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Messaggi - Jacopus

#1441
Attualità / DENUNCIA QUERELA CONTRO IL GOVERNO
16 Febbraio 2022, 22:37:59 PM
Ammetto di essere stato tentato di mollare la presa e tralasciare, e poi invece eccomi qua. Direi Ipazia che ti sei risposta da sola. Così come è difficile paragonare il mondo sanitario di fine settecento al nostro, allo stesso modo eviterei paragoni truculenti e poco realistici fra i gulag e l'attuale campagna vaccinale. Nei Gulag si moriva di freddo, di sevizie, circondati dal freddo polare e dalla brutalità delle forze di polizie, spesso reclutate fra i criminali. I vaccinati mi sembra che non muoiano a grappoli e, tranne poche eccezioni, continuano la loro bella vita.
Detto questo, non sono neppure incline ad assolvere l'attuale situazione, che si colora sempre più di tonalità poco chiare. Ho sempre considerato migliore l'opzione della persuasione rispetto a questo obbligo medioevale, anche perchè a mio giudizio non c'è niente di così terribile nell'attuale vaccino, sia tradizionale che a Rna. Chi teme chissà quali reazioni, non conosce bene la fisiologia del nostro organismo. Reazioni possono esserci solo in soggetti specifici, allergici e/o con altri problemi. Al massimo può essere poco efficace, ma di sicuro non produce chissà quali conseguenze.
Personalmente mi sto interrogando sul significato di questa "creazione della paura" e della "pandemia infinita". Vi sono sicuramente ragioni legate ai processi produttivi, che devono riprendersi "più forti e robusti che pria", ma ho anche il sospetto che la "never ending pandemy" possa essere usata per sviare l'attenzione su altri problemi molto più reali, come la disparità di ricchezza sempre più scandalosa che dagli Stati Uniti e dal Terzo Mondo, sta ormai radicando anche in Europa. Se il problema è la sopravvivenza e il ricco ci permette di "sopravvivere", dovremmo essergli grati ed accettare tutto il resto? Mi auguro che questa situazione finisca presto, perchè il rischio è tutto qui, in questo possibile bluff e nelle reazioni di strati della popolazione sempre più vasti. In assenza di una vera consapevolezza della propria appartenenza al proletariato vissuto come vergognoso perchè "connesso ai poveri", la resistenza al vaccino è diventata quasi un icona inconscia della lotta di classe.
#1442
Tematiche Filosofiche / Re:Credete nel libero arbitrio?
16 Febbraio 2022, 08:59:45 AM



"Devo essermi perso qualcosa degli ultimi progressi scientifici/culturali".

Esatto Viator. Ti sei perso una enorme mole di studi sull'argomento. Ovviamente non tutti sono d'accordo con questa definizione di cervello che in realtà è la definizione del sistema mente/cervello. Il problema fu per la prima volta individuato da Leibniz, ed infatti oggi il problema è conosciuto con il nome di Mulino di Leibniz. Ovvero come trovare l'origine di ciò che chiamiamo "identità/coscienza/senso del sè". A meno che di non negare l'importanza di questi concetti o di non tornare al concetto di "anima", una strada possibile è quella di considerare il cervello uno strumento computazionale che fa emergere la propria singolarità dal rapporto fra uno strumento estremamente fine e la storia culturale che lui stesso ha contribuito a creare. Per questo si usa anche la metafora del barone di Munchausen che si sollevò tirandosi egli stesso dal suo codino.
#1443
Tematiche Filosofiche / Credete nel libero arbitrio?
15 Febbraio 2022, 00:19:16 AM
Tu mi stuzzichi Viator ed io ti accontento. Il cervello dell'uomo è un cervello esteso, che non è composto solo da fibre organiche ma anche da cultura esterna. In qualche modo il mio ed il tuo cervello si estendono fino a questi messaggi scritti sul PC ed anche oltre. La stessa struttura reticolare del cervello è condizionata, ad esempio, dalla lingua conosciuta come madre-lingua. Al di là della attuale necessità di dare un freno all'antropizzazione dell'ambiente a cui facevo cenno in precedenza, il cervello umano combatte sè stesso da quando è entrato nel mondo della cultura. Basta dare un'occhiata alle grandi tragedie greche per rendersene conto, senza scomodare le utili ma umili mandibole. Oppure per restare più leggeri ascoltare questa:


https://www.youtube.com/watch?v=pRStuVTjrXc
#1444
Tematiche Filosofiche / Credete nel libero arbitrio?
14 Febbraio 2022, 21:41:27 PM
Ciao Paolo. Se il libero arbitrio fosse un meme sarebbe il re dei meme di questo forum😸. Detto questo, la tua "parabola" è molto attinente. Proverò a interpretarla secondo la mia lente biologico/neurale, come al solito ed i tuoi esempi sono molto allettanti. Come puoi tu stesso osservare più il livello biologico aumenta più l'imprevedibilità delle azioni aumenta. Ai sassi non è concessa alcuna scelta, rispondono a leggi fisiche. Le specie biologiche, compreso homo sapiens, rispondono invece a due diverse "strutture" comportamentali. La prima, più arcaica, presente anche nei batteri, è quella della fitness e della sopravvivenza, che induce ad adottare comportamenti che favoriscono la sopravvivenza. In questo modo i comportamenti hanno un altissimo livello di "determinazione". Ma gli ambienti cambiano e una volta che è intervenuta la dialettica specie viventi/ambiente, non si può più tornare indietro. Pertanto se le specie vogliono sopravvivere in ambienti che cambiano, devono cambiare esse stesse e il determinismo non favorisce più la sopravvivenza, tranne che in ambienti statici, ma questa non è la condizione del nostro mondo fisico, soggetto a stravolgimenti climatici, geologici e chimici eccezionali. La prima strategia di corrispondenza fra il sopravvivere e l'ambiente è vincente solo nel breve periodo. Sul lungo occorre pensare a una sorta di "danza dinamica" fra ambiente e specie vivente. Il cambiamento avviene così secondo differenti modalità biologiche, una è il semplice caso, una è la genetica e una (ed è quella che ci riguarda, come appartenenti al gruppo dei primati superiori) è lo sviluppo abnorme del cervello, che diventa talmente potente come strumento adattivo da poter giungere "potenzialmente" a sempre nuove scoperte adattive, fino al punto da modificare così tanto l'ambiente, da non doversi più proteggersi da quello ma doverlo proteggere da sè stesso. La libera volontà dell'uomo è semplicemente uno dei risultati di quella parte del cervello che si chiama neocorteccia.
#1445
Tematiche Filosofiche / Metafisica del coronavirus
13 Febbraio 2022, 00:47:39 AM
Ipazia. A rigor di regolamento il tuo ultimo post andrebbe cancellato. Ma non sia mai che il "nazismo" trionfi anche fra i moderatori di questo forum. Ultimamente i link che proponi sono di una lega così bassa che non riesco a capacitarmi. Ti ritengo una persona colta, intelligente, capace di sottigliezze critiche. Ma perchè, allora questa strumentalizzazione così ottusa? Non fai neppure un buon servizio alla causa dei novax, o almeno a quelli come me che sospettano comunque dei passaggi critici e manipolatori in questa campagna vaccinale, che assume ormai i contorni della bio-politica, pur senza pensare che gli incidenti sul lavoro siano aumentati per via dei vaccini (veramente non ci posso credere che qualcuno l'abbia scritto), ed anzi credendo che i vaccini abbiano avuto ed avranno una loro efficacia. Ma di fronte a queste obiezioni che tracimano dai sottofondi dei social peggiori di Caracas, divento quasi un osservante vaccinista-metodista.
#1446
Secondo me non bisogna considerare le contraddizioni dell'essere in vita come caos. Le ambiguità vanno accettate e qualche volta sopportate. È vero, troppa ambiguità può portare al @caos psichico@, ma troppa purezza può portare ai campi di concentramento e alla Santa Inquisizione. Aver cura degli altri non significa annullarsi negli altri. Si può pensare che qualcuno se la sia meritata la truffa, ma questo non significa che dobbiamo ancora più schiacciarlo nella sua dabbenaggine. Neppure bisogna pagargli il danno. Ma insegnargli, caso mai, a non cascarci più. È lo stesso concetto scritto da Anthony, ma scritto meglio😁.
#1447
Storia / Perché Annibale non proseguì su Roma?
08 Febbraio 2022, 22:28:33 PM
Alexander. Premetto di non essere un esperto di guerre puniche, ma così, ad occhio, credo che le ragioni furono sostanzialmente le seguenti:
1) Annibale cercava di far sollevare le alleate di Roma, nel centro Italia, in modo tale da poter avere dalla sua parte dei territori fidati. Questa mossa non gli riuscì, a causa della fedeltà delle città dell'Italia centrale a Roma. Altrimenti avrebbe potuto attaccare Roma anche dopo la vittoria sul lago Trasimeno.
Il suo girovagare per l'Italia aveva proprio lo scopo di indebolire i patti e le confederazioni di Roma e dei suoi alleati. Ma questo obiettivo non fu mai raggiunto.
2) Collegata alla prima ragione vi era un motivo strettamente logistico. Annibale si trovava nella stessa situazione di Napoleone o Hitler in Russia. Stava facendo una campagna in un territorio ostile, dove spesso gli veniva contrapposta la strategia della "terra bruciata", in una situazione dove era molto difficile rimpiazzare le truppe perdute, mentre i romani avevano la possibilità, con il passare del tempo, di ricostituire "in loco" le proprie legioni.
3) Roma era munita di importanti difese e capace di sopportare un lungo assedio.


In sostanza Roma fu salvata dalla fedeltà delle sue alleate del centro-Italia e dal fatto di giocare in casa. Il tempo fu l'altro alleato determinante di Roma.
#1448
CitazionePer quanto l'ipotesi di Sapir-Whorf possa sembrare intuitivamente corretta, e per quanto anche a me piacerebbe esistessero più argomenti per poterla sostenere concretamente perchè è indubbiamente affascinante, la mia esperienza è che sostenere tale ipotesi è anche la via  più veloce per essere derisi in campo linguistico. Perlomeno per quanto attiene la versione "forte" della teoria, deterministica, la versione "debole" , relativistica, sembra incontrare maggior riscontro. E con buona ragione probabilmente, gli sforzi di dimostrare tale ipotesi non sono stati  pochi, eppure i risultati che ne sono conseguiti sono, che io sappia, "dibattibili" nel migliore dei casi, un dibattito che verte principalmente su quanto sono stati condotti in maniera approssimativa gli studi. Pinker ha affrontato la questione in maniera penso esaustiva, addirittura vagliando  una decina di versione diverse. Bisogna tenere in conto che le conseguenze ipotetiche sono piuttosto estese e "drammatiche" , per esempio ammettere che non esiste possibilità di traduzione tra due lingue, o accettare che una persona bilingue è praticamente "bipolare", e altre ancora. Tuttavia è anche la prerogativa che sta dietro a ipotesi che propongono di cambiare individui e società attraverso la lingua, e "stranamente" non  mi pare incontrino il favore dei linguisti (vedi parere Crusca). Migliorare la condizione delle donne rendendo femminili alcuni sostantivi è un isteria, non è così che funzionano i generi linguistici, o la lingua se è per quello. Sarebbe come voler cambiare gli aggettivi possessivi perchè ci sono persone che dicono "la mia città" senza prima aver comprato tutti gli edifici..perchè sono gli stessi che pensano che quando si dice "la mia donna" si intenda un rapporto subalterno, quasi di proprietà.. Evidentemente il fatto che grammaticalmente si parla di aggettivi "possessivi" non intende esclusivamente una relazione di possesso, è solo una casistica specifica. La stessa cosa accade coi generi, può capitare che il maschile intenda un individuo femminile e viceversa, il contesto poi farà da padrone. La repubblica è già femminile, come mai non ci sono più donne a fare la presidenta di qualcosa che evidentemente (?) appartiene alla sfera del femmineo, e già che ci siamo, chiamiamolo MattarellO perchè è maschio? E' davvero migliorata la vita degli spazzini, da quando si chiamano operatori ecologici? Chiedere ai diretti interessati...

Buonasera Inverno. Intanto grazie per aver risposto. Effettivamente la questione è piuttosto controversa e non di così semplice soluzione. I tentativi di modificare "artificialmente" una lingua sono folkloristici, poichè una lingua parlata è un processo vivo, che non viene di solito imposto dall'alto e quando ciò avviene i risultati non sono sempre ideali, tramutandosi in surrealismo, parodia e grottesco. Ma il problema resta. La lingua, come insieme di regole grammaticali e fonemi che descrivono il mondo sono uno dei modi più esatti per forgiare un essere vivente ed uno dei presupposti strutturali della cultura dei parlanti quella lingua.
E c'è anche un'altra questione da considerare. All'opposto del cosiddetto "politicamente corretto" vi sono stati esempi di politicamente "incorretto". Senza un contraddittorio, come accade oggi, i totalitarismi del secolo scorso cercarono, consapevolmente e inconsapevolmente di cambiare la lingua verso forme più assonanti con le nuove relazioni di potere. Furono processi lunghi decine di anni che comportarono effettivamente dei cambiamenti di qualche tipo, anche se una lingua non si può modificare in modo da stravolgerla, senza distruggerla. Vi è un libro esemplare che racconta questo mutamento "sottotraccia" ma eloquente della lingua tedesca negli anni trenta ed è scritto da un linguista, Victor Klemperer. Si intitola Lingua Tertii Imperi ed è la prova di come il linguaggio forgia le culture e di come "circolarmente" le culture forgiano le lingue. Altro esempio noto è quello raccontato da Primo Levi a proposito della lingua di Aushwitz, un tedesco sgangherato, militaresco e semplificato che rispecchiava il desolante mondo concentrazionario. A Primo Levi sembrava addirittura una lingua diversa da quella usata da Goethe e Holderlin.


Del resto gli ebrei, che sono quelli della cultura del libro e quindi della lingua, lo fanno dire già nella Bibbia: "morte e vita sono in potere della lingua" (Proverbi 18,21).
Resta il problema in ogni caso. Che fare? E' come se volessimo cimentarci in un esperimento di ingegneria genetica quando vogliamo imporre "il politicamente corretto", ma chi ci prova, lo fa perchè ha di fronte non una specie in armonia con il resto della natura, ma una lingua che porta dentro di sè una storia di violenza, di oppressioni, di schiavitù, che si sono solidificate nella lingua che usiamo in modo inconsapevole ogni giorno. Dobbiamo quindi domandarci se questi esperimenti di ingegneria genetico-linguistica hanno senso per l'umanità del XXI secolo o se sono un falso problema, nel momento in cui assistiamo più o meno impotenti alla sesta estinzione di massa. Oppure se più semplicemente, sottolineare questo problema, in qualche modo lo disattiva e ci fa riflettere sugli effetti sempre presenti e fortissimi di una lingua nella costruzione di "visioni del mondo", "ideologie" e "filosofie personali".
#1449
Attualità / DENUNCIA QUERELA CONTRO IL GOVERNO
07 Febbraio 2022, 16:50:08 PM
Non condivido queste denunce, che lasciano il tempo che trovano, non condivido neppure l'equiparazione con il nazifascismo, che denota una scarsa conoscenza della storia (semplicemente Niko, per quello che hai scritto, se fossimo in un regime nazifascista, ora saresti, come minimo, in preda a forti dolori intestinali dovuti a qualche pozione nazifascista. Mio nonno per aver borbottato qualcosa contro il duce, si ritrovò la casa circondata da una ventina di sgherri con le torce che minacciavano di bruciargli casa).
Premesso questo, che la pandemia inizi ad essere usata politicamente in modo manipolatorio è un dubbio che dobbiamo porci se vogliamo davvero difendere la democrazia. Non ci vuole un genio del male per attribuirle lo status della classica "arma di distrazione di massa". E lo dico dal pulpito di contagiato con polmonite bilaterale, quindi consapevole della gravità della malattia.
#1450
Le parole forgiano in modo sotterraneo ed inconscio il nostro modo di pensare. Questa è la tesi. Per provarla faccio riferimento al binomio razionalità/emotività. Nel corso dei millenni, il linguaggio ha acquisito "geneticamente" quelle che erano le ripartizioni razionalità/emotività della filosofia greca classica. Secondo Platone ed Aristotele infatti il cuore era la sede dei sentimenti e, in verità, anche del pensiero. Per altri pensatori dell'antichità vi era una divisione di compiti, al cuore le emozioni, al cervello la razionalità. Una visione duplice che fu spettacolarmente attualizzata, qualche secolo dopo da Cartesio.
Il linguaggio ha accettato quelle dichiarazioni, che continuiamo a condividere nel momento in cui parliamo. Infatti basti pensare alle parole "cordiale", "accorato", dal "cuore gentile o di pietra" o la parola "coraggio". Provate a sostituirle con "cervicale" o "accervellato" o con "cervaggio". Il minimo che vi può accadere è di essere considerati un po' bizzarri. Per questo motivo non considero folkloristici i tentativi di modificare la lingua, perché il linguaggio struttura in profondità i legami di potere sociale e li distribuisce secondo proprie regole, che sono lo specchio di categorie, classi, generi.
#1451
Storia / L’eredità dell’impero romano
29 Gennaio 2022, 22:07:01 PM
La lingua, Ipazia, non serve soltanto a comprendersi l'un l'altro. I traduttori sono senz'altro i benvenuti ma non mi riferivo a questa funzione della lingua, di tipo "commerciale". La lingua, intesa come insieme di strutture grammaticali, semantiche e pragmatiche, modella la cultura di un popolo "parlante" quella lingua, come nessun altro manufatto o invenzione culturale dell'uomo. Non si tratta di un "ostacolo", ma si tratta di una struttura profonda, quasi inconsapevole del nostro modo di pensare, che per pensare in un modo "evoluto" (infatti non bisogna dimenticare che anche i non parlanti, come gli animali, pensano), ha bisogno di una lingua. La lingua inglese ti fa capire molto bene il modo di pensare degli anglosassoni, così come la lingua tedesca, così aristocratica e precisa e nello stesso tempo pedante, la dice lunga sui tedeschi. E che dire dell'apertura mentale e della ristrutturazione mentale di chi parla più lingue. Ora è l'inglese a dominare, ma è un dominio che affiora su un substrato linguistico che è latino. La stessa lingua inglese è un curioso mix di lingua latina e lingua sassone e la prova è la presenza di tante parole "doppie", che hanno lo stesso significato ma derivano da questo mescolamento. Mi viene in mente il verbo "understand" e "comprehend", o la parola "rogue" e "delinquent" e moltissime altre. In questa mescolanza deriva anche un'altra conseguenza. La scarsa attitudine alla purezza ed anche alla pulizia degli inglesi. Un pò sporchi ma che difficilmente accetterebbero la costruzione di campi di concentramento.


A proposito della distinzione Cina attuale e Roma imperiale, aggiungo che Roma per poter tenere insieme il suo impero, ricorreva alla forza solo quando non poteva fare altrimenti, fatte salve le debite eccezioni, gli imperatori folli o guerrafondai che in un millennio di storia vi furono, ovviamente.
#1452
Storia / L’eredità dell’impero romano
29 Gennaio 2022, 21:29:52 PM
La lingua è effettivamente una eredità della civiltà romana che difficilmente può essere sottovalutata. Il latino, oltre ad essere stata la lingua ufficiale della Roma antica è stata la lingua franca dell'Occidente dal 476 fino al 1700 inoltrato. Fu necessario l'Illuminismo per relegare il latino fra le lingue morte. Un predominio linguistico durato, pertanto, almeno in Europa, per quasi 2000 anni. Avevo accennato all'universalismo come radice più o meno consapevolmente perseguita dalla civiltà romana. Ma un altro aspetto della cultura romana che ancor oggi diffonde la sua impronta è senz'altro la costruzione giuridica. Ancor oggi vi è la differenza fra sistemi giuridici di common-law, basati sul precedente, e quelli di diritto romano-germanico, basati sulla positivizzazione della legge (ovvero la legge scritta che vale per tutti).
Ma, pensandoci bene, l'universalismo e questa concezione della legge in chiave romano-germanica, non sono così distanti. Il diritto romano-germanico non fa altro che universalizzare i principi del diritto, eliminando le differenze individuali, che restano tutte solidamente in piedi nel diritto di common-law. Anche a partire da questi indizi è possibile comprendere l'anelito alla libertà e all'individualismo dei popoli anglo-sassoni, che faticano a sottomettersi a principi giuridici universali ed uguali per tutti.
#1453
Storia / L’eredità dell’impero romano
29 Gennaio 2022, 11:04:20 AM
La discussione fra Anthonyi ed Eutidemo, in attualità ha risvegliato un mio pensiero, che girovagava un po' bistrattato, fra i miei archivi neurali. Ovvero, l'eredità dell'impero romano, quello originario di Cesare e Nerone, nella storia occidentale. Alla caduta dell'impero romano d'occidente, Odoacre ebbe la premura di riconsegnare i vessilli imperiale all'imperatore d'Oriente. E quell'impero, destinato a durare per i successivi mille anni, in qualche modo ereditò quell'impero, al punto che i suoi sudditi erano chiamati in Europa, "romei". Con Carlo Magno si apre poi l'altro capitolo della eredità romana, nel cuore della stessa Europa e che dura fino a duecento anni fa. Ma un terzo pretendente della tradizione romana è stato e forse è tuttora la Russia, che attraverso l'adozione del rito Cristiano ortodosso, pretese di acquisire il ruolo dell'impero romano d'Oriente, ovviamente per ottenere l'ambito sbocco al Mediterraneo. Da allora i sovrani russi si chiamarono Czar ovvero "Cesare". Ovviamente il nesso successivo è quello di collegare questi eredi della romanità con un principio, che è alla base di molti processi culturali occidentali, l'universalismo. Universalismo che troviamo nel cristianesimo, sbocciato all'apogeo della pax romana, che ritroviamo nel marxismo, il quale, a disdetta dei suoi teorici, si impiantó per la prima volta proprio nell'arretrato impero degli "czar". E che dire dell'ultimo universalismo, quello dell'Unione Europea, l'ultima grande erede dell'Impero Romano?
#1454
Aggiungerei al giusto richiamo a Rousseau un'aggiunta indispensabile per i paesi affluenti: "la democrazia esiste laddove non c'è nessuno così povero di strumenti culturali da poter essere manipolato e nessuno che, pur avendo gli strumenti culturali, desideri manipolare gli altri."
La democrazia infatti, secondo me, non è solo un processo di equità materiale ma un processo culturale. Ed entrambi i processi devono andare di pari passo.
#1455
Tematiche Filosofiche / Metafisica del coronavirus
26 Gennaio 2022, 15:49:39 PM
Per Sapa. Che il terzo vaccino sarà anche l'ultimo è una certezza, poichè in natura esiste un fenomeno che si chiama "euxhastion", per cui fare ulteriori vaccini non comporterebbe alcun miglioramento in termini di memoria anticorpale. Potrebbe avere senso farne uno fra qualche anno, o al massimo fra un anno, come per il vaccino per l'influenza ma a così stretto giro di posta, gli efetti negativi sono probabilmente comparabili a quelli positivi. Personalmente ribadisco il mio punto di vista. Non sono contrario ai vaccini, che sono però una risposta d'emergenza ad una situazione d'emergenza. Per non var sopravvenire nuove e ancora più malevole pandemie occorrerebbe cambiare e di molto il nostro sistema di vita, senza andare a distruggere i pochi ambienti rimasti ancora intatti per mangiare animali selvaggi, estrarre terre rare o petrolio. Come questo si concili con la necessità di redistribuire la ricchezza, questo è un compito che la politica dovrebbe di nuovo gestire, invece di lasciarlo fare alle grandi Corporations, le vere superpotenze del XXI secolo.