Breve nota a margine, rispetto all'ultima considerazione su Di Maio e la sua "eccezionale figura". Troppo spesso in Italia abbiamo il culto della personalità, perché fondamentalmente coltiviamo il culto di noi stessi. Siamo un popolo individualista. Ma più la realtà è complessa e più le "figure eccezionali", piuttosto che il risultato di individui eccezionali, sono il frutto di una struttura sociale o di una organizzazione che si distingue per competenze e capacità, come forse accade per il ministero degli Esteri e tutte le sue ramificazioni, ambasciate, consolati, struttura centrale. Nel momento in cui tutta l'organizzazione decade per i più svariati motivi, ecco allora che anche il capo può fare danni notevoli. La storia lo insegna: nel corso della storia dell'antica Roma vi sono stati imperatori folli, crudeli, senza senso dello stato, periodi lunghi decenni di anarchia e lotte, eppure l'impero non si è dissolto, perché vi erano organizzazioni, funzionari periferici, soldati, giudici, che la facevano funzionare. Il problema sta proprio in questo. Non tanto nelle figure apicali, che giustamente, a destra o a sinistra sono ormai inglobate nelle stesse scelte, ma nel progressivo decadimento delle conoscenze e delle capacità degli Italiani, in quanto parti di organizzazioni, enti, società, istituzioni.
