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Messaggi - doxa

#1456
Attualità / Re:sulla giovane suicida di Napoli
15 Settembre 2016, 11:51:27 AM
Aldo Cazzullo (Corriere della sera, del 14 9 – 2016)
Cosa resta dell'educazione sentimentale, ai tempi feroci dei social network? Come possiamo capovolgere le regole di questo gioco perverso, in cui i carnefici vincono sempre e continuano a ridere maligni e impuniti, mentre le vittime si ritrovano senza identità e senza difesa? Sono due storie molto diverse, quella di Rimini e quella di Napoli. Ma qualcosa le lega. E ci chiama tutti in causa. A Rimini è stato commesso un reato contro una minorenne, che la diffusione delle immagini ha reso ancora più odioso. A Napoli una donna di trent'anni ha creduto di poter giocare un gioco che l'ha travolta. Entrambe le tragedie confermano che la violazione dell'intimità personale è ormai fuori controllo. La mancanza di un codice dell'amore e del sesso è assoluta. E la combinazione di narcisismo e voyerismo genera una spirale persecutoria cui è molto difficile sottrarsi.
Tiziana Cantone aveva provato a cambiare città; ma la sua città le è venuta dietro, come nella terribile poesia di Kavafis, poiché «sciupando la tua vita in questo angolo l'hai sciupata su tutta la terra». Aveva anche provato a cambiare nome. C'è un elemento comune a tutte le testimonianze delle vittime del bullismo elettronico: è inutile iscriversi a un'altra scuola, trasferirsi in un altro luogo; dopo pochi giorni le immagini arrivano, la fama si diffonde, la persecuzione ricomincia.


Antonello Soro, garante per la privacy: «Introdurre l'educazione civica digitale tra le materie scolastiche»
"Il suicidio della giovane Tiziana ripropone il tema della gogna cui la rete rischia di esporci in mancanza di una adeguata consapevolezza, da parte degli utenti, della natura di spazio non circoscritto e degli effetti lesivi che può avere una comunicazione violenta o la ferocia nella irrisione degli altri".


"La prima questione è quella della consapevolezza delle insidie che affrontiamo ogni volta che consegniamo alla Rete pezzi sempre più importanti della nostra vita privata. Una consapevolezza carente".


La seconda "È la ferocia e la violenza della nostra società. I social network sono lo specchio della mancanza di rispetto nei confronti delle altre persone, il continuo calpestare la dignità degli altri. È una questione che viaggia in parallelo con il diritto alla privacy: quando riguarda noi, lo difendiamo con le unghie e con i denti. Quando riguarda gli altri...".
#1457
Attualità / Re:REFERENDUM sulla Riforma Costituzionale
12 Settembre 2016, 15:35:40 PM
L'istituto del referendum dovrebbe essere uno strumento di democrazia diretta, ma in esso c'è una logica intrinseca alla politicizzazione, intesa come personalizzazione.


Contrariamente a ciò che viene sostenuto da più parti, il referendum non è lo strumento per far emergere il volere del popolo, distinto dalle élite politiche, ma si è dimostrato il mezzo per il regolamento di conti all'interno delle élite stesse.
Far credere che tramite il referendum il popolo possa esprimersi contro le élite, in questo caso contro Renzi, è un'infida, perfida bugia. La politica è sempre uno scontro tra élite, mai tra il popolo e queste ultime.


Non ci sarebbe il populismo senza élite capaci di mobilitare le insoddisfazioni diffuse nella popolazione. Sono dunque le élite ad essere responsabili di un esito politico o di un altro, non il popolo.


Il referendum è diventato un sostituto delle elezioni politiche generali o delle primarie di partito per definire i rapporti di forza tra gruppi di élite politiche o tra i loro leader.


La natura binaria del referendum (si o no) ad una proposta, consente alle élite negative di essere avvantaggiate rispetto alle élite positive. E' più facile fare una campagna referendaria contro che farla a favore. Infatti quando le élite negative vincono segue lo stallo o la confusione. Spesso dietro i successi delle élite contrarie ci sono condizioni sociali ed economiche insoddisfacenti.


Le élite negative si limitano ad utilizzare la democrazia diretta per mettere in difficoltà o per delegittimare chi governa. Per loro la coerenza non ha importanza, non hanno la preoccupazione di precisare cosa succederà se vincerà il no, non dicono qual è il loro progetto alternativo, quali le possibilità di realizzarlo. Il punto è usare il referendum per condurre la "guerra di liberazione" contro il nemico ed occupare il suo posto nel governo.


Il futuro di una nazione dipende dalla qualità delle sue élite e non dai continui regolamenti di conti tra governo e opposizione.


Nel referendum costituzionale del prossimo autunno ci sono in gioco gli interessi dell'Italia e non il destino personale dei capi-partito.

Tra i leader che vogliono bocciare il progetto di riforma costituzionale c'è un ex presidente di una commissione bicamerale che aveva approvato un progetto di riforma costituzionale più audace  di quello oggetto di votazione; c'è un ex ministro per le riforme istituzionali che ha presieduto una commissione di studio da cui il progetto Renzi-Boschi deriva, al punto da averlo votato più volte in Parlamento durante le tre fasi costituzionalmente richieste per l'approvazione.

Il progetto di riforma Renzi – Boschi non è perfetto, ma è migliorabile nella prossima legislatura, possibilmente con un'assemblea costituente. Nel frattempo se vince il si mi sta bene che determinate  leggi vengano approvate dalla sola Camera dei deputati,  senza l'approvazione del Senato e senza le lungaggini e i rimpalli.


Anche se politicamente appartengo ad un partito che invita al no, io voterò si, perché penso con la mia testa e non con quella dei leader politici opportunisti.  
#1458
Attualità / Re:Burkina
11 Settembre 2016, 17:06:22 PM
Mi inserisco brevemente per dire che gli Stati Uniti è  nazione di immigrati  e modello di società multiculturale che mira a diffondersi nel mondo, universalizzando il proprio sistema di valori, in particolare in Europa negli ultimi 50 anni. Ma io non credo che i governanti della nazione americana possano salire in cattedra per dare lezioni all'Europa di convivenza multiculturale. Infatti  in quella nazione sono frequenti le tensioni razziali.


Nell'"impero della libertà" (definizione di Thomas Jefferson) dalla schiavitù si passò alla segregazione della popolazione di colore. L'integrazione razziale negli Stati Uniti non venne risolta neppure dalla Guerra Civile E si è giunti all'oggi. Tra le variegate suggestioni lanciate nella campagna elettorale quella che più lega il candidato presidente Trump ai suoi elettori è la reazione di una parte della classe media bianca, impaurita dall'avanzamento demografico e politico dei non bianchi (afroamericani e ispanici). Mi sembra che la stessa reazione ci sia in questo periodo in Europa, con l'avanzamento nelle elezioni amministrative o politiche dei partiti anti-immigrati  economici, in particolare dall'Africa.


Trump è il personaggio che promette di dare agli americani orgoglio, potere, soldi. Egli è il candidato dell'uomo bianco contro le derive multiculturali, che significano apertura delle frontiere e la commistione tra razze e popoli, per dare vita ad un mondo multirazziale e multiculturale. Papa Bergoglio ed i governanti ci invitano all'accoglienza, alla tolleranza nei confronti degli extracomunitari e del loro modo di esprimere le proprie convinzioni. Paradossalmente, però,  molto spesso accade il contrario.
#1459
Tematiche Spirituali / Re:Considerazioni sulla Fede
09 Settembre 2016, 13:51:51 PM
Una poesia di Trilussa titolata:
"Era la fede" 
Quella vecchietta cieca, che incontrai
la notte che me spersi in mezzo ar bosco,
me disse: - Se la strada nun la sai,
te ciaccompagno io, ché la conosco.
Se ciai la forza de venimme appresso,
de tanto in tanto te darò 'na voce,
fino là in fonno, dove c'è un cipresso,
fino là in cima, dove c'è la Croce...
Io risposi: - Sarà ... ma trovo strano
che me possa guidà chi nun ce vede ... -
La cieca allora me pijò la mano
e sospirò: - Cammina! - Era fa Fede.
(Trilussa)
#1460
Attualità / Re:Burkina
06 Settembre 2016, 06:19:05 AM
Paul ha scritto:
Citazionespesso si impara il peggio, non il meglio, di una cultura -
Ma il problema è che si è perso di vista se essere parte attiva di un cambiamento o vivere le vessazioni "per quieto vivere", per convenienza indotta da condizioni socio-economiche di debolezza, speso ai limiti della servitù.
Vincerà la logica di Galli della Loggia, l'ho già visto con le emigrazioni interne degli anni Sessanta.
Ma spingerei anche affinchè le persone che hanno un cervello e coraggio nell'Islam(ma non solo), a cominciare dalle donne, abbiano luoghi mediatici per denunciare la propria condizione

Paul sono d'accordo con te.
Il burkini la modista australiana l'ha ideato 11 anni fa. Questo tipo di costume da bagno  si sta diffondendo tra le ragazze islamiche, forse per provocazione verso la cultura occidentale o per motivi culturali e socioambientali. Comunque ora è oggetto di dibattito. Perché cominciato in Francia ? E' stato suscitato dopo i numerosi attentati ? Il burqini è solo un pretesto per rapportarci con altre culture ?

Dal punto di vista relativista nessuna cultura è superiore ad un'altra; non possiamo giudicare una cultura con i nostri parametri occidentali.  Però il valore universale della tolleranza e della libertà vuole uguaglianza per  uomini e donne.  Allora come si può accettare la truce tradizione dell'infibulazione e più in generale delle mutilazioni del corpo femminile, oppure la violenta la tradizione ebraica del taglio del prepuzio ai bambini ? La nostra cultura liberal, egemone in Occidente, impone di combattere queste violente, illecite usanze, che contrastano con i nostri valori e la nostra cultura.  

Cosa s'intende per "donna libera" ? La "libertà" è davvero riservata solo a donne che vivono in modo moderno in Occidente ?  Il concetto di "liberazione" è soggettivo ? Le donne islamiche che sul capo indossano il velo in tutte le stagioni dell'anno sono "libere" ? Per loro quel foulard è segno d'identità, ma ci sono quelle che lo indossano con orgoglio come sfida anti-cristiana, purtroppo. E' una cosa spirituale ma è diventata politica.

Tornando al burkini,  già è stato detto in precedenti post che fino a pochi decenni fa anche da noi uomini e donne andavano al mare indossando i vestiti. Poi fu lanciata la moda del costume lungo per i maschi e per le femmine. Col tempo si è capito che al mare ci si va per fare i bagni ma anche per motivi di salute o estetici, come la leggera abbronzatura. E si è giunti al bikini per le ragazze e gli slip o i calzoncini per i ragazzi e i senior. Invece per le ragazze islamiche  è stato elaborato il burkini, imposto anche da mariti, fratelli, pressioni psicologiche di gruppo.  Vietarlo può aiutarle ad emanciparsi dalle varie tutele, dalla loro cultura, situata in un altro tempo ?

Le conquiste che a molti di noi oggi paiono naturali e irrinunciabili, in quanto condizioni minime di civiltà, sono frutto di un percorso durato secoli.
Pensare che miliardi di persone in pochi anni possano superare differenze formatesi nei secoli è un errore di valutazione.


Può darsi che i modelli occidentali, con le loro promesse di benessere e di libertà, finiscano per imporsi nella maggior parte dei Paesi del mondo, e che sia solo questione di tempo: prima o poi vedremo le donne islamiche in bikini. Ma può anche darsi che, la civiltà libertaria dell'Occidente non attecchisca ovunque.
#1461
Attualità / Re:Burkina
03 Settembre 2016, 06:44:41 AM
Un'altra interessante opinione sul burkini è quella del professor Ernesto Galli della Loggia, pubblicata ieri, 2 settembre, sul "Corriere della Sera. Questo storico fa anche un riflessione nostro passato in Italia quando era in vigore il matrimonio "riparatore" per tutelare la donna "disonorata".  E' un recente passato, come quello riguardante l'evoluzione del costume da bagno nella nostra penisola, oggetto di dibattito negli ultimi post tra Verdeidea e Gibran.

Il predetto editorialista rileva che dopo la decisione del Consiglio di Stato francese ogni donna di fede islamica che voglia indossare il burkini è libera di farlo, in Francia. E si domanda: "ma la donna islamica che invece non volesse ? Potra farlo ? Che ne è della sua volontà ? L'altra metà del problema è per l'appunto questa.

È il problema posto dalla presenza nei Paesi europei di comunità come quelle islamiche caratterizzate in genere da strutture interne, familiari e non, fortemente gerarchizzate che assegnano alle donne un obbligo di sottomissione nonché una libertà di comportamento e di espressione limitato, spesso gravemente limitato (per esempio nel caso dell'abbigliamento e dei costumi sessuali e matrimoniali), rispetto a quello maschile. Si tratta di comunità, in altre parole, che sulla base di precetti religiosi (non m'interessa se fondati o no ) non riconoscono a uomini e donne né eguali diritti e doveri né eguale modalità di presenza nello spazio privato come in quello pubblico. Non solo, ma che, almeno per consuetudine, considerano normale che il maschio eserciti un potere di sanzione nei confronti della donna che non rispetti le regole suddette.

Si pone dunque un problema reale, mi pare: possono le nostre società e i nostri ordinamenti accettare che al proprio interno esistano vaste enclaves dove abitualmente (lo sottolineo: non come una sporadica eccezione, ma come loro abituale modo d'essere) non vigono alcuni basilari principi di eguaglianza? E pure ammesso (e tuttavia concesso con qualche difficoltà, lo ammetto) che nella stragrande maggioranza dei casi le donne accettino senza problemi, anzi addirittura volentieri, lo stato di inferiorità/sottomissione loro assegnato, può ciò bastare a cancellare l'anormalità del quadro complessivo e indurre quindi i poteri pubblici a non intervenire?

Mi viene in mente una fattispecie che presenta più d'una analogia con ciò di cui sto parlando. Fino a qualche decennio fa il codice penale italiano consentiva che il colpevole del reato di stupro vedesse il proprio crimine di fatto cancellato se egli si offriva di sposare la vittima, e se questa a propria volta accettava. Come forse qualcuno ricorda, un tale meccanismo «riparatore» aveva abitualmente corso in molte contrade specie dell'Italia meridionale. Nessuno però si prendeva la briga di indagare a quali e quante pressioni la vittima era stata sottoposta da parte di un ambiente, innanzi tutto familiare, il quale, se lei non avesse accettato di sposare il suo stupratore l'avrebbe considerata per sempre 'disonorata'. Orbene, proprio per rompere questa pressione ambientale spesso fortissima nei riguardi di un soggetto palesemente debole, della cui libera volontà non si poteva mai essere realmente certi, proprio perciò la legge fu cambiata, cancellando la possibilità del matrimonio «riparatore».

È consentito dire che più o meno allo stesso modo non è sufficientemente certo che una donna islamica che indossa il burkini lo faccia realmente di sua spontanea volontà? Insomma: il principio tipicamente liberale che purché non si rechi danno ad altri ognuno può fare ciò che vuole è, sì, un principio sacrosanto della nostra convivenza; ma lo è appunto perché si presume che ciò che si fa è effettivamente ciò che si vuole (non per nulla in vari casi la legge punisce molto severamente la coartazione, in qualunque modo conseguita, della volontà altrui; si pensi al caso del matrimonio). Ma come si capisce, tutto cambia se cambia la premessa".


Galli della Loggia conclude dicendo che per risolvere questo contrasto c'è un solo modo: l'integrazione ! Cominciando dai giovani, con l'imposizione dell'obbligo scolastico, l'istruzione  concepita ed organizzata con l'obbligo di gite, visite a musei, spettacoli teatrali e cinematografici, attività culturali e sportive; diffusione capillare della lingua italiana mediante corsi per adulti."Altrimenti con il tempo andremo di sicuro verso il radicamento nella nostra Penisola di una, due, tre comunità straniere sempre più grandi e numerose, non comunicanti tra loro, alternative e in vari modi concorrenti con la preesistente comunità nazionale. Con l'effetto, alla lunga inevitabile, di far nascere un clima di latente guerra civile".
#1462
Attualità / Re:Burkina
01 Settembre 2016, 05:35:50 AM
Verdeidea ha scritto:  
CitazioneMa il burkini che copre dalla testa alle caviglie come una tuta da sub mi pare fanatico e pazzesco. È solo desiderio di distinguersi dalle occidentali, quindi è espressione di apartheid.


Vogliono distinguersi ? Vogliono indossare abiti che hanno significato identitario ?  Vogliono manifestare la loro fede religiosa ? Benissimo ! La loro scelta significa non integrazione con il nostro modo di agire, per conseguenza se vogliono stare sulle nostre spiagge con il burkini si conceda loro delle spiagge riservate, magari accanto a quella dei nudisti, per "legge del contrappasso". Ma siamo democratici... e non si può contrastare quelle anime innocenti, ormai siamo multiculturali... 

Verdeidea riguardo al multiculturalismo ti segnalo quanto scritto dal professor Angelo Panebianco e pubblicato l'altro giorno, 30 agosto, sul Corriere della Sera, col titolo: "Perché è giusto disapprovare il burkini (ma vietarlo no)".

Ci sono usi e costumi che vanno proibiti, come il burka o la poligamia, altri invece vanno permessi e rispettati: ci sono quelli che vanno consentiti ma pubblicamente censurati se negano i valori liberali, come il rispetto della dignità della donna. 

Riguardo al burka il citato politologo afferma: "Il burka è quanto di più antitetico si possa concepire rispetto al mondo occidentale contemporaneo". [...] "Il burka è espressione di una cultura altra, anzi aliena, nella quale la responsabilità degli atti di alcuni (nel caso specifico le donne) non appartiene a loro ma alla comunità o al capofamiglia". 

Panebianco dice che la diatriba sul burkini (vietarlo ? permetterlo ?) mostra quanto sia complicato fare i conti con la "società multiculturale". Ed aggiunge: "Società multiculturale è espressione che 'piace alla gente che piace', a coloro che per reddito, stili di vita, quartieri in cui risiedono, non devono stare ogni giorno fianco a fianco, gomito a gomito, con le culture altre. Di tale società essi danno spesso una descrizione idiliaca, non capiscono che le caratteristiche delle società multìculturali dipendono dai rapporti di forza fra i diversi gruppi".   E' l'evoluzione dei rapporti di forza fra i gruppi a decidere quale fisionomia assumerà la società multiculturale. Se continuiamo così in Italia e in Europa la futura cultura sarà arabeggiante, islamica ed anticristiana. "Nei rapporti di forza contano sia la quantità che la qualità. Il gruppo culturale numericamente più forte, aggiunge Panebianco,  può anche risultare, alla distanza, politicamente debole. Il che accade, ad esempio, se la maggioranza di tale gruppo è in parte indifferente o distratta e in parte divisa sulle scelte da fare, e se, inoltre, essa deve vedersela con una minoranza culturale sostenuta da una forte identità religiosa". 

E sul burkini così ha concluso il professor Panebianco: "Dunque, il burkini, non va messo fuori legge. Ma ciò non significa che lo si debba anche approvare. Il burkini non è un capo di abbigliamento come un altro. Testimonia di una sudditanza culturale, di una subordinazione alla comunità che, alla luce dei nostri principi, va stigmatizzata. Devo accettare che il burkini sia legale ma non devo solo per questo manifestare un rispetto che non provo per un'usanza che non mi piace". 


Vogliono distinguyersi
#1463
Attualità / Burkina
31 Agosto 2016, 17:42:36 PM
Aheda Zanetti è la stilista australiana di origine libanese che ha ideato il "burkini" (contrazione tra burka e bikini) il costume da spiaggia per le donne musulmane che copre testa, braccia e gambe. Tale moda l'ha resa ricca. Involontariamente aiutata finanziariamente  questa estate dalle polemiche e dalle ordinanze di divieto emesse da alcuni sindaci  di Comuni francesi della Costa azzurra e della Corsica. A Cannes alcune donne sono state multate per aver indossato il burkini in spiaggia.  

Il premier francese Manuel Valls ha difeso le ordinanze dei sindaci rivieraschi che hanno messo al bando il costume che copre interamente il corpo. Valls pensa che il burkini rappresenti l'ideologia basata sull'asservimento della donna: "Dietro c'è l'idea che per natura le donne sarebbero impudiche e impure". Per ora, nessun intervento legislativo: "Basta applicare la legge contro il velo integrale in pubblico".

Anche la ministra francese per i "Diritti delle donne", Laurence Rossignol, è d'accordo con la necessità di "combattere il burkini".

Il Consiglio di Stato ha però  espresso parere contrario ed ha sospeso il divieto di indossare il burkini, per violazione delle libertà fondamentali, che sono la libertà di movimento, di coscienza e la libertà personale. Secondo la legislazione francese, decisioni temporanee possono essere pronunciate mentre il tribunale prende tempo per pronunciarsi successivamente.

L'Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani ha accolto con favore la decisione del Consiglio di Stato in Francia: "La parità di genere, secondo l'Alto commissariato Onu, "non si ottiene restringendo le libertà individuali né sorvegliando ciò che individualmente le donne scelgono di indossare". "Queste scelte non migliorano la situazione della sicurezza e tendono invece ad alimentare l'intolleranza religiosa e la stigmatizzazione delle persone di fede musulmana in Francia, soprattutto le donne". Per poi concludere: "La parità di genere non si ottiene regolamentando dall'alto ciò che le donne indossano"; non si devono prendere di mira "le donne che semplicemente vogliono passeggiare su una spiaggia o farsi una nuotata indossando un abbigliamento con il quale si sentono a proprio agio".

L'attuale Alto Commissario è il principe giordano Zeid Ra'ad Al Hussein, non un occidentale, perciò la sua presa di posizione è coerente con la sua fede ma non i nostri valori.

Mi domando perché le donne musulmane vogliono passeggiare sulla spiaggia o nuotare vestite.

Il mare o le piscine è il luogo adatto per tale abbigliamento ?
#1464
tra il serio ed il faceto

Roberto Gervaso: "L'Italia è questa perché questi sono gli italiani. È il Paese dove sono nati Pulcinella, Arlecchino, Pinocchio. Non c'è senso civico, non c'è senso dello Stato. I partiti sono delle bande incapaci e ladrone. La soluzione sarà la colonizzazione. Per duemila anni siamo stati colonizzati dallo straniero e tutto sommato siamo sopravvissuti".
#1465
Attualità / Re:Femminicidi
27 Agosto 2016, 22:03:00 PM
Violenza contro le donne


Una delle cause della violenza contro le donne è nella disuguaglianza dei rapporti tra maschi e femmine, che permane al di là delle buone intenzioni manifestate a parole. Il mondo resta ad impronta maschile, anche in ambito delle religioni. E l'immaginario può indurre degli uomini a degradare il ruolo e la dignità della donna, specie se sollecitato  anche dalla pubblicità che propone la "femmina-oggetto", compiacente nell'assecondare  i desideri del maschio dominante.  

La "Dichiarazione sull'eliminazione della violenza contro le donne", adottata dall'Assemblea Generale delle Nazioni Unite il 20 dicembre 1993, afferma l'urgente necessità dell'universale applicazione alle donne dei diritti di uguaglianza, sicurezza, libertà, integrità e dignità, riconosciuti a tutte le persone. Questi diritti e principi sono inclusi nella "Dichiarazione universale dei diritti umani". Ma non basta. C' anche la Convenzione sull'eliminazione di ogni forma di discriminazione contro le donne e la Convenzione contro la tortura, i trattamenti o le punizioni crudeli, inumane e degradanti.


La violenza contro le donne è uno dei meccanismi sociali cruciali per mezzo dei quali le donne sono costrette in una posizione subordinata rispetto agli uomini, come nei Paesi islamici, ma non solo,  ed è una manifestazione delle relazioni di potere storicamente disuguali tra maschi e femmine, che ha condotto alla dominazione e alla discriminazione contro le donne da parte degli uomini.


Secoli di progresso sembrano passati invano. In molti contesti i rapporti maschio-femmina sembrano rimasti legati al Medioevo.
I dati ONU evidenziano che il 35% delle donne nel mondo ha subìto un violenza fisica o sessuale, dal partner o da un'altra persona. Il rapporto sottolinea anche che due terzi delle vittime degli omicidi in ambito familiare sono donne.
Secondo l'Organizzazione Mondiale della Sanità una donna incinta su quattro ogni anno è vittima di una forma di violenza e le percosse sono la seconda causa di morte dei bamvbini nel grembo materno. Secondo l'OMS l'area in cui le donne sono più a rischio è il sud est asiatico.
La violenza contro le donne non è diffusa soltanto  negli ambienti sociali depressi culturalmente ed economicamente, ma anche in ambienti culturalmente progrediti ed economicamente benestanti.
La violenza non è solo fisica, ci sono umiliazioni, soprusi, inviti a rapporti sessuali, discriminazioni in ambito lavorativo.

Secondo i dati Istat di giugno 2015,  in Italia 6 milioni 788 mila donne hanno subito nel corso della propria vita una violenza fisica o sessuale.  
#1466
Bene Giona, condivido il tuo ultimo post.

La mia non è acredine verso di te come uomo, ma confutazione di alcune tue opinioni !
#1467
Attualità / Femminicidi
17 Agosto 2016, 10:47:42 AM
Femminicidi. Dal rapporto annuale del Ministero dell'Interno, presentato nella conferenza stampa di ferragosto,  si apprende che i reati comuni scendono ma i femminicidi restano costanti.

Nel periodo 1 agosto 2015 – 31 luglio 2016 le donne uccise in Italia sono state 138. Uccise da ex mariti, fidanzati, compagni, "condannate" alla morte  perché considerate colpevoli di non amare più.

Il 65% dei femminicidi è stato compiuto dal partner, il 10% dall'ex partner. Da aggiungere le denunce di minacce precedenti al femminicidio, però soltanto l'8,7% di aggressioni e minacce subite dalle vittime prima del delitto era stato denunciato. Complessivamente solo un omicidio su cinque è preceduto da un'aggressione.
Inoltre, il 17% delle italiane ha subito un'aggressione fisica o sessuale. Ma la maggioranza sceglie di non denunciare.

Anna Oliverio Ferraris, psicologa, psicoterapeuta e docente di psicologia dello sviluppo all'Università "La Sapienza" di Roma, intervistata dalla giornalista Valeria Arnaldi del quotidiano "Il Messaggero", dice che "Alla base dei femminicidi c'è l'arretratezza culturale di alcuni uomini che pensano di dover essere sempre il centro. Ciò è in parte legato alla cultura nazionale della forte dipendenza dalla figura materna, che, nell'infanzia, è il perno della vita dei bimbi, in particolare dei maschi. Questi ultimi cercano supporto nel suo ruolo protettivo e poi estendono nel loro immaginario la visione a tutte le donne. In tale ottica, un rifiuto della compagna non è tollerato".

La giornalista ha chiesto alla psicologa se la donna come partner subisce il modello culturale materno verso il maschio. La Oliverio Ferraris ha risposto: "Non solo. Si pensi alle continue processioni alla Madonna, in tante zone del Sud Italia. Anche lì si vedono i semi della semplificazione e idealizzazione della figura femminile. Le donne devono comprendere, accettare, proteggere, aiutare. Questo ideale viene trasmesso, a livello subconscio, sia con gli atteggiamenti della super-mamma, sia con la santificazione della femminilità". [...] "La donna, già anticamente, veniva vista come santa o peccatrice. La psicologia femminile è molto più complessa ma, nei femminicidi, quando lei si rifiuta da santa diventa peccatrice.E' un rapporto non realistico con la psiche della donna. [...] "Nei delitti d'onore, l'identità sociale dell'uomo era riposta nell'irreprensibilità della donna. Anche in quei casi, dunque, l'uomo era dipendente dalla figura femminile". [...] "ora, molti sono abituati a vedere la violenza come modo per risolvere i problemi. D'altronde, è ovunque, dai videogame alla pornografia. Così entra nel subconscio dei ragazzi.E' attestato che un giovane che vede tanti video porno violenti poi ritiene lo stupro una manifestazione sessuale diversa ma non illecita". [...] "Queste persone non sanno uccidere.Quando si rendono conto che la vittima non muore, infieriscono. Tutti poi rivendicano di essere stati molto innamorati".
Le affermazioni della professoressa Anna Oliverio Ferraris mi sembrano condivisibili. In particolare mi fa riflettere il suo accostamento della figura femminile alle processioni alla Madonna, da aggiungere le preghiere e le invocazioni a lei rivolte. Voi che ne pensate del collegamento della "Vergine Madre" con la violenza verso le donne ?
#1468
Nei post di questo topic non appare il sostantivo "escatologia". Mi sembra che sia il contenitore adatto per le riflession i in merito.
#1469
Anthonyi  il tuo post è interessante ma per rispondere adeguatamente vorrei dei chiarimenti.
Anthonyi ha scritto:
CitazionePartiamo da una definizione di razionalità: "La razionalità è un insieme di leggi che permette di sintetizzare la descrizione della realtà fenomenologica".
"La razionalità è un insieme di leggi" (?) quali leggi ?
Il sostantivo italiano "razionalità" deriva dal latino "ratio" e significa ragione, criterio, ... nell'agire, nel procedere  in modo consequenziale, facendo uso di premesse iniziali per giungere a conclusioni logiche.
Con "ragione" s'intende la complessiva capacità dell'uomo di "ragionare"; con razionale s'intende lo sviluppo coerente del pensiero. Se i due termini si usano come sinonimi, si afferma che l'individuo ragiona solo se si mantiene nei limiti della razionalità.

Citazione"Il concetto di Dio è utile a spiegare la realtà osservata?"
E' utile per chi crede Dio come creatore, altrimenti è inutile.
Citazionese Dio è importante nel pensiero, lo è anche nella comunicazione.
Perché ? Che tipo di comunicazione ?
Citazionechi non ha paura di morire perché crede in un'altra vita probabilmente vive di meno.

Cioè ? Perché vive meno ?
#1470
Giona, prima di rispondere al tuo post ho riflettuto, mi son chiesto se merita risposta. Si la meriti, perché a me sembra che tu non sia un buon cristiano ma soltanto un "entusiasta" a sfondo religioso.


Giona ha scritto
CitazioneSecondo te con l'editto di Teodosio, all'improvviso, i pagani diventati "cristiani, veramente diventarono  cristiani? Se lo fossero diventati all'1% non avrebbero ucciso nessun essere rimasto pagano.  
Il cristiano ama il suo prossimo come se stesso e per questo prega dicendo: Padre nostro...

Gli editti di Teodosio furono emanati alla fine del IV secolo. Ed i cosiddetti cristiani ebbero tutto il tempo per indottrinarsi. La loro fu vendetta e fanatismo. Circa mille anni dopo i cosiddetti cristiani, tuoi "amici", si dilettarono ad uccidere nelle crociate al grido "Dio lo vuole". Forse mentre uccidevano pregavano il "Padre nostro", come tu pensi.  Eppure essi "amavano il loro prossimo come se stessi"...Scambiarono il volere papale con il volere divino, o almeno così fecero credere agli incolti "pellegrini" razziatori.


CitazioneLa spiritualità consiste nel confidare in tutto e per tutto nel Signore Dio, aver cioè vinto il mondo gridando con S. Paolo per dire che le cose del mondo sono pura spazzatura. Non servono a nulla all'anima.(Noi siamo anima)

Individui che gridano "con San Paolo"  che le cose del mondo "sono pura spazzatura"  ogni tanto se ne vedono, poi arriva l'ambulanza per il loro ricovero coatto. Bella questa: "Noi siamo anima", e il corpo con le sue esigenze ? Lo so, tu sei un angelo venuto "da cielo in terra a miracol mostrare", per dirla con Dante.
La visione cristiana dell'oltrevita propone una "ricreazione" dell'intero nostro essere corporeo e spirituale in coordinate non più spazio-temporali ma permanenti ed infinite. E' quella che è definita come "risurrezione".

CitazioneSe preferiamo possiamo associarci al Qoelet per gridare con lui: Vanità delle Vanità, tutto ciò che non è Dio è vanità.
Se lo dici te...


CitazioneOccorre però fare attenzione ai falsi religiosi, osservando le loro opere e non il loro grado ecclesiale. Vedi capi religiosi ebrei e non solo di quel tempo e di questo tempo.

Il tuo fanatismo religioso ti annebbia il "logos" ? Perché escludi i chierici cristiani, in particolare cattolici ?
CitazioneChi non ha seguito nessun percorso spirituale o non ne è minimamente interessato,  può sapere di spiritualità?
Per questo confonde la cultura e la teologia con spiritualità e/o la religione.

Non essere presuntuoso, come al solito, ci sono atei che sono più spirituali di te. Te l'ho già detto, la tua è religiosità popolare, non spiritualità.