Citazione di: green demetr il 17 Febbraio 2024, 22:00:33 PMIl tuo pensiero rapsodico continua a ruotare intorno alle fantasi dei postmodernisti.
Il tempo è storico, in quanto noi lo conosciamo come tale.
Non ha alcuna importanza che essa sia infinito.
Se tu invece come i postmodernisti credi nel fantastico e che il tempo passato possa di nuovo tornare presente, ti faccio notare che è proprio la posizione del paranoico, ossia di colui che non vuol morire.
Le coazioni a ripetere del nostro tempo sono figlie bastarde di un modo di vedere e di pensare il reale completamente fuori dai confini limitati, molto limitati che noi conosciamo, talmente limitati che lo spirito della vendetta, materiale bollente della critica nicciana, inficia gli oggetti nella loro ricerca spirituale (e in quanto tale eminientemente filosofica, in quanto critica del proprio conoscere) e li trasforma in ulteriori castratori, ossia soggetti limitati che invidiano chi immaginano possa NON ESSERE limitato e percià stesso INVENTANO i limiti.
In Nietzche questi concetti sono evidentissimi se solo lo si leggesse.
Passo e chiudo, non sono interessato ai francesini.
E invece non dovresti chiudere, perche' non hai capito proprio niente, di quello che ho scritto.
Non e' il tempo passato a tornare presente, e' che se un singolo "atomo" di tempo (in altre e piu' comuni parole: un singolo "attimo", del tempo) non fosse insieme, e triplicemente:
passato> e presente> e futuro
Se non fosse tutto questo, dico, esso, l'atomo/attimo, del tempo, non potrebbe comporsi, in figura discreta con altri "atomi" di tempo (altri attimi, vicini e lontani) a garanzia del fatto stesso del "passare". Della composizione differenziale, articolata, e certo anche qualitativamente (oltreche' quantitativamente) differenziata della figura del tempo. Ovvero: a garanzia dell'ubiquita' del divenire, e del rapporto molteplice, e non riconducibile ad unita', intercorrente tra tutti gli enti.
Tutto questo perche' :
> il passato non e' piu', (e, in quanto oggetto, ci domina, nel senso che non e' attingibile alla volonta')
> il presente ha un carattere "eterno" ai fini della coscienza e della percezione>
> e il futuro ha un carattere irreale e autocontraddittorio, insomma non e' ancora.
Ovvero, in parole semplicissime, una "roba", una entita', inesistente (il passato, considerato nel suo essere isolato e "puro", e anche il futuro, considerato nel suo essere isolato e "puro"), o, che e' lo stesso, una roba
iper-esistente (il presente, "puro", nel suo essere sovrabbondante e continuo), non puo' comporsi con altro a formare strutture complesse. E la buona filosofia dovrebbe indagare la complessita', e l'alterita', se (tu...) permetti.
Quello di cui parlo da un sacco di post non e' un evento, e' una struttura.
Sant'Agostino, risolveva il problema dell'inconcepibilita', e della non figurabilita', delle dimensioni del tempo se considerate singolarmente, con il concetto di "anima": e' l'anima, in sant'Agostino, a rendere possibile non tanto il tempo, quanto il "passare" del tempo, il passare come carattere del tempo, il valore sintetico e unitario del tempo, tanto per dire; il Nietzsche interpretato da Deleuze, risolve questo stesso problema, il problema dell'inesistenza separata di passato, presente e futuro, con il concetto di: "valore sintetico dell'attimo", e, quindi, in parole piu' semplici, con il concetto di "struttura".
Ora, sei tu, che, da cinque post, affermi che questa "struttura" (che e', una struttura) sia (invece) un "evento", (cioe' sei tu che me la meni, scusa il francesismo, ora con il realismo, un post fa con il concetto psicologico di paranoia, e due post fa con la pretesa di immortalita', tutte cose che con l'argomento di cui stiamo parlando non c'entrano niente) o perche' non hai fatto uno sforzo minimo per comprendermi, o, temo, perche' vuoi a tutti i costi avere ragione.
L'evento, che secondo te e' un evento, del passato che "ritorna", non e' possibile, quindi, hai ragione tu.
Sai che c'e'?
E' vero, quindi hai ragione tu.
Mi arrendo. Se fossi un po' piu' interessato agli argomenti scientifici, avresti pure potuto citarmi la termodinamica, il secondo principio eccetera, a rafforzare la tua tesi.
Solo che tu, dimostri di non aver capito perche', e' vero.
Cioe', perche', hai ragione.
Cioe': perche' nel mondo c'e' la vita.
Quindi ogni "ripetizione", eonica o psicoanalitica, del passato, proprio per essere completa, proprio per essere includente del fenomeno vita, e non solo dell'inorganico, deve essere voluta. Deve essere un voluto. Un oggetto di volonta'. E quindi, non e' una ripetizione. E nemmeno una opposizione "dialettica" nel senso platonico o hegeliano del termine. E quindi, da cinque post qui non parliamo di un evento (come dici tu), ma di una struttura (come dico io).
E' il vivente che, reagendo volontaristicamente al passato che ritorna, annulla l'eventualita' del ritornare del passato come evento.
Cioe', se (e solo se) tu sai, dell'eterno ritorno come fato e come destino, le tue priorita' etiche, (e pratiche, e eudaimonistiche) dovrebbero cambiare.
Non e' un evento. E' semmai la relazione numerabile equipotente della parte io/corpo, con il tutto, mondo/universo decentrato, che costituisce (la riconoscibilita' di) un'infinito.
Non microcosmico, ma microfisico tu sei. Ospitante non il cosmo, ma la natura.
La tua vita, e' la vita della necessita'.
Non al netto delle illusioni. Ma al lordo, delle illusioni, che la rafforzano, e durano, solo e soltanto finche' la rafforzano.
E quindi, che il tempo storico sia infinito, c'entra.
Molto piu' delle fantasie, che ti fai tu.
