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Messaggi - daniele22

#1351
A scanso di equivoci vorrei fare una precisazione nel dire che non sono d'accordo col pensiero di Jacopus esposto nel post nr.6, che però corrisponde pure al pensiero più volte espresso da molti altri per non dire da tutti. Voglio cioè dire che la storia della complessità sociale e della necessità delle scelte sarebbe a mio vedere un grande luogo comune privo di qualsiasi fondamento. Una società, per quanto sia complessa, potrebbe benissimo autoregolarsi senza l'esistenza di diritti e doveri se non in riferimento alla sola cosa che le potrebbe mancare rispetto ad una società poco complessa, ovvero l'organizzazione del lavoro. Dunque, come già detto in altro luogo e in altri termini, la consistenza di tale necessità sarebbe invece quella di corrispondere a scelte non propriamente necessarie, bensì a scelte compiute dal più forte nel momento in cui concede qualcosa ... e c'è da dire pure che i più forti non sono tutti uguali. In ogni caso non è che voglio abolire lo stato di diritto, sarebbe un insulto all'intelligenza umana
#1352
Grazie Eutidemo per la precisazione. C'era infatti quel tuo marcare il difficile passaggio dall'oralità alla scrittura che mi suonava interessante dando io quasi per scontato che esistesse già ben assestata e documentata la pratica del diritto in forma orale; comunque cambia poco nell'economia del discorso. Quello che infatti volevo evidenziare tirando magari acqua al mio mulino era solo la diversità di due modi di cercare di amministrare la giustizia. Dalla tua risposta mi sembra inoltre di capire che mi suggerisci di separare la giustizia da quel che riguarda la sua amministrazione. Hai ragione, ho usato un po' grossolanamente il termine, rappresentando a mio vedere la giustizia solo un sentimento che ciascuno di noi possiede in relazione alle controversie di cui è testimone e che lo porta quasi spontanemente ad emettere giudizi. Ricorrerei allora per inquadrarne meglio una relazione al corpo giuridico al concetto di intenzione del legislatore, il quale certamente si ispirerà a detto sentimento nel promuovere qualsiasi legge. Come ne esca poi la legge non si sa, essendo spesso oggetto di controversia la sua composizione (proprio come confermato dalle sentenze della Cassazione da te citate). Un saluto
#1353
E' certamente interessante Eutidemo questo argomento che hai aperto. Quand'ero a scuola, pur essendo un pessimo studente ebbi il tempo di chiedermi perché al liceo non vi fosse una materia di insegnamento dedicata ai corpi giuridici. In merito alla tua premessa vorrei evidenziare solamente quanto scritto da Jacopus circa il disagio degli onesti qualora un diritto non venga onorato dalla giustizia, tema da me ripreso nel topic dedicato ad una ipotizzabile identità della sinistra.
Proseguendo nella lettura marchi il passaggio non facile dalla legge orale a quella scritta. Quanto tu esprimi nel tema si colloca nel periodo della storia documentata, quando cioè il diritto era già presente nella società. Tempo fa ebbi modo di speculare su tale passaggio, però collocandomi temporalmente nella preistoria. Ebbene, penso che ci si trovi difronte a due modi distinti di vedere la giustizia: In assenza del diritto vige la legge del gruppo con le sue gerarchie assecondando la tradizione, l'abitudine. Il diverso, colui che dà scandalo è prontamente redarguito data pure la facilità con cui verrebbe individuato il suo scandalo. In questa situazione possono intervenire dei correttivi del tipo "Non si fa così" o "Guarda che non puoi fare quello che vuoi", quand'anche qualche bastonata; insomma, il gruppo riesce ad autoregolarsi. Nel momento in cui compare il diritto vi è contestualmente sia la perdita dell'unità del gruppo poiché qualcuno sale ufficialmente in cattedra, sia la generazione di una sacca spazio temporale nella quale gravitano sicuramente gli osservanti e nella quale possono gravitare gli inosservanti. In pratica, un singolo atto orale che sancisce un diritto apre un tempo di azione all'ipotetico inosservante che va dalla concessione del diritto fino all'eventuale accusa e giudizio qualora lo stesso venga colto in fallo. Mi sembrerebbe pertanto ben pronunciata la distinzione tra i due modi di intendere la giustizia.
Da ultimo non mi rendo ben conto dell'influenza del ricorso all'intenzione del legislatore, ma a occhio e croce darei ragione alla Cassazione. Prendendo il caso ad esempio in cui dei partiti opposti ritengano entrambi di dover regolamentare una materia, risulta ovvio che l'intenzione del legislatore debba coincidere con l'intenzione di fare una legge e nulla più. Un saluto
#1354
Citazione di: viator il 10 Novembre 2022, 19:04:35 PMSalve, sempre Eccellente daniele22. Citandoti : "Conclusione: la legge del più forte è ineliminabile, almeno ad oggi. Si può dirigerla altrove? Se sì, in quali modi? Se no, fate quel cazzo che volete, ma prima o poi andrete a sbattere".
Bravo. Hai capito (anche se non è necessario essere Eccellenze per capire certi concetti, così poderosamente ed ossessivamente presentatici dalla realtà).
La natura ha sempre ragione, solo a che a noi non sempre piace chi ha sempre ragione.......sa un pochetto di dittatoriale, oltrechè di maniacale e ripetitivo.
Noi (quasi tutti) preferiremmo che la Natura (o, a seconda delle ipotesi, Dio) pensasse un pochetto di più ai nostri ideali, sogni, utilità, comodità.
Una volta fatto ciò, saremmo certo d'accordo nel darle due volte ragione.
Circa la deviazione del "diritto" del più forte, è già da molto che ci hanno pensato ed hanno cercato di attuarla.
Precisamente, da 25 dicembre dell' anno zero avanti Cristo.
Certo, il tentativo prosegue ed ha trovato anche un certo qual importante numero di emulatori e di variazioni sul tema.
Ma la cosa non funziona molto. Dovremo aver pazienza nel cercare di sovvertire l'ordine naturale nella direzione da noi tutti desiderabile.
Io sono un cinico, ma se fossi un idealista proverei a cercare un compromesso : la Legge del Più Forte la lasciamo in vigore ma solo nel mondo animale. In quello umano cercherei di instaurare la Legge del più Bono, e di curarne l'applicazione particolare al sesso femminile.
Tanto poi, se anche così non funzionasse...... di "riserva" potremmo sempre avere la Legge dell'Anarchia Spontanea ed Ugualitaria. Salutissimi.
Illustrissimo, è per me un piacere polemizzare con una mente aperta come la tua. Avrai certamente notato che gli ultimi miei post sono un po' più lunghi del solito. A maggior lunghezza corrisponde maggiore sforzo ... ebbene sì, sono un pochino accidioso, vizio capitale accidia. Hai mai provato a fare i tuoi conti personali con i vizi capitali? Non vado naturalmente a scomodare le virtù teologali dato che ognuno sarà certamente convinto di assecondarle in pieno, dialogando però con divinità a me e a te assai ignote. Per quel che mi si conosce si potrebbe dire che sono un superbo venditore di chiacchiere, sprovveduto inoltre, in ragione di una certificata ignoranza di fondo. Potrebbe senz'altro essere così, ma almeno la mia superbia, penso io, è innocente, volendo semplicemente bastonare la superbia altrui. Ma è quello che fanno tutti dirai tu. Certo, lo fanno tutti, ma almeno io mi pregio del fatto di non avere ad oggi alcun alleato, il che non è poco.
Hai perfettamente ragione. Non ci vuole proprio una grande mente per capire certe cose, anzi, sembra quasi che una grande mente, o meglio, una mente troppo colta, costituisca paradossalmente un grande ostacolo a tale comprensione. Naturalmente tutto ciò sarebbe spiegabilissimo, ma più che prodigarmi in spiegazioni vorrei segnalarti quanto segue. Premetto che a mio modestissimo parere, in relazione al tema del topic, quel che riuscì a fare Gesù di concreto, oltre a morire in croce, si condensa nel famoso motto "Date a Cesare quello che è di Cesare". Ciò che ha fatto Gesù è però una deviazione molto vaga, infatti nel mio post dissi che il più debole poteva benissimo scegliere di lasciar andare il suo Cesare al suo destino e invece non l'ha fatto. Tieni presente quindi che la tua risposta circa il 25 dicembre è per nulla efficace nei confronti del mio intervento, dato che l'avevo già messa in evidenza. In ogni caso Gesù era uomo di duemila anni fa, quando forse un'idea di una vita oltre la morte era ragionevolmente più accettabile rispetto ai nostri giorni, e ciò nonostante fallì, almeno allora. Quindi, da uomo più mondano di Gesù e anche poco riverente verso Dio non è che io sia piombato qui a promettere la mia terra promessa in terra. Chiedo solo se economie fondate sul capitalismo o sul comunismo (le altre nemmeno le prendo in considerazione) siano o no da considerarsi merce scaduta. Da ultimo, non farti spaventare troppo dal fatto che sono un anarchico. Lo sono solo mentalmente e non in pratica
Salutoni e grazie
#1355
Ci mancava pure la lettera del ministro a gettare benzina sul fuoco. Magari non proprio così goffamente, ma del resto cosa dovevamo aspettarci da persone i cui valori si rappresentano in Dio, patria e famiglia, valori che a mio vedere sono falsi solo per il fatto di far emergere in chi non li condivide il dubbio più che giustificato che tali valori siano solo strumentalizzati al fine di perpetuare la sommessa guerra tra il più forte ed il più debole. Ci si dovrebbe rendere conto infine che la democrazia non debba intendersi tanto come conquista, pur essendolo, bensì come concessione da parte del più forte.
Per la gioia dell'amico viator ribadisco per la quarta volta in questo topic la mia idea per nulla favorevole al modello capitalista al fine di dare una identità concreta ad un movimento che debba opporsi alla destra. Penso siamo tutti d'accordo nel sostenere che la storia dell'individuo, fin dalla protostoria, sia anche immersa nella pervasività della legge del più forte. Ho sentito parlare di individualismo, di nascita dell'individualismo, ma a prescindere da una ideologia dell'individualismo, l'individuo è pur sempre un individuo fin dalla notte dei tempi, e cosa farebbe tale individuo se non esprimere la propria individualità? Inquadrando tale fatto nelle dinamiche della legge del più forte sarebbe ovvio che il più forte esprima la propria individualità senza porsi più di tanto il problema del più debole. Ma pure il più debole aspira ad esprimere la propria individualità. E' quindi forse giusto dire che il più forte vuole prevaricare il più debole, ma è altrettanto giusto dire che il più forte vuole vivere, e se il più debole lo contrasta egli con una zampata lo getta alle ortiche senza curarsene più di tanto, giacché a lui interessa vivere più che le pretese dell'altro. Il più forte della protostoria trasmigra successivamente al più forte della preistoria, luogo dove continua ad esercitare la propria individualità probabilmente appropriandosi di oggetti, o della loro gestione. Ma il più debole è sempre lì che lo insidia, desiderando in fondo le stesse cose di cui il più forte si nutre ad libitum proprio perché è il più forte ed è comunque sempre interessato a vivere nei modi che piacciono a lui. Naturalmente il più debole potrebbe anche abbandonarlo a se stesso, ma evidentemente non lo fa, o almeno non lo fa per quel tanto che basti e che ci sia dato di sapere. Finché un giorno, chissà come e chissà perché, il più forte decide di concedere un diritto al più debole. E qui entriamo nella storia. Fino a questo punto sarebbe tutto spontaneo nel senso che presunte premeditazioni a delinquere da parte del più forte non troverebbero più di tanto giustificazioni plausibili, sempre a mio giudizio, ribadendo cioè che l'individuo non vuole tanto accanirsi contro l'altro, e in questo caso semmai sarebbe il più debole quello più propenso a doverlo fare; l'individuo in fondo vuole solo vivere.
Se questo pensiero che racchiude a mio vedere una specie di filogenesi della legge del più forte fosse condivisibile, tutto quel che accadrebbe dopo l'ingresso nella storia corrisponderebbe nulla più che ad una ricapitolazione di detta filogenesi attraverso una storicizzazione che si forma nell'assecondare le dinamiche tipiche dell'escalation, in cui le strategie usate dall'uno informano il contendente il quale le include come conoscenza per approntare in successione la sua nuova strategia. Le ultime arrivate tra queste corrisponderebbero alle varie ideologie di varia natura, anche inconfessata, di cui tanto amiamo cibarci nonostante noi si neghi tale fatto ... e qui concedo che forse qualcuno non si renda conto di cosa debba intendersi per ideologia. A fronte di tutto ciò è ovvio che dal mio punto di vista, una volta svelato il gioco, tutto questo darsi da fare costituirebbe un inutile spreco di energia.
Conclusione: la legge del più forte è ineliminabile, almeno ad oggi. Si può dirigerla altrove? Se sì, in quali modi? Se no, fate quel cazzo che volete, ma prima o poi andrete a sbattere
#1356
Tematiche Filosofiche / Re: L amore è follia
08 Novembre 2022, 14:45:59 PM
Citazione di: Alberto Knox il 08 Novembre 2022, 10:22:28 AMLa specie è costituita dalla riproduzione degli individui , l ultimo della specie è l estinzione della specie.
Forse non hai inteso bene il senso della mia risposta. Voglio dire che rigetto l'idea che una specie abbia un'autonomia propria, se non quando appare come soggetto per comodità umane in relazione ai propri uffici (lo studio). L'amore può divenire follìa partendo da un momento in cui uno si ostina a credere che l'altro possa essere come ce lo immaginavamo nel momento in cui ci si è innamorati. In ogni caso una persona sensata e non di primo pelo dovrebbe sapere che dopo l'innamoramento appaiono aspetti che subito non si notano (robe tipo psicopatologie quotidiane, vizi capitali o altre abitudini non gradite). Proseguendo, la routine e la noia possono anche starci in un rapporto d'amore, succede anche tra amici e i rapporti d'amore amicale reggono saldi comunque. Quello che invece non potrebbe proprio starci, e qui sì giungiamo alla follìa, sarebbe la malsopportazione di questi aspetti da parte dell'uno o dell'altro nel mentre che uno prevarichi l'altro imponendo il proseguimento del rapporto
#1357
Tematiche Filosofiche / Re: L amore è follia
08 Novembre 2022, 08:51:00 AM
Citazione di: Alberto Knox il 07 Novembre 2022, 16:49:27 PMmolti credono che la barra che tiene il timone della nostra esistenza sia il  nostro io razionale e ragionevole. Ma è solo un illusione , la barra che tiene il timone dell esistenza è la natura o la specie che ci ha fornito di due pulsione utili alla sua economia,non la nostra .. per il suo scopo, non il nostro,  che è la salvaguardia e la riproduzione della specie ...................
Senz'altro d'accordo nella premessa, ma rilevo che è l'individuo a costituire una specie, non il contrario
#1358
Tematiche Filosofiche / Re: L amore è follia
07 Novembre 2022, 15:46:39 PM
Citazione di: Alberto Knox il 07 Novembre 2022, 10:21:46 AMSenza dubbio l amore ci dona forti emozioni ma prima di essere emozione è sopratutto desiderio e il desiderio è mancanza , noi desideriamo solo ciò che ci manca. Non dovete pensare alla follia equiparandola alla malattia mentale , diventa malattia qualora l io razionale non è più in grado di risalire a galla .
Hai ragione, pulsioni ed emotività non sono la stessa cosa, ma appartengono comunque alla sfera interiore irrazionale. Naturalmente non penso alla follìa equiparandola alla malattìa mentale, ma solo perché penso che la follìa corrisponda, da un punto di vista per così dire fenomenologico ad una emanazione del "credere che", cosa in cui tutti siamo coinvolti. Come dici tu, diventa malattìa quando la ragione non è più in grado di risalire a galla e questo accadrebbe a mio giudizio poiché la ragione non domina la forza e l'aggressività con cui si esplicita questo "credere che".

Citazione di: Alberto Knox il 07 Novembre 2022, 10:21:46 AMSono d accordo quando affermi la forma di possesso che si utilizza nelle famiglie . parole come " mio marito" , " mia moglie" " mio figlio" sarebbero da rivedere . tu di tuo non hai niente! A parte il tuo essere . vivi e condividi la vita con una persona che ha accesso alla tua follia e tu alla sua.

Non mi lancio certo a criticare l'aggettivo possessivo, ma non intendevo dire che la mia compagna dovrei chiamarla compagna e basta, tanto cambierebbe poco nonostante più di qualcuno sia convinto dell'esistenza di un presunto determinismo linguistico. Per come la vedo io la famiglia rappresenta un concezione che ha consolidato l'ideologia della proprietà nel momento in cui qualcuno ha deciso di generare una separazione in seno al gruppo. Va da se che la proprietà probabilmente generò la famiglia. Tornando al mio post precedente quindi, una volta che la ragione rosicchia fino a livelli poco sostenibili le aspettative generatisi durante l'innamoramento si dovrebbe avere il buon senso di mollare l'osso, ma questa idea di possesso metterebbe spesso i bastoni tra le ruote
#1359
Tematiche Filosofiche / Re: L amore è follia
07 Novembre 2022, 08:41:22 AM
A mio vedere, per tutte le cose che giungono al nostro cospetto esiste un prima e un dopo nelle nostre relazioni con esse, anche quando si tratta di persone: il prima sarebbe mosso dalla sfera emotiva, il dopo da quella razionale. Pur separando però questo prima e questo dopo intendo anche che emotività e ragione influenzino costantemente sia il prima che il dopo (influenzano in subordine però) Direi quindi che sicuramente nell'innamoramento domina l'emotività, l'irrazionalità, ma nel prosieguo del rapporto d'amore la ragione tende a rosicchiare terreno a quella parte emotiva che originò l'innamoramento.
Salto un pezzo e giungo alla conclusione: è tutta colpa della nostra devozione al concetto di famiglia e dell'amore, quest'ultimo distortamente interpretato come forma di possesso. L'amore di per se non sarebbe follìa, ma semplicissimo atteggiamento di rispetto e attenzione senza fanatismi di sorta
#1360
Citazione di: anthonyi il 05 Novembre 2022, 10:53:14 AME chiaro che si tratta di persone fatte apposta per avere ruoli di rilievo in una società di libero mercato, ma dimmi, togliendo a queste persone la possibilità del "traffico", quale vantaggio ne avrebbe la società nel suo complesso?

Ben si sa che gli ebrei si percepiscano come popolo eletto. Prova a considerare che la risposta alla tua domanda sia dipendente dal fatto che non gli venga tolta la possibilità del traffico, bensì che siano essi stessi a doversela togliere nel mentre però che non lavorano per togliersela come prospettava alla fine il post di inVerno, bensì nel mentre che la perpetuano fino a quando la rivelazione manifesterà inequivocabilmente la conclusione del cerchio, ovvero quando risolverà quello che io considero il postulato della loro religione, che consisterebbe nella disobbedienza (con tutta la storia che la fonda) in relazione alla conoscenza del bene e del male. Si potrebbe pensare quasi ad una religione fondata su una scommessa in cui la circolarità del tempo prima o poi risolverà la giustezza della puntata distribuendo premi e castighi. Dato quindi che loro corrisponderebbero ai capostipiti della cultura occidentale tutti gli andrebbero dietro
#1361
Citazione di: green demetr il 28 Ottobre 2022, 23:51:15 PMIl banchiere della fratellanza (in questo caso dell'unione europea  ;) ) continua a prestare i soldi in ottica che il capitalista lo ripaghi poi.
Il banchiere non ha alcun interesse a che il capitalista fallisca, se non dove trarrebbe la sua fonte di guadagno?
Il periodo attuale è l'esatto opposto della restrizione dei mercati, è più un problema invece di espansione del mercato.
Laddove il peggior offerente (l'occidente) sarà costretto a fare concessioni sociali economiche, se vuole rimanere nel mercato.
Infatti l'inflazione è dovuta ad una restrizione della domanda.
Ma è proprio per questo che io chiederei un ipotetico riscontro sulla solvibilità delle imprese che dichiaro essere inesistente. Naturalmente da anarchico impenitente esagero, diciamo allora che mi piacerebbe vedere quanta di questa solvibilità, oltre ai beni materiali che pagherebbero il debito, sia garantita pure da comportamenti aziendali conformi alle leggi. Per quel che riguarda infatti l'apparato legislativo, dove tra le altre cose è lecito pagare qualcuno con stipendi da fame, si deve tener presente pure quello che la macchina della giustizia riesce o no a garantire al fine di stabilire detta solvibilità, giacché è indubbia la commistione di mercati leciti con mercati illeciti oltre all'illecito derivante dall'evasione fiscale.
Proviamo ora un po' a vedere come il nostro dialogo sulla fenomenologia dello spirito sia connesso a questo topic circa un'ipotetica identità della sinistra. Anche qui si tratta forse di un aut aut. Il fatto è che gli esseri umani non possono svincolarsi dal credere; tale credere può corrispondere ad una fede in Dio, nella scienza, ad una fede in una qualsiasi ideologia quand'anche ad una fede in una determinata azione che si vada a compiere. Tali tipologie di fede promuovono nell'individuo che sa muoversi adeguatamente un'aspettativa di successo oltre la vita, o in vita.
La mia posizione, ben chiara nell'altro topic, è che una sensazione generi una fede la quale ti spinge a cercare cosa l'abbia generata. Quando siamo certi di averla trovata (con i sensi o con la mente) abbiamo acquisito senz'altro una conoscenza, adeguata o no che sia. La posizione di Hegel è contraria, corrispondendo al fatto che tramite un'indagine gratuita fatta coi sensi si giunga a costruire la conoscenza; e questo sarebbe ciò che più o meno tutti pensano.
A fronte di questa mia visione che pretende di ridimensionare tutta la narrazione che si dà della storia umana e dell'individuo stesso ribadisco che attualmente vi sia un punto critico nel capitalismo poiché rappresenta, consolidandola, l'ideologia della promessa; "I promise etc etc", come ben stampigliato su certi pezzi di carta, o almeno in quelli di una volta. L'analogia col nostro Dio ci sta tutta, data l'autoreferenzialità della promessa. Sarebbe un punto critico dunque poiché la fede in Dio si è parzialmente trasferita nella fede nel capitalismo, il quale, in virtù della sua forza di nuovo nume è giunto a relegare i fedeli a Dio in una bolla nebbiosa fatta di credenti, pochi, di superstiziosi e falsi, molti. Ma questo gli sarebbe stato consentito in gran parte da un fraintendimento che corrisponde all'idea di un'elezione umana fondata sul nulla, che oggi è tenuta saldamente in piedi da una mentalità distorta che si perde nella notte dei tempi e a favore della quale sembrerebbe che, magari loro malgrado, Hegel e i suoi rifinitori più moderni abbiano concesso una certificazione inappellabile. Naturalmente nessuno dirà che il capitalismo è un nume, tranne pochi, e questo soprattutto poiché il serbatoio dei suoi discepoli l'ha preso tra le schiere dei fuoriusciti dalla fede originaria, cioè tra i superstiziosi, innocui accondiscendenti, e i falsi, quelli che più attivamente lo hanno promosso e promuovono. E così abbiamo messo in sicurezza l'esercito dei cristiani i quali riescono a stare con un piede qua e uno là nonostante i moniti di Gesù. Per inciso, quest'ultima immagine mi fa ricordare quando il disciolto PCI è andato a ricostituire una nuova sinistra mescolandosi coi cristiani, o meglio, con quei fedifraghi occulti. Che genialata! E' infine un punto critico poiché il suo magico potere tocca pure chi dovrebbe contrastarlo. E pure qui Green, la mentalità hegeliana ci offre tutto il suo peso. Io ignoro le idee di Marx sul feticismo della merce, però è indubbio che vi sia un potere invisibile che aleggia sulla merce. Dico quindi che tale forma mentis (solo per quel che attiene al formarsi della conoscenza) promuove la cultura del successo tramite l'esaltazione dell'intelligenza, da cui quasi nessuno si salva. Infatti, una volta che la classe che vive subordinata a quella che la domina prende atto della sua esistenza di rango inferiore non è che proprio si rassegni. Il guaio sarebbe cioè che i rassegnati non trovino nulla di meglio da fare che trovare la loro fetta di successo, di marca inferiore, indossando una maschera visibile agli altri tramite l'ostentazione di oggetti. Naturalmente, così come sopra per il nume, nessuno ti dirà mai che ostenta un oggetto per autopromuovere la propria immagine, questo si concede solo alle aziende con la loro suadente pubblicità; ti fornirà invece mille spiegazioni ragionevoli per cui quel brand è sicuramente superiore, e a volte è pure vero. In pratica tutti alimentano con grande spensieratezza e spinta emotiva l'attuale sistema economico.
Concludendo, mi rifaccio a quanto ho esposto all'inizio del post, cioè alla funzionalità di un sistema che dovrebbe teoricamente sostentarsi attraverso mercati e forme di lavoro soddisfacenti a dei parametri di legalità. Nel momento in cui tali parametri non dovessero sussistere, mi chiedo quanto il sistema capitalismo sia in grado di reggere senza trovarsi di fronte a sommovimenti sociali, siano essi rivolte spontanee, rivoluzioni organizzate, o guerre tra stati ovviamente capitalisti.
Green, la forma mentis hegeliana, che dalla notte dei tempi sempre domina, ma la cui certificazione si è prodotta da poco, è per sua natura esclusivista, elittaria, ma a mio giudizio è falsa. E allora, cosa ne facciamo di questa ipotetica identità della sinistra?


#1362


Citazione di: green demetr il 24 Ottobre 2022, 22:10:13 PM
Scusate una ondata di depressione mi ha investito: sono i primi effetti del lavorare (intellettualmente) sul serio.

Daniele interessante la questione del sapere che unisci (radicalmente) alla questione del bene e del male.
Devo ancora capirne la portata.

Per quanto riguarda il tempo come sentimento, di cui mi pare condividiamo l'essenza elevatrice, mi riferivo al suggerimento di Sadler, che ancora dobbiamo affrontare sull'autoscoscienza come punto di vista polifonico.
Se il tempo è un mero discorso mi chiedo: "cosa sarebbe il discorso del sentimento del tempo?".

Ciao Green, lasciamo perdere quell'ampliamento di stralcio di pensiero che ti avevo chiesto giacché di fatto mi hai buttato giù un pensiero altrettanto incomprensibile.
Ora però tu dici che sarebbe interessante la mia idea di una conoscenza, che io definirei a mio modo "a priori", il cui contenuto si dà in una gamma di sensazioni riconoscibili individualmente in modi tripolari (bene indifferenza male, utile indifferenza inutile etc) e, soggiungo, che tale conoscenza costituirebbe in successione attraverso l'esperienza l'edificio della ragione umana manifesta, cioè quella ragione che noi umani mettiamo in piazza tramite la lingua, quella visibile da tutti. Naturalmente le sensazioni (la conoscenza a priori) determinerebbero pure il campo di esistenza della nostra ragione. Green, questo è il nocciolo di tutta la filosofia checché se ne possa dire. O stai di qua, o stai di là, e se si dà un tertium, questo si dà solo se non ti poni il problema, ma allora è meglio tacere.
Pertanto, se il tuo fine in questo topic è quello di sbrogliare una matassa che ormai già brucia nelle nostre mani forse sarebbe meglio direzionarci su quello che ha tirato in ballo tempo fa Ipazia quando parlò del passaggio dalla cosa "in se" alla "cosa per noi" suggerito da Wittgenstein. Per me non fu un passaggio del tutto lecito, anche se parzialmente lo fu
#1363
Già criticato in questa discussione dall'amico viator, e giustamente, mi son fatto l'idea di essere persona inattuale, oltre che un po' molto ignorante, ma vorrei ugualmente ripetermi evidenziando meglio le mie speculazioni sul capitalismo per la consapevolezza che ne ho, appunto poca.
Se il capitalismo fosse una naturale evoluzione di una società che era già strutturata e assestata facendo vivere prosperamente la cultura del mercato, sarebbe naturale pensare che i primi banchieri fossero persone che per sagacia o per fortuna (rendite da terre ad esempio) avessero accumulato quantità tali di danaro da farsi toccare dall'idea di prestarne. Tutto spontaneo quindi.
Proseguendo, in una relazione tra debitore e banchiere il debitore trova due problematiche: una dovuta al suo stato di debitore e l'altra relativa al prodotto finito che lui produce. Fintanto che questi riesce a stare nel mercato il problema del debito non si pone più di tanto. Cioè, Il banchiere percepisce già un guadagno a fronte degli interessi che il debitore gli paga. Ma quando il debitore non paga, il banchiere cosa farà? Egli ha essenzialmente due vie: o manda in fallimento il debitore, o gli incrementa il debito sempre dilazionandolo nel tempo. Essendo però che per il banchiere il prodotto finito corrisponde al danaro è ovvio aspettarci che egli farà quindi i suoi conti con questo fatto per decidere la via del fallimento, o della ristrutturazione del patto. Dico quindi che se il banchiere è appoggiato da un apparato legislativo a lui favorevole (diciamo che può essere anche lui a dirigerlo) potrebbe senz'altro optare per la seconda soluzione fregandosene (almeno entro certi limiti stabiliti sempre per legge) di come il debitore provveda a stare tutto sommato in piedi.
Se noi partiamo quindi dai tempi in cui il sistema del finanziamento entra ben strutturato nelle società potrebbe configurarsi in tale sistema un procedere che era senz'altro munifico socialmente (ferme restando però le considerazioni etico/morali espresse più volte da qualcuno/a), ma probabilmente tale affermazione si ebbe soprattutto in ragione degli ampi pascoli che il mercato metteva a disposizione e a un nuovo ottimismo imprenditoriale. Attualmente bisognerebbe quindi valutare le conseguenze di una crescita abnorme di mercanti in spazi che si fanno sempre più stretti relazionandola alla loro (dei mercanti) reale solvibilità. Siccome per me tale reale solvibilità sarebbe fatta di carta se non di qualcosa d'altro, credere in questo potrebbe porre la prima pietra in una unità di sinistra. La seconda pietra consisterebbe nel dire cosa bisogna fare, e l'idea comunista non sarebbe sostenibile sostanzialmente poiché non è riuscita ad affermarsi

#1364
Concordo con Ipazia. In questo mondo dove pure le persone son divenute merce quelle classificazioni si ripropongono, ma non tengono più come punto primo di riferimento la società umana ed un suo dignitoso esistere (o meglio, diciamo che una volta tale punto primo esisteva almeno apparentemente). Sfacciatamente si subordina ormai la dignità di detta società alla necessità della preservazione del capitale (ma anche tale punto per me esiste in apparenza). In sintesi si sarebbe ormai radicata l'idea (azzardo se dico 98% ?) che il capitale non può non esistere ai fini della nostra sopravvivenza ... robe da matti. La verità secondo me sarebbe invece che col capitale come punto primo di riferimento sarebbe più facile per certe persone arricchirsi. Quali? Quelle che già lo sono in primo luogo
#1365
Attualità / Re: La proiezione psicologica
20 Ottobre 2022, 14:21:30 PM
Non mi addentro a commentare i giudizi assegnati alla Meloni, giudizi che potrebbero rivolgersi a moltissimi (la differenza la farebbe la marcata teatralità del senatore Silvio), volevo solo mettere in evidenza la ripetizione di quanto già disse non molto tempo fa ... "Putin voleva mettere gente per bene a Kiev" ... destando già allora notevole scandalo. Accostando dunque queste dichiarazioni alle riprese impietose del suo tentennare in cabina di voto al senato potrebbe sospettarsi che forse Berlusconi stia perdendo i filtri. Magari ne esce un'altra versione di Cossiga