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Messaggi - Sariputra

#1441
Tematiche Spirituali / Re:Mi bolle l'inferno!
05 Gennaio 2017, 23:46:44 PM
Non riesco ad immaginare un inferno peggiore di quello che può vivere un padre, o una madre, vedendo il suo piccolo riverso nella sabbia, con il viso sprofondato, il corpo freddo, inerte. E le onde impassibili, atrocemente, disgustosamente indifferenti che si frangono sopra. In quel corpicino c'è un abisso più grande di ogni immaginario pozzo infernale di stagno fuso: l'abisso della solitudine umana di fronte ad una Natura ( la Madre vorace) che non prova alcuna pietà. Davanti a questa superiore indifferenza non possiamo che opporre la nostra feroce accusa, il nostro rifiuto e gridare:" Tu non sei Bene!" . Quale essere può aver partorito un luogo simile? Questa palla tonda persa nell'infinito e piena di dolore? Ditemi il Suo Nome , se lo conoscete! Ma non parlatemi di sogni, di segni, di simboli e archetipi. Vorrei solo tenere tra le mie braccia quel piccolo e dire."Anch'io ti ho ucciso!".
E signori teisti e deisti che leggete non venitemi a dire che è l'egoismo dell'uomo che ha schiantato sulla fredda e bagnata sabbia quel piccolo, a meno che non sappiate dimostrarmi che l'uomo non è stato anche lui partorito dal ventre marcio di quella Madre maledetta che è la Natura.
Oggi come 2.500 anni fa solo una cosa serve: andarsene! Via, via da queste sponde!

P.S: Arrabbiarsi vuol dire avere una relazione.
      Questa notte sono mortalmente stanco di vedere e provare dolore...
#1442
Tematiche Spirituali / Re:Mi bolle l'inferno!
05 Gennaio 2017, 15:28:32 PM
Sto scrivendo degli inferi per simboli e visioni oniriche, perché proprio di sogni si tratta, o per meglio dire di incubi. Sono  terrori così profondi, che vengono dall'abisso insondabile del tempo, dagli angoli non illuminati dal fuoco delle prime caverne abitate. Sono il terrore di cadere dagli alberi dove ci rifugiavamo per fuggire i predatori notturni. I demoni che popolavano quelle tenebre minacciose erano forse proprio le bestie predatrici che ci cacciavano. L'inferno era quel buio, pieno di suoni misteriosi: i suoni della savana o delle foreste primordiali. I Deva , abitanti del cielo illuminato dalle stelle, erano i nostri protettori. Quando cadevamo in pasto dei demoni però rivelavano anche, a volte, il loro volto mostruoso di asura. Così il bene e il male si fondevano nella Grande Madre che dava la vita e la toglieva. Madre che non era né buona né cattiva, ma sempre feconda di nuovi demoni e di nuovi dei.

"Desideroso di vedere Maya, ottenni il favore di una visione: una goccia d'acqua si gonfiò, diventò una fanciulla, poi una donna che partorì un figlio. Appena questo fu nato, la madre lo prese e lo divorò. Parecchi altri bambini nacquero così e furono ugualmente divorati. In tal modo io conobbi Maya."
Variante delle due ultime frasi:
"E tutto ciò che entrava nella sua bocca svaniva nel vuoto. Essa mi mostrava così che tutto è nulla. E sembrava dire: "Vieni a me, confusione! Vieni a me, illusione! Vieni!" ( Sri Ramakrishna )

"C'è qualcosa o qualcuno che si muove nelle tenebre?" ci chiediamo. A volte pare di sì, altre di no...Ecco sorgere il demone del dubbio.

"Vi sono tre categorie di uomini che non possono mai arrivare alla conoscenza spirituale: i disonesti, i troppo meticolosi in materia di pulizia esteriore, e coloro che sono sempre portati a dubitare. (gli esseri posseduti dal demone del dubbio...nota del Sari citatore) Anche provando mille volte non si arriverà mai a raddrizzare la coda di un cane (di un demone, ossia di uno di noi...); così lo spirito di un uomo perverso non si migliora mai". (Sri Ramakrishna)

Inferno e Paradiso formano una dualità. Dei e demoni ne formano un'altra. Ciò che si eleva al di sopra di ogni dualità scorge la bocca vorace della Madre...
#1443
Tematiche Spirituali / Re:Mi bolle l'inferno!
05 Gennaio 2017, 10:56:09 AM
"Ogni colpa è una cella che si apre e ogni malvagio genera, morendo, il mostro che la sua vita ha plasmato" (Victor Hugo)

Non siamo noi che sprofondiamo negli inferi, ma piuttosto il mostruoso essere che simboleggia tutte le nostre omissioni, le nostre perverse inclinazioni maligne, la nostra fame insaziabile di esistenza. ( cosa c'è di più volgare che il piegarsi a questa ingordigia d'esistenza?...). Nella morte , mentre noi svaniamo nel fumo che si leva dalle pire funerarie o nella digestione di grassi vermi sotterranei, ecco che si libera il demone  che è in noi, il nostro alter ego, ma la sua libertà dura poco, il peso della fame lo fa sprofondare nel pozzo buio dove è pianto e stridor di denti e dove si spalanca la cella della rinascita, della catena eterna del vivere. "Oh, se potessi non sentire questa fame che mi tortura e che mi spinge sempre a cercar sazietà," si lamenta il demone che era in noi "forse, se potessi viver ancora, potrei trovare il modo di liberarmene" si illude mentre va in cerca di caldi uteri materni...Appena rinasce però...ecco la terribile fame, ancora presente, sempre presente, cagione di pianti terribili del rineonato demone che strizza e morde mammelle per saziarsi. Poi...l'oblio, la dimenticanza del pozzo nero, la Bellezza ingannevole dell'esistere, il sogno di Dio...

"Non peggiorate l'inferno con orrori immaginari: la Scrittura ci parla di nostalgia per la felicità perduta, dei dolori di un supplizio senza fine (e quale supplizio è peggiore dell'aver fame in eterno?... nota del Sari),  dell'oblio di Dio. (l'abate di Bandeville)

Ma proprio l'oblio di Dio, di quell'Essere che l'ha abbandonato nel dolore, il demone alla fine ricerca, correndo appresso al desiderio di non esser demone, restando però un demone...
#1444
Tematiche Spirituali / Re:Mi bolle l'inferno!
04 Gennaio 2017, 17:24:48 PM
Citazione di: Apeiron il 04 Gennaio 2017, 16:37:13 PMGiona grazie della precisazione :) . Comunque nemmeno io ritengo i Rolling Stones o simili un grande esempio da seguire. Sul versetto lo interpreto praticamente allo stesso modo.
Citazione di: Sariputra il 04 Gennaio 2017, 15:30:29 PM"La religione è per le persone che hanno paura di andare all'inferno. La spiritualità è per coloro che ci sono già stati" (Vine Deloria, Sioux) Gli stati d'animo infernali spingono alla ricerca della spiritualità ? Viceversa la religione è semplicemente figlia della paura? O non sono forse proprio gli stati d'animo negativi dei prodotti della paura? La paura dovremmo forse considerarla la matrice, il crogiolo dove si fondono le negatività, l'odio e le illusioni di durare in eterno, di avere un ego sostanziale non legato al tempo, al grande corruttore? Gli dèi stessi si corrompono, si fondono nelle coscienze e prendono sembianze di demoni. Ciò che si adorava , ora si teme ( Deva e asura si scambiano i ruoli)...l'angelo di luce è ricoperto di fango... Il fango delle sepolture nel ventre umido della terra, nella corruzione e nel marciume, ed ecco...un nuovo demone appare nel mondo, un nuovo divoratore di vita. Appare ora la spiritualità: il segno è il fuoco delle pire funerarie, dei cimiteri all'aperto con banchetto di avvoltoi e di nibbi, delle torri del silenzio di Zarathustra dove gettare i cadaveri in pasto agli uccelli perché i demoni e gli spiriti che infestano il morto non contaminino la terra e nemmeno il fuoco puro, spirituale... Come ingrassano gli avvoltoi sopra il silenzio di queste torri, di questi inferni all'aperto! ( La comunità Parsi ha stanziato 200.000 $ per l'allevamento di queste nobili creature, di questi uccelli misericordiosi sempre più rari, in estinzione, così che tocca gettare nel pozzo della torre i corpi semi-divorati...). Il demone così divorato si trasforma in caldo guano d'uccello, che scende dall'azzurro cielo a fecondare la perfida terra...
Non sono d'accordo che la religione sia "inferiore" alla spiritualità o almeno non lo è necessariamente. Bisogna anche infatti distinguere tra religione "vera" nella quale la fede più che una credenza è una fiducia (e inoltre più che una paura si nota una pace dell'animo) dalla religione come superstizione o indottrinamento. Per come la vedo io è un po' come lo sviluppo della coscienza: inizialmente si è "santi per paura" ossia si temono le conseguenze negative delle proprie azioni, atteggiamento che denota già un miglioramento dallo stato per il quale "si fa quello che si vuole". Dopo si sviluppa meglio la coscienza e ci auto-vietiamo di fare delle cose non tanto per le conseguenze ma proprio perchè iniziamo ad avere un disgusto per le azioni "malvagie". La paura comincia a diventare un timore "sano", reverenziale in cui si capisce che si è piccoli davanti a qualcosa di infinitamente più potente di noi. Il timore è un atteggiamento simile al "sublime". Sentiamo una cosa superiore a noi e inziamo a rispettarla. I buddhisti ci dicono che "hiri" (disgusto per le cattive azioni) e "ottapa" (paura del karma negativo) sono i "guardiani" e sono fattori da coltivare specialmente all'inzio ma che comunque non devono mai essere veramente lasciati da parte. Lo si fa "automaticamente" solo al raggiungimento della santità nella quale d'altronde si vive solo d'amore e la paura scompare del tutto. Detto questo la paura a mio giudizio è sana se non cade però nel terrore (esempio idiota: la paura ci mantiene vigli perciò se abbiamo paura di morire di certo non andiamo con la macchina contro un albero, il terrore non ci fa uscire di casa...). Il problema delle religioni diciamo "organizzate" è che tende a mettere il dogma come fondamento della religione e non l'esperienza, di modo che in genere ci si fa un'idea sbagliata della religione. Non a caso le persone più spirituali sembra che abbiano sempre in fase iniziale (e non solo...) rifiutato la fede, salvo poi abbracciarne un'altra o tornare a quella di partenza. Motivo per cui l'indottrinamento secondo me fa più male che altro, anzi fa sentire prigionieri di un'ideologia, cosa che poi porta alla ribellione. Paradossalmente mi sento più "religioso" adesso che sono "agnostico incline al teismo" (non so che termine migliore darmi, spero che si intuisca quello che voglio dire) di quando da piccolo andavo sempre a messa ecc. Credo che la questione sia dovuta al fatto che sto vivendo con le esperienze e non con le dottrine.

Non credo si tratti di inferiore o superiore, ma bensì di due cose che hanno dei punti in comune, così come delle diversità. Seguire una religione, aderirvi , comporta anche l'adesione a tutta una serie di ritualità, feste, atti concreti che invece non sono presenti nella sola spiritualità. Per es. : ci si può definire cristiani solamente affermando di credere in Dio? Senza mai partecipare all'eucarestia, alle messe, alla confessione,? Senza ritenersi vincolati a seguire tutti i precetti morali? O ci si può definire buddhisti senza praticare la meditazione, senza offerte, senza seguire tutti i cinque precetti? A mio parere no.  Mentre nel cammino spirituale possiamo imbatterci in esperienze e intuizioni analoghe  a quelle che molte religioni pongono a loro fondamento, senza per questo necessariamente identificarci con esse.
Posso intuire la presenza dell' indescrivibile-Indescrivibile senza dare a questa intuizione alcun nome; senza prorompere subito in frasi come 'E' il Cristo' o 'E' il Nibbana'...
Quando quel Sioux che ho citato parla di un inferno già vissuto, mi sembra indicare lo stato di sofferenza dal quale spunta il fiore della ricerca spirituale. Ricerca che può, alla fine, decidersi di abbracciare in toto una particolare forma istituzionalizzata di religione, come anche no...Può definirsi vera o completa ricerca quella che si propone solo di capire se una forma religiosa è vera o falsa? Pensare così condiziona già la mente, la devia verso una meta già immaginata. Quando Siddharta ha abbandonato la reggia paterna per cercare il modo di fuggire da nascita-vecchiaia-malattia-morte, non si proponeva certo l'obiettivo di capire se la religione predicata dai brahmini fosse vera o falsa. Cercava la Liberazione da qualcosa di concreto che faceva parte della " propria" esistenza.  La sua era una ricerca autentica che nasceva da un'urgenza, da uno stato ritenuto insoddisfacente. Forse potremmo fare un paragone con l'imparare ad andare in bicicletta. Non impari "seduto sul nulla", hai bisogno di una bicicletta, di rotelline all'inizio o di un papà che ti tiene per la sella. Osservi come pedalano gli altri e tenti di imitarli ( e questa è la religione). Ad un certo punto però, dopo aver bene osservato ed esserti ben addestrato e consigliato...ti lasci andare da solo, con il papà che ti grida:" Così, così...vai così, non ti fermare!" (e questa è la spiritualità). Le due cose hanno molti punti in comune, ma non sono esattamente la stessa cosa( i più arditi riescono ad imparare ad andare in bicicletta senza l'aiuto di nessuno... :D)

P.S. Stiamo però andando fuori tema infernale, come al solito...Quale orrore ti immagini per il tuo post-mortem?  ;D
#1445
Tematiche Spirituali / Re:Mi bolle l'inferno!
04 Gennaio 2017, 15:30:29 PM
"La religione è per le persone che hanno paura di andare all'inferno. La spiritualità è per coloro che ci sono già stati" (Vine Deloria, Sioux)

Gli stati d'animo infernali spingono alla ricerca della spiritualità ? Viceversa la religione è semplicemente figlia della paura? O non sono forse proprio gli stati d'animo negativi dei prodotti della paura?
La paura dovremmo forse considerarla la matrice, il crogiolo dove si fondono le negatività, l'odio e le illusioni di durare in eterno, di avere un ego sostanziale non legato al tempo, al grande corruttore?
Gli dèi stessi si corrompono, si fondono nelle coscienze e prendono sembianze di demoni. Ciò che si adorava , ora si teme ( Deva e asura si scambiano i ruoli)...l'angelo di luce è ricoperto di fango... Il fango delle sepolture nel ventre umido della terra, nella corruzione e nel marciume, ed ecco...un nuovo demone appare nel mondo, un nuovo divoratore di vita.
Appare ora la spiritualità: il segno è il fuoco delle pire funerarie, dei cimiteri all'aperto con banchetto di avvoltoi e di nibbi, delle torri del silenzio di Zarathustra dove gettare i cadaveri in pasto agli uccelli perché i demoni e gli spiriti che infestano il morto non contaminino la terra e nemmeno il fuoco puro, spirituale...
Come ingrassano gli avvoltoi sopra il silenzio di queste torri, di questi inferni all'aperto! ( La comunità Parsi ha stanziato 200.000 $ per l'allevamento di queste nobili creature, di questi uccelli misericordiosi sempre più rari, in estinzione, così che tocca gettare nel pozzo della torre i corpi semi-divorati...).
Il demone così divorato si trasforma in caldo guano d'uccello, che scende dall'azzurro cielo a fecondare la perfida terra...
#1446
Tematiche Spirituali / Re:Mi bolle l'inferno!
03 Gennaio 2017, 15:46:44 PM
Sia che s'intenda come un luogo oppure come uno stato dell'animo, l'inferno, per essere veramente inferno, ha bisogno di essere abitato. E chi sono gli abitatori delle tenebre sulfuree ? Sono i démoni, quegli esseri dal viso abbruttito, deforme, macchiato dall'eccesso di godimento che ha reso pesante come piombo la loro coscienza e li ha fatti precipitare in basso, scesi sotto il fondo della loro bara, giù sempre più giù in mondi infernali dove si agitano come asura, in preda del loro stesso desiderare, rimasto insoddisfatto. Allora si avventano nelle altrui coscienze per godere ancora, per saziarsi di piaceri, per guardarsi con altri occhi che nascondano le loro mostruosità. Hanno nomi che evocano antiche divinità pre-vediche: Indra, Agni, Soma, Rudra, Varuna...La loro bellezza è perduta  e disperano di tornare tra gli uomini e poi tra gli déi loro fratelli e la rabbia reitera il male , la sofferenza e l'inferno.
Chi non ha mai incontrato dentro di sé uno o più di questi esseri demoniaci? Non ricordate più i sogni puerili, nascosti sotto le coperte perché sentivamo la loro fetida presenza nel buio della cameretta? Il terrore quando colpivano le porte della nostra coscienza in meditazione? Piccoli e grandi venivano avanti paralizzandoci, finché abbiamo imparato ad osservarli e a capire che nulla potevano se noi non volevamo...Da quale abisso dell'inconscio mentale, dello spazio di vinnana, la dimensione senza dimensione della mente, salivano? Che cosa li evocava ? Perché ci volevano con loro nelle viscere del buio?
Potevamo forse liberarli? Restituirgli l'antico volto di Luce? Siamo forse il tramite della loro redenzione e del ritorno alla deità?

"Asura dalle mani d'oro, dalla corretta guida, colui che è (era) misericordioso, che aiuta (aiutava) , vieni verso di noi.
respingendo i démoni e gli stregoni, emergi dal buio ( dall'inferno ) deva da tutti invocato".
( Rig-Veda 1,35)
#1447
Tematiche Spirituali / Re:Mi bolle l'inferno!
03 Gennaio 2017, 08:44:40 AM
Citazione di: Jacopus il 02 Gennaio 2017, 20:28:57 PMCaro Sari, te la sei cercata! "L'inferno sono gli altri", J.P. Sartre.

"L'inferno sono gli altri" e , nello stesso tempo, l'inferno è l'assenza dell'altro (Apeiron). La solitudine esistenziale come condizione infernale, se subita, o come condizione creativa, feconda , se cercata.
La terra è un inferno; non è un caso che sia immaginato sotto, nel ventre stesso della terra, mentre tutto ciò che è paradisiaco è in alto, aereo, azzurro e ampio, molto ampio, infinito. Per fuggire all'infernale utero terreno si anela allo spazio silenzioso, che terrorizza e attrae allo stesso tempo. Ciò che è terreno appare come torbido, vischioso, un fango appiccicoso che rende difficile il camminare, che fa sprofondare sempre più giù verso l'antro bestiale. Però la spelonca minacciosa attrae, ci chiama con la sua forza naturale; sembra dirci: "Dove vuoi andare, illuso? Sono io la tua casa, non hai altra dimora che questa! Allora sguazza, immergiti nella colla  che sarai finalmente felice." Ma nemmeno questo cercar di abbracciare la nostra animalità ci rende felici; è sempre l'inferno dopo tutto...
#1448
Tematiche Spirituali / Mi bolle l'inferno!
02 Gennaio 2017, 16:06:22 PM
Come si potrebbe definire correttamente l'inferno? C'è una marea di definizioni e significati:
-Luogo che sta in basso, sotto terra, pieno di zolfo e gas puzzolenti, con strani esseri abominevoli e cornuti armati di forcone a tre punte.
-Valle degli inferi, tenebrosa e terrorizzante, dolorosa ("...gementi e piangenti in questa valle di lacrime...").
-Vino della Valtellina, prodotto con uve del vitigno nebbiolo, rosso come il diavolo, sui 12-13 gradi. Fatto bollire con spezie e cannella riscalda il cuore in queste gelide  giornate invernali. L'eccesso inebriante e peccaminoso conduce a percorrere la valle degli inferi in direzione del pozzo dell'Averno e dello stagno infuocato ( soprattutto se consumato in compagnia di giovani fanciulle scosciate...).
-Mandare all'inferno una persona fastidiosa, punzecchiante, inadeguata ( per es. "Vai all'inferno, Sari, con tutte le tue stupidaggini!).
-Desolazione, stato dell'animo umano ( "La mia vita è un inferno"). Frase tipica di chi si sente oppresso dalla moglie e ancor di più dalla di lei madre...
-Luogo di ritrovo delle anime condannate da Dio e di quelle che avevano scommesso che non ci fosse.
-Ordigni, armi, strumenti di tortura infernali come il guanto di ferro rovente, la botte piena di chiodi, lo stiramento degli arti. Tutte le prove in genere a cui tentano di fuggire i monaci buddhisti che non riescono a sviluppare la mente detta "paziente sopportazione del non-creato".
-Gli errori tragici che si commettono in nome del bene ("La via dell'inferno è lastricata di buone intenzioni").
-Luogo del Chaos, il demonio unico vivente prima degli déi, che da lui si originano e si coalizzano per contenerlo nei limiti dell'ordine ( Cosmos).
-Luogo dove abita il dio malvagio Seth ( molto usato nelle battaglie del videogames della serie "Imperium") adorato dagli egizi.
*Il Ghehinomm ebraico, su sette livelli, corrispondenti alle sette inclinazioni perverse dell'uomo, con migliaia di angeli che si divertono a somministrare la punizione, comandati da quell'esaltato di Dumah, spedito sottoterra perché aveva scommesso, perdendo ovviamente, che avrebbe battuto JHWH a scacchi.
-Sinonimo di essere umano ("Io sono l'inferno":..) . "Me miserevole! Per quale varco potrò mai fuggire l'ira infinita e l'infinita disperazione? Perché comunque fugga è sempre l'inferno; sono io l'inferno..." (John Milton)
#1449
Tematiche Filosofiche / Re:pensieri sull'inconscio
02 Gennaio 2017, 11:02:07 AM
Citazione di: maral il 02 Gennaio 2017, 10:56:48 AM
CitazioneE la psicanalisi ricadrebbe pienamente in quel paradigma classico (ma aggiungerei anche medioevale e moderno da Cartesio fino all'ottocento) basato sul dualismo razionale-irrazionale col primo termine che alla fine riesce a dominare il secondo rendendolo adeguato ad esso: conosciuto, spiegato, razionalizzato, mentre la coerenza verso l'assunto richiederebbe, al contrario, la caduta nello scetticismo scientifico, l'impossibilità per la ragione di svincolarsi in alcun modo dalle pulsioni desideranti individuali.
Concordo su questa considerazione: la terapia con cui la psicanalisi affronta il disturbo mentale resta evidentemente fondata sul logos interpretante, quindi non è coerente con il proprio assunto, resta a metà strada (e forse proprio per questa incoerenza non risolve la malattia psichica, soprattutto se di tipo psicotico o caratteriale, anzi, soprattutto nel primo caso può persino peggiorarla), ma è anche vero che proprio l'incoerenza della teoria mostra la validità dell'ipotesi che ne sta alla base, ossia la provenienza di ogni discorso logico da una matrice pre-razionale e pre-logica (preferisco indicarla in questo modo, piuttosto che con la parola "irrazionale" che ha senso solo collocandosi sul piano di una razionalità giudicante indipendente) che viene a trovarsi in qualsiasi elaborazione interpretativa, compresa inevitabilmente quella psicanalitica. Si potrebbe forse dire, estremizzando il discorso, che la psicanalisi non cura la psicosi, perché rappresenta essa stessa una forma di psicosi, per quanto ben inserita nei termini sociali.

Maral, allora... se tutto è psicosi si deve anche trarre la conclusione che nulla è psicosi ? ;D
#1450
Tematiche Spirituali / Re:Sono un essere inadeguato
02 Gennaio 2017, 01:23:47 AM
AMORE NATURALE

Mai ho provato un freddo più intenso.Sto in piedi sotto il pergolato e il cielo si sta riempiendo di arancio verso occidente. Lo sto aspettando da un pò di tempo; a volte ritarda...Poi lo vedo al cancello...E'arrivato a piedi, come suo solito...
-Apri il cancello V.!-Grido. Nel bosco dietro la Villa qualcosa si sta muovendo. Alzo lo sguardo e osservo i tralci secchi, avvizziti. Devo decidermi a potare, penso...
Adesso sta salendo lungo il vialetto lastricato. Ha uno strano impermeabile, con il cappuccio, che lo copre fin quasi alle caviglie...
Si ferma tranquillo e mi sorride. Anch'io gli sorrido. Giù sulla strada, molto in basso, voci di ragazzi che fanno chiasso...
-Accomodati o Venerabile. Ripariamoci da questo gelo.-
Mi segue nello stanzone al piano terra. Il fuoco nel caminetto sta divorando un grosso ceppo. V. arriva , prende l'impermeabile e saluta. Il Venerabile le passa la mano sui capelli, accarezzandoli...
Ci sediamo ai lati del vecchio divano scolorito. Il cuscino al centro è troppo soffice, quasi sfondato...
-Venerabile, come stai ? Ti senti comodo?-
-Sì, Sari.-parla lentamente, come al solito- Ho accolto con piacere il tuo gradito invito. Meravigliosi sono questi luoghi , con le colline spoglie. Come sai amo la pace del Monte. Ho sentito poi , nel tono della tua voce, la presenza dell'antica malinconia. Eccomi qui allora...-
La testa rasata, i grandi occhi azzurri, il sorriso mite sono gli stessi di sempre.
-Venerabile, la più alta e più completa mente del risveglio ottenuta dal Buddha è forse irraggiungibile?-
-Hai ragione, Sari. Riguardo alla più alta e completa mente risvegliata io non ho ottenuto nulla. Proprio per questo è chiamata la più alta e completa mente risvegliata. Se pensiamo che il Buddha abbia raggiunto un livello di comprensione esistente in maniera indipendente, questo ottenimento non può essere chiamata la più alta e completa mente risvegliata. Nello stesso momento in cui sorge il concetto di 'più alta e completa mente risvegliata' l'essenza di questa mente risvegliata sparisce. Per questo motivo il Signore Buddha ha dichiarato. "Io non ho ottenuto nulla".
-Spiegati meglio, se puoi, Venerabile. Come sai sono duro a comprendere.-
-Sari, quella mente è la stessa in ogni dove. Non si può definire superiore o inferiore, per questo è definita come la più alta e completa mente risvegliata. Questo frutto si ottiene attraverso la pratica di tutte le azioni positive compiute con spirito del non-sé, della non-persona, del non-essere vivente e della non-durata di un'esistenza. Sari, quelle che vengono chiamate dal mondo azioni positive non sono in effetti azioni positive. Proprio per questa ragione vengono chiamate azioni positive"-
Mi osserva negli occhi. Distolgo lo sguardo. La mia solita timidezza di antico retaggio...
-Tua figlia cresce, vedo e...quell'albero di natale è fatto con buon gusto...con molto buon gusto! Pochi colori e bene in armonia.-
Un caldo silenzio avvolge la sala. Lo specchio sulla parete opposta mi riflette, seduto sul divano...
-Venerabile, perché il Tathagata si è dato pena di traghettare gli esseri viventi alla sponda della liberazione?-
-Non dire così, Sari...non dire così. Non pensare in questo modo, Sari. Perché? In verità non vi è per il Buddha un solo essere che debba essere portato sull'altra riva. Se il Tathagata pensasse in quel modo, sarebbe preda dell'idea di un sé, di una persona, di un essere vivente o della durata di un'esistenza. Il Tathagata usa parole e idee proprio come fanno tutti: un fiore è un fiore e questa villa è questa villa, il risveglio è il risveglio e l'illusione è l'illusione. Anche se , a volte, nel suo parlare sembra sottintendere la presenza di un sé, il Tathagata non è prigioniero delle parole e delle idee.-
Adesso si ode distinto il richiamo della nostra civetta di casa.  Ha il nido su un vecchio olmo al limitare del boschetto.
-Sari, ascolta...ciò che il Buddha chiama "sé", in effetti è privo di quel sé come viene concepito da un essere ordinario. Sari, il Tathagata non considera nessuno come un essere ordinario. Proprio per questo può denominare qualcuno "un essere ordinario."-
-Parlami dell'amore.-
-Nel sentiero, Sari la non-dualità è la caratteristica essenziale dell'amore. Nell'amore la persona che ama e la persona amata non sono due. La sofferenza di una parte è pure la sofferenza dell'altra. L'amore ha una natura organica, di interessere.
-Io non riesco più ad amare...-
-Non dire questo, Sari! Se pensi ci sia un sé che non riesce ad amare, non riuscirai ad amare. Proprio lasciando andare l'idea di dover amare, la mente può essere visitata dall'amore naturale. Non hai bisogno di accumulare felicità.-
-Cosa intendi quando dici che non ho bisogno di accumulare felicità?-
-Sari, il Tathagata genera virtù e felicità, ma non è catturato dall'idea di virtù e felicità. Proprio per questo l'Onorato dal Mondo dice che non c'è alcun bisogno di accumulare felicità.-
-Dove posso andare per vincere la mia malinconia?-
-Sari, se qualcuno afferma che bisogna andare , venire, sedersi o coricarsi, quella persona non ha compreso quanto insegnato dal Buddha. Perché? Il significato di Tathagata è: 'Colui che non viene da nessun luogo e non va in nessun luogo'. Proprio per questo viene chiamato 'Tathagata.'-
-Devo accettare la mia vita qui vissuta, al limitare del bosco? Parlami ancora, Venerabile.
-Sari, tutti i fenomeni composti sono come un sogno, un fantasma, una goccia di rugiada, la luce di un lampo. Medita su questi fenomeni. Osservali.-
Si è alzato e si è avvicinato al caminetto. Si scalda le mani.
-E' una bella casa. Si sente che ha vissuto.-
-Devi andare subito? Resta per questa notte almeno. Ho una camera vuota...-
-Non posso, Sari...devo andare. Come sempre.-
-Ti sono grato per il tuo insegnamento-
Il Venerabile si inchina lentamente. Noto le scarpe malridotte e i calzini spaiati.
-Non disturbare tua figlia. Sarà a letto. Se puoi portami il cappotto...Prendo la stradina nel bosco.-

P.S. Liberamente adattata dal Vajracchedika Prajnaparamita Sutra ( compilato nel IV secolo d.C. e tradotto in cinese nel 868, conservato nel British Museum).
#1451
Tematiche Spirituali / Re:Senz'anima?
01 Gennaio 2017, 11:53:11 AM
Citazione di: paul11 il 31 Dicembre 2016, 19:42:51 PM
Citazione di: Sariputra il 31 Dicembre 2016, 15:36:30 PMSono molto d'accordo con le obiezioni sollevate da Apeiron al concetto di "filosofia perenne" o spiritualità universale che dir si voglia. Le somiglianze che possiamo vedere nei vari cammini sono per lo più attinenti al piano etico. Così troviamo sicuramente somiglianza tra i cinque precetti buddhisti e il decalogo delle fedi abramitiche,per esempio, ma una comunanza etica non intende che sorgano da una stessa sorgente e confluiscano nello stesso mare. L'etica è infatti un mezzo e non il fine della spiritualità, anche se è difficile, a mio parere, avere autentica spiritualità in assenza di un' etica morale. Potremmo forse raffigurarcela come il letto dove scorrono i vari fiumi della spiritualità, la modalità dello scorrere delle acque, non certo la sorgente( domanda) e la foce (risposta) e nemmeno la composizione delle acque stesse. Presupporre un Uno sorgente delimita già una teoria, come giustamente dice Apeiron, una nuova forma di religione che tende a ridurre a sintesi i vari sentieri che hanno come premessa questo ipotetico Uno. Un lavoro simile si tentò di fare con la teosofia che intendeva i vari maestri spirituali apparsi come espressione di un'unica Realtà esoterica. Così i vari Rama, Krishna, Mosè, Yeoshwa, Buddha, erano semplici "avatar" di questo Uno essenziale, con l'attesa messianica di una nuova incarnazione (Maitreya). Non ebbe molta fortuna. In primis perché ci vuole pure un certo criterio per preparare dei minestroni appetibili :) che raramente risultano tali se progettati a tavolino e poi perché, proprio per la sua artificiosità, mancava di quell'unicum che rende autentico un cammino di questo tipo, che presuppone una maestro autentico alla sua sorgente. Contrariamente ad Apeiron però non ritengo che si scelga un fiume piuttosto che un altro con un "salto nel buio", con un atto di fede. In realtà mi sembra che siamo "attirati" verso una sorgente piuttosto che un'altra. Cos'è che ci attrae a seguire il corso di un fiume piuttosto che un altro? La nostra stessa , connaturata , visione dell'esistenza, quella che noi sentiamo più "vera", più vicina al nostro sentire. E' la stessa ragione per cui aderiamo ad una certa filosofia e ne rigettiamo altre; che ci sentiamo attratti da una mora piuttosta che da una rossa ;D... Possiamo pure aver fiducia che non abbiamo bisogno di seguire alcun fiume particolare, ma risolverci di investigare con la nostra "anima" e trovare da noi stessi le risposte alle nostre domande ( che risolte farebbero di noi stessi degli esseri autentici senza bisogno di alcun maestro o guru...).
.............sei convinto che prima delle religioni abramitiche e prima del buddismo non ci fosse niente? Guarda la cartina geografica del mondo. Prima che l'India, con l'Asia si staccasse da Medio Oriente,e dall'Africa prima della deriva dei continenti , vedrai che all'inizio tutto era unito

Non sono affatto convinto che prima delle abramitiche e del buddhismo non ci fosse niente, come spiritualità, infatti credo di non aver mai sostenuto una simile idiozia.  Da quel che si comprende dai ritrovamenti archeologici ( in massima parte statuine che raffigurano la femminilità) risalenti al Neolitico , si intuisce un culto della Grande Madre e di tutto ciò che ruota attorno al concetto della fertilità che abbraccia l'intera Eurasia e Africa. Ritrovamenti nella Valle dell'Indo di un'antica civiltà ( i Mohenjo-daro scoperti dall'archeologo Gordon Childe) ci parlano di una somiglianza molto stretta con i Pelasgi, quei popoli del mare che popolarono il Mediterraneo , partendo sembra dall'Africa e poi , via via, il Medioriente ,spingendosi fino al M.Nero e quindi forse l'India.
Questa civiltà, si ritiene piuttosto pacifica e tranquilla, sembra avesse elaborato un culto con al centro la figura femminile, con la sua forza generatrice e ciclica che fungeva da "ponte" tra l'umano  e la Grande Madre Terra; culto legato all'avvento dell'agricoltura e al ciclo della vegetazione e alla prima deificazione delle forze, viste come contrapposte, della natura stessa  e di cui la femminilità sembra fosse intesa anche come armonia di questi contrasti. Non mi avventuro oltre perchè non dispongo delle competenze necessarie...
Non sostengo nemmeno che le successive forme spirituali siano definibili come "superiori" ( o più evolute...) rispetto a queste ( sotto molti aspetti sicuramente no...) ma mi sembra che , lentamente, la ragione e la riflessione filosofica abbiano iniziato il loro condizionamento e le prime differenziazioni profonde di approccio anche al tema spirituale. Spiritualità che , con l'avvento delle civiltà guerriere e indo-ariane, ha virato di 360 gradi, rovesciando la centralità della femminilità e instaurando il predominio del maschio-guerriero, con il suo politeismo fondato sulla Forza.

Buon Anno Paul11 !
#1452
Tematiche Spirituali / Re:Senz'anima?
31 Dicembre 2016, 18:27:35 PM
@Apeiron 
 Direi che siamo decisamente fuori tema...( ma è l'ultimo dell'anno, ci sta...) :D
 Buon 2017 anche a te e...
se per caso passi per Sotto il Monte, fermati a Villa Sariputra, che ti presento la Vania...penso che potrebbe essere la ragazza giusta per te ( con la sua gioia di vivere...) :D :D
#1453
Tematiche Spirituali / Re:Senz'anima?
31 Dicembre 2016, 16:40:10 PM
Citazione di: Apeiron il 31 Dicembre 2016, 16:04:46 PM
Citazione di: Sariputra il 31 Dicembre 2016, 15:36:30 PMSono molto d'accordo con le obiezioni sollevate da Apeiron al concetto di "filosofia perenne" o spiritualità universale che dir si voglia. Le somiglianze che possiamo vedere nei vari cammini sono per lo più attinenti al piano etico. Così troviamo sicuramente somiglianza tra i cinque precetti buddhisti e il decalogo delle fedi abramitiche,per esempio, ma una comunanza etica non intende che sorgano da una stessa sorgente e confluiscano nello stesso mare. L'etica è infatti un mezzo e non il fine della spiritualità, anche se è difficile, a mio parere, avere autentica spiritualità in assenza di un' etica morale. Potremmo forse raffigurarcela come il letto dove scorrono i vari fiumi della spiritualità, la modalità dello scorrere delle acque, non certo la sorgente( domanda) e la foce (risposta) e nemmeno la composizione delle acque stesse. Presupporre un Uno sorgente delimita già una teoria, come giustamente dice Apeiron, una nuova forma di religione che tende a ridurre a sintesi i vari sentieri che hanno come premessa questo ipotetico Uno. Un lavoro simile si tentò di fare con la teosofia che intendeva i vari maestri spirituali apparsi come espressione di un'unica Realtà esoterica. Così i vari Rama, Krishna, Mosè, Yeoshwa, Buddha, erano semplici "avatar" di questo Uno essenziale, con l'attesa messianica di una nuova incarnazione (Maitreya). Non ebbe molta fortuna. In primis perché ci vuole pure un certo criterio per preparare dei minestroni appetibili :) che raramente risultano tali se progettati a tavolino e poi perché, proprio per la sua artificiosità, mancava di quell'unicum che rende autentico un cammino di questo tipo, che presuppone una maestro autentico alla sua sorgente. Contrariamente ad Apeiron però non ritengo che si scelga un fiume piuttosto che un altro con un "salto nel buio", con un atto di fede. In realtà mi sembra che siamo "attirati" verso una sorgente piuttosto che un'altra. Cos'è che ci attrae a seguire il corso di un fiume piuttosto che un altro? La nostra stessa , connaturata , visione dell'esistenza, quella che noi sentiamo più "vera", più vicina al nostro sentire. E' la stessa ragione per cui aderiamo ad una certa filosofia e ne rigettiamo altre; che ci sentiamo attratti da una mora piuttosta che da una rossa ;D... Possiamo pure aver fiducia che non abbiamo bisogno di seguire alcun fiume particolare, ma risolverci di investigare con la nostra "anima" e trovare da noi stessi le risposte alle nostre domande ( che risolte farebbero di noi stessi degli esseri autentici senza bisogno di alcun maestro o guru...).
Caro Sariputra, come sempre mi poni ottime obiezioni. Diciamo che è entrambe le cose sia il "nostro modo di essere" sia "il contesto sociale" sia però anche "il salto nel buio" (vedi ad esempio la pena dei poveri Kierkegaard e Wittgenstein che erano molto attratto dalla cristianità ma non riuscivano a "fare il salto"). D'altronde uno non diventa un praticante cristiano o buddista o induista se non decide apertamente di farlo anche perchè tale decisione condizionerà molto la sua vita. Il punto è che più uno conosce più dubita e più uno dubita meno è disposto ad accettare di "lasciarsi andare nel fiume..." (nemmeno se tale fiume è di sua "costruzione"...). C'è sempre l'elemento di "fede" in ogni percorso. D'altronde non mi faccio monaco theravada se non lascio da parte la mia tendenza a dubitare e cercare evidenze! Questo contraddistingue religione e filosofia/scienza/buonsenso... Il fatto poi che ci attrae ad esempio una rossa/mora/bionda/ecc (e magari siamo innamorati..) non implica che passeremo la vita con lei specialmente se ci facciamo tanti dubbi sulla durata dell'innamoramento, sui problemi coniugali... ;D

Ma non dobbiamo porci tanti dubbi sulla durata dell'innamoramento. Si ama e basta! Tu sei giovane, vorresti dirmi che, se vedi una bella ragazza e ne sei attratto, i dubbi sul fatto che potrebbe non durare, ti fanno desistere dall'amarla veramente? Sarà la vita a dirti se quell'amore dura o no, non certo i tuoi dubbi... ;D
Similmente sarà solo immergendoti nel fiume che potrai sapere se ti sta portando verso un mare puro e non verso uno stagno putrido.  Come capirlo? Se navigando diminuiscono i dubbi e crescono le certezze; se diminuisce la sofferenza e aumenta la serenità e il distacco...
Sono i frutti che ci parlano della bontà dell'albero...sempre tenendo in conto tutti i limiti della nostra condizione umana.
Se un frutto è buono, perché dubitare che lo sia? Si gusta e basta!... :)
Alla tua età ero uno sciupafemmine virtuale mostruoso. Mi sciupavo molto sognando l'"amore"....il problema era che loro non mi sognavano, accidenti!! ;D ;D ;D
#1454
Tematiche Spirituali / Re:Senz'anima?
31 Dicembre 2016, 15:36:30 PM
Sono molto d'accordo con le obiezioni sollevate da Apeiron al concetto di "filosofia perenne" o spiritualità universale che dir si voglia. Le somiglianze che possiamo vedere nei vari cammini sono per lo più attinenti al piano etico. Così troviamo sicuramente somiglianza tra i cinque precetti buddhisti e il decalogo delle fedi abramitiche,per esempio, ma una comunanza etica non intende che sorgano da una stessa sorgente e confluiscano nello stesso mare. L'etica è infatti un mezzo e non il fine della spiritualità, anche se  è difficile, a mio parere, avere autentica spiritualità in assenza di un' etica morale. Potremmo forse raffigurarcela come il letto dove scorrono i vari fiumi della spiritualità, la modalità dello scorrere delle acque, non certo la sorgente( domanda) e la foce (risposta) e nemmeno la composizione delle acque stesse. Presupporre un Uno sorgente delimita già una teoria, come giustamente dice Apeiron, una nuova forma di religione che tende a ridurre a sintesi i vari sentieri  che hanno come premessa questo ipotetico Uno. Un lavoro simile si tentò di fare con la teosofia che intendeva i vari maestri spirituali apparsi come espressione di un'unica Realtà esoterica. Così i vari Rama, Krishna, Mosè, Yeoshwa, Buddha, erano semplici "avatar" di questo Uno essenziale, con l'attesa messianica di una nuova incarnazione (Maitreya). Non ebbe molta fortuna. In primis perché ci vuole pure un certo criterio per preparare dei minestroni appetibili  :)  che raramente risultano tali se progettati a tavolino e poi perché, proprio per la sua artificiosità, mancava di quell'unicum che rende autentico un cammino di questo tipo, che presuppone una maestro autentico alla sua sorgente. Contrariamente ad Apeiron però non ritengo che si scelga un fiume piuttosto che un altro con un "salto nel buio", con un atto di fede. In realtà mi sembra che siamo "attirati" verso una sorgente piuttosto che un'altra. Cos'è che ci attrae a seguire il corso di un fiume piuttosto che un altro? La nostra stessa , connaturata , visione dell'esistenza, quella che noi sentiamo più "vera", più vicina al nostro sentire. E' la stessa ragione per cui aderiamo ad una certa filosofia e ne rigettiamo altre; che ci sentiamo attratti da una mora piuttosta che da una rossa ;D...
Possiamo pure aver fiducia che non abbiamo bisogno di seguire alcun fiume particolare, ma risolverci di investigare con la nostra "anima" e trovare da noi stessi le risposte alle nostre domande ( che risolte farebbero di noi stessi degli esseri autentici senza bisogno di alcun maestro o guru...).
#1455
Tematiche Spirituali / Re:Senz'anima?
31 Dicembre 2016, 00:43:24 AM
Citazione di: donquixote il 30 Dicembre 2016, 18:10:50 PM
Citazione di: Sariputra il 30 Dicembre 2016, 11:38:09 AMMi riallaccio a queste considerazioni per sottolineare, se ce ne fosse bisogno ( e da come si sviluppa la discussione mi sembra che ce ne sia...) che ogni spiritualità si fonda su un'esperienza , su un vissuto personale in larga misura incomunicabile. La pretesa umana che esiste una spiritualità universale e la cui fruizione sia alla portata di tutti è fallace. Oltre ai motivi di contesto storico e sociale in cui la determinata persona si trova a vivere ( il cui peso è tutt'altro che indifferente e anzi condiziona la comprensione profonda di forme spirituali non aderenti al contesto sociale ed educativo in cui è si è vissuto) esistono differenze fondamentali di esperienze. Una storiella illustra in maniera chiara questo problema complesso: Una carovana avanza lentamente sotto un sole accecante, attraverso un arido deserto. Tra i viaggiatori c'è un americano che, spinto dalla terribile sete, esclama:"Oh, cosa non darei per un bel bicchiere di 'ice-cream soda'!". Un tibetano, che gli è accanto, sente questa osservazione e chiede all'americano:" Che cos'è questo 'ice-cream soda' che tanto desideri?". "L'ice-cream soda è una bevanda fredda deliziosa!". "Ha lo stesso gusto del nostro tè al burro quando è freddo?". "No, assolutamente". "Ha il sapore del latte freddo?". "No, non esattamente; un 'ice-cream soda' ha un sapore assai diverso dal semplice latte freddo; può avere una grande varietà di gusti. E poi fa la schiuma". "Allora, se fa schiuma, ha il sapore della nostra birra d'orzo?". "No, assolutamente!". "Con che cosa è fatto?". "E' fatto con latte, crema, uova, zucchero, aromi, ghiaccio e acqua di soda...". Il tibetano, sconcertato, non è in grado tuttavia di capire in che modo una così grottesca mistura possa essere una buona bevanda. In questo modo, la comunicazione diventa estremamente difficile, senza una base comune di esperienza condivisa. Il mondo di Einstein, per es., è molto diverso da quello dell'uomo comune. Se le distanze che separano i "mondi" delle persone sono troppo ampie diventa arduo metterli assieme. Quando Siddhartha, altro esempio, cercò di descrivere la sua Esperienza al Suo uditorio, Egli presentì questa difficoltà. In molti dei Suoi discorsi, come testimoniano i sutra, spesso accompagnava le Sue espressioni con un'aria di rassegnazione, a significare che la Sua eseperienza vissuta, la Buddhità, non è qualcosa che si può spiegare con le parole o apprendere, come una formula, con il pensiero. La difficoltà basilare è che noi non siamo partecipi delle esperienza spirituali vissute da Siddhattha , da Yeoshwa o da Mohammed e nello stesso tempo e motivo non partecipiamo delle esperienze spirituali delle altre persone ( per es. degli altri frequentatori di un forum di spiritualità o filosofia... :)). L'Indescrivibile-Indescrivibile Spirale permea ciò che non può essere descritto...
La spiritualità universale esiste, in occidente si suole definire "philosophia perennis" ed è anche materia di un illuminante saggio di Aldous Huxley. Le religioni di tutti i luoghi e di tutti i tempi sono riconducibili ai medesimi principi di base, variamente espressi a seconda dei contesti. Lo spirito, essendo indivisibile a differenza della materia, non può che essere uno, e dunque anche il medesimo per chiunque. Il fatto che poi la comprensione dei suoi effetti, la sua razionalizzazione ai fini espressivi e comunicativi e la sua evocazione non siano semplici e non possano essere prerogativa di chiunque è cosa del tutto normale, e del resto anche una materia più "umana" come la fisica teorica è accessibile a tutti ma non tutti hanno le capacità di comprenderla nel medesimo modo e soprattutto nel modo corretto. Ma nel caso della fisica esiste un'autorità incontestabile e da tutti riconosciuta che ha l'ultima parola, alla quale chiunque è tenuto ad adeguarsi, mentre nelle cose di spirito ormai questa non esiste più (o meglio ne esistono molte, troppe, tutte in concorrenza fra loro) per cui ognuno andrà, a tentoni, per la propria strada, e la più evidente delle sciocchezze avrà la medesima dignità di un'affermazione indubitabilmente vera. Per quanto concerne il contesto sociale è indubbio che questo condizioni il modo di pensare, ma chi ha la seria intenzione di perseguire la ricerca della verità dovrebbe poterne prescindere e liberarsi, almeno dal punto di vista intellettuale, da tutti i propri pregiudizi e schemi mentali per poter assumere un punto di vista differente e vedere se questo non lo possa portare più lontano di dove è arrivato finora. E a questo proposito torna d'attualità la stracitata (anche su questo forum) storiella zen della tazza di tè il cui significato bisognerebbe sempre tenere presente ogni volta che si discute di argomenti che possano far vacillare le sovrastrutture da cui dipendono i nostri giudizi. Ogni esperienza spirituale è ovviamente personale, ma questa per poter avvenire necessita di essere stimolata, evocata, incoraggiata da qualcuno che l'abbia già vissuta e possa essere d'aiuto a riconoscerla. Se non fosse così non avrebbe alcun senso l'esistenza di tutti i maestri spirituali della storia dell'uomo e delle loro parole, e se non sbaglio lo stesso Buddha disse che il Dhamma è come una zattera che ti porta sulla riva dello spirito; certo poi bisogna scendere e proseguire da soli e non rimanervici aggrappati, ma la zattera è comunque necessaria per percorrere un tratto del proprio cammino. Lo stesso discorso è valido per qualunque testo sacro, che è comunque indispensabile per intendere la direzione da seguire; cioè, magari non è proprio indispensabile perchè teoricamente una persona può arrivare da sé a comprendere certe cose (come del resto anche tutte le altre), ma questo succede molto di rado, e il testo sacro sarà comunque utile per confrontarlo con ciò che si è compreso.

Se anche esistesse qualcosa come una "filosofia perenne", questa sorta di corrente mistica trasversale a tutte le forme umane di spiritualità, le sue realizzazioni resterebbero incomunicabili. Su quale base si potrebbe sostenere una simile ipotesi, visto che non è possibile comunicare con il linguaggio l'esperienza viva dell'Indescrivibile-Indescrivibile? Alla fine cosa resterebbe di una simile teoria sottoposta al vaglio della logica? Come possibile argomentare che l'esperienza vissuta da Maister Eckhart sia comune a quella, per esempio, di Hui Neng, come sostiene Huxley ( ma prima di lui Steuco e Leibniz mi sembra) ? Forse può essere qualcosa più che non una speranza, un desiderio umano di sintesi, che tenta di trovare e conciliare un punto di comunione tra intuizioni a volte radicalmente opposte? C'è sicuramente invece, a parer mio, una comune esigenza, un comune sforzo. Se prendiamo i protagonisti della storiella, l'americano e il tibetano, potremmo dire che entrambi soffrono la sete e che entrambi anelano a qualcosa che possa dissetare. Quel qualcosa però, l'esperienza di quello che sanno poterli dissetare, non possono/riescono a comunicarla tra loro. Nel caso della storia raccontata , tutto sarebbbe stato più semplice se l'americano avesse esclamato:"Oh, desidero un bel bicchiere d'acqua fresca" trovando un punto di contattto con l'esperienza del tibetano. E il desiderare entrambi la stessa acqua avrebbe rivelato la comune necessità, ma non la comune sensazione prodotta dall'acqua fresca nel corpo di ognuno; sensazione che rimarrebbe incomunicabile in senso ultimo, ma comunicabile solo in senso convenzionale ( con termini come :'rinfrescante' o 'deliziosa', ecc.). Tra l'altro la filosofia perenne intenderebbe dimostrare che , in ogni forma religiosa, è presente lo stesso anelito al divino e  vorrebbe scoprire nell'anima umana qualcosa di simile, o addirittura uguale a Dio. Huxley però dimentica che esistono forme di spiritualità ( e di mistica) che rifiutano l'idea di un'anima sostanziale e di un Dio simile o uguale ad essa ( in primis il buddhismo stesso...) e che anzi vedono nell'assunzione di simili teorie la base dell'inganno umano che porta alla sofferenza. Mi chiedo poi: ma dove risiede questa necessità di trovare una filosofia perenne? Un desiderio di "globalizzazione" anche dell'esperienza spirituale?  Per trovare un simile risultato dobbiamo sfrondare tutti gli alberi spirituali del loro vario fogliame e così facendo arrivare a dire che hanno il tronco simile. Ma così facendo ogni albero perderebbe pure la sua singolarità e la sua Bellezza, che lo rende prezioso e che rende prezioso il Giardino dell'Uomo! Non si risolve certo l'aspetto conflittuale dell'esistenza umana sostituendo le molteplici forme spirituali con una  superiore spiritualità onnicomprensiva, su base sostanzialmente puramente etica . Si dovrebbe invece, a mio parere, arrivare ad amare, e tollerare quindi, ogni "cammino" con il suo unicum che lo rende prezioso e che arricchisce di infinite prospettive la dimensione spirituale dell'uomo. A nessuno verrebbe in mente di sostenere che necessitiamo di una filosofia uguale per tutti ( Nietzsche e Tommaso d'Aquino che ballano insieme...); allo stesso modo che impoverimento avremmo da una spiritualità raccomandata per tutti? Si ridurrebbe veramente, a quel punto, al "volemose ben" e poco altro...
E' proprio il fatto che ogni cammino spirituale sia personale e incomunicabile nelle sue realizzazioni che rende preziosa e "sacra"  la spiritualità, sacra come la persona in cammino. Se anche la Vetta è Una, l'esperienza della vetta è indescrivibile e su questa esperienza il teorizzare qualunque cosa ( anche che sia comune a tutti i sentieri) è un esercizio vano, a parer mio.