Il vocabolario attivo è l'insieme delle parole o lemmi che un soggetto "medio" parlante una lingua, padroneggia senza battere ciglio. È un ottimo indicatore non solo della cultura di un paese ma anche della sua ricchezza potenziale, che è sempre determinata dalla capacità di descrivere il mondo nel modo più accurato possibile. In questo senso, non conta che vi sia una élite colta e raffinata, poiché le attuali società di massa si fondano sullo sviluppo capillare di informazioni e abilità. Esempi per spiegare questo concetto sono innumerevoli. Basti pensare allo sfondamento di Caporetto, dovuto alla partecipazione dell'esercito tedesco, composto da personale competente. Infatti la guerra moderna non è solo fatta di violenza e baionette, ma di capacità di calcolo, e di conoscenza. Ciò già nella prima guerra mondiale. Figurarsi oggi. Il confronto con la Germania in questo senso è impietoso. Il vocabolario attivo di un tedesco medio è composto di 25.000 parole, mentre quello di un italiano medio è di 2.000 parole, dieci volte meno, ad essere generosi. Il vocabolario attivo di un americano medio è di 12.000 parole, meno dei tedeschi, ma ad una distanza siderale da noi. Ebbene questo indicatore non è una mera questione accademica ma si riflette sulla stessa struttura economica e sul funzionamento delle istituzioni democratiche. Ma migliorare quell'indicatore oltre ad essere costoso, rischia di spostare i rapporti di forza economico/politici, poiché l'ignoranza, la scarsa capacità di rielaborare le informazioni si connettono con una visione della società diversa da chi ha acquisito degli strumenti di comprensione più raffinati, e quindi in grado di smascherare i processi inevitabili di manipolazione ideologica.