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Messaggi - Carlo Pierini

#1471
Riporto uno stralcio di uno mio scambio epistolare con una biologa (Choupette) che ebbi tempo fa in un altro forum nel quale lei presentava un'idea - corredata dalle più sofisticate e moderne argomentazioni scientifiche - secondo cui una umanità evolutissima del futuro avrebbe costruito il nostro Universo come una simulazione nella quale quel futuro era anche il nostro passato originario!
E così, un argomento tira l'altro, siamo passati al mio racconto:
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CARLO
Detto tra noi, oltre alla famosa "visione", ho avuto anche qualche altra esperienza "border line". E una di queste mi ha "mostrato" (e non scherzo) che il nostro universo è DAVVERO una simulazione, o una costruzione eccezionalmente intelligente (nella mia esperienza l'ho associato a un mitico e poetico "cartone animato"). Ma l'autore della costruzione, di sentii la superba presenza, non era precisamente umano. Peccato che queste esperienze siano tanto sconvolgenti quanto di breve durata!
 
CHOUPETTE
Comunque mi piacerebbe conoscere i dettagli di quest'altra visione, se ti va di raccontarli.
 
CARLO
Certo. Come ti dicevo, questa è stata la meno "visionaria" di tutte ma la più "percettiva", intendendo con questo termine una forma di percezione che, seppure non ordinaria, non ha niente a che vedere con ciò che normalmente immaginiamo nel significato di "allucinazione", innanzitutto perché non si tratta di immagini visive interiori, come nel caso del Caduceo, e poi perché ciò che si percepisce, malgrado non provenga dagli organi di senso, per così dire "insiste" sullo stesso "substrato" interiore in cui si manifestano all'io le normali percezioni dei sensi. Pertanto, nello stesso modo in cui io considero REALI le immagini della mia vista e i suoni del mio udito, DEVO considerare reali anche queste singolari forme di percezione. E dico "singolari" perché sono dei veri e propri sensi ULTERIORI a quelli biologici ma analoghi-paralleli ad essi; cosicché si "sentono" delle presenze viventi (metafisiche) e quello che esse "dicono" giungono all'io come ordinariamente ci giungono delle idee, con la differenza che esse sono più chiare, definite e più "oggettive" cioè più "esterne" rispetto all'io che percepisce; del resto, usiamo dire: "ho avuto un'idea e non: "ho fatto un'idea", come se non fossimo poi così convinti che le idee siano assolutamente nostre (vedi il concetto di "Idea" platonica).
Ma la novità, rispetto alle altre esperienze, è che in questa si è "risvegliato" anche un "senso" parallelo-analogo al TATTO; e la cosa è estremamente impressionante perché ciò che l'io "tocca" non sono le cose piccole e vicine ma le cose enormi e lontane: nel mio caso io ho "palpato", sia a destra che a sinistra, nientemeno che la curvatura della Terra! E per un attimo ho sentito chiaramente persino le sue oscillazioni elastiche e il "fruscìo" del suo moto attorno al sole!
Capisco che possa sembrare una balla; e lo capisco perché è proprio per la sua incredibilità che sono rimasto sconvolto e, in preda a un momento di vertigini, mi sono dovuto appoggiare a un albero per non cadere. La cosa singolare è che qualche anno dopo, leggendo "Le profezie di Celestino", un libro che mi regalò un'amica a cui avevo raccontato questa storia, vi ho trovato il resoconto di un'esperienza esattamente uguale alla mia, vissuta dall'autore del libro (James Redfield) subito dopo essersi salvato da una situazione in cui avrebbe potuto perdere la vita.
Ma passiamo al racconto, che sarà breve e ...circonciso. :-)
Sono in Ecuador, in casa di un collega (volontario anche lui nel mio stesso progetto di Cooperazione Internazionale) e, seduto su un divano con una ricca "canna" in mano, sono concentratissimo nella lettura di un libro di M. Eliade. Alzando gli occhi verso la libreria vedo la copertina di un libro raffigurante un quadro di Dalì; incuriosito lo prendo, mi metto a sfogliarlo e mi soffermo su un dipinto che aveva attratto la mia attenzione perché certi particolari sembravano attinenti proprio con l'argomento che stavo leggendo. A un certo punto, concentrandomi su un dettaglio del quadro, non so perché, ho sentito (e questa cosa non è facile da descrivere) che la mia psiche era spinta – quasi fisicamente – verso l'alto, come se  cominciasse a staccarsi dal corpo; e la sensazione era così realistica che, per tentare di spiegare a me stesso cosa stesse succedendo mi venne in mente, in rapida sequenza, prima il principio di Archimede (la mia mente stava ricevendo una spinta dal basso verso l'alto...ecc.) e poi l'orbita di un pianeta attorno al sole (la mia mente stava aumentando la sua velocità orbitale e quindi stava per uscire tangenzialmente dalla sua orbita attorno al ...corpo). In preda al panico e con le pulsazioni salite a mille, sentii che stavo per morire; appoggiai la testa sulla spalliera del divano, chiusi gli occhi, e con la mia mente..."caddi verso il cielo" in una sorta di tunnel molto simile a quello descritto da R. Moody in "La vita dopo la morte". Non so quanto rimasi in quella posizione; ma al mio "ritorno" ero sicuro di esser ...morto e resuscitato!  Ancora tremante per lo shock, mi alzai, chiamai il mio amico, lo presi per mano e gli chiesi di accompagnarmi fuori altrimenti avrei "sbroccato", gli dissi. Uscimmo in strada proprio mentre nell'isolato a fianco al nostro un trio di musicisti stava suonando e cantando una serenata a chissà quale "bella". E fu in quel momento che fui certo di vivere in un universo-mito-cartone-animato disegnato apposta per noi uomini e che sentii la presenza regale e imponente dell'Autore fuori e dentro di me!. Restai alcuni minuti o forse pochi secondi in uno stato di beata contemplazione nella quale tutto mi appariva nuovo e vergine, proprio come in una vera e propria ri-nascita; e come ultimo atto "palpai" l'intera rotondità della Terra e mi appoggiai ad un albero per non cadere sopraffatto dalle vertigini. Ma quel mito-cartone-animato aveva anche una "colonna sonora" incantevole, che non era quella della serenata, ma era molto simile a un pezzo di Delibes che sentii per la prima volta qualche anno dopo e che mi fece pensare subito a questa esperienza:
 
http://www.youtube.com/watch?v=2GPNZGwMS0w
 
 
CHOUPETTE
Potresti darmi una definizione più precisa di questo termine "mito-cartone-animato"?
 
CARLO
Una definizione precisa è difficile perché, nel ritorno allo stato di coscienza normale, gran parte delle nozioni che si sono apprese in quello stato straordinario (una enormità di vere e proprie conoscenze), per qualche ragione dobbiamo "lasciarle per strada" come se, nel passaggio da una eccezionale espansione della coscienza alle sue "dimensioni" ordinarie, anche la memoria seguisse la stessa contrazione di capacità e quindi riuscisse a portare con sé solo pochi ricordi, forse i più significativi.

Quello che ricordo chiaramente è che nel momento della nostra discesa in strada (io e il mio amico), la musica della serenata evocò in me il ricordo infantile di una scena dolcissima di un cartone animato di W. Disney ambientata in Messico, nello sfondo della quale, sotto la luna, c'era, appunto, un piccolo coro di "peones" umili e un po' straccioni, ma che cantavano meravigliosamente; e io, forse per la prima volta, concepii l'idea di un "piccolo paradiso in terra". Così, questo ricordo vivissimo si sovrappose e si identificò dapprima con la scena che stavo contemplando e poi si estese a tutte le cose che mi circondavano, le case, gli alberi, il cielo con le prime stelle dell'imbrunire, e mi giunse l'idea, chiara come una sentenza, che QUELLO era il mondo reale: un irreale disegno animato costruito con la sostanza del mito, una sorta di immenso e mirabile palcoscenico all'interno del quale le uniche esistenze reali e assolute erano le nostre anime, proprio quelle nostre povere anime di cui ordinariamente neghiamo addirittura l'esistenza. Un colossale scenario costruito apposta per loro. Ed è solo quando mi sono chiesto: " Costruito da chi?", solo allora ho percepito, magnifica, potente, regale, pacifica ed eterna la presenza onnicomprensiva del Grande Autore. Ringrazio ancora la sorte di averla solo "sentita" e non "vista".
#1472
Citazione di: pepe98 il 19 Luglio 2017, 12:55:11 PM
Se i molti fossero, il non essere di una cosa sarebbe qualcosa, sarebbe "altro". I molti sarebbero quindi definiti dal non essere degli altri. Ma in base a quale criterio(qual è il principio) i molti sono definiti cosí e non in un altro modo? Come possono le cose essere così DEFINITE per principio? La questione si risolve solo negando l'esistenza del molteplice: il non essere di una cosa non è, quindi la cosa è una sola. Poiché è una sola, non è definita dal non essere di qualcosa, ma solo ed ESCLUSIVAMENTE dal non essere del nulla, che è una verità evidente(nulla=non essere, per definizione). Questa cosa, che coincide con l'essere parmenideo, non ha quindi forma, e non è definita né spazialmente, né nel tempo: al di fuori di essa c'è il nulla, quindi né spazio né tempo. Tale cosa è dunque eterna ed immutabile.
Ora, poiché io esisto(se siete coscienti potete capirmi), ed esiste una sola cosa, esisto solo io. Le persone(noi) sono in realtà un unico IO. Noi siamo il tutto, che è la semplice non esistenza del nulla, e non è un ente astratto e definito, ma il totale concreto. Io sono tutto, eterno ed immutabile. Il molteplice è astrazione: concreto percepire separatamente. Ma tutto il percepire, che è la non esistenza del nulla, avviene tutta in un "eterno istante".

Questo è l'antico dilemma "identità-unità, oppure alterità-molteplicità tra gli enti?", che Parmenide risolveva in un Uno immanente che cancellava ogni alterità-molteplicità (En to pan) e che Eraclito risolveva nell'idea (opposta-contraddittoria rispetto alla parmenidea) di un assoluto "Panta rei", cioè di una molteplicità assoluta che cancellava ogni unità. L'apparente contraddizione si risolve - salvando sia l'Unità che la molteplicità - nel momento in cui introduciamo l'idea di un Uno-Principio non-immanente, ma TRASCENDENTE, che è ARCHETIPO (inteso proprio in senso platonico) di ogni ente e, quindi, di cui ogni ente è "immagine e somiglianza", cioè, analogia strutturale, ontologica. In virtù di questa analogia VERTICALE, ogni ente sarà analogia ORIZZONTALE di ogni altro ente e, quindi, come nell'idea di "matrimonio IN Dio" (la dualità che converge in una unità superiore), avremo una molteplicità di enti reciprocamente complementari e convergenti IN un Uno trascendente il quale, proprio in quanto non appartenente alla realtà immanente, NON ne annulla la molteplicità (l'unità del Tao non annulla la dualità di Yin e Yang proprio in quanto questi sono strutturalmente analoghi-complementari all'Uno).
Un esempio sintetico: una molteplicità ontologica di uomini che trova la propria unità in un ideale superiore trascendente.
 
Ecco, l'"elemento comune", il "terzo uomo" di Aristotele è il Principio-Uno, ma senza alcun "regresso all'infinito" proprio perché l'UNO contiene in sé il molteplice essendo il modello metafisico ultimo di ogni uomo particolare che costituisce la molteplicità (l'uomo fatto a "immagine e somiglianza" dell'Uno).
E' per questo che la mitologia cristiana considera la Croce (verticalità/orizzontalità) e la Trinità (il Tre è l'Uno) come figure simboliche sacre: perché sono la chiave filosofica che apre la porta di una relazione ontologica tra la molteplicità degli uomini e l'Unità divina senza cancellare la sovranità ontologica dell'individuo di fronte ad un Uno che, altrimenti, divorerebbe i suoi figli, come il mitico Saturno:
 
http://www.arteworld.it/wp-content/uploads/2014/11/Saturno-che-divora-i-suoi-figli-goya-analisi.png
#1473
Tematiche Spirituali / Una visione ...zodiacale!
09 Agosto 2017, 01:29:18 AM
Parecchi anni fa, all'inizio della mia ricerca, ebbi un'altra esperienza "archetipica", una sorta di fugace visione anch'essa estremamente significativa dal punto di vista dell'origine dei simboli o di certe idee filosofico-religiose.

Come ogni sogno che si rispetti (una visione è un sogno a occhi aperti) non è facilissima da raccontare, perché devo ricorrere a una delle possibili metafore ("è come se...") di ciò in cui consiste l'atto del "pensare": nel pensare "è come se" visualizzassimo interiormente l'oggetto del nostro pensiero su una superficie interiore (o un piano, o uno schermo) ben determinato, realmente esistente (in senso metafisico). E dico questo perché, dopo un lungo sforzo di concentrazione su un concetto-chiave della mia ricerca (credo si trattasse proprio del concetto di "archetipo"), nel preciso momento in cui mi resi conto di averlo finalmente compreso e circoscritto, accadde una cosa singolarissima: quella "superficie" o "piano" di cui sopra si aprì all'improvviso come si apre un diaframma fotografico intorno ad un punto centrale; e si aprì proprio a partire dal punto preciso in cui era situato il "centro" dell'idea verso cui era orientato il mio sforzo riflessivo, lasciandomi vedere cosa c'era "dietro" allo "schermo": un cielo notturno, e, in corrispondenza del centro del diaframma, una stella, così da lasciarmi intendere che, in definitiva, l'oggetto reale del mio pensiero non fosse stato altro che quella stella, o meglio, la proiezione di quella stella sulla superficie in cui io visualizzavo quell'oggetto, e che dunque il "pensare" in realtà non è altro che un "contemplare un'idea già esistente in sé", proprio come sosteneva Platone nella sua filosofia dell' "iperuranio" (il cielo delle Idee). 
Ma non finisce qui. All'improvviso, come se non si fosse trattato di un semplice diaframma, ma del diaframma di uno zoom impostato (a mo' di telescopio) sulla massima focale, la stella comincia ad allontanarsi come se lo zoom si fosse spostato rapidamente su valori decrescenti fino a diventare un comune 50mm, facendo disperdere quella stella in mezzo a una fittissima e immensa moltitudine di altre stelle che formavano una vera e propria galassia. Una galassia che, inaspettatamente, formava nel suo insieme l'immagine sfavillante, maestosa, eterna di un volto di donna bellissimo, un'opera d'arte pittorica fatta di stelle-idee!

E' forse la Sophia-Sapienza dell'Antico Testamento?
Il Logos di Platone fatto di archetipi-stelle del cielo iper-uranico?
La costellazione della Vergine?
La Vergine Maria?
 
https://1.bp.blogspot.com/-Q67GzP-XVjo/V9ABK-Tk0lI/AAAAAAAAAjI/Y_hE8rEo9eAUT26CeNluvX9KjXoZdsw9QCLcB/s1600/Vergine-Amabili.jpg
 
https://4.bp.blogspot.com/-TSes1L2k2Js/V9AFZ7V6EhI/AAAAAAAAAjU/Ep_XZui1-1cYPXnhuCTzvmSA9lqew_6PACLcB/s1600/Vergine_Stelle.jpg
 
https://4.bp.blogspot.com/--akhIQQc3F0/V9AFjkt9nAI/AAAAAAAAAjY/U-zhUFKHSuYAedXv28_Tz5mnmXySssezQCLcB/s1600/Vergine_Maria-Guadalupe.jpg
 
http://2.bp.blogspot.com/-B5OhIKwKW24/UlgObNoMUNI/AAAAAAAAAWg/huDXHZoZFEM/s1600/72+Vergine+Luna,+Immacolata+Concezione,+De+Mura.jpg
 
Qualche anno dopo questa esperienza, ho ritrovato un'immagine analoga in una pubblicità televisiva: un muro bianco e, in primo piano, un trapano che lo fora; poi una zoomata in apertura e scopriamo che l'insieme dei fori già fatti su quel muro disegna una immagine punteggiata del volto di Marilyn Monroe.
 
Successivamente, lessi su un libro di Jung:
 

« Paracelso considera la psiche oscura come un cielo notturno disseminato di stelle, un cielo in cui i pianeti e le costellazioni sono rappresentati dagli archetipi in tutta la loro luminosità e numinosità. Il cielo stellato è infatti il libro aperto della proiezione cosmica, il riflesso dei mitologemi, degli archetipi appunto ».   [JUNG: La dinamica dell'Inconscio - pg.213]
#1474
ALTAMAREA
Carlo, non sono d'accordo con la tua opinione sulla sinonimia. 
Il sostantivo "anima" è usato per denotare un'essenza immateriale, un principio vitale che, secondo i credenti cristiani, sopravvive alla morte del corpo, ed è quindi distinta dalla mente, che per la scienza è una funzione dell'encefalo e scompare con la morte. 

CARLO
Anche per Eccles (che è uno scienziato, Nobel per la neurobiologia) la mente è una essenza immateriale che interagisce con il cervello (finché è vivo). 
Ed è proprio questa la novità. Prima di lui la quasi totalità dei neuroscienziati consideravano la mente (o l'anima, o la coscienza, o la psiche) come il nome che diamo all'attività neuronale (materialismo riduzionista) e non un'entità *distinta* dal cervello, come invece fa Eccles. 

ALTAMAREA
Il sostantivo "mente"  allude all'insieme delle facoltà e attività psichiche. 
La coscienza è la consapevolezza  di sé e del mondo esterno. Alla coscienza è collegata l'autocoscienza. La coscienza è formata da stati soggettivi,  da esperienze personali, da emozioni e sentimenti. Consapevolezza e memoria  sono componenti della coscienza.

CARLO
Sottoscrivo queste tue distinzioni ma, ripeto, in una prospettiva riduzionista-materialista (quella della maggioranza dei neuroscienziati) ciascuna di esse resta sempre e comunque una attività del cervello, mentre col dualismo-interazionismo di Eccles esse appartengono ad una dimensione "altra" dal cervello e relativamente autonoma da  esso, se pur in interazione reciproca.
In altre parole, con Eccles, la scienza riapre le porte ad una visione religiosa del mondo che il materialismo-riduzionismo aveva chiuso.
#1475
Citazione di: altamarea il 08 Agosto 2017, 14:02:51 PM
Carlo, scusami, aiutami a capire. Nel titolo del topic citi l'anima, ma nel post parli di coscienza.
Anima e coscienza le consideri sinonimi ?

Quando si parla del problema mente/cervello in generale, "anima", "psiche", "mente", "coscienza", possono essere considerati sinonimi, rappresentando la polarità non-fisica dell'essere di fronte al cervello (o "corpo", o "organismo biologico", ecc.) che rappresenta l'altra polarità.
#1476
PAUL11
Terrei distinte le diverse interpretazioni che vengono da psicologia e psicanalisi, da quelle di testi storici antichi e ancora da storici archeologi moderni. Tutte forse degne di essere considerate, ma non da mischiare.
 
CARLO
Quella di Jung non è un'interpretazione psicologica dei simboli, ma un'interpretazione simbolica della psiche. :-)
In altre parole, per lui, sono i simboli che precedono e spiegano la psiche, non viceversa!
 
PAUL11
Il caduceo è collegato, ma non è la stessa cosa con l'uroboro, il serpente che si mangia la coda.
 
CARLO
I due simboli rappresentano diverse angolazioni di un medesimo concetto fondamentale. Il caduceo, cioè, rappresenta la dualità universale che converge all'Unità ultima (come il Tao-yin-yang); ma anche l'uroboro rappresenta l'Unità ultima. Infatti, di esso esistono due varianti essenziali:
 
https://1.bp.blogspot.com/-RkP9_ybS05s/WYnZ-ndsf0I/AAAAAAAAAxg/pbr7AG9LRNcC_3MaK4y5LKnIvGsr8b-ogCLcBGAs/s1600/Uroboros%2Bdoppio.jpg
 
PAUL11
L'interpretazione dalle antiche narrazioni parlano di Saturno, Chronos in greco che è un titano padre di Zeus che combatte contro il Serpente del Mare. Il tempo, (Chronos / Saturno) si avvolge su se stesso(il serpente che si mangia la coda crea un cerchio, un ciclo) e spiega il ciclo dell'eterno ritorno che si esplica nella metempsicosi o reincarnazione.
In molte tradizioni un dio combatte il serpente , persino in Genesi, perchè il serpente a detta persino di Platone che mette in bocca a Socrate che Hermes è il padre del logos, perchè è un sapiente, padroneggia la conoscenza e rappresentano la dualità umana e della conoscenza,Hermes o Mercurio per i romani, è il messaggero alato che può comunicare fra il mondo dei vivi e dei morti.
I naga sono esseri semi divini, fra l'umano e il serpente, nelle narrazioni vediche indiane e si trovano molto simili alle raffigurazioni egizie con i quali furono in contatto nelle epoche dell'Alto Egitto.
 
CARLO
Il simbolo del serpente, come del resto gli altri simboli, incarna una molteplicità di significati diversi, a volte persino opposti; e il significato particolare dipende dal contesto che lo esprime.
#1477
...Ovvero, il Dualismo-interazionismo di J. Eccles

"Secondo i criteri materialisti, l'ipotesi che gli eventi mentali immateriali come il pensiero possano agire in qualsiasi modo su strutture materiali come i neuroni della corteccia cerebrale, incontrerebbe difficoltà insuperabili. Tale effetto presunto degli eventi mentali sarebbe incompatibile con le leggi di conservazione della fisica, in particolare con la prima legge della termodinamica. Questa obiezione sarebbe stata certamente sostenuta dai fisici del XIX secolo e dai neuroscienziati e filosofi che ideologicamente sono rimasti alla fisica del XIX secolo, senza riconoscere la rivoluzione operata dai fisici quantisti nel XX secolo.
Nel formulare più precisamente l'ipotesi dualista sull'interazione fra mente e cervello, l'asserzione iniziale è che l'intero mondo di eventi mentali possiede un'autonomia pari a quella del mondo di materia-energia". [J. ECCLES: Come l'Io controlla il suo cervello - pg.137]

"La fisica classica, come ben sappiamo, non concede uno spazio razionale alla coscienza: essa sarebbe già logicamente completa. Il mondo fisico sarebbe formato solo dalle diverse particelle e dai diversi campi le cui proprietà troverebbero una completa e dettagliata spiegazione. In tale struttura concettuale non c'è uno spazio logico per altre entità come la coscienza: se questa viene inserita nella teoria, deve essere inserita «a mano», e non in virtù della struttura logica della teoria stessa. Ma la situazione logica della teoria quantistica è alquanto differente: esiste una necessità logica assoluta di qualcos'altro, come la coscienza". [H.P. STAPP: Quantum propensities and the brain-mind connection - pg.1470]

"Non siamo legittimati a considerare la psiche come un processo cerebrale, a prescindere dal fatto che il tentativo di rappresentarsi un qualcosa del genere è già stravagante di per sé e non ha mai prodotto altro che stravaganze, per quanto sia stato compiuto seriamente. [...] Questo punto di vista si adatta però al pregiudizio materialistico, e perciò ogni assurdità viene consacrata come scientifica purché prometta di trasformare in fisico tutto ciò che è psichico. Auguriamoci che non siano lontani i tempi in cui questo residuo arrugginito e ormai mentalmente inerte verrà sradicato dalla testa dei nostri rappresentanti scientifici". [JUNG: La dinamica dell'Inconscio - pg.299]

"L'imprigionamento della psiche nel cervello, cioè la sua limitazione spazio-temporale, non è per nulla così indubbia e incrollabile come si è creduto sin'ora". [JUNG: Realtà dell'anima - pg.161]

"Per Spinoza, se è vero che l'uomo non ha alcun posto di privilegio nell'universo, viene tuttavia restituito alla sua integrità di essere costituito di corpo e mente, principi costitutivi aventi pari dignità, posti tra loro in un rapporto di reciproca o necessaria implicazione". [E. GIANCOTTI BOSCHERINI: Che cosa ha veramente detto Spinza - pg.82]

"La teoria dualista interazionista è la formulazione più antica del problema mente-cervello, in quanto già alcuni pensatori greci, da Omero in poi, la condividevano sostanzialmente (..). La sua caratteristica essenziale sta nel considerare la mente e il cervello come entità interagenti secondo i principi della fisica quantistica. (...)
Esiste una frontiera oltre la quale si realizza un'interazione in entrambe le direzioni, che può essere concepita come un flusso di informazioni, ma non di energia. Si tratta perciò di una dottrina straordinaria". [J. ECCLES: Come l'Io controlla il suo cervello - pg.37]

[CARLO] Si tratta di una dottrina straordinaria poiché per la fisica classica non avrbbe senso l'idea di un trasferimento di informazione-energia tra qualcosa di immateriale e delle strutture materiali come i neuroni.

"Poiché tutte le teorie materialistiche (panpsichismo, epifenomenismo e teoria delle identità) asseriscono l'inefficacia causale della coscienza in sé, esse non riescono a spiegare in alcun modo l'evoluzione biologica della coscienza, che è un fatto inconfutabile. Secondo l'evoluzione biologica, stati mentali e coscienza si sarebbero potuti evolvere e sviluppare solo ammettendo la loro efficacia causale nel provocare cambiamenti negli eventi nervosi del cervello, con le conseguenti modificazioni nel comportamento. Questo può accadere solo se i meccanismi nervosi del cervello sono accessibili all'influenza degli eventi mentali che appartengono al mondo delle esperienze coscienti, secondo il principio fondamentale della teoria dualista-interazionista". [J. ECCLES: Come l'Io controlla il suo cervello - pg.38]

[CARLO] Eccles allude al fatto che "evoluzione della coscienza" significa emancipazione dagli istinti biologici, cioè trasformazione del comportamento da istintivo-biologico a etico-culturale e quindi al fatto che una trasformazione così radicale e veloce è impensabile senza l'ipotesi di una psiche che la guida.

"Un gruppo di «misteriani», tra cui il fisico Roger Penrose, sostiene che i misteri della mente debbono essere messi in relazione con i misteri della meccanica quantistica, che genera effetti non deterministici, impossibili nelle teorie classiche della fisica e delle neuroscienze". [J. HORGAN - Le Scienze, Nov.1994]

"Si dovrebbe riconoscere che c'è stata una rivoluzione filosofica, dai tempi di Tyle (1949) e dei comportamentisti, che negavano qualsiasi significato scientifico ai princìpi filosofici della coscienza e alle esperienze dell'autocoscienza (Searle, 1984), persino da parte dei materialisti (Armstrong, 1981; Dennett, 1969; Hebb, 1980). Questi, però, pensano che le loro credenze materialiste non siano minacciate in alcun modo, perché ritengono che gli eventi mentali esistano in una enigmatica sorta d'identità con gli eventi nervosi, ai livelli superiori del cervello, probabilmente nella corteccia cerebrale. La strana ipotesi sull'identità non è mai stata spiegata, ma si ritiene che sarà risolta allorquando saremo in possesso di una conoscenza più completa del cervello, forse fra migliaia di anni; per questo tale credenza è stata ironicamente definita «materialismo promissorio».
L'aspetto essenziale è il dualismo. L'intero mondo delle esperienze coscienti, cioè la mente, viene indicato come Mondo 2 e nettamente separato, attraverso un'interfaccia, dal cervello, che appartiene al Mondo 1 della materia". [J. ECCLES: Come l'Io controlla il suo cervello - pg.120]

"Esiste già una vasta letteratura di psicologia sperimentale, psicologia cognitiva e neurofisiologia, che può essere assimilata a questa teoria unitaria [al dualismo-interazionismo]". [J. ECCLES: Come l'Io controlla il suo cervello - pg.133]

"Nel 1984 venne pubblicato il libro di un insigne fisico quantistico, Henry Margenau, dal titolo "Il miracolo dell'esistenza". Fu come vedere la luce alla fine di un tunnel.
«La mente può essere considerata un campo nel comune senso fisico del termine. Ma si tratta di un campo non-materiale; l'analogo più simile è forse un campo di probabilità (...) e non è indispensabile che esso debba contenere energia per spiegare tutti i fenomeni noti nei quali la mente interagisce col cervello". [J.ECCLES: Come l'Io controlla il suo cervello - pg.51]

"La nuova luce sul problema mente-cervello viene dall'ipotesi che gli eventi mentali, non materiali, siano legati agli eventi nervosi del cervello attraverso processi conformi ai princìpi della fisica quantistica. Questa ipotesi apre una prospettiva immensa di ricerche scientifiche, sia in fisica quantistica che in neuroscienze. (...)
I progressi nella comprensione del cervello (...) si attardano per la convinzione che esso sia un dispositivo elettronico supercomplesso. Il cervello è stato studiato in tutte le ricerche sul'intelligenza artificiale, con le computazioni sulle reti neuronali e il modello robotico di Minsky, Moravec, Edelman e Changeux. Secondo me si tratta di un errore madornale, causato dalla mancanza di studi sui microlivelli necessari, sia della struttura che della funzione della neocorteccia". [J. ECCLES: Come l'Io controlla il suo cervello - pg.37]

"È stato ipotizzato che negli stati di coscienza la corteccia cerebrale si trovi in una condizione di estrema sensibilità, come un rivelatore di minuscoli campi spazio-temporali di influenza. Questi campi di influenza sarebbero esercitati dalla mente sul cervello nelle azioni volontarie". [J. ECCLES: Come l'Io controlla il suo cervello - pg.44]

"Sperry (1974) ha fatto una proposta simile:
«In questo schema si immagina che i fenomeni coscienti interagiscano con gli aspetti fisiochimici e fisiologici dei processi cerebrali e li controllino ampiamente. La mente autocosciente ovviamente lavora anche in senso inverso, e pertanto si immagina che esista un'interazione reciproca tra le proprietà fisiologiche e quelle mentali. Se così fosse, la presente interpretazione tenderebbe a ricollocare la mente nella sua antica posizione di prestigio sulla materia, nel senso che si considerano i fenomeni mentali come trascendenti i fenomeni della fisiologia e della biochimica". [ECCLES: L'Io e il suo cervello - pg.453]

"Alla domanda: dov'è localizzata la mente autocosciente? non si può rispondere in linea di principio. (...) Non ha alcun senso chiedere dove sono localizzati i sentimenti di amore e di odio, o di gioia e di paura [oppure i nostri pensieri]. Concetti astratti come sono quelli della matematica, per esempio, non hanno nessuna localizzazione specifica". [J. ECCLES: L'Io e il suo cervello - pg.455]

"Secondo la nostra teoria si ipotizza che gli eventi mentali influiscano semplicemente sulla probabilità di un'emissione vescicolare, che viene scatenata da un impulso pre-sinaptico. Tale effetto di un evento mentale verrebbe esercitato sul reticolo vescicolare presinaptico paracristallino, che complessivamente agisce controllando la probabilità di emissione di una singola vescicola dall'insieme delle numerose vescicole in esso inglobate.
La prima questione che può essere sollevata riguarda l'entità dell'effetto che potrebbe essere prodotto da un'onda di probabilità della meccanica quantistica: la massa della vescicola è abbastanza grande da oltrepassare i limiti del principio di indeterminazione di Heisemberg? Margenau adatta la comune equazione di indeterminazione a questo calcolo (...) dimostrando che l'emissione probabilistica di una vescicola dal reticolo sinaptico potrebbe essere idealmente modificata da un'intenzione mentale che agisca analogamente a un campo quantico di probabilità.
La seconda questione riguarda l'ordine di grandezza dell'effetto, che consiste semplicemente in una variazione delle probabilità di emissione di una singola vescicola. L'entità di tale effetto è troppo limitata per modificare gli schemi di attività neuronale persino in piccole zone del cervello. Ad ogni modo, ciascuna cellula piramidale della corteccia cerebrale viene raggiunta da migliaia di bottoni sinaptici. L'ipotesi è che il campo di probabilità dell'intenzione mentale sia ampiamente distribuito non solo alle sinapsi di quel neurone, ma anche a quelle di gran parte degli altri neuroni con funzioni simili appartenenti allo stesso dendrone ". [J. ECCLES: Come l'Io controlla il suo cervello - pg.104/5]

"Il controllo mentale sull'attività cerebrale è talmente profuso da poter presumere una dominanza dell'io sul cervello. Ora, per la prima volta, è stata proposta l'ipotesi sul modo in cui queste influenze mentali potrebbero controllare le attività cerebrali senza infrangere le leggi di conservazione della fisica. Così alla critica materialista di Dennett, di Changeux e di Edelman viene meno la propria base scientifica. Le spiegazioni materialiste al problema mente-cervello, come la teoria dell'identità, possono essere ormai considerate prive di alcun fondamento scientifico e, persino, superstizioni durate troppo a lungo, come anche del materialismo promissorio. Tutte queste teorie sembrano ormai insostenibili. Ciascuno di noi possiede naturalmente la credenza dualista nell'interazione fra io e cervello, ma la filosofia riduzionista e materialista prevalente ne ha imposto il rigetto. Si tratta di una credenza filosofica ingenua, eppure ha raggiunto lo status di "oggetto di fede". [J. ECCLES: Come l'Io controlla il suo cervello - pg. 200]

"Quella che mi sembra particolarmente inopportuna è la pretesa dei fautori dell'intelligenza artificiale che sostengono di essere ad un passo dalla costruzione di super-computer che saranno in grado di possedere una coscienza. (...)
Searle (Mente, cervello e scienza - 1984) afferma: «Nessun programma di computer è di per sé sufficiente a fornire una mente a un sistema. In breve, un programma non è una mente. Il progetto che mira a creare una mente semplicemente progettando programmi è destinato a fallire in partenza; la coscienza, il pensiero, i sentimenti, le emozioni, implicano ben più che una sintassi» (..).
Molti anni fa, in occasione di una conferenza alla Yale University, chiesi a Marvin Minsk, il più eloquente fra i tenaci sostenitori dell'intelligenza artificiale, il motivo per cui pretendevano di giungere a supercomputer coscienti. La sua sorprendente risposta fu: «Perché riesco ad avere maggiori fondi per le mie ricerche!» ". [J. ECCLES: Come l'Io controlla il suo cervello - pg.209]

"È possibile affermare che la forte ipotesi dualistico-interazionistica sia raccomandabile per il suo grande valore esplicativo. Essa fornisce almeno in linea di principio spiegazioni dell'intera gamma di problemi che riguardano l'interazione mente-cervello. (...) Ma, cosa estremamente importante, restituisce alla persona umana il senso del mistero, del miracolo, del valore. Infine si può asserire che tale ipotesi è scientifica in quanto basata su dati empirici ed è obiettivamente verificabile. Si deve sottolineare che, proprio come altre teorie scientifiche che hanno grande potere esplicativo, la presente ipotesi deve essere sottoposta a controllo empirico. Comunque si assume che essa non sia confutabile da nessuna conoscenza esistente. Si può ottimisticamente prevedere che il periodo di revisione e di sviluppo sarà lungo, ma non ci sarà una falsificazione definitiva". [ECCLES: L'Io e il suo cervello - pg.455]

"Credo che il mio Io, come soggetto dell'esperienza, sia solo in parte spiegato dall'origine filogenetica del mio corpo e del mio cervello, ovvero di quella componente di me appartenente al Mondo 1; si tratta di una condizione necessaria ma non sufficiente. (...) L'unicità che io avverto non può essere attribuita all'unicità del mio patrimonio genetico. Il nostro avvento è tanto misterioso quanto la nostra scomparsa con la morte". [J. ECCLES: Come l'Io controlla il suo cervello - pg.46]

"Infine, naturalmente, giungiamo all'aspetto estremo: che cosa accade quando si muore? A quel punto ogni attività cerebrale cessa in modo definitivo. La mente auto-cosciente che ha avuto un'esistenza autonoma, trova ora che il cervello, sul quale ha svolto nel corso di una lunga vita, in modo così efficiente ed attivo, la sua azione di scansione, di esplorazione e di controllo, ha smesso completamente di emettere messaggi. Quel che accade allora è la questione suprema". [J. ECCLES - K. POPPER: L'Io e il suo cervello – pg. 451]

[CARLO] Naturalmente, Eccles non dà una risposta a quest'ultimo interrogativo ma, attraverso la sua teoria, gli restituisce la piena, antica legittimità teologico-filosofica.
#1478
Nel 1988, quando abitavo in Ecuador, un mese prima di avere la "visione" che ho descritto in "Un'esperienza visionaria molto istruttiva" dell'anno scorso, ho fatto questo sogno:

Sono a casa mia a Quito, e mentre scendo le scale per andare dalle camere da letto in salone-cucina, inaspettatamente, in piedi sul pianerottolo di metà scala, a un lato della parete, mi trovo di fronte a un individuo: un vecchio dalla lunga barba bianca, ma alto e prestante, con le braccia conserte, forse un maestro orientale, con un'elegante tunica blu e, in testa, un cappello grigio-chiaro la cui tesa circolare molto ampia, al filo degli occhi, ricordava molto da vicino gli anelli del pianeta Saturno (oltreché la forma del classico cappello dei preti): 

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Con un cenno degli occhi gli chiedo spiegazione della sua presenza, e lui, senza parlare, mi indica il centro della parete alle sue spalle; io guardo, ma non vedo che la nuda parete. Ad un suo invito a guardare meglio, mi avvicino e scopro con grande sorpresa che in realtà in quel muro c'è una porta, c'era sempre stata e io non l'avevo mai notata, e che dunque la mia casa doveva avere una specie di stanza segreta. Lo guardo interrogativamente, e lui con un sorriso di complicità mi invita ad aprirla. Ma all'aprire la porta, invece di una stanza mi trovo di fronte un salone immenso, una specie di grande vallata piena zeppa di libri. E il libro più in vista, proprio nel centro dell'ingresso e collocato su un leggìo di legno intarsiato, è un antico e voluminoso tomo, preziosamente rilegato in seta rossa. Il vecchio mi sussurra che quello è il più importante e prezioso di tutti, il più antico e il più moderno insieme, ...una specie di "Libro dei libri". Io, pieno di meraviglia, allungo la mano per aprirlo, e ...mi sveglio! 

Ma la cosa curiosa è che una decina di anni dopo mi sono imbattuto ancora nella stessa strana associazione Saturno/libri in un film della collezione di mia figlia: "Page-Master" (Il guardiano dei libri). In esso si racconta la storia di un bambino (interpretato da Makaulai Culkin, quello di "Mamma ho perso l'aereo") che, sorpreso da un violento temporale, trova rifugio in un antico palazzo della città che si rivelerà poi essere una immensa biblioteca-labirinto di "libri viventi", con alcuni dei quali egli vivrà altrettante avventure che lo riscatteranno dalla sua "caduta" al rango di cartone animato. Ebbene, il "Page-Master", cioè colui che lo accoglie e lo "inizia" al grande "labirinto di pagine", è, come quello del mio sogno, un vecchio saggio dalla barba bianca, con un'ampia tunica blu e con in mano uno scettro sacerdotale portante sull'estremità un emblema del pianeta Saturno. 
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Infatti, come simbolo, l'attributo principale di Saturno è quello di "Guardiano della Porta, o della Soglia". Scrive la mitologa L. Fassio: 

"Saturno è il guardiano della porta della coscienza, che consente di contattare l'universale e l'indefinito, cioè di entrare in rapporto con l'inconscio senza troppi rischi. E' il contenitore che racchiude la parte spirituale e che la custodisce fino al momento in cui siamo pronti per liberarla. Saturno rappresenta i confini della natura e della materia, ma sostiene la coscienza affinché questa si impadronisca degli strumenti per accedere alla parte spirituale. (...) E' attraverso di lui che i contenuti dell'inconscio prendono una forma precisa in modo che la coscienza possa percepirli". [L. FASSIO: Simbologia di Saturno - Introduzione]
#1479
(seguito)

"Secondo Keplero, «..in questo mondo inferiore o sfera terrestre si cela una NATURA SPIRITUALE CAPACE DI GEOMETRIA, che si ristora dalle RELAZIONI GEOMETRICHE e armoniche DEI RAGGI LUMINOSI CELESTI «EX ISTINTU CREATORI», e incoraggia e spinge a far uso delle sue stesse forze»".      [JUNG: La dinamica dell'inconscio - pg.516]
 
"Per la dottrina del Brahman, la illuminazione, la comprensione realizza il miracolo della uscita dal tempo. L'istante paradossale dell'illuminazione è paragonata nei testi vedici e upanishadici al raggio. "NEL RAGGIO LA VERITÀ". Si sa che la stessa immagine "raggio-illuminazione spirituale" si trova nella metafisica greca e nella mistica cristiana".  [M.ELIADE]
 
"Michael Maier sa senza dubbio di alludere a un Ermete guida quando dice di aver trovato nella sua peregrinatio (viaggio mistico dell'anima) una statua DI PIETRA DI MERCURIO che indica la via del Paradiso.
La Sibilla Eritrea dice: "Egli ti farà spettatore dei misteri di Dio (magnalium dèi) e dei segreti della natura". 
Mercurio appare nelle "Nozze Chimiche" di Rosen Kreutz in forma di Cupido [freccia]. E' anche presente nello stesso tempo come fanciullo che indica la via".   [JUNG: Studi sull'alchimia - pg.259]
 
"L'etimologia indoeuropea mette in evidenza l'identità di ispirazione tra l'antico tedesco "Strala", cioè "FRECCIA", il russo "Strela" e il tedesco moderno Strahlen, che significano "RAGGIO". Soprattutto, attraverso la sua assimilazione al raggio, la freccia coniuga i simboli della purezza e quelli della luce".   [G. DURAND: Le strutture antropologiche dell'immaginario - pg. 160]
 
"La produzione della totalità rotonda, ossia della Pietra, costituisce una garanzia di vitalità. Similmente LA LUCE CHE BRILLA ALL'INTERNO DELLA PIETRA significa l'illuminatio, che è collegata con la totalità. Illuminazione significa espansione della coscienza". [JUNG: Studi sull'alchimia - pg.103]
 
"Firmicio Materno dice: «Il segno di un altro mistero profano è TEÓS EX PÉTRAS (Dio dalla pietra). Un altro segno è la pietra che Dio ha promesso di inviare per confermare la fondazione della Gerusalemme da lui promessa.»".  [JUNG: Mysterium coniunctionis - pg.54]
 
"Nella PIETRA dorme lo spirito MERCURIO, il "circolo della luna" il "rotondo e QUADRATO", l'homunculus, che l'alchimia simboleggia anche come il celebre lapis philosophorum (pietra dei filosofi )".   [JUNG: - Archetipi e inconscio collettivo - pg.295]
 
"La Pietra non è soltanto un oggetto elaborato in comune, ma rappresenta piuttosto un PARTO DELL'INCONSCIO, che ha lasciato qualche traccia oltre i confini della soggettività e ha quindi prodotto almeno il vago concetto di "lapis philosophorum".   [JUNG: Realtà dell'anima - pg.268]
 
"Dante paragona la DIALETTICA a Mercurio, che è il più piccolo e il più velato dei pianeti; difatti «..la Dialettica è minore in suo corpo che null'altra scienza; ché perfettamente è compilata e terminata in quel tanto testo che nell'Arte Vecchia e nella nuova si trova; e va più velata che nulla altra scienza in quanto procede con più sofistici e probabili argomenti più che altra» (Convivio, II, 14)". [N. ABBAGNANO: Dizionario filosofico - pg.226]
 
"Alcuni paragonano il bastone del caduceo alla dialettica, che vuole mantenere diviso ciò che è giusto da ciò che non lo è".     [Encicl. dei Simboli Garzanti - pg.82]
 
«Anche ai nostri giorni ci è dato di osservare la formazione spontanea di veri e propri simboli religiosi nell'individuo; essi spuntano dall'inconscio come fiori di specie ignota, e la coscienza rimane smarrita e non sa bene che cosa fare con tale nascita. Non è troppo difficile stabilire che quei simboli individuali provengono, per il loro contenuto come per la forma, da quello stesso "Spirito" inconscio (o quel che esso sia) da cui provengono le grandi religioni degli uomini. L'esperienza prova comunque che le religioni non sorgono quali frutti di una elucubrazione cosciente, ma provengono dalla vita naturale dell'anima inconscia, che in qualche modo esprimono adeguatamente. Ciò spiega la loro diffusione universale e la loro straordinaria efficacia storica sull'umanità ». [JUNG: Realtà dell'Anima - pg.157]
 
"Anche i più remoti motivi e simboli mitologici possono risorgere spontaneamente in ogni epoca, in sogni, fantasie e in stati psichici eccezionali; motivi e simboli che spesso riemergono in apparenza come risultato di influenze, tradizioni o stimoli individuali, ma, più spesso ancora, anche senza questi".   [JUNG: La dinamica dell'inconscio - pg.129]
 
« Il valore attribuito alla psiche inconscia come fonte di sapere non è per nulla così illusorio come può apparire al nostro razionalismo occidentale. Vi è in noi la tendenza a supporre che ogni conoscenza derivi sempre, in ultima analisi, dall'esterno. Ma sappiamo oggi con certezza che l'inconscio dispone di contenuti tali che, se potessero essere resi coscienti, rappresenterebbero un incalcolabile aumento di conoscenza ».  [JUNG: Realtà dell'Anima - pg. 22]
 
"Il fatto che dall'oscuro regno della psiche si faccia incontro al paziente qualcosa di estraneo, che NON È "IO" e si trova perciò al di là del suo arbitrio personale, agisce a volte come una grande illuminazione. Ritrovato l'accesso alle fonti della vita psichica, il malato comincia a guarire.  (...)
Spesso è semplicemente la profonda impressione che un paziente riceve dal modo autonomo in cui i sogni trattano i suoi problemi. Altre volte dal modo in cui la fantasia vira inaspettatamente. Altre ancora, questa azione personale della psiche si eleva fino alla percezione di una voce interiore, o di visioni, fino a raggiungere una vera esperienza primigenia dello spirito. Tale esperienza compensa sempre le sofferenze di un cammino sbagliato".  [JUNG: Psicologia e religione - pg. 327]
 
"La scienza non ha mai scoperto Dio; la critica della conoscenza sostiene l'impossibilità di conoscere Dio, ma la psiche umana afferma l'esperienza di Dio. Se così non fosse, di Dio non si sarebbe mai parlato".  [JUNG: La dinamica dell'Inconscio - pg.353]
 
"I mitologemi tipici furono osservati proprio nei sogni di individui per i quali cognizioni di quel genere erano assolutamente escluse e per i quali era altresí impossibile una derivazione indiretta da idee religiose eventualmente note o da figure del linguaggio parlato. Simili risultati hanno resa necessaria la supposizione che si trattasse piuttosto di reviviscenze "autoctone", indipendenti da ogni tradizione, e quindi dell'esistenza di elementi strutturali mitopoietici della psiche inconscia".  [JUNG: Archetipi e inconscio collettivo - pg. 146]
 
"Non tutti i sogni hanno la stessa importanza. Già i primitivi distinguevano tra "piccoli" e "grandi" sogni. [...] A ben guardare i piccoli sogni sono frammenti della fantasia che compaiono ogni notte, provengono dalla sfera soggettiva e personale e, quanto al loro significato, si esauriscono nella vita quotidiana. La loro validità non va oltre le oscillazioni quotidiane dell'equilibrio psichico. Vi sono invece sogni pregni di significato, i quali spesso sono conservati nella memoria per tutta la vita, e formano non di rado il nucleo racchiuso nel forziere degli eventi psichici. [...] Essi contengono i cosiddetti «motivi mitologici» o «mitologemi», che io ho definito col termine di archetipi [...] e provengono dagli strati più profondi dell'inconscio collettivo. La loro significatività trapela - a prescindere dall'impressione soggettiva - già fin dalla loro plasticità, che mostra non di rado forza e bellezza poetiche. Essi si presentano perlopiù in periodi decisivi della vita, vale a dire nella prima giovinezza, durante la pubertà, a mezzo del cammino (fra i trentasei e i quarant'anni), e in cospectu mortis ". [JUNG: La dinamica dell'Inconscio - pg.313]
 
"La visione è come un sogno, ma in stato di veglia. Essa procede dall'inconscio lungo la percezione conscia, e non è altro che l'irruzione momentanea di un contenuto inconscio nel continuum della coscienza. Lo stesso fenomeno si verifica anche nel turbamento mentale".  [JUNG: La dinamica dell'Inconscio - pg.328]
 
"Il simbolo non è un segno, scelto intenzionalmente o arbitrariamente, di un fatto noto e afferrabile, bensì un'espressione antropomorfica – e pertanto limitata - (...) di un contenuto sovrumano e quindi soltanto parzialmente comprensibile. Il simbolo ne è invero la migliore espressione possibile, tuttavia è di livello inferiore a quello del mistero ch'esso contrassegna".   [JUNG: Psicologia e religione - pg. 201]
 
"Benché la Chiesa cattolica ammetta che vi possono essere sogni mandati da Dio, quasi nessun teologo tenta di capirli. Dubito inoltre che esista un trattato protestante sui dogmi che si "abbassi" fino a considerare la possibilità che la vox Dei possa essere percepita in sogno".  [JUNG: Simboli di trasformazione - pg.301]
 
"Il Sé potrebbe parimenti venir definito come "il dio in noi". Gli inizi di tutta la nostra vita psichica sembrano scaturire, inestricabili, da questo punto e tutte le mete ultime e supreme sembrano convergervi. Questo paradosso è inevitabile, come avviene ogni qualvolta cerchiamo di definire qualcosa che supera la capacità del nostro intelletto.  (...) 
Il Sé ha a che fare con l'Io quanto il Sole con la Terra".    [JUNG: L'io e l'inconscio - pg.162]
 
« Mi si accusa di misticismo. Ma io non mi dichiaro responsabile del fatto che l'uomo ha sempre e dappertutto sviluppato naturalmente la funzione religiosa e che quindi l'anima umana è imbevuta e intessuta fin dagli inizi di sentimenti e rappresentazioni religiose". [JUNG: Il problema della malattia mentale - pg.218]
 
Mi fermo qui. Ma ci si può rendere conto che anche un ateo-scettico-razionalista, quale ero io, a questo punto non poteva rimanere indifferente e continuare a considerare quella visione come una semplice ed arbitraria fantasia. Tutte queste "coincidenze significative" (come direbbe Jung) dovevano essere spiegate. 
 
Ebbene, dopo 25 anni di ricerche, ho scoperto: 
 
1 - che quel simbolo è l'equivalente occidentale del Tao (yin-yang) orientale, cioè la sintesi grafica di un Principio universale (la Complementarità degli opposti, di cui ho sintetizzato le regole principali) di validità *dimostrabile* virtualmente in OGNI disciplina del sapere;
2 - che gli attributi di questo Principio (onnipresenza, unità-dualità-trinità, trascendenza, ecc.) corrispondono con quelli che le tradizioni religiose hanno riconosciuto da sempre alla figura divina.
 
Da tutto ciò deriva:
 
3 - che l'esistenza di Dio è razionalmente DIMOSTRABILE e che, dunque, la Sua ineffabilità è solo la conseguenza della nostra ignoranza;
4 - che il cammino della Ragione conduce al Dio-Principio come il cammino della Fede conduce al Dio-Amore e che, dunque, Fede e Ragione non sono più mutuamente esclusivi, ma dei veri e propri opposti complementari.
 
Ciò premesso, il fine attuale della mia ricerca (su cui ho scritto parecchie centinaia di pagine) è quello di dimostrarne la validità nel campo della Fisica, così come intuiva il fisico Nils Bohr:
 
"Il principio di complementarietà di Nils Bohr era nientemeno che un tentativo per costruire la pietra angolare di una nuova epistemologia. Quando «...nella prospettiva filosofica generale... ci si presentano situazioni che richiamano quella della fisica quantistica», non significa che queste situazioni siano in qualche modo un pallido riflesso, o «vaghe analogie», di un principio che risulta fondamentale soltanto nella fisica quantistica; piuttosto è la situazione della fisica quantistica che rappresenta soltanto un riflesso di un principio onnipervadente. (...)                 
Qualunque fossero i fattori più importanti che contribuirono alla formulazione del principio di complementarietà da parte di Bohr in fisica, (...) fu il significato universale del ruolo della complementarietà che Bohr intendeva sottolineare. (...) Infatti, come Rosenfeld fa puntualmente notare, «Mentre la sua intuizione sul ruolo della complementarietà in fisica si approfondiva nel corso di questi anni creativi, egli riuscì a indicare situazioni in campo psicologico e biologico che presentano anch'esse aspetti complementari; e la considerazione di tali analogie da un punto di vista epistemologico gettava luce, a sua volta su problemi fisici non familiari.

Bohr dedicò una notevole quantità di duro lavoro ad esplorare le possibilità di applicazione della complementarietà ad altri campi del sapere; egli attribuiva a questo compito un'importanza non minore delle sue ricerche puramente fisiche".  (G. HOLTON: L'immaginazione scientifica - pg.132)
#1480
Vorrei proporvi la cronaca molto sintetica di una esperienza-lampo che vissi molti anni fa, una sorta di visione estatica che segnò l'inizio della mia ricerca sul Principio di Complementarità. 
Se la rendo pubblica, non è per esibizionismo, ma perché sono pienamente convinto che si tratti di un evento estremamente istruttivo, soprattutto dal punto di vista filosofico-teologico.
Ecco il resoconto:
 
Santo Domingo de los Colorados (Ecuador), ore 6 di mattina di un giorno di marzo del 1988 (ero in Ecuador come tecnico in un Progetto di Cooperazione Internazionale). Mi svegliò il trambusto di alcuni cani che si stavano azzuffando nel mio giardino. Mi alzai per cacciarli via e tornai sotto le lenzuola. Chiusi gli occhi per continuare il mio sonno, ma dopo pochi secondi, all'improvviso, chiarissima, un'immagine interiore nello stesso "luogo intimo" in cui normalmente visualizziamo i nostri pensieri. Anzi, più che un'immagine, si trattò di una sequenza di immagini:
 
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1 - Una pietra grigia quadrangolare.
2 - Due linee orientate (frecce), parallele, contrapposte, in rilievo nella parte centrale inferiore della pietra.
3 - Appare un sole nel centro del bordo superiore della pietra.
4 - Un raggio unisce il sole con il mio "terzo occhio"; il sole mi appare come un occhio vivente, che vede me; sento una parola (o un'idea): «Geometria non-euclidea».
5 - Il raggio ruota (perno sul sole) fino a portarsi in verticale sulle due "frecce", tagliandole perpendicolarmente e centralmente.
6 - Le due linee all'improvviso si elevano ordinatamente e simmetricamente a spirale attorno al raggio (come due serpentelli) fino a chiudersi in un 8.
 
A questo punto aprii gli occhi turbato, perché in quel momento non stavo affatto pensando in quegli elementi, eppure essi erano presenti dentro di me come se fossero pensieri miei; e inoltre perché la figura finale era, inaspettatamente, un simbolo noto a tutti (insegne farmaceutiche, ricette mediche, ecc.). 
Il cuore cominciò improvvisamente a battere forte, e mi sedetti spaventato sul letto, chiedendomi cosa mi stesse succedendo. E in quel preciso momento, accadde un'altra cosa singolare: ebbi la sensazione netta come se mi avessero fatto un'iniezione ...nell'anima. E per un attimo tutto il mio essere, persino la bocca e il palato, fu invaso del sapore di tutte le essenze vegetali del mondo, tanto che ciò evocò in me uno dei primi ricordi infantili quando, ancora incerto sulle gambe, caddi sul prato e sentii in bocca, forse per la prima volta, il sapore dell'erba.
Ma questo "colpo di coda" della visione mi permise di fare la prima associazione razionale possibile tra tutti quegli elementi apparentemente sconclusionati: le essenze vegetali (o le loro sintesi chimiche) sono infatti alla base della farmacologia. 
La cosa più impressionante, che mi portò a guardare in faccia la pazzia, fu la sensazione terribile di "non essere padrone in casa mia", e che la mia interiorità fosse abitata da una presenza estranea, come quella degli schizofrenici, o dei "posseduti".
Per un momento mi sentii disperato e soprattutto solo (non avevo mai sentito parlare di esperienze analoghe): sentivo drammaticamente di essermi allontanato troppo dalla condizione umana ordinaria. 
Ma mi salvò dalla pazzia l'idea che quel simbolo era anche un simbolo antico, e quindi non ero poi così solo: se ero pazzo io, mi dissi, dovevano esserlo anche tutti quelli che lo avevano raffigurato nel corso dei millenni fino ai giorni nostri e fino a rappresentarlo nelle ricette dei medici e nelle insegne delle farmacie! ...E questo mi diede un po' di conforto. 
E poi si affacciò in me l'idea curiosa e affascinante che (questo lo sapevo, avendo studiato l'Iliade alle scuole medie) si trattava del simbolo di Mercurio, cioè del "messaggero degli dèi",
 
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...proprio nel momento in cui la mia esperienza potevo raccontarmela proprio come un messaggio proveniente da una intelligenza ALTRA dalla mia, con una SUA logica a me sconosciuta. 
Fu allora che pensai a Jung, di cui avevo letto una decina di anni prima "Psicologia e Religione" senza capirci quasi nulla, e che avevo eliminato dai miei orizzonti intellettuali, come "mistico", anzi, come "mistificatore". Lui infatti parlava di questi strani eventi psichici, di questi misteriosi "archetipi" che in certi momenti particolari della vita emergono dalle profondità dell'inconscio e irrompono nella vita cosciente per compensare certi squilibri o certe carenze nella nostra concezione generale del mondo. 
E così, prima di dichiararmi psicopatico da manicomio, decisi che avrei approfondito questa questione. 
 
Ora sorvolo sulle ulteriori implicazioni di tipo emotivo-personale di questo singolare evento. Voglio accennare solo alle prime sorprendenti scoperte che feci qualche mese più tardi tornando a Roma e infilandomi in una libreria per saperne di più su questo simbolo e sulla sua storia. Intanto scoprii l'esistenza di un Dizionario dei simboli, e la mia sorpresa si trasformò in vero e proprio stupore, quando alla voce "Caduceo" lessi:
 
"Lo stesso simbolismo [del caduceo greco] viene espresso: dal doppio arrotolamento intorno al bastone brahmanico; da quello dei due nâdi del tantrismo, intorno a Sushûmna; dalla duplice circumambulazione di Izanagi e Izanami intorno al pilastro cosmico prima della loro unione; meglio ancora, da Fu-hsi e Niü-kua, uniti per le loro code di serpente, che si scambiano gli ATTRIBUTI DEL COMPASSO E DELLA SQUADRA". [Diz. dei simboli BUR Rizzoli]
 
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Compasso e squadra!! Di nuovo la GEOMETRIA (la voce della mia visione diceva: "geometria non-euclidea"!!) ...che mi sembrava così estranea logicamente dal simbolo di un dio greco antico!!! Solo alcuni anni più tardi appresi che la geometria non-euclidea (Rieman-Lobachevskj) segna il passaggio da una concezione *lineare* dello Spazio (squadra) ad una concezione *curva* (compasso).
 
E più avanti, alla voce "serpente" lessi:
 
"Nel Camerun del Sud, i Pigmei, nel linguaggio di caccia, rappresentano il serpente con un tratto sul suolo. Alcuni graffiti dell'epoca paleolitica hanno sicuramente lo stesso significato. Si può dire che riportino il serpente alla sua espressione originaria. E' UNA LINEA, MA UNA LINEA VIVENTE: una astrazione, ma, secondo il termine di André Virel, un'astrazione incarnata. La linea si anima, è suscettibile di tutte le rappresentazioni, di tutte le metamorfosi".  [Diz. dei simboli BUR Rizzoli]
 
Appresi poi che "hermai" (da cui Hermes) in greco significa anche PIETRA, e tutto ciò mi sembrò incredibile. Ma nelle mie ricerche successive, da allora fino ad oggi, ho messo insieme un centinaio di pagine di frammenti del tipo:
 
"Il Mercurio degli alchimisti rappresenta una personificazione e una concretizzazione di ciò che noi oggi chiamiamo inconscio collettivo. [...] Dell'inconscio si può avere esperienza perlomeno indiretta grazie alle sue manifestazioni. Senza dubbio esso costituisce in sé un'ipotesi, che però ha perlomeno altrettanta verosimiglianza di quella dell'atomo". [JUNG: Mysterium coniunctionis - pg.463]
 
« Il confronto con l'inconscio ha perlopiù inizio nell'ambito dell'inconscio personale, basato sui contenuti aquisiti personalmente, e prosegue poi attraverso i simboli archetipici, che rappresentano l'inconscio collettivo. Il confronto ha lo scopo di superare la dissociazione. Per giungere a questa meta terapeutica, la natura o l'intervento esterno del medico inducono la collisione e il CONFLITTO TRA GLI OPPOSTI, senza il quale non è possibile alcuna riunificazione. Ciò comporta non solo prender coscienza del conflitto, ma anche vivere una esperienza eccezionale: IL RICONOSCIMENTO DI UN'ENTITÀ ESTRANEA AL PROPRIO INTERNO, ovvero di una VOLONTÀ AUTONOMA obiettivamente esistente. Gli alchimisti, con sorprendente lungimiranza, chiamarono Mercurio quest'entità dalla natura difficilmente afferrabile. E' egli stesso la fonte di tutte le opposizioni, poiché è DUPLEX e utriusque capax. Quest'entità elusiva rappresenta in ogni particolare l'inconscio, al confronto col quale conduce ogni corretta interpretazione dei simboli. Il confronto con l'inconscio è sia un'esperienza irrazionale sia un processo conoscitivo ».  [JUNG: Studi sull'alchimia - pg.367]
 
"Lo stesso Buddha ebbe la sua illuminazione in un istante atemporale, quando, ALL'ALBA, dopo ancora una notte trascorsa in meditazione, alzò gli occhi al Cielo e scorse improvvisamente la stella del mattino (Mercurio). Sono state scritte migliaia di pagine sul mistero di questa illuminazione avvenuta all'alba". [M.ELIADE: Mefistofele e l'Androgino - pg.24]
 
"Come insegna Ermete Trimegisto, (...) «...l'Intelletto non è una parte della sostanza divina; ne è piuttosto l'irradiazione, come UN RAGGIO DI LUCE CHE SCATURISCE DAL SOLE...»". [T. BURCKHARDT: Alchimia - pg.37]
 
"LUCE DEL SOLE E OCCHIO SONO TUTT'UNO. [...] La Chandogya Upanishad dice che la persona dell'occhio è la persona del sole (I, VII, 5) [...]. Il sole, dirà Giordano Bruno, è l'intelletto attivo, unico e divino[...]. L'occhio nasce dalla luce, per la luce: la Luce lo chiama in vita affinche la luce interna vada incontro all'esterna [...]. È nell'occhio di Beatrice che Dante scorge il Cristo nell'unità della sua natura umana e divina [...]. In svedese la pupilla è detta nasten "PIETRA DELL'OCCHIO". Bellocchio vale "pietra"; nel mito germanico il fabbro Völundr confeziona la pietra sacra, filosofale, iarknasteinn, con occhi di bambino". [E.ZOLLA: Le meraviglie della natura - pg 572]
 
"Per gli Egizi, e ancor oggi per i Dogon, IL CENTRO DEL SOLE È "COME" UNA PUPILLA. Il cerchio della pupilla nel geroglifico dell'occhio isolato, vale come geroglifico del Sole: [un cerchio con il suo centro] (ra), che significa anche il giorno e il tempo; si ritrova anche nel geroglifico dell'ureo, il serpente fulminante o benedicente erto sulla fronte dei re e degli dèi come un terzo occhio. LA POTENZA SERPENTINA IRRAGGIA DA QUELLA PUPILLA CHE È UNA PIETRA pietrifìcante o benedicente, d'inciampo o di volta".  [E.ZOLLA: Le meraviglie della natura - pg. 573]
 
"Ma il segno indicante OCCHIO-PIETRA-SOLE-DIO (yr), si può scrivere dopo il geroglifico del trono. "Trono" e "altare" spesso coincidono. [..] Il grembo che custodisce Osiride, dice un papiro (Bremner-Rhind), esce dall'occhio di Horo, ESCE DALLA PUPILLA DI ATUM (DIO PADRE) QUANDO SORGE IL SOLE (Ra): è la Sapienza vergine, madre del suo Figliolo sacrificale, creata ALL'ALBA del tempo". [E.ZOLLA: Le meraviglie della natura - pg. 578]
 
"Per i pigmei Semaug, i Fuegini e i Boscimani, IL SOLE È L'«OCCHIO» DEL DIO supremo. [...] I Samoiedi vedono nel sole e nella luna gli occhi di Num (= Cielo); il sole è l'occhio buono, la luna quello cattivo".   [M.ELIADE: Trattato di storia delle religioni - pg.131]  
 
""Il sole Surya è l'occhio di Mitra e di Varuna; presso i persiani è l'occhio di Ahura-Mazda; per i greci Elio è l'occhio di Zeus, altrove è l'occhio di Ra o di Allah".  [G. DURAND: Le strutture antropologiche dell'immaginario - pg. 184]
 
"Secondo una leggenda babilonese, Ea deve aver creato L'ESSERE DELLA LUCE Ud-Dushu-Nâmir, IL MESSAGGERO DEGLI DÈI. (...) Il nome significa: "LA SUA LUCE IRRAGGIA". (...) Il messo degli dèi si chiama comunemente Girru, che è il dio del fuoco. Come tale egli ha un aspetto etico, poiché distrugge il male con il suo fuoco purificatore". [JUNG: Psicologia e religione - pg.121]
 
"Presso i Greci LA MEDICINA ERA ATTRIBUITA ad Apollo, cioè AL PRINCIPIO SOLARE, e a suo figlio Asklepios (trasformato in Esculapio dai Latini); ma, nei «libri ermetici», Asklepios diventa figlio di Ermete; si noti poi che il bastone che costituisce il suo attributo ha stretti rapporti simbolici con il caduceo. L'esempio della medicina permette allora di comprendere come una medesima scienza possa avere degli aspetti che si riferiscono in realtà a differenti ordini, dal che derivano corrispondenze ugualmente differenti, anche se gli effetti che si producono all'esterno sono apparentemente simili, poiché vi è la medicina puramente spirituale o «teurgica», e vi è la medicina ermetica o «spagirica». Tutto questo, è in rapporto diretto con la questione che stiamo considerando; e forse un giorno spiegheremo perché la medicina, dal punto di vista tradizionale, era ritenuta essenzialmente una scienza sacerdotale".   [R.GUÉNON: Forme tradizionali e cicli cosmici - pp.112-13]   

(continua)