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Messaggi - baylham

#1381
Tematiche Spirituali / Re:Lo specchio della verità.
04 Luglio 2016, 10:23:42 AM
Aggiungo alcune riflessioni problematiche sul testo originale e in risposta a Jean.

Il senso di colpa è umanamente accettabile ed inevitabile quando devi scegliere, ma c'è un limite: non possiamo attribuirci colpe che non abbiamo. L'uomo non è certamente responsabile della nascita del bene e del male.  Da ciò un'ulteriore domanda: è l'uomo a fare la morale o la morale a fare l'uomo?

La caduta dello specchio, la verità sta in alto (Dio e lo specchio intero) e cade verso il basso (l'uomo e il frammento di specchio). Non sono affatto d'accordo, il movimento è bidirezionale, dall'alto al basso e dal basso all'alto. Il frammento riflette bene quanto l'intero. Ciò significa che la verità non ha luogo, livelli, che la verità del generale è parziale quanto la verità del particolare, che il generale non può racchiudere il particolare e viceversa.

La verità è una riflessione, un isomorfismo, formata dal sistema specchio-essere (Dio, uomo). Le proprietà, le qualità dello specchio tuttavia non sono conoscibili né da Dio né dagli uomini, quindi né Dio né gli uomini possono conoscere la verità.
#1382
Tematiche Spirituali / Re:Lo specchio della verità.
23 Giugno 2016, 09:24:58 AM
Metafore ed ossimori, le strutture alla base della poesia. E della vita?

La verità generale, assoluta, come improba, impossibile, ricombinazione delle verità singolari, particolari.

Quel frammento di poesia, testo è lo specchio o è un frammento dello specchio? Di nuovo la contraddizione, il cortocircuito logico.

Per me non c'è Dio. Trovo bello tuttavia che lo specchio sia caduto a Dio, non agli uomini. Il senso di colpa di chi ha inventato la Genesi, l'ebraismo e poi il cristianesimo è asfissiante.
#1383
Il governo dei tecnici, dei competenti è irrazionale per il semplice motivo che un tecnico, un esperto riconosce, proprio in base alla sua competenza, che la morale e la politica non sono questioni tecniche. La tecnica è la relazione tra i mezzi ed i fini, ma i mezzi ed i fini non li stabilisce la tecnica, i fini sono di competenza della morale e della politica. Aggiungo che gli stessi tecnici sono divisi tra di loro sulle questioni tecniche.

I tecnici inoltre hanno fini diversi tra di loro, infatti supportano, sono al servizio di partiti e fronti contrapposti.

Ritengo la democrazia il miglior sistema di governo possibile, un equilibrio instabile, difficile, che promuove la competizione degli interessi e dei fini in un quadro di regole del gioco paritarie, di reciprocità tra gli uomini.
#1384
Tematiche Filosofiche / Re:Cartesio aveva ragione?
16 Giugno 2016, 14:56:02 PM
Preferisco "cogito ergo est".

Da questa asserzione deduco:
a)   che esiste qualcosa e il nulla non esiste;
b)   che l'essere è eternamente differenza.

Sono realista, e relativista, per cui ritengo che l'essere esista indipendentemente dalla coscienza, sebbene ciò non sia dimostrabile. La mente, il cogito, è un processo di un sistema di parti (G. Bateson).
#1385
Osservo che l'autore ignora la concezione soggettivistica della probabilità, non mi esprimo sulla parte chimica, che a mia volta ignoro.

Tuttavia non occorre una speciale preparazione tecnico scientifica per capire le differenti impostazioni in gioco.

Se gli atomi o le molecole hanno un nome diverso significa che hanno caratteristiche, strutture diverse e quindi anche le relazioni, i legami tra gli atomi o le molecole saranno diversi, alcuni saranno possibili, altri no. In breve ci sono differenze che producono differenze. Questo è il senso della necessità: alcune cose sono possibili, altre no, alcune saranno stabili, altre no.
Perciò ragionare di legami tra atomi e molecole sulla base dell'ipotesi che questi siano ugualmente probabili, di disposizioni con ripetizione di atomi e molecole in modo stocasticamente indipendente tra di loro significa negare le loro differenze, specificità.

Pensare diversamente le relazioni tra atomi restringe il campo delle possibilità. In quel saggio la necessità, l'ordine, la selezione è assente. Non si può discutere di darwinismo senza la necessità, la selezione ambientale, che è un fondamento essenziale della teoria dell'evoluzione.

Ma la questione di fondo resta quella della incomprensione del caso, come è evidente da questa affermazione: "Proviamo a simulare la costruzione della vita con qualunque altra proteina, e vediamo se viene fuori qualcosa..."

Certamente viene fuori qualcosa, un'altra realtà possibile, un'altra evoluzione: sono i bivi, le biforcazione, le alternative del sistema, della realtà.
In natura, nella realtà, qualunque cosa va bene e questa qualunque cosa produrrà qualche altra cosa. Il caso non si prefigge di far uscire un determinato risultato, una determinata molecola, un determinato aminoacido o altro, altrimenti non stiamo parlando di caso e di probabilità. C'è una struttura, un congegno, un sistema, un ordine, che produce un risultato più o meno probabile nell'ambito di altri risultati possibili, casuale appunto, ad esempio una molecola o un aminoacido. Che la probabilità attribuibile a quel risultato sia pari a 1/10^1000 non significa nulla, doveva uscire una proteina, è uscita quella specifica proteina. Il risultato sarà poi soggetto alla selezione dell'ambiente. Quando una cosa è accaduta discutere di probabilità è del tutto fuori luogo. Se non usciva quella proteina non ci sarebbe stata la vita? Allora non saremmo qui a discuterne.
#1386
Il testo ha questo titolo e questo autore:
"Evolution: possible or impossibile" di JAMES F. COPPEDGE.

Da una veloce scorsa della pagina indirizzata traggo l'impressione che l'autore ha una totale incomprensione della teoria darwiniana, in particolare del ruolo del caso. Inoltre dimentica del tutto la necessità, cioè la selezione che l'ambiente opera sulle creazioni del caso.

Ragiona come il se il caso avesse l'obiettivo, il fine di far uscire quella specifica molecola o proteina o il vivente o l'uomo o qualunque altra cosa reale di cui si tratti. Per caso poteva uscire qualunque proteina, qualunque cosa, semplicemente l'evoluzione sarebbe stata diversa, andava ugualmente bene. Sul caso poi agisce la necessità attraverso la selezione.

Mi ricorda il ragionamento del giovane forumista che si stupiva della sua esistenza visto l'enorme numero di coincidenze casuali che la riguardano, coincidenze che posso calcolare in modo smisurato, basta scegliere un campo di probabilità enorme, ad esempio a livello di posizione di atomi nel tempo.
#1387
Tematiche Filosofiche / Re:L'altruismo
09 Giugno 2016, 17:39:08 PM
A HollyFabius

L'egoismo è generalmente considerato il male principale della società, la cui eliminazione porterebbe benessere, prosperità, pace tra gli uomini. Poiché ritengo che la società umana, i processi e le relazioni sociali siano l'espressione di una continua evoluzione selettiva, attraverso prove ed errori, se l'altruismo è così benefico, vantaggioso, ho cercato di capire teoricamente quali sono gli ostacoli che impediscono l'affermarsi di una società altruistica.

La sfida teorica che mi sono e ho posto è questa: come è possibile una società altruista.

Ho immaginato in che modo possa funzionare una società altruista ideale, dove individui ideali di fronte ai propri bisogni e quelli dell'altro hanno una sia pur minima propensione che li porta generalmente, normalmente a preferire la soddisfazione altrui. Atteggiamento che definisco prevalentemente altruista, che effettivamente non trova alcun riscontro nella realtà, dove l'altruismo è limitato, minoritario: basta considerare quanta parte del nostro tempo, della nostra attività, delle nostre risorse è dedicato a noi e quanto agli altri e chi sono gli altri. A volte ci sono forme di altruismo straordinarie, ma sono eccezioni, irripetibili. L'atteggiamento reale, che sperimentiamo nelle relazioni quotidiane, è prevalentemente egoista.
#1388
Tematiche Filosofiche / Re:L'altruismo
09 Giugno 2016, 09:19:00 AM
In qualunque società e in qualunque epoca storica non ci sono individui egoisti o altruisti, ma individui prevalentemente egoisti. L'altruismo è minoritario o straordinario in ogni individuo. Ad ogni azione altruista corrisponde un'azione egoista, altrimenti la relazione, lo scambio non avviene, è irrealistico.

Anche la cooperazione, la mutualità, la reciprocità è prevalentemente egoista se consideriamo gli obiettivi, le finalità che la sostengono: la famiglia, l'amicizia, la coppia, l'impresa, la squadra, il partito, il sindacato, la nazione, sono forme, istituti cooperativi tra gli individui all'interno del gruppo ma sono in competizione, concorrenza verso l'esterno, verso chi non ne fa parte. Queste forme di cooperazione non sono espressioni di un autentico altruismo.

Ciò spiega la due differenze della mia concezione rispetto a quella di HollyFabius: in primo luogo l'altruismo limitato all'interno di un gruppo, che esclude o discrimina l'altro esterno al gruppo, non è un autentico, prevalente altruismo. In secondo luogo l'altruismo come emozione, impulso, è chiaramente opposto all'egoismo: l'altruismo autentico, prevalente, non è una forma di morboso annullamento dell'altro, come sospetta paul11, ma una forma di generosa e soddisfacente realizzazione di sé stessi.

Se le relazioni sociali sono prevalentemente egoiste, il diritto, le istituzioni giuridiche si adeguano a questa realtà. La proprietà privata, il contratto sinallagmatico, il matrimonio monogamico, che sono le principali istituzioni giuridiche, sono infatti inconcepibili con un autentico altruismo.

Il calcolo non è ciò che caratterizza l'egoismo dall'altruismo, il calcolo riguarda la razionalità dell'azione, l'efficacia e l'efficienza dei mezzi in relazione alla soddisfazione del bisogno proprio o altrui.

L'altruismo è per me perfettamente razionale, è la sua prevalenza, il tentativo, proposito di porlo come fondamento della società, come panacea, che considero irrazionale.

L'altruista non discrimina, non seleziona l'altro, ma il problema del pluralismo è reale e irresolubile perché sono gli altri che lo costringono a scegliere: dedicare il tempo, i mezzi ad uno inevitabilmente comporta negarli ad un altro.

Lo squilibrio economico, sociale non è prodotto, alimentato dall'altruista, che inevitabilmente si viene a trovare nel braccio più lieve della bilancia.

Non mi sono posto l'obiettivo di rivalutare l'egoismo o di svalutare l'altruismo. Mi sono chiesto se un altruismo coerente, radicale potesse essere la chiave per realizzare una società più giusta. L'analisi mi ha portato ad una conclusione negativa.
Preso atto che la società non può che essere prevalentemente egoista, un obiettivo ragionevole mi pare quello di stabilire una gerarchia, una priorità tra i bisogni umani verso cui indirizzare l'impulso altruistico.

Rinvio la questione del rapporto tra altruismo/egoismo e morale ad un prossimo tema di discussione.
#1389
Tematiche Filosofiche / Re:L'altruismo
03 Giugno 2016, 17:23:18 PM
A maral

Condivido le tue osservazioni sul ruolo essenziale dell'altruismo per l'uomo in particolare, l'ho già riconosciuto in precedenza.
Chiaramente mi limito alle relazioni tra gli uomini, senza contare le generazioni a venire.
Condivido anche l'indeterminatezza, l'ambiguità, dei concetti dell'io, dell'altro, dei bisogni, e quindi dell'egoismo e dell'altruismo.
Tuttavia le distinzioni, le differenze tra questi concetti sono efficaci, producono effetti sostanziali nelle relazioni sociali, le informano: sono passati attraverso processi millenari di selezione naturale e culturale, fanno parte dell'infrastruttura sociale dell'uomo, sono la sua grammatica.

Perché le società umane, e non solo, sono prevalentemente egoiste e non altruiste, questo sto cercando di capire e spiegare, in modo fruttuoso secondo me. Tra egoismo e altruismo c'è una relazione d'ordine, una gerarchia.
La mia semplificazione non confonde le ragioni, le cause, ma le chiarisce.

Ecco un dialogo immaginario tra due altruisti:
A: Posso fare qualcosa per te?
B: Si. Vorrei soddisfare i tuoi bisogni. Posso fare qualcosa per te?
A: Si. Vorrei soddisfare i tuoi bisogni. Posso fare qualcosa per te?
B: Si. Vorrei soddisfare i tuoi bisogni. Posso fare qualcosa per te?
...
Un processo divergente, insensato, irrazionale.
Un processo che invece diventa convergente, sensato nella relazione tra un egoista e un altruista. Da evidenziare con forza che l'altruista pensa, immagina l'altro come un egoista. Effettivamente ha quasi sempre ragione, perché l'egoismo è prevalente. Chi fa un dono normalmente cerca di mettersi nella parte dell'altro affinché sia gradito, dia piacere. Pensa quindi che l'altro trattenga, si appropri del suo dono, come normalmente avviene. Se il dono passa ad altre mani è per i problemi dell'informazione e della disfunzione. In occasione del Natale alcuni clienti mi regalano solitamente delle bottiglie di superalcolici, una donazione remuneratoria. Un proverbio dice a caval donato non si guarda in bocca. A me piacciono i vini, non i superalcolici, e quindi le regalo ad altri.

Nelle relazioni tra egoisti l'esito possibile oscilla dalla competizione alla cooperazione. Che la cooperazione sia un'espressione egoistica è evidente perché il risultato viene diviso, ciascuno trattiene, preleva una parte dei vantaggi, non li dà per intero all'altro. Oltretutto la cooperazione tra alcuni è spesso in competizione con altri.

In molte situazioni non c'è possibilità di accordo, il conflitto non ha soluzione, non ci sono compromessi possibili: o si ascolta musica o si fa silenzio. In questi conflitti numerosissimi tra egoisti, l'altruista è paralizzato, il criterio della prevalenza dell'altro non funziona.

Ribadisco che i processi egoistici sono di norma inconsci, diretti a soddisfarsi senza la consapevolezza di danneggiare l'altro. Infatti la definizione di egoista è riservata ai casi estremi.
#1390
Preciso il mio precedente commento che è stato frainteso.

La razionalità coopera con l'istinto, l'istinto spinge in una direzione, la razionalità lo guida.
Il problema è che ci sono istinti diversi e contrastanti tra di loro, la relazione inversa, il trade off, è tra gli istinti. Banalmente di fronte ad un'incognita c'è l'istinto della paura ma anche della curiosità, il bisogno di mangiare contrasta con quello di riposare, l'altruismo con l'egoismo, ecc.. La razionalità non può risolvere questo conflitto interiore tra gli istinti, sono in contraddizione tra di loro, quindi la razionalità cerca un compromesso, una soluzione.
#1391
La razionalità non è in contrato con l'istinto, la razionalità coopera con l'istinto, lo rielabora per la sua realizzazione.
Il conflitto interno sorge perché gli istinti sono diversi e c'è una relazione inversa, un trade off, tra di loro.
#1392
Percorsi ed Esperienze / Re:Quale direzione?
01 Giugno 2016, 10:08:24 AM
Forse la risposta è implicita nella domanda: sono il presente, il fare quotidiano le questioni profonde, mentre le questioni esistenziali non lo sono.
#1393
Tematiche Filosofiche / Re:L'altruismo
31 Maggio 2016, 12:02:01 PM
A maral

Riconosco che la mia analisi è un abbozzo grezzo, ma la sua base mi appare robusta, radicale. E' proprio l'ontologia a spiegare ulteriormente la prevalenza dell'egoismo.  La volontà (che sceglie, orienta verso il sé o verso l'altro), la conservazione della propria unità (respirare, bere, mangiare) sono elementi minimi dell'individuo, la cui esistenza è possibile indipendentemente dall'esistenza dell'altro.

Riconosco che le relazioni tra gli uomini, tra viventi in generale, sono certamente più complesse, più ambivalenti rispetto allo schema semplificato, riduttivo che ho introdotto. L'interazione, il rapporto tra pulsioni concorrenti egoistiche, altruistiche e egoistiche-altruistiche dà luogo a processi aperti, imprevedibili. Ci sono bisogni, piaceri, desideri che l'egoista non può realizzare, che solo l'altro può soddisfare: l'egoista non può massaggiare, carezzare il suo dorso. Credo che la reciprocità sia l'espressione più interessante, più forte e piacevole che emerga da questi processi.

Nonostante questi limiti, la conclusione dell'analisi mi appare ben fondata: una società fondata sull'altruismo prevalente è irrealizzabile, irrazionale; al contrario una società fondata sull'egoismo prevalente è reale e razionale. Questa è la mia base di partenza e di arrivo dopo l'analisi.

Per far capire quanto profondamente radicato, inconscio, sia l'egoismo e in risposta ad una obiezione posta al mio concetto di egoismo/altruismo nel precedente forum, faccio una banale esemplificazione quotidiana: la spesa in un negozio. Normalmente l'acquisto di beni è finalizzato ai bisogni propri o della propria famiglia. Se si va al negozio con la propria automobile si cerca di arrivare il più vicino possibile, a discapito dell'uguale proposito dell'altro. Nei banchi del negozio si sceglie la merce migliore, a discapito dell'altro, a cui rimane secondo i propri criteri la merce peggiore.
In breve, essendo la scarsità relativa un concetto fondamentale dell'economia, si comprende facilmente che normalmente la soddisfazione dei propri bisogni danneggia la soddisfazione dei bisogni dell'altro.

Sulle osservazioni puntuali:

1)   Condivido la problematicità dei bisogni e dell'informazione relativa. Tuttavia c'è un reale problema di quantità d'informazione: acquisire l'informazione di un bisogno individuale è più economico, efficace ed efficiente, rispetto a quella di innumerevoli individui.
2)   Come sopra per la problematicità dei bisogni. Tuttavia l'altruista come sceglie di fronte a chi vuole ascoltare musica e chi vuole stare in silenzio?
3)   Che l'altro sia necessario è nella stessa definizione di egoismo e altruismo. Tuttavia si pone il problema dell'incontro, della relazione tra due altruisti. Il processo mi appare necessariamente divergente, non convergente, come invece l'incontro tra un egoista e un altruista.
4)   Sebbene il puro egoismo sia forse biologicamente possibile, è una prospettiva senza alcun interesse reale, umanamente fuori dalla storia. Dal punto di vista della sopravvivenza, conservazione di una specie l'esistenza dell'altruismo è un grande, indiscutibile vantaggio, ma non la sua prevalenza.

A Duc in altum!

Con quanto precede è chiara la mia distanza dall'etica cristiana, di cui riconosco l'originalità e l'importanza. Non considero affatto l'egoismo un male e l'altruismo un bene. Non mi pongo obiettivi che ritengo irrealizzabili e non desiderabili, quale una società fondata sull'altruismo.

Il senso del dovere come spiegazione dell'altruismo non mi convince. L'altruismo sarebbe un dovere? Ci ritorno discutendo della morale.

Nell'evoluzione biologica, il caso ha prodotto l'egoismo e l'altruismo, ma la necessità ha stabilito la loro gerarchia.
Ontologicamente ogni vivente segue e fa la propria volontà e verità, è impossibile fare quella dell'altro, uomo o dio che sia, al massimo possono convergere.
#1394
Tematiche Filosofiche / Re:L'altruismo
26 Maggio 2016, 10:23:27 AM
L'altruismo non è un'illusione e non è confondibile con l'egoismo.
Sicuramente il sentimento altruistico viene coltivato, educato, nella società umana attraverso un ambiente culturale favorevole alla sua espressione. Ma l'impulso altruistico non è affatto contro gli istinti, anzi è un'espressione dell'evoluzione naturale, soprattutto nei mammiferi, tra i quali gli esempi di altruismo sono numerosi, e il suo sviluppo porta dei vantaggi per la specie nel suo complesso.

Quello che io metto in discussione è che l'altruismo possa essere il sentimento, l'impulso ordinariamente prevalente rispetto all'egoismo.

Con ciò rispondo a Duc in altum!: sebbene l'etica cristiana promuova l'altruismo il suo nucleo è egoista, alimenta l'altruismo con l'egoismo in una continua tensione. Non è un caso che l'etica cristiana non sia stata in grado di costruire una società altruista, infatti non ha alcuna soluzione ai problemi che ostacolano una società altruista, non è nemmeno arrivata a pensarli, critica l'egoismo a vuoto.
In una società egoista un autentico altruista, che pone i bisogni dell'altro sopra i suoi, non arriva a vivere trent'anni, l'età supposta di Gesù, viene estinto prima. Essere ucciso per le proprie idee non equivale a essere ucciso per le idee dell'altro.

Infine, per eliminare ogni equivoco, qualunque scelta egoistica o altruistica che sia, essendo espressione dell'individuo non può essere in contrasto con il suo piacere, istinto, con la sua natura quindi. La differenza tra l'egoismo e l'altruismo è verso chi è orientata la scelta, non il piacere, la soddisfazione alla base dell'impulso.
#1395
Tematiche Filosofiche / Re:L'altruismo
25 Maggio 2016, 15:22:48 PM
A Duc in altum!

Un altruismo per piacere mi sembra più genuino, autentico di un altruismo per dovere.
Non ritengo che il cristianesimo sia fondamentalmente altruista, bensì egoista, come ho già motivato nel precedente forum.

Non considero, rispondendo anche a paul11, il comunismo primitivo cristiano o il comunismo in generale fondati sull'altruismo. Infatti giustamente gli autori comunisti non evidenziano il movente altruistico come sentimento, valore fondante dei loro modelli sociali, bensì la reciprocità, il mutualismo, la solidarietà, l'eguaglianza, e comunque la prevalenza della collettività sull'individuo.

Per comprendere la radicale alterità dell'altruismo rispetto alla logica ordinaria egoista, faccio questo esempio: un altruista autentico ad un ricco egoista non gli chiederebbe di distribuire la sua ricchezza, gli chiederebbe di che cosa ha bisogno, che cosa potrebbe fare per lui.