Citazione di: iano il 18 Gennaio 2023, 08:50:52 AMio propongo di considerare che esista quando l'osservazione e' condivisa, e non perchè l'unanimità osservativa diventa prova della sua esistenza. La prova della sua esistenza infatti dovrebbe passare per una sua definizione precisa, e invitando gli osservatori a darne ognuno una sua non ne troveremmo due uguali.Non ho capito caro, presupponendo (magari mi sbaglio) che visto l'epoca in cui viviamo la filosofia è diventata una moda sulla conoscenza ontologica dell'oggetto, sia anche tu un neo-kantiano (incosapevole o meno) non puoi svincolarti dal fatto che per quanto ogni cosa sia condivisione sociale dell'osservato-osservatore, debba esistere un noumeno.
E quando tutti pur converremo di condividere una di quelle definizioni, questa esistenza convenzionale non corrisponde ad una esistenza indipendente dagli osservatori.
Però io, con questa che sembra una questione di lana caprina, non voglio demolire l'oggetto della percezione umana o di quella scientifica, ma il contrario, rafforzarne le fondamenta precisandolo meglio.
Il problema non è se così rischiamo di trovarci di fronte ad una illusione , perchè che sia una illusione il prodotto della nostra percezione ( classica o scientifica) lo assumiamo a priori.
La differenza la fanno le conseguenze funzionali dell'illusione che si rafforzano ad esempio quando condivisa.
Ciò che conta sono cioè le conseguenze della illusione, che possono andare dall'ottenere il premio Nobel al guadagnarsi l'esilio dalla comunità umana.
Senza oggetto della conoscenza l'intero tuo esperimento verrebbe a cadere.
Una sottigliezza forse, ma se persa di vista, si può cadere nel solipsismo che sempre (e a torto) si riferisce a kant.
Esistendo il numeno, non esiste solipsismo e dunque puoi procedere nella tua analisi della socialità, nelle dinamiche dell'osservato-osservatore.

). naturalmente iano ne da una idea appitattita ma nondimeno condivisibile nella sostanza.
