** scritto da mariano:
Non deve, obbligatoriamente, essere qualcosa di astratto o spirituale. Io posso "credere" che più soldi o potere o bellezza riuscirò a conquistare, maggiormente sarò felice e contento. Quindi, me ne infischio se, per ottenere questo risultato, è a discapito di terzi. L'essenza della mia divinità non include precetti solidari o principi morali a cui attenermi. Il fine è, che per adesso, questa essenza mi rende felice e contento, dicano quel dicano gli altri ...tanto sono pieni d'invidia o d'ignoranza.
CitazioneMa credere, oltre che un atto della mente, è un verbo che da solo non ha significato: ha bisogno di un oggetto al quale dare anche un significato e, parlando di credenza religiosa, ritengo che l'oggetto sia l'esistenza di una divinità.Esatto, l'oggetto divinizzato è ciò che "uno crede" sia l'essenza divina che permette di essere felici e contenti.
Non deve, obbligatoriamente, essere qualcosa di astratto o spirituale. Io posso "credere" che più soldi o potere o bellezza riuscirò a conquistare, maggiormente sarò felice e contento. Quindi, me ne infischio se, per ottenere questo risultato, è a discapito di terzi. L'essenza della mia divinità non include precetti solidari o principi morali a cui attenermi. Il fine è, che per adesso, questa essenza mi rende felice e contento, dicano quel dicano gli altri ...tanto sono pieni d'invidia o d'ignoranza.
CitazioneNel seguire il discorso iniziato da Freedom sulla probabilità del credere e del non credere mi sembra che il suo topic iniziale si sia trasformato in una battaglia tra chi "crede" e chi "non crede".A me invece sembra la battaglia tra chi ammette che crede e chi, anche credendo nel Nulla, dice di poter esistere senza credere in qualcosa che non è certo come il Nulla.