle statunitensi, in passato effettive (ci furono anche le tragedie in Giappone, purtroppo); e molti scelgono di andare a raccattare lo spettacolo. Da quanto ieri notte scritto su Rai News 24 (ci sono anche semplici titoli sui notiziari), anche Macron si è presentato a fare l'accattone dal vice che sparla nello Stato russo, dove i discorsi duri sugli ordigni atomici sono stati pronunciati solo ufficiosamente. Ipocrisia neosovietica? Sicuramente l'intenzione e di vendere incubi senza coinvolgere la esistenza politica russa né le altre interessate a un ben vivere, di cercare cioè non solo di abbassare i toni ma di emarginare l'incubo atomico - siamo politicamente in era post-atomica. Sono stati alcuni "politici ucraini" sostenuti da loro simili in America a dare il triste onere ai russi e Macron si è fatto cliente della hitleriana fabbrica degli incubi, forse non contento di essere stato cliente della fabbrica dei sogni del cinema americano.
Macron - se è vera la notizia in tivù - pensa a una unità rappresentativa inesistente, come fosse in un campo politico tribale nel Sud del Mondo, ma ovviamente non riesce neanche a replicare questo campo: quindi va a beccarsi gli incubi che Medvedev in Russia va mettendo nelle sue vetrine e cerca adepti che vogliano anche loro spaventarsi; ma una politica estera soggetta a tali ingloriosi acquisti, in Francia o altrove, peggio se in Unione Europea, trascina nel nonsenso, impedisce un vero destino europeo. La assurdità che paventa nella Russia una minaccia per l'Europa è a mio avviso di chi vuol ragionare come stando in Africa, cioè nel luogo la cui mentalità è diametralmente opposta - non contraria! - a quella europea. Uno venuto a intromettersi dall'Africa non sarebbe tanto disastroso come i suoi complici invece potrebbero.


MAURO PASTORE
#139
L'articolo citato al link qui sotto dice di una inesistente way of life europea: i modi di vita in Europa differiscono profondamente. Esiste semmai un african way of life e a tanti intellettuali il sole e le ebbrezze del Sud hanno fatto un pessimo effetto (medici compresi). Eccovi il link:

https://www.repubblica.it/commenti/2025/02/27/news/una_manifestazione_per_l_europaserra-424032102/?ref=RHLF-BG-P1-S7-T1

Cosa accade se si fa una gran piazza supponendo una uniformità adatta soltanto a omologare fino all'etnocidio? Forse l'importanza della società deve diventare occasione per disastri etnici? Evidentemente no.

Si dice da molte parti che Trump ha fatto uno scempio contro la politica europea. Ma gli stimoli a pensare un potere europeo sono venuti a tanti socialisti e comunisti da lui stesso. Il fatto è che questo potere europeo non è rappresentabile o riducibile a una unità assoluta. L'Europa è fatta di grandi differenze e una parte della sinistra vuole ignorarle. Trump mette i dazi, ma anche l'Europa può metterne agli USA. Meglio se non si trasportano merci inutilmente. In Europa Zelensky fa da seduttore e da complice ai nazisti e neonazisti; ha definito i russi non-uomini e invocato la distruzione della Russia e - come ha ben compreso Trump - ha agito per scatenare una terza guerra mondiale. La maggioranza degli ucraini voleva restare in amicizia con la Russia e Zelensky ed altri prima di lui sono degli abusivi oltremodo irresponsabili. Inutile che Zelensky si presenti in pubblico fingendosi un greco della Scizia. E' un imbonitore e se l'Europa unita gli sta dietro allora saranno europei americani e russi europei a tenere alto il morale del nostro Continente.

E' necessario che si consideri l'unità europea senza monolitiche illusioni. L'appello all'unità deve accadere nel pensiero della molteplicità e non deve essere assoluto. La stessa religione, anche i monoteismi, non indica l'Uno per abolire le differenze.
Si propone una unità impossibile, una unificazione violenta che elimina differenze necessarie e spunta fuori un elemento estraneo che si vuol sostituire alla realtà che si finge di amare e promuovere. Nel nostro caso ci si riferisce a un modo di vita per noi europei impossibile, riferendosi a una pubblica piazza che potrebbe essere lo spiazzo di un villaggio africano, dove gli elementi della tribù si ritrovano tutti assieme nelle stesse cose ed azioni e basta lo spirito comunitario. Non è possibile nel Continente Europeo un solo modo di vita e non c'è una comune rappresentazione dei nostri modi che sia politica e che sia unica. Inoltre, specificamente per la vita, i modi europei differiscono fino a irrappresentabilità.
Bisogna capire che la unione sociale non può essere la chiave universale di una politica europea.


MAURO PASTORE
#140
Sono passati tanti mesi dall'apertura di questa discussione.
Il regime di Putin aveva mantenuto le ritorsioni, ultimamente riducendole, alla minacciosità americana e al tentativo in Ucraina di sobillare la NATO invocando la completa distruzione della Russia. Certo tali ritorsioni sono state di lega diversa, una politica-spettacolo esplicitamente tale, se ci si pensa bene, non così da Biden che, anche se sommessamente, minacciava direttamente chi non aveva iniziato questo brutto "gioco".
Le benedizioni di Kyrill agli ordigni atomici non erano un invito a farli esplodere; io le interpretavo come una preghiera perché non esplodessero e una buona conoscenza dell'Ortodossia lo confermerebbe senza lasciar dubbi.
Il mio pensiero resta in massima parte volto alle chiese cristiane in Ucraina, quali segni di una possibilità diversa. La resistenza dei russi ortodossi continua in Ucraina ed altrove, sotto minacce e iniziative contro la libertà religiosa basate sul tentativo di trascinare le istituzioni europee nel delitto. I cristiani in Ucraina mostrano - fosse pure involontariamente - che in Europa si può e si deve convivere tra Est ed Ovest.
Negli USA è risalito al potere presidenziale Trump, che ha definito quello di Zelensky un gioco alla Terza Guerra Mondiale dopo averlo bollato come dittatore ed anche avverso alla volontà popolare del suo Paese. Non si può né si deve negare che la eversione russofobica non ha prevalso, anche perché l'ONU non ha schedato l'intervento russo una invasione priva di altre motivazioni. Restano rigurgiti in Europa, dove l'amicizia al nazista Zelensky - che durante il conflitto definiva i russi non-uomini - purtroppo è ancora diffusa. In Italia prevale la linea multilaterale del Ministero degli Esteri, la quale provvidenzialmente vanificherebbe gli sforzi nazistoidi di molti leader europei.
Resta che la lite in armi non è saggia e che dovrebbe far posto ad antagonismi di tipo diverso. In Ucraina non solo pluralità anche alterità sono realtà che possono, anche misteriosamente!, convivere, fuori dalla massificazione di matrice stalinista e dai ciechi odi nazisti e nazistoidi.


MAURO PASTORE
#141
Citazione di: daniele22 il 05 Febbraio 2025, 09:19:34 AME dagli con questi voialtri. Posso capire che a volte si generalizzi, ma tieni presente che parole come anarchico, comunista, liberale, credente o ateo, rilegano delle identità a dir poco fatiscenti. La prova è senz'altro testimoniata nel forum. Si tratterebbe cioè di una patina che cela in realtà un uno contro tutti.
Rigetto comunque l'idea della necessità delle nazioni, così come rigetto la necessità della famiglia. A tenerle in piedi sarebbe solo l'idea della proprietà privata. È necessaria pure questa? A essere necessario sarebbe solo il fatto di prendere atto che nella storia documentata verbalmente nazioni e proprietà privata si siano presentate già in essere. Tu dici che nazioni e nazionalismo vanno distinti, ma il nazionalismo è una possibilità che proviene dall'esistenza della nazione. Sì, per mio conto ad oggi è immorale difendere l'esistenza delle nazioni. Sulla famiglia sono molto più cauto. Sono comunque d'accordo che la sinistra brancoli nel buio dall'insuccesso del comunismo

Non c'è bene né filosofia nel negare famiglia e nazione. Già l'estromissione dai valori politici fu nel comunismo disastrosa, attualmente molti estremisti di sinistra sono contro la natura, o viziosamente o imprevistamente. Sia per loro condanna pagana o punizione di Dio, costoro vogliono mancare di virtù e peggio ancora essere arbitrari fino a diventare moribondi, esibendo chimeriche materialità; e si deve dire di loro: voialtri.

MAURO PASTORE
#142
Ritengo necessario avvalersi di un altro riferimento alla Sanità.

Questo pomeriggio in onda su Rai News 24 una trasmissione contenente il solito strafalcione contro cultura, medicina e cultura della medicina, non senza che seguisse una scomunica alle comunicazioni via internet, fingendo che non siano a volte anche comunicazioni di medicina o finanche mediche (finzione da Codice Penale, chissà se le Autorità si sono già mosse). Lo strafalcione riguarda la parola cronico. Questa significa 'che dura'; in relazione a un periodo temporale circoscritto può anche esser detto: 'che dura sempre'. Con ciò siamo già a contatto coi guai: difatti la medicina scientifica attuale si avvale di quadri previsionali ipotetici - non potrebbe essere altrimenti, essendoci la scienza per mezzo la quale di certo offre solo dati teorici non riferimenti ad accadimenti futuri. Dunque 'cronico' significa per il medico solamente entro il suo quadro ipotetico, che dipende peraltro dai mezzi a sua disposizione, che potrebbero essere inadeguati (o proprio assenti, e in tal caso c'è da stare fermi da parte del medico, dei sanitari tutti). Se una malattia è definita cronica, ciò non rientra nella parte positiva della diagnosi, ma solo in quella delle circostanze non valutabili con certezza. Questo significa che dire 'cronico' per un vero medico è solo un ragguaglio provvisorio e senza valore determinante o accertabile!!
il guaio si prospetta del tutto col notare che il durare entro certi periodi temporali o meglio scansioni temporali - durare stimato soltanto non previsto per ipotesi o congetturato soltanto - viene definito dal presunto medico per mezzo di un sempre senza includervi la scansione entro cui tale medesimo 'sempre' potrebbe rappresentare veramente qualcosa. Sempre, ma quando sempre? Sempre in un giorno, settimana, mese, anno, anni... e quanti anni? L'omertà su questo è caratteristica stabile della malasanità, ma pure l'omissione vera e propria.

Nella trasmissione anche una brutta notizia: 'pazienti anziani cronici' in sovradosaggio, vizio dilagante ed errore della attuale "sanità", una reazione emotiva da non veri professionisti, perché non è aggiungendo medicine che una incapacità di provvedere medicalmente diventa capacità. Oltretutto la cronicità di una malattia non indica gravità di stato ma durata... e abbiamo visto si tratta di ipotesi di secondario valore o addirittura solo congettura. In realtà nessun medico ha la scienza del futuro e facendo valere plausibilità non è professionista ma opinionista, quand'anche fosse plausibilità rispecchiante veridicità.
Il dire di 'pazienti cronici' o 'malati cronici' oltretutto è una impostura che nega la distinzione malato/malattia, condizione del soggetto / soggetto stesso, impostura che nel programma televisivo era drammaticamente presente; presente purtroppo assieme all'appellativo 'diabete alto', col quale si presenta assurdamente un quadro clinico come se fosse un quadro analitico riguardante 'glicemia alta', la quale può anche esser fuori da patologie oppure malattie diabetiche.

Invece di interrompere il discorso e chiedere scusa per averlo fatto, c'era il riferimento a presenze definite problematiche, di malati o pazienti, o meglio presunti tali (abbiamo visto perché bisogna dubitare), ponendo in causa aggressività come non potrebbe fare neanche un vero veterinario con le bestie ma solo uno falso che vorrebbe risolvere una questione violenta tra bestie e uomini, o bestie e altre bestie, bestie e cose, con un rimedio farmacologico, medico o curativo. Non funziona neppure con la terapia; questa non può aiutare assassini e torturatori, umani o non umani, ma li rimette in sesto per effettuare - eventualmente! - più determinatamente le proprie violenze. Ma non esiste un problema medico di violenza, tantomeno terapeutico o insomma da risolvere con la sanità. Togliere sporcizia o veleni dalle mani di un criminale in azione è provvedimento di polizia con valore sanitario, ma non provvedimento sanitario: esso inibisce una volontà, il resto consegue ma non è il medico o insomma il sanitario a dover farlo per cura. Infatti non è cura e tra l'altro non c'è bisogno di essere sanitari per farne. Ne fanno tutti, anche senza criminali o grossi criminali per mezzo; ad esempio una maestra coi suoi scolari disattenti e prepotenti. Inoltre la medicina agisce direttamente secondo bisogni e il medico non ha bisogno di fare il poliziotto per proporsi, ha senso dare spiegazioni convincenti a chi ne ha bisogno, non costringere a cure. Il vero Stato italiano favorisce cultura e diffusione di informazioni, non trascina presunti o veri psicopatici in ospedali-manicomi né rende le loro dimore dei manicomi coatti. Idem col resto - ma esistono tante falsità e imposizioni, tutte vietate ma di fatto non impedite da chi dovrebbe.
Nella trasmissione c'era pure il riferimento a disturbi comportamentali come se il disturbato fosse il sanitario. Non si può evitare di notare che tentando di istituire una eutanasia ed assistenza al suicidio in un ambiente degenerato come l'attuale sanità non solo italiana si stia tentando di diffondere l'idea di eliminazioni sanificanti, cioè - al di fuori di eufemismi - si finge che il dare morte possa essere un prendersi cura del morituro-morente. Se uno pensa di precipitare un appestato in una fornace ardente per paura di contagio, non dovrebbe definirsi in ogni caso medico e tantomeno professionista. Se la situazione non è così chiara la malasanità deve essere messa a nudo, senza proteggerla con timori fuori posto.

E che dire, poi, sempre su Rai News 24 oggi, del solito discorso sulle trasfusioni e - in pratica - 'banche del sangue', senza neppure ammettere che non c'è affatto una situazione progredita ma pratiche meno che rudimentali, per giunta reiterate? Come si può accettare la maniera di presentarsi in pubblico di sanitari che agiscono in una logica in parte addirittura drammaticamente o tragicamente primitiva? Non pensano a legger meglio testi emarginati o dimenticati, su prevenzioni e consigli generici, o a dar spazio a rimedi improvvisati di chi abituato a questo con buon senso, o filosofici oppure diretti tentativi di guarigione od autoguarigione? Vogliono evitare l'incognita ma questa potrebbe essere la vita e invece di assistere attivamente ai suicidi - cioè andare oltre il dovuto - dovrebbero lasciare i pazienti rischiare senza obbligarli a prudenze che generano il sicuro declino della vita. Non c'è diritto a sottrarre in nome della medicina i pazienti dai rischi dell'esistenza. Difatti l'esistenza è anche questo: rischio. Ciò non significa che uno Stato debba assecondare ambienti sanitari più che ambigui.


MAURO PASTORE
#143
Citazione di: anthonyi il 17 Febbraio 2025, 16:36:15 PMMi sembra una rappresentazione abbastanza confusa, non ho idea di cosa c'entri il sanitario, se un cane uccide un bambino la responsabilità é del padrone del cane, e la soluzione preventiva sta nell' uso della museruola, obbligatoria per i cani pericolosi.
Comunque io non sto legittiman do nessun sopruso, il sopruso implica un atto volontario, e quindi il dolo, che é altra cosa rispetto alla colpa che é in discussione in questo topic.
Sono questioni giuridiche, non filosofiche.
La légge italiana annovera tra i delitti l'omicidio colposo. Molti intellettualoidi praticano la vittimizzazione dei colpevoli e il concetto di omicidio colposo non vogliono accettarlo, mentre altri lo ignorano eccedendo nelle accuse.
Quel che tenta "anthonyi" è un disastro.

MAURO PASTORE
#144
Poco fa' a Rai News 24, una trasmissione delle solite: argomento, un bimbo ucciso da un cane; e la reazione divisa tra ricorso al veterinario o imputazione dell'accaduto alla razza o alla biologia del singolo esemplare.
Una bestia uccide, chiamano un sanitario che finge esserci stato un meccanismo fuori posto. Invece le eventualità sono eventualità.
Scopo della comunicazione del presunto sanitario in tivù? Minacciare di fare fuori qualcuno, a giudicare dai suoi modi non solo le bestie tra le vittime. L'impunità giudiziaria per questi soggetti?

MAURO PASTORE
#145
Citazione di: anthonyi il 17 Febbraio 2025, 12:13:57 PME' singolare che phyrosphera, allo stesso tempo, critichi il mio uso dei dati concreti (la matematica) è mi giudichi anche confusionario.
Per limitarmi di dato ne presenterò uno solo: 97 %.
E' la percentuale di cause penali contro medici che si concludono con un'assoluzione.
Un 97 % che, durante tutta la durata dei processi, sono costretti ad avere una serenità limitata, che peggiora la loro vita, e la loro capacità di curare altri pazienti.
Riguardo al restante 3%, sono professionisti che hanno compiuto un errore colposo che potrebbe essere considerato, e ponderato, tra gli effetti collaterali della cura, un inconveniente purtroppo a tutt'oggi ineliminabile, è soprattutto che nessuna azione giudiziaria può limitare.
E' una cosa che non conviene a nessuno, neanche a coloro che hanno subito danni medici, che sono costretti a usare l'iter complesso della legge penale per ottenere un risarcimento.

La statistica e la matematica sono scienze distinte. L'uso dei numeri non basta perché ci sia scienza matematica. La volontà di subire soprusi dai medici mentre non ci si raccapezza più su quasi niente è quel che è, certo non una base per filosofeggiare o filosofare ma sicuramente un disastro politico.

MAURO PASTORE
#146
Citazione di: Jacopus il 31 Gennaio 2025, 08:17:16 AMDirettamente dalle teorie razziste di un secolo fa. Sarei curioso di sapere le fonti di questa affermazione. Se ce ne sono di successive alla fine del XX secolo, direi che siamo messi maluccio. Del resto con l'espansione dell'industria editoriale è possibile trovare le fonti a qualsiasi argomento. Ad ogni modo gli africani sono esattamente come noi e se inseriti ad Harvard riescono ad avere un self-control come il norvegese Olaf. Se, viceversa, Olaf, viene adottato da una famiglia Zulù, imparerà ad impaurirsi del Dio dei fulmini.
La cosa veramente buffa è rilevare che queste affermazioni non vengono da un novello Gobineau ma da un dichiarato fedele del cattolicesimo, ovvero dell'unico monoteismo che ha insegna l'universalismo e la necessità del superamento delle differenze.
Io ho dichiarato già, su questo forum, di non essere cattolico e lo ribadisco e invito a non fare illazioni, a non contrariare dichiarazioni necessarie. Io non faccio parte della chiesa cattolica per ragioni di vita e invito "Jacopus" a chiedersi se il suo è davvero un errore o una abitudine a non pensare l'argomento religioso per non veler gestire le proprie paure.
Il fatto che in Africa la natura è assai esuberante e richiede un particolare distacco è un dato disponibile a varie comprensioni: scientifiche, filosofiche, semplici... Non è questione di freddo o caldo o di non freddo o non caldo.
Non è vero che etnie diverse non rispecchino caratteri diversi e a negarlo si diventa presenze sgradite ed è inutile fare confusione con gli aspetti religiosi particolari o con le forme religiose generali.
Le differenze non si possono superare. Esistono accanto alle uguaglianze le differenze e il "cattocomunismo" non è che una mostruosità se preso tanto sul serio. Va bene per creare litigi nelle piazze e "Jacopus" e i suoi compari dovrebbero capire come aprirsi gli orizzonti mentali e conoscitivi con altri argomenti, ad esempio: gestire i propri conflitti senza creare guai o sciagure per gli altri. Non siamo ai tempi di G. Mazzini, quando soggetti in volontà di morire venivano convinti a metter fuori gli oppressori della patria. Uno che va troppo oltre non riceverà la visita di un reclutatore, deve imparare la propria responsabilità da solo e imparare a non mettere in difficoltà la vita altrui con distrazioni e illazioni motivate da svogliatezze, imparare a pensare la propria vera inquietudine.
Non si può evitare l'incontro tra filosofia ed etica, in questi casi.


MAURO PASTORE
#147
Citazione di: PhyroSphera il 07 Febbraio 2025, 10:48:39 AMRispondo al messaggio visibile, oltre che qui sopra, al seguente link:
https://www.riflessioni.it/logos/attualita/dati-odierni-su-anticristiani-e-cristianofobia-stato-della-cultura-e-politica/msg95847/#msg95847

La presunzione può accecare anche chi si dedica alla filosofia ed è questo il tuo caso. Ci sono testi che confermano quello che ho scritto su Marx e Nietzsche. C'è anche la vostra e non solo vostra mistificazione; e c'è anche il tentativo di perseguitare come se niente stesse accadendo.
L'islam prevede di dare onore ai santi cristiani e l'ebraismo è in relazione non ostile al cristianesimo, i litigi tra credenti accadono in condizioni diverse da quel che voialtri presumete. E' facile capire che dentro l'Occidente si era scatenata una violenza immane contro cristianesimo e religioni ed anche che la dittatura atea e l'avversione al Cristo sono ancora attive, sia altrove che da noi. I politici democristiani lo raccontavano spesso descrivendo le loro passeggiate per strada. Non si trova alcunché di diverso oggi, anzi un inasprimento degli odi ingiustificati e dei distrattissimi errori di valutazione. Esistono anche le pseudoreligiosità, questo lo ho scritto chiaramente e lo ribadisco, ma non con tutto le riuscite possibili. Allora bisogna concentrarsi su queste invece di negare l'ingiusta e ignobile violenza contro la religione ed in particolare contro la cristianità... senza fare brutti scherzi coi testi filosofici degli oppressori.

MAURO PASTORE
La mia impressione, dando una scorsa alle repliche datemi, è di una grande dissipazione intellettuale e ignoranza crescente. Ad esempio l'elucubrazione sulla "fine di Gesù", senza intendere il significato della fede cristiana. L'impressione che ho avuto è che di quanto ho scritto ha forse suscitato impressione l'errore del testo, in questo messaggio mio qui su: 'ma non con tutto le riuscite possibili'. E' più ragionevole pensare che tanti sviamenti dipendino in ogni caso dal ritenere il cristianesimo un errore.
Io dicevo di pseudoreligiosità che non possono riuscire completamente: 'ma non con *tutte* le riuscite possibili', significava questo. Chi prende a esempio la falsità condanna chi esente dal male. Quando la si finirà col non intendere il valore allegorico di un crocifisso e accusare di suicidio chi sta agendo per la vita? Quando la si finirà di fare le scommesse sugli errori, di stancare chi ha da dire o fare qualcosa e non si preclude il Mistero innegabilmente presente nella realtà?

P.S.
Da quando ho lamentato il pessimo e stupidissimo rapporto che alcuni hanno con gli errori quando si tratta di poter capire ugualmente e darsi torto, i messaggi di replica qui su questo forum sono diventati brutti da leggere e meno significativi e più insolenti di prima, se ci si pensa bene.  (L'errore nel mio testo, che ho segnalato, era rimasto perché il messaggio di correzione inviato da me non andava a effetto - devo continuare a segnalare che c'è chi non sa aver buoni rapporti col lato negativo della non riuscita e che costringe a continue spiegazioni, da aggiungersi alle cautele. Se uno scrive le cose che scrivo io, è sottoposto a desideri ed energie negative di tanti fraintenditori...

N.B.
La filosofia con le religioni o è comprensiva o non è filosofia.


MAURO PASTORE
#148
Citazione di: anthonyi il 03 Febbraio 2025, 10:49:07 AMLa tua posizione, phyrosphera, é palesemente populista. Tu identifichi un sentimento nel popolo di avversione nei confronti del "potere medico" e ne vuoi fare una sorta di capro espiatorio. Quello che dici non ha nulla a che vedere sulla questione teorica se la medicina sia o non sia scienza. Certamente la medicina si basa sulla scienza, e cerca di ottimizzare la soluzione delle patologie sulla base di valutazioni quantitative, per questo non può dare certezze, se non in senso statistico.
Questa visione statistica però non é compresa dal singolo paziente che normalmente non ha basi scientifiche adeguate, e qui si crea il potenziale conflitto con il popolo.
Quanto al potere della classe medica si tratta di una cosa assolutamente logica, perché deriva dalla competenza che il medico é tenuto a dimostrare continuamente nella sua vita professionale.
E d'altronde il mio ragionamento non é una richiesta di immunità, ma solo di applicazione di principi che tengono conto della particolare delicatezza del ruolo del medico.
Consideriamo quanti pazienti muoiono mentre sono in cura da un medico. In teoria per ciascuno di loro si potrebbe far aprire un'inchiesta e un processo per omicidio colposo perché esiste la possibilità che un errore medico abbia causato la morte. Poi naturalmente c'é il problema di valutare l'errore, nella sua esistenza e gravità, è il medico si trova perennemente impelagato in queste questioni giudiziarie e non può fare più serenamente il suo lavoro.

Citazione di: baylham il 03 Febbraio 2025, 11:38:42 AMSuperstizione atea? Che cosa c'entra l'ateismo con la superstizione e la medicina?

Sulla base di quello che scrivi, il medico dovrebbe essere sgravato da qualunque colpa: il paziente è morto per colpa delle risposte non vitali e delle incognite della natura e del destino. Amen

Avendo solo ora potuto trovare tempo e modo per leggere e rispondere, sono triste a pensare le risposte ricevute, tanti giorni visibili e senza una replica. Semplicemente devo dire che se negli interlocutori non c'è volontà o possibilità di capire è necessario che intendano la gravità della questione e il valore del silenzio.
A "Baylham" direi di leggere meglio: avevo scritto per spiegare della risposta vitale del paziente che non viene riconosciuta dal cattivo sanitario che si attribuisce i poteri della vita altrui e non capisce cosa sta facendo e diventa sempre più sfavorevole.
Devo spiegare a chi si chiude l'intelletto cosa c'entra l'ateismo con la superstizione, con la medicina? La curiosità a volte non crea filosofia se non c'è disposizione giusta. Filosofare significa anche sapersi domandare le cose giuste al momento giusto.
Ad "anthonyi" andrebbe detto di non sognare sopra degli scritti e ancor meno il resto. Non c'è nessuna grande coscienza popolare che ha denunciato la malasanità, purtroppo, solo un gran confusione di cui "anthonyi" è partecipe.

MAYURO PASTORE
#149
Lenin, 'l'unità del suo pensiero', l'azione per 'un mondo più umano'...: uno 'tra i più autorevoli storici ungheresi' azzarda una 'biografia intellettuale'... Ma come se lo storico è marxista e il marxismo di Lenin non era suo proprio, ma un sistema rimediato sul campo e posto - da Lenin stesso - a fronte delle proprie contraddizioni?
Lenin che agiva a causa del disastro russo, filosofo non relativista alle prese con le relazioni del materialismo dialettico, lui aveva un proprio Assoluto che era fuori dalla sua effettiva prassi. Lenin mostrò che la necessità del marxismo era in dipendenza non dal destino russo ma da un disastro intervenuto in Russia: lo stesso movente del marxismo aveva generato questo disastro.

Il marxismo di Lenin è una espressione in cui il genitivo non indica appartenenza ma rapporto. L'averlo estromesso con la violenza, l'arroganza e cecità di Stalin e dei suoi, che volevano ignorare le evidenze, tutto questo fu una catastrofe nella politica. Poco radicale? Per dar ragione all'accusa, la Russia fu sottoposta all'abuso etnofobico.
Ancora oggi i marxisti e i marxiani, post ed ex anche, tentano di invertire l'orologio della storia contemporanea, cercano un dietro front, una retromarcia, la quale per essere avviata richiede sopruso contro volontà etniche e nazionali, razzismo sociale e irresponsabilità, distrazione dalla natura e contrearietà a fedi e spiritualità.

Il titolo del libro dove si trova l'ennesima incitazione alla forzata inversione è:
 "Lenin. Una biografia intellettuale (1870-1924)".
L'autore è:
Tamás Krausz.


MAURO PASTORE
#150
Così si legge sul libro di W. Dalrymple "Anarchia  L'inarrestabile ascesa della Compagnia delle Indie Orientali":

"È ormai chiaro che lo strapotere delle grandi multinazionali, capace di condizionare la vita politica, le scelte economiche, i flussi informativi, costituisce un rischio per le odierne democrazie liberali. Ma il fenomeno è tutt'altro che nuovo. Circa quattrocento anni fa un'audace start-up londinese, dal suo piccolo ufficio nel cuore della City, si lanciò, letteralmente, alla conquista del mondo. La Compagnia Britannica delle Indie Orientali, una delle prime Società per Azioni, avviò l'attività con trentacinque dipendenti e una patente regia che le consentiva di «muovere guerra». Duecento anni più tardi, gli immensi profitti del commercio con le Indie – e un uso spregiudicato della forza e della diplomazia – l'avevano resa più ricca, potente e bellicosa della nazione in cui era nata: disponeva di uno dei più grandi e moderni eserciti permanenti al mondo, e controllava sconfinati territori, governati al di fuori di ogni legittimazione democratica e costituzionale. Inevitabilmente, il suo potere si insinuò anche in patria, rischiando di minarne gli ancor giovani princìpi democratici con la corruzione, i conflitti di interesse, il traffico di influenze."

L'autore col titolo e in poche parole manifesta un gigantesco fraintendimento. Se le Colonie fossero state delle Province per davvero, questa potente Compagnia sarebbe dimostrazione di un'assenza di Stato. Ma la presenza coloniale britannica non concepiva e non stabiliva la propria presenza come frutto di una espansione territoriale. Essendo solo Colonie, ci voleva un sistema privato di gestione; e come una banca privata si avvale di gendarmi privati, così le colonie orientali avevano gendarmi, e tanto altro. La parola esatta per la Compagnia delle Indie Orientali è: plutocrazia. All'interno di una democrazia ci può stare, come per esempio la burocrazia.
Purtroppo una folta e accreditata intellettualità invera il contenuto di giudizi e poi se ne dimentica e procede a processi e condanne sommari. La persuasione che l'economia sia politicamente decisiva guida i giudizi sulla realtà e il resto segue, con grave disastro culturale.
Innanzitutto si deve pensare l'economia subordinata alla ecologia; quindi si deve comprendere cosa siano libertà e creatività politiche... Altrimenti anche la storia è perduta, non solo quella dell'Impero Britannico.


MAURO PASTORE