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Messaggi - iano

#1411
Tematiche Filosofiche / Re: I "veri e i "falsi" profeti
01 Settembre 2024, 08:04:34 AM
Citazione di: Eutidemo il 01 Settembre 2024, 07:02:14 AM
premesso che io, Pippo, sostenga di essere un autentico "profeta" (cioè di vedere con certezza ed esattezza il futuro), e, in tale qualità, io "profetizzi" che, dopo di me, non ci sarà mai più nessun "profeta";
- qualora, dopo di me, nasca un altro soggetto, Peppo, il quale, anche lui, sostenga di essere un autentico "profeta" (cioè di vedere con certezza ed esattezza il futuro), e, in tale qualità, "profetizzi" che, dopo di lui, non ci sarà mai più nessun "profeta";
Se troviamo una contraddizione nelle conclusioni logiche, abbiamo fatto un errore nel porre le premesse, o nel fare le deduzioni.
Se ad esempio le premesse sono contraddittorie potremo dedurre correttamente delle contraddizioni.
Se invece le premesse non sono contraddittorie potremo dedurre scorrettamente delle contraddizioni.
Le deduzioni sono una sequenza logica, mentre le assunzioni non hanno una sequenza logica.
Quindi anche se necessariamente faremo un assunzione prima di un altra, una volta fattele non importa in quale sequenza le abbiamo fatte, cioè la sequenza logica delle deduzioni sarà indipendente dalla sequenza temporale con cui  abbiamo fatto le assunzioni, quindi l'assunzione Pippo non viene logicamente prima dell'assunzione Pappo.
Nel nostro caso credo che la contraddizione sia già nelle premesse.
Infatti diciamo che dall'istante t1 all'istante t2 vi è almeno un  P, e che a partire dall'istante  t2 non ve n'è alcuno.
Quindi diciamo  ''contemporaneamente'',  che dopo t2 vi è almeno un  P, contraddicendoci, e di cosa sia un profeta e di cosa faccia nella realtà, nella nostra verifica di correttezza logica non v'è traccia.




#1412
Citazione di: Phil il 31 Agosto 2024, 22:49:04 PMSia l'episteme di Newton che quelle successive sono positivistiche, a loro modo empiriche, proprio in virtù del loro rapporto "oggettivo" con la realtà "là fuori". L'ambiguità (e l'inconsapevole doxa) nasce quando invece si parla di episteme in campo etico o, addirittura, estetico. A questo mi riferivo rispondendo ad Ipazia, che dopo aver parlato del «versante creativo etico-estetico, che è epistéme di ordine superiore a quella riconosciuta come unica [...] dal neopositivismo» (cit.), tratteggiava lo spingere l'episteme oltre le scienze naturali come un azzardo a causa della contemporaneità.
Si tratta, per me, di non appiattire l'episteme, senza ovviamente mettere in discussione il raffinamento della conoscenza "oggettiva" nei secoli: un aumento di precisione non falsifica un precedente calcolo approssimativo, così come l'uso dei numeri decimali non "falsifica" quello dei numeri interi, ma ne "rivela" l'approssimazione.

Ok, avevo frainteso allora.
Io credo che la creatività sia implicata in qualunque processo conoscitivo più di quanto appaia.
Quando dipingo la natura sto replicando la realtà, o sto replicando il processo con cui la realtà mi appare?
Se stiamo replicando il processo l'oggettività con cui la realtà ci appare concordo con te che vada messa fra virgolette.
Nelle grotte di Lescaux l'uomo ha riportato a memoria l'animale che aveva visto fuori, o ha visto un animale fra i chiaroscuri proiettai dalla torcia sulle increspature della roccia, apparso dunque per magia dove non c'era, limitandosi solo a fissare con le ocre la visione soprannaturale?
Se si è limitato a fissare l'immagine ha di fatto esplicitato il suo processo di visione della realtà, non attribuendolo però a se, ma ad una divinità, e quello che è venuto meno in questo processo nel tempo è la sacralità, cioè la mediazione di una divinità.
Una volta esplicitato il processo, sia pure in modo casuale. posso replicarlo in modo cosciente, passando dal fissare una immagine che appare sul muro, a produrre copie della realtà come oggettivamente mi appare, passando da un atto creativo implicito ad uno esplicito.
Noi abbiamo prova di vedere, almeno in parte ciò che non c'è, ma più che di un inganno si tratta di sopperire ad una mancanza di dati per rendere il quadro completo, come se ci fosse una necessità di credere a quel che vediamo, eliminando i difetti che potrebbero incrinare la nostra fede nella realtà, cosa utile se in quella ''realtà'', per quanto non oggettiva, dobbiamo viverci, e il dubitarne ci renderebbe  difficile farlo.
Questa in effetti è la situazione psicologica in cui ci troviamo oggi mirando i paesaggi delineati dalla scienza, nei quali non sembra possibile vivere, se corrispondessero davvero alla realtà.
Ma d'altronde come fanno a non corrispondervi se certamente reale è la loro efficacia?
La risposta potrebbe essere che non abbiamo mai vissuto in modo diretto la realtà, ma indirettamente attraverso mondi vecchi e nuovi che vi trovano corrispondenza funzionale.
#1413
Bisognerebbe dare una definizione di profeta.
Se ad esempio definiamo profeta come colui che predice il futuro immancabilmente, allora Gesù non mostra di essere un profeta.
In fatti quando egli dice ''se mi seguite sarete salvi'' egli non sa se sarà seguito.
Quindi se Gesù è un profeta dovremo trovare un altra definizione di profeta.
#1414
Citazione di: Phil il 31 Agosto 2024, 21:14:25 PME attenzione a fare i nostalgici affermando che «c'è stato un tempo in cui l'episteme non era solo quella della scienza positiva...» perché (spoiler) la domanda successiva è «come ha fatto quell'episteme, se era davvero tale, ad essere scalzata da quella della scienza contemporanea?
La risposta più semplice, se non ho frainteso, è che l'episteme non è stata scalzata, ma resa irriconoscibile dall'aver cambiato forma.
Cioè la risposta più semplice è che non ci siamo inventati nulla di nuovo, ma facciamo le stesse cose in modo diverso, e ciò che abbiamo perso in evidenza, da cui derivava l'illusione ontologica, lo abbiamo guadagnato in consapevolezza.
Consapevolezza che, pur testimoni ancora di evidenze, da esse non possiamo trarre l'immediatezza della realtà, in quanto nella nuova forma abbiamo evidenza solo del processo che media, i cui risultati possiamo ancora ''vedere'' solo in analogia di vecchie evidenze non dismesse, e che non vanno dismesse, in quanto la vecchia forma mantiene intatto il suo valore.
Non è infatti la vecchia forma ad essere stata cestinata, non essendo venute meno le sue funzionalità, ma le conclusioni che ne abbiamo tratto, che esistesse una cosa in se discendente dalle evidenze a nostra disposizione.
La falsificazione di Popper funziona, ma va oltre ciò che occorre, perchè in effetti mi pare sia un anello di congiunzione fra vecchia e nuova forma epistemica.
Infatti cosa significa  che la teoria di gravitazione di Newton è stata falsificata se ancora la usiamo?
Significa che gli assunti su cui si basava erano falsi, mentre su veri assunti si basa, seppur fino prova contraria, la teoria che l'ha succeduta?
Che senso ha ciò se non possiamo sapere se e quando la falsificazione giungerà?
Se quando giungeremo a verità non sappiamo come fare a riconoscerla?
Per me significa solo che ogni assunto è metafisico, e che non c'è una metafisica più vera di un altra, non essendo nemmeno soggette a falsificabililtà.
Cioè gli assunti su cui si basano le teorie falsificabili non sono falsificabili, ma semplicemente  assumibili o rifiutabili.
Provocatoriamente mi spingerei a dire che le teorie fisiche non sono tali, ma fisica è la loro applicazione alla realtà, come da applicazioni simili, in vecchia forma, le abbiamo tratte.
Le teoria fisica non è fisica, ma matematica.
La fisica sta a monte e a valle della teoria matematica.
#1415
Ultimo libro letto / Re: Scontri di potere
31 Agosto 2024, 17:44:49 PM
Citazione di: doxa il 20 Agosto 2024, 10:40:38 AM"Come si fa ad essere siciliani ?"
E' il senso di appartenere a una setta così segreta che gli stessi appartenenti sono in dubbio se esista.
Ma se nel romanzo esiste veramente non dirmelo, perchè sono a metà della lettura.
#1416
Tematiche Spirituali / Re: Teologia LGBTQ+
31 Agosto 2024, 17:16:05 PM
Citazione di: Jacopus il 31 Agosto 2024, 17:02:21 PMConcordo Iano. Il linguaggio, descrivendo, cela rapporti di potere che non esistono nella fisiologia del corpo umano. Ad esempio hai scritto "uomini", intendendo ovviamente tutta l'umanità, ma se avessi scritto " donne", tutti avrebbero capito che ti riferivi solo alle donne.
Si esatto, questo è un bell'esempio di semplificazione che si potrebbe evitare, ma in effetti qualunque semplificazione potrebbe evitarsi se cosi non si rendesse inefficace lo scopo della descrizione, che appunto è quella di semplificare la realtà al fine di poterla governare, col rischio però sempre presente, come ben dici, che qualcuno avochi a se il potere della descrizione, interpretandola pro domo sua.

In qualunque modo si pervenga a confondere la realtà con le sue descrizioni, ciò comporterà sempre qualche inconveniente, che nel caso più innocuo saranno domande esistenziali senza risposta, e nel peggiore è l'inferno in terra per gli uomini.
#1417
Tematiche Spirituali / Re: Teologia LGBTQ+
31 Agosto 2024, 16:42:10 PM
Citazione di: Duc in altum! il 31 Agosto 2024, 15:21:22 PMQuindi, di conseguenza, ragionando così, mi viene da pensare che anche mandrillo e ninfomane sono categorie naturali, inalianenabili dall'essere, esistere e vivere di quelle determinate persone che vivono quella circostanza, a volte pagando un caro prezzo, per colpa di un tradimento che per loro non è altro che naturale...


Però mi sembra un ragionamento diverso, in quanto mandrilli e ninfomani si diventa.

Il problema secondo me è il seguente:
 è imperfetta la descrizione dell'uomo su cui si basa una società, aut, sono imperfetti gli uomini che vengono descritti.
Nel primo caso si cercherà per quanto possibile di perfezionare la descrizione, mentre nel secondo caso si cercherà per quanto possibile di perfezionare gli uomini.


#1418
Citazione di: Koba II il 31 Agosto 2024, 11:31:40 AMSi è detto giustamente che le cose non esistono ma sono aggregati che siamo spinti, per ragioni fisiologiche e culturali, a estrapolare dal tutto.
Rimane però la domanda sul perché si è scelto di leggere il mondo a partire da alcuni aggregati piuttosto che altri.
Mi sembra che la risposta te da sei dato da solo.
Le cose sostanzialmente esistono se sono aggregati di qualcosa che esiste.
Però siccome a questa cosa che esiste in se non potremo mai dire di essere giunti, si potrebbe provare una strada alternativa usando al posto della cosa in sè qualcosa che per essa può essere scambiata, per dare comunque conto della sensazione di evidenza da cui la cosa in sè abbiamo derivata.
Qualcosa la cui permanenza valga di fatto una cosa in sè.
Il divenire non è necessariamente in contraddizione con ciò che permanendo ci appare come una cosa in sè, perchè una forma del divenire è una costanza nel ripetersi.
La scienza è basata sulla falsificabilità, ma la falsificabilità riposa sul fatto che i fenomeni possano essere riprodotti in una ripetibilità senza limiti.
Dunque è nella sua ripetibilità che la realtà si presta ad essere conosciuta.

L'apporto della filosofia è poi compreso nelle ragioni fisiologiche e culturali come ti sei risposto da solo, insieme a tutto ciò che attiene in generale il soggetto conoscente, che perciò non è un astratto soggetto conoscente, per cui la conoscenza attiene ad esso quanto alla realtà che indaga, ed attiene al soggetto al minimo nella forma in cui la conoscenza si presenta, dovendo essere ad esso funzionale, e in ciò la filosofia potrebbe avere la sua parte, parte essenziale, per quanto sfuggente.

Una conoscenza oggettiva non è possibile perchè richiede un soggetto conoscente passivo, che a quella conoscenza non sia partecipe.
Un soggetto che stia li ad attendere che arrivi l'illuminazione.

La conoscenza non è univoca, e quindi non può essere oggettiva, a meno che non ci attardiamo a considerare la cosa in se che traiamo dall'evidenza delle cose, perchè la scienza pur non possedendo evidenze, non perciò fallisce nell'indagare la realtà, laddove le evidenze si limita ad assumerle, essendocene comunque bisogno per mettere in moto la macchina logica.

Osservato ed osservatore restano un mistero, conoscendo solo ciò che produce il loro rapporto, gli essenti.
#1419
Citazione di: Koba II il 31 Agosto 2024, 11:31:40 AMMa come opportunamente fa notare Alberto Knox non dobbiamo dimenticarci che quello della scienza è solo uno dei possibili modi di conoscere la cosa.
Forse sbaglio, ma è l'unico ben descritto, e in quanto tale condivisibile.
L'altro, che però viene storicamente prima, è la percezione, da cui il termine cosa è tratto, e riadattato, e sugli altri ancora non mi avventuro a dire per mia ignoranza.
Magari poi, chissà, dalla suddetta storia possiamo trarre una continuità, senza interpretarla in senso letterale, tenendo cioè  conto del fatto che le storie abbisognano di fittizie discontinuità per essere raccontate.
Se come credo, ma potrei essere smentito data la mia ignoranza filosofica, in un solo caso possediamo una buona descrizione, non ci resta che confrontare gli alti casi a quello per capire dal confronto se a quello possiamo assimilarli, anche solo ipoteticamente, traendo poi le conseguenze logiche di questa assunzione, perchè se la logica non produce conoscenza, essa però può dirci se cose che hanno diversa forma, possano essere considerate equivalenti.
#1420
Varie / Re: Rastislav e l'enigma del 5 e del 15
31 Agosto 2024, 13:03:30 PM
Citazione di: Eutidemo il 31 Agosto 2024, 10:11:02 AM#/%&/°,^§>&$; &/()>\>%$?
:)
Senza una definizione ''sono simboli grafici che non corrispondono a dei numeri''.
#1421
Anche i nostri dialoghi sul forum a seguito dei quali ognuno resta della sua idea sembrano inconcludenti.
Secondo me però non è così, Restare tutti con le nostre idee senza modificarle non è una sconfitta dello strumento dialogico, seppur non condividendo le altrui idee le comprendiamo, perchè  riusciremo a comprenderle solo se avremo sintonizzato le diverse forme mentis, che è una condivisione di un livello più profondo, e che ha il significato di stare facendo un percorso insieme, pur restando ognuno con le sue idee a conferma della propria individualità , il cui compito appunto è quello di essere portatrice di ricchezza di idee, nella diversità.
#1422
Quando citiamo un ''grande nome'' facciamolo possibilmente se quella citazione abbiamo fatto nostra, evitando di alimentare il culto della personalità.
Questo non significa che dobbiamo disconoscere l'autorevolezza di certi personaggi, appoggiandoci su di essi, ma il tutto non si può ridurre solo a ciò.
#1423
La filosofia del tempo influenza la ricerca scientifica, perchè da forma alla mentalità dello scienziato che decide quale ricerca fare.
A cosa serve un sistema filosofico che supera il precedente negandolo non potendolo falsificare?
I sistemi filosofici di fatto sembrano alternarsi senza un vero motivo, ma nella misura in cui partecipano alla cultura del loro tempo indirizzano di fatto la ricerca scientifica, come se ci fosse un coordinamento fra i diversi ricercatori, pur lavorando in modo indipendente, possedendo essi la stessa forma mentis.
I filosofi possono fare le ipotesi più assurde, ma ciò che conta poi è quanto queste idee penetrano nella cultura modificando il senso comune, cioè la condivisa visione della realtà.
In  questo processo la verità è un catalizzatore che lo favorisce, ma che non appare mai nei risultati finali, e non apparendo  perciò i filosofi cambiano i loro sistemi, essendo la frustrazione il motivo del cambiamento.
Tutto questo processo una volta si chiamava filosofia naturale, e nessuno ci impedirebbe di chiamarlo ancora così, se non fosse che essendosi frantumato in diverse discipline, ognuno tende ad esaltare la propria specializzazione, e gli scienziati vincono facile , perchè non è difficile negare i contributi di una filosofia che agendo per vie traverse, sono difficili da documentare.
Comunque si voglia caratterizzare la filosofia, come etica e come metafisica, è una sua diminuzione, essendo prima questi tutti suoi capitoli, compresa la fisica.
Seppure il processo nella sua complessità non si presta a una precisa descrizione uniforme, dobbiamo comunque sforzarci a pensarlo nel suo insieme.

Lo stesso raccontare il processo come opera di grandi nomi non aiuta, ma allo stesso tempo non abbiamo altro modo di raccontarlo se non semplificando quello che è un processo che coinvolgendo l'umanità intera non può essere diversamente raccontato, e sarebbe utile di questo fatto non perdere mai coscienza, rischiando davvero di arrivare credere che il processo umano possa declinarsi in pochi nomi di geni, come qualcosa che stia metà fra noi e Dio.
 
#1424
Citazione di: Kephas il 30 Agosto 2024, 17:20:03 PMMa come si deve interpretare il messaggio di amare Dio?
Dio non si vede, non si sente, questa domanda penso che tutti ce la siamo posta.



 
Mi viene in mente la citazione di un altro saggio:
''Caro amico ti scrivo, e siccome sei lontano, più forte ti scriverò''.
Quando l'oggetto dell'amore è lontano lo sia ama più forte.
#1425
Varie / Re: Rastislav e l'enigma del 5 e del 15
30 Agosto 2024, 18:24:20 PM
Citazione di: Eutidemo il 30 Agosto 2024, 17:08:43 PMMi dispiace ma  la descrizione dell'enigma vi lasciava liberi di usare qualsiasi "numero" volevate; purchè, però, si trattasse di un "numeri", e non certo di "simboli grafici" che non corrispondono affatto a dei "numeri" ;)
Un cordiale saluto! :)


Mi dispiace... ma abbiamo entrambi ragione, nel senso che le nostre soluzioni discendono da due posizioni filosofiche diverse, ma entrambe rispettabili.
Per te i numeri esistono di per se, mentre per me invece sono un invenzione. Non si può dire quale delle due posizioni sia giusta, ma possiamo certamente dire che rappresentano due diversi modi di porsi di fronte alla realtà che influenza la nostra percezione.
Potrei chiederti quindi al prossimo enigma di specificare di quali numeri dobbiamo trattare, ma nel nostro caso specificarlo sarebbe equivalso di fatto a dare la soluzione.
In sostanza il tuo enigma era basato sul fatto che abboccassimo alle esche del 5 e del 15 che si dovesse trattare solo di numeri naturali, come fosse sottinteso, mentre la soluzione consisteva nell'uscire da questo malinteso.
Un enigma basato in sostanza sulla fallacia della nostra percezione, più che un enigma matematico, percezione che però è influenzata dalle nostre posizioni filosofiche, e la tua percezione non è la mia.
Un enigma basato cioè su presupposti che pur comprendendo non condivido.