CitazioneLa scienza esercita di fatto nella modernità un'egemonia spirituale.Il suo realismo implicito dice in sostanza che solo la scienza è in grado di dire come stanno le cose, com'è la realtà, l'unica realtà.Alla base di questo atteggiamento, come ho già spiegato, c'è un errore filosofico, ma non è questo l'aspetto preoccupante, il problema sta nel fatto che a partire da un punto di vista basato su un errore filosofico si produce una riduzione a discorso inefficace di tutto ciò che non è scienza.Inutile poi mettersi a tavolino a compilare nuove etiche quando esse già in partenza non hanno forza se mancano dell'appoggio della scienza. E così ci si ritrova costretti a dedurre principi etici da biologia e neuroscienza. In realtà si tratta di una ritraduzione pseudoscientifica di questioni tradizionali.L'esempio dei neurotrasmettitori è plateale: sapere che quando sono felice viene rilasciata una certa sostanza nel mio organismo non spiega la mia felicità, ne la felicità in generale. In realtà si tratta di una conoscenza utilissima alla manipolazione di cervelli malandati.Perché è appunto questa l'anima della scienza e la sua enorme utilità: il potere di manipolare la materia.
@Kobayashi. La scienza non è un monolite. Esistono molte correnti scientifiche che considerano la dialettica fra scienza e altre discipline come necessario ed imprescindibile. Nel campo della psicologia/pedagogia/psichiatria arrivando fino alle neuroscienze, non è possibile avere un approccio scientifico nel senso classico del termine (come distinzione fra hard e soft sciences).
E' vero che vi sono stati molti tentativi in questo senso, basti pensare all'enorme influenza del comportamentismo oppure anche all'approccio classico della psicoanalisi, laddove il terapeuta doveva essere quasi un soggetto "freddo", impossibilitato a entrare in empatia con il paziente, perchè altrimenti sarebbe stata a rischio la terapia, fondata su una interpretazione ex-cathedra risolutiva del disagio o del disturbo.
Attualmente però, almeno in questo campo, l'approfondimento della conoscenza del sistema nervoso centrale e periferico, nella sua "fisicità" si accompagna con la constatazione evidente della irriducibilità del cervello ad un organo qualsiasi, a causa della sua "plasticità", che ci rende unici fra gli esseri viventi. Con plasticità intendo la capacità di ogni essere umano di apprendere e interagire nell'ambiente modificando il suo comportamento nei più svariati modi. A differenza delle altre specie animali, noi siamo "davvero" "Uno-nessuno-centomila". Non c'è un istinto automatico che ci fa fare le stesse cose, come accade alle formiche e in misura minore anche ai mammiferi superiori. Il nostro cervello, e quindi noi stessi, è come se fosse un Computer connesso in modo diretto e continuo con tutti gli altri cervelli e con la "cultura" che quei cervelli hanno prodotto nel passato, producono attualmente e produrranno in futuro. Quindi in questo senso, per le neuroscienze è impossibile, ad esempio, non confrontarsi con la filosofia, perchè la filosofia fa parte del Sistema Nervoso Centrale, allo stesso modo delle sinapsi e dei processi di invio e ricezione dei neurotrasmettitori, in quanto le sinapsi e tutta l'architettura di ogni cervello è disegnata e si sviluppa sulla base degli imput culturali e ambientali esterni.