Citazione di: Apeiron il 30 Dicembre 2016, 10:17:22 AMCitazione di: Duc in altum! il 29 Dicembre 2016, 20:18:20 PM** scritto da Apeiron:Caro Duc il mio intervento non era contro nessuno (in particolare non era di certo contro di te! e non prendere questa risposta solo come una risposta verso di te...). Il mio intervento era rivolto a quelli che etichettano fin da subito "l'altro" come il male. E anche qui si potrebbe fare una riflessione interessante. Se davvero dobbiamo credere senza pensare e senza porci domande allora perchè mai esporre qualcun altro al rischio di entrare nella perdizione, cioè non si potrebbe nemmeno fare figli. Infatti sicuramente se avrò un figlio e se lo manderò a scuola si porrà dei dubbi su quello che gli ho detto io e udite udite potrebbe anche convincermi ad abbandonare le mie opinioni. A questo punto c'è la scelta da fare: o torniamo all'isolamento e rigettiamo tutto il "multiculturalismo" in modo da non porci mai alcuna domanda, dire sempre "sì" ad ogni cosa.... Oppure accettiamo il "multi-culturalismo" che riconosco essere difettoso per molti versi (uno dei miei "nemici" è appunto il qualunquismo moderno...) ma a questo punto dobbiamo essere pronti a rivedere la nostra comprensione delle cose. Tutto qua. Metti che io abbia un'interpretazione diversa da quella di un altro sull'anima. Facciamo una discussione e ognuno dei due rimane nella stessa opinione. Cos'ho imparato? Beh almeno ho visto un'altra cultura, un altro pensiero e un altro modo di essere. Ognuno deve essere capito nel suo contesto, ognuno crede a modo suo visto che il rapporto con la spiritualità è personale (per quanto ci piaccia o no siamo unici - e la consapevolezza di essere unici è estremamente "pesante"...). Chiaramente nella discussione possiamo bollare l'altro come eretico e metterlo al rogo, però ecco non mi sembra un gran messaggio d'amore bruciare una persona solo perchè si rapporta alla spiritualità in modo diverso da me (sarei dopotutto simile a un demone...). Motivo per cui quando ho visto dare del diavolo uno all'altro in questa discussione, scrivere che la società italiana di oggi è peggio del Terzo Reich (!) e che un religioso qua c'è solo per fare proseliti sinceramente mi era venuto fastidio. Particolarmente l'affermazione del Terzo Reich: davvero si crede che la società odierna se accoglie un migrante in quel modo (su cui nemmeno io sono d'accordo) è peggio del nazismo che metteva nella camera a gas l'oppositore politico? Davvero? Ma ci avete vissuto in quei tempi prima di giudicare il nostro? Su che base giudicate? Davvero pensate che allora l'uomo era "migliore"? Se proprio mi sembra che stiamo diventando una società di gente un po' codarda ma anche qui il fatto di essere codardi e timidi ci fa evitare di fare violenza e guerra... A proposito la sutta dell'elefante e dei ciechi la trovate qui: http://www.canonepali.net/ud/ud6-4.htmCitazioneDetto questo non ho nessun problema con Duc, che rispetto molto (vedi il mio lungo thread sui Dubbi...). Tuttavia se devo convincere uno dell'esistenza dell'anima non posso dire: "l'anima esiste perchè c'è scritto nella Bibbia". Se dico così non si convince nessuno (anche perchè come ho fatto notare ci sono incongruenze che non possono passare inosservate - anche se sono di poco conto...).Infatti io non ho detto: "...io non solo percepisco la bellezza e la dignità della mia anima, ma ogni giorno sento il bisogno di renderla visibile agli altri attraverso la mia corteccia umana..."CitazioneMotivo per cui se ci si libera del vincolo del fanatismo anche le parole di un ateo possono "servire il popolo di Dio" e viceversa le parole di un credente possono essere utili all'ateo. Di certo rinchiudersi nei propri dogmi (parlo almeno quelli di secondaria importanza) e vedere chi non li condivide come il "nemico" non mi pare per nulla un atteggiamento cristiano.Il nemico per un cristiano esiste (eccome se esiste!), ma non è il peccatore, bensì la fonte del peccato. Detto questo, non solo le parole di un ateo possono "servire al popolo di Dio", ma anche e soprattutto le sue opere: "...così anche la fede: se non ha le opere, è morta in se stessa. Al contrario uno potrebbe dire: Tu hai la fede ed io ho le opere; mostrami la tua fede senza le opere, ed io con le mie opere ti mostrerò la mia fede. Tu credi che c'è un Dio solo? Fai bene; anche i demòni lo credono e tremano! Ma vuoi sapere, o insensato, come la fede senza le opere è senza valore?..." (Gc 2,17-20) - come fa e dice Gino Strada, l'eccezione che conferma la regola.
Mi riallaccio a queste considerazioni per sottolineare, se ce ne fosse bisogno ( e da come si sviluppa la discussione mi sembra che ce ne sia...) che ogni spiritualità si fonda su un'esperienza , su un vissuto personale in larga misura incomunicabile. La pretesa umana che esiste una spiritualità universale e la cui fruizione sia alla portata di tutti è fallace. Oltre ai motivi di contesto storico e sociale in cui la determinata persona si trova a vivere ( il cui peso è tutt'altro che indifferente e anzi condiziona la comprensione profonda di forme spirituali non aderenti al contesto sociale ed educativo in cui è si è vissuto) esistono differenze fondamentali di esperienze. Una storiella illustra in maniera chiara questo problema complesso:
Una carovana avanza lentamente sotto un sole accecante, attraverso un arido deserto. Tra i viaggiatori c'è un americano che, spinto dalla terribile sete, esclama:"Oh, cosa non darei per un bel bicchiere di 'ice-cream soda'!". Un tibetano, che gli è accanto, sente questa osservazione e chiede all'americano:" Che cos'è questo 'ice-cream soda' che tanto desideri?".
"L'ice-cream soda è una bevanda fredda deliziosa!".
"Ha lo stesso gusto del nostro tè al burro quando è freddo?".
"No, assolutamente".
"Ha il sapore del latte freddo?".
"No, non esattamente; un 'ice-cream soda' ha un sapore assai diverso dal semplice latte freddo; può avere una grande varietà di gusti. E poi fa la schiuma".
"Allora, se fa schiuma, ha il sapore della nostra birra d'orzo?".
"No, assolutamente!".
"Con che cosa è fatto?".
"E' fatto con latte, crema, uova, zucchero, aromi, ghiaccio e acqua di soda...".
Il tibetano, sconcertato, non è in grado tuttavia di capire in che modo una così grottesca mistura possa essere una buona bevanda.
In questo modo, la comunicazione diventa estremamente difficile, senza una base comune di esperienza condivisa. Il mondo di Einstein, per es., è molto diverso da quello dell'uomo comune. Se le distanze che separano i "mondi" delle persone sono troppo ampie diventa arduo metterli assieme. Quando Siddhartha, altro esempio, cercò di descrivere la sua Esperienza al Suo uditorio, Egli presentì questa difficoltà. In molti dei Suoi discorsi, come testimoniano i sutra, spesso accompagnava le Sue espressioni con un'aria di rassegnazione, a significare che la Sua eseperienza vissuta, la Buddhità, non è qualcosa che si può spiegare con le parole o apprendere, come una formula, con il pensiero. La difficoltà basilare è che noi non siamo partecipi delle esperienza spirituali vissute da Siddhattha , da Yeoshwa o da Mohammed e nello stesso tempo e motivo non partecipiamo delle esperienze spirituali delle altre persone ( per es. degli altri frequentatori di un forum di spiritualità o filosofia...
.L'Indescrivibile-Indescrivibile
Spirale permea ciò che non può essere descritto...

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). Ora il bambino vuole essere portato alle giostre, però il padre vuole che prima faccia i compiti. Il padre dice "se non fai i compiti per punizione non andrai alle giostre". Il bambino non fa i compiti e non viene portato alle giostre. A questo punto il bambino chiede "perchè devo fare i compiti?". Il padre gli risponde "sei curioso, non puoi capire totalmente il motivo. Sappi solo che è una cosa che fai per te e per gli altri mentre le giostre ti giovano solo a te!". Ora il bambino può dire "va bene" e la volta dopo dire "ok faccio prima i compiti" e quindi viene portato alle giostre. Dopo però avviene che il bambino capisce il valore del "fare i compiti" e capisce che è un suo dovere sviluppando una coscienza morale che lo porta spontaneamente a fare i compiti. Chiaramente la spiegazione del padre era incompleta e quindi il bambino doveva "accontentarsi" di non domandare troppo. Viceversa pensa al bambino che diceva invece "no spiegami bene il perchè!!". Questa era in un certo senso un "capriccio". Il bambino cioè non voleva imparare da chi ne sa più di lui. Ora: con la religione siamo forse nella stessa condizione? La curiosità oltre un certo punto è peccato? Se sì qual è il limite? Personalmente un altro discorso "strano" del paradiso cristiano è la "resurrezione dei corpi". Ma perchè proprio un'esistenza così umana? O forse è solo un "simbolo"? Ha senso davvero crucciarsi per tale destino dopo-morte? Per il discorso del "bene senza premiazione". Anche qui c'è una riflessione da fare: all'inizio tutti noi abbiamo una rudimentale nozione di "bene" e di "male" che ci fa desiderare il bene per il premio. "Se fai i compiti ti porto alle giostre"!. Ora quando si parla di bene "disinteressato" sembra che in sostanza si voglia la totale eliminazione dell'egoismo. Ma desiderare il bene per gli altri non è desiderare il bene anche per noi? Pensiamo anche al buddismo: il samvega ci fa cominciare la ricerca. Vediamo il ciclo di "nascita e distruzione" e "vogliamo uscirne" e ottenere il "senza morte" (amrita). Quindi facciamo tutto il "sentiero" e... "perdiamo l'ego" (!). Cristianesimo: desideriamo la salvezza e... "amiamo tutti" (!). Sembra quasi che per ottenere una cosa piacevole non dobbiamo desiderarla per il nostro ego. Paradosso, no? Il sommo bene per noi stessi nasce da ampliare i nostri orizzonti!
. Una letterina così vecchia e piena di impronte sudicie di impiegati postali che se l'hanno letta e poi, presi da sollecitudine , han pensato bene di aggiunger qualche suggerimento proprio...). Se pensi che, oltre un certo limite, si fa peccato vuol dire che hai Paura ( la grande Paura che, a mio avviso, è la base, la radice del "sacro", passata dai fuochi dentro le caverne alle religioni abramitiche) del Padre e che, in fondo in fondo, non lo ritieni totalmente Buono...allora devi investigare il perché di questo timore. ma ci si disorienta... Un giorno Yeoshwa perdona e l'altro insegna che verrà a dividere il grano dalla pula ( e la pula verra bruciata...che infernale simbolo il fuoco, sempre quel fuoco amato e odiato dai nostri avi primitivi, che scaldava e uccideva). Allora ti chiedi:" Ma che padre è l'Onnipotente? Buono...ma giustiziere? Oppure giustiziere buono?. Queste domande nascono perché noi non l'abbiamo mai sentito seduto vicino a noi, non c'era quando piangiavamo impauriti dalla vita...a volte abbiamo magari pensato che solo con noi non desiderava sedersi vicino, forse si sedeva con tutti gli altri, avevamo tanto desiderio che si sedesse, forse eravamo cattivi...per questo forse non veniva a sedersi con noi...