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Messaggi - baylham

#1366
L'amore non ha durata, dura finché dura. Un amore breve non è meno vero e valido di un amore di lunga durata. La caratteristica dell'amore è la sua ambivalenza ed incertezza. Su questi aspetti Barthes, omosessuale, e Alberoni, con la distinzione tra l'innamoramento straordinario e l'amore ordinario, hanno scritto i saggi più belli tra quelli che ho avuto occasione di leggere.

L'amore implica la fedeltà? Se la/il compagna/o si innamora di un altro/a o viceversa dov'è l'amore, nella fine o nell'inizio della relazione? Come esprime l'amore verso il compagno chi viene lasciato? Conta la propria o la felicità del/la compagno/a?

Personalmente non ho promesso la mia fedeltà a nessuna donna amata e non l'ho chiesta.

Alla natura non interessa la sopravvivenza della specie (quale?), tanto meno al singolo vivente. Considero un enorme progresso umano la dissociazione del piacere sessuale dalla riproduzione.

Le differenze tra i sessi per la biologia, per le relazioni sociali ed economiche, esistono, ma le fantasie, i desideri sessuali delle donne sono comuni a quelli degli uomini.
#1367
Alcune riflessioni:

1)   La morte è un'invenzione dell'uomo? La mia risposta è no.

2)   Distinguere tra l'assassinio di bambini e di uomini mi sembra un grave errore morale. Tutti gli uomini adulti sono stati bambini e i bambini diverranno adulti. I bambini sono innocenti come gli adulti. Questa distinzione alimenta la logica del punto 3.

3)   Se gli uomini sono "bestie" (uno spregiativo, un'offesa agli altri animali, che normalmente nelle relazioni intraspecifiche non si odiano e non si uccidono), "cattivi e pieni di odio", allora possono essere uccisi. La logica morale del terrorista è la stessa di chi lo combatte. Le principali religioni alimentano questa logica con la distinzione spinta fino all'assurdo tra bene e male, come se l'uomo potesse conoscere che cosa è bene e che cosa è male.

4)   Ogni giorno muoiono migliaia di bambini, la povertà è la causa fondamentale. Le religioni contengono delle proposte efficaci per ridurre questo fatto, sono capaci di affrontare questo problema? La mia risposta è no. Immagino già la replica: il problema è l'egoismo (degli altri normalmente). Ribatto: ma l'egoismo da che cosa dipende, siamo sicuri che dipenda dall'uomo (ritorno al punto 1)?

5)   Una contraddizione del cristianesimo. Come già rilevato da altri, un cristiano dovrebbe gioire della morte dei bambini che vanno dritti in paradiso, nella beatitudine, e addolorarsi per la sorte del terrorista che purtroppo va all'inferno, nella sofferenza. Se accade lo stato d'animo inverso significa che i cristiani non credono a quello che predicano e che la vita che conta è quella terrena.

6)   Una risposta a Duc in altum!. La tua interpretazione si basa su parti del Vangelo, prendi quello che ti serve per costruire la tua immagine di Gesù. E' evidente a chiunque legga per intero i Vangeli è che essi sono incoerenti, contraddittori tra di loro e al loro interno e sulla contraddizione non si costruisce la verità. Una delle incoerenze, forse la principale, nasce dalle radici ebraiche (Gesù era sostanzialmente un ebreo) che si vogliono e contemporaneamente non si vogliono conservare.

7)   Rispondo a Freedom: se esistono almeno due interpretazione dei testi (letterale e altra) allora si pone il problema di quale sia quella vera.

#1368
Non condivido né l'interpretazione di Maral né quella di donquixote applicata al cristianesimo, o meglio ad una corrente minoritaria del cristianesimo, basata sul principio della nonviolenza, dalla quale discende l'affermazione di Papa Francesco. Questo principio separa nettamente il cristianesimo, almeno questo filone, dall'ebraismo, dall'islamismo e dalla maggioranza delle religioni.

Gesù non ha ucciso, è stato ucciso, c'è una differenza sostanziale.

Aggiunta personale: se la morte di Gesù fosse stata necessaria, allora la morale personale, il principio della nonviolenza, l'utopia operativa della pace non hanno alcuna speranza e significato: Giuda, gli ebrei, i romani sono gli autentici eroi della storia.
#1369
Attualità / Re:Essi Vivono
14 Luglio 2016, 15:24:13 PM
Nel mondo occidentale e non solo il potere non è militare ma economico, il che mi sembra un evidente progresso rispetto al non rimpianto passato.

Chi oggi detiene il potere economico ha discendenze molto corte, basta scorrere le classifiche annuali degli uomini più ricchi nel mondo e in Italia per verificarlo. Chi ha il potere economico è quindi un segreto di Pulcinella. La possibilità di accedervi non è affatto preclusa, certamente è preclusa alla massa della popolazione per ovvie ragioni economiche (basta studiare un manuale di economia dello sviluppo, a partire da Smith e Marx, passare per Schumpeter e finire con Piketty, per comprendere i meccanismi alla base dell'accumulazione della ricchezza). Per disperdere un grande patrimonio economico gli eredi (l'eredità, ecco un meccanismo di accumulazione pienamente accettato dalla maggioranza della popolazione) devono essere veramente sciocchi o idealisti.

Che il potere economico sia alleato con il potere politico è ovvio, le ragioni sono talmente banali, anche senza bisogno di tirare in ballo la corruzione, che però aiuta molto creando alleanze.

La maggioranza della popolazione, sia chi sta in alto che chi sta in basso, ha una uguale concezione dei valori e delle relazioni economiche e sociali, questi principi sono alla base del potere economico che è sostanzialmente impersonale.

Il film di Carpenter rappresenta benissimo l'ideologia statunitense, il suo modello culturale semplicistico, basato su un forte senso dell'individualismo, della libertà e della sua difesa aggressiva contro le istituzioni collettive malvagie che la limitano.

Per quello che precede ritengo la Massoneria un'associazione, un clan poco rilevante, alla pari con l'Opus Dei e simili organizzazioni. Dubito che abbiano qualche radicamento in Giappone, Cina, India e Arabia Saudita, dove ci saranno altre associazioni che contano.

Ritengo che l'Illuminismo sia stato uno dei movimenti più progressivi e fecondi in tutti i campi della società umana.
#1370
Tematiche Spirituali / Re:Lo specchio della verità.
05 Luglio 2016, 10:57:25 AM
Non divago ulteriormente sulla morale per rimanere al tema del testo poetico-religioso, la verità. 

Effettivamente non compaiono due livelli distinti, il naturale e il soprannaturale, la terra e il cielo, il sacro e il profano. Tuttavia i due piani tipici di ogni religione sono impliciti: lo specchio integro, la verità, non appartiene, è inaccessibile agli uomini, che possono solo avere, raccoglierne i pezzetti.

Se il poeta ha scelto lo specchio come metafora della verità suppongo sia per la sua proprietà di riflettere l'immagine di chi, che cosa si specchia: rispecchiare l'essere appunto, forse un rimando al conosci te stesso.

Ulteriore riflessione ispirata dal testo. Dio ha perduto lo specchio per la sua sbadataggine, quindi la verità è persa per sempre e per tutti, ma la verità non è essenziale per vivere.
#1371
Tematiche Spirituali / Re:Lo specchio della verità.
04 Luglio 2016, 10:23:42 AM
Aggiungo alcune riflessioni problematiche sul testo originale e in risposta a Jean.

Il senso di colpa è umanamente accettabile ed inevitabile quando devi scegliere, ma c'è un limite: non possiamo attribuirci colpe che non abbiamo. L'uomo non è certamente responsabile della nascita del bene e del male.  Da ciò un'ulteriore domanda: è l'uomo a fare la morale o la morale a fare l'uomo?

La caduta dello specchio, la verità sta in alto (Dio e lo specchio intero) e cade verso il basso (l'uomo e il frammento di specchio). Non sono affatto d'accordo, il movimento è bidirezionale, dall'alto al basso e dal basso all'alto. Il frammento riflette bene quanto l'intero. Ciò significa che la verità non ha luogo, livelli, che la verità del generale è parziale quanto la verità del particolare, che il generale non può racchiudere il particolare e viceversa.

La verità è una riflessione, un isomorfismo, formata dal sistema specchio-essere (Dio, uomo). Le proprietà, le qualità dello specchio tuttavia non sono conoscibili né da Dio né dagli uomini, quindi né Dio né gli uomini possono conoscere la verità.
#1372
Tematiche Spirituali / Re:Lo specchio della verità.
23 Giugno 2016, 09:24:58 AM
Metafore ed ossimori, le strutture alla base della poesia. E della vita?

La verità generale, assoluta, come improba, impossibile, ricombinazione delle verità singolari, particolari.

Quel frammento di poesia, testo è lo specchio o è un frammento dello specchio? Di nuovo la contraddizione, il cortocircuito logico.

Per me non c'è Dio. Trovo bello tuttavia che lo specchio sia caduto a Dio, non agli uomini. Il senso di colpa di chi ha inventato la Genesi, l'ebraismo e poi il cristianesimo è asfissiante.
#1373
Il governo dei tecnici, dei competenti è irrazionale per il semplice motivo che un tecnico, un esperto riconosce, proprio in base alla sua competenza, che la morale e la politica non sono questioni tecniche. La tecnica è la relazione tra i mezzi ed i fini, ma i mezzi ed i fini non li stabilisce la tecnica, i fini sono di competenza della morale e della politica. Aggiungo che gli stessi tecnici sono divisi tra di loro sulle questioni tecniche.

I tecnici inoltre hanno fini diversi tra di loro, infatti supportano, sono al servizio di partiti e fronti contrapposti.

Ritengo la democrazia il miglior sistema di governo possibile, un equilibrio instabile, difficile, che promuove la competizione degli interessi e dei fini in un quadro di regole del gioco paritarie, di reciprocità tra gli uomini.
#1374
Tematiche Filosofiche / Re:Cartesio aveva ragione?
16 Giugno 2016, 14:56:02 PM
Preferisco "cogito ergo est".

Da questa asserzione deduco:
a)   che esiste qualcosa e il nulla non esiste;
b)   che l'essere è eternamente differenza.

Sono realista, e relativista, per cui ritengo che l'essere esista indipendentemente dalla coscienza, sebbene ciò non sia dimostrabile. La mente, il cogito, è un processo di un sistema di parti (G. Bateson).
#1375
Osservo che l'autore ignora la concezione soggettivistica della probabilità, non mi esprimo sulla parte chimica, che a mia volta ignoro.

Tuttavia non occorre una speciale preparazione tecnico scientifica per capire le differenti impostazioni in gioco.

Se gli atomi o le molecole hanno un nome diverso significa che hanno caratteristiche, strutture diverse e quindi anche le relazioni, i legami tra gli atomi o le molecole saranno diversi, alcuni saranno possibili, altri no. In breve ci sono differenze che producono differenze. Questo è il senso della necessità: alcune cose sono possibili, altre no, alcune saranno stabili, altre no.
Perciò ragionare di legami tra atomi e molecole sulla base dell'ipotesi che questi siano ugualmente probabili, di disposizioni con ripetizione di atomi e molecole in modo stocasticamente indipendente tra di loro significa negare le loro differenze, specificità.

Pensare diversamente le relazioni tra atomi restringe il campo delle possibilità. In quel saggio la necessità, l'ordine, la selezione è assente. Non si può discutere di darwinismo senza la necessità, la selezione ambientale, che è un fondamento essenziale della teoria dell'evoluzione.

Ma la questione di fondo resta quella della incomprensione del caso, come è evidente da questa affermazione: "Proviamo a simulare la costruzione della vita con qualunque altra proteina, e vediamo se viene fuori qualcosa..."

Certamente viene fuori qualcosa, un'altra realtà possibile, un'altra evoluzione: sono i bivi, le biforcazione, le alternative del sistema, della realtà.
In natura, nella realtà, qualunque cosa va bene e questa qualunque cosa produrrà qualche altra cosa. Il caso non si prefigge di far uscire un determinato risultato, una determinata molecola, un determinato aminoacido o altro, altrimenti non stiamo parlando di caso e di probabilità. C'è una struttura, un congegno, un sistema, un ordine, che produce un risultato più o meno probabile nell'ambito di altri risultati possibili, casuale appunto, ad esempio una molecola o un aminoacido. Che la probabilità attribuibile a quel risultato sia pari a 1/10^1000 non significa nulla, doveva uscire una proteina, è uscita quella specifica proteina. Il risultato sarà poi soggetto alla selezione dell'ambiente. Quando una cosa è accaduta discutere di probabilità è del tutto fuori luogo. Se non usciva quella proteina non ci sarebbe stata la vita? Allora non saremmo qui a discuterne.
#1376
Il testo ha questo titolo e questo autore:
"Evolution: possible or impossibile" di JAMES F. COPPEDGE.

Da una veloce scorsa della pagina indirizzata traggo l'impressione che l'autore ha una totale incomprensione della teoria darwiniana, in particolare del ruolo del caso. Inoltre dimentica del tutto la necessità, cioè la selezione che l'ambiente opera sulle creazioni del caso.

Ragiona come il se il caso avesse l'obiettivo, il fine di far uscire quella specifica molecola o proteina o il vivente o l'uomo o qualunque altra cosa reale di cui si tratti. Per caso poteva uscire qualunque proteina, qualunque cosa, semplicemente l'evoluzione sarebbe stata diversa, andava ugualmente bene. Sul caso poi agisce la necessità attraverso la selezione.

Mi ricorda il ragionamento del giovane forumista che si stupiva della sua esistenza visto l'enorme numero di coincidenze casuali che la riguardano, coincidenze che posso calcolare in modo smisurato, basta scegliere un campo di probabilità enorme, ad esempio a livello di posizione di atomi nel tempo.
#1377
Tematiche Filosofiche / Re:L'altruismo
09 Giugno 2016, 17:39:08 PM
A HollyFabius

L'egoismo è generalmente considerato il male principale della società, la cui eliminazione porterebbe benessere, prosperità, pace tra gli uomini. Poiché ritengo che la società umana, i processi e le relazioni sociali siano l'espressione di una continua evoluzione selettiva, attraverso prove ed errori, se l'altruismo è così benefico, vantaggioso, ho cercato di capire teoricamente quali sono gli ostacoli che impediscono l'affermarsi di una società altruistica.

La sfida teorica che mi sono e ho posto è questa: come è possibile una società altruista.

Ho immaginato in che modo possa funzionare una società altruista ideale, dove individui ideali di fronte ai propri bisogni e quelli dell'altro hanno una sia pur minima propensione che li porta generalmente, normalmente a preferire la soddisfazione altrui. Atteggiamento che definisco prevalentemente altruista, che effettivamente non trova alcun riscontro nella realtà, dove l'altruismo è limitato, minoritario: basta considerare quanta parte del nostro tempo, della nostra attività, delle nostre risorse è dedicato a noi e quanto agli altri e chi sono gli altri. A volte ci sono forme di altruismo straordinarie, ma sono eccezioni, irripetibili. L'atteggiamento reale, che sperimentiamo nelle relazioni quotidiane, è prevalentemente egoista.
#1378
Tematiche Filosofiche / Re:L'altruismo
09 Giugno 2016, 09:19:00 AM
In qualunque società e in qualunque epoca storica non ci sono individui egoisti o altruisti, ma individui prevalentemente egoisti. L'altruismo è minoritario o straordinario in ogni individuo. Ad ogni azione altruista corrisponde un'azione egoista, altrimenti la relazione, lo scambio non avviene, è irrealistico.

Anche la cooperazione, la mutualità, la reciprocità è prevalentemente egoista se consideriamo gli obiettivi, le finalità che la sostengono: la famiglia, l'amicizia, la coppia, l'impresa, la squadra, il partito, il sindacato, la nazione, sono forme, istituti cooperativi tra gli individui all'interno del gruppo ma sono in competizione, concorrenza verso l'esterno, verso chi non ne fa parte. Queste forme di cooperazione non sono espressioni di un autentico altruismo.

Ciò spiega la due differenze della mia concezione rispetto a quella di HollyFabius: in primo luogo l'altruismo limitato all'interno di un gruppo, che esclude o discrimina l'altro esterno al gruppo, non è un autentico, prevalente altruismo. In secondo luogo l'altruismo come emozione, impulso, è chiaramente opposto all'egoismo: l'altruismo autentico, prevalente, non è una forma di morboso annullamento dell'altro, come sospetta paul11, ma una forma di generosa e soddisfacente realizzazione di sé stessi.

Se le relazioni sociali sono prevalentemente egoiste, il diritto, le istituzioni giuridiche si adeguano a questa realtà. La proprietà privata, il contratto sinallagmatico, il matrimonio monogamico, che sono le principali istituzioni giuridiche, sono infatti inconcepibili con un autentico altruismo.

Il calcolo non è ciò che caratterizza l'egoismo dall'altruismo, il calcolo riguarda la razionalità dell'azione, l'efficacia e l'efficienza dei mezzi in relazione alla soddisfazione del bisogno proprio o altrui.

L'altruismo è per me perfettamente razionale, è la sua prevalenza, il tentativo, proposito di porlo come fondamento della società, come panacea, che considero irrazionale.

L'altruista non discrimina, non seleziona l'altro, ma il problema del pluralismo è reale e irresolubile perché sono gli altri che lo costringono a scegliere: dedicare il tempo, i mezzi ad uno inevitabilmente comporta negarli ad un altro.

Lo squilibrio economico, sociale non è prodotto, alimentato dall'altruista, che inevitabilmente si viene a trovare nel braccio più lieve della bilancia.

Non mi sono posto l'obiettivo di rivalutare l'egoismo o di svalutare l'altruismo. Mi sono chiesto se un altruismo coerente, radicale potesse essere la chiave per realizzare una società più giusta. L'analisi mi ha portato ad una conclusione negativa.
Preso atto che la società non può che essere prevalentemente egoista, un obiettivo ragionevole mi pare quello di stabilire una gerarchia, una priorità tra i bisogni umani verso cui indirizzare l'impulso altruistico.

Rinvio la questione del rapporto tra altruismo/egoismo e morale ad un prossimo tema di discussione.
#1379
Tematiche Filosofiche / Re:L'altruismo
03 Giugno 2016, 17:23:18 PM
A maral

Condivido le tue osservazioni sul ruolo essenziale dell'altruismo per l'uomo in particolare, l'ho già riconosciuto in precedenza.
Chiaramente mi limito alle relazioni tra gli uomini, senza contare le generazioni a venire.
Condivido anche l'indeterminatezza, l'ambiguità, dei concetti dell'io, dell'altro, dei bisogni, e quindi dell'egoismo e dell'altruismo.
Tuttavia le distinzioni, le differenze tra questi concetti sono efficaci, producono effetti sostanziali nelle relazioni sociali, le informano: sono passati attraverso processi millenari di selezione naturale e culturale, fanno parte dell'infrastruttura sociale dell'uomo, sono la sua grammatica.

Perché le società umane, e non solo, sono prevalentemente egoiste e non altruiste, questo sto cercando di capire e spiegare, in modo fruttuoso secondo me. Tra egoismo e altruismo c'è una relazione d'ordine, una gerarchia.
La mia semplificazione non confonde le ragioni, le cause, ma le chiarisce.

Ecco un dialogo immaginario tra due altruisti:
A: Posso fare qualcosa per te?
B: Si. Vorrei soddisfare i tuoi bisogni. Posso fare qualcosa per te?
A: Si. Vorrei soddisfare i tuoi bisogni. Posso fare qualcosa per te?
B: Si. Vorrei soddisfare i tuoi bisogni. Posso fare qualcosa per te?
...
Un processo divergente, insensato, irrazionale.
Un processo che invece diventa convergente, sensato nella relazione tra un egoista e un altruista. Da evidenziare con forza che l'altruista pensa, immagina l'altro come un egoista. Effettivamente ha quasi sempre ragione, perché l'egoismo è prevalente. Chi fa un dono normalmente cerca di mettersi nella parte dell'altro affinché sia gradito, dia piacere. Pensa quindi che l'altro trattenga, si appropri del suo dono, come normalmente avviene. Se il dono passa ad altre mani è per i problemi dell'informazione e della disfunzione. In occasione del Natale alcuni clienti mi regalano solitamente delle bottiglie di superalcolici, una donazione remuneratoria. Un proverbio dice a caval donato non si guarda in bocca. A me piacciono i vini, non i superalcolici, e quindi le regalo ad altri.

Nelle relazioni tra egoisti l'esito possibile oscilla dalla competizione alla cooperazione. Che la cooperazione sia un'espressione egoistica è evidente perché il risultato viene diviso, ciascuno trattiene, preleva una parte dei vantaggi, non li dà per intero all'altro. Oltretutto la cooperazione tra alcuni è spesso in competizione con altri.

In molte situazioni non c'è possibilità di accordo, il conflitto non ha soluzione, non ci sono compromessi possibili: o si ascolta musica o si fa silenzio. In questi conflitti numerosissimi tra egoisti, l'altruista è paralizzato, il criterio della prevalenza dell'altro non funziona.

Ribadisco che i processi egoistici sono di norma inconsci, diretti a soddisfarsi senza la consapevolezza di danneggiare l'altro. Infatti la definizione di egoista è riservata ai casi estremi.
#1380
Preciso il mio precedente commento che è stato frainteso.

La razionalità coopera con l'istinto, l'istinto spinge in una direzione, la razionalità lo guida.
Il problema è che ci sono istinti diversi e contrastanti tra di loro, la relazione inversa, il trade off, è tra gli istinti. Banalmente di fronte ad un'incognita c'è l'istinto della paura ma anche della curiosità, il bisogno di mangiare contrasta con quello di riposare, l'altruismo con l'egoismo, ecc.. La razionalità non può risolvere questo conflitto interiore tra gli istinti, sono in contraddizione tra di loro, quindi la razionalità cerca un compromesso, una soluzione.