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Messaggi - sgiombo

#1411
Citazione di: paul11 il 23 Ottobre 2018, 13:27:55 PM
ciao Sgimbo,

Mi limito a dirti che già Bacone, tralasciando quindi i greci, e siamo all'inizio dell'Umanesimo si pose il problema di  come potesse sussistere l'identità con i passaggi di tempo.
Mi limito a dirti che il divenire è pensare che veniamo dal nulla per nascere ,vivere e infine morire e di nuovo tornare al nulla.
C'è un problema di razionalità logica, perchè ontologicamente  se una cosa "è", lo è da sempre così come non può svanire per "non essere".
CitazioneMa quale mai problema di "razionalità logica" ? ! ? ! ? !

Ontologicamente se una cosa esiste realmente può benissimo esistere realmente da qualsivoglia intervallo di tempo precedente il presente e può benissimo cessare di esistere realmente in qualsiasi momento: nessunissima regola logica impone che debba esistere realmente da sempre e per sempre! 

Se invece per "essere" intendi l' "essere pensato come", allora ovviamente una cosa deve essere pensata come tale (come é stata arbitrariamente definita per convenzione) in qualsiasi tempo (salvo eventuali modifiche del lessico): ma si tratta di definizioni arbitrarie e di regole logiche del corretto pensare che nulla ci dicono nulla su come é/diviene o non é/non diviene la realtà, ma solo qualcosa su come si debba correttamente pensare.





Tu dici che il ragionamento, opinione, è svincolato dalla cosa (o ente filosofico)? Ti rispondo che se un fenomeno (un essente in filosofia) appare si pongono problemi di ordine ontologico ed epistemologico, e quando la stessa epistemologia popperiana accetta la falsificazione degli enunciati, postulati o meglio assiomatizzazione della conoscenza, significa che le leggi fisiche seguono gli stessi andamenti del divenire, vale a dire ,la conoscenza umana si muove, procede diveniente, quanto l'ordine naturale ci appare con  i suoi essenti e quindi nulla si può affermare razionalmente come vero.
Citazione
Credo che Popper si stia rivoltando nella tomba.

L' assiomatizzazione delle teorie scientifiche (che non é certo la stessa cosa della loro falsificazione -o meno-  empirica) non nega affatto il divenire.

Non vedo proprio come caspita si possa (pretendere di) dedurre che nulla si può affermare razionalmente come vero dal fatto che la conoscenza umana (come il resto della realtà) diviene





Il relativismo per me non è una"bruttura", è semplicemente una forma di conoscenza,quanto lo è l'assolutismo che per il relativista magari è una"bruttura". Perchè accetta che non possono esservi certezze o verità assolute.
Citazione
Quindi sei un relativista, dal momento che (se ben capisco) per te una qualsiasi (pretesa) conoscenza vale una qualsiasi altra.



Non mi piace chiamare principi quello che sono invece regole :la regola della non contraddizione viene applicata a quella dell'identità.
Quindi :
A non può essere anche -A
Citazione
Benissimo: infatti può diventare successivamente (dopo, in futuro rispetto a quando era A) non A (per esempio il ghiaccio -acqua solida- portato a temperatura maggiore di 0° diventa -successivamente a quando era ghiaccio- non ghiaccio ma invece acqua liquida).



Cosa vuol dire dimostrabile? Cosa vuol dire conoscere limitatamente?
Non prendiamoci per il naso, perchè antropologi, etnologi, hanno fatto soldi spacciando per vere e proprie teorie
delle cose che per Hume sono invece indimostrabili? Ma ci rendiamo i conto del circuito illogico in cui si cade, dove l e"fake"
sono già a livello scientifico? Perchè tanto tutto è falsificabile..........Poi ci lamentiamo di un mondo culturale  di "plastica" e "liquido"?
Se si inizia dicendo per Hume le premesse sono indimostrabili, come si possono enunciare e postulare i primitivi di una qualunque  teoria? Come si è pervenuti a leggi fisiche: dimostrando come e cosa?
Citazione
Di questa invettiva comprendo ben poco.

Che si possano fare soldi con balle o bufale -anche da parte d scienziati che le spacciano per verità scientifiche- mi pare evidente, ma non pertinente la questione gnoseologica (o epistemologica).

Non tutto é falsificabile (per esempio l' esistenza da qualche parte del Dio dei deisti).

Lo scetticismo humeiano non premette arbitrariamente ma rileva e argomenta il fatto che che conditiones sine qua non della conoscenza scientifica come la concatenazione causale degli eventi fisici sono indimostrabili.
Ma non vedo quali problemi ponga la consapevolezza di tutto ciò all' enunciazione di qualsiasi teoria scientifica, e alla sua falsificazione o meno dimostrata empiricamente (alla condizione del divenire naturale secondo concatenazioni di cause-effetti: fatto che, per non poter essere dimostrato non impedisce affatto di elaborare e sottoporre a falsificazione -infatti, non a caso non  a verifica- o meno le teorie scientifiche).



Dammi un fondativo della morale  e smettiamola di mischiarlo con gli istinti, perchè gli animali non hanno morali, ma regole naturali, e Nietzsche in questo ,ribadisco , è l'unico coerente a crederlo, infatti nega totalmente la morale. Non può esservi un criterio giustificativo nè di bene  e nemmeno di male. a quel punto  "i pruriti di coscienza",nell'ambito nitzscheano,  sono metafore culturali divenute inibizioni condizionanti della natura umana, così come quando addomestichiamo un animale selvatico, perdendo la sua naturalità.
Citazione
Ho sempre detto e ripetuto che la morale non si fonda razionalmente (non si dimostra) ma si avverte di fatto universalmente nei suoi aspetti più generali e astratti (variamente declinati culturalmente nei loro caratteri particolari e concreti) in conseguenza dell' evoluzione biologica.
Sono istinti naturali (culturalmente declinati) in ultima analisi, e questa é verità scientifica.
Se Nietzche non riconosce negli istinti comportamentali di animali non umani l' embrione dell' etica, allora (anche) a questo proposito non ha capito nulla.

Contrariamente agli anomali selvatici (forse; ma non ne sarei del tutto sicuro...) , l' uomo sviluppando la sua cultura certamente non perde (né contraddice), ma semplicemente sviluppa, "supera dialetticamente" la sua naturalità

Ma personalmente credo ad altro........
CitazioneBene: ci mancherebbe che non fosse possibile dissentire da chichessia!
#1412
Citazione di: Ipazia il 22 Ottobre 2018, 22:12:50 PM
Citazione di: sgiombo il 22 Ottobre 2018, 11:21:01 AM
Però Galileo parlava metaforicamente.
Mica tanto. Galileo viene da quel covo di neoplatonici che fu la corte medicea di Firenze. Il "disegno divino" geometrico lo intendeva alla lettera ed era sicuramente più presentabile del disegno inquisitorio e feroce della curia romana. Gli do atto di ciò e fu anche un modo elegante per liberare la scienza dai ceppi rendendola accettabile alla teocrazia. All'epoca non funzionò, ma seminò quello che avrebbero raccolto gli illuministi un secolo dopo. E che continua a circolare, postneoplatonicamente, anche in questo forum.


Malgrado ciò, mi sembra evidente che nel famoso passo del Saggiatore cui accennavi 

"La filosofia naturale è scritta in questo grandissimo libro che continuamente ci sta aperto innanzi agli occhi, io dico l'universo"

il "libro scritto in caratteri matematici" é esplicitamente (da parte di Galileo stesso) una metafora dell' "universo".
#1413
Citazione di: Ipazia il 22 Ottobre 2018, 21:13:53 PM
Il divenire, dopo essere divenuto, è sempre dicibile. Il presente non è dicibile perchè appena lo dici non è più presente. Anche il futuro è dicibile, nell'intenzione, profezia o predizione. Quindi il problema si riduce all'ineffabilità e inafferrabilità del presente. Fortunatamente molte cose, così per vivere, sono persistenti nel tempo, e fissano il presente rendendolo dicibile. C'est la vie, Eraclitò.


Inoltre si può sempre benissimo parlare (magari, ma non necessariamente, falsamente; e comunque) sensatamente:

-Del passato.

-Del futuro.

-Del presente delle cose limitatamente persistenti nel tempo (per esempio di molti aspetti persistenti del Monte Bianco, astraibili da quelli nel frattempo mutevoli, oggi e probabilmente per parecchi millenni).
#1414
Citazione di: 0xdeadbeef il 22 Ottobre 2018, 14:27:08 PM

Questo e solo questo volevo dire riportando la frase di Nietzsche (ma ciò era in risposta al tuo: "il mondo
diveniente non può dare verità senza cadere nella regola della contraddizione" - che io ho interpretato come:
nel divenire, ogni affermazione di verità è contraddittoria - cosa che l'affermazione di Nietzsche mi
sembrerebbe confermare).
Naturalmente, la logica ci dice che cercare la verità nel divenire è cosa impossibile, su questo siamo
pienamente d'accordo.


Ma quale mai pretesa "logica" ? ? ?

E perché mai (contraddittoriamente, illogicissimamente!) "nel divenire, ogni affermazione di verità" dovrebbe essere "contraddittoria" (contraddittoria può essere solo una pretesa proposizione senza senso; dunque in realtà nemmeno una "affermazione -che possa essere vera o meno-", ma solo un' insensata sequenza di caratteri tipografici o di suono vocali; che dunque non può essere né vera né falsa ma solo insensata).
#1415
Citazione di: paul11 il 22 Ottobre 2018, 12:57:44 PM
Citazione di: 0xdeadbeef il 22 Ottobre 2018, 11:56:09 AM
Citazione di: paul11 il 21 Ottobre 2018, 00:54:36 AM

Vale a dire si può  negare l'immateriale dove sta il bene e la giustizia, e credere nel divenire, ma sapendo  ogni verità in essa cercata è una negazione del principio di non contraddizione della logica predicativa e quindi non-vera.
Concludendo, il mondo sensibile e diveniente non può dare verità senza cadere nella regola della contraddizione



Ciao Paul
La stessa logica, ritengo ineccepibile, che porta Nietzsche ad affermare: "nell'eterno fluire delle cose, di nulla
potremmo dire che è (se lo diciamo è, così, per vivere)".
Dunque l''assoluto affermato anche da chi non ne ha consapevolezza (seppur con uno scopo utilitaristico).
Quindi l'"ab-soluto" non come "possiiblità" (di coloro che vi credono), ma come vera e propria necessità.
saluti


Se il bios non è morale, in quanto l'ordine naturale non ne ha, è infondato che se l'uomo viene dalla natura, ne abbia.
Sarebbe contraddittorio sostenere il contrario.
CitazioneObiezione di Sgiombo:

Lo sarebbe se, per assurdo, la storia umana, "innestandosi" sulla (precedente) storia naturale, non  la integrasse di aspetti nuovi non in contraddizione ma nemmeno in "mera tautologia" con essa: la storia naturale (l' evoluzione culturale) non contraddice ma nemmeno ripete o prosegue pedissequamente senza peculiari sviluppi la storia naturale (l' evoluzione biologica).




Se si ritiene che il giudizio veritativo e quindi logico razionale sia nel credere al divenire ,al mutevole che contraddice la prima regola logica dell'identità, si cade in contraddizione in due modi. Il primo è sostenere che ciò che appare e scompare, vale adire i fenomeni naturali siano il focus dove cercarne le verità.Il secondo è sostenere di essere morali in un dominio che è privo di morale, bensì di regole, diremmo oggi, di leggi fisiche.
CitazioneObiezione di Sgiombo:

Per niente affatto ! ! !
Il divenire non contraddice proprio nessuna regola logica (dell' identità - contraddizione né alcun altra).
Non so che significhi "focus dove cercarne le verità", ma dei fenomeni naturali la scienza (a certe condizioni indimostrabili: Hume!) conosce (limitatamente, parzialmente, come é ovvio) la verità.
Ribadisco che le regole morali non si identificano puramente e semplicemente con, ma nemmeno contraddicono le, leggi fisiche.




Nel Teeteto, dialogo di Platone, con Socrate protagonista, inizia la contestazione verso le filosofie sofiste e "del divenire"
Quì vi è la dialogia ,non ancora le regole della logica predicativa di Aristotele ,discepolo di Platone.
Dice esemplificativamente Socrate "Se per ciascuno sarà vera l'opinione che si farà mediante la sensazione [ le apparenze divenienti...nota mia], nessun altro potrà giudicarlo meglio di lui,visto che ciascuno è misura della propria sapienza"
CitazioneObiezione di Sgiombo:

Questo forse per Gorgia.
Ma niente vieta di assumere l' intersoggettività delle sensazioni materiali.
#1416
Citazione di: 0xdeadbeef il 22 Ottobre 2018, 11:56:09 AM
Citazione di: paul11 il 21 Ottobre 2018, 00:54:36 AM

Vale a dire si può  negare l'immateriale dove sta il bene e la giustizia, e credere nel divenire, ma sapendo  ogni verità in essa cercata è una negazione del principio di non contraddizione della logica predicativa e quindi non-vera.
Concludendo, il mondo sensibile e diveniente non può dare verità senza cadere nella regola della contraddizione


Ciao Paul
La stessa logica, ritengo ineccepibile, che porta Nietzsche ad affermare: "nell'eterno fluire delle cose, di nulla
potremmo dire che è (se lo diciamo è, così, per vivere)".
CitazioneObiezione di Sgiombo:

Mi sembra una logica eccepibilissima, anzi del tutto errata.
Nell' eterno fluire delle cose ogni cosa in ogni istante é: non é che per il fatto che oggi alle 9, 30 a Cremona c' é il sole, sei mesi fa (sei mesi prima di oggi all 9,30) non piovesse o fra sei mesi (sei mesi dopo) non possa necessariamente piovere; o che per il fatto che la meravigliosa cupola di Santa Maria del Fiore del Brunelleschi, come ora il faro di Alessandria e tanti altri monumenti,  in un futuro si spera molto lontano non ci sarà più (rientrando ovviamente "nell' eterno fluire delle cose") di essa non possiamo dire che ora é (veracissimamente, e non "così per vivere", qualsiasi cosa questa ridicola precisazione possa significare di diverso da "veracissimamente").





Dunque l''assoluto affermato anche da chi non ne ha consapevolezza (seppur con uno scopo utilitaristico).
Quindi l'"ab-soluto" non come "possiiblità" (di coloro che vi credono), ma come vera e propria necessità.
saluti

CitazioneObiezione di Sgiombo:

"Dunque" ? ? ?

Qui proprio non vedo alcuna consequenzialità logica.
#1417
Citazione di: paul11 il 21 Ottobre 2018, 00:54:36 AM

Nel successivo testo , il Teeteto quando Socrate chiede cosa sia scienza e conoscenza, di nuovo  distingue coloro che credono nel divenire e nelle appercezioni del mutevole divenire , in questo caso Protagora, in quanto scadono in opinioni relativiste. Perchè ogni uomo sosterrà una propria opinione,diversa dagli altri uomini, nel mondo mutevole quanto lo sono opinioni che scorrono e credono nell'apparire e sparire del divenire.E in un mondo di opinione dove stà la verità?
La dialettica di Platone quindi accetta l'eterno di Parmenide in quanto non diveniente,, ma pone l'elemento negativo ,che sarà ripreso da Severino.
Vale a dire si può  negare l'immateriale dove sta il bene e la giustizia, e credere nel divenire, ma sapendo  ogni verità in essa cercata è una negazione del principio di non contraddizione della logica predicativa e quindi non-vera.
Concludendo, il mondo sensibile e diveniente non può dare verità senza cadere nella regola della contraddizione


Il mio dissenso non potrebbe essere più totale e completo.

Innanzitutto credere nel (anzi: constatare il, non negare l' evidenza empirica dei fatti circa il) divenire non conduce affatto necessariamente al relativismo.
La diversità e la mutevolezza delle cose é altro che la diversità e la mutevolezza delle opinioni sulle cose; inoltre la diversità e la mutevolezza delle opinioni non le "parifica" affatto necessariamente in un "tutto indistinto" in cui si perde la differenza fra vero e falso (né fra buono e cattivo), non implica affatto che un' opinione valga l' altra, non impedisce alle diverse opinioni, in diversa misura le una dalle altre, di poter essere più o meno false, ma anche (in alternativa: oppure) più o meno vere.
Anzi, la possibilità di proporre diverse opinioni e confrontarle criticamente fra loro e con la realtà (in divenire, il che non impedisce affatto un confronto con essa delle varie opinioni) é proprio la condizione necessaria per operare fra di esse scelte libere da precondizioni (pregiudizi) acriticamente esclusive e così cercare di arrivare a quelle più vere possibili.

Secondariamente negare l' immateriale (cosa che personalmente credo sia falsa; ma non affatto illogica, non contraddittoria) non implica affatto necessariamente ammettere il divenire (del materiale, ovviamente; né affermare l' immateriale implica negare il divenire: tanto dell' immateriale, quanto del materiale); ma soprattutto affermare il divenire non nega affatto il principio di non contraddizione, che recita "non si può affermare e negare la stessa proposizione", ovvero "non si possono affermare e negare gli stessi predicati degli stessi soggetti nelle stesse condizioni (di luogo, tempo, ecc.)": la proposizione "ieri faceva bel tempo" non nega affatto la proposizione "oggi piove" (ma casomai "ieri pioveva").
#1418
Citazione di: sgiombo il 22 Ottobre 2018, 08:38:12 AM
Citazione di: Apeiron il 21 Ottobre 2018, 22:17:35 PM
Sgiombo,

CitazioneUna (Kantiana! Proprio così: rilevata dal grande konigsberghese da te tanto vituperato e insultato!)

Non ricordo di aver mai fatto una cosa simile (tra l'altro avevo preso spunto da lui). Se ho fatto una cosa simile mi spiace molto. Forse l'ho interpretato male e sicuramente su certe cose dissento. Ma non mi pare di averlo insultato e vituperato. L'ho pure difeso ;D


(sulle altre questioni tornerò fra qualche giorno)


Si é trattato di un banale equivoco di cui mi scuso:

Ti avevo momentaneamente confuso con CarloPierini cui obiettavi (spero non ti offenda: era una confusione del tutto involontaria).

Scrivo questo a correzione della mio intervento -errato- #389).
#1419
Citazione di: viator il 21 Ottobre 2018, 23:18:44 PM
Salve. Per Sgiombo (tuo intervento nr.369). Se non hai afferrato l'evidente ironia dei miei commenti circa quanto riportato da Sariputra, vorrà dire che in questi momenti ci saranno per te dei problemi reali che deprimono il tuo senso dell'umorismo. Spero di sbagliarmi o almeno ti auguro una loro pronta soluzione.
Per quanto poco possa interessarti, voglio farti una raccomandazione : accingendoti a leggere i miei interventi, la prima cosa da fare è "depurarli" dell'ironia che tanto spesso li infesta.
Fatto ciò, spesso ti troverai di fronte un foglio bianco. Cioè all'espressione della mia mancanza di seriosità. Salutoni.


Grazie per il consiglio ma per fortuna i miei frequenti riferimenti all' Alzheimer sono anch' essi (auto-) ironici: mentalmente e psichicamente sto benone!

Immagino che quella del foglio bianco" sia pure ironia o per lo meno metafora; che pure non colgo: devo dire che il tuo linguaggio non letterale mi é di difficile comprensione (il che non é affatto sintomo di alcun problema neurologico né tantomeno mentale da parte mia).
#1420
Citazione di: Ipazia il 22 Ottobre 2018, 09:00:36 AM
La matematica non è, come pensava Galileo, il linguaggio della natura, ma il linguaggio umano con cui gli umani cercano di colonizzarla.

L'Amorosa è la morte, (ma non leggete Viator ?). Santa protettrice dei preti e nume che ha creato, nel corso delle ere antropologiche, la loro fortuna.


Mannaggia, ero stato troppo ottimista sulla progressione dell' Alzheimer...

Però Galileo parlava metaforicamente.
#1421
Citazione di: viator il 21 Ottobre 2018, 22:43:05 PM
Salve Apeiron. Funziona perché riesce a prevedere il futuro. Usando un linguaggio che definisca in modo convenzionale le cause (12+7(= ?)) chi comunica è certo che l'effetto deve essere (19). Ma se la convenzione viene condivisa da tutti, chi ha comunicato ciò sarà anche sicuro che l'effetto da lui previsto verrà previsto, approvato e condiviso da tutti gli aderenti alla convenzione. Il comunicante sarà quindi riuscito a prevedere - prima di averne conferma ed anche nel silenzio di ogni altro - che per tutti si è verificato l'effetto di veder risultare "19".

In mancanza di informazioni quantificabili, o in situazioni al cui interno si possono introdurre - dall'esterno - dati imprevisti, ciò non è possibile.

Lo stendere una espressione matematica significa costruire un sistema di cause note (il valore delle singole quantità) il cui interagire è predeterminato dalla stessa struttura (non importa se convenzionale) di ciò che si sta scrivendo, la quale risulta non influenzabile da altri fattori imprevedibili esterni alla stessa.

Perciò potremo contare su di un sistema "chiuso" di cause (dati) certe perché conosciute (quantificate) le quali non potranno che produrre effetti (risultati) certi e conoscibili.

In meteorologia la matematica viene sempre più estesamente utilizzata. Se tutte le variabili atmosferiche risultassero quantificate simultaneamente, le previsioni meteorologiche diventerebbero scienza esatta.

Naturalmente ciò non è possibile e non lo sarà mai per via del principio di indeterminazione, poiché i dati atmosferici sono talmente numerosi e dinamici da non poter venir raccolti tutti simultaneamente.

Spero di non essere risultato oscuro (come qualcuno ogni tanto mi fa notare) e neppure troppo metafisico (come qualcun altro mi ha trovato.....con ciò deliziandomi). Salutoni.

Nella misura in cui la matematica é "pura" (12 + 7 = 19) é mero "trattamento logico di dati arbitrariamente stabiliti" (giudizi analaitici a priori) e non offre alcuna conoscenza di come é o non é la realtà.

Invece serve a conoscere come é o non é la realtà la matematica applicata, nella quale si considerano cause note empiricamente a posteriori e non stabilite convenzionalmente per ottenere conoscenze dei rispettivi effetti; ed é per questo che ci offre conoscenza di "qualcosa" di come é o non é la realtà: per l' appunto gli effetti calcolati dalle cause); si tratta di giudizi sintetici a posteriori.

La meteorologia non c' entra con l' indeterminazione in linea puramente teorica di principio della M Q; presenta invece un ' indeterminazione in linea di fatto, ma non in linea teorica di principio per l' impossibilità di disporre di conoscenze delle cause sufficientemente complete e precise  da consentire il calcolo degli effetti (se non in termini probabilistici).
#1422
Citazione di: Phil il 21 Ottobre 2018, 22:28:14 PM
Citazione di: sgiombo il 21 Ottobre 2018, 21:43:26 PM
Ah Ipà, e l' "amorosa"?

Cche vvor dì?

Toglici questa curiosità!
Citazione di: Ipazia il 18 Ottobre 2018, 08:45:12 AM
la natura feticistica dell'amorosa (chiedo venia) Merce [...] martello dialettico roteante sull'Amoroso Mercato e la sua morale subumana.

Grazie, non mi era rimasto in memoria (non solo a a me, fatto consolante; si spera l' Alzheimer proceda lento...).
#1423
Citazione di: Apeiron il 21 Ottobre 2018, 22:17:35 PM
Sgiombo,

CitazioneUna (Kantiana! Proprio così: rilevata dal grande konigsberghese da te tanto vituperato e insultato!)

Non ricordo di aver mai fatto una cosa simile (tra l'altro avevo preso spunto da lui). Se ho fatto una cosa simile mi spiace molto. Forse l'ho interpretato male e sicuramente su certe cose dissento. Ma non mi pare di averlo insultato e vituperato. L'ho pure difeso ;D


(sulle altre questioni tornerò fra qualche giorno)

Anche @ CarloPierini

Si é trattato di un banale equivoco di cui mi scuso:

Le frasi cui obiettavo erano di ***CarloPierini,*** non tue.
#1424
Ah Ipà, e l' "amorosa"?

Cche vvor dì?

Toglici questa curiosità!
#1425
Citazione di: Apeiron il 21 Ottobre 2018, 18:12:05 PM
Ciao @sgiombo,

CitazioneSi scoprono non la matematica pura ma le applicazioni della matematica alla fisica.

Possiamo ragionare "conformemente" alla realtà materiale e se la conosciamo veracemente, allora nelle nostre conoscenze (le nostre descrizioni) di essa devono per forza esserci "regolarità affini "al suo modo di divenire

Eppure le regolarità materiali e la matematica hanno una qualche analogia, altrimenti non funzionerebbe. Ergo, secondo me, la "matematica" è per così dire legata alle "regolarità" mentali e materiali. Ergo, potrà essere stata in parte inventata ma fortemente dubito che è nata "dal nulla" per così dire. So che dissentirai...
CitazionePiù che dissentire trovo oscure queste affermazioni.
 Che vuol dire "una certa analogia"?
Per me la matematica pura nasce da astrazioni dalla realtà fisica che vengono formalizzate e sviluppate e integrate di e/o in definizioni, postulati e assiomi dai quali per deduzione logica si dimostrano teoremi; e inoltre può essere applicata al calcolo e alla conoscenza di aspetti della realtà fisica (ma non ad libitum, bensì solamente qualora si trovino empiricamente a posteriori determinati aspetti della realtà fisica cui siano applicabili).
Nient' altro che questo é il (per me assolutamente non  problematico) "funzionamento" della matematica ai fini della conoscenza fisica.


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Citazione
CitazioneMa mentre  se si ipotizza una causa prima incausata si contravviene alla (si contraddice la)  universale concatenazione causale, invece se si ipotizza che non c'è un inizio, e dunque si deve accettare che la catena causale non ha un inizio nel tempo. Ma se non vi è stato inizio, deve essere passata un'infinità di tempo prima di arrivare ad oggi" non vedo alcunché di problematico. Vuol dire semplicemente che allontanandoci dal presente nel passato la concatenazione causale non ha fine (e non che non potrebbe essere giunta al presente per il fatto di essere infinita, che sarebbe un preteso paradosso simile a quelli di Zenone sul movimento).

Ciononostante, mi sembra pur sempre un paradosso, no? e un po' diverso da quello di Zenone.
CitazioneNon vedo proprio nulla di paradossale nel continuare senza fine a risalire di effetto in causa.

Basta considerare l'opposto... ha senso, secondo te, chiedersi cosa succederà fra un'infinità di tempo?    ::)

CitazioneFra un infinità di tempo, ovvero sempre nel futuro, per quanto si consideri un futuro lontano ad libitum dal presente, (se é vera l' indimostrabile concatenazione causale degli eventi; tesi indimostrabile: Hume!) succederà qualche determinata concatenazione causale di eventi.
Questa mi sembra una affermazione assai sensata. 


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Curiosamente, quasi tutte le varietà delle religioni indiane che conosco, ritengono che il tempo non ha avuto inizio.
Resto dell'idea che sia una antinomia della ragione (e che non può essere risolta...).
CitazioneUna (Kantiana! Proprio così: rilevata dal grande konigsberghese da te tanto vituperato e insultato!) antinomia della ragione non é la tesi molto ragionevole e per me non affatto curiosa che il tempo non abbia avuto inizio (ovvero sia infinito nel tempo; ed eventualmente nello spazio), bensì quella fra le tesi, entrambe indimostrabili-inconfutabili che l' universo sia finito nel tempo (e nello spazio)  e quella che l' universo sia infinito (idem).


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Ma quindi, sgiombo, tu credi che non c'è stato un inizio?  :) (te lo chiedo per semplice curiosità)
CitazionePropendo a crederlo; ma concordo con Kant che non sia dimostrabile, come non dimostrabile é parimenti la tesi opposta della finitezza dell' universo fisico.

La mia propensione a crederlo deriva dalla mia propensione al razionalismo: crederlo, unitamente al credere (come da parte mia) alla conoscenza scientifica implica un' unica credenza indimostrabile: "che la natura fisica - materiale diviene secondo modalità o leggi universali e costanti" (che in assenza di determinazioni di tempo e di spazio significa "per sempre ed ovunque"); invece  la tesi opposta, unitamente al credere (come da parte mia) alla conoscenza scientifica implica almeno due credenze indimostrabili: "che dall' inizio (ed eventualmente fino alla fine) temporale (ed eventualmente anche spaziale) dell' universo la natura fisica - materiale diviene secondo modalità o leggi universali e costanti" -credenza 1- e inoltre "che oltre tale (o tali) limite (-i) temporospaziali la natura fisica - materiale non diveniva e non diverrà secondo modalità o leggi universali e costanti, ma invece nulla diveniva né diverrà in alcun modo" -credenza 2-.
Per il fondamentale criterio di razionalismo del rasoio di Ockam, dunque, credere a un universo infinito é -non più vero, né più certamente o più probabilmente vero, non più verosimile o probabile, ma invece- più razionalistico che credere a un universo finito.