In fondo, quando parliamo di "intellettuali", oggi, a chi ci riferiamo?
I settori della conoscenza, come ricorda InVerno, sono così specialistici e sufficientemente ricchi di contenuti da render obsoleta la figura dell'intellettuale tout court, interdisciplinare, la cui parodia è forse quella dell'opinionista tuttologo, specialista in nulla ma minimamente competente in tutto. I docenti universitari, i ricercatori, gli scrittori sono probabilmente ritenuti intellettuali nei rispettivi ambiti; pare che l'intellettuale di oggi sia definibile come colui che, anche senza essere ammesso al Mensa, vive d'accademia e/o di carta stampata abbinata a qualifiche "elevate", preferibilmente in ambito umanistico (quanti definirebbero Einstein un intellettuale?), essendo nondimeno uno specialista, quasi un "tecnico" della sua disciplina (nel senso che sa usarla bene e ne conosce gli strumenti, non nel senso che si occupi di sola pratica senza teorizzare nulla); gli altri sono semplici opinionisti (e forumisti).
P.s.
@InVerno
Chiedo senza retorica (non essendo competente): se venisse meno il consumismo, ormai, non ci sarebbe uno stallo o una crisi economica con sgradevoli ripercussioni sociali? Cosa intendi parlando di intellettuali (s)favorevoli al consumismo o con «"filosofia" facile da attaccare»? Qual'è il rapporto oggi fra (eventuale "compito" degli) intellettuali e consumismo?
L'ondata ecologica, ad esempio, in fondo non altera le dinamiche consumistiche, le rende saggiamente compatibili con l'ambiente, ma come "meccanismo" di massa resta tale (il "consumismo verde" è pur sempre consumismo, quando il verde non è addirittura strumentalizzato a scopi di marketing).
I settori della conoscenza, come ricorda InVerno, sono così specialistici e sufficientemente ricchi di contenuti da render obsoleta la figura dell'intellettuale tout court, interdisciplinare, la cui parodia è forse quella dell'opinionista tuttologo, specialista in nulla ma minimamente competente in tutto. I docenti universitari, i ricercatori, gli scrittori sono probabilmente ritenuti intellettuali nei rispettivi ambiti; pare che l'intellettuale di oggi sia definibile come colui che, anche senza essere ammesso al Mensa, vive d'accademia e/o di carta stampata abbinata a qualifiche "elevate", preferibilmente in ambito umanistico (quanti definirebbero Einstein un intellettuale?), essendo nondimeno uno specialista, quasi un "tecnico" della sua disciplina (nel senso che sa usarla bene e ne conosce gli strumenti, non nel senso che si occupi di sola pratica senza teorizzare nulla); gli altri sono semplici opinionisti (e forumisti).
P.s.
@InVerno
Chiedo senza retorica (non essendo competente): se venisse meno il consumismo, ormai, non ci sarebbe uno stallo o una crisi economica con sgradevoli ripercussioni sociali? Cosa intendi parlando di intellettuali (s)favorevoli al consumismo o con «"filosofia" facile da attaccare»? Qual'è il rapporto oggi fra (eventuale "compito" degli) intellettuali e consumismo?
L'ondata ecologica, ad esempio, in fondo non altera le dinamiche consumistiche, le rende saggiamente compatibili con l'ambiente, ma come "meccanismo" di massa resta tale (il "consumismo verde" è pur sempre consumismo, quando il verde non è addirittura strumentalizzato a scopi di marketing).
