Il valore d'uso, come ricordo bene, è una questione sociale.
Non è in sè il denaro il problema, che anzi come insiste Nereo Villa, è una delle invenzioni più intelligenti che l'uomo abbia mai avuto, Ipazia.
Il problema semmai è il prestito del denaro, ossia denaro che finanzia altro denaro.
E' una questione di liquidità che la scienza economicia ha brillantemente risolto al tempo della grande crisi, con adesempio la fuoruscita dal gold standard.
Lo stampo di soldi è una teoria keynesiana, e dunque liberale, Inverno, non capisco perchè si continui ad associarla a Marx. (o meglio lo si sa grazie a Trotsky che ha definito cosa sia la pseudo-sinistra).
Il feticismo ricordo è quello delle merci, e viene dedotto tramite la teoria del soggetto di stampo hegliano, di cui abbiamo già aperto 3d (non me ne sono dimenticato).
E' il soggetto che illudendosi di essere un insieme di oggetti (vedi anche Peirce, che insieme a Hegel e nello stesso periodo, costruisce un teoria parallela e sostanzialmente almeno nelle premesse uguale) finisce col dimenticare la sua etica a livello comunitario e della sua spiritualità a livello dei rapporti interpersonali.
Vorrei aggiungere che Marx non è in alcun modo un sistematico, e che per esempio in vecchiaia si occupò di un ritorno al sistema naturale di vita (ossia basato sul primario).
Con lo stato che magari si occupa delle commodities (casa, luce, gas etc).
(questo lo aggiugerei io).
Egli lasciò una miriade di appunti in 4 lingue, per soluzioni più umane.
Il punto è che il soggetto è alienato in quanto si pensa come identità, un costrutto di oggetti da possedere.
In questo senso il denaro non solo non c'entra niente, ma viene dimenticato proprio come strumento di possibilità di scambio, ha dunque in sè un potere taumaturgico.
L'ebreo non disprezza il denaro in sè come sento da una vita fa il socialista (pseudo-socialista), ma il suo uso teologale, ovvero divino.
Il denaro serve alla redistribuzione, come la legge ebraica prevede (10% del guadagno va al membro della famiglia più in difficoltà, se non c'è al membro della famiglia oltre il nucleo, se non c'è va alla società.
Se io decido che il valore di un vestito è uguale a due teli di stoffia, non è una questione di chissà quale valore ogettivo. E' un valore astratto.
E' in questo senso che le proposte per ripensare questo valore vanno intese cioè in maniera sociale.
Marx da quello che sto capendo non vuole eliminare i soldi ma vuole trovare delle uguaglianze di valore che rispettino il valore umano (in termini di ore, e di salute pubblica per esempio come si annota all'inizio del capitale).
Marx parte il suo pensiero una volta appurato che in Inghilterra vi era problemi di salute pubblica dovute alla sfruttamento.
Marx pensa e tenta di risolvere lo sfruttamento con una teoria economica, che si accompagni ad una consapevolezza degli sfruttati.
E' un cioè una doppia ricerca. E di come le cose stanno, e di come le si può risolvere.
Altro problema è quello della consapevolezza.
E' di questo secondo punto che la filosofia si deve prendere compito e peso.
Non è in sè il denaro il problema, che anzi come insiste Nereo Villa, è una delle invenzioni più intelligenti che l'uomo abbia mai avuto, Ipazia.
Il problema semmai è il prestito del denaro, ossia denaro che finanzia altro denaro.
E' una questione di liquidità che la scienza economicia ha brillantemente risolto al tempo della grande crisi, con adesempio la fuoruscita dal gold standard.
Lo stampo di soldi è una teoria keynesiana, e dunque liberale, Inverno, non capisco perchè si continui ad associarla a Marx. (o meglio lo si sa grazie a Trotsky che ha definito cosa sia la pseudo-sinistra).
Il feticismo ricordo è quello delle merci, e viene dedotto tramite la teoria del soggetto di stampo hegliano, di cui abbiamo già aperto 3d (non me ne sono dimenticato).
E' il soggetto che illudendosi di essere un insieme di oggetti (vedi anche Peirce, che insieme a Hegel e nello stesso periodo, costruisce un teoria parallela e sostanzialmente almeno nelle premesse uguale) finisce col dimenticare la sua etica a livello comunitario e della sua spiritualità a livello dei rapporti interpersonali.
Vorrei aggiungere che Marx non è in alcun modo un sistematico, e che per esempio in vecchiaia si occupò di un ritorno al sistema naturale di vita (ossia basato sul primario).
Con lo stato che magari si occupa delle commodities (casa, luce, gas etc).
(questo lo aggiugerei io).
Egli lasciò una miriade di appunti in 4 lingue, per soluzioni più umane.
Il punto è che il soggetto è alienato in quanto si pensa come identità, un costrutto di oggetti da possedere.
In questo senso il denaro non solo non c'entra niente, ma viene dimenticato proprio come strumento di possibilità di scambio, ha dunque in sè un potere taumaturgico.
L'ebreo non disprezza il denaro in sè come sento da una vita fa il socialista (pseudo-socialista), ma il suo uso teologale, ovvero divino.
Il denaro serve alla redistribuzione, come la legge ebraica prevede (10% del guadagno va al membro della famiglia più in difficoltà, se non c'è al membro della famiglia oltre il nucleo, se non c'è va alla società.
Se io decido che il valore di un vestito è uguale a due teli di stoffia, non è una questione di chissà quale valore ogettivo. E' un valore astratto.
E' in questo senso che le proposte per ripensare questo valore vanno intese cioè in maniera sociale.
Marx da quello che sto capendo non vuole eliminare i soldi ma vuole trovare delle uguaglianze di valore che rispettino il valore umano (in termini di ore, e di salute pubblica per esempio come si annota all'inizio del capitale).
Marx parte il suo pensiero una volta appurato che in Inghilterra vi era problemi di salute pubblica dovute alla sfruttamento.
Marx pensa e tenta di risolvere lo sfruttamento con una teoria economica, che si accompagni ad una consapevolezza degli sfruttati.
E' un cioè una doppia ricerca. E di come le cose stanno, e di come le si può risolvere.
Altro problema è quello della consapevolezza.
E' di questo secondo punto che la filosofia si deve prendere compito e peso.