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Messaggi - Jacopus

#1426
Presentazione nuovi iscritti / Re: Saluto
18 Marzo 2022, 15:13:51 PM
Buongiorno a te Davintro. Sarebbe un piacere ricondividere con te pensieri e riflessioni.
#1427
Tematiche Filosofiche / Re: Cosa vuol dire Logos?
18 Marzo 2022, 09:09:57 AM
Le parole nascono da due organi umani o insiemi di organi. Il primo è il sistema laringe, bocca, palato o sistema oro-laringeo. Il secondo è il cervello. Se non avessimo la laringe e la bocca fatta in un certo modo, non saremmo in grado di parlare con la complessità che ci contraddistingue. Una complessità simile è stata scoperta solo fra certi cetacei come le orche, che attraverso i loro fischi sottomarini hanno creato un vocabolario molto articolato e addirittura suddivisibile in vari idiomi, per cui è possibile identificare un orca come appartenente ad un gruppo in base al tipo di fischi che emette, come per gli esseri umani. La specie umana però ha affinato l'uso delle parole in virtù di dell'ingombrante contenuto della ns scatola cranica. Dai primi grugniti che avvisavano del pericolo o coordinavano la caccia di gruppo, ad un certo punto e progressivamente abbiamo iniziato a nominare le cose e gli animali, esattamente come fa Dio in Genesi. La domanda quindi diventa in realtà: "perché abbiamo, come specie, sentito il bisogno di nominare il mondo?". Continuerò il discorso appena possibile.
#1428
Tematiche Filosofiche / Re: Cosa vuol dire Logos?
14 Marzo 2022, 19:47:39 PM
Per Mariano: "tutto dovrebbe essere reso il più semplice possibile ma non semplice". Questa frase (deliziosa) di Einstein può aiutarci ad inquadrare il problema. Siamo di fronte ad una parola che ha attraversato i secoli, che si è caricata di significati disparati diventando polisemantica. Probabilmente la sua interpretazione serve più per interpretare il tempo degli esegeti che la parola in sè. Eppure il fascino è tutto lì. Una parola che concentra dentro di sè una specie di distillato della conoscenza e della riflessione filosofica. Le parole dell'antica Grecia hanno ancora questo potere, basti pensare a Kratos o a psiche. Solo il tedesco, fra le lingue che conosco, si prende così sul serio come il greco antico.
Insomma affrontare il termine logos con semplicità senza farla semplice mi sembra il metodo adatto a contrastare questi tempi dove la semplicità diventa il terreno adatto per l'appiattimento e la semplificazione analfabetizzante. Essere semplici è un processo a cui serve un enorme mole di complessità.
#1429
Tematiche Filosofiche / Re: Cosa vuol dire Logos?
14 Marzo 2022, 08:33:06 AM
Risponderò secondo la mia chiave di lettura, che ovviamente non ne esclude altre e che mi sembra avere anche delle sostanziali similitudini con altre precedenti interpretazioni. Il logos è un continuum che è attribuibile a tutti gli esseri viventi, dal batterio ad homo sapiens. La distinzione non è qualitativa fra le varie forme viventi, ma semplicemente quantitativa. Se si sviluppano aree calde e fredde sul vetrino di una colonia di batteri, i batteri si sposteranno verso le aree migliori per la loro sopravvivenza. Vi è già in questa azione "razionale" del logos? Forse sì, forse la ricerca della sopravvivenza fu il primo motore, l'archè di ogni processo successivo. Facendo un salto di qualche miliardo di anni, i grugniti dei primi homo sapiens per coordinare le loro azioni erano logos? E la costruzione dei primi strumenti litici, i primi archi, i primi riti di sepoltura, che celebravano anche i Neanderthal? Come sono connesse le emozioni umane al logos? Sarebbe possibile il logos senza le forme di cura mammaliane che ci distinguono, o senza quel processo tipico dell'uomo che si chiama pianto?
Per quanto il cervello/cultura umana è un sistema che non ha precedenti nella storia del pianeta terra, esso affonda le sue radici in strutture biologiche e processi che ci accomunano a tutte le specie viventi. La stessa relazionalità, posta come elemento fondante del logos, è condivisa da migliaia di specie viventi, dalle api ai lupi.
Pertanto, da questa prospettiva, il logos tradizionalmente inteso, come percorso esclusivamente umano, assume i sinistri connotati di una ideologia che agisce su due livelli. Come legittimazione dello sfruttamento della natura da parte dell'uomo e come legittimazione dello sfruttamento degli "oratores" sui "laboratores".
#1430
Varie / Re: Mai dire mai, tuttavia…
08 Marzo 2022, 19:31:12 PM
Hai toccato un punto importante Bobmax. Ho anch'io spesso avuto la sensazione, in tanti topic aperti, di un colloquio fra sordi. Colloqui che in realtà erano monologhi. In altre occasioni, invece, puoi osservare che il colloquio e la reciproca esposizione di fatti, pensieri ed opinioni si è svolta nel reciproco rispetto, e con reciproca soddisfazione. Sono sicuramente meno frequenti questi confronti costruttivi, ma ci sono.
Ma vi è anche un secondo atteggiamento negativo che spesso affiora, oltre all'effetto monologo evidenziato da Bobmax. Un atteggiamento comunque in qualche modo connesso con l'incapacità a dialogare.
Infatti, in altre situazioni noto che vi è l'accanimento narcisistico contro coloro che non la pensano come noi. Avviene una sorta di duello, dove ognuno dei duellanti deve colpire ed uccidere l'avversario con argomenti più lucidi, razionali, oggettivi e quant'altro. Manca una sorta di "gentlemans agreement" per cui al di là delle diverse opinioni resta un fondamento di rispetto fra esseri umani che discettano di cose che spesso non conoscono neppure lontanamente. Anzi il "gentlemans agreement" viene ridicolizzato come un rimasuglio di una mentalità borghesuccia, mentre in realtà sarebbe meglio, per questa weltaschaung, essere cafoni, offensivi, iconoclasti. Per restare in tema, mi verrebbe da dire, proprio per "epater le bourgeois", senza considerare però che il  bourgeois italico difficilmente si scandalizza, essendo più che un bourgeois, un bottegaio.
#1431
@ Green. Non credo che debba essere ritenuto il caos come condizione normale. Ciò che deve essere considerato normale è l'accettazione della sua esistenza e, contemporaneamente, la lotta contro di esso. Il caos può sorgere dentro di noi in qualunque momento, una psicosi, un trauma, una malattia fisica può aprirci in qualunque momento all'abisso del caos. E senza giungere agli eventi straordinari, basta talvolta una inquietudine, una paura per il futuro, un sentimento di rabbia a distoglierci dall'armonia che pensavamo di aver ottenuto in un dato momento. Accanto a questo caos, fisiologico, che bussa ogni istante alla nostra porta, vi sono altri caos, che derivano dalla nostra condizione umana, storicizzata.
Sono quindi d'accordo con te, la spiritualità può essere un "lavoro" per disciplinare la nostra "singola essenza umana" ad affrontare l'inevitabile arrivo del caos, che non è solo la morte, ma quella che potremmo definire "la morte sociale", che avviene quando siamo ancora in vita.

Un lavoro che può essere svolto stoicamente e filosoficamente anche al di fuori del "religo" e della "spiritualità". E questo lavoro consiste nel conciliare il nostro essere individuale, diverso dall'Altro, con il nostro essere identico all'altro. E' un lavoro difficilissimo. Provate a farlo in metropolitana, quando osservate i vostri vicini. Vi sentite davvero così simili a loro? Anche a quel tossico cinquantenne pieno di tatuaggi? O a quel sudamericano con la mascherina abbassata che ascolta reggaeton?
Il caos allora non è forse questa distanza, in parte inevitabile, fra di noi, ma che il modo di vivere "moderno" ha amplificato in modo così doloroso? E per superare questo caos, che si somma al caos della decadenza fisica, dei terremoti, delle guerre, cosa serve?
#1432
Nessuno di noi è mai completamente solo. Anche chi vive in solitudine, può ricavare dentro di sè una moltitudine di interlocutori. L'unico essere veramente solo potrebbe essere chi non è mai stato accudito da nessuno, che non ha mai conosciuto la relazionalità con il prossimo, una sorta di uomo della foresta, un rettile piuttosto che un mammifero. Oltre questo estremo esistono i più diversi accomodamenti e compromessi, ben descritti dalla metafora degli istrici di Schopenhauer. Il problema nasce invece da una situazione di costrizione allorquando il nostro desiderio di più o meno socialità è frustrato da bassa o alta socialità attorno a noi. Quindi direi che non si tratta nè di destino e neppure di scelta ma di un mix di variabili molto difficili da controllare.
#1433
Iano. L'autorevolezza delle persone non è minimizzato dal metodo scientifico, ma è democratizzato e fondato sui fatti. Affinché una teoria scientifica venga validata occorrono diversi passaggi, uno dei quali è l'esame "peer rewiewed", ovvero il giudizio degli esperti riconosciuti in quel campo. Non è detto che la loro risposta sia unanime nè che sia esatta, ma è un dato che riconduce inevitabilmente all'autorevolezza delle persone. Autorevolezza che si è costituita tramite "fatti", ovvero esperimenti, scoperte, o semplicemente divulgazione di quel campo. L'autorevolezza delle persone, quando il metodo scientifico non era ancora in auge, dipendeva esclusivamente dall'ortodossia della tradizione, al punto di cancellare i fatti se questi contraddicevano l'ipse dixit.
#1434
Kuhn a mio giudizio si muove esattamente nel solco della scienza, visto che evidenzia come ogni momento della storia condiziona "potenzialmente" lo stesso discorso scientifico. Il che deriva dal nostro essere finiti. La scienza infatti non può dispiegarsi verso ogni campo dello scibile. Già la stessa selezione di ciò che è importante modella il paradigma. Ma questo non diminuisce certo la potenza del metodo scientifico. Lo pone correttamente in un'ottica umana, mettendo in guardia dalle possibili divinizzazioni della scienza. Anche in questo caso siamo ben lontani dalla religione (se non addirittura agli antipodi).
#1435
Buonasera Iano. L'autorevolezza della scienza deriva da un metodo. L'autorevolezza della religione dalla tradizione, non importa se tradizione di una rivelazione o di una genealogia o di un mito. La scienza si può confutare e lo fa ampiamente da Galileo in poi, ed anzi la confutazione viene incoraggiata come passaggio verso una conoscenza migliore. La religione quando confuta crea scismi e guerre, non essendo modificabile, se non a prezzo della perdita della sua tradizione, ovvero della sua identità. La religione è un racconto del mondo non modificabile, la scienza è un metodo che promuove il cambiamento di interpretazioni e spiegazioni, per raccontare il mondo e per creare il mondo. Mi sembrano due livelli di autorevolezza diversi.
#1436
Problemi utilizzo forum / Re: Aggiornamenti forum
01 Marzo 2022, 19:06:45 PM
Sì, li vedo. 8)
#1437
Problemi utilizzo forum / Re: Aggiornamenti forum
26 Febbraio 2022, 16:22:05 PM
Sullo smartphone va benissimo.
#1438
"Io moltiplicheró grandemente le tue pene, con dolore partorirai i figli e i tuoi desideri si volgeranno verso tuo marito ed egli dominerà su di te". In Genesi 3:16, così Dio si rivolge ad Eva.
Il dolore da parto è sempre stato ben visibile a tutti gli esseri umani ed è stato probabilmente anche una giustificazione della differenza fra umanità ed animali, i quali non davano segno di tutta questa sofferenza. In realtà la sofferenza del parto delle donne è una delle conseguenze del bipedismo. Per essere efficienti nella camminata su due arti, è stato necessario restringere il bacino (operazione che è durata qualche milione di anni) e questo ha comportato un restringimento delle ossa del circolo pelvico, che hanno iniziato a creare delle difficoltà. Difficoltà che comunque condividiamo con tutti i grandi primati come noi, bipedi e senza coda (scimpanzé,
Gorilla, orangu-tang). Poi, a partire d homo heidelbergensis, si è sommata una seconda causa di dolore, ovvero l'aumento del cranio, necessario per ospitare il correlativo aumento dimensionale del cervello, che i paleontologi chiamano "encefalizzazione". E a questo punto siamo rimasti soli. Solo la femmina di homo sapiens soffre dei dolori da parto così acuti dovuti al bipedismo e alla encefalizzazione. I limiti strutturali del bacino umano sono tali che il neonato nasce non ancora del tutto formato, al punto che si è teorizzato che una gravidanza completa dovrebbe in realtà durare almeno 15 mesi. Se ciò tutelerebbe di più il neonato è però reso impossibile dalla postura eretta di homo sapiens.
Tutto ciò lo scrivo per confutare una antica costruzione narrativa biblica, che parte da una errata spiegazione per giungere ad una impostazione di dominio.
Una situazione che si ripete nella storia dell'uomo innumerevoli volte.
A chi si lamenta della scienza provate a fare questo esempio, come modello dell' emancipazione che si sviluppa dalla scienza.
#1439
A proposito dell'ultimo intervento di kobayashi, che meriterebbe una discussione apposita. Non credo che la differenza sia: ellenismo=visione pedagogica con stralcio del lato demoniaco, cristianesimo = lotta infinita con il lato demoniaco. Anche nella cultura greca era presente il "male" dell'uomo, oltre la malattia: il male dell'uomo in quanto demoniaco. Ed era un male che non necessariamente veniva superato attraverso l'insegnamento dei saggi, usciti dalla caverna. Quel male, impermeabile alla saggezza umana, discendeva dagli dei, dal fato. Non era possibile opporsi ad esso. Bisognava affrontarlo virilmente una volta che si era svelato, esso era al di sopra delle singole volontà. In questo gioco il "male" diventava una eco, una serie di corrispondenze, da un male a quello successivo, dove tutta la storia, la cultura, la mitologia sembrano enunciare la legge per cui tutti sono colpevoli e tutti sono innocenti, secondo vie ambivalenti e tragiche. In questo consiste il senso "tragico" dell'ellenismo. La "commedia" cristiana (e "divina") connota il male inteso come malvagità, un carattere a cui ci si può e ci si deve opporre. In un certo senso, in questo processo si deve riconoscere al cristianesimo un progresso verso l'individuazione e la responsabilità del singolo. Se è vero che la divina provvidenza è assimilabile all'ananke, è vero anche il contrario, poiché gli individui nel cristianesimo scelgono mentre nella cultura greca no. In questo senso si potrebbe dire che Socrate fu il primo Cristiano, a cui si contrappone la figura di Edipo, primo elleno.
La nuova concezione cristiana non è però esente da controindicazioni. Se infatti da un lato insiste sulla responsabilità individuale, dall'altro, inevitabilmente tenderà a dividere l'umanità in santi e dannati, mentre la cultura greca riconobbe in ognuno di noi, la compresenza di aspetti angelici e di aspetti demoniaci, con i quali bisogna convivere. La tolleranza pagata al prezzo di una visione statica della storia da parte dei greci, la storia come sviluppo e progresso continuo, pagata al prezzo dell'intolleranza da parte dei cristiani.
#1440
Buongiorno a tutti. Pur non essendo un sostenitore di Putin, vorrei però sottolineare alcuni riferimenti storici che rendono difficile la soluzione dell'attuale crisi, e che esulano dalle motivazioni "machiavelliche" di Putin, ma che Putin, naturalmente, come molti russi, conoscono bene.
1) alla fine del primo millennio fu creato il primo stato ad oriente della Polonia, che divenne il nuovo frangiflutti delle invasioni asiatiche. La RUS di Kiev. Ovvero la Russia, almeno come termine geografico ed etnico, nacque a Kiev, attuale capitale dell'Ucraina. Sarebbe un pò come se Roma chiedesse di distaccarsi dall'Italia (fatte le debite differenze, ovviamente, ma credo che il problema sia ben presente).
2) In seguito alle invasioni mongole, la Rus di Kiev si divise in tre etnie principali, i bieolorussi ad ovest, gli ucraini a sud e i "grandi russi" ad est (nella zona di Mosca). Queste tre popolazioni sono il nucleo storico e culturale della Russia.
3) Tanti grandi scrittori ucraini scrissero in russo e resero la letteratura russa quello che è, ovvero una delle più importanti a livello mondiale, basti ricordare Gogol e Bulgakov. Anche qui fatte le debite proporzioni, il distacco dell'Ucraina dalla Russia, potrebbe essere paragonato ad una distacco della Toscana dall'Italia.
4) Anche a livello linguistico le cose sono piuttosto ingarbugliate, infatti seppure esistono i parlanti in russo e i parlanti in ucraino, esiste anche un dialetto molto diffuso, il surzik, che è un misto di russo ed ucraino e che viene parlato soprattutto in campagna. E che dire del fatto che a Kiev, la capitale, la lingua più diffusa è il russo?
5) L'occupazione della Crimea da parte della Russia, in realtà, tende a ristabilire un confine esistente prima di Crushov, nella Russia Sovietica. Fu Crushov infatti a "regalare", nel 1954, la Crimea all'Ucraina, mentre in precedenza faceva parte della Repubblica sovietica Russa.

Resta sicuramente intangibile il diritto dei popoli all'autodeterminazione, ma non bisogna neppure essere troppo ingenui, perchè questo diritto può essere manipolato e strumentalizzato da chiunque, a partire dagli Stati Uniti, che quando si atteggiano a difensori della libertà, dovrebbero farsi un esamino di coscienza. Vabbè, volevo solo aggiungere queste brevi note storiche per sottolineare come questi due paesi siano profondamente interconnessi, al di là di quanto sta accadendo ora o quanto accaduto ai tempi dell'holodomor.