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Messaggi - Carlo Pierini

#1441
Citazione di: Amphitrite il 13 Agosto 2017, 13:58:14 PM
CitazioneHa ragione Amphitrite. Il riconoscimento dei propri limiti è un masochisticho "podio" solo quando è fine a se stesso, quando consideriamo quei limiti come una condizione statica, immutabile, priva di speranza di riscatto; ma non quando è visto come punto di partenza per un possibile cammino di evoluzione spirituale, quando è pervaso dalla speranza cristica che anche il peggiore dei peccati può essere perdonato e che anche la più infima condizione morale può essere gradualmente superata.
Sono d'accordo, Carlo. Però prendendo in considerazione il passato da "persecutore" di San Paolo, possiamo capire perché lui aveva un autostima così bassa nei suoi confronti. La sua vita cambiò radicalmente inaspettatamente, quindi il vecchio Ego era in un intenso conflitto con il suo nuovo essere. Diciamo che il suo tumulto interno è una questione psicologica e la sua personalità "pessimista" potrebbe essere associata a Pietro che, dopo aver "rinnegato" il suo Signore, si è sentito in colpa, persino indegno di vivere, per un pò di scene evangeliche. Persone dall'animo troppo sensibile, direi.

Concordo in pieno. 
Ma trovo comunque inaccettabile il suo (di Paolo) disprezzo  della corporalità, la sua idea di "crocefissione della carne" sull'altare dello Spirito. La tradizione ci insegna che si sacrifica a Dio solo ciò che si ama, non ciò che si disprezza (gli antichi fedeli immolavano a Dio gli animali più belli e dovevano scartare quelli malati o menomati da difetti fisici).  ...Capito, Giona2068???     :)
#1442
Questo è il Grande Sigillo della dichiarazione di Indipendenza degli U.S.A., rappresentato anche nelle banconote da un dollaro:

http://3.bp.blogspot.com/-9yCW8WhoZMg/UXkoZK6G_hI/AAAAAAAAAEo/T2InGVucCcQ/s1600/Gran+Sigillo+USA.jpg

Sembra un'innocente immagine ornamentale, mentre in realtà rappresenta una vera e propria tesi teologico-filosofica.
Tutti sanno che il triangolo simbolizza la Trinità divina, ma pochi sapranno che, essendo l'occhio un simbolo di conoscenza, il triangolo rappresenta, più propriamente, la Sapienza divina, il Logos, cioè il Principio ultimo.
Infatti, "conoscere" significa costruirsi un'immagine adeguata delle cose, cioè significa trasformare il mondo che osserviamo in immagini concettuali fedeli e rigorose che lo rappresentino nella mente del soggetto, o nel libro della Conoscenza. Ma "trasformare il mondo in immagini" corrisponde, in senso proprio, alla funzione specifica della vista, di cui l'occhio, appunto, è l'organo deputato. In questo senso, il processo visivo è una analogia molto calzante del processo conoscitivo; una analogia che è ancora più compiuta se consideriamo che la conoscenza, intesa nel suo senso più evoluto, non è una semplice lista di dati o fenomeni o verità oggettive, ma si eleva fino all'astrazione soggettiva dell'ordine che li relaziona, cioè delle leggi e dei principi che li governano. Come scrive il matematico J. Henri Poincaré:

"La scienza è fatta di dati come una casa di pietre. Ma un ammasso di dati non è scienza più di quanto un mucchio di pietre sia una casa."

Così come lo scienziato non si limita a catalogare passivamente gli eventi che osserva, ma li ordina facendo convergere la loro molteplicità disordinata verso l'unità di leggi e principi, nello stesso modo l'occhio non si limita a ricevere passivamente la luce del mondo, ma ordina i suoi raggi facendoli convergere in un unico punto focale (pupilla) dal quale si proietterà l'immagine sulla retina. Senza questo punto di convergenza, non si formerebbe mai alcuna immagine perché la retina sarebbe solo illuminata da una luce uniforme.
Così, l'immagine ottica diventa la metafora NON di un generico sapere, ma di quella conoscenza compiuta che non è una semplice rappresentazione delle cose, ma la rappresentazione del loro ordine. Le cose, gli eventi, i fenomeni sono dati, ma il loro ordine deve essere astratto da una mente attiva e creativa la quale, attraverso la conoscenza di quest'ordine e del principio che lo regge, illumina il mondo, e ne svela gradualmente i misteri.
E' l'occhio radiante del Sigillo che corrisponde con l'occhiodel sapiente o con l'occhio del Principio ultimo, del Grande Architetto che tutto crea, misura e illumina e da cui emana l'intera Totalità (la piramide). Oppure è l'occhio dell'Intelletto, che da un lato rivece "la luce dei fatti" e la trasforma in immagini, e dall'altro, ordinando i fatti attraverso leggi e principi, chiarisce il senso delle cose e, illuminandole, scrive il libro della conoscenza.
La piramide, insieme ad altri motivi simbolici come la montagna, l'albero, la croce, la sfera, il tempio, ecc., è un simbolo della totalità cosmica e, pertanto, il Sigillo nel suo insieme rappresenta il cosmo con al vertice il Principio ordinatore quale "pietra angolare".
Ciò ricorda quanto scrive Paolo:

"Voi siete un edificio costruito sulle fondamenta degli apostoli e dei profeti, del quale Gesù è la principale pietra angolare". [Efesini, 2:20]

Del resto, cos'è Cristo, se non l'incarnazione umana del Principio Ultimo? L'assimilazione Cristo/pietra angolare qui è rafforzata dalla forma triangolare che allude alla trinità di Cristo. Infatti, nell'Apocalisse (1:16) Cristo è identificato con il Logos-Verità "...il cui volto risplende come il sole". Si legge nel Dizionario dei Simboli Rizzoli (Vol.2, pg. 216-217):

"La pietra angolare in realtà è la pietra della cima. E' la pietra della completezza, della coronazione; è il simbolo di Cristo sceso dal Cielo per portare a compimento la Legge. (...) E' la pietra-PRINCIPIO, la pietra della Sapienza e della Conoscenza". [Dizionario dei Simboli Rizzoli – pg. 216 ]

http://1.bp.blogspot.com/-vQVGYEIBZGg/Uh4GrZWrdtI/AAAAAAAAAO8/COFRR_TjoXg/s1600/38+Occhio+radiante.jpg

Scrive R. Guénon:

"Nelle chiese bizantine, la figura del Pantokrator o del Cristo "in maestà" occupa nella volta la posizione centrale che corrisponde, precisamente, all'"OCCHIO" della cupola". [R. GUÉNON: Simboli della Scienza sacra – pg. 311]

Scrive Matthews:

"Parzival viene condotto in una foresta selvaggia da cui sorge un monte chiamato la Montagna di Salvezza, o Muntsalvach. Là egli trova degli operai reclutati da tutte le parti del mondo per aiutarlo a costruire un castello e un tempio in cui doveva essere ospitato il Graal, che fluttuava nell'aria al di sopra della montagna, trattenuto da mani angeliche. Titurel allora si mette al lavoro e spiana la vetta della montagna, che è fatta di un'unica massa di onice che, una volta lucidata, "brillava come la luna". Occorsero trent'anni per costruire il tempio e durante tutto questo tempo il Graal provvide non solo i materiali con cui veniva costruito il tempio ma anche il cibo per i costruttori".  [J. MATTHEWS: Il Graal, la ricerca infinita - pg. 72]

L'iscrizione Novus Ordo Seclorum (Nuovo Ordine dei Tempi) evoca i versetti biblici di Giovanni:

"...E vidi un nuovo cielo e una nuova terra. ...E vidi la nuova Gerusalemme scendere dal cielo vestita come una sposa ornata per il suo amato. ...La tenda del Signore è con il genere umano e Dio risiederà con essi. ...E colui che stava seduto sul trono disse: "Faccio nuove tutte le cose. Io sono l'Alfa e l'Omega, il PRINCIPIO e il Fine". (Apocalisse, 21:1- 6):

In alcuni simboli alchemici del '600 troviamo delle varianti dello stesso significato del Gran Sigillo. In esso è rappresentata la sfera del Cosmo, nel cui centro brilla l'occhio radiante del Principio.

http://2.bp.blogspot.com/-ifq-5dJRCBk/UXknDokGBsI/AAAAAAAAAEU/F_w9BFGiQbA/s1600/Nusquam+tenebrae.jpg

https://3.bp.blogspot.com/-ayoz3ZHKByk/WZAhGXk7FbI/AAAAAAAAAyE/QTuJ4Fb8LsYdofwYxRRa56G4oaIexCrbwCLcBGAs/s1600/J%252C%2BBohme.jpg

https://4.bp.blogspot.com/-55i45dQnCGc/WZAgsWFojYI/AAAAAAAAAyA/Hi0vJrE_EY8hw6k5m0E3uHivsJIjk6zcwCLcBGAs/s1600/occhio.jpg

Mentre nel Gran Sigillo il carattere di fondamentalità del Principio è rappresentato dalla sua posizione di vertice della piramide, in questa figura è espresso come centralità: l'occhio radiante è posto nel centro della sfera in modo che "nusquam tenebrae", "in nessun luogo ci saranno le tenebre". Grazie al Principio, i misteri del mondo saranno rivelati, conformemente alla promessa evangelica: "Non c'è niente di occulto che non sarà rivelato, né segreto che non sarà conosciuto" (Luca, 12:2).
Di fatto, il Principio è un punto di vista universale, il punto di riferimento ultimo, l'occhio di Dio nel centro del mondo.

Scrive Pico Della Mirandola:

"Ti ho posto nel centro del mondo affinché da lì tu potessi scorgere tutto ciò che c'è nel mondo". [Oratio de homini dignitate, fol. 131 r]

L'analogia tra piramide e sfera è anche rigorosamente geometrica, perché geometricamente la sfera equivale a una piramide: dobbiamo immaginare una piramide la cui base si estenda incurvandosi intorno al proprio vertice fino a richiudersi e a formare una superficie sferica centrata nel vertice stesso. Infatti, il volume della piramide è uguale a *b x h : 3* (area di base x altezza diviso 3) che nella sfera diventa *s x r : 3* (superfice sferica x raggio diviso 3). Non è difficile rendersi conto che si tratta della stessa formula, nella quale b diventa s e h diventa r.
Nel Grande Sigillo il carattere trascendente-metafisico del Principio è sottolineato dalla separazione del vertice, mentre nella figura alchemica dal fatto che in una sfera il centro trascende la superficie pur essendo la sua origine (in geometria il centro di un cerchio è detto anche "origine").

Per capire più da vicino quale sia il Principio a cui allude la simbologia, dobbiamo osservare un particolare di un'altra figura alchemica (Ars magna lucis et umbrae di A. Kircher, 1665 - Fig. 3)

https://1.bp.blogspot.com/--qvj3sPRx14/WB5pnA5GpjI/AAAAAAAAAtg/9MvOWD60_kQV53MD-boWAW4RTzfJD_LjwCLcB/s1600/Kircher.jpg

in essa l'"occhio-Principio" è collocato proprio sulla cima del Caduceo che è nella mano destra di Hermes-Mercurio, dio dell'Alchimia e simbolo occidentale della Complementarità degli opposti (il corrispondente orientale è il cerchio taoista del Yin-Yang).
Ed è sorprendente ciò che scrivono gli storici Guénon e Chevalier&Geerbrant. Dice Guénon:

"E' forse una semplice coincidenza la somiglianza che ha il nome Hermes con la parola Haram che in arabo designa la Piramide?
Hermes è chiamato anche «El-muthalleth bil-hikam», letteralmente «triplo nella sapienza», che equivale all'epitteto greco«Trismegisto», cioè, «tre volte grande».
E' interessante notare che la parola muthalleth designa anche il triangolo. (...) Alcuni studiosi attribuiscono un'importanza considerevole al fatto che la Grande Piramide non sarebbe mai stata terminata; effettivamente manca il vertice, e tutto quello che si può dire in proposito è che i più antichi autori di cui abbiamo testimonianza la descrivono tronca com'è oggi".   [R.GUÉNON: Forme tradizionali e cicli cosmici - pp.121-2]

Scrivono Jean Chevalier e Alain Geerbrant:

"Si attribuisce a Hermes Trismegisto l'idea secondo cui la cima della piramide rappresenterebbe il "Verbo demiurgico, Potenza prima procedente dal Padre e che governa tutte le cose". Al termine dell'ascensione piramidale, l'iniziato aspetterebbe l'unione col Verbo, così come il faraone defunto si identifica con il Dio immortale". [CHEVALIER & GEERBRANT: Dizionario dei simboli, II - pag. 232]
#1443
Tematiche Spirituali / Re:Lo specchio della verità.
13 Agosto 2017, 03:10:16 AM
Citazione di: Jean il 22 Giugno 2016, 14:46:51 PM
La verità è uno specchio caduto dalle mani di Dio e andato in frantumi.
Ognuno ne raccoglie un pezzetto e sostiene che lì è racchiusa tutta la verità.

Così diceva nel 13° secolo il grande pensatore e poeta persiano sufi Jalaladdin Rumi.



Quando la Verità è Dio e il frammento è una creatura fatta a immagine e somiglianza di Dio, nel frammento c'è tutta la verità. La famosa "sineddoche", la "pars pro toto".

http://3.bp.blogspot.com/-LU1mNSC6IJ4/Ur1gsCiNB0I/AAAAAAAAHTQ/KhK2XVovZPg/s1600/591px-Anatomical_Man.jpg

http://risvegliodiunadea.altervista.org/wp-content/uploads/2015/01/19716898_uomo_cosmico.gif

https://previews.123rf.com/images/sergey7777/sergey77771509/sergey7777150900008/45266836-The-symbolic-image-of-the-mandala-as-a-link-man-with-the-cosmos-Stock-Vector.jpg

«Quel lume celeste che splende al di sopra di noi, che brilla di là di tutte le cose, di la' dell'universo, nei mondi superiori oltre ai quali non v'è più nulla, questa luce è senza dubbio quella stessa luce che irraggia dentro l'uomo.
Come un granello di riso o d'orzo o di miglio; così questo spirito è Sé nell'intimo, d'oro come una fiamma senza fumo; ed esso è più grande del cielo, più grande dello spazio, più grande di questa terra, più grande di tutti gli esseri. ESSO E' LA MIA ANIMA; in esso, in quest'anima io penetrerò al momento del trapasso». (Satapatha-Brahmanam, 10,6,3)


"Il Sé potrebbe venir definito come "il Dio in noi". Gli inizi di tutta la nostra vita psichica sembrano scaturire, inestricabili, da questo punto e tutte le mete ultime e supreme sembrano convergervi. [...] Il Sé ha a che fare con l'Io quanto il Sole con la Terra".  [JUNG: L'Io e l'inconscio - pg.162]


#1444
Citazione di: davintro il 12 Agosto 2017, 22:49:02 PM
La "strategia" corretta sarebbe quella da un lato di non porre l'anima come sostanza a se stante separata dal corpo, dall'altro di svincolare la nozione di cervello dalla mera materialità. Non nel senso che il cervello non sia composto di materia, ma considerando la materia, aristotelicamente come condizione insufficiente della determinazione esistenziale dei singoli oggetti materiali, del darsi differenziato del loro senso. La materia in sé, non  esiste,  è pura indeterminazione, esiste in quando materia formata, materia cioè che assume un proprio senso e proprietà in relazione alla natura della forma che la configura rendendola "una certa cosa invece che un'altra", attribuendole una essenza. Nello specifico, il cervello non è pura materia, ma materia formata dall'anima, che la rende materia di un certo tipo, materia vivente atta a sostenere e supportare i processi che la costituiscono come "anima razionale", cioè anima umana. Senza l'anima intesa come causa formale, essenza dell'umano il cervello non esisterebbe in quanto tale, la materia che lo compone non sarebbe organizzata come materia vivente e pensante. Ciò permette quindi di non pensare la mente come separata dal cervello, dato che l'anima razionale (forma) non potrebbe operare senza una materia su cui applicarsi, ma implica anche la necessità di ammettere un'irriducibilità dell'interiorità vivente (l'anima non è forma nel senso meramente geometrico, ma forma vivente, che muove la materia a formare a partire da un'interno, e la presenza di questo nucleo interno permette di vivere i processi mentali come vissuti in prima persona, su cui riflettere mediante l'introspezione. L'esperienza interna non può essere ricreata e rivissuta in laboratorio a partire da uno sguardo esteriore e oggettivante e ciò fissa i limiti delle scienze positive riguardo la conoscenza della mente umana, che resta così aperta allo sguardo fenomenologico che coglie la soggettività non come oggetto esterno, ma come attualità vivente, che non esclude la validità dei risultati delle scienze positive, ma li integra con quelli ricavabili dal suo approccio, autoriflessivo e autocoscienziale, e mirante a cogliere la struttura essenziale dei fenomeni coscienziali, e non la loro fattualità empirica
Ottima disamina filosofica!
E sebbene Eccles - che è uno scienziato - si limiti soltantoa sfiorare l'aspetto filosofico del nostro argomento, il punto di vista che si ricava dalla sua teoria è di gran lunga più prossimo al tuo di quanto non lo sia il rudimentale paradigma riduzionista attualmente imperante. Egli, infatti, nella sua prospettiva di "interazione causale in entrambe le direzioni" non separa affatto - come invece fa Cartesio - la realtà mentale da quella cerebrale; e quello che Eccles chiama "dualismo", di fatto è una dialettica tra due "principi" di pari dignità ontologica. Una dialettica, cioè, molto simile alla relazione che lega lo Yin e lo Yang della filosofia taoista.
#1445
Citazione di: Amphitrite il 12 Agosto 2017, 16:44:13 PM
Citazionemolto spesso per vincere il male è necessario opporvisi attivamente e combatterlo, e che in tali casi il "porgi l'altra guancia" è un atteggiamento inadeguato

Teoricamente parlando, sono più che d'accordo con te.
Tuttavia, dobbiamo prendere in considerazione anche i periodi storici in cui avvenivano alcuni eventi. Nel passato, in una società prevalentemente pagana, i cristiani erano una minoranza. Anzi, sappiamo che tutti loro nascondevano la loro identità religiosa per paura di essere perseguitati. I santi, purtroppo, poiché trasmettevano la parola di Dio erano, per forza, esposti ai nemici del Cristianesimo e quindi, condannati. Ribellarsi al verdetto di morte ed opporsi era impossibile per lo stesso motivo menzionato inizialmente.
Inoltre, se Cristo, nella sua umiltà, non avesse "porto l'altra guancia", dubito che la sua Crocifissione avrebbe avuto luogo, quindi anche la Resurrezione e nostra redenzione.
Se, invece, dobbiamo associare la tua ipotesi al mondo moderno, il risultato potrebbe essere diverso...
La società contemporanea e' ormai dominata più dal vizio che dalla virtù. L'Immoralità e' continuamente glorificata (anche grazie a coloro che la incoraggiano con il loro atteggiamento) mentre la sacralità e' diminuita oppure è esposta ai critici. Il ruolo della Chiesa è di non fare politica né di usare azioni forti o addirittura violente contro il Male che la sta minacciando (poiché in questo modo, con cosa sarebbe diversa dal suo avversario?). La Chiesa ha soltanto la missione di trasmettere alle future generazioni l'eredità di Dio.
D'altra parte, i cristiani contemporanei si sono opposti fin'ora a diverse minacce spirituali (vedi certe proteste che preferisco non menzionare per non essere accusata di atteggiamento estremista).
Questo è un discorso molto complesso e delicato, perché la Chiesa ha avuto un suo esercito per secoli e per secoli ha mandato al rogo migliaia di "eretici". E l'atteggiamento passivo che ha oggi sembra più un tentativo di compensare quell'estremismo squilibrato di allora con un estremismo di segno opposto, ma altrettanto squilibrato. E non è casuale che essa stia perdendo in misura crescente la sua autorità culturale-spirituale sulla gente. L'ateismo, l'agnosticismo e il relativismo (sia etico che epistemico) è diventato ormai un fenomeno di massa, e la profezia nietzschiana del "Dio è morto" si sta gradualmente avverando. La mia speranza è che questa morte (come accennavo in "L'ateismo come vangelo") sia l'annuncio di una imminente resurrezione di un cristianesimo trasfigurato e degno di quella "gloria" che è prefigurata e celebrata nel Vangelo.
#1446
Citazione di: Amphitrite il 12 Agosto 2017, 20:43:11 PM
Citazionea me pare l'esatto contrario dell'umiltà, un podio "negativo" è comunque un podio, e i migliori richiedono per se stessi sempre le migliori attenzioni (anche divine)
Quando San Paolo affermava su sé stesso di essere "il peggiore degli esseri umani", evidentemente intendeva dire che il peccatore era lui, mentre gli altri erano buoni. Questo atteggiamento equivale ad una breve invocazione originaria della chiesa cristiana-ortodossa, ossia: "Gesù Cristo, Figlio di Dio, abbi pietà di me, il peccatore". Lasciamo da parte i santi, e parliamo di noi: in qualità di essere umani, siamo predisposti a debolezze ed errori (col fatto, parola o pensiero). Quindi, non siamo perfetti; glorificando noi stessi, dimenticando il nostro stato effimero, è soltanto superbia. Persino Lucifero, avvolto da un Ego superbo, cadde dai più alti dei Cieli.
Tornando al nostro discorso, pensare di noi stessi di essere "peccatori" non è affatto negativo - perché siamo umani, perché sbagliamo incessantemente, perché abbiamo debolezze e paure, perché non siamo immortali.
L'umiltà è un modo di dire: "Signore, tutto ciò che ho è solo grazie a Te".
E per concludere, mi permetto di citare un proverbio:
"Ti lodi un estraneo , e non la tua propria bocca".

Ha ragione Amphitrite. Il riconoscimento dei propri limiti è un masochisticho "podio" solo quando è fine a se stesso, quando consideriamo quei limiti come una condizione statica, immutabile, priva di speranza di riscatto; ma non quando è visto come punto di partenza per un possibile cammino di evoluzione spirituale, quando è pervaso dalla speranza cristica che anche il peggiore dei peccati può essere perdonato e che anche la più infima condizione morale può essere gradualmente superata.
#1447
Citazione di: Jacopus il 12 Agosto 2017, 14:35:48 PM
Quindi  i simboli si piegano a diverse e contrapposte interpretazioni. La sua come la mia sono relative e quindi il simbolismo non fa altro che legittimare il relativismo dei significati, proprio quello che lei voleva confutare.

Non è questo il senso di quanto ho scritto.  Ho detto che il nostro mito simbolizza SIA l'esito eroico dell'impresa SIA quello tragico. E' eroica la vittoria contro l'uomo-bestia, cioè contro l'uomo privo di spiritualità; è tragica la vittoria contro l'aspetto di divinità che comunque il Minotauro incarna (il padre del Minotauro era un toro sacro, un dono del dio Poseidone).
Insomma, è la figura del Minotauro ad essere ambivalente, anzi, trinitaria: egli è, nello stesso tempo, animale, uomo e divinità. Nella lettura eroica del mito, il Minotauro incarna l'uomo bestia, mentre in quella tragica è l'uomo-dio colui che viene vinto.
Naturalmente, se dovessimo interpretare il mito SENZA riferirlo alla storia umana REALE, le due interpretazioni sarebbero frontalmente contraddittorie; ma quando scopriamo che l'uomo storico reale è SIA l'uomo impegnato a vincere la propria animalità (noi apparteniamo al regno animale), SIA "l'homo scientificus" che, grazie alla- (o per colpa della-) Ragione, ha "ucciso" il divino, allora le due diverse interpretazioni non sono più contraddittorie, ma diventano complementari poiché mostrano per intero il dilemma della condizione umana reale.
Nel mito biblico dell'Eden, ci troviamo di fronte allo stesso problema di ambiguità: il serpente è anch'esso una figura doppia (lingua biforcuta): da una parte è una manifestazione del divino (si trova nel centro della dimora terrestre di Dio) che invita l'uomo e la donna alla Conoscenza; ma, dall'altra, l'accettazione del "frutto proibito" costerà loro l'allontanamento da Dio stesso. Comunque non mettiamo troppa carne al fuoco: aprirò un thread su questo argomento.
#1448
AMPHITRITE
Non direi, invece, che il martirio è risultato di una rinuncia alla dignità individuale. Direi il contrario - il fatto che la maggior parte dei Santi hanno rifiutato di abbandonare la loro fede di fronte alle condanne di morte, dimostra che loro non hanno rinunciato alla loro dignità, ossia alle loro conoscenze e credenze morali e spirituali.

CARLO
Hai ragione. Ma io non intendevo dire che il martirio sia necessariamente un segno di codardia, bensì volevo sottolineare che molto spesso per vincere il male è necessario opporvisi attivamente e combatterlo, e che in tali casi il "porgi l'altra guancia" è un atteggiamento inadeguato che può risolversi addirittura in una complicità con esso.
E non sto dicendo niente di trascendentale, visto che in ogni paese civile i tutori della giustizia sono armati.
#1449
Per quanto la religione cristiana abbia molto da insegnarci in fatto di educazione e di crescita spirituale, il modello ideale di uomo non può coincidere con la figura del santo che, in nome di un univoco "porgi l'altra guancia", rinuncia alle proprie prerogative di coraggio, di nobiltà e di dignità individuale, sconfinando così nella passività (ignavia) e nel martirio. Trovo invece che l'uomo ideale sia molto più prossimo alla figura del Samurai, cioè al sacerdote-guerriero che coltiva, sì, le qualità dell'umiltà e della mitezza, ma anche e soprattutto quelle opposte-complementari del coraggio, del valore personale, della forza attiva. Un uomo, cioè, che è devoto al Primo degli esseri, Dio, ma anche all'ultimo dei fratelli, al debole, al perseguitato; ...che obbedisce e si sottomette alla giustizia, ma che ha l'ardire di disobbedire e di opporsi con la massima fermezza all'ingiusto e al prevaricatore, invece di lasciarsene martirizzare ignobilmente; ...che coltiva la fede, ma che non sacrifica ad essa la ragione e la conoscenza; ...che è capace di continenza, ma che non disprezza i sani piaceri della vita.
In altre parole, l'umiltà che non è bilanciata dal senso della dignità e della sacralità della propria persona sconfina nel martirio, nell'auto-umiliazione; per contro, l'orgoglio e l'amore di sé non temperati dall'umiltà sconfinano nell'egocentrismo e nella prepotenza. La fede senza la ragione e la conoscenza si degrada prima o poi in superstizione, mentre la ragione e la conoscenza prive del senso della grandezza della "Sapientia Dei" sfociano nella saccenteria e nella presunzione intellettuale.
In definitiva, anche la santità, o la Virtù, è una complementarità di opposti.

"La completa unione degli opposti è la summa medicina, che non sana soltanto i corpi, ma anche gli spiriti. [...] [Con essa] si tende a una condizione che gli indiani definiscono "nirdvandva", cioè "libera dagli opposti", concezione questa che è estranea, perlomeno in questa forma, all'Occidente cristiano. Si tratta infatti di una relativizzazione degli opposti che dovrebbe mitigare, se non addirittura risolvere, l'insanabile conflitto caratteristico dell'atteggiamento militante cristiano". [JUNG: Mysterium coniunctionis - pg.66]
#1450
Tematiche Spirituali / L'archetipo del Salvatore 2
11 Agosto 2017, 17:03:13 PM
Citazione di: Carlo Pierini il 11 Agosto 2017, 16:59:53 PM
...................
"I loro più splendidi cerimoniali erano in onore di Mithra, chiamato il Mediatore; essi celebravano la sua nascita con molti festeggiamenti iI 25 dicembre quando il sole incomincia sensibilmente a ritornare verso il Nord, dopo il suo lungo viaggio invernale." (Child: Progress of Religious ideas, vol. I, pg. 272). Stukeley osserva che l'adorazione di Mithra era diffusa in tutta la Gallia e in tutta la Britannia".   [W. WILLIAMSON: La legge suprema. Studio sulle origini delle religioni e sulla loro unità fondamentale - pg. 20]

"Molto tempo prima che Cortez approdasse alle loro spiagge, gli abitanti dell'antico Messico adoravano un Salvatore, Quetzalcoatl, nato in modo miracoloso, la cui festa si celebrava al solstizio di inverno. Egli era nato nel paese di Tula o Tlapallan, e lo aveva lasciato per visitare il Messico e portarvi l'istruzione. Dopo aver dato le leggi ed istruito il popolo per qualche tempo, annunziò che l'opera sua era compiuta, ed entrato in una navicella fatta di pelli di serpente, egli salpò verso oriente, dicendo che il Sole, suo padre, aveva bisogno di lui, ma promettendo di tornar di nuovo a regnare.
Egli è rappresentato come un uomo alto di statura, vestito di bianco, di carnagione molto chiara, e con barba e capelli biondi. L'interpretazione letterale del suo nome, secondo Lord Kingsborough, è "Serpente dalle ricche piume", e secondo Humboldt "Il serpente vestito di penne verdi". Una versione della leggenda di Quetzalcoatl, scrive Hartland, "racconta che il Signore dell'esistenea, Tonaca-Tecutli apparve a Chimalma, soffiò su di lei, risvegliò nel suo seno un germe di vita, ed essa dette alla iuce Quetzalcoatl. La nascita del figlio le costò la vita; ma, morta sulla terra, essa fu assunta al cielo corne Maria Vergine, e fu d'allora in poi venerata sotto il nome di Chalchihuitzli, la "Pietra Preziosa del Sacrifizio".   [W. WILLIAMSON: La legge suprema. Studio sulle origini delle religioni e sulla loro unità fondamentale - pg. 21]

"Gli antichi abitanti del Yucatan adoravano un Salvatore, conosciuto sotto il nome di Bacab, e che vien detto esser nato da una vergine a nome Chiribirias".
Huitzilopochtli, dio solare e guerriero azteco, era pur nato miracolosamente; la sua festa principale si celebrava al solstizio d'inverno, quando, fra altre cerimonie, la sua immagine veniva trafitta da una freccia. Egli è rappresentato adorno di serpenti. Si narra che Coatlicue, Ia madre, un giorno vide venire verso di iei, ondeggiando nell'aria, un fiocco di piume. Essa lo prese e se lo nascose in seno, e poco dopo si trovò incinta".   [W. WILLIAMSON: La legge suprema. Studio sulle origini delle religioni e sulla loro unità fondamentale - pg. 22]

"Secondo le scritture cinesi, Buddha si dice nato da una madre vergine, Maya, per il potere adombrante di Shing-Shin, "lo Spirito Santo;" ed i libri sacri riferiscono che la sua nascita fu annunziata nel cielo da un asterisrno che sorse all'orizzonte e che fu chiamato la Stella Messianica. Il Fo-pen-king dice che in tutti i cieli i Deva si unirono in questo canto: "Oggi Bodhisatwa è nato sulla terra a portar la gioia e la pace agli uomini e ai Deva, a sparger luce nei luoghi tenebrosi, e dar la vista ai ciechi".
Buddha fu anche chiamato il "Re di Perfezione," e nacque da una immacotata concezione; poichè Maya, sua madre, come la Vergine Maria, "era la rnigliore e la più pura tra le figlie degli uomini." Anch'egli è, insieme, il Padre e il Figlio, che s'incarnò per propria volontà, allo scopo di "sollevare il velo dell'ignoranza e del peccato dal mondo," come era stato profetizzato alla sua nascita. Il cielo e la terra, quando egli nacque, "si unirono per rendergli omaggio, mentre gli angeli cantavano i loro inni di vittoria, e gli arcangeli erano presenti a porgere aiuto". [...] Egli superò tutti i suoi compagni in potere e sapienza, ed istruì quelli che dovevano insegnare a lui. Come Gesù, fu tentato nel deserto dallo Spirito del Male, che egli vinse, e finalmente, come Gesù, fu confortato dagli angeli".  [W. WILLIAMSON: La legge suprema. Studio sulle origini delle religioni e sulla loro unità fondamentale - pg. 25]

"E' notevole il fatto che in quasi tutte le religioni di cui abbiamo qualche ricordo, l'equinozio di primavera è la data dell'anno assegnata alla morte ed alla risurrezione di un dio o di un uomo divino".   [W. WILLIAMSON: La legge suprema. Studio sulle origini delle religioni e sulla loro unità fondamentale - pg. 30]

"Il parallelo fra la storia di Krishna e quella di altri Salvatori di cui citeremo I'esempio, può riprendersi al di là della tomba; poichè egli è rappresentato come disceso nelle regioni infernali, risorto da morte, ed asceso al cielo.
Alludendo alle leggende che si riferiscono a Vishnù, Barth osserva che "esse lo rappresentano come la personificazione del sacrifizio, ed a questo proposito parlano della sua morte violenta, caratteristica che ben si addice ad una divinità solare, e che si ripete nella catastrofe finale di Krishna" (Barth: Religions of India, pg. 166). In un'altra incarnazione Vishnù è chiamato Wittoba o Balaji. Egli è rappresentato come crocifisso su una croce latina, ma non fissato ad essa, quantunque ai piedi si scorgano le stimmate dei chiodi, ed abbia gambe e piedi nella posizione di un uomo crocifisso. Egli porta una corona fatta a punta, una specie di mitra, e sopra lui sernbra scendere dall'alto una gloria di luce.
In una icona o irnrnagine di Wittoba, si vede un foro al costato e un cuore che gli pende sul petto. Si dice che Egli è "rinato sull'albero della vita". Nel Pantheon di Moor esiste una figura di questo "uomo crocifisso nello spazio", come lo chiamano i libri sacri indù. [...] La croce, come noi vedremo, è un simbolo della più grarade arutichità, ma la rappresentazione di una figura con le stimrnate di chiodi appartiene ad un periodo posteriore.
La delineazione più antica dell'attitudine crociforme, è la figura del dio nella volta del cielo, colle braccia aperte, in atto di benedire l'universo".   [W. WILLIAMSON: La legge suprema. Studio sulle origini delle religioni e sulla loro unità fondamentale - pg. 31]

In quasi tutte le religioni il dio, che è ucciso, risuscita dalla morte, oppure si rincarna immediatamente. Nell'Egitto Osiride è ucciso dal suo nemico Tifone, il serpente del male, che a sua volta è distrutto da Oro, figlio e rincarnazione immediata di Osiride. Osiride allora diviene "Signore delle vita al di là della tomba", e "giudice di tutte le anime". Come Osiride, egli è il sole che tramonta; come Oro, i raggi sorgenti del grande lurninare. GIi Egizi parlavano del sole, che tramonta all'ovest, corne se andasse fra le braccia di Osiride e nel "Paese dei Riposo" e dicevano che i morti dormivano con Osiride, come si dice che i morti cristiani riposano in Gesù. Tanto Osiride che suo figlio Oro sono rappresentati crocefissi, colle braccia aperte nella volta del cielo. [...] Osiride discende nel mondo sotterraneo dei morti; Cristo discende nell'Averno e predica "agli spiriti che sono in carcere". Osiride divenne il giudice delle anime; Cristo era quello destinato ad essere il giudice dei vivi e dei morti. Plutarco fa menzione del ritorno di Osiride dall'Ade dopo essere stato chiuso per lungo tempo in un arca, in stato di morte.  [W. WILLIAMSON: La legge suprema. Studio sulle origini delle religioni e sulla loro unità fondamentale - pp. 32-33]

"Tammuz-Adone in Babilonia e più tardi nella Siria fu un altro "Salvatore." La sua morte veniva ogni anno commemorata con canti funebri, mentre la sua immagine giaceva su un letto o su una bara. Per tre giorni era pianto come morto, ma poi seguiva l'allegrezza per la sua risurrezione. Durante la cerimonia della festa di risurrezione, che aveva luogo il 25 marzo, i sacerdoti, dopo aver toccato con olio santo la bocca di coloro che menavan cordoglio, raccomandavano loro di aver fede nel Signore, poiché le pene che egli ha sofferto hanno procurato la loro salvezza".  [W. WILLIAMSON: La legge suprema. Studio sulle origini delle religioni e sulla loro unità fondamentale - pg. 33]

"Mitra, il Salvatore Persiano, aveva una simile festa della morte all'equinozio di primavera. Parlando della sua risurrezione, Dupuis osserva che le religioni di Mitra e di Cristo hanno molte caratteristiche cornuni; Mitra, nato come Cristo il 25 dicembre, morì come lui, ed ebbe una tomba sulla quale i suoi discepoli si recavano a sparger lacrime. [...] Alla fine delle cerimonie funebri, che corrispondevano alle nostre feste Pasquali, essi pronunciavano queste parole: "Rallegratevi, sacro stuolo, di iniziati; il vostro dio è risorto dalla morte. Le sue pene e le sue sofferenze saranno la vostra salvezza".  [W. WILLIAMSON: La legge suprema. Studio sulle origini delle religioni e sulla loro unità fondamentale - pg. 35]

"Prometeo fu un altro Salvatore crocifisso. Si diceva ch'egli fosse un dio immortale, amico della razza umana, che non indietreggiò neppure d'innanzi al sacrifizio di sè stesso per la salvezza dell'urnanità. Si dice che egli venne inchiodato,'colle braccia distese, sul Monte Caucaso presso il mar Caspio. Il dio Ati, adorato nella Frigia, era chiamaio "il figlio unigenito" ed anche il "Salvatore". Egri veniva rappresentato come un uomo legato ad un albero, con un agnello ai piedi. "Ati," scrive Frazer, era per la Frigia, quello che Adone era per la siria. Come per Adone la sua morte e risurrezione erano ogni anno in primavera commemorate con una festa.
Le leggende ed i riti dei due Dei erano così somiglianti, che gli antichi stessi qualche volta li identificavano l'uno coll'altro. [...]
All'equinozio di primavera (22 Marzo) si tagriava un pino e lo si portava nel santuario di Cibele, dove veniva trattato come una divinità. Lo si adornava di nastri di lana e di ghirlande di violette, poichè si cliceva che re violette erano nate dal sangue di Ati, come gli anemoni da quello di Adone; e nel mezzo dell'albero si collocava la figura di un giovane".   [W. WILLIAMSON: La legge suprema. Studio sulle origini delle religioni e sulla loro unità fondamentale - pg. 36]

"Bacco era un altro dio solare, messo a morte dai Titani e come Osiride, tagliato a pezzi. Dopo un sonno di tre giorni nell'Ade, Giove ne rianimava il corpo e Pallade (la Sapienza) gli riportava il cuore. Secondo Dupuis la sua risurrezione dai morti era commemorata con grandi allegrezze la mattina del 25 marzo; alcuni dicono invece che era celebrata due volte l'anno, all'equinozio di primavera e a quello d'autunno; ed altri ancora che lo era al solstizio d'inverno. Egli è rappresentato mentre dice ai suoi adoratori: "Sono Io che vi guido, Io che vi proteggo e vi salvo. Io sono l'Alfa e l'Omega". Nei suoi misteri si portava in giro in suo onore un'arca sacra. Dupuis aggiunge che dopo la sua risurrezione Bacco ascendeva al cielo. Sotto l'altro suo nome, Dionisio, il mito è quasi identico. Secondo alcuni, le sparse membra di Dionisio furono rimesse insieme per ordine di Giove da Apollo, che le seppellì nel Parnaso".  [W. WILLIAMSON: La legge suprema. Studio sulle origini delle religioni e sulla loro unità fondamentale - pg. 37]

"Tra gli antichi popoli del Yucatan, il Salvatore era conosciuto sotto il nome di Bacab, e sembra essere stato, come Cristo, considerato quale seconda persona della loro trinità. Egli è rappresentato flagellato e coronato di spine prima d.'esser messo in attitudine di crocifisso, "colle braccia aperte su una trave di legno." Egli "rimase morto tre giorni, ed al terzo risuscitò ed ascese al cielo" (Kingsborough: Antiquities of Mexico, vol VI, p. 164). Secondo alcune tradizioni Messicane il dio Quetzalcoatl fu crocifisso su una trave di legno colle braccia distese, e si disse che egli fosse stato così ucciso per l'ingratitudine di coloro che era venuto a salvare".   [W. WILLIAMSON: La legge suprema. Studio sulle origini delle religioni e sulla loro unità fondamentale - pg. 38]
#1451
"Nel Vishnu Purana è scritto: "Krishna è l'incarnazione del supremo Brahma: quantunque sia un mistero il modo con cui il Supremo assuma la forma di un uomo". [...] Il nome di sua madre era Deva Maya, o Devaki, e la sua nascita fu miracolosa.
Benchè di stirpe reale, si diceva che egli (Krishna) fosse nato in una prigione la quale si era miracolosamente illuminata al momento della sua nascita, mentre un coro di angeli, o Deva, lo salutava. Il profeta Narada visitò i suoi genitori, esaminò le sue stelle, e lo dichiarò di discendenza divina. Egli fu salvato, con la fuga, dalla crudeltà di suo zio Kansa (l'Erode indù), che, nella speranza di ucciderlo, aveva ordinato la strage di tutti i neonati maschi nei suoi domini. Da fanciullo egli meravigliò i suoi maestri con la sua sapienza; fece molti miracoli; fu assalito dai Rakshasa (diavoli) e lavò i piedi ai Bramini.
Il carattere miracoloso della sua nascita, l'interposizione divina per salvare la vita di questo fanciullo divinamente generato, e I'ordine del re Kansa di distruggere i neonati maschi sono riferiti nel "Dizionario classico della mitologia indù". [W. WILLIAMSON: La legge suprema. Studio sulle origini delle religioni e sulla loro unità fondamentale - pg. 15]

"Nel "Hindu Pantheon" di Moor (Tav. 59) si può vedere Devaki rappresentata con in braccio il bambino Salvatore. [...]
Scrive Barth (Religions of India, pg. 173): «...L'analogia che esiste tra la teoria degli Avataras, e quella dell'Incarnazione, le curiose somiglianze che esistono tra la reggenda di Gesù e quella di Krishna, in cui occorrono, con più o meno punti di somiglianza, le scene pastorali della natività, l'adorazione dei pastori e dei Magi, la fuga in Egitto, la strage degli Innocenti, i rniracoli relativi all'Infanzia, la Tentazioìe, e la Trasfigurazione, e tutto ciò riferito ad un Dio di cui perfino il nome ha una certa affinità di suono con quello di Cristo». [...] Il dotto autore continua notando che una religione di fede e di amore «...poteva benissimo realizzarsi nell'India, come si realizzò altrove, nel ternpo opportuno, e INDIPENDENTEMENTE DA OGNI INFLUENZA CRISTIANA, nelle religioni di Osiride, Adone, Cibele, e Bacco...» (Religions of India, pg. 219).
Una divinità deil'India, ancora più antica, il Budha arcaico, dio di Sapienza, non ebbe probabilrnente origine storica. La storia della sua nascita lo descrive corne figlio di Soma, il dio lunare, e di Tara, mogtrie di Brihaspati, che, corne la Vergine Maria, è rappresentata in piedi sull'arco di luma crescente". [W. WILLIAMSON: La legge suprema. Studio sulle origini delle religioni e sulla loro unità fondamentale - pg. 16]

"In Egitto, la nascita di Oro, chiamato il Salvatore, era celebrata il 25 dicembre. "Egli è il grande dio amato dal cielo. La sua nascita è uno dei più grandi misteri della religione [egizia]. Egli era il figlio della divinità. A Natale, o all'epoca corrispondente a questa nostra festa, la sua immagine era portata fuori del santuario con speciali cerimonie, come l'immagine del Bambino Gesù è ancora adesso portata fuori ed esposta a Roma." (Bonwick, Egyptian Belief, p. 157)
Ma Oro non era il solo dio solare riconosciuto dagli Egizi. Suo padre Osiride, il Salvatore, (di cui Oro era una rincarnazione) nacque pure all'epoca del solstizio d'inverno da una vergine immacolata, la dea Neith, che, come Iside, madre di Oro, era conosciuta sotto i nomi di Madre di Dio, Vergine Immacolata, Regina del Cielo, Stella del Mare, Stella del Mattino, l'Interceditrice. Sembra pure che Osiride ed Oro abbiano rappresentato idee filosofiche. [...]
Iside è sempre rappresentata in piedi sull'arco di luna crescente con dodici stelle che le circondano la testa, mentre in quasi tutte le chiese cattoliche romane sul continente d'Europa si vedono statue e pitture rappresentanti Maria Regina del Cielo, dritta sulla luna crescente, colla testa circondata da dodici stelle.



Questo ricorda la descrizione che si trova nell'Apocalisse (XII, 1) della "donna vestita di sole, sotto a cui piedi era la luna e sopra la cui testa era una corona di dodici stelle".  [W. WILLIAMSON: La legge suprema. Studio sulle origini delle religioni e sulla loro unità fondamentale - pg. 17]

"Osiride, come pure la sua rincarnazione, Oro, veniva chiamato "Re dei Re" e "Signore dei Signori". Come quella di Gesù, la nascita di Osiride fu proclamata da voci angeliche, che in mezzo ad una gran luce annunziavano: "..È nato il signore di tutto il mondo, mentre tutta la natura stette silenziosa e tianquilla ad ascoltare".  Una storia consimile è raccontata nel Vangelo Apocrifo di san Giacomo, detto il protevangelio, sin cui si legge che al momento della nascita di Gesù tutta la natura restò im-
mota ed un gran silenzio cadde sulla terra e sufle sue creature".  [W. WILLIAMSON: La legge suprema. Studio sulle origini delle religioni e sulla loro unità fondamentale - pg. 18]

"In Babilonia troviamo Tammuz, il dio solare di Erido, adorato come Salvatore. Egli è descritto come l'unico figlio del dio Ea: sua madre aveva evidentemente molti nomi: Istar, Tillilli, Dav-kina, non erano che norni e forme differenti della stessa divinità. Istar può anche essere identificata con l'Ashtoreth delia Siria, con l'Astarte della Fenicia, e perfino con l'Afrodite della Grecia, rnentre alcuni scrittori hanno trovato il suo parallelo nell'egizia Hathor. [...] É raffigurata, nella Monumental Christianity, corme Mylitta col bambino Salvatore Tamrnuz sulle ginocchia. In un antico inno accadiano essa è
invocata corne "O Vergine Istar!". Ed anehe sotto altri aspettisi riscontrano corrispondenze colla Vergine Maria, poichè è rappresentata col figlio divino nelle braccia e con la testa circondata da un'aureola e coronata da dodici stelle. Corne la Vergine Maria anche essa era chiamata Regina del Cielo.
Seeondo le tradizioni babitronesi la nascita di Tamrnuz era di natura rniracolosa; ma il fatto più notevole di tutta la leggenda è ehe egli era consiclerato come figlio e marito di sua madre.
Come gli Egizi ed i Babilonesi tributavano onori divini ad Iside e ad Istar, così i Cartaginesi adoravano una 'gran madre' che sembra essere identica a Tanith-Arternis, la 'vergine celeste' ;
l'araba Làt era adorata dai Nabatei come madre degli dei". [W. WILLIAMSON: La legge suprema. Studio sulle origini delle religioni e sulla loro unità fondamentale - pg. 19]

"Nella Persia la nascita del dio solare Mithra, conosciuto altresì sotto il nome di Tseur o Salvatore, era celebrata al solstizio di inverno. Si diceva che egli fosse nato in una grotta, e che il suo nome fosse solo una versione di quello del Mitra Indiano, la divinità invocata in alcuni dei più antichi inni del Rig Veda, ed è evidente che gli Irani presero questo nome dagli Indo-Arii.
"I loro più splendidi cerimoniali erano in onore di Mithra, chiamato il Mediatore; essi celebravano la sua nascita con molti festeggiamenti iI 25 dicembre quando il sole incomincia sensibilmente a ritornare verso il Nord, dopo il suo lungo viaggio invernale." (Child: Progress of Religious ideas, vol. I, pg. 272). Stukeley osserva che l'adorazione di Mithra era diffusa in tutta la Gallia e in tutta la Britannia".   [W. WILLIAMSON: La legge suprema. Studio sulle origini delle religioni e sulla loro unità fondamentale - pg. 20]
#1452
Citazione di: lorenzo il 11 Agosto 2017, 09:48:08 AM
Ciao Carlo, mi pare che qui si dovrebbe qui parlare della libertà del pensare, quello sull'ostia era solo un inciso.

Sto parlando proprio della libertà del pensare. Se pensi come vero ciò che non è vero, danneggi te stesso e chi ti crede. Proprio come se ti nutri (e fai nutrire altri) di cibi avariati.
#1453
INVERNO
...per come l'ho inteso io, Kearney pone l'accento maggiormente sull'atteggiamento del credente che su una metamorfosi di Dio. In fondo Dio è come la bellezza, sta negli occhi di guarda. La sacralità ripristinata di cui parla, io l'ho intesa non come proprietà di Dio stesso, ma del rapporto del credente, che rinuncia alle posizioni "assolute",

CARLO
Sì, avevo capito cosa volevi dire. Tuttavia, le due cose non possono essere separate del tutto, perché un Dio considerato assolutamente inconoscibile (quello concepito da Kearney) e, invece, un Dio-Principio conoscibile, non sono un medesimo Dio. Il primo è un "Deus absconditus", totalmente separato dal mondo, cioè, estraneo al creato, completamente assente dalla realtà spazio-temporale; mentre il secondo è un Dio che ha creato il mondo e gli esseri viventi "ad immagine e somiglianza di Sé" e che dunque è - come osservava Tommaso - una "Analogia Entis", cioè, qualcosa di conoscibile (sia pur indirettamente) a partire dalla conoscenza profonda del Creato e dell'uomo, come immagine riflessa in essi. Come scrive Jung:

"L'ipotesi dell'esistenza di un Dio assolutamente metafisico, al di là di ogni esperienza umana, mi lascia indifferente; né io agisco su di lui, né lui su di me. Se invece so che Egli è un possente impulso nella mia anima, me ne devo interessare".    [JUNG: Studi sull'Alchimia - pg.59]

"Nel definire Dio o il Tao come un impulso dell'anima o uno stato psichico, ci si limita a compiere una asserzione su ciò che è conoscibile, e non invece su quanto è inconoscibile, intorno al quale non potremmo affermare assolutamente nulla".         [JUNG: Studi sull'Alchimia - pg.63]

"La scienza non ha mai scoperto Dio; la critica della conoscenza sostiene l'impossibilità di conoscere Dio, ma la psiche umana afferma l'esperienza di Dio. Se così non fosse, di Dio non si sarebbe mai parlato".    [JUNG: La dinamica dell'Inconscio - pg.353]

"Il Sé potrebbe venir definito come "il Dio in noi". Gli inizi di tutta la nostra vita psichica sembrano scaturire, inestricabili, da questo punto e tutte le mete ultime e supreme sembrano convergervi. [...] Il Sé ha a che fare con l'Io quanto il Sole con la Terra".  [JUNG: L'Io e l'inconscio - pg.162]

INVERNO
Devo ammettere tuttavia che si tratta di una lettura complessa che non sono sicuro di aver compreso oltre ad un certo livello, quindi puoi prendere le mie considerazioni con le pinze e affidarti a Vattimo.

CARLO
Ho citato Vattimo, non perché mi fidi del suo giudizio, ma perché, con la sua idea rinunciataria di "pensiero debole", rappresenta l'antitesi frontale del mio punto di vista.

P.S.
Appaiono anche a voi queste fastidiose "[justify/]" tra un periodo e l'altro del mio scritto?
#1454
Citazione di: Jacopus il 11 Agosto 2017, 11:42:51 AML'attacco di Teseo al mostro rappresenta quindi contemporaneamente una vittoria storica e una vittoria ideologica, quella della Grecia contro Creta e quella della ragione contro l'ignoranza e la bestaliatà arcaica, il mistero e in sostanza il sacro.
Quindi l'uccisione del Minotauro è esattamente il contrario di quanto asserito nel primo post. E' l'uccisione del sacro e del mistero a favore del percorso razionalizzatore dell'uomo moderno. Non a caso Teseo abbandonerà Arianna in un isola, dopo averla strumentalmente utilizzata per i suoi scopi e Arianna diverrà sposa di Dioniso, dio dell'irrazionale par excellence.

Certo, il Labirinto simbolizza il cammino verso un "centro nascosto", un "centro sacro"; ma può esprimere sia la possibilità di un esito eroico di questo cammino, sia quella di un esito tragico. E non è casuale che "Labirinto" derivi da "labrys" che è il nome greco della doppia scure, o ascia bi-penne, proprio per indicare questa dualità. Scrivono Guénon e Jung:


"Talvolta ci stupisce che ad uno stesso simbolo possano essere attribuiti due significati almeno in apparenza opposti l'uno all'altro. (...) Per comprendere ciò, occorre partire dal concetto di dualità quale presupposto di ogni manifestazione e quale elemento che la condiziona in tutti i suoi modi. Certamente questa dualità è in verità un complementarismo e non una opposizione; ma due termini che sono in realtà complementari, se vengono esaminati da un punto di vista più esteriore e contingente, possono anche apparire opposti. Ogni opposizione esiste come tale solo ad un certo livello, poiché un'opposizione irriducibile non può esistere: ad un livello più elevato essa si trasforma in un complementarismo, nel quale i due termini si trovano già conciliati ed armonizzati, prima di entrare infine nell'unità del principio comune donde entrambi procedono.  (...) Si può così comprendere che il considerare in un simbolo due aspetti contrari è del tutto legittimo, poiché essi sono correlativi e quindi la loro esistenza è in qualche modo solidale. (...) I due aspetti possono trovarsi riuniti in una medesima figurazione simbolica complessa, e ciò dimostra che essi non si escludono affatto e che possono essere colti simultaneamente. (...) Una dualità può disporsi, quanto alla reciproca situazione dei suoi termini, in senso verticaleoppure orizzontale (schema a forma di croce del quaternario). Un esempio del primo caso è dato dai due triangoli che formano il Sigillo di Salomone, mentre, quale esempio del secondo caso, abbiamo i due serpenti del Caduceo". [R. GUÉNON: Il regno della Quantità e i segni dei tempi - pp.199/200]

"I simboli non hanno un solo significato, ma diversi e spesso addirittura caratterizzano una coppia di opposti: per esempio, la stella mattutina [Mercurio], denominata anche Lucifero (che annuncia la luce), è un simbolo molto noto allo stesso tempo di Cristo e del Diavolo. L'interpretazione corretta dipende dal contesto". [JUNG: Psicanalisi e psicologia analitica - pg.267]
#1455
Citazione di: lorenzo il 11 Agosto 2017, 10:08:24 AM
Ottimo (solo) il riferimento a Fulvio Grimaldi, del resto non ho capito nulla.
Chi è Fulvio Grimaldi?