Multiculturalismo, multirazzialità o meticciato ?
Il sostantivo "multiculturalismo" si può accettare col significato di partecipazione spontanea dei cittadini a più culture in un territorio oppure come imposizione culturale e politica erga omnes ?
Nell'ambito della sociologia per multiculturalismo s'intende l'orientamento politico e sociale che riconosce e rispetta l'identità linguistica, religiosa e culturale delle diverse etnie presenti in una nazione, ma non il meticciato della popolazione.
Le notevoli migrazioni non consentono nella maggioranza dei casi all'integrazione-assimilazione, non voluta da molti migranti, non gradita da migliaia di "indigeni".
La convivenza forzata di culture diverse può provocare conflitti, disordini sociali.
Negli Stati Uniti d'America, in Australia, in Canada il multiculturalismo, l'integrazione ha avuto successo ? Per quanto ne so mi sembra di no. In tali Stati le varie comunità convivono mantenendo la propria identità. Ci sono le cosiddette "minoranze" che non vogliono omologarsi o fondersi ad una cultura predominante, perdendo la propria identità.
In Europa la pressione dei migranti solleva domande che vanno oltre le risposte di ordine pubblico e del multiculturalismo, ormai in crisi con l'accelerazione della globalizzazione. Ci sono ideologie politiche che auspicano il meticciato di civiltà e culture.
Il cardinale Angelo Scola, arcivescovo di Milano, recentemente ha pubblicato un suo libretto titolato: "Un mondo misto. Il meticciato tra realtà e speranza". In questo testo fa emergere quanto sia concreta la mescolanza di culture e fatti spirituali che si producono quando civiltà diverse entrano in contatto.
La dimensione religiosa, spesso guardata con sospetto od esclusa dallo spazio pubblico, costituisce, secondo Scola, un fattore determinante nella costruzione non solo del dialogo e dell'accoglienza ma della pacifica convivenza in grandi città e piccoli centri urbani.
Per i credenti Scola scrive: "Posti davanti alla sfida di una nuova interpretazione culturale della nostra fede, ci rendiamo conto che essa accadrà nell'orizzonte inter-religioso, inter-culturale e delle etiche sostantive".
Il sostantivo "multiculturalismo" si può accettare col significato di partecipazione spontanea dei cittadini a più culture in un territorio oppure come imposizione culturale e politica erga omnes ?
Nell'ambito della sociologia per multiculturalismo s'intende l'orientamento politico e sociale che riconosce e rispetta l'identità linguistica, religiosa e culturale delle diverse etnie presenti in una nazione, ma non il meticciato della popolazione.
Le notevoli migrazioni non consentono nella maggioranza dei casi all'integrazione-assimilazione, non voluta da molti migranti, non gradita da migliaia di "indigeni".
La convivenza forzata di culture diverse può provocare conflitti, disordini sociali.
Negli Stati Uniti d'America, in Australia, in Canada il multiculturalismo, l'integrazione ha avuto successo ? Per quanto ne so mi sembra di no. In tali Stati le varie comunità convivono mantenendo la propria identità. Ci sono le cosiddette "minoranze" che non vogliono omologarsi o fondersi ad una cultura predominante, perdendo la propria identità.
In Europa la pressione dei migranti solleva domande che vanno oltre le risposte di ordine pubblico e del multiculturalismo, ormai in crisi con l'accelerazione della globalizzazione. Ci sono ideologie politiche che auspicano il meticciato di civiltà e culture.
Il cardinale Angelo Scola, arcivescovo di Milano, recentemente ha pubblicato un suo libretto titolato: "Un mondo misto. Il meticciato tra realtà e speranza". In questo testo fa emergere quanto sia concreta la mescolanza di culture e fatti spirituali che si producono quando civiltà diverse entrano in contatto.
La dimensione religiosa, spesso guardata con sospetto od esclusa dallo spazio pubblico, costituisce, secondo Scola, un fattore determinante nella costruzione non solo del dialogo e dell'accoglienza ma della pacifica convivenza in grandi città e piccoli centri urbani.
Per i credenti Scola scrive: "Posti davanti alla sfida di una nuova interpretazione culturale della nostra fede, ci rendiamo conto che essa accadrà nell'orizzonte inter-religioso, inter-culturale e delle etiche sostantive".
