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Messaggi - baylham

#1396
Tematiche Filosofiche / Re:L'altruismo
25 Maggio 2016, 11:57:38 AM
A Duc in altum!

Quali sono i modelli teorici di una società fondata sull'altruismo?

La madre che cura il proprio bambino è altruista. Infatti si applicano almeno due dei problemi rilevati: l'informazione e la pluralità. Il principale problema di un genitore verso il neonato è proprio quello di capire i suoi bisogni, interpretare il linguaggio del suo corpo, per soddisfarli correttamente: perché l'infante piange è uno degli interrogativi più angosciosi per un genitore affettuoso. Il secondo problema è quello che poni tu, a quale bambino rivolgere le cure. Anche se rivolto alla propria prole non sottovaluterei comunque l'importanza del sentimento altruistico dei genitori, il bambino è comunque un altro da sé. Essere genitore è faticoso, impegnativo, comporta innumerevoli rinunce e sacrifici.

A paul11

Il neonato, bambino non è né egoista né cattivo, come gli istinti non sono cattivi, anzi costituiscono la radice profonda della moralità. Rinvio questa discussione al tema della relazione tra egoismo/altruismo e moralità.

L'altruismo per vincere deve affrontare e risolvere i problemi che ho sollevato, ai quali finora nessuno ha dato risposta.
#1397
Tematiche Filosofiche / Re:L'altruismo
24 Maggio 2016, 09:39:33 AM
Aprendo questa discussione sull'altruismo ho riservato ad un successivo intervento il tema della morale e quindi anche del giudizio morale sull'altruismo e sull'opposto egoismo.

La sopravvivenza dei mammiferi senza la cura parentale è impensabile, quindi l'uomo non può sussistere senza l'altruismo. Inoltre, sebbene le ordinarie relazioni sociali siano prevalentemente egoistiche, ritengo che l'altruismo sia molto più rilevante nella specie umana che nelle altre specie. Altruismo che è rivolto soprattutto ai parenti più prossimi, al compagno, agli amici, oppure in forme limitate ad un gruppo o una collettività più vasta oppure straordinariamente all'estraneo, al nemico, fino a giungere al sacrificio della propria vita.

Tuttavia mi interessa capire perché la società umana non sia fondata sull'altruismo come pratica individuale ordinaria e prevalente nelle relazioni con gli altri, che cosa ha impedito e impedisce tuttora l'affermarsi dell'altruismo, partendo da una ipotesi che elimina alla radice il problema se l'istinto, il sentimento umano sia fondamentalmente altruistico oppure no, dando questo fatto per scontato. Ho immaginato una società in cui l'altruismo sia la condizione dominante dell'azione individuale, l'impulso fondamentale.  Ebbene il risultato mi appare inconcepibile, senza senso. Vorrei capire se ho sbagliato qualcosa, se manca qualche elemento che potrebbe rovesciare questo risultato e rimettere in piedi la possibilità di una società fondata sull'altruismo.

Altrimenti diventa scontata la conclusione che l'egoismo sia una necessità ineludibile per la stessa esistenza dell'altruismo.

L'esempio dei porcospini di Schopenhauer riguarda la reciprocità, il mutuo vantaggio, una combinazione di egoismo e altruismo, non è puro altruismo.
#1398
Tematiche Filosofiche / L'altruismo
20 Maggio 2016, 09:45:38 AM
La rilettura del saggio "L'altruismo e la morale" di Francesco Alberoni e Salvatore Veca è stata molto tempo fa lo spunto per una riflessione prolungata sul binomio egoismo/altruismo, sulla morale e sul conflitto.

La tesi dei due autori è che la morale emerga dalla combinazione di due componenti: l'impulso altruistico e la razionalità. Ritengo che questa tesi sia errata. Se, come riconoscono gli stessi autori, le regole giuridiche di uno stato sono allineate, convergenti con le regole morali dominanti, allora non si comprende la genesi e la permanenza di istituti giuridici quali la proprietà privata e il matrimonio monogamico così pervasivi e confliggenti con l'impulso altruistico.

Data l'ampiezza e l'importanza della questione, ho ritenuto opportuno di affrontarla suddividendola in tre parti, iniziando dall'altruismo.

Definisco l'altruismo il prendersi cura dei bisogni, dei voleri dell'altro in modo ordinariamente prevalente rispetto ai bisogni, voleri propri. Un esempio pratico di altruismo è l'atteggiamento di cura affettuosa della madre verso il neonato.

Dopo avere definito il concetto, l'analisi dell'altruismo mi ha posto un imprevisto e sconcertante problema: non sono stato in grado di immaginare una società umana che sia fondata sul principio altruistico. Il fatto che storicamente una società altruistica non sia comparsa, che non ci siano modelli teorici relativi, dimostra che il problema è effettivo, reale. I miei falliti tentativi controfattuali di costruzione ideale di una società altruistica rivelano gli ostacoli che ne impediscono la realizzazione, che riassumo di seguito:

1) l'informazione.  Per soddisfare i bisogni, voleri dell'altro bisogna conoscerli. L'acquisizione dell'informazione non è immediata come nel caso dell'egoismo, bensì mediata attraverso l'espressione del corpo e il linguaggio dell'altro. L'efficacia e l'efficienza dell'altruismo sono inevitabilmente compromesse: la determinazione della natura, dell'intensità e della gerarchia tra i bisogni dell'altro è complicata, difficile da ottenere.

2) Il pluralismo. L'altro non è un singolo, ma l'insieme degli individui, la collettività. Se i bisogni, voleri degli altri sono in concorrenza, conflitto tra di loro, il sentimento altruistico si trova in una condizione di paralisi. Questo problema è irresolubile per l'altruismo e ne mina all'origine la pratica concreta.

3) La disfunzione. Se la pulsione principale e fondamentale è diretta a soddisfare i bisogni dell'altro per tutti gli individui, è evidente che le relazioni, gli scambi sociali tra individui sono contrastanti, divergenti. La possibile soluzione consiste nell'accettare la cura premurosa dell'altro unicamente per soddisfare la sua pulsione, ma ciò comporta una distorsione, una disfunzione nel soddisfacimento dei bisogni: per esemplificare pensiamo a quanto sia riprovevole rifiutare un dono nonostante sia indesiderato.

4) La selezione. Dal punto di vista biologico è ragionevole supporre che le specie viventi originarie abbiano sviluppato il sentimento egoista per un motivo banale: mentre un individuo egoista è autosufficiente, un individuo altruista dipende per definizione dalla relazione con gli altri. Si tratta di un livello di complessità certamente superiore e caratterizzato dai problemi sopra esposti. Dopo che il sentimento egoista ha preso il sopravvento, l'emergere e affermarsi di un sentimento altruista generale diventa un'impresa irrealizzabile, un'utopia, perché l'energia di un individuo altruista sarà totalmente assorbita nel compito di soddisfare i bisogni egoistici altrui trascurando i propri e l'individuo sarà rapidamente destinato all'estinzione, la sua natura altruistica lo porterà a sacrificare la vita per gli altri con soddisfazione.

Concludo questa breve disamina dell'altruismo con due osservazioni.
Un individuo autenticamente altruista non esprime rimostranza o riprovazione verso le manifestazioni egoistiche della società perché gli consentono di realizzare il suo istinto profondo.
Per quanto messo in evidenza, l'altruismo non costituisce una panacea, una soluzione dei mali derivanti dall'egoismo prevalente nella società umana come molti sostengono, anzi potrebbe dare luogo a conseguenze drammatiche e negative se praticato radicalmente.

Sono curioso di conoscere le vostre obiezioni e/o soluzioni ai problemi che ho sollevato sull'altruismo.
#1399
Tematiche Spirituali / Re:Spiritualità per tutti
18 Maggio 2016, 14:33:34 PM
Penso che sia un atteggiamento saggio, aperto alla conoscenza, all'esplorazione dell'essere.
#1400
Col precedente intervento ho ribadito la mia posizione espressa sul tema nel precedente forum, ci tenevo comparisse pubblicamente anche su questo.

Aggiungo in risposta a Duc in altum! e poi mi taccio sul tema (perché non ho nulla da aggiungere di originale) che la sua posizione per essere coerente implica che si creda egualmente, con la stessa probabilità, nell'esistenza delle fate, degli unicorni, di Giove e di Venere (non i pianeti, gli dei), di Nonna Papera.

La prova teleologica che Duc in altum! ripropone in ogni occasione ricasca in quelle dimostrazioni logiche che non hanno alcun valore. Alla combinazione successiva Dio e Universo di Duc in altum! sostituisco semplicemente l'unicità, la realtà dell'Universo, non c'è bisogno di altro, Dio è un ente inutile, superfluo, come Giove e Nonna Papera.

Infine faccio notare che la probabilità implica il caso, concetto che non ha nulla di contraddittorio, irreale, inconcepibile. Il caso si applica soprattutto all'esistenza di Dio: se Dio esiste è per caso, non per necessità.
#1401
La pari probabilità, la probabilità al 50% corrisponde alla posizione dell'agnostico, che oscilla tra le due tesi dell'esistenza o no di Dio. Per un ateo estremo la probabilità dell'esistenza di Dio è pari a 0%, sicuramente no, mentre per un religioso estremo la probabilità è pari al 100%, sicuramente si.

Inoltre le due tesi non stanno affatto su un piano di parità: nella realtà, idealistica o realistica che sia, l'unico ambito in cui l'esistenza ha un significato, l'esistenza di Dio non è constatata, altrimenti non discuteremmo di probabilità. Pretendere la dimostrazione dell'esistenza di un ente che non esiste è assurdo. Spetta a chi rivendica l'esistenza di un ente dimostrarne l'esistenza. Dimostrazione che non può basarsi sulla logica, poiché l'esito della stessa è già contenuto nella premessa. Quindi è evidente che almeno sul piano della prova e della realtà le due tesi non hanno uguale legittimità.
#1402
Tematiche Spirituali / Re:Io chi sono?
16 Maggio 2016, 10:28:36 AM
"Conosci te stesso" è un suggerimento, invito impossibile da realizzare perché logicamente contraddittorio, assurdo.
C'è una bella metafora in tal senso, se non ricordo male, espressa nel libro di Hofstadter "Gödel, Escher, Bach": "Può l'occhio guardare sé stesso?" La risposta è semplicemente no. L'immagine dell'occhio allo specchio non è l'occhio che guarda sé stesso. Il problema della conoscenza di sé stessi è analogo.
#1403
Un inciso: il termine autocoscienza mi appare improprio, non ritengo possibile la coscienza della propria coscienza, semmai la coscienza di sé, termine distinto dalla coscienza. La consapevolezza di avere una coscienza non è la coscienza. Vorrei riprendere questo tema in seguito.

Nel merito del tema, la possibilità dell'estinzione dell'umanità per il motivo proposto esiste ma la ritengo assai improbabile per tre ragioni di ordine biologico.

La prima è che l'infelicità e la felicità sono sensazioni dinamiche transitorie, lo stato ordinario è neutro: i meccanismi biologici di adattamento, assuefazione riportano l'eccesso in un senso o nell'altro alla normalità. Un'eccezione è lo stato di depressione, stabile, abbastanza diffuso, ma non generale,nella popolazione umana.

La seconda è che l'uomo in generale ha un istinto di sopravvivenza potente, che innesca i meccanismi di adattamento al dolore, alla sofferenza, all'infelicità che gli consentono di superare moltissime avversità, basta vedere l'attaccamento alla vita di moltissimi anziani sofferenti. La speranza è l'ultima a morire è un proverbio che riassume precisamente la potenza di questo istinto primario.

La terza è la selezione naturale: chi accoglie questo principio di estinzione lascerà spazio alla vita e alla riproduzione di chi lo rifiuta. E' un meme che ha scarse modalità di trasmissione: culturalmente e biologicamente saranno favoriti e selezionati gli individui che rifiutano questo principio.
#1404
Tematiche Culturali e Sociali / Re:Radici
12 Maggio 2016, 09:59:20 AM
"ecologismo....prima dell'avvento della società dei consumi non era nemmeno concepibile,era ovvio e naturale essere "ecologisti""

In questa idea assai diffusa c'è una profonda incomprensione dell'ecologia come scienza e come politica e del problema radicale alla base dell'ecologia: come conservare l' equilibrio  in un universo in evoluzione. Ciò costituisce il problema della società post industriale contemporanea come delle società raccoglitrici e agricole del passato. I problemi ecologici non sono una nuova emergenza, sono una costante dell'umanità. Gli uomini del passato non erano naturalmente ecologisti, erano naturalmente ignoranti. Un'illustrazione banale è fornita dall'evoluzione del problema dei rifiuti, degli scarti che ogni società umana nel corso della sua storia ha dovuto ingegnarsi ad affrontare (per esemplificare le deiezioni umane, le carcasse degli animali sono rifiuti).

Sono anche questi problemi che spiegano la differenza tra generazioni, la loro supposta incomunicabilità: le nuove generazione sono necessariamente costrette ad innovare, quindi a cambiare i valori, la cultura della generazione precedente per sopravvivere in un ambiente in cui cambiano le condizioni iniziali, di partenza.
#1405
Tematiche Culturali e Sociali / Re:Radici
10 Maggio 2016, 16:29:37 PM
Non capisco perché non dovrei esprimere i miei sentimenti, mentre l'articolista prima e tu poi siete liberi di esprimerli dileggiando l'opera di Freud.

L'esplorazione ha già un senso, non ha bisogno di altro. Il nichilismo non mi preoccupa, è una filosofia costruita sul nulla, che appunto non esiste.

Il giudizio sulla seconda parte del Novecento mi appare eccessivamente schematico e negativo. Ci sono stati e ci sono movimenti culturali e politici portatori di valori nettamente positivi ed influenti: l'antirazzismo, l'antiautoritarismo, il femminismo, il sindacalismo operaio, il movimento studentesco, l'ecologismo, alcuni dei quali sono infatti presi di mira dall'articolista di impronta conservatrice.

Se i cittadini sostengono spontaneamente e volontariamente il regime politico culturale in cui vivono significa che è un buon regime, sicuramente migliore di quelli sostenuti con la forza e il terrore.
#1406
Tematiche Culturali e Sociali / Re:Radici
10 Maggio 2016, 11:37:20 AM
Citazione di: acquario69 il 10 Maggio 2016, 08:58:59 AM
posto qui sotto questo (a mio avviso) ottimo articolo per riflettere su un argomento che secondo me vale la pena rifletterci un po sopra

http://www.ilcorrieredelleregioni.it/index.php?option=com_content&view=article&id=8719:silenzio-tra-le-generazioni&catid=130:nuovo-umanesimo&Itemid=161


Un articolo di chiara ispirazione conservatrice, reazionaria.

Un inciso:  definire la psicologia di Freud "filosofia di serie C" è patetico.


Metaforicamente:

1) L'uomo è un animale mobile, non è un vegetale, senza radici può esplorare in molte direzioni;

2) se le tradizioni e i legami sono scomparsi significa che non erano affatto forti;

3) come sopra, evidentemente l'anima del paese non era affatto profonda.
#1407
Percorsi ed Esperienze / Re:L'indemoniato di Gadara
29 Aprile 2016, 12:02:26 PM
"Quest'ultimo punto in particolare è interessante, in tutti i Vangeli Gesù chiede ai miracolati di non dir nulla, perché allora chiede all'indemoniato di render testimonianza?"

I testi evangelici sono incoerenti sul punto. In ogni caso laddove Gesù invita a tacere sui sedicenti miracoli la scrittura nega il contenuto raccontandoli, un paradosso.

"La sua gente, in effetti, non ha gradito quella guarigione, tanto è vero che chiede a Gesù di andarsene."

La comunità del malato allevava maiali, non era ebrea. Nel racconto Gesù, che è ebreo e estraneo, guarisce il malato distruggendo i maiali, non era una soluzione gradita evidentemente, perdevano la base del loro sostentamento economico. 

"Gesù, guarendolo e restituendogli la dignità, rompe le regole sociali che lo condannavano all'esclusione, o meglio le mette in discussione."

Gesù non rompe alcuna regola sociale escludente, la conferma e la rinforza: infatti Gesù crede ai demoni come causa della malattia e il malato deve essere liberato dai demoni per ritornare guarito nel gruppo sociale di appartenenza. Personalmente non affiderei la mia salute, il mio benessere a chi li interpreta sulla base di diagnosi e terapie religiose.
#1408
Accolgo l'osservazione di censura sul mio commento, che in effetti può essere interpretato come sarcastico, beffeggiatorio o denigratorio. Tengo a precisare che non era la mia intenzione, non sono interessato a partecipare ad un forum con questo atteggiamento, oltre tutto inutile e controproducente. Tuttavia involontariamente si può scivolare, i confini non sono sempre ben definiti.

Approfitto per riepilogare e precisare per l'ultima volta le mie tesi su questo argomento.  Essendo ateo ovviamente considero i testi religiosi come espressione della cultura umana che li ha prodotti e tramandati. La schiavitù e lo sterminio della parentela del nemico erano regole ordinarie, pienamente accettate duemila anni fa dalla maggioranza delle culture. Il discorso dei differenti livelli di interpretazione di questi testi mi appare ipocrita quando queste regole facevano parte del vissuto quotidiano.

Poiché ritengo inoltre che la morale non abbia alcun fondamento, di fronte a convincimenti come "la schiavitù è giusta" oppure "lo sterminio della parentela del nemico è giusto" non c'è alcuna argomentazione scientifica, filosofica, etica, religiosa o di qualunque altro genere che possa confutarli, si può soltanto opporre un diverso convincimento morale.

Perciò difendo la tesi che la messa in ridicolo attraverso l'arma dell'ironia e della satira delle posizioni morali di qualunque derivazione sia importante, necessaria per selezionare le regole su cui si basa una cultura. Se questo accade, la messa in ridicolo, significa sicuramente che determinate regole morali sono storicamente superate o stanno per essere superate in quella cultura: vorrei vedere un politico occidentale che promuovesse la schiavitù come programma elettorale, oppure un religioso che sostenesse che la Dio la vuole, sarebbe come minimo oggetto di uno scherno feroce.

Se si prendono sul serio allora significa che la schiavitù e lo sterminio dei parenti del nemico non sono fuori dell'orizzonte dell'umanamente accettabile. Poiché cose simili per me inaccettabili sono scritte nero su bianco nei dieci comandamenti, è un problema dei religiosi spiegarle. Non trovo corretto prendere dai testi religiosi ciò che aggrada la propria posizione o interpretazione morale e sorvolare sul resto e ribadisco che i livelli di interpretazione non sono una spiegazione convincente.
#1409
"Non ti prostrerai davanti a loro e non li servirai. Perché io, il Signore, sono il tuo Dio, un Dio geloso, che punisce la colpa dei padri nei figli fino alla terza e alla quarta generazione, per coloro che mi odiano, ma che dimostra il suo favore fino a mille generazioni, per quelli che mi amano e osservano i miei comandamenti."

Questo testo è per ancora più violento, crudele ed ingiusto della schiavitù. Peccato che Benigni abbai sorvolato. 
Mettere in ridicolo questi testi è umanamente un piacere.
#1410
Tematiche Filosofiche / Re:SILLOGISMO UNIVERSITARIO
15 Aprile 2016, 10:41:16 AM
Sono d'accordo con Eutidemo che il contesto sia essenziale per interpretare un testo oppure un fatto.
Infatti il contesto è un test di ammissione ad una facoltà universitaria, il cui scopo presumo sia di valutare le conoscenze e le capacità generali del candidato, un test costruito da numerose domande a ciascuna delle quali sono associate diverse risposte, una delle quali è corretta.
In questo contesto si capisce che quella domanda specifica era un problema di logica, non di grammatica o altro, che andava risolto applicando le regole della logica. Chi ha costruito quella domanda non era un elaboratore, ma un uomo che voleva verificare le conoscenze di base di una logica precisa del candidato.