CitazioneQuesto post parla di una categoria dell'essere che, a mio parere, dovrebbe essere importante per il pensiero filosofico.
Una categoria che ha la proprietà di:
Essere se gli uomini sono convinti che esista;
Non essere se gli uomini sono convinti che non esista.
Consideriamo come caso particolare lo stato, che esiste se gli uomini ne rispettano le leggi, e ne rispettano le leggi perchè sono convinti che lo stato esista.
Dal punto di vista ontologico non è possibile dire se lo stato (e quindi qualsiasi essere funzionale) esiste o meno al di la della percezione degli uomini, perchè esso dipende dalla percezione degli uomini, è ontologicamente indeterminato.
Perchè gli uomini percepiscano l'essere funzionale, questo deve essere rappresentato simbolicamente, cioè deve essere in senso epistemico, nel linguaggio umano.
Se l'essere umano crea epistemicamente, e poi si convince dell'esistenza ontologica di un qualcosa che non è percepibile attraverso nessun termine fisico questo vuol dire che questo qualcosa gli serve, da ciò la definizione che ho dato di "essere funzionale", esiste perchè funziona, perchè serve a qualcosa.
Alcune considerazioni sparse. L'essere funzionale, come qui esposto, riguarda solo quel campo che nell'ottocento veniva chiamato geistwissenshaft, o scienze dello spirito. Oggi le possiamo chiamare scienze sociali. L'altro campo, il naturwissenshaft, o scienze della natura, non hanno a che vedere con il campo in questione. Cosa che anche Anthoniy sottintende, quando dice che l'esistenza funzionale non è percepibile attraverso nessun termine fisico.
Sono però dell'idea che anche ciò che è al di fuori dell'essere funzionale in questo senso, non esaurisce ciò che ci serve. La risonanza magnetica ci serve così come il gps. Quindi non è tanto la funzionalità a descrivere questo insieme, quanto la necessità di una credenza da parte di un gruppo di soggetti in una entità che non è fondata su alcun elemento fisico.
Queste credenze sono possibili perchè siamo animali sociali dotati di cultura e quindi abbiamo bisogno di restare uniti per scopi che esulano la singola vita e la cultura ci ha dotati di strumenti simbolici e di una storia di tradizioni che ci permette di rinforzare quel nostro bisogno. Non necessariamente però, e questo lo sottolinerei, ciò che è funzionale è anche etico (nel senso di giusto e buono). E' funzionale anche la credenza che la razza bianca sia superiore alle altre razze e che esistano le razze. In questo caso una credenza funzionale può scontrarsi con altre credenze e creare un conflitto. Lo stesso si può dire anche per lo Stato, visto che vi sono teorie che uniscono parte dell'umanità con la dichiarazione della necessità di superare lo Stato, visto come forma di dominio (pensiero anarchico). Per gli anarchici l'essere funzionale è l'anarchia. Per altri, la criminalità organizzata, l'essere funzionale è il loro sodalizio criminale e lo Stato in questo caso non deve essere sconfitto, ma semplicemente parassizzato.
CitazioneCredere appartiene all'ideologia, non alla funzione. I motivi per cui agiscono i funzionari sono innanzitutto la pagnotta, che può essere scissa, e generalmente lo è, dalla fede nella bontà o utilità del proprio agire.Su questa descrizione non sono molto d'accordo. Ogni credenza è inevitabilmente una ideologia, tranne la nostra credenza preferita che diventa invece una fede, o una verità, o un compito etico assoluto. In questo caso, ad esempio, si potrebbe obiettare facilmente ad Ipazia che il marxismo è una ideologia per eccellenza, e che nella realtà storica, i suoi funzionari hanno agito "innanzitutto per la pagnotta" ed eventualmente anche per sete di potere (ai livelli apicali). Il che è ovviamente neppure vero, poichè vi sono stati funzionari e altri che credevano in quella idea che vi hanno sacrificato perfino la vita ma estremizzavo solo per far notare come gli estremismi polarizzano la nostra percezione del mondo e delle idee.
La maggior parte degli umani, se potesse scegliere, farebbero tutt'altro di ciò cui la "funzionalità" sociale l'ha predestinata. E questo accade per quanto si possa fare di necessità, virtù e di una schifezza, una fede.
Il disincanto retrostante a questo pensiero è anch'esso una credenza, ovvero che si fa tutto in questo mondo per denaro. E' la grande vittoria del capitalismo sulle nostre menti.
Paradossalmente però, il capitalismo come ideologia, si rende conto che fondare tutte le credenze sul denaro, rende il proprio terreno e il proprio dominio scivoloso e dunque bisogna trovare qualche soluzione, qualche credenza che possa fare da puntello a questa spietata idrovora del pensiero.
Rispetto al capitalismo, lo Stato è inserito in un rapporto dialettico altalenante. Da comitato d'affari, secondo la vulgata marxista a potere capace di rovesciare i rapporti di classe o a sottometterli a valori superiori e mortiferi. Vi è stato poi un periodo di interscambio alla pari, che è stato, a mio parere, anche quello più equo, almeno nel mondo occidentale, per ora tornare, da circa quaranta anni al modello "comitato di affari". Ancora esistono, fortunatamente, i servitori dello Stato, quelli che non fanno il loro mestiere solo per la pagnotta, anche perchè essere servitori dello Stato significa riconoscere il valore della collettività e della sua tutela e questo è un grande motivatore in una specie prosociale come la nostra. Sono servitori dello Stato i pompieri, i professori, i medici, i poliziotti, i maestri, i militari, gli infermieri, gli assistenti sociali. Ruoli dove, tranne pochi casi, la pagnotta è sicura ma striminzita. Se fosse solo per la pagnotta non si farebbero molti di questi lavori.
