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Messaggi - paul11

#1456
Angelo C.,
la tua è una domanda pregnante nel nostro tempo.
Il filosfo non può fare il cattedratico e chiudersi nella torre d'avorio del pensiero, prchè prima di tutto è uomo e vive la contraddizone spesso del suo pensiero con la quotidianità, con la mondanità del vivere. E vivere è l'incontro fra pensiero e pratiche.
Purtroppo il filosofo non è mediatico, nella misura in cui si pensa oggi il "fare mediatiicità", veloce quasi privo di pensiero, più immagini che parole,mentre la classe dirigente delle pratiche, nella economia nella politica soprattutto francamente non so se sono capaci ancora di pensare "in grande" e quindi in maniera non contingente al loro potere.
Il filosofo è sempre quindi più escluso dalla vita sociale e il pratico è sempre più avulso dal senso storico in cui vive.
Oggi, faccio un esempio, non so cosa insegnino nelle scuole di partito, nelle scuole sindacali, come formino la classe dirignete imprenditoriale e di coloro che appunto dirigono economicamente.

Ho visto che hai inserito Diego Fusaro nel tuo post, e green ha inserito Costanzo Preve.
Preve ha avuto un forte ascendente su Fusaro.Allora faccio un esempio.
Costanzo Preve è stato marxista, boicottato dalla classe dirigente accademica e alla fine dagli stessi marxisti.
A mio parere ha fatto un serio ragionamento essendo stato attivista politico.
Si ì accorto, diciamo così, che le teorie politiche non erano più confacenti al tempo sociale mutato.
Invitava lo stesso Fusaro a ritornare alla teoria della prassi studiando Fichte, essendo Preve un idealista hegeliano e marxista ideologicamente.
Ma addirittura a tornare   Platone e Aristotele. Ma stiamo parlando di Preve, un attivista politico con alle spalle una formazione filosofica non da poco, o se vogliamo un filosofo prestato alla politica.
A mio modesto parere ha ragione, a prescindere dalle fedi filosofiche o politiche.
Quello che manca oggi è ripensare il pensiero e saperlo reintepretarlo nelle chiavi che le prassi attuali richiedono:questo è un compito se non il compito di un filosofo. dare la chiave di lettura del mondo invitando i praticanti a riflettere nel pensiero e i pensatori a dare signifcati nelle pratiche.
#1457
Essendo Nietzsche contro la metafisica della tradizione,soprattutto contro Platone, crede nel  divenire togliendo eterni e immutabili alla metafisica.
Ripone quindi la volontà nel divenire, ma si accorge che il passato è un immutabile.Se la volontà è creazione questa volontà non può incidere sul passato e il divenire porrebbe a sua volta un eterno, un immutabile: il passato divenuto
.L'eterno ritorno è il tentativo di Nietzsche di incidere con la volontà il passato facendolo vivere come presente.
Per questo Nietzsche è ancora metafisico.
#1458
Phil,
noi siamo in un mondo sempre  più artefatto dall'uomo e c'è sempre meno natura,sia teoricamente ,sia materialmente.
Un tempo l'uomo controllava fisicamente la luce dela candela o della lampada a petrolio, la comunicazione usciva da un bocca con un volto.
Oggi è tutto più "etereo", l'elettromagnetismo portato dai fili elettrici non lo vedo fisicamente a meno che vogliamo folgorarci; tutto ci arriva, in parte lo gestiamo, ma abbiamo perso "a misura d'uomo" la capacità di governarlo.
La tecnè è metafisca, perchè nasce dalla contraddizione del pensiero metafisico.
Se vuoi chiama meta-metafisica, o qual dir si voglia, ma i nostri sensi controllano aiutano a governare e capire sempre meno: è tutto più mentale.
Non so se riesco a farmi capire.
Non sono per una metafisica sganciata dalla realtà.La teoria serve per la prassi e le prassi mutano le teorie:su questo non ci piove.
Ma vedi appunto che la matematica funziona perchè ha un suo ordine correlato al mondo fisico/naturale?Diversamente non avrebbe senso se non fosse applicabile e praticabile nel mondo. Ma la matematica è pura costruzione metafisica è un dominio a sè, i linguaggi umani sono tutti forme mentali del pensiero che aiutano a codificare  decodificare nei simboli e segni linguistici  la relazione astratto(pensiero) e concreto( "cosa" fisica).

Insomma il nostro mondo mentale cerca di copiare, capire, comprendere  l'ordine esterno del mondo costruendo relazioni e ordinando a sua volta con le forme linguistiche quelle sostanze esterne che si manifestano nel sensibile, attraverso i nostri sensi.
#1459
Sgiombo,
la storia, come divenire nell'esistenza confuta lo scettico perchè è indeciso; altri decidono anche per lui e muovo la storia,giusto o sbagliato che sia.
E' la pratica che confuta lo scettico.
il secondo aspetto è la conoscenza. Lo scettico conosce o non conosce come chi decide? Se conosce e non decide, ribadisco, è la pratica anche nell'errore che fa la storia. Se invece attende la verità assoluta per decidersi, si farà trasportare dagli eventi che non sa leggere.
Dal punto di vista puramente teorico, il fatto che sappia e non decidendo non sbaglia mai, non basta ad esentarlo dall'errore di non partecipare.
L'astenersi è comunque una  scelta implicita in quanto è dentro l'esistenza che implica a sua volta il decidere, che a sua volta implica la volontà,,,,,,,,,

Se si vedono i tre colori del semaforo, dobbiamo deciderci a prendere una decisione, se non vogliamo creare ingorghi o incidenti.

Penso che siamo un poco scettici, un poco pragmatici e un poco metafisici, durante  la mondanità dell'esistenza, dipende dagli eventi, dagli incontri, dalle proposte, ecc.
Accetto una gradualità di scetticismo, che può essere l perplessità ad esempio verso filosofi o filosofie, in fondo ciascuno ha delle proprie considerazioni favorevoli o meno ad accettare delle argomentazioni, dipende dalle nostre inclinazioni che abbiamo costruito in noi.
Ma sostengo l'apertura all'ascolto, sforzarsi di capire, il che non significa cambiare idea, ma confrontarsi.
Accetto quindi uno scetticismo "debole",
L'illusione è quando l'astrazione non si confronta con la pratica, a mio parere.

Sulla tua posizione che hai argomentato altrove, rispondo semplicemente: attenzione a non confondere la bussola con il senso del cammino,con la rotta che intraprendiamo.La bussola mi indica i punti cardinali, mi orienta nella rotta, ma non è la rotta.
L'archè è la bussola, e l'esistenza,a mio modesto parere, è la rotta in funzione di riferimenti fermi e non opinabili.
Pur  sapendo che la bussola in fondo è una convenzione relativa al pianeta Terra...............eppure......

Sullo scienziato, hai scritto quello che avevo già scritto. Ma Hume compie una contraddizione nel circuito filosofia/scienza naturale.
Se fosse indimostrabile filosoficamente,non si capisce comunque perchè c'è un ordine: quindi è indimostrabile per Hume. E lo scienziato infatti pratica  a suo dire una scienza, senza chiedersi perchè c'è un ordine......

Daccapo Sgiombo, che si giudichi irrazionale o razionale la relatività e la quantistica, sta di fatto che spediamo sonde perfettamente calate su Marte utilizzandoli calcoli dentro queste razionalità/irrazionalità. O fingiamo che tutta l'astrofisica sia un'illusione o ce ne facciamo una ragione, compreso tute le particelle scoperte, compresa la curvatura dello spazio/tempo e compresa l'onda gravitazionale,ecc.


Phil,
se siamo ancora oggi ai San Tommaso che devono vedere le ferite nelle mano di Gesù per credere, vale adire dobbiamo vedere con il sensibile il riscontro del pensiero, dovremmo cancellare anche tutte le basi teoriche delle scienze fisiche,soprattutto quelle dell'ultimo secolo che non appartengono più alla misura della sensibilità umana, e infatti facciamo fatica a capire il comportamento di un buco nero, la teoria della relatività ristretta e generale, la quantistica.Anche ascoltare una voce al telefono sembrava impossibile, anche accendere una lampadina schiacciando un tasto sembrava impossibile, anche mia nonna non credeva allo sbarco sulla Luna.........
Senza entrare nel metafisico, è da tempo che scrivo che ormai siamo nel "metafisico" molto più che che in Platone, lo siamo fisicamente.
Tutto ciò che ci circonda, compresa la tecnologia, la comunicazione è fuori dai nostri sensi,per questo, anche,siamo molto meno in grado di controllare, di dimostrare come due secoli fa,Oggi vedo che persino nella pratica si teorizza senza attendere un riscontro subito.Si fa quello che a tavolino è stato pensato e deciso e solo poi si vedono gli effetti:questo lo si fa persino nell'industria, per non perdere tempo.

Ma secondo te, ma è una domanda che formulo all'intero forum, la razionalità umana  è nata casualmente a prescindere da un' ordine naturale?
Se i nostri sensi sanno leggere onde elettromagnetiche come segnali che gli informano dal mondo e li spediscono al cervello che operazionalmente decide, pensiamo ,analogamente che la razionalità umana appartenga ad un dominio così distante dalla lettura del mondo?
Se esiste una correlazione cervello/mente signiifica che la razionalità della mente non può essere slegata dal mondo sensibile.Noi possiamo immaginarci un ippogrifo come alterazione fantastica di un cavallo, Non possiamo fantasticare su ciò che non abbiamo mai conosciuto.
Noi alteriamo la realtà con la fantasia, ma sempre dentro la realtà,questo mi pare lo avesse scritto persino Galileo (vado a memoria...forse mi sbaglio.)

...e cadete in contraddizione, se non avete studiato la cosmologia scientifica e confrontata con la teoria standard delle particelle. Ribadisco, e docuumnetatevi se non ci credete, sui tempi cosmologici che spiegano tutta la formazione dell'universo,
E daccapo, le potenze dei sincotroni sono proprio in funzione della progettazione della particella da cercare,più è potente come MegaWatt (se non TeraWatt)e più si avvicina al tempo originario cosmologico.Se trovano la particella, vuol dire che è confortata la teoria.
Pensate che i miliardi spesi per il sincotrone del Cern a Ginevra li abbiano cacciati dalle tasche senza sapere a cosa andavano incontro?
Che la Nasa investe soldi senza saper cosa fa? Certo che ci sono gli imprevisti e non c'è una verità assoluta.Ma chi investe quei soldi sa che ci saranno ricadute tecnologiche prima militari e poi civili. E questa è più che una dimostrazione che certe teorie "irrazionali" sono talmente prese in considerazione dai più che pragmatisti, direi materialisti economico/poterai da sapere che gli investimenti gli ritorneranno per mantenere il loro potere.

Sono d'accordo Phil che ci devono essere relazioni concatenate a più livelli fra la teoria e la pratica. Non sono per una metafisica sganciata dalla pratica o su antitesi del tipo è vero la metafisica è falsa la pratica o viceversa. Per questo mi serve anche la logica dialettica, il confronto fra l'astratto(il pensiero in sè e per sè) e il fenomeno fisico (il concreto in sè e per sè), e questo sistema di relazione che ,a mio modesto parere, può legare la pragmatica alla metafisica.

Green,
come ho già scritto, non può esistere una razionalità sganciata dal mondo, da qualche parte "è uscita".E se il cervello è analogico al mondo sensibile ei segnali sono elettromagnetici ,per me significa che la mente come "sovrastruttura" del cervello padroneggia il linguaggio razionale in rapporto al mondo sensibile.Detto in altre parole, "là fuori" c'è un mondo che mi permette di sussistere come esistenza e come sopravvivenza e che in più ho la possibilità  di leggerlo, di interpretarlo.
Se il razionale fosse il naturale, daccapo come facciamo a interpretarlo linguisticamente e costruire teorie scientifiche e filosofie? Sono tutte illusioni?Ma perchè poi illusioni? Sappiamo forse una verità che confuta queste illusioni, e quale sarebbe e su cosa si fonderebbe?Non vedi che c'è un corto circuito logico circolare che collassa su se stesso?

Non ho la verità assoluta, sarei disonesto ad asserirlo. ma ci sono fenomeni ed eventi e pensieri sui quali l'umanità ha letto, interpretato e costruito. Noi siamo certamente l"ente mediatore" che non conosce l'origine e la ,fine sta proprio in mezzo, nell'esistenza ed è mediatore logico fra pensiero e fenomeni fisici. A me appare chiara da tempo questa archè e questo principio ordinativo che si manifesta negli enti filosfici e nei fenomeni nella fisica. 
Ora se io traccio vettorialmente questo ordine logico che trovo nell'esistenza vedo logicamente  un' origine e una fine che torna all'origine.

Con simpatia, Sgiombo, Phil, Green
#1460
Percorsi ed Esperienze / Re:contro la gratitudine
02 Giugno 2017, 13:31:51 PM
......finchè avremo esperienze diverse non potrà che finire male.
la dinamicità dei rapporti umani, e per questo avevo introdotto la temporalità e la spazialità, dipendono dal nostro retroterra , dalla nostra storia e la spazialità dalla nostra cultura in cui siamo posizionati.
Il grande problema è che i sentimenti già in sè sono ambigui.Spesso si parla di razionalità escludendo proprio la parte emotiva, sentimentale.
Questo è un grosso limite conoscitivo.ma riuscire a togliere ambiguità ai sentimenti è ancora più difficile.
La realtà è fatta di amore invasivo e possessivo: chi è davvero capace di amare  nel sapersi donare senza chiedere in cambio nulla?
O è in lui spontaneo e gli viene "dal di dentro", oppure  ha razionalizzato il sentimento, lo fa perchè razionalmente crede che sia giusto a prescindere. Questo è un mondo dove chi si dona totalmente finisce martirizzato: Gesù è l'esempio eclatante.
Perchè la gratitudine implica da una parte il sentimento e la parte razionale è quella che dovrebbe capire il gesto in sè e per sè.
la vera gratitudine, a mio modesto avviso, non dovrebbe mai aver e un tempo di aspettativa, un costruire un piacere o un  dovere, non dovrebbe generare un futuro gravoso di sentimento, ma semmai il contrario "sentirsi più leggeri".
La nostra cultura attuarle, e la intendo soprattutto nei suoi modi pratici di fare, deriva da un retroterra educativo e culturale che uccide giorno dopo giorno la spontaneità e dove semmai la razionalizzazione diventa un puro calcolo matematico, un interesse a maturare di quella gratitudine.
allora anche la gratitudine, il gesto gratuito, diventa ipocrisia., per non sentirsi un domani dire e farsi pesare un gesto del passato che diventa rimorso,peso.
Non è così semplice analizzare soprattutto  oggi il rapporto fra persone famigliari, amicizia, sessuale, perchè vivono sul legame e il legame implica una catena simbolica di emozioni e sentimenti oltre che oggetti materiali.
Forse la sincera gratitudine è nel gesto, senza una parola di più.
#1461
Citazione di: Jean il 29 Maggio 2017, 18:35:44 PM
Citazione di: paul11 il 25 Maggio 2017, 08:57:53 AM
Caro Jean,
condivido tutto quello che è stato scritto dagli amici dell' "Hotel Logos".

Comincia a darmi fastidio come lo stato di diritto  viene esercitato dal MINCULPOP di ex democristiani di terza generazione, mediocri, ipocriti, affaristi. Stanno gestendo problematiche e nuove leggi, compresa questa, in maniera da dilettanti allo sbaraglio,  arrogante, sprezzante, dittatoriale. Non gli interessa il popolo e il bene comune.
Quando si perde la fiducia, ci si impone come autoritarismo, perchè sono incapaci di valide argomentazioni, di informazione autorevole(che è il contrario dell'autoritarismo).

Non hanno ancora capito che non dare informazione corretta  significa dare adito a bufale scientifiche, per loro è determinante trattare il popolo da ignoranti.......e questi modi di fare  sta offendendo l'onestà intellettuale


Caro paul,

non so se questo articolo:

http://www.byoblu.com/post/2017/05/19/decreto-vaccini-il-commento-che-sui-giornali-non-leggerete-mai.aspx

presenti un'informazione corretta in toto o solo in alcune parti.

Ma certamente è un'informazione (vedi grafico) scoprire come il nostro paese e la Lettonia condividano il più alto numero di vaccinazioni obbligatorie... per l'Italia dall'oggi al domani tramite DECRETO LEGGE (ci vorrebbe Eutidemo...) che avrebbe una sua ragion d'essere solo in casi d'accertata urgenza, leggesi EPIDEMIA...

Nel contesto europeo in: Austria, Cipro, Danimarca, Estonia, Finlandia, Germania, Islanda, Irlanda, Lituania, Lussemburgo, Olanda, Norvegia, Portogallo, Spagna, Svezia, Regno Unito il numero di vaccinazioni obbligatorie è ZERO.


Qui sotto, tratto daIl portale dell'epidemiologia per la sanità pubblica - a cura del Centro nazionale per la prevenzione delle malattie e la promozione della salute dell'Istituto superiore di sanità:

Generalmente le opinioni sull'obbligatorietà o meno delle vaccinazioni sono molto contrastanti, anche per i diversi temi etici legati alla materia. Le vaccinazioni obbligatorie sono considerate una strategia per migliorare l'adesione ai programmi di immunizzazione, tuttavia, molti dei programmi europei risultano efficaci anche se non prevedono alcun obbligo. Infatti, non sembrano esserci differenze significative nelle coperture vaccinali tra i Paesi che raccomandano o che invece rendono obbligatorie le  vaccinazioni più importanti. Diversi studi hanno mostrato però che le vaccinazioni obbligatorie per gli operatori sanitari consentono di aumentare i tassi di copertura vaccinale in questo particolare gruppo di persone. D'altra parte, emerge che nonostante nei Paesi che prevedono nel proprio programma di immunizzazione sia vaccinazioni obbligatorie che raccomandate (come per esempio in Francia, Grecia, Italia e Malta) i vaccini contro pertosse, morbillo, l'Haemophilus influenzae di tipo B (Hib) non siano obbligatori, la copertura rimane comunque molto alta.

http://www.epicentro.iss.it/temi/vaccinazioni/Venice2010.asp



Cui prodest?
Cherchez la femme... alias segui il flusso del denaro... il resto son belle parole per ammansir le pecore al macello...


Un cordiale saluto
Jean
Caro, Jean,
il mio anarchismo mi porta ad accettare l'autorevolezza medica e provo allergia all'autoritarismo di Stato:hanno fatto un vaccino per questo? ;D
Grazie per le tue informazioni preziose.Il che dimostra che lo Stato tratta da ignoranti il suo popolo,come se non sapessimo scovare informazioni anche da siti istituzionali mondiali. E quì ha anche ragione  Inverno.proprio perchè provengo da una "controcultura giovanile, ahimè ,di diversi decenni fa, e ho imparato che bisogna stare attenti a trattare il mezzo internet che trovo molto prezioso , ma anche pericoloso nelle "bufale", "pseudo scienze".
Ricordo qualche anno fa un influenza che sarebbe dovuta essere simile alla spagnola con tanto di ministero della sanità che invitata la popolazione a vaccinarsi:fu una bufala di Stato. Certo che dietro ci sono pressioni finanziarie, il giro di soldi dell'intero sistema sanitario mondiale è pazzesco, un ospedale di grosse dimensioni è come un paese,quindi............
Mi auguro che i medici, come la comunità scientifica, internazionale, possa cercare non solo di scambiare idee fra di loro, ma di poter mettere almeno in consultazioni i loro lavori, quello che si dicono e si informano, insomma è importante oggi più che mai dove la disinformazione, la pseudo informazione, la non informazione, pullula. forse oggi gira nel mondo una quantità di informazione giornaliera pari a un decennio di un secolo fa.
Non entro nel merito delle vaccinazioni in sè, dichiaro piuttosto la mia poco sufficiente cultura in merito piuttosto di dare pareri disonesti intellettualmente-
di una cosa potrei dare un parere, essendo un appassionato di filosofia politica, economia e diritto.
Lo Stato italiano ha una forma giuridica squilibrata da parte dello Stato verso il cittadino, esattamente il contrari ad esempio degli USA.
Viene da lontano,dalla nostra cultura latino-cattolica che si è sedimentata nelle forme del diritto.C'è uno Stato che tende ad imporre piuttosto che lasciare liberi di scelte, anche per questo c'è una legislazione copiosissima, logorroica,,spesso contraddittoria e con una giurisprudenza altrettanto contraddittoria. L'esigenza pubblica così si mostra impositiva sul diritto personale di scelta, e nello specifico della sanità fa il paio con aborto, eutanasia, ecc. Trovo che vi sia un filo comune non so se anche a voi pare così. Io potrei essere non d'accordo o non completamente d'accordo sui contesti poc'anzi menzionati, ma credo molto nella libertà che penso porti a maggior consapevolezza ma questa è un'altra storia e non vorrei andare off-topic

Un caro saluto a te.
#1462
Percorsi ed Esperienze / Re:contro la gratitudine
01 Giugno 2017, 13:51:32 PM
Citazione di: davintro il 01 Giugno 2017, 00:53:37 AM
topic, se si vuole, un po' provocatorio

Siamo abituati a pensare alla gratitudine come un sentimento sempre lodevole e positivo, ma siamo sicuri che sia sempre così? Si potrebbe anche pensare che la gratitudine non sia propriamente una virtù,piuttosto una forma "commerciale", dunque degradata, di amore. Ragioniamo un attimo. Tizio mi fà un favore. Ci sono due casi. Caso 1: lo fà in modo disinteressato, per affetto. Nessuno lo ha obbligato, per lui è stato un piacere. Bene, in questo caso io non gli devo nulla, non c'è nulla da ricambiare perchè di fatto egli non ha perso nulla, non c'è alcun debito da ripagare, perchè non c'è alcuna perdita. o meglio, ciò che ha sacrificato di sè è dal suo punto di vista inferiore, rispetto a ciò che ha ottenuto, cioè il mio bene. Contento lui. Ha fatto ciò che gli è piaciuto fare così come io resto libero a mia volta di fare ciò che voglio. Non c'è alcun obbligo morale di amare chi ci ama. L'amore è un sentimento spontaneo, non posso forzarmi ad amare chi non mi piace solo perchè io piaccio a lui. L'amore è libertà, non "do ut des". Anzi, se io spinto dalla gratitudine, sacrificassi parte della mia felicità per Tizio, renderei vano il suo gesto, il cui obiettivo era appunto la mia felicità. Caso 2) non lo ha fatto per affetto nei miei confronti, ma per ottenere qualcosa in cambio. Benissimo, in questo caso non c'è alcun affetto da ricambiare, ma solo fissare un patto, in cui mi impegno, liberamente, a risarcirlo materialmente di ciò che fà per me. Al di là del rispetto dei termini del "patto" finisce qualunque coinvolgimento affettivo-morale. Al ristorante in cui vado a mangiare non interessa il mio affetto, la mia gratitudine. Vuole i miei soldi. Una volta pagato il conto qualunque interesse legato al luogo non è più necessario. Spesso la gratitudine è solo un ricatto morale che avvelena l'anima di sensi di colpa, guastando il godimento di ciò che si ottiene da parte delle persone di cui dovremmo essere grati. "Dopo tutto quello che ho fatto per te..." è qualcosa di bruttissimo da dire, chi parla di così è un violentatore dell'anima che toglie all'affetto la sua libertà riducendolo a scambio e commercio, l'amore come restituzione di un debito. Identificare la gratitudine come una forma d'amore a mio avviso rischia di squalificare l'aspetto dell'amore inteso come una libera attribuzione di valore da parte di chi ama verso il destinatario del sentimento, finendo con lo scambiare come "amore" un sentimento di gratitudine che, nel momento in cui viene sopravvalutato, pretende di obbligare moralmente ad amare qualcuno solo perché ha fatto qualcosa per noi. Ignorando il fatto che ciò che si prova per una persona è sempre determinato da un'immagine globale di essa, che non può essere ridotta ad un singolo o singoli gesti, pur apprezzabili, con cui quella persona ci ha in qualche modo favorito. Insomma, un'esasperazione del valore positivo della gratitudine rischia di compromettere il carattere di libertà che dovrebbe sempre caratterizzare l'amore, non si è più liberi di amare chi si vuole, in nome di una segreta corrispondenza interiore tra amante e amato, ma l'amore si sottomette alla regola oggettiva del "amare chi ha dimostrato di amarci, a prescindere dal fatto di provare davvero qualcosa verso quest'ultimo". E quando un sentimento soggettivo si sottomette a una regola oggettiva, dal mio punto di vista, è sempre una gran perdita per l'umanità.
Ciao Davintro,
Sostanzialmente sono d'accordo.
Aggiungo al contesto la temporalità e la spazialità , e mi spiego,  o ci tento.
Oggi sono nelle condizioni di fare un favore, di aiutare. Oggi sono spazialmente dentro un contesto culturale in cui il fare un favore, proietta mentalmente ad u n"certo tipo" di gratitudine.
Teniamo presente che il concetto economico del fare un favore o aiutare è comunque ritenuto un sacrificio per chi lo fa.
L'interesse economico, non si pensi che sia così distante dal post da te fatto. Oggi io ti dò, ma tu domani mi ridarai.....e con gli interessi.
Oppure........
io faccio un favore perchè sono in condizioni di farlo e mi piace farlo: non mi aspetto un domani nulla in cambio.
Ma del diman.......... cambia la situazione, ho io dei problemi e nessuno di coloro che avevo aiutato e che sanno che sono in difficoltà m ista aiutando. e la mia coscienza.....rimesta. Non aiuterò più nessuno da oggi in poi.questa è la coscienza mia oggi.
Non so se sono riuscito a dare nuove argomentazioni.
Temo che il concetto di gratitudine sia talmente soggettivo da sfuggire al concetto di giustizia.
Quando tempo fa volli fare una ricerca sulla nascita del concetto economico di interesse, non sapevo che fosse già codificato addirittura nel codice di Hammurabi. 
Temo che proprio per un problema di soggettività in rapporto alla giustizia, sia nei rapporti sociali interni alla famiglia che esterni, ad esempio la successione testamentaria, nascano tali e tante problematiche per cui ad un certo punto si sia dovuto intervenire con la legge ,per equilibrare  soggettività   e oggetti e forme giuridiche che riequilibrassero quella giustizia implicita nel diritto.


A mio modesto parere,  il donare  è un qualcosa che si fa fra il dovere e il piacere, ma è la nostra personale coscienza,  educazione a indurla. Chi dona non deve mai far pesare il dono, i sono addirittura contrario al concetto di interesse economico, figuriamoci alla generazione di aspettative del tipo vendicativo come"...ma come , io ti ho dato di più di quello che mi hai dato!"
Io non credo che amore, affetti siano conti correnti bancari. Sono altro e di più.....
Chi dona e non chiede nulla in cambio, la gratitudine di chi ha ricevuto può diventare  totale fiducia.
#1463
Citazione di: Phil il 01 Giugno 2017, 11:15:23 AM
Citazione di: paul11 il 01 Giugno 2017, 00:10:59 AM
Phil,
hai la solita facoltà di svicolare dalle argomentazioni. Evidenzi  quello che ti fa comodo.Ecco la circolarità scettica della retorica.
Spiegami una volta per tutte come un analitico analizza il linguaggio senza una logica formale e come uno scienziato riesce a costruire una formula universale se non ci fosse un ordine.
Poi spiegami per te cosa significa razionale.
Per "esigenza logico-culturale"(autocit.) intendevo: un analitico costruisce una logica formale che spieghi il linguaggio, e poi la valuta mettendola in pratica (applicazioni, verifiche, casistica, etc.); lo scienziato fa altrettanto, elabora un modello esplicativo di un fenomeno, poi lo mette alla prova con la sperimentazione. Il fatto che esistano differenti interpretazioni delle strutture e delle funzioni del linguaggio (come ci insegnano la linguistica e altre discipline) e differenti modelli di spiegazione scientifica (come ci insegnano gli attuali dibattiti scientifici, ovviamente non su tutte le questioni), dimostra che l'ordine è più nell'occhio che guarda che nell'oggetto/fenomeno studiato. Come citato da altri in precedenza, per millenni l'ordine è stato indiscutibilmente quello del geocentrismo, e "funzionava"  ;)  
Secondo me, l'ordine è solo una spiegazione che la prospettiva umana "sovrappone" ai suoi vissuti del mondo (così come la connessione causale è un modello di lettura del mondo, non è nel mondo, né è il mondo). Quindi non pensando l'ordine dell'interpretazione umana come immanente al mondo, intendo per razionalità la capacità di formulare modelli esplicativi/interpretativi dei vissuti (quindi "razionale" è un modello che funziona in una determinata cultura, sempre fino a prova contraria...). Spero di non aver "svicolato" altre questioni in sospeso  :)

Sull'osservazione che
Citazione di: paul11 il 01 Giugno 2017, 00:10:59 AM
L'archè,l'origine, prescinde dalla metafisica.
credo, nel mio piccolo, che senza un approccio metafisico non abbia molto senso parlare di archè (se non metaforicamente), quindi un archè che prescinde da un orizzonte metafisico è (per me) una simpatica congettura.
Apprezzo molto l'onestà intellettuale con cui affermi
Citazione di: paul11 il 01 Giugno 2017, 00:10:59 AM
A me l'archè,fra le altre cose, aiuta a costruire un senso esistenziale, almeno lo tento
e mi concederai che "senso esistenziale" ed "episteme" sono due esigenze piuttosto differenti, talvolta persino divergenti, e con-fonderle è un gesto altamente problematico (ma non è certo un reato filosofico!).
Phil,
il filosofo analitico, lo scienziato, prima di tutto ha come premessa un suo modello (o se vuoi è quello socialmente convenzionale di un certo tempo culturale) "in testa" e il suo "occhio" vale adire ciò che osserva e descrive  sarà la conclusione delle sue premesse.
Non credere che i modelli culturali "pragmatici" siano così differenti da "quelli metafisici" nelle loro premesse.

La stessa cosa vale per lo scettico o il metafisico, per chi vede il bicchiere mezzo pieno  o mezzo vuoto, l'ottimista fiducioso, o il pessimista misantropo.

Per te la teoria cosmologica che è scienza in base alla quale insieme alla teoria standard dele lparticelle hanno trovato il bosone di Higgs, a tuo parere è scienza o metafisica? In base alle teorie anzidette loro sapevano che data una potenza al sincotrone del Cern, ma già nella fase di progettazione, avrebbero dovuto trovare il bosone di Higgs. Com'è che Einstein prima ha teorizzato e poi hanno scoperto fisicamente e  dimostrato matematicamente solo dopo che le teorie ristrette e generale della relatività erano vere?
Forse non abbiamo ancora capito che la stessa scienza non dimostra "fisicamente",sapevano dell'onda gravitazionale fossile, proprio grazie alla teoria cosmologica e l'hanno trovata e dimostrata.
L'assiomatizzazione degli enunciati, postulati, ha reso molto più mobile ,flessibile, aperta la teoria.
la relatività, la quantistica essendo fuori dalla portata della l"dimostrazione sperimentale che convalida la teoria" e a "misura dei sensi umani", quindi pratica, ha di fatto costruito forme epistemologiche ed ontologiche ormai prossime alle metafisica,o meglio è una para-metafisica, o qual dir si voglia.
Un tempo mica poi tanto lontano si diceva che la scienza predice come predicevano gli oracoli antichi.
Oggi la scienza sa prima cosa dover trovare e dimostrare, perchè proietta la teoria e poi cerca il fenomeno corrispondente e non più viceversa.
Tutto questo è impossibile nemmeno nella pratica se non ci fosse un ordine. Il muro di casa domani è ancora lì, la strada sotto casa è ancora quella, la volta celeste ha sempre nelle medesime declinazioni delle ascisse e ordinate, in base alle latitudini i punti in cui pianeti e stelle si trovano.
Se non abbiamo ancora capito questo è inutile proseguire qualunque argomentazione.
E' impossibile il movimento del conoscere senza un ordine ontologico.
Poi sono d'accordo che quell'archè è interpretazione, può solo essere un processo di avvicinamento ad una verità

Hai mai letto la teoria cosmologica che è scienza?  Il tempo zero cosmologico è l'archè per lo scienziato: quando tutto era energia e non erano ancora comparse gravità, elettromagnetismo, la nucleare debole e forte che plasmeranno l'energia negli immediati passaggi temporali Tutto l'universo era compresso nello spazio simile ad una capocchia di fiammifero.

Phil quando diciamo "progettiamoci" vuol dire ,per quanto poi è nelle singole possibilità e condizioni, intraprendere un cammino, costruirsi una propria dimensione di senso, dare un significato alla propria esistenza.
Io non ho via di mezzo: o siamo al mondo venuti dal nulla per mangiare e defecare e di nuovo sparire nel nulla (e allora avrebbe ragione Diogene) oppure tutti i particolari sono all'interno di un ordine che si manifesta e che ho difficoltà a descriverlo e definirlo, dove ragione, psiche, spirito, vi si muovono, sono coinvolti e allora tutto ha un senso.
Se così non fosse, cosa me ne faccio di morali ed etiche, di giustizia, di fratellanza. Quali valori sociali e individuali avrebbero un percorso  se non dentro quell'alchemica armonia che l'universo stesso induce.

Con simpatia ;)
#1464
Citazione di: Phil il 31 Maggio 2017, 22:56:23 PM
Citazione di: paul11 il 31 Maggio 2017, 18:53:05 PM
Phil, secondo te come fa oscienziato a costruire una teoria cone dlle formule? Se ogni giorno il mondo si presentasse in sostanza e forma diversa la nostra intelleggibilità analogica con il mondo linguisticamente durerebbe 24 ore com i lgiorno.
L'archè è origine e si manifesta con l"ordine",altri potrebbero definirlo diversamente, ma sostanzialmente significa che sono riterati, ripetuti eventi e fenomeni e non mutano le proprietà fondamntali che caratterizzano una data sostanza all'interno di un fenomeno fisico.
Se così non fosse per tutto quanto ci circonda, tanto da sembrare armonico questo insieme, l'uomo non avrebeb mai potuto pensare ad un archè, ad un'origine se vogliamo misteriosa che ha permesso che sia così il fisico/naturale.
Credo che in questa con-fusione di esigenza logico-culturale (l'arché) ed esigenza pratica (la legge dello scienziato) risieda l'affascinante lapsus della metafisica: mischiare una spiegazione inverificabile (o che gioca serenamente con concetti arcaici e proibitivi, ai limiti della logica, come "l'eternità", v. Severino) con le differenti interpretazioni del mondo (più o meno funzionali), significa perdere di vista la forma razionale in funzione, per leggere ogni senso (rin)tracciato come una profezia (autoavverantesi) di ulteriore manifestazione dell'origine, dell'essere, etc.... eppure la speculazione metafisica, diletto teoretico allevato dall'epoca precedente la scienza contemporanea, per me è un po' come "la caccia alla volpe" ("la caccia all'archè" o "la caccia all'essere"): magari è ancora praticata, ma si tratta pur sempre di cacciare ciò che si è precedentemente (pre)messo in libertà (ovvero presupposto nel discorso di ricerca), per questo si è certi che ci sia una preda, per questo le orme sono certamente le sue e per questo la sua caccia ha senso (ma in ciò, magari per mia "miopia", non vedo nessuno "sviluppo argomentativo", nessun "miglioramento culturale", piuttosto un divertissement intellettualistico, un placebo per ansie esistenziali, o una utile funzione "antiquaria", per dirla con Nietzsche...).  
Secondo me (e credo anche per alcuni analitici di oltreoceano) il discorso metafisico classico (e le sue attualizzazioni pensose) sconfina sempre più in "letteratura" (e non in episteme), poiché, come accennavo:
Citazione di: Phil il 31 Maggio 2017, 10:56:57 AM
(pre)supporre un principio originario e, curiosamente, anche intelligibile pur non avendolo ancora colto (allora come possiamo saperlo?), è solo una questione di fede metafisica (che non è un peccato capitale  ;) ). Proprio la molteplicità delle prassi in atto, come giustamente osservi, dimostra l'irrilevanza funzionale di presunti valori assoluti (extra-contestuali, meta-temporali, etc.), salvo ritenere assoluti quelli della propria cultura e della propria tradizione (metafisica inclusa).



Citazione di: quasar97 il 31 Maggio 2017, 21:09:22 PM
Citazione di: Phil il 31 Maggio 2017, 10:56:57 AM
Citazione di: quasar97 il 30 Maggio 2017, 23:27:35 PM
Posso essere d'accordo con il dover tagliare con il richiamo metafisico e sulla temporalità (ottimo esempio anche questa volta), però mi viene spontaneo chiedermi: stiamo rincorrendo la tartaruga di Zenone?
Direi di no, piuttosto (stavolta l'esempio non è mio, ma del neopositivismo) ci troviamo in mezzo al mare e dobbiamo tappare le falle nello scafo della nostra nave, potendo usare solo quello che abbiamo a bordo, ingegnandoci al meglio  ;)
C'è da dire, però, che per quanto ne sappiamo, anche il tappare quelle falle (che poi bisognerebbe disquisire meglio sulle ''falle'') può essere un dogma, un qualcosa ''che bisogna fare'' e su cui non avremo mai dei perché convincenti (oltre che la ''sicurezza'' che sia quella la strada giusta). Ho provato a continuare la metafora  ;)
La necessità di tappare le falle è la necessità di capire qualcosa del mondo (che ovviamente non è una priorità assoluta per tutti gli abitanti del pianeta terra  ;D ), per poter impostare le proprie scelte e per orientarsi nella vita con un po' di cognizione di causa; ovvero non è conoscenza speculativa fine a se stessa, ma l'istanza di una cornice di "senso" ("parolona magica", così non lasciamo fuori nemmeno i mistici  ;) ). Se le falle restano aperte, la barca forse affonda e allora si è costretti a nuotare, con molta fatica e poco risultato, oppure, come fanno alcuni asceti, non resta che lasciarsi placidamente trasportare dalla "corrente naturale" (se non si ha più una barca, non si possono avere più falle...).

Phil,
 hai la solita facoltà di svicolare dalle argomentazioni. Evidenzi  quello che ti fa comodo.Ecco la circolarità scettica della retorica.
Spiegami una volta per tutte come un analitico analizza il linguaggio senza una logica formale e come uno scienziato riesce a costruire una formula universale se non ci fosse un ordine. 
Poi spiegami per te cosa significa razionale.

A me l'archè,fra le altre cose, aiuta a costruire un senso esistenziale, almeno lo tento: molti non sanno nemmeno di esistere.
L'archè,l'origine, prescinde dalla metafisica.
#1465
Citazione di: Phil il 31 Maggio 2017, 10:56:57 AM
Citazione di: quasar97 il 30 Maggio 2017, 23:27:35 PM
Posso essere d'accordo con il dover tagliare con il richiamo metafisico e sulla temporalità (ottimo esempio anche questa volta), però mi viene spontaneo chiedermi: stiamo rincorrendo la tartaruga di Zenone?
Direi di no, piuttosto (stavolta l'esempio non è mio, ma del neopositivismo) ci troviamo in mezzo al mare e dobbiamo tappare le falle nello scafo della nostra nave, potendo usare solo quello che abbiamo a bordo, ingegnandoci al meglio  ;)

Citazione di: quasar97 il 30 Maggio 2017, 23:27:35 PMSappiamo di non poterla raggiungere ma vogliamo avvicinarci sempre di più, perchè?
Questa "volontà (di) metafisica" e lo pseudo-problema che essa pone, dovrebbero essere un buon motivo per ripensare "a monte" la metafisica stessa...


Citazione di: baylham il 30 Maggio 2017, 10:05:01 AM
Il quinto  «tropo» riguarda il «diallele», che si verifica quando, per voler dar ragione della cosa ricercata, la si presuppone dalla ragione stessa che si adduce per spiegarla, o, meglio ancora, quando la cosa che si assume per spiegazione e la cosa di cui si vuole dare spiegazione hanno bisogno l'una dell'altra.

Qualche esempio?

Questo potrebbe essere un buon esempio di diallele (niente di personale, Paul :) )
Citazione di: paul11 il 31 Maggio 2017, 00:39:41 AM
Senza la metafisica non è possibile cogliere l'archè.
ovvero senza metafisica non ha senso l'archè, senza l'archè non ha senso la metafisica... eppure di nessuno dei due riusciamo a trovare un senso senza chiamare in causa l'altro (circolo vizioso).

Citazione di: paul11 il 31 Maggio 2017, 00:39:41 AM
Il fatto che indipendentemente da come la si pensi ,il mondo funzioni nonostante noi e i nostri pensieri, significa che c'è un principio ordinativo,originario e intelleggibile
Sicuramente significa che non è il nostro pensiero (o la nostra interpretazione) a far "funzionare" il mondo; da qui a (pre)supporre un principio originario e, curiosamente, anche intelligibile pur non avendolo ancora colto (allora come possiamo saperlo?), è solo una questione di fede metafisica (che non è un peccato capitale  ;) ). Proprio la molteplicità delle prassi in atto, come giustamente osservi, dimostra l'irrilevanza funzionale di presunti valori assoluti (extra-contestuali, meta-temporali, etc.), salvo ritenere assoluti quelli della propria cultura e della propria tradizione (metafisica inclusa).
Phil, 
il diallele, il ragionamento circolare se ci pensiamo bene è usato soprattutto nell'ultimo secolo e attualmente.
Ma proprio perchè manca quella dialettica logica che fa sì che il confronto relazionato fra concreto ed astratto porti ad una sintesi.
Significa che il sillogismo costruito su una premessa e su una conclusione dovrebbe generare un risultato di sintesi in cui questa nuova sintesi di nuovo genera un'altro sillogisma dove la conclusione questa volta è la premessa. Non è circolarità se vi è sintesi, perchè si alza il livello dell'argomentazione. Adatto che non si utilizza più o poco il sillogisma e la dialettica hegeliana(oltre quella raffinata di Severino), i ragionamenti circolari nascono proprio dall'incapacità di  avere punti di riferimenti sillogistici di sintesi, per cui si riempiono libri che dimostrano solo con giri di parole retoriche . La comunicazione oggi è persuasione ,non è razionalità.
Oggi Agrippa probabilmente sarebbe scettico sulla politica e l'economia che girano continuamente su se stessi senza avanzare culturalmente di un passo, oltre che per le attuali filosofie "a la page"che si sono adattate non a confutare verità, ma a nemmeno più cercarle.Dovrebbero essere scettici con se stessi.

Phil, secondo te come fa oscienziato a costruire una teoria cone dlle formule? Se ogni giorno il mondo si presentasse in sostanza e forma diversa la nostra intelleggibilità analogica con il mondo linguisticamente durerebbe 24 ore com i lgiorno.
L'archè è origine e si manifesta con l"ordine",altri potrebbero definirlo diversamente, ma sostanzialmente significa che sono riterati, ripetuti eventi e fenomeni e non mutano le proprietà fondamntali che caratterizzano una data sostanza all'interno di un fenomeno fisico.
Se così non fosse per tutto quanto ci circonda, tanto da sembrare armonico questo insieme, l'uomo non avrebeb mai potuto pensare ad un archè, ad un'origine se vogliamo misteriosa che ha permesso che sia così il fisico/naturale. Ma ricordiamoci che sono le forme eda cogliere ,non l e sostanze. L'Analisi inizia dalle sostanze, ma sono le forme che il mentale razionalizza. E' quì che perde l oscettico.
Non è necessario avere l'episteme, la verità assoluta, semmai il cercarla è quello che dà senso all'esitenza.
Quando si parla di autentico e inautentico a cosa ci riferiamo,ad esempio? La metafisca tiene la forma razionale attravero i ragionamenti logici, la razionalità ed ha senso, questo è il mio parere, se riesce a connettere, relazionare il concreto e l'astratto, la natura fisca nella prassi delle ostanze con la forma del pensiero razionale:questo è il logos

Baylham,
 lo scettico ha ragione ,come precedentemente avevo scritto, a mantenere i piedi per terra quando il metafisico presenta il piatto pronto con la portata "verità assoluta" Perchè spesso dalla metafisica il rischio è andare nella fantasia.
Ha di nuovo ragione quando si trova a conoscere per la prima volta un qualcosa, allora l'atteggiamento di circospezione favorisce quanto meno di capire più posizioni, più punti di vista.
Sono d'accordo con te che non può essere una posizione assoluta quello dello scettico.

L'esempio dell'iter processuale giuridico, anche per me è lampante.
C'è una colpa, un possible colpevole e le parti che avocano argomentando le proprie ragioni, dimostrazioni, ecc. 
Ma soprattutto c'è un giudice che alla fine deve dirimere la questione. ma c'è di più ci sono più ordini di giudizio, fino alla cassazione in italia, proprio perchè riconoscendo una possible fallacia, un giudizio interpretativo del giudice non razionale, si ripete a livelli superiori il "rito".
E' l'incontro fra la teoretica e la prassi, ma non solo giuridica, perchè viene da molto lontano la forma , dalla stessa filosofia.
#1466
Citazione di: quasar97 il 30 Maggio 2017, 23:27:35 PM
Citazione di: baylham il 30 Maggio 2017, 10:05:01 AM
Il primo  «tropo» concerne la discrepanza dei giudizi (diaphonia) rilevabile sia presso i filosofi, sia nella gente comune, a proposito di qualsiasi questione si prenda in esame.

Antitesi: allora c'è concordanza del giudizio sulla questione e sul disaccordo. Inoltre la tesi è smentita, falsificata in numerosi casi: i giudizi possono convergere.
(Non hai falsificato niente, il fatto che i giudizi possano convergere non toglie che rimane sempre il binomio accordo-disaccardo su qualunque questione. Anche adesso, io sto da un lato e tu da un altro del ragionamento: il fatto che possiamo convergere in una nuova posizione non toglie che qualcun'altro si opporrà a sua volta a noi)

Il secondo «tropo» rileva come, se si vuole risolvere una questione, occorra addurre una prova: ora, nessuna prova si rivela esaustiva: ogni prova ha bisogno di un'altra prova, e, questa, di una ulteriore prova, e così si cade in un processo all'infinito.

Antitesi: come si dimostra che una prova non è esaustiva se non c'è l'accordo tra le parti? Se invece le parti sono d'accordo allora la prova è esaustiva oppure non è considerata una prova. Si ritorna alla prima tesi.
Ma appunto una prova non può essere esaustiva, ''completa''. Comprese le tesi di Agrippa, il mio ragionamento o il tuo ragionamento. Non c'è una ''sicurezza'' e una ''fine''

Il terzo «tropo» chiama in causa la relatività, evidenziando come ogni oggetto appaia in un certo modo solo in relazione al soggetto che lo giudica

Antitesi: parti della prospettiva dell'oggetto sono individuali, ma parti della prospettiva dell'oggetto sono comuni, a partire dall'esistenza dell'oggetto. Altrimenti si ritorna alla prima tesi.
La comunanza dell'esistenza dell'oggetto tra due eventuali soggetti è un'ovvietà, di fatto se non esistesse non potremmo relazionarci con esso, è su cosa quel particolare oggetto  significhi per il singolo soggetto che è soggettivo e sui cui c'è discrepanza (o accordo) con altri soggetti. La relatività non si può discutere dai

Il quarto «tropo» mostra come i filosofi dogmatici, per tentare di sfuggire al processo all'infinito, assumano i loro principi primi senza dimostrazione, pretendendo che essi siano immediatamente degni di fede.

Antitesi: sono principi primi proprio perché non sono dimostrabili, ciascuna parte è libera di accettarli o respingerli. Si ritorna alla prima tesi.
E quindi? E' corretto accettare un principio primo indimostrato o indimostrabile? Non so dove vuoi andare a parare

Il quinto  «tropo» riguarda il «diallele», che si verifica quando, per voler dar ragione della cosa ricercata, la si presuppone dalla ragione stessa che si adduce per spiegarla, o, meglio ancora, quando la cosa che si assume per spiegazione e la cosa di cui si vuole dare spiegazione hanno bisogno l'una dell'altra.

Qualche esempio?
Cartesio e l'esistenza di dio


@Phil
Posso essere d'accordo con il dover tagliare con il richiamo metafisico e sulla temporalità (ottimo esempio anche questa volta), però mi viene spontaneo chiedermi: stiamo rincorrendo la tartaruga di Zenone?
Sappiamo di non poterla raggiungere ma vogliamo avvicinarci sempre di più, perchè?

@maral


Citazione''Questo vuol dire che il medesimo non può che essere il medesimo, ma non è mai identico. Vuol dire Che Baylham, pur non  essendo altro da quello che è, non è mai davvero quello che è, è sempre altro e altro ancora, mai lo stesso; che questa lampada accesa sul mio tavolo pur essendo proprio ed eternamente questa lampada accesa sul mio tavolo non è mai davvero questa lampada accesa, è sempre altro.
E che anche in questo che ho detto, proprio perché l'ho detto, si apre a un altro dire in cui sarà contraddetto. ''
[/pre]

Quando sento questo genere di ragionamenti, mi si apre quella ''porta''. Sartre la chiama nausea, Camus assurdo, io non saprei come definirla questa sensazione, ma questo passaggio '' l'ho provato'' sulla mia pelle.
Detto ciò, sarei curioso di chiederti, visto che lo scetticismo lo hai scartato, a cosa ''credi'', come ti disponi nei confronti del mondo, anche alla luce del tuo pensiero nell'ultimo intervento.

Un saluto a tutti!
Il fatto che indipendentemente da come la si pensi ,il mondo funzioni nonostante noi e i nostri pensieri, significa che c'è un principio ordinativo,originario e intelleggibile, ma che non riusciamo ancora perfettamente relazionare.
Vuol dire che c'è un archè, e il problema è nell'episteme e nel logos

Lo scettico ha ragione nel constatare questa difficoltà, ma sbaglia nella pratica, perchè il mondo "cammina" nonostante quello che pensiamo del mondo.
Il secondo aspetto è che nonostante la tecnè, la cultura, possa essere fondata su contraddizioni regge se funziona nella prassi.
il terzo aspetto è culturale, tecnè, una logica non può essere utilizzata "fino ad un certo punto".E' come dire che utilizzo l'aritmetica, ma non i livelli superiori della matematica ,algebra, insiemistica, equazioni, ecc.le proprietà delle regole non mutano a seconda dei domini, degli ambiti.

Daccapo , se la metafisica ci sembra fallace e utilizza gli stessi strumenti logici per definire e descrivere un fenomeno fisico, anche il fenomeno fisico  è allora  fallace, o viceversa.

Ritornando allo scettico, è la storia che dice che è fallace la sua propensione dubbiosa.Non sarebbe possibile nessuna analisi, sintesi enumerazione di domini e costruzioni culturali che funzionano e reggono nelle pratiche. Lo scettico vede sempre il semaforo arancione, non vede nè il verde e nemmeno il rosso. Il decidere  presuppone una volizione,nonostante si sappia che si può incorrere nell'errore:,ma si va avanti.

il paradosso, se così si può dire, che possiamo pensare e condurre una vita "pensata male" pensando che sia corretta, semplicemente perchè è possible praticarla; ma nello stesso tempo la cultura, la tecnè può condizionare la pratica.

A mio parere questo è il vero paradosso umano,non tanto quello dello scettico, vivere sapendo che c'è qualcosa oltre noi che ordina e regola la fisicità naturale,se così non fosse noi non potremmo nemmeno porci le domande dello scettico, noi cogliamo frammenti veritativi, e cerchiamo analogicamente a quell'ordine fisico/naturale di costruire un pensiero che sappia coglierlo interamente.Senza la metafisica non è possibile cogliere l'archè.

Perchè si cerca allora la metafisica, per dare un senso all'esistenza.perchè se esiste un ordine che è quello del mondo che si manifesta, potrebbero esserci altri infiniti ordini e modalità di manifestarsi. perchè questo e non un altro? Coglier la'archè è la domanda di senso che chiede l'uomo sulla propria esistenza. Se così non fosse avrebbe ragione Diogene a vivere come un animale.Ma daccapo, ma perchè allora abbiamo la proprietà del pensiero che altri animali non hanno?
#1467
...... se non che la posizione di Wittgenstein è che non è possible recintare il linguaggio, da insegnante di matematica e famoso teorizzatore delle tavole della verità; ma Godel, che " non si poteva vedere" con Wittgenstein, capisce che se tutto è assiomatizzazione, basta mutare i primitivi per cambiare il ragionamento, e quindi apre un "mondo", è possibile costruire multi-domini come il multi-universo a dodici dimensioni, o ,come
era credente Godel (come Cantor famoso per l'insiemistica, ebreo che voleva arrivare a dimostrare Dio/infinito), costruire una dimostrazione logica dell'esistenza di Dio da parte di Godel.

Ma il punto è ancora un'altro e ha ragione Severino a prendersi gioco dei logici e pragmatisti..
Qualunque posizione di partenza, anche dello scettico, è ontologia, anche chi non crede alla metafisica, anche per Diogene.
Il non- credere è ancora credere, il non-dimostrare è ancora dimostrare il non dimostrabile.ecc.
Quindi sono d'accordo con il finale di Phil, non se ne esce.

Il problema dello scettico Agrippa, è legato soprattutto alla credenza del singolo.
Infatti l'esperienza, che è reiterazione di prassi/teoria, convalida in noi stessi quello che noi pensiamo.
Così come convalida la socializzazione e il dialogo delle esperienze.
Io posso dubitare di aver osservato una cometa, ma se altri l' hanno osservata nel medesimo punto e medesima orario, tenendo conto delle latitudini, convalida l'osservazione. Gli esperimenti hanno procedure e protocolli proprio per non far alterare la  relazione soggetto/oggetto. e per essere ripetuti .

Significa allora che una verità è interna alla limitatezza del cervello, linguaggio, sistema uomo. Ma se vine riconosciuta dalla comunità come verità, diventa convenzione.

L'uomo è fallibile, anche il giudizio giuridico, per questo vi sono più gradi di giudizio e una giurisprudenza, dove le sentenze seguono ad una casistica.

Altro problema è il rapporto prassi/teoria = pensiero. Tanto più il nostro pensiero si allontana dalle pratiche ,tanto più è slegato dal mondo "reale" sensibile e tanto più la correttezza del linguaggio formale dovrebbe garantire ,passo dopo passo, argomentazione dopo argomentazione, che una teoretica è ancora giustificabile e giudicabile come veritativa

Ma soprattutto, e questo è il punto fondamentale dell'attuale cultura, ritenere che non essendovi una verità costituiva originaria, allora tutto è opinione. se così fosse vince la forza bruta , non la forza del ragionamento.
Se tutto è falso, daccapo, allora tutto è anche vero.
#1468
Il discorso è complesso.
1) per quanto mi riguarda ,ogni persona al mondo dovrebbe avere un minimo di dignità materiale e morale, in qualunque luogo di questo mondo si trovi.
2) non so se esista un vero "piano" politico economico, o se semplicemente l'Europa sta gestendo un problema più grande di lei.
3) la migrazione, intesa in termini ecologici e naturali, è data dalla risorsa economica: più c'è ricchezza e più dovrebbe crescere la densità della popolazione, nell'uomo il concetto naturale è socialmente al contrario. I ricchi sono pochi ed estesi territorialmente ,i poveri sono ammassati in numero superiore e in poco spazio, prolificano i poveri e non  i ricchi.Questo mostra che la cultura(giusta o sbagliata che sia) altera il concetto naturale di territorialità individuale e densità abitativa in funzione delle risorse
4) Gli occidentali ne hanno fatte e ne fanno  di tutti  i colori in Africa, condivido le analisi di Inverno. Hanno  esigenze da sempre di colonizzare in forme storicamente diverse Corrompono culturalmente.da una parte danno  i santini e dall'altra danno armi, da una parte acquistano terreni latifondistici alla gattopardo per controllare le materie prime a livello mondiale e lasciano che tribù, etnie, religioni ,si scatenino fra loro assecondando e armando chi gli conviene alla bisogna del momento.
Non abbiamo mai voluto aiutarli lì dove loro vivono, perchè il loro problema è nei loro territori originari.

La nostra ipocrisia è nella forma quindi di una carità che gestisce l'effetto..........perchè è un affare enorme anche questa

..ricordo almeno quarant'anni fa , si diceva cooperazione nord-sud del mondo............ma chi l'ha mai vista?
#1469
Caro Jean,
condivido tutto quello che è stato scritto dagli amici dell' "Hotel Logos".

Comincia a darmi fastidio come lo stato di diritto  viene esercitato dal MINCULPOP di ex democristiani di terza generazione, mediocri, ipocriti, affaristi. Stanno gestendo problematiche e nuove leggi, compresa questa, in maniera da dilettanti allo sbaraglio,  arrogante, sprezzante, dittatoriale. Non gli interessa il popolo e il bene comune.
Quando si perde la fiducia, ci si impone come autoritarismo, perchè sono incapaci di valide argomentazioni, di informazione autorevole(che è il contrario dell'autoritarismo).

Non hanno ancora capito che non dare informazione corretta  significa dare adito a bufale scientifiche, per loro è determinante trattare il popolo da ignoranti.......e questi modi di fare  sta offendendo l'onestà intellettuale
#1470
Citazione di: Jean il 23 Maggio 2017, 18:43:59 PM
"Black Knight Satellite"(Cavaliere Nero).

Ho trovato questa notizia riferita ai ben lontani anni 60 e son curioso di legger come venga interpretata dai lettori.

C'è la tecnologia (se siete d'accordo che non si tratti di detriti...) e, sullo sfondo, il mondo (e io) attendono di conoscerne il significato...

http://ilnavigatorecurioso.myblog.it/2013/01/20/oops-la-nasa-ha-cancellato-le-foto-del-satellite-ufo-black-k/

(vi consiglio di guardare le magnifiche foto originali e spostare il mouse sull'oggetto – in basso a sinistra - per vederlo ingrandito)



Un cordiale saluto

Jean
caro Jean,

non siamo soli............e lo sanno.......persino il Vaticano ha un centro astronomico...........