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Messaggi - Jacopus

#1381
Tematiche Filosofiche / Re: Esiste il male assoluto?
09 Maggio 2022, 21:47:20 PM
@Bob. D. Tratta molte cose e una di queste è il nichilismo. Un'altra è il male assoluto, che è sempre male dell'uomo sull'uomo, ma il male imperdonabile, secondo D. è il male dell'uomo sul bambino. Poco prima di raccontare la storia del grande inquisitore, Ivan racconta un raccapricciante episodio di protervia di un nobile nei confronti del figlio di uno dei suoi servi. È quello il momento che scatena la discussione fra Alioscia ed Ivan e che culminerà nel racconto dell'Inquisitore. Perché Dio rende possibile quel male assoluto? L'oltraggio dell'uomo sul bambino. È quella la prova per Ivan di affrontare il problema della teodicea. Quel male è così terribile da non poter aspettare la fine dei tempi per essere riparato. L'occidente non è altro che questo: la ricerca di una teodicea prima della fine dei tempi. Una teodicea terrena. E cosa c'è di più terreno del ritorno di Gesù, in una giornata qualunque a Siviglia? A quel ritorno, a quella teodicea, divina ed umana allo stesso tempo, si oppone il grande Inquisitore, che diverrà qualche secolo dopo, il grande Fratello. Per quanto possa essere azzardata, coltivo l'idea che il ritratto fortemente negativo del grande Inquisitore è il riflesso di un bisogno di superamento della religiosità come istituzione, come struttura che pietrifica le coscienze. Un illuminista senza ragione strumentale, questa è la grandezza di Dostoevskij. Un illuminista che cova nel suo cuore un rifugio anti/illuminista, che non serve altro che come pharmakon allo stesso illuminismo. La teodicea dell'apocalisse e quindi della tradizione, viene così ritratta da D., come un puntello della servitù dell'uomo sull'uomo, a sua volta connessa alla violenza del male assoluto dell'uomo sul bambino, che perpetua la violenza e l'asservimento. La teodicea del l'illuminismo a sua volta, viene rigettata, perché razionale, geometrica, uguale, positiva, scientifica, non libertaria e quindi anch'essa violenta. La via impervia scelta da D. è quella della fratellanza e dell'amore, ma di una fratellanza e di un amore non ingenuo, ma profondamente venato di rabbia, di odio, di compassione. Se solo avessimo avuto 10.000 Dostoevskij, invece di uno solo, l'umanità sarebbe oggi diversa.
#1382
Tematiche Filosofiche / Re: Esiste il male assoluto?
08 Maggio 2022, 23:11:39 PM
Un'altra cosa vorrei aggiungere prima che il corso della vita mi porti altrove. Vi è un volto positivo dietro la maschera terribile del male assoluto. Ed è di questo volto positivo che ci parla Dostoevskij in tutta la sua opera. Il male assoluto è possibile solo in un mondo dove opera la libertà dell'uomo. Se non ci fosse quella libertà di operare il bene ed operare il male, vi sarebbe un male ancora maggiore, quello della riduzione ad automi dell'umanità. Il prezzo da pagare alla libertà è, secondo F.M. Dostoevskij, il possibile accesso del male, del male dell'uomo contro l'uomo, non del generico male. E ancor di più del male contro gli innocenti, del male dell'uomo contro i bambini. Questo è il male assoluto, secondo Dostoevskij.
Ma quella libertà, di cui parla D., non è forse la stessa cosa di quel "pensare altrimenti" di cui siamo dotati a causa di un ingrandimento evoluzionistico delle nostre connessioni cerebrali?
#1383
Tematiche Filosofiche / Re: Esiste il male assoluto?
08 Maggio 2022, 17:32:26 PM
Buongiorno bob. Per rispondere alla tua domanda, bisognerebbe rileggere il racconto dell'inquisitore nei fratelli karamazov. Il bene è silenzioso, ascolta e finirà sul rogo. Il male parla, attraverso la figura del cardinale. Ed il male, che tu chiami male assoluto, è il male che proviene dalle istituzioni. "Ma come? Dice il cardinale, "noi ci siamo aggiustati tanto bene con la tua parola ed ora tu torni, magari con altre parole, a disfare le nostre istituzioni? E noi ti dovremmo perfino festeggiare? No caro. Finirai sul rogo!".
Il male assoluto non è dell'uomo antropologicamente e biologicamente inteso, in senso generale. È dell'uomo in quanto portatore di una specifica scelta evolutiva, che ognuno di noi (chi più chi meno), conserva dentro la scatola cranica. La complessità del nostro cervello, insieme alla sua neuroplasticità, ci consente di progettare, di pensare "altrimenti", come nessuna altra specie conosciuta. Solo noi riserviamo agli istinti un così ristretto spazio. Uno spazio ancor più rosicchiato dalle istituzioni culturali nelle quali viviamo da circa diecimila anni, e che ci ripetono secondo varie declinazioni, che dobbiamo saperci controllare, che la ragione domini le passioni.
In questo "pensare altrimenti" tipico di noi umani, possiamo inserire qualunque file, "exe", compreso quello del male assoluto. Un male assoluto che può riguardare singole persone come il geometra sterminatore, ma che riguarda soprattutto le istituzioni, che si riproducono indipendentemente dalla specie umana e che possono anche distruggerla, almeno in parte, come la storia ci insegna.
Per concludere, il cervello umano ha creato le istituzioni culturali e queste due entità, in continua interazione fra di loro, hanno creato il male ed il bene assoluto, qualità non osservabili in altri animali, perché anche laddove vi sono animali guerrieri, la loro aggressività è determinata dai loro codici istintivi. Nessun animale "guerriero" (scimpanzé, termiti, formiche) si domanderà il senso del male assoluto. Solo noi lo facciamo e ancora una volta a causa di questo ingombrante organo che ci portiamo appresso.
Ciò che distingue la mia visione da quella di Rousseau è credere nella possibilità di lavorare affinché le istituzioni siano sempre meno malvagie, poiché le istituzioni culturali, infinitamente malvagie sono anche quelle stesse istituzioni " infinitamente buone". Per un approfondimento del tema sono stati, per me, molto istruttivi due film: "apocalypse now" e "Full Metal Jacket".
#1384
Credo di essere un buon osservatore ed anche un moralista con tratti ossessivi. Insieme questi due tratti mi rendono sensibile ai comportamenti maleducati delle persone che incrocio quotidianamente. Una sensibilità che è aumentata da quando, viaggiando in nord-Europa, ho notato come questi comportamenti siano spesso tipici di noi italiani. Proverò a fare un elenco a cui ovviamente può aggiungersi chi vuole. Trattandosi di "microfisica", si tratterà solo di quei comportamenti che spesso scivolano via,senza neppure farsi percepire come maleducati.
1) "il passante corsaiolo": spesso per strada succede che un pedone ti tagli la strada. Di solito cammina dietro di te, probabilmente immagina di guidare una Porsche e allora accelera, ti sorpassa sulla sinistra per andare subito dopo a destra. Evidentemente restare dietro e poi girare a destra viene considerata una manovra troppo umiliante per il pedone "corsaiolo".
2) "i passeggeri impazienti": questi ormai sono un classico. Alle fermate dei treni infatti viene considerato un insulto alla propria virilità aspettare che i passeggeri che stanno scendendo, finiscano di scendere. Si crea così un groviglio di corpi che talvolta termina in borbottii di rassegnazione ed altre volte in insulti. Se poi a scendere tocca a una persona anziana o un disabile è osservabile lo sguardo feroce di chi deve aspettare a causa di ciò.
3) "la telefonata senza segreti". Per strada, in negozio, ma anche al lavoro, si assiste talvolta al triste spettacolo di chi, indifferente alla normativa sulla privacy (anche e soprattutto a suo favore), parla al telefono ad alta voce dei suoi fatti privati, sul sapore della frittata mangiata il giorno prima fino a dettagliati resoconti delle cause civili intentate sul mantenimento dei figli, oppure a piccanti resoconti delle avventure e dei ménage a trois.
Per il momento mi fermo qua, ma la lista è davvero lunga.
#1385
Tematiche Filosofiche / Filioque
01 Maggio 2022, 23:49:47 PM
"Et de Patri filioque procedit Spiritus Sanctus". Su questa frase avvenne lo scisma d'Occidente nel 1054 DC. In sostanza la chiesa romana sosteneva che lo spirito santo proveniva allo stesso modo dal padre e dal figlio, mentre la chiesa bizantina sosteneva che lo spirito santo proveniva "solo" dal padre ("per Pater" e non "Filioque"). Un dissidio religioso lontano un migliaio di anni che mi sembra come un nodo in un filo rosso che percorre tutta la storia dell'uomo, o almeno di quello europeo. Una storia iniziata nella lotta fra Greci e Persiani, proseguita nei vari assetti della Roma antica e poi rimaterializzatosi in forma teologica. Dottrine religiose, culture e assetti istituzionali si legano vicendevolmente. Da un lato allora la chiesa romana che ribadisce la doppia natura di Cristo e lo pone sullo stesso piano di Dio, come portatore dello spirito santo. Dall'altra una visione dell'esclusivo potere del padre (abramitico?), rispetto al quale il figlio è un semplice messaggero, anche lui sottomesso al suo volere divino. Come non vedere in queste differenti visioni teologiche il riflesso di approcci culturali agli antipodi, riguardo il potere temporale. E come non vedere in quel "Filioque", la stessa ragion d'essere del pensiero Occidentale e persino del successo della scienza, della democrazia, della libertà di espressione. Se Gesù è ammesso nella stanza dei bottoni, ogni potere dispotico decade ed ogni " pensiero divergente" non è più eretico. Il potere diventa quindi da un lato una questione di "lavoro di gruppo", mentre dall'altra è l'espressione di un volere insindacabile, quello che scaturisce da Abramo, pronto a sacrificare suo figlio. Un figlio che con il Cristo, si sacrifica davvero, ma in questo modo mette in moto il pensiero Occidentale.
Vorrei sottolineare come questo filo sotterraneo, scavi nella storia molto di più di quanto si pensi e oltre tutti gli esempi storici di dispotismo esercitato "anche" nel nome di Cristo. E anche come i Vangeli siano un'opera di sincretismo fra il pensiero ebraico e quello ellenico.
Oggi a distanza di millenni, sotto forme politiche ed economiche molto diverse, torna questa dialettica tra il potere sghembo, contraddittorio ma libero dell'Occidente e il potere rigido, coerente ma tragicamente dispotico dell'Oriente.
#1386
Benvenuto anche da parte mia. Hai subito sparato una cannonata con Spinoza. L'ho sempre letto indirettamente, attraverso commentatori del suo pensiero, come ad esempio il bellissimo "un libro forgiato all'inferno"'di Nadler. In ogni caso ritengo Spinoza molto attuale, molto più attuale di Cartesio, senza nulla togliere alla grandezza dell'inventore del "cogito".
#1387
Viator. Nel primo periodo sembra che tu asserisca che vi sia un dato "antropologico" oggettivo e indiscutibile: la guerra dipende da bisogni fisiologico-istintuali ineludibili. Nel secondo invece ritieni che detti bisogni siano inventati e inculcati. Delle due l'una. O sono bisogni fisiologici-istintuali ineludibili o sono qualcosa di culturale, e che quindi possono essere inventati e inculcati. A livello fisiologico-organico non si inventa e inculca niente.
Sul fatto che tutti quelli che entrano in guerra reclamano la propria legittimazione a farla, su questo non ci piove. Un esercito che viene mandato al macello con delle direttive dubitative sulla sua legittimazione ad ammazzare, sarebbe un grande esercizio di umanità e di verità, ma scarsamente idoneo a motivare il suddetto esercito a macellare ed automacellarsi.

Sul "persino nella storia dell'intero mondo biologico" invece ci andrei cauto. Non mi risulta che le piante si siano mai organizzate in strutture militari, tranne che nei cartoni animati.
#1388
CitazionePenso che dentro l'uomo la guerra sia, ahimè, perenne. Ne consegue la stessa cosa anche al di fuori di lui.
In realtà Freedom bisogna intenderci. La competizione evolutiva è connaturata all'ambiente che viviamo e quindi il "ne consegue la stessa cosa anche al di fuori di lui" lo posso interpretare in questo senso. Invece che la guerra sia un comportamento perenne dell'uomo è smentito dall'osservazione di molte popolazioni tribali e primitive. In questo campo è stato osservata la più grande varianza di comportamenti. Dalle tribù estremamente violente, che facevano o fanno dell'omicidio un grande onore e vanto, alle tribù e alle civiltà pacifiche che donano le proprie mogli agli ospiti, e sentono in questo un grande onore e vanto. Se posso ripetere, l'ahimè, esso riguarda solo alcune strutturazioni sociali dell'uomo, collegate alla tesaurizzazione, all'invenzione dell'agricoltura e alla scoperta del territorio come risorsa da difendere. Non credo che l'uomo sia stato "ingegnerizzato" per essere portatore di guerra e violenza. In realtà è portatore di uno strumento altamente sofisticato che lo rende plasticamente adattabile. Inoltre il lungo periodo di apprendimento che serve al bambino per diventare adulto è un altro meccanismo che favorisce l'acquisizione e l'interiorizzazione di modelli culturali che trascendono e superano (senza annullarli) gli istinti di base.
#1389
Tematiche Culturali e Sociali / Re: Gli Eroi
23 Aprile 2022, 11:07:50 AM
L'eroe per ognuno di noi è "l'altro idealizzato". Di conseguenza non esiste un modello oggettivo di eroe. Pertanto Hitler, Tolstoj, Totó Riina, Maometto, Jack Nicholson sono tutti eroi per differenti classi di popolazione.

L'attuale modello di potere in Occidente non ha nessun interesse a creare modelli eroici su valori sostanziali, poiché essi, inevitabilmente, rischiano di mostrare che il "re è nudo", come nella favola di Andersen. Per questo gli eroi moderni sono cantanti, attori, calciatori ed altro ciarpame simile. Se proprio dovessi scegliere un eroe, pur memore di quanto aveva scritto Brecht in proposito, sceglierei Marc Bloch, accademico di Francia, fine conoscitore della storia medievale, che durante la seconda guerra mondiale imbracciò il fucile contro i nazifascisti e fu per questo condannato a morte nel 1944. Oppure quella trentina di professori universitari che, in Italia, dettero le dimissioni per non sottostare al giuramento fascista e alle leggi antiebraiche, che estromisero dalle università centinaia di bravissimi professori a cui subentrarono mediocri docenti leccapiedi del potere.
#1390
Percorsi ed Esperienze / Re: Detesto gli invisibili
22 Aprile 2022, 11:51:28 AM
CitazioneDate le cause che hanno concorso a farlo così come è.......questo - ovviamente - è l'unico mondo possibile. Saluti.
Insomma Pangloss contro Candido, oppure Leibniz contro Voltaire. Ci uscirebbe un topic con i fiocchi.
#1391
Tematiche Spirituali / Re: L'assurdità del tutto
19 Aprile 2022, 20:28:43 PM
I nostri atomi, quelli che compongono il
nostro organismo, ci sopravviveranno. Alcuni atomi che ci appartenevano ora sono appannaggio di batteri o di delfini o di margherite o dell'atmosfera. Fra milioni di anni, dopo tante trasformazioni potrebbero collaborare ai processi di fusione nucleare di qualche stella. Questa è la realtà. Siamo immersi in un continuo scambio di materie. Casualmente, questo scambio di materie, circa 300.000 anni fa ha prodotto un organismo che ha iniziato a chiedersi "perché questo scambio di materie?". La nostra condizione è questa. Abbiamo mangiato la mela della conoscenza e ció ci ha messo nella fastidiosa condizione di domandarci "perché così e non altrimenti?" È dalla stessa percezione dell'assurdo che nascono i terribili e sublimi atti della specie umana. Tutto destinato a infrangersi nella supernova solare, fra qualche miliardo di anni. Di fronte a questa assurdità, osservabile da svariati punti di vista, come sa bene Candido, l'unico strumento che conosco è quello di Voltaire: "bisogna curare il proprio giardino".
#1392
Benvenuto/a Giorgiaz. La tua domanda è così breve da sembrare un Koan zen. Secondo me si può teorizzare la guerra sia in una prospettiva storica che non/storica, ovvero implicitamente ed irreparabilmente connaturata alla struttura comportamentale di homo sapiens. Quindi è possibile farlo addirittura fino al punto di teorizzare la guerra come un fatto che sempre è stato, sempre è e sempre ci sarà. Una prospettiva molto allettante per le industrie di prodotti bellici, ad esempio. Ma anche in questa chiave antropologicamente "eterna" della guerra è inevitabile osservare i cambiamenti storici della guerra. Basti pensare alle guerre medioevali che si combattevano in campo aperto, spesso senza offendere i civili e le guerre moderne che non fanno differenza fra civili e militari nello spargimento di sangue. Oppure ai tribunali degli eserciti vittoriosi, che tendono a giustificare il loro operato sulle ali della giustizia, opera assolutamente superflua al
"Vae victis" di cesariana memoria.
#1393
Ciao Eutidemo. Mi piacerebbe in realtà conoscere il nome di questo giudice e del processo (se vuoi puoi mandarmi i riferimenti in privato), perché se si è solo basato sul colore degli occhi c'è veramente da piangere. A parte il fatto che esistono esami del dna molto accurati, che possono determinare con maggiore certezza la paternità, ma in ogni caso, lo ribadisco, non è affatto vero che due genitori con gli occhi scuri non possano mettere al mondo un figlio con gli occhi chiari. Al di là del discorso sulle mutazioni geniche, che è comunque sempre valido, anche se ricorrente per una frazione irrisoria di casi, per essere certi del colore degli occhi dei propri discendenti non basta sapere il colore degli occhi di padre e madre ma almeno risalire anche al colore dei nonni. Infatti io potrei avere gli occhi scuri ma avere un corredo N-n (ovvero il mio dna ha sia i comandi per gli occhi azzurri che per quelli scuri, ovvero un comando eterozigote). Se la mia compagna ha, a sua volta un corredo N-n come il mio, le probabilità che nostro figlio abbia gli occhi azzurri sono del 25 per cento. La certezza di avere un figlio con gli occhi scuri (salvo mutazioni geniche causali molto rare) è presente solo con genitori omozigoti per il colore degli occhi N-N, ovvero che anche nelle generazioni precedenti non annoveravano ascendenti con gli occhi azzurri.
Però, ora che ci penso meglio, hai ragione tu, perché nel caso di cui tu parli non si passa da occhi scuri a occhi chiari ma da occhi chiari ad occhi scuri e quindi il giudice ha deciso correttamente. Ma non si può avere la certezza nel caso contrario, appunto da occhi scuri della prima generazione ad ogni chiari della seconda, mentre nel caso di genitori entrambi omozigoti per gli occhi chiari, non è possibile  fare un figlio con gli occhi scuri, tranne, appunto una mutazione genica casuale, molto rara, come quella che ci permise, a suo tempo, di sostituire le branchie con i polmoni.
#1394
Eutidemo. Le anomale mutazioni genetiche sono purtroppo frequenti e non dipendono (solo) dalle radiazioni ma dal nostro stesso corredo genetico che possiede un livello "pleonastico" di informazioni che raramente vengono cancellate definitivamente e che possono ripresentarsi. Aver mantenuto il comando di farci crescere la coda, attualmente, se espresso, potrebbe essere un problema, ma non sappiamo se fra 10.000 anni potrebbe essere invece un vantaggio evolutivo. Quindi figurati se non è possibile che un tratto recessivo così semplice come il colore degli occhi si possa ripresentare. La probabilità 0% in questo campo non esiste e da Mendel in poi, la genetica è andata piuttosto avanti nel comprendere i meccanismi di trasmissione dei caratteri ereditabili.
#1395
Se ti riferisci al carattere recessivo dei capelli biondi, che non si trasmette alla figlia femmina di una coppia mista bionda/castana, ti posso dire che nessun carattere, per quanto recessivo, scompare mai del tutto. Quindi una certezza assoluta non è possibile. A meno che L'enigma non stia da qualche altra parte.