Citazione di: paul11 il 21 Aprile 2022, 23:50:28 PMIl linguaggio è quella innanzitutto forma in cui il pensiero costruisce simboli significanti, semantiche, dentro regole sintattiche formali. Vale a dire che le forme conoscitive astratte, oltre alla logica inserirei matematiche e geometrie , hanno regole che almeno apparentemente sembrerebbero fuori dall'ambito fisico e naturale .Sono intervenuto in questo topic per curiosità, non conoscendo Hegel. Green Demetr aveva cercato di darmi qualche nozione introducendo la questione della "sensazione". Ho voluto semplicemente inquadrare la "sensazione" per come questa debba collocarsi temporalmente rispetto all'intelletto per quel che riguarda il fenomeno dell'apprendimento di qualsiasi nozione.
Separare e dividere il soggetto dall'oggetto significa ritenere che vi sono due origini e fondamenti distinti: due nature diverse. Hegel non pensa affatto a questo , è di tutt'altro e contrario pensiero.
Ho citato Chomsky solo per evidenziare quali siano le strutture generali delle lingue umane. Non condivido affatto la sua sentenza che pone il linguaggio umano come qualcosa di diverso dalle lingue animali.
Il linguaggio, secondo me sarebbe innanzitutto un sistema comunicativo e non un qualcosa (una forma) che costruisce simboli. Quello che fa il linguaggio è il servirsi di generalizzazioni che noi umani percepiamo nel mondo riversandole nel mondo in forma di parole e discorsi. La forma "lingua", nella sua sintassi e morfologia risulterebbe del tutto spontanea e non un'emersione intruppata da grammatiche imposte da noi. Logica, matematica e geometria sono invece tentativi di intruppamento, utili a conseguire dei risultati come si vede, ma le loro pretese a volte sconfinano nella metafisica, ovvero corrispondono ad una pretesa di conoscere ciò che risulta essere a noi incomprensibile, e a volte tale pretesa è addirittura fuorviante. La similitudine che io vedo è quella che una cosa è parlare, quindi usare concetti astratti come "albero", altra cosa è parlare in riferimento a tali termini introducendo concezioni che fanno uso di termini "astratti" astraendoli da astrazioni, come il termine "albero" appunto, che fanno riferimento a oggetti più squisitamente sensibili ... Esempio: "albero" che genera "botanica", oppure "regno vegetale" etc etc.
Coscienza. Il termine è sicuramente problematico, però esistono dei contesti in cui tutti accettano in modo pienamente condiviso il senso di tale parola. Si parla infatti di essere coscienti, di agire secondo coscienza .... e fin qui mi sembra che tra individui non vi siano incomprensioni. Questi modi di dire si rifanno certamente alla coscienza come a qualcosa che ha a che fare con la consapevolezza o conoscenza. Come si costituirebbe dunque questo spirito, questa coscienza? Solo in un assemblaggio di parole, dato che il nostro pensiero attivo, ovvero quello che si contrappone al ricordo si forma solo tramite le parole. Da dove nascono le parole? Dalla "sensazione" dico io, la quale ci permette tramite la ragione (capacità conferita dalla conoscenza) e i sensi di trovare ciò che la produce. Una generalizzazione di quel che si è trovato a giustificazione di una "sensazione" può appoggiarsi al gradino di una parola già esistente oppure può produrre una nuova parola


