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Messaggi - Jacopus

#1426
Risposta a Mauro #57. L'aborto è sicuramente un trauma. Sia per la potenziale madre che per il feto. Soprattutto al feto nessuno chiede il suo parere. In sostanza il feto fa parte di tutta quella schiera di "ultimi", di "non ascoltati". È una schiera simile alla carne di cannone degli eserciti, dei migranti che muoiono in fondo al mare.
Ma credo che sarebbe anche un trauma potenziale farlo vivere, perché senza amore dei propri genitori, il bambino svilupperà inevitabilmente tutta una serie di patologie che lo condurranno molto facilmente davanti uno psichiatra, o un assistente sociale o un poliziotto, mantenendo in vita per le successive generazioni, svariate tipologie di trauma. Aborto e nascita di un figlio non desiderato sono azioni molto simili, che potremmo definire ex/post. Quello che manca nelle nostre società ipercapitaliste è la visione ex/ante. Bisognerebbe intervenire prima che la frittata sia servita. Ma fare ciò significa modificare in profondità il modello sociale. Bisognerebbe tornare agli anni '70 dello scorso secolo e abbandonare l'ideologia reagan/Tatcheriana che è quella che domina nel mondo occidentale attuale. Ma per ottenere un simile risultato non bastano le elezioni politiche. Sono mutate in profondità le stesse coordinate culturali, al punto che molti partiti "supposti" di sinistra, ormai perseguono politiche liberali, con qualche piccola concessione sui diritti civili. Se non avviene un "risveglio" dal basso, non cambierà nulla e continueremo ad affrontare i problemi ex/post, nella questione del l'aborto, come nella questione degli incidenti sul lavoro, come sul clima o sulla giustizia.
#1427
Anthonyi #46. Se ci si limita a diffondere le proprie idee, sono del tutto favorevole. Sono il primo a ritenere importante che le future madri comprendano il trauma proveniente da una interruzione di gravidanza. Ma il principio che uno stato mantenga il diritto a questa interruzione fa parte di quei principi che ogni tanto si prova a estirpare. È anche sintomatico che questa battaglia si apra in un momento critico, durante il quale le magnifiche sorti dell'Occidente sono messe a dura prova. E se il progresso come fonte di legittimazione viene meno, allora vengono sempre bene i gendarmi e i sanfedisti.
#1428
Niko mette in gioco Dio e patria perché sono valori che mettono in secondo piano la libertà e in primo piano l'ubbidienza e il sacrificio senza alcun corrispettivo. Che la gravidanza sia solo fonte di piacere è fuorviante. È vero che il corpo viene sommerso di ormoni piacevoli, ma questo che senso ha? Il figlio poi nasce e gli ormoni scompaiono. Mi sembra quasi un inno alla tossicodipendenza ormonale. Se una donna facesse figli, uno dietro l'altro sarebbe sempre felice? Non mettersi contro gli istinti....la civiltà umana è un continuo combattere alcuni istinti, cioè quelli più egoistici e avidi, quelli che attivano la nostra aggressività. A meno che non si voglia tornare allo stato di natura la nostra è stata ed è una continua guerra ai nostri istinti, con battaglie vinte dall'una e dall'altra parte. Lo stesso messaggio evangelico è un messaggio contro istintivo e fondato sulla necessità di un catechismo universalistico. Se fosse istinto non ci sarebbe bisogno di alcun insegnamento.
#1429
Anthonyi: risposta a #40. La differenza sta nel fatto che io lascerei libera la donna di decidere se abortire oppure no. La responsabilità di crescere un nuovo essere umano è un compito troppo importante per essere lasciato anche a chi non lo vuole. Magari se proprio si vuol fare seriamente,  bisognerebbe aumentare gli strumenti per prevenire gli aborti, ma anche in questo caso bisogna trovare i soldi, mentre il divieto di aborto è tax-free (apparentemente, perché poi invece i soldi servono per comunità, poliziotti, giudici, carceri, psichiatri e così via.)
#1430
Queste battaglie a favore della vita sono di una ipocrisia esemplare. Quando i paladini antiabortisti si impegneranno con la stessa foga per aiutare i figli non voluti di madri che non volevano essere madri, allora potranno avere il giusto riconoscimento della loro causa. Fino ad allora ho il sospetto fondato che si tratti di un intreccio maligno fra credenze religiose, tradizioni, bisogno di alienare lo stesso corpo delle donne, affinché le stesse, come gli schiavi, non si sentano proprietarie del loro stesso corpo. Mi auguro inoltre che questi stessi paladini non siano a favore della pena di morte o del rimpatrio forzato dei migranti. Teoricamente dovrebbero essere anche vegetariani, visto che, da una posizione non antropocentrica, anche gli animali sono i nostri fratelli.
Per evitare questi collassi logici e convivere in una "società aperta", dove coesistono posizioni contrastanti, vi è il solo antidoto della legge, che regolamenta un evento che è comunque un dramma. Ancora una volta concentrarsi su queste battaglie serve solo per sviare l'attenzione da problemi ben più stringenti.
#1431
Se ho capito bene il tuo ragionamento, Mauro, parti dal presupposto che chi decide di fare un figlio lo faccia secondo una motivazione ponderata, logica, matura e saggia. In realtà sarebbe molto bello ma le sfaccettature della vita umana sono tante e questa possibile situazione è solo una delle tante.
La prima possibile alternativa deriva dal noto distacco fra la nostra biologia, che è ancora quella di duecentomila anni fa e la nostra cultura. Per la nostra biologia, specialmente fra i 15  e i 25 anni vi è un impulso impellente a procreare, che non è razionale ma si basa sull'epoca in cui dovevamo competere con gorilla e tigri dalle zanne a sciabola: gente che non scherza. Per di più con l'handicap di una vita media di 30-40 anni. Quell'impulso, fatto di ormoni e neutotrasmettitori è ancora là. La technè invece ci ha reso non solo padroni del mondo ma anche sovvertitori dell'ordine naturale. In realtà a voler essere realmente a favore della natura, bisognerebbe invocare più aborti e non meno aborti.
La seconda considerazione riguarda la presenza di numerose culture maschiliste per le quali l'uso di contraccettivi è un disonore. Ciò unito al sentimento di sottomissione della femmina di queste culture porta alla nascita di figli non desiderati a causa della impossibilità di ricorrere all' aborto, considerato un peccato mortale. In questo caso non si tratta di una scelta naturale ma di una (non) scelta fondata su rapporti di dominio uomo/donna.
La terza causa deriva da tutta una serie di situazioni molto diverse fra di loro, ma tutte da prendere sul serio e che già qualcuno ha citato: violenze sessuali, malformazioni del feto, riconsiderazioni del desiderio di maternità, conflitti con il compagno, sessualità occasionale. In questi casi è meglio un aborto o la nascita di un infelice? Ripeto ancora una volta. A me sta bene anche far nascere un infelice che venga non riconosciuto ma che poi tutta la società se ne faccia carico seriamente a partire dalla Chiesa cattolica che potrebbe proficuamente intervenire solo vendendo il 10 per cento dei suoi beni immobiliari.
Infine. Ad essere coerenti fino in fondo anche il coitus interruptus o l'uso del contraccettivo dovrebbero essere aboliti, poiché anche in quel caso si interrompe una possibile creazione della vita. Ed anche Onan dovrebbe essere vietato per via giudiziaria?
#1432
Oltre alle obiezioni di inverno, aggiungerei quello della motivazione. Mobilitare un esercito poco motivato non è la stessa cosa di mobilitare un esercito formato da coscritti motivati. E la motivazione ora è tutta dalla parte Ucraina. La modalità "esercito infinito" ha funzionato in caso di aggressioni esterne. Inoltre, nell'ultima guerra è vero che c'era il super potere "esercito infinito", ma c'erano anche gli aiuti del programma "lend and lease" che hanno rifornito l'armata rossa di ogni ben di Dio. È possibile che la guerra duri ancora parecchio. Ci dobbiamo solo augurare che non si estenda a causa del collasso di una delle parti. È più facile che quando saranno sfiniti si accordino in qualche modo, come è accaduto fra Iraq e Iran, nella guerra di 40 anni fa. Temo che se l'Ucraina dovesse crollare, il conflitto inevitabilmente si allargherà.
#1433
Il diritto all'aborto è uno di quei diritti che si sono moltiplicati con la complessità delle società umane. Non nego che sia comunque una tragedia, sia per il nascituro che per la madre che acconsente alla sua soppressione. Quello che però non accetto da parte di queste decisioni apparentemente tutelanti della vita è il loro limitarsi ad una grande tutela solo prima della nascita ed eventualmente dopo la morte. Ma "durante" la vita, pensiamo di dover far qualcosa, oppure riteniamo soltanto che il sacro scopo di nascere termini ogni dilemma? Vogliamo far nascere comunque anche un figlio non voluto? Benissimo. Che si organizzino servizi a sostegno della genitorialità, con educatori specializzati. Che si pensi alla madre attraverso psicoterapie che l'aiutino ad accettare la gravidanza. Che si condanni duramente il padre nel caso in cui non riconosca il figlio (e già questa cosa fa ridere). L'obiezione di solito è: ma la madre può partorire e poi, appunto, non riconoscerlo. Questa obiezione, secondo me, può farla solo un uomo, che non ha tenuto nella pancia un altro essere vivente. Ed anche se così fosse, torniamo alla mia obiezione iniziale. Bene, questo bambino come crescerà? Senza padre e senza madre, sballottato di comunità in comunità. Magari riuscirà a fare una vita dignitosa, ma è molto più probabile che nella sua fragilità, conoscerà altri drammi che coinvolgeranno altre anime fragili in un gioco senza fine.
Sintetizzando: il diritto all'aborto potrebbe essere negato solo in una società che si prende davvero cura di chi è nato da madre tossicodipendente, in situazioni di abuso familiare, di scarsa consapevolezza, di assenza di strumenti culturali e di alternative formative al "facciamo una scopata", di violenze sessuali, di povertà economica. Altrimenti è tutta fuffa, anche un pò antipatica, perchè si pontifica di cose di cui non si sa nulla.
Seconda obiezione: se alle ASL fosse vietato procedere all'interruzione di gravidanza, pensate che gli aborti non avverrebbero ugualmente? Ovvio che sì, con la divertente situazione che le ricche abortiste andranno in cliniche private, mentre le abortiste povere si dovranno accontentare delle mammane, mettendo a rischio anche la propria vita.
Terza obiezione: ma in un mondo che stiamo mettendo a repentaglio anche in virtù del nostro numero impressionante, bisogna proprio fare queste battaglie? Non sarebbe meglio impegnarsi per ridurre l'inquinamento, tanto per dirne una molto banale?
#1434
Attualità / Re: Guerra in Ucraina II
23 Giugno 2022, 16:28:18 PM
Si lo so siamo davvero OT : :D. E siamo due moderatori :D. Spero però che hai capito come la penso. Io non sono affatto contrario a persone più o meno ricche, perchè le persone sono diverse e c'è chi merita di più, magari con una pacca sulla spalla, con un pranzo pagato o con uno stipendio più alto. Io stesso, talvolta ho detto che di fronte a commenti acidi sulla diversità di reddito si nascondeva spesso l'invidia. Ma di fronte agli spropositati livelli raggiunti oggi, non si tratta più di merito, si tratta di un deliberato atto di violenza, che prima o poi sarà compensato da altra violenza. Purtroppo il liberalismo, come la democrazia e la scienza sono controintuitive e vanno sempre monitorate e tutelate, attraverso pratiche complesse come lo sviluppo delle conoscenze, l'universalismo, la salvaguardia dei più deboli e della dignità dell'uomo, la ricerca di un giusto equilibrio fra "uguaglianza" e "libertà". Ebbene oggi questo monitoraggio, a mio modesto parere, è saltato, in nome di una mentalità che sta facendo saltare il cooperativismo, innato nell'uomo a favore della competizione e della aggressività intraspecifica, ugualmente innate nell'uomo. Quello che osservo è l'assenza di un arbitro, di una autorità che sappia dare una direzione e sappia riattivare la cooperazione e la solidarietà. Tutto è sottoposto al discredito, perchè ognuno è sospettato di fare ciò che fa esclusivamente per il proprio tornaconto. Il bello è che questo meccanismo da ideologico e culturale, a forza di essere diffuso "urbi et orbi" diventa reale, perchè nessuno si fida più dell'altro e tutti sono considerati uguali accaparratori di risorse, da combattere in svariati modi.
Non credo che vi sia un piano complottardo in tutto questo. E' un processo che si origina da svariate cause, ma non essendoci più una regia politica, tutto continua a peggiorare, con una élite talvolta illuminata ma più spesso impotente essa stessa di fronte a questo sviluppo culturale, o altre volte complice di questo deterioramento. A breve non intravedo alcuna soluzione, se non quella di "curare il mio giardino", ma la preoccupazione di dover vivere in un mondo terribile è alta.
#1435
Attualità / Re: Guerra in Ucraina II
23 Giugno 2022, 14:14:50 PM
Anthonyi. A proposito della tua risposta a Inverno. Non si tratta di pararsi il posteriore, a mio giudizio, ma di scegliere un certo tipo di liberalismo. L'attuale è pessimo perché ha svolto un'azione, continua da almeno 40 anni, di distruzione di ogni dialettica politica/economia rovesciandola in modo simmetrico, rispetto a com'era nel medioevo. Lì il potere politico (bellatores e oratores) faceva carta straccia del potere economico (laboratores). Oggi il potere economico ridicolizza il potere politico e culturale, adottando un rigido monoteismo del reddito e dell'accumulazione. Avendo perso per strada il senso "etico/religioso" del capitalismo originario ed avendolo sostituito con un enorme narcisismo di massa, in grado di stravolgere le relazioni umane, nel nome del Dio denaro. Un tale terremoto che rischia di far precipitare il capitalismo stesso, riattivando, come dice Fukuyama, la storia. In questo modo, con buona pace di tutti, il liberalismo, sempre più simile alla criminalità organizzata e senza alcuna polizia a contrastarlo,  butterà al cesso anche i suoi frutti positivi, la libertà di espressione, la conquista dei diritti civili, la libertà del commercio e delle opinioni. Se il liberalismo permette a singole persone di comprare orologi da un milione e mezzo di dollari, non è più "invidia" o le forze dell'economia libera o il merito che viene ricompensato ma una forma subdola di distruzione della dignità umana.
#1436
Attualità / Re: La crisi di Kaliningrad
22 Giugno 2022, 08:43:37 AM
Considerato che i gatti sono due, con lo stesso carattere predatorio dei gatti, considerato che il gatto russo condivide con il gatto americano la stessa propensione alla ingiustizia, alla violenza e alla divisione di classe. Considerato che per cambiare gatto servirebbe una serie di atti violenti e dolorosi, per trovarci infine nella stessa situazione. Acclarato che il gatto americano permette perlomeno la libertà di espressione e una certa diffusione di diritti civili, che sono invece negati dal gatto russo. Tenuto conto che, nella sua ipocrisia, il gatto americano istituisce delle differenze fra i suoi servitori e l'Italia è ben considerata in questa speciale graduatoria, mente il gatto russo non fa differenze e tratta tutti i suoi sottoposti come servi rimpiazzabili: si dichiara preferibile restare sotto il dominio del gatto americano.
#1437
Percorsi ed Esperienze / Re: Osteria Abisso
21 Giugno 2022, 20:48:21 PM
È da un po' che non ci si frequenta Conrad. In questa locanda, in ogni caso, il tempo non esiste. La sensazione è quella di sentirmi sempre più estraneo a questo mondo, al prossimo che mi sgambetta a destra e a manca. Il problema è la stupidità. La maggioranza delle persone è stupida o violenta o anche entrambe le attitudini, contemporaneamente. Allora non resta che stare in guardia, esprimersi sempre correttamente e sopportare gli insulti quotidiani alla ragione e all'educazione. Del resto, abbiamo alternative? Potrei organizzare una "marcia del sale" da Genova a Napoli, in nome della libertà ma quella vera, non quella che spacciano oggi per libertà, che puoi anche chiamare carta di credito. Massima libertà e massima prigionìa. Desiderio di essere veri, di buttare la maschera e parlare dei nostri sogni. Ma chi ascolterà, se non il solito psicoterapeuta, professionale per carità, ma anche lui munito di professionalissima carta di credito. La gioia allora non resta che nelle piccole cose, nello scrivere bene, usando nel modo giusto le virgole, gli accenti, i congiuntivi oppure nell'osservare questa distesa indifferente ed enigmatica, che nella mia lingua, Conrad, si chiama mare.
#1438
Tematiche Culturali e Sociali / Re: Cloe Bianco
20 Giugno 2022, 10:58:42 AM
Far passare la transizione come una cosa da niente non so chi lo affermi ma comunque è una affermazione stupida. Ci sono passaggi sanitari e protocolli seri, a meno che uno non voglia evirarsi con un coltello, ma allora entriamo in un altro campo.

Per Anthonyi: quello che scrivi non fa altro che rafforzare i miei pregiudizi sulla cultura media italiana, ed anzi li aumentano notevolmente visto che ti ritengo una persona molto al di sopra del livello culturale  medio dell'italiano "della strada".
#1439
Tematiche Culturali e Sociali / Re: Cloe Bianco
20 Giugno 2022, 08:24:42 AM
Ma guarda Ipazia che qui non si tratta di manifestazioni erotiche. Se pensi al problema del cambio di genere come una sorta di circo o porno-shop sei molto lontana dalla realtà. Consiglio a tutti di vedere il film belga "girl", del regista Dhont, stasera su Cielo. Molto istruttivo per confrontare la nostra mentalità, forgiata da ignoranza crassa alla Alvaro Vitali + moralismo bigotto e quella di un paese più evoluto del nostro. 
#1440
Tematiche Culturali e Sociali / Re: Cloe Bianco
18 Giugno 2022, 19:10:47 PM
In questo dibattito la mia posizione è molto simile a quella di Niko. Condivido la sua replica ad Anthonyi. Per quanto riguarda Ipazia, noto il solito disprezzo per i deboli e per i non allineati, un atteggiamento che mi fece letteralmente scappare dalla FGCI, quando in giovane età provai a frequentare i loro circoli. Del resto il bigottismo e il moralismo dei comunisti (non tutti, ma molti) è molto simile a quello dei credenti reazionari (non tutti ma molti). I gay non avevano certo vita facile nell'impero sovietico così come non ce l'hanno alla corte di zar Putin. Mi fa pensare questo screditare la lotta per i diritti civili, considerata una specie di specchietto per le allodole per non pensare ai diritti economici e alla lotta di classe. Come se le due lotte non fossero invece strettamente interconnesse.