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Messaggi - daniele22

#1456
Citazione di: daniele22 il 23 Gennaio 2022, 09:01:36 AM

..... Se è così passiamo al punto in cui chiedo quale sia il livello di realtà di un sostantivo. Tu mi rispondi la semantica, immagino quindi il campo semantico del sostantivo.
Pertanto chiedo: da dove salta fuori il campo semantico di un sostantivo?
Mi verrebbe da dire dal campo semantico della cosa a cui si riferisce, cioè dall'uso che noi possiamo fare di quella cosa, o anche l'uso che può fare la cosa su di noi tipo quello che può far di noi un tornado.
Dunque, se il sostantivo fosse (e qui mi troverei già nel campo dell'artificio, oppure no?) una cristallizzazione della realtà della cosa, realtà datale dal noi poterla manipolare, non sarebbe già in origine nel sostantivo l'espressione del divenire della cosa a cui si riferisce? Come possiamo quindi negare l'esistenza di una "cosa per noi" e conferirla invece ad un fatto che si compone di "cose per noi" in movimento?
Immagino che possa accadere per il fatto che noi pensiamo che le espressioni della lingua possiedano una coincidenza con la realtà, mentre per me ne costituiscono solo una mappa. E qui di sicuro vi è un riferimento a Nietzche, ma io non conosco il suo pensiero
Volevo fare una correzione importante sul post di due giorni fa dovuta a distrazione.
Da un punto di vista ontologico (?), come possiamo quindi negare prima la "cosa in se" conferendola invece alla "cosa per noi", o fatto? Immagino che sia etc. etc
#1457
Citazione di: bobmax il 25 Gennaio 2022, 11:30:36 AM
Citazione di: daniele22 il 25 Gennaio 2022, 10:01:07 AM
Citazione di: bobmax il 25 Gennaio 2022, 09:16:10 AM

Noi chi?

Tu bobmax naturalmente. Tu in relazione a qualcosa. Nel caso specifico all'essere umano, dato che di fatto produci post in questo forum

Bene, quindi io.

La cosa in sé è per me.

E la cosa in sé coincide con la cosa per me.

Non vi è alcuna differenza.


Certo bobmax, non v'è alcuna differenza. C'è sempre qualcuno che sta fuori dal gruppo. A livello etico/morale l'unica cosa che mi imporrei trovandomi in questa condizione sarebbe quella di non entrare a far parte in pianta stabile di una banda. Però non lo sai se questo possa o no accadere, l'attimo è sempre in agguato, dipende da te e da cosa devi sacrificare per tradire te stesso
#1458
Ciao Eutidemo, i tuoi temi sono spesso per me motivo di spunto per riflessioni filosofiche. D'altra parte la filosofia entra dappertutto. La prospettiva illustrata nel Topic era di mia ignoranza. Nel tuo racconto, nella parte iniziale almeno, ho intravisto subito il paradosso del barbiere che non sa come comportarsi. Io lo risolvevo dicendo che il barbiere doveva radersi, a meno di non comportarsi come un Sickh praticante, cioè passare sotto il dominio di un'altra legge
#1459
Citazione di: bobmax il 25 Gennaio 2022, 09:16:10 AM

Noi chi?



Tu bobmax naturalmente. Tu in relazione a qualcosa. Nel caso specifico all'essere umano, dato che di fatto produci post in questo forum
#1460

Il momento è cruciale.
Grazie ad Ipazia siamo giunti finalmente davanti alla porta che genera le nostre divergenze sulla visione della realtà.
O si abbatte l'ostacolo, oppure bisogna rassegnarsi a ciò che sostiene fino ad oggi la filosofia che per simpatìa (fino ad un certo punto) associo all'onesta intellettuale di Ipazia e alla sua competenza.
L'informazione fornitaci da lei sul suggerimento di LW è fondamentale e ci dice in modo sottinteso che a formare le nostre idee sia l'azione e non le cose.
Riporto quindi l'attenzione su quello che sostengo sulla natura del sostantivo pretendendo che nella sua cristallizzazione (fermezza dell'immagine) contenga invece (come informazione) la sua natura diveniente.
Questa dunque è la mia ipotesi. Confermandola il gioco è fatto e la strada che conduce alla realtà diveniente è tutta in discesa, negandola mi ritengo sconfitto e mi adeguo alla conoscenza filosofica vigente.

#1461
Citazione di: bobmax il 24 Gennaio 2022, 13:43:29 PM
Citazione di: daniele22 il 24 Gennaio 2022, 11:13:23 AM

.... Dico pertanto: se non esiste la cosa in se', o la cosa "per noi" dato che Ipazia ha corretto giustamente tale definizione  di "cosa in sè", allora ha senz'altro ragione bobmax nel dire che esiste solo il nulla. Ma "tra la cosa in se" e la "cosa per noi" sussiste un differenza fondamentale che fa divenire l'enunciato di bobmax quello che enuncio io: se non esiste "la cosa per noi" allora esiste solo il morto.

Non vi è alcuna differenza tra "l'esistenza della cosa in sé" e "l'esistenza della cosa per me" (non è mai un per noi ma sempre un per me).

Perché l'esistere è sempre e solo per il soggetto: me stesso.

Ciò premesso, condivido pienamente:
Citazione
se non esiste "la cosa per noi" allora esiste solo il morto.

Questa osservazione è cruciale!

Esiste solo il morto.

Ma adesso, che si rivela morto, ossia vuoto meccanismo... vi è comunque amore oppure no?




No bobmax, la "cosa per me" è diversa dalla "cosa per noi", giacché l'essere umano sembra vivere  sin dalla notte dei tempi in gruppo, e questo ha un peso. Chiaro che la "cosa per me" pesa di più della "cosa per noi".
Anche da morti, cioè nel nostro stato attuale, l'amore c'è sempre, così come l'odio, e si tratta di roba autentica, non falsa. Per cogliere il valore dell'amore falso, bisognerebbe rispondere alla domanda in un certo senso buddhista sulla diversità tra "amore" e "attaccamento all'amore".


Ho guardato un attimo Nietzche e Gesù. Mi è parso di aver capito che Gesù non fosse proprio il modello del superuomo anche se ne sarebbe stato un annunciatore. Confermo ancora la mia opinione che Gesù corrisponda al cento per cento ad un modello di superuomo, col suo carattere naturalmente. E anche buddha penso lo sia stato.



#1462
Citazione di: bobmax il 22 Gennaio 2022, 12:32:52 PM
Se non esiste la cosa in sé, allora non esiste nulla.

Nemmeno il soggetto, che altro non è che un riflesso della cosa in sé.

Quindi va benissimo ipotizzare che la cosa in sé non esista, ma poi occorrerebbe trarne le dovute conseguenze...

Che la cosa in sé non esista... è comunque necessario.

Necessità squisitamente etica.


Prendo spunto dal primo enunciato di bobmax e lo modfico a mio piacimento, soprattutto perchè non so se a bobmax sia nota una definibile sostanza del sostantivo.


Dico pertanto: se non esiste la cosa in se', o la cosa "per noi" dato che Ipazia ha corretto giustamente tale definizione  di "cosa in sè", allora ha senz'altro ragione bobmax nel dire che esiste solo il nulla. Ma "tra la cosa in se" e la "cosa per noi" sussiste un differenza fondamentale che fa divenire l'enunciato di bobmax quello che enuncio io: se non esiste "la cosa per noi" allora esiste solo il morto.


Parlando di superuomo intendo dunque: Se personaggi come Gesù sono considerati come esempi di superuomo, allora lo spirito di Nietzche può considerarsi ancora in vita, altrimenti è morto
#1463
Citazione di: Ipazia il 23 Gennaio 2022, 22:15:54 PM
Citazione di: L.Wittgenstein - Tractatus logico-philosophicus6.52 Noi sentiamo che anche qualora tutte le possibili domande scientifiche avessero avuto risposta, i problemi della vita non sarebbero stati ancora neppure toccati. Certo, allora non resta più domanda alcuna, e questa appunto è la risposta.   
L'etica inizia qui.


Io sento il contrario naturalmente. Mi vien tra l'altro da ridere pensando a tutti questi pensatori di lingua germanica che sembrano dominare il mercato filosofico, popolo molto irrequieto a dir poco. Somos italianos Ipazia !! Italia Germania 4 a 3.
Scherzi a parte, L'enunciato che mi proponi esprime una fede, come del resto la esprime il mio opponendosi a quello. Ma c'è una differenza tra il suo e il mio ed è che il procedere assecondando il suo dettato evidenzierebbe una criticità qualora si ammetta che le persone attualmente non si fidano più di nessuno. E' un'informazione da prender come buona questa? Di conseguenza, applicare un'etica arbitraria all'interno di un tessuto sociale pervaso da un clima di sfiducia equivale a formare un partitello da 5 per cento se ti va bene.


Dopodiché, il filosofo, quando cita un filosofo, dovrebbe farlo di modo tale che l'interlocutore percepisca nell'immediato la verità o la fasità della citazione. E questo dovrebbe essere il senso nicciano del bisogno di eliminare l'interprete dietro l'interprete. Pretesa più che giusta in materia filosofica, dato che ogni persona è competente a giudicare il proprio o l'altrui pensiero. Ora succede però che io, persona incompetente di scienze naturali, debba fidarmi degli scienziati. Così facendo mi pongo nella situazione di essere un interprete dietro ad un altro interprete (il manuale di studio). Allora dico che qui sì è giustificabile la figura dell'interprete dietro l'interprete, mica possiamo sapere tutto (intendendo il sapere come "si conosce solo ciò che si fa"). Ora succede però ancora che qualcuno dica che ti iniettano un fluido (il vaccino) che modificherà il tuo pensiero. Ovvio è che colui che dice queste cose non sia quasi certamente uno scienziato. La domanda è: questa persona è folle, è ignorante, è in malafede, o ha semplicemente ragione? Puoi dar la risposta che vuoi, ma la mancanza di fiducia resta, e sia io che te ne siamo la prova. La differenza sta nel fatto che io ho però tradito di sicuro la mia ragione vaccinandomi volontariamente, e di fatto così facendo mi son fidato. Ma io non mi fido affatto, ho semplicemente fatto una cosa che ho ritenuto di buon senso in base a motivi che però prescindono dalla mia ragione. Che etica puoi proporre dunque in questa società?
Se ha fallito Silvio che proponeva l'etica imperante esasperando ancor più il culto dell'immagine. Se ha fallito il movimento 5 stelle, mettendo in evidenza la loro contraddizione che consiste nell'esser di fatto divenuti parte del sistema quando volevano buttarlo per aria. Dimmelo tu dunque


Ps: @Freedom. In relazione all'ultimo post: ti do ragione. Parliamone se vuoi, cerco solo un interlocutore aperto

#1464
Citazione di: Ipazia il 23 Gennaio 2022, 14:58:35 PM
Lungi da me negare l'inumana traduzione ideologica della scienza in scientismo con un accrescimento esponenziale della malvagità umana tecnoscientificamente assististita fino al nichili$mo dilagante che riduce l'umano a sorcio da laboratorio per sperimentazioni socio-biotec.

Ma preso atto di ciò, la soluzione non è vagheggiare molteplicità di saperi vagamente sovrapposti e autonomi, ma definire i limiti dell'etica e della bioetica invalicabili per ogni carogna scientista. Liberarando al contempo il tempio della scienza dal nichili$mo mercatista.

La soluzione al problema è politica, separando ciò che appartiene all'etica da ciò che è ricerca scientifica e liberando entrambi dalla inumana dittatura del Mercato capitalistico.

Se non si supera - abbattendolo per sempre - questo ostacolo, ogni illusione di sapere spirituale redentivo è aria fritta.


Ahhh! Ipazia, capisco il tuo sfogo. Se ho detto delle cazzate segnalamelo per favore, ma non prendermi in giro, por favor. Ipazia, il mio intelletto purtroppo mi impedisce di definire un'etica senza qualcosa che la fondi.
Ma visto che ci tieni tanto non posso che affidarmi alle ultime 2 domande Kantiane, ma sono io in prima persona a rispondere, non Kant. Cosa devo fare e cosa posso sperare.
Cosa devo fare? Convincere il ministero della pubblica istruzione in modo esplicito sulle novità svelate dalla risposta alla prima domanda (produrre una esaustiva teoria della conoscenza incontrovertibilmente verificabile con metodo scientifico)
Cosa posso sperare? Posso sperare che vi sia una spinta spontanea (il motore di Kobayashy), anche se ostacolata almeno dapprincipio, ad affermare gradatamente un'etica fondata sul valore della fratellanza. Questa è naturalmente la speranza ottimistica, ovvero la mia personale. Però c'è un problema cara Ipazia. Cosa si intende per "fratellanza"? Questo te lo può dire solo la risposta alla prima domanda



#1465
Volevo fare un appunto importante a mio vedere. Quando ci si addentra nei campi di confine tra essere umano ed essere pre-umano sicuramente pesa la realtà in capo ad una donna di fronte a quella in capo ad un uomo, tutte e due inconoscibili, ma non per questo poco invasive. Mi sbilancio. Si gradirebbe molto un presidente donna
#1466
Citazione di: Kobayashi il 23 Gennaio 2022, 12:00:47 PM
@daniele22

Forse in linea con le tue indagini sul linguaggio c'è il saggio di Nietzsche "Verità e menzogna in senso extra-morale" in cui (se ricordo bene...) nella lingua, nella grammatica, è riconosciuta già la presenza di un ordine che riflette quello gerarchico della civiltà che da vita a tale lingua. E dunque le regole linguistiche e grammaticali come riflesso di poteri, caste etc., che da subito esercitano la propria influenza sulle generazioni.


Grazie per l'appunto. In effetti vi è nella disciplina linguistica, e pure di quella sono ignorante, una nozione importante che si concorda con quello che dici tu o Nietzche, e sarebbe la tendenza all'invarianza del significante rispetto al significato. L'esempio più eclatante è quello della balena che nell'immaginario collettivo di un tempo veniva categorizzata come un pesce, mentre ora per lo più come un mammifero, ma lei resta sempre la balena. E' chiaro quindi che le persone acculturate, che son quelle che si adeguano al significato del tempo corrente, originano di fatto un differenziale di consapevolezza (potenza) rispetto a chi è meno acculturato. Tutto questo dà luogo che l'ignorante debba fidarsi del colto. Pensa un po'
#1467
Citazione di: Ipazia il 22 Gennaio 2022, 16:31:03 PM
Citazione di: daniele22 il 22 Gennaio 2022, 09:43:58 AM

Sarà noto più o meno a tutti che io pretenda di negare il paradigma sul quale si fonda la realtà umana. Ci sarà un motivo per cui io abbia tale intenzione. Per fare questo debbo criticare il linguaggio, è una necessità.
Ad un certo punto dici:

"Ovvero non esiste la "cosa in sé ", ma i fatti, le cose in divenire, sul cui processo la scienza cerca di capire qualcosa e attraverso la sperimentazione pone dei paletti teorici fermi, fino a falsificazione."
La mia posizione, all'interno della realtà espressa fino ad oggi dalla lingua, è che i fatti abbiano un grado di realtà più condivisibile che la realtà delle cose. Pertanto, fino a questo punto il nostro pensiero è simile.
Ordunque, "la cosa in sé" e la "cosa in divenire" possono essere assimilati a due concetti o a due sintagmi.
Tu rendi sinonimo il sostantivo "fatto" alla "cosa in divenire". Più che lecito e condivido.
Si tratta di una necessità metafisica prima che scientifico-ontologica, suggerita da LW nel Tractatus, atta a superare la millenaria vexata quaestio tra essere e divenire, riposizionando l'inaccessibile cosa in sè in una più ontologicamente abbordabile cosa per noi. Ovvero, cosa esperibile dalle nostre facoltà intellettuali del momento realizzando l'auspicabile adaequatio che è suggello di verità.
CitazioneSe però uno, in base ad una sua fede che non è certamente metafisica, si pone al di fuori del linguaggio e cerca di criticarlo per venire a capo di una realtà fino ad oggi inaudita può anche chiedersi per quale motivo si dovrebbe credere che non esista "la cosa in sé", ma debba invece esistere "il fatto", ovvero la cosa in divenire. Cioè, per quale motivo non debba esistere il sostantivo "cosa" ed esistere invece il sostantivo "fatto".
Perchè non si tratta di una questione semantica, ma ontologica. In ballo c'è il referente (res), non il significato derivato (intellectus)  e ancor meno il significante convenzionale (linguaggio).
CitazioneRitorno quindi ancora a quel che dici in successione commentando Kobayashi:
Qui chiamerei in causa un argomento caro a phil, ovvero il rispetto dei differenti livelli del reale.
Ed è la cosa più sensata da dire e la strada più giusta da intraprendere. La domanda pertanto è: qual è il livello di realtà del sostantivo?
La semantica
CitazioneMi chiedo, ma è senz'altro un'opinione in domanda, se per rispondere a questa domanda, qualora si voglia rispondere, il metodo più fruttuoso da seguire possa essere quello di ricorrere ad un artificio
Ma un artificio di quelli tosti:  En archè en o logos.



Mi fa piacere Ipazia che in questa situazione particolare tu conceda spazio all'ipotesi, sei proprio tosta nel senso positivo del termine. Ma prima di parlare di artifici o ipotesi che forse già compaiono all'interno di questo post vorrei chiarire qualche punto, più che altro dovuto alla mia ignoranza lessicale della terminologia in uso presso le varie discipline umane, tra cui pure la filosofia (questione spinosa quella dei neologismi tecnici che intervengono in seno al tessuto sociale mettendo l'individuo non specializzato nella condizione di doversi fidare dello specialista).
Quando dici che non è una questione semantica sono d'accordo. Dopodiché, intendi dire che è una questione che riguarda invece il campo d'azione che la cosa può compiere, le sue possibilità, all'interno della scienza che la studia?
Di modo tale che il distinguo che poni tu non riguarda appunto la semantica riferita al sostantivo "cosa" e al sostantivo "fatto", bensì riguarda il distinguo tra cosa che sta ferma e cosa che è in movimento.
Se è così passiamo al punto in cui chiedo quale sia il livello di realtà di un sostantivo. Tu mi rispondi la semantica, immagino quindi il campo semantico del sostantivo.
Pertanto chiedo: da dove salta fuori il campo semantico di un sostantivo?
Mi verrebbe da dire dal campo semantico della cosa a cui si riferisce, cioè dall'uso che noi possiamo fare di quella cosa, o anche l'uso che può fare la cosa su di noi tipo quello che può far di noi un tornado.
Dunque, se il sostantivo fosse (e qui mi troverei già nel campo dell'artificio, oppure no?) una cristallizzazione della realtà della cosa, realtà datale dal noi poterla manipolare, non sarebbe già in origine nel sostantivo l'espressione del divenire della cosa a cui si riferisce? Come possiamo quindi negare l'esistenza di una "cosa per noi" e conferirla invece ad un fatto che si compone di "cose per noi" in movimento?
Immagino che possa accadere per il fatto che noi pensiamo che le espressioni della lingua possiedano una coincidenza con la realtà, mentre per me ne costituiscono solo una mappa. E qui di sicuro vi è un riferimento a Nietzche, ma io non conosco il suo pensiero





#1468
Citazione di: Ipazia il 21 Gennaio 2022, 19:39:24 PM
Citazione di: Kobayashi il 21 Gennaio 2022, 08:30:08 AM
Isolando una parte dell'intervento di Jacopus volevo sottolineare la tendenza comune a ricadere in una specie di realismo istintivo. Ciò si manifesta anche in chi sa bene che le verità della scienza non dicono la struttura reale, originaria di un certo fenomeno, perché questa struttura originaria semplicemente non esiste.
Ovvero non esiste la "cosa in sé ", ma i fatti, le cose in divenire, sul cui processo la scienza cerca di capire qualcosa e attraverso la sperimentazione pone dei paletti teorici fermi, fino a falsificazione.
CitazioneEcco perché sullo stesso fenomeno possono coesistere le verità della scienza, quelle artistiche, quella della vita quotidiana etc.
Qui chiamerei in causa un argomento caro a phil, ovvero il rispetto dei differenti livelli del reale. Senza strapparsi i capelli se non si può fonometrare l'urlo di Edvard Munch, ma bisogna sentirlo con la psiche.
CitazioneIpotizzare la causa di un fenomeno e ottenerne conferma tramite esperimento non esaurisce di solito il bisogno di comprensione del fenomeno.
Inoltre tale spiegazione è, anche all'interno della stessa scienza, solo uno tra i possibili modi di approcciarsi al problema, e questo significa che abbiamo a che fare con una tradizione, con una storia che è andata avanti per mutamenti, passi falsi, salti di qualità etc., e che non c'è nulla che faccia pensare che non debba continuare a essere così anche in futuro.
Il che significa che le sue verità attuali verranno, se non sostituite, magari ritradotte nel linguaggio simbolico di nuovi paradigmi.
Ha già risposto Jacopus. Cambiano i paradigmi quando il perfezionamento degli strumenti d'indagine permette nuove scoperte e le nuove scoperte stimolano nuove interpretazioni della realtà.
CitazioneTutto questo dovrebbe convincerci della non sostenibilità dell'approccio realistico, di cui la scienza (ma vedo, anche molta filosofia...) è portatrice quasi inconsapevole, è portatrice ingenua.
Per ora non vedo alternative, nelle scienze naturali, ad un approccio realistico. Che non coincide con la dogmatica scientista, la quale contrariamente alla scienza epistemica, pasticcia coi differenti livelli del reale. E più che ingenua, definirei portatrice nefasta di un sapere omologato, parrocchiale o palesemente corrotto.



Prendo spunto da questo tuo post per fare una considerazione. Sarà noto più o meno a tutti che io pretenda di negare il paradigma sul quale si fonda la realtà umana. Ci sarà un motivo per cui io abbia tale intenzione. Per fare questo debbo criticare il linguaggio, è una necessità.
Ad un certo punto dici:

"Ovvero non esiste la "cosa in sé ", ma i fatti, le cose in divenire, sul cui processo la scienza cerca di capire qualcosa e attraverso la sperimentazione pone dei paletti teorici fermi, fino a falsificazione."
La mia posizione, all'interno della realtà espressa fino ad oggi dalla lingua, è che i fatti abbiano un grado di realtà più condivisibile che la realtà delle cose. Pertanto, fino a questo punto il nostro pensiero è simile.
Ordunque, "la cosa in sé" e la "cosa in divenire" possono essere assimilati a due concetti o a due sintagmi.
Tu rendi sinonimo il sostantivo "fatto" alla "cosa in divenire". Più che lecito e condivido.
Se però uno, in base ad una sua fede che non è certamente metafisica, si pone al di fuori del linguaggio e cerca di criticarlo per venire a capo di una realtà fino ad oggi inaudita può anche chiedersi per quale motivo si dovrebbe credere che non esista "la cosa in sé", ma debba invece esistere "il fatto", ovvero la cosa in divenire. Cioè, per quale motivo non debba esistere il sostantivo "cosa" ed esistere invece il sostantivo "fatto".
Ritorno quindi ancora a quel che dici in successione commentando Kobayashi:
Qui chiamerei in causa un argomento caro a phil, ovvero il rispetto dei differenti livelli del reale.
Ed è la cosa più sensata da dire e la strada più giusta da intraprendere. La domanda pertanto è: qual è il livello di realtà del sostantivo?
Mi chiedo, ma è senz'altro un'opinione in domanda, se per rispondere a questa domanda, qualora si voglia rispondere, il metodo più fruttuoso da seguire possa essere quello di ricorrere ad un artificio



#1469
Citazione di: daniele22 il 21 Gennaio 2022, 15:19:30 PM
Scusi signor Rienzi, volevo farle una domanda: Quelli che si sono vaccinati ieri e hanno firmato l'autorizzazione su di un documento falso in quanto si attesta che io devo autorizzare, ma non sono certo io quello che lo deve fare, a quale categoria appartengono? L'unica cosa sensata che Lei può far firmare, sempre che mi sia consentita un suggerimento da incompetente, sarebbe una dichiarazione in cui al vaccinando si chieda se si rende conto che il suo medico di base potrebbe sconsigliarlo al vaccino per giustificati motivi.
Dato che Rienzi non c'è se qualcuno se la sente di rispondere per lui, sono tutt'orecchi


Grosso svarione, ho scambiato il sig. Rienzi per un rappresentante delle istituzioni. Ovvio che la domanda non va rivolta a lui, ma la domanda resta, almeno quella
#1470
Citazione di: bobmax il 21 Gennaio 2022, 15:06:48 PM
Citazione di: daniele22 il 21 Gennaio 2022, 14:43:32 PM
Citazione di: bobmax il 21 Gennaio 2022, 12:58:34 PM
Se mi domando cosa sia la Verità non posso rispondermi.

Perché già nella possibile risposta si anniderebbe l'ineliminabile dubbio.
Che accompagna inevitabilmente ogni "cosa".




Giusto bobmax. In due parole elimini la questione. Ma noi ci ostiniamo tanto nelle spiegazioni. Spiegazioni che fanno di queste due parole una storia che dura ormai da quando è nato il tempo nella nostra ragione. Tra l'altro mi scuso con te, se ti sei offeso, per aver io trattato banalmente la questione del male. Hai ragione

Non mi hai offeso, Daniele.
In realtà, ciò che mi offende, veramente, è solo me stesso.

Ma ciò nonostante la mia volontà non demorde.
Nonostante gli innumerevoli errori ormai disseminati lungo la mia vita.

Nonostante la realtà del male diventi sempre più intollerabile.

L'io non vuole ancora morire.


Bene, spero per te che possa esserti sufficiente questa vita che ti resta