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Messaggi - paul11

#1471
Citazione di: green demetr il 24 Maggio 2017, 11:52:28 AM
risposte  a Myfriend e Paul

Ciao MyFriend

cit MyFriend.
Si Peirce partendo da Saussure(padre invece della semiologia) e finendo con Umberto Eco.

Saussure per forza di cose. (è alla base di tutto lo strutturalismo francese degli anni 70 - 90)

Umberto Eco non penso, si è reso colpevole di una cosa ai miei danni che non posso dimenticare.

Ma a parte la componente autobiografica, non mi sembra che sia molto considerato dai miei autori, anzi alcuni lo criticano aspramente.
Invece quasi tutti indicano in Mauss l'uomo da cui ripartire. Non lo conoscono, e per ora i consigli rimangono a livello quasi sacerdotale. Vedremo.

cit MyFriend.
Già dire soggetto e pensarlo implica un sistema che gli sta dietro e sorregge il significato che esprime, quindi siamo già nello specialistico, già nel limite e nella gerarchia. Invece che soggetto possiamo parlare di essere se vogliamo togliere uno strato di "umanità", di costrutto logico. Le forme di controllo servono a capire non sono obbligatorie alla prospettiva pratica. Ed è vero non è facile, di sicuro bisogna passare dal nichilismo superandolo in una sorta di concezione zen. Nel fuggire un pericolo imminente non c'è una logica categorizzante ma un semplice rapporto di causa effetto e oltre quello non si va, non c'è verbo soggetto e complemento non c'è nemmeno un contesto a meno che non ti fermi a guardarlo. È nell'azione depensata che possiamo trovare una sorta di degerarchizzazione, ma se vuoi fermarti a esplorare devi per forza prendere in mano un microscopio, uno strumento, la logica che poi ci porta a una critica dello strumento, ma è soltanto la prospettiva che rende lo strumento tale e ci arrovelliamo sul perché abbia dei difetti anche se le cose sono oltre lo strumento. Ricordo una frase di Nietzsche a cui si torna sempre che diceva: "non esistono fatti, ma solo interpretazioni", quindi cambiando interpretazione(che è il cardine di tutto) cambieranno anche i fatti che non saranno mai assoluti.

Grazie del contributo MyFriend.

Anche se mi sembra una critica, critica che si somma alle mie perplessità su una effettiva utilità del formale.

Andando indietro nel tempo però mi sembrava che avere in mente uno schema di relazione, foss'anco gerarchico, o di causa-effetto come suggerisci tu, avrebbe potuto essere utile.

Però voglio dire (ed hai ragione a dubitare) anche avere uno schemino di riferimento da ricordare, ho paura che non toglie, che la prospettiva usata, quella della causa prima, probabilmente, infici completamente su un effettivo controllo del metafisico.
Hai fatto bene a ricordarlo.

(Purtroppo proprio in questi giorni l'amico con cui lavoravo sul progetto si è dato per disperso. Boh, c'est la vie.)

C'è molto da pensare da parte mia, e questo caldo non aiuta affatto.


Ciao Paul  :)

Grazie ancora del contributo.

Effettivamente anche il tuo contributo mi sembra una critica, e anche più consapevole di quella di Myfriend.
Credevo che fosse una questione poco pensata, ma vedo proprio che è il contrario.

E' vero Paul, mi sembra che il formale non possa catturare in nessun modo il modo circostante.

Ed è vero anche il secondo punto che penso posso ridurre a quanto dice anche Myfriend o alla critica di Philip a Ceravolo.
Rendere il conoscitivo coerente, sposta completamente il punto alla causa prima, nel tuo caso il mentale, meglio il culturale. (ovviamente rimando alla tua attenta analisi in toto, non riesco a sintetizzarla meglio).

cit Paul
"Se la scienza indaga, ma non pensa, la metafisica pensa ,ma non indaga. Perchè la prima è troppo induttiva e la seconda è troppo deduttiva."

Molto immaginifica ed illuminante la metafora. Complimenti.


cit Paul
Il problema quindi non è la gerarchizzazione, ma una metafisica che deve rispondere alla pratica e non rendersi avulsa dalle prassi.
Una metafisica che non può essere distante dall'esistenza e quindi dalla pratica, prassi, pragmatica, e che quindi aiuti e trovi il rimedio alle problematiche del giorno dopo giorno che la vita, come orizzonte spazio/temporale, ci pone .

Sono d'accordo, ed allora mi ricollego a quanto pensavo ieri nella risposta sopra a Myfriend.

Il formale come sorta di mini-mappa, schemino, per avere una sorta di controparte, nel momento in cui si passa alle prassi.

Rimangono tutte le problematiche che avete brillantemente sollevato. Quello schemino rischia di essere una mera illusione.

Non so! era una intuizione di 3 anni fa, si è diluita nel tempo, e ne ho perso la dimensione.

C'entrava però con il mentale. Nel senso che l'analitica americana (se fatta come Dio comanda) si interessa a quello.
Ossia il problema mente-realtà con la nota divisione tra dualisti e monisti.
Io mi porrei decisamente come dualista.

ma la realtà del binomio mente-realtà, che si cala nella cornice (così detta) deve essere destrutturata, prima ancora che (ri) strutturata. Ossia deve aver presente in cosa consista il binomio mente-realtà (che come dici tu è frutto delle dinamiche continue tra deduzione e induzione, e qui Peirce ci arriva) in cosa consista la cornice (cultura, storia, paesaggio o natura come desideri).
E infine in cosa consita appunto la realtà, che sarebbe poi il punto d'arrivo. Ora avevo intuito che questa realtà è derivata, controllata dicevo nei post precedenti, ma forse semplicemente è di fatto la formalità stessa.
Perchè come realtà all'uomo è praticamente sconosciuta.

Messa così però mi sembra di creare una specie di aporia. Quali sono le chiavi di controllo, che mi permettono di agire su una realtà formale, e perciò stesso immaginaria?????

Questa cosa era nata come una lontana intuizione, più che altro un esperimento, per vedere come le cose sarebbero pensate, applicando quel sistemino.
Con il mio (ex?) amico purtroppo già notavamo che la metafisica 2.0 era sempre una metafisica 1.0.
Quindi anche omettendo le critiche tue e di Myfriend, c'è qualcosa che non tornava.
Ed era sempre il problema del soggetto. Eravamo rimasti alla domanda ma allora cosa è l'uomo?

Certo è strano che molti intellettuali o primi venuti (come lo siamo noi) raggiungano come punto critico proprio quello.

Perchè "cosa è l'uomo?" si proietta all'interno della metafisica, e non fuori. La cosa è inquietante. Aporetica.

E io odio le aporie, con tutto me stesso. Non mollo amici miei. Mai (anche se per ora mi avete messo spalle al muro).

Grazie ancora per i bellissimi contributi.
Non è mia intenzione metterti spalle al muro, Green, semmai di incitarti.
Sei nella giusta problematizzazione di questo tempo, 
Se dal punto di vista esistenziale la metafisca è elucubrazione del pensiero troppo lontana dalla mondanità del giorno dopo giorno, per cui comunemente oggi il filosfo è visto come un "cazzeggiatore", in realtà è il contrario.
E' il pensiero metafisco che ha permesso il dominio della pratica attraverso la logica formale che porta alla razionalità fino al calcolo.

Pensa oggi ad una fabbrica produttiva. tutti i processi sono standardizzati, il che significa che ogni cosa, ogni costante o variabile è calcolata ai fini di una produttività. Significa dominare i processi delle variabili e delle costanti per avere un risultato. Questo è la tecnica nella pratica, dominare gli enti metafisici, permeare la prassi Per questo la razionalità, la logica i primi matematici erano filosofi ed erano metafisici o pre (o trans) metafisici, .

L'attacco di Nietzhe ed Heidegger è proprio nella ricaduta della pratica di quella teoretica che voleva dominare il mondo, compreso il percettivo, il manifesto, fino ai comportamenti umani, alle scelte, alla libertà e così via. Togliere quella metafisica è stata vista come una forma di liberazione dei comportamenti: è poi vero? Lascio domande per riflettere........Perchè non dimentichiamo che questa è comunque una interpretazione, potrebbero essercene altre ,ad esempio Husserl diceva altro.

L'uomo occidentale quindi domina la natura, la tecnè domina la physis fino a piegarla ai propri scopi alterandola.Ma l'uomo è entrambi i domini è natura e cultura, è pratica e teoretica, è il fare e il pensare.

Oggi il mondo occidentale esporta ovunque la sua cultura di dominio soprattutto nella pratica economica, nel governo delle organizzazioni produttive che diventano riproduzione nelle organizzazioni socio-statali.Cìè ancora, come ho più volte ripetuto, molto di quella metafisica che vuole dominare gli enti, la realtà. Ma noi vediamo la pratica, non la cultura che gli sta innanzi da millenni e che l'ha introdotta.
Il problema dei pragmatici oggi è vederne le contraddizioni, ma non poterci fare nulla, perchè manca la metafisica che  rimedi a quella greca, che riarmonizzi la physis e la tecnè, la natura e la cultura.Quindi la tua ipotesi di una metafisica che tu definisci non gerarchica ,probabilmente vorrebbe dire che non domini più la natura e l'uomo,che non lo condizioni talmente da immiserirlo, da mortificarlo,da condizionarne i significati esistenziali che si mostrano come patologie identitarie, ansie, paure di non dominare i problemi quotidiani, quell'imponderabile che la vita porta con sè, che non è calcolabile, che non è prevedibile,ma che è anche quel "sale" della vita.

Insomma provaci.............la vita è fatta di tentativi, in fondo è il progettarsi.
#1472
Citazione di: green demetr il 21 Maggio 2017, 22:47:41 PM
ciao Paul

Grazie del contributo. Prezioso come al solito.

cit.paul
Cia green,
nel momento in cui si costruiscono categorie, si formano insiemi di proprietà e caratteristiche così come ad esempio si costruisce la botanica o la zoologia, o la chimica o la fisica, si fanno gerarchie e questo vale anche nel processo deduttivo metafisico.

Hai benissimo inteso un altra delle difficoltà del progetto: la deduzione. Nella metafisica 2.0 non ci può essere deduzione.
Ad una prima analisi ritengo si debba usare l'induzione di Peirce,

cit.paul
"Se però vuoi sostenere la tesi di Nietzsche,che mi sembra implicita se non sbaglio nella tua argomentazione, forse sì è possible."

Il 3d esula dai risultati raggiunti da Nietzche, che non usa nè deduzioni, nè induzioni. Il suo essendo un discorso apodittico.
Sicuramente è ambizione mia portare il discorso nicciano a confronto con un sistema formale.

cit.paul
E 'possible facendo collassare l'interpretazione metafisica che divide cielo e terra, che divide essere ed esistenza, che divide eterno e divenire.,che costruisce un'etica prima ancora dell'uomo. Questa"cappa" metafisica, inizia dalla terra e costruisce una piramide gerarchica nel cui vertice c'è l'episteme, la verità che sta nell'iperuranio. L'uomo si sente prigioniero di questa interpretazione, ma deve reinterpretare l'episteme e gli immutabili e riporli nel divenire.Se appiattisco la gerarchi gli oggetti ontologici, gli enti che diventando esistenti passano dagli enti( se si vuole anche l'essere) ed entrano nel tempo.Ma ora cosa sono gli immutabili? L'essere umano ora è in divenire, nel determinato e manifesto, la gerarchia è piatta inconsistente, ora è l'uomo il gerarca di se stesso.Ma si aprono molte difficoltà per essere definita ancora metafisica.
L'eterno ritorno può essere definito un immutabile in una certa chiave interpretativa..................

L'eterno ritorno io non ho la minima idea di cosa sia.
Ma possiamo prendere le interpretazioni di un essere diveniente.
L'uomo prigioniero della cappa epistemica entra nella storia e cambia la sua destinalità.
Ora non so se vogliamo aggiungervi il concetto di eternità. L'uomo non è eterno. Questa sarebbe la mia prima obiezione.
Sono d'accordo sul cambiamento della destinalità, sono d'accordo su un nuovo modello antropologico.
Ma il punto non è quello generale.
Il punto è quello individuale. A che serve costruire l'ennesimo modello antropologico, se non risponde alle istanze reali dei desideri del soggetto?
Il capitalismo comprende molto meglio l'individuo, e usa le sue conoscenze antropologiche per fondare una gerarchia nascosta nelle istante stesse del soggetto contemporaneo.
In questo Nietzche non può aiutare. Ossia non può mediare nel breve termine, ma nel lungo.
Ma il progetto metafisica 2.0 è un progetto formale che aiuti passo dopo passo a intendere le relazioni stutturali fra i soggetti.
E' un progetto particolare. Non è generale.
Scusa se sono criptico, ma intanto segno il mio solito flusso di coscienza.

Comunque sebbene il tuo post sia più relativo a Nietzche che altro, possiamo continuare o là più convenientemente o qua, come spunti ulteriori, a latere.

cit.paul
Una delle chiavi è aumentare il peso della prassi sulla teoretica, vale a dire il primitivo è l'esistenza e semmai dopo viene l'essere /ente.
Il focus diventa l'attività umana.Questa chiave è lo stato dell'arte temporale almeno   da Nietzsche ai nostri giorni.

Assolutamente sì. Questa tua descrizione si avvicina abbastanza alle filosofie dell'evento.
FIlosofie che hanno avuto grande eco fra gli anni 70-90. Ma che poi non sono riuscite a dare luogo a un progetto visibile, chiaro, esplicativo.
Tanto che Carrera ci avvisa che anche porre l'evento come principio finisce per costruire una gerarchia.
Aggiungo io "ricostruisce il processo paranoico, della non azione", si attende infatti sempre "che qualcosa accada".

Perchè questo non accada, a mio avviso, non bisogna rinuciare all'evento, concetto complesso, che a partire da Husserl prima, Heidegger poi, fino agli strutturalisti francesi, arriva a ridosso della fine del secolo scorso.

Quindi hai assolutamente colto un punto fondamentale.  :)

Il problema delle filosofie dell'evento, va anche capito con l'ascesa delle scienze, e dei suoi rappresentanti scientisti.
Va intesa con l'ascesa delle filosofie formali (quelle analitiche americane, con il loro disgustoso discorso monista).
Con la post-filosofia, le sue derive orientaleggianti. Con il nuovo speculativismo francese (che non ho ancora neppure inteso). Con il costruttivismo.
Insomma con filosofie che propongono questioni chiare, scientifiche, morali. E che puntualmente ignorando la grande storia della filosfia risultano tutte ingenue, se non proprio stupide.

Purtroppo è un momento delicato. Grazie al cielo poichè i tempi moderni accellerano ogni cosa, in america sta nascendo una corrente continentalista, che si sta nutrendo di heidegger e di derrida, di focault e di nietzche.
E sta cominciando a elaborarli.
Lo stanno facendo con l'intenzione di mixarli con le filosofie analitiche. Per rendere progetti chiari.
Ovviamente il mio non è un tentativo singolo, perchè ovviamente siamo uomini, e anche oltreoceno sentono l'esigenza di nuove sfide.

Il panorama europeo invece lo vedo male. perchè la sudditanza è tale, che invece di aiutare i colleghi americani, stiamo importando quelle filosofie analitiche che da loro già prestano il fianco alla stanchezza storica, ai giri su se stesse, alla mediocrità sul discorso umano.

Certamente esistono libri generali su queste cose di cui vado scrivendo. Io iniziai con analitici-continentali della d'agostino.

Il punto è che però non posso dilungarmi su questioni generali. mi servono invece cose precise, appuntite che incidano sul reale.

il reale è mentale. ovviamente, essendo il 3d sulla filosofia formale.

Per fare un esempio paul.  poniamo   --------->  = trasposizione formale

soggetto storico ---->  soggetto mentale.

soggetto storico  relato con soggetto storico ------> regola grammaticale di riconosciemento del soggetto mentale davanti a me (dualismo formale americano)-  

regola etica (relati storici) ------>  regola antimetafisica di controllo dei relati mentali.

Il motivo è semplice, se il relato storico è sempre un relato gerarchico, non si può dire lo stesso di quello mentale. Che è presunto.

In questo caso la posizione presunta storica di filsofia dell'evento passa da quella reale (che non esiste) a quella mentale (che formalmente esiste).

IN questo senso il formale diventa l'arma che incide sul mentale, e che ne orienta l'azione storica.

E' semplicemente teoria politica (forse qualcuno lo capirà). Ma la teoria politica contemporanea, ha sempre sbagliato presupponendo delle utopie che non facciano i conti col particolare.(con i costrutti mentali).

Non è colpa del pensiero utopico, ma della sua collocazione, necessitiamo di passare dal generale al particolare.

Compito eminente della filosofia. (Capito solo da Leopardi e da Nietzche)
green, 
il problema che mi sembra che tu ponga è la lontananza della metafisica dalla pratica, emersa con il disagio di nietzsche e come premessa nell'analitica di Heidegger

Il problema è contemplato anche nei linguaggi formali, ma nè Heidegger, nè Wittgenstein lo hanno risolto, semmai ne ahanno visto l'enorme  difficoltà.

Perchè il primo problema fra la prassi e la teoria è il passaggio dall'osservato/oggetto da parte del cervello alla strutturazione mentale.
ma la strutturazione del mentale, ha insita in sè delle proprietà relazionali, categorizzanti, ordinative, diversamente noi(umani) non potremmo mai ordinare una conoscenza strutturandola in cultura.

Allora vuol dire che il naturale della realtà immanente e immediata viene "catturata" dal mentale, quindi il passaggio dal divenire ad un struttura mentale priva di spazio/tempo è già quì e ora, nella formazione strutturata dall'osservazione del fenomeno evento .

Quindi prima di ogni forma culturale, di una filosofia, di una scienza, c'è una forma "mentale" propedeutica a qualunque altra forma di strutturazione della conoscenza.

l'analitica ,potremmo definirla, il tentativo di formalizzare un processo naturale che avviene dall'oggetto al soggetto, dalla pura percezione di onde  elettromagnetiche alla strutturazione del mentale espressa poi come linguaggio(semiologia, logica predicativa, proposizionale, modale, ecc.)

ma dobbiamo anche sapere che il mentale a sua volta condiziona il la percezione fisica. Signifca che il condizionamneto ambientale, culturale a sua volta condiziona il rapporto soggetto/oggetto.

Questo è il primo problema.

Il secondo problema che vedo che anche Ceravolo inserisce nei linguaggi formali, è la costruzione formale del rapporto fra astratto e concreto. Vuol dire che quello che noi percepiamo viene codificato in una astrazione linguistica che rappresenta una sua strutturazione, un suo linguaggio con sue proprietà e caratteristiche. L'efficacia di un linguaggio sta nella capacità di rappresentare l'oggetto correttamente nel "mentale". Il problema vero è che lo fa come "calcolo", vale a dire si presenta strumentalmente come scienza, non come pensiero. Infatti è l'uomo stesso che intuisce e capisce che i sistemi formali da lui stesso creato presentano aporie, antinomie, paradossi. Significa che l'uomo ha altre qualità di "estraneazione" dal formalismo che è in sè autogiustifcatico ,autoreferente.
Perchè il problema della coerenza e correttezza è interno al processo giustifciativo formale, ma il nocciolo vero è se quel linguaggio davvero mi rappresenta come uomo e come uomo dentro il mondo. Lo fa?..........

Lo stesso problema fu nel rapporto agli albori della filosofia. Nietzsche rappresenta, semplificando, il disagio del rapporto uomo/ esistenza, da una parte cultura/condizionante dall'altra. E' i nanalogia il rapporto cervello/mente, realtà/pensiero, immediatezza/eternità. proviam oa rifletterci..............
Perchè ciò che l'uomo costruisce come artificio, come cultura, a sua volta lo proietta nella propria esistenza, nella propria esistenza dell'attimo dopo attimo: il pensiero autocondiziona la pratica. E' questa consapevolezza dei pensatori dell'epoca della grande espansione della tecnica che viene problematizzata e ne cercano le cause e i rimedi.

L'attacco alla metafisica , non è è propriamente un attacco alla gerarchia, ma alla strutturazione di un pensiero lontano dalla pratica.

Man mano che la mia mente si allontana dalla realtà accertativa e veritativa, il mio pensiero si struttura autopensandosi, quindi se possiamo scinderlo nelle categorie di una relazione fra realtà e pensiero, diremmo che il pensiero si soggettiva tanto più si allontana dalla pratica. Il problema non è l'induttivo o il deduttivo ,ma il loro rapporto che è sempre dinamico.

Se la scienza indaga, ma non pensa, la metafisica pensa ,ma non indaga. Perchè la prima è troppo induttiva e la seconda è troppo deduttiva.

La metafisica ha perso la battaglia( ma non la guerra) storica, nel momento in cui la scienza è più pratica e più vicina all'immediato esistenziale che non la metafisica.

Il problema quindi non è la gerarchizzazione, ma una metafisica che deve rispondere alla pratica e non rendersi avulsa dalle prassi.
Una metafisica che non può essere distante dall'esistenza e quindi dalla pratica, prassi, pragmatica, e che quindi aiuti e trovi il rimedio alle problematiche del giorno dopo giorno che la vita, come orizzonte spazio/temporale, ci pone .
#1473
Citazione di: green demetr il 15 Maggio 2017, 19:14:48 PM
Prendo l'abbrivio dall'ultimo posto di Maral dal 3d cosa è l'uomo?
Le domande che pone mi hanno convinto dell'apertura di un 3d, a cui tengo particolarmente.


Citazione di: maral il 14 Maggio 2017, 23:43:37 PM
Citazione di: green demetr il 14 Maggio 2017, 22:04:58 PM
Pensa anche solo a Severino, ti ricordi i  nostri discorsi che partivano da alcune considerazioni di Berto? Ti ricordi come Berto era d'accordo a considerare la metafisica di Severino corretta a livello formale?

Non è infatti la correttezza formale, che rende la filosofia di Severino sulla realtà così Grande??
Temo che la correttezza formale non sia sufficiente (a parte che una correttezza formale assoluta si presenta sempre discutibile: quella che Severino chiama la follia dell'autocontraddizione da dove può saltar fuori se non dal principio di non contraddizione stesso che la contiene?)
Ma purtroppo c'è un punto che mi pare sempre più problematico da risolvere nel sistema di Severino che stabilisce su base formale tautologica e dunque incontrovertibile l'eternità dell'ente e il punto è: cos'è questo ente che eternamente è l'ente che è? Cos'è questa lampada accesa? Questo ciocco nel camino? Questo uomo seduto vicino al camino con la lampada accesa? Cos'è ogni ente che mentre lo dico già non è più quell'ente, perché un altro è già sopraggiunto al suo posto? E' qui che non mi ci raccapezzo più con Severino, a meno di non spostarsi dall'ente al significato dell'ente e in questo mi accosto a Sini, ma anche qui poi sorgono altre perplessità per cui trovo comunque estremamente difficile tenersi sul filo di un corretto pensare senza capitombolare e io per primo senza nemmeno accorgermene.

Per quanto riguarda le gerarchie, proprio oggi ho assistito a un incontro con Alessandro Carrera intitolato "Un pensiero non gerarchico" (ho pensato subito, qui dovrebbe esserci Green  :) ). Ora Carrera è un filosofo (di scuola siniana), attualmente direttore dell'istituto di italianistica all'università di Huston, davvero un personaggio poliedrico ad alto livello che si è occupato e si occupa di tutto (dalla psicosomatica, a Leopardi, alla musica, alla traduzione dei testi di Bob Dylan di cui è il curatore ufficiale), sempre guidato dal principio che non può esserci gerarchia tra le discipline e che quello che si considera il centro del pensiero è solo un caso particolare della periferia. Però occorre che ogni discorso sia condotto ad alto livello, capisci? Pone una discriminante tecnica! Sono d'accordissimo con lui in merito a una non gerarchia delle discipline, e sono d'accordissimo sulla sola discriminante tecnica che vale in ogni discorso (a perenne gloria della tecnica, sofistica compresa!), ma se la si adotta come si può parlare di un pensiero senza gerarchie? Certo, non saranno più gerarchie che vertono sui temi, ma è comunque una gerarchia che riguarda il modo di pensare, da cui ovviamente conseguono enormi problemi, tipo: come si fa a innalzare propriamente il livello dei discorsi? Come e chi valuta l'innalzamento del livello? Qual è il modello assunto?
E allora perché si parla di un pensiero senza gerarchie, quando semplicemente si stabilisce un altro tipo di gerarchia che si sente giustamente più appropriata?
Nel momento in cui tu proponi e dimostri dopo lungo e attento studio una diversa interpretazione di Nietzsche non hai già posto in essere una gerarchia nell'approccio a Nietzsche? Ed è ovvio che sia così, non può essere altrimenti.
Non vedo proprio come si possa uscire dalle gerarchie, è il pensare stesso che le implica, nel momento stesso in cui si attribuisce un qualsiasi senso al proprio pensare e quindi al proprio significare esistendo. Cosa possiamo mai dire di sensato che non abbia un senso gerarchico?

Ciao Maral la qualità della tua domanda (o forse meglio delle tue domande) richiede una articolazione complessa, a cui volentieri darò contributi. (nei limiti del mio progetto Nietzche, che chiede da gran tempo di essere riletto).


CONTRIBUTO 1. (UNA PRIMA RISPOSTA APPROSSIMATIVA GENERALE)

Certo sono consapevole che il labirinto filosofico, conduce al periferico.

Infatti l'uomo è strutturalmente periferico. (Hegel)

Ma non può essere una scusante per non vedere che vi sono pratiche che tendono a gerarchizzare!
Anche la pratica che non vuole gerarchizzare, gerarchizza.(Hai ragione tu)
Non è colpa mia se gli intellettuali contemporanei sono così stolti.(Carrera).


LA GRANDEZZA DI SINI

Non rimane che controllare la propria pratica!

IL COSTRUTTIVISMO (IL NEO-REALISMO) SONO PRATICHE GERARCHIZZANTI

Poichè la propria pratica gerarchizza o è gerarchizzata, non si può controllare con un altra metafisica (la tecnica, in questo caso per Carrera nel caso, ma forse non è così vedi sotto).  8)

Il nuovo realismo o costruttivismo d'altrode fa esattamente quello.
(ossia ipotizza un oggetto esterno per impedire al soggetto di intervenire metafisicamente).
Ipotizzando si sgancia completamente dalla metafisica classica.
Lasciando da parte una battaglia (mai combattuta dagli intellettuali contemporanei, che accettano supinamente per tornaconto) se la metafisica debbe effettivamente essere lasciata o meno.
Per ora gli unici 2 interlocutori che si sono voluti confrontare sono scappati via. Vediamo Ceravolo.
Ma tornando a bomba, dicevamo che il costruttivismo (che sarebbe la cosa più vicina al continentalismo europeo in america, dove Carrera insegna) è una ipotesi.
Per l'esattezza è una ipotesi che cerca di diventare scientifica, appogiandosi completamente sulle Scienze.
E' quindi un formalismo che guida categorie scientifiche (ipotetiche).
Cioè è un formalismo che utilizzando categorie scientifiche di fatto ha come obiettivo quello di diventare scientifico.
Ossia metafisica, non si scappa, che lo riconoscano o meno. (a me non interessa).

LA GRANDEZZA DI HEIDEGGER E SEVERINO

Ma non avevamo detto con Heidegger che la metafisica è gerarchica e tecnica?
E Severino non dice la stessa identica cosa?


PROGETTI FUTURI ENNESIMI

Allora voglio dire non ci vuole un genio (o forse sì visto l'andazzo), per capire che il formalismo deve rimanere tale.

E guarda un pò è proprio ciò che i dipartimenti di linguistica da ANNI chiedono alla Filosofia di dargli una mano!!!

C'è mai stato un filosofo in grado di capirlo? no!
A parte me. Il che mi è sempre sembrato ridicolo.

Siccome sto vivendo un momento di ulteriore crisi, alla crisi esistenziale in cui verso.
Può darsi che mi dia infine completamente alla filosofia. (denaro permettendo).
Senza stare nell'accademia.
Sono stufo.

Può darsi che lo apra sto 3d....devo recuperare un vecchio video di Youtube una conferenza tra linguisti e semiologhi e filosofi.
Video che in quanto a valore non è mai stato superato da nessun altro video.
Sostanzialmente finiva con gli uni che rimandavano agli altri.
I filosofi ai linguisti, e i linguisti ai filosofi, che svagheggiavano a fine conferenza.

Esistono metafisiche ad oggi non gerarchiche?

Come ho scritto nel 3d di nietzche per me la metafisica etica di nietzche non è per nulla gerarchica. In quanto chiede il contrario. che ognuno lotti per la sua grandezza, in amicizia e quindi in lotta con gli altri.

Per raggiungere questo è necessario una cosa semplice: che non esista una etica esterna!
Mai!

Per questo il linguaggio formale deve controllare il carattere di funzione.
Ma questa è un altra storia. Forse un giorno quando capirò molto meglio queste mie intuiziono saranno facilmente fruibili.


BRAIN STORM

Provo qui ad annotare alcuni pensieri, magari rileggendoli sarò d'accordo con essi.
Funzione di soggetto.  Se la funzione non è coerente, la funzione di soggetto diventa discorso paranoico, schizofrenico, isterico, ossessivo. (quelli finora conosciuti dalla psico-analisi, ossia l'analisi della funzione di soggetto).
Ognuno di quelli (ma è in particolare la paranoia) è gerarchico.

Bisogna stare attenti, sono discorsi, è linguaggio, è formalismo.


IL CASO CARRERA

https://www.youtube.com/watch?v=zUQJ0smExk8

Ascoltandolo Carrera (mi hai incuriosito) forse però non lo hai inteso Maral, lui parla della necessità di superare l'evento (da husserl a badiou-zizek), perchè l'evento non è salvifico ma ancora più nichilistico. (seguendo Severino ancor più nella tecnica).
Dunque o è schizofrenico e poi parla di tecnica come aiuto all'antimetafisico o non lo so (sarà il pegno da pagare per risiedere negli usa)).  ???

Certo mi rendo conto che la domanda che fai è ben più complessa.


CONTRIBUTO EFFETTIVO

Se riesci a seguire un paio di capi, mi capisci.
Il gerarchico è da evitare (e scrivevo preso da raptus inventivo qualche giorno fa, se poggi i piedi per terra, sei già nel gerarchico.)
1) Si evita NON appogiandosi (giustificandosi) tramite un altra metafisica.
2) Il linguaggio NON è una metafisica è una Relazione.
(l'arte, la musica cosa sono? sono relazioni).
3) L'uomo proprio strutturalmente è portato a ideare una metafisica: non ne esce.
4) E' il soggetto stesso la metafisica (non è che in neo-realisti e i costruttivisti partano da una critica sbagliata, hanno ragione in quello).

Ma come dice tu Maral, che dimostri una intelligenza acuta, riparafrasando quello che dico io, sarebbe questo: che il neo-realista è a sua volta un metafisico.
(pure stupido o ingenuo che sia). ;D

Ripeto linguaggio di controllo è la chiave (non ho idea di cosa sto parlando)....non so se sei interessato (non so gli altri utenti, visto che è una cosa MOOOLTO accademica), ma potrei metterlo nel paniere delle cose da fare.
edit. ok l'ho messo nel paniere.
Cia green,
nel momento in cui si costruiscono categorie, si formano insiemi di proprietà e caratteristiche così come ad esempio si costruisce la botanica o la zoologia, o la chimica o la fisica, si fanno gerarchie e questo vale anche nel processo deduttivo metafisico.
Se però vuoi sostenere la tesi di Nietzsche,che mi sembra implicita se non sbaglio nella tua argomentazione, forse sì è possible.
E 'possible facendo collassare l'interpretazione metafisica che divide cielo e terra, che divide essere ed esistenza, che divide eterno e divenire.,che costruisce un'etica prima ancora dell'uomo. Questa"cappa" metafisica, inizia dalla terra e costruisce una piramide gerarchica nel cui vertice c'è l'episteme, la verità che sta nell'iperuranio. L'uomo si sente prigioniero di questa interpretazione, ma deve reinterpretare l'episteme e gli immutabili e riporli nel divenire.Se appiattisco la gerarchi gli oggetti ontologici, gli enti che diventando esistenti passano dagli enti( se si vuole anche l'essere) ed entrano nel tempo.Ma ora cosa sono gli immutabili? L'essere umano ora è in divenire, nel determinato e manifesto, la gerarchia è piatta inconsistente, ora è l'uomo il gerarca di se stesso.Ma si aprono molte difficoltà per essere definita ancora metafisica.
L'eterno ritorno può essere definito un immutabile in una certa chiave interpretativa..................

Una delle chiavi è aumentare il peso della prassi sulla teoretica, vale a dire il primitivo è l'esistenza e semmai dopo viene l'essere /ente.
Il focus diventa l'attività umana.Questa chiave è lo stato dell'arte temporale almeno   da Nietzsche ai nostri giorni.
#1474
Citazione di: cvc il 20 Maggio 2017, 12:08:17 PM
Se qualcuno un po' mi conosce in questo forum, saprà che la speculazione non è il mio forte. Ma tant'è che a volte capita pure a me....
Riflettevo anzitutto su come la scienza si possa considerare in ultima analisi come una forma di adattamento, anzi la sublimazione dell'adattamento stesso. Gli organismi viventi non possono prescindere dalle problematiche fondamentali dell'organizzazione e dell'adattamento, che si possono considerare come fasi complementari dello stesso ciclo vitale. Organizzandosi ci di adatta all'ambiente, adattandosi all'ambiente ci si organizza ed in questo meccanismo di assimilazione del mondo esterno, l'individuo sopravvive.
Ora mi pare chiaro l'uomo sia l'essere vivente meglio adattato di tutto il pianeta, lo dimostrano le infrastrutture con cui è stato in grado di mutare la conformazione stessa dell'ambiente secondo le proprie esigenze. Altrettanto chiaro mi appare che se ciò è stato possibile, è per via di quella facoltà che chiamiamo autocoscienza e grazie alla quale l'uomo ha potuto creare rappresentazioni sempre più efficaci della natura (individuo  + ambiente qui intendo), modelli e linguaggi sempre più utili fino ad arrivare al risultato finale: la scienza.
Ciò che ora mi domando è se non sia possibile che, così come ora consideriamo l'autocoscienza come un carattere proprio dell'uomo, non si possa arrivare a considerare in tal modo anche la scienza? Ossia non più un mondo di uomini fra cui alcuni sono scienziati, ma l'uomo stesso che racchiuda la scienza come facoltà acquisita, tramandata e assimilata profondamente nella propria natura. Quando ci si chiederà quindi in che cosa l'uomo si differenzi dal resto delle cose, la risposta non sarà più l'intelligenza o la ragione o il linguaggio o la cultura o l'autocoscienza, ma semplicemente la scienza. L'uomo si identificherà sin dalla nascita in questo suo attributo oramai costitutivo, e le moltitudini di generazioni che seguiranno questa oramai definitiva acquisizione, avranno solo un lontano ricordo di quando gli antenati parlavano di religione, filosofia e altri strumenti antropologici arcaici tali quali sono oggi per noi gli utensili del neolitico.
Quindi l'uomo sopravvivrà indefinitamente, ma non ciò che noi intendiamo per umanità.
Ciao cvc,
cosa intendiamo per umanità? Nell etica nicomachea Aristotele distingue la physis (la natura) dalla technè.
Qual è la natura umana e cosa è la cultura? Può la technè umana alterare la physis umana così tanto da perdere la caratteristica che definisce l'uomo.Possono la praxis e la poiesis costruire una teoretica che non sia più umanità, ma pur essendo il prodotto stesso dell'uomo?
Ci sono paradossi..........
#1475
Citazione di: Jean il 20 Maggio 2017, 22:59:21 PM
Caro Paul ci vuole qualche storiella di Jean per smorzare la tensione!

Al mio amico Green che me l'ha richiesto... un raccontino... la prima parte l'avevo postata nel vecchio forum, la seconda scritta or ora per te. Su col morale...


Tutto ha un prezzo  


"Glielo ho ribadito ben forte stavolta! Di spostare la sua dannata auto!"

"...sì, sì... hai fatto bene, adesso calmati, vedrai che lo farà..."

"Sarà bene per lui altrimenti giuro che la faccio portar via."

"... giusto, giusto... adesso preparati, devi uscire."

"Accidenti, mi ha fatto perder tempo... vado a lavarmi."

"... ah, ricorda che non funziona l'acqua... usa quella delle bottiglie."

"Ancora non l'han riparata? Va beh, ne riscalderò un po'."

"... caro, il gas non arriva... dicono sia un tubo rotto sulla strada..."

"Maledizione!! Devo andare al lavoro sporco?!! Che m'importa, per oggi posso uscir così... cosa c'è da portar via per pranzo?"

"Prendi una noce e un crakers... non di più, mi raccomando... i negozi... son ancora in sciopero..."

"Dove siamo arrivati, nessuno ha più voglia di far nulla!! Com'è che non capiscono che bisogna tutti lavorare?"

"... oh, capiranno... vai pure adesso."

"Sono un po' stanco, mi sa che prendo l'auto..."

"... ah, l'auto... siamo senza benzina, lo sciopero..."

"E come faccio... arriverò in ritardo..."

"...caro, non ricordi... ti han messo in ... cassa integrazione, puoi andarci quando vuoi, a veder come van le cose... magari domani... oggi potresti fare una passeggiata..."

"E va bene, mica me la prendo... me lo merito sì un po' di riposo!"

"Hai proprio ragione, vai ora, qui dietro sulle colline, buona passeggiata ..."

"Vado, vado... ciao amore..."

"Ciao caro... ah... ricordati un sacchettino per raccoglier un po' di cicoria, se ne trovi ancora..."




.........................



"Non si è più ripreso, vero..?"

"... l'hai visto... lo shock di quel che è successo l'ha bloccato in un momento passato... che rivive ogni giorno uguale..."

"... e crede che tu sia ancora sua moglie, eh... come riesci a sopportarlo?"

"... beh, perché c'è molto di peggio... onestamente a star da sola di questi tempi è troppo pericoloso... un uomo in casa è un deterrente... "quelli" van prima dai più deboli... comunque ha la sua stanza..."

"... mah... quasi quasi un po' l'invidio... non te l'avevo detto, ma l'altro giorno venne da me con una mazzetta di euro... per andar a far spese, pensa te..."

"... poverino, crede che la moneta sia ancora l'euro... ne raccoglie di continuo, per le strade... così tante che ha riempito un cassettone... ho dovuto dirgli che siamo appena ritornati alla lira e quando ne avranno stampate abbastanza, nella conversione diventeremo ricchi... di badar bene a non spenderli, gli euro... ma se ne dimentica..."

"... la lira... accidenti che bei tempi... protezioni sociali, diritti ed assistenza, servizi... tutto in fumo... ancora un po' e non avremo nulla da barattare... un paio d'orecchini d'oro per un paio d'uova..."

"... mercato nero... certe cose ritornano..."

"... già, un eterno ritorno, del bene e del male... speriamo di sopravvivere, dovrà pur finire, no..?"

"dimmi... che effetto ti faccio... io che ero una paffutella..?"

"... ma no... diciamo che eri in carne... un po' di meno non influisce sulla tua bellezza, anzi..."

"... c'avresti provato... allora... se fossi stata come adesso?"

"... potrei provarci adesso..."

"... ma dai... stai scherzando, eh..?"

"... eh già... una delle poche cose che mi son rimaste, il sense of humor..."

"... però..."

"... però... cosa..?"

"... però... magari per scherzo... no..?"

"... eh... già, giusto per scherzo, per divertirsi un pochino..."

"... mmmh... un po' più di pochino però... ché di ristrettezze non ne posso più..."

"... a chi lo dici... maledetti politici..."

"... ehi... non è il momento di ricordare... vado a chiudere le tende..."

"... non troppo, lascia che ti guardi... sapessi quanto ho desiderato questo momento..."

"... dai, davvero?! e quanto avresti dato, tempo addietro, per arrivarci?"

"... tutto..."

"... mi amavi a tal punto... e non me ne sono accorta... cioè, non del tutto... pensavo fosse solo attrazione..."

"anche quella, certamente... ma sentivo che c'era molto di più..."

"il tempo, la situazione non era quella giusta... guarda che è dovuto succedere perché lo diventasse..."

"... c'è del buono anche nelle cattive circostanze... ah... ho un regalo per te, prima... "

"... un regalo..! Scusa se sorrido... quasi non mi ricordavo la parola... ma l'hai qui?"

"certo, ecco, in questo sacchetto, aprilo, è tutto per te..."

"... son commossa... non par quasi di vivere nel tempo che viviamo... comincio ad aprirlo, eh..."

"... se sei felice vivi il tempo degli dei... e mangi il loro cibo... amore mio..."

"... ahhh...!!! Non può esser vero... cioccolata!!! Ne vado pazza, lo sai..!!"

"certo che lo so... e ne ho conservato da parte un bel po'..."




Un cordiale saluto

Jean

Caro Jean,
non si torna alla lira, si va vanti! Al ducato, allo scudo; al medio evo prossimo venturo
#1476
Citazione di: green demetr il 12 Maggio 2017, 15:04:51 PMPaul amico mio :-[ (anche agli altri fratellastri del forum) Ma certo, è esattamente quel che penso di male di Platone. Non è possibile cioè anteporre una etica pre-ordinante agli enti. Nietzche al contrario come molto elegantemente scrivi porta la metafisica dentro la vita. (ma a lui dedico il secondo capitolo). cap 1 heidegger (che diavolo è l'essere?) Heidegger che è un discepolo di Aristotele come giustamente ha fatto notare il nostro Franco Volpi, tenterebbe di sintetizzare le posizioni Aristoteliche con quelle Platoniche. E dunque l'ente diventa l'esistente, un esistente temporale (aristotele) il cui rapporto con l'essere coincide con il bene (platone). Ma l'ente non è subordinato come in Platone alla sua esistenza. Bensì si apre al mondo DA SEMPRE. Questa parolina va ben capita. E non la sento quasi mai in giro (tranne il prof. Di Martino, che ho frequentato a Milano). Ossia l'esistente (l'uomo in poche parole) è quell'ente che intende il suo essere nel tempo. Sostanzialmente come Di Martino ci ha fatto notare l'Heidegger di Essere e Tempo è in nuce lo stesso delle prime opere giovanili del bodense. Ossia un mix sapiente di Aristotele e Weber. L'elemento di novità che aggiunge è Agostino, lui lettore attento della filosofia medievale, e indeciso fino alla fine tra se diventare matematico - pastore o filosofo. Ma è proprio l'incontro con in 2 giganti della Chiesa a fare maturare il suo concetto di inautentico. (san tommaso è aristotele) Inautentico non è l'esistenziale, bensì lo iato che vi è tra Dio e l'ente. Ma questo autentico noi lo ritroviamo solo tramite il ripiegamento spirituale di un Agostino (qui mi fermo perchè su di lui non so praticamente niente). Io liquido la faccenda (in attesa di riprenderla in futuro) con la questione della mediazione fra ente ed essere, alias tramite il pensiero. Ma è proprio il pensiero che si apre sul mondo, che intende di essere mediazione, e quindi da sempre nel mondo. Ciò che è mediato non viene mai prima della mediazione. La mediazione è il pensiero stesso, dunque. Ma se la mediazione si apre su qualcosa, vuol dire che quel qualcosa c'era anche prima (da sempre). Come Garbino sta capendo, è molto vicino all'idea di essere di Aristotele. Solo che per aristotel quell'essere dell'ente, sostanzialmente coincide con l'esistente stesso. Ossia l'ente è l'Essere. Non così per Heidegger, che nota una cosa fondamentale, che la mediazione non avviene per identificazione dell'ente. Non esiste come un ente che sà di essere un ente. Bensì come domanda. La domanda è dunque cosa è l'ente? (domanda ontologica) Nella riflessione di Heidegger, è dunque la domanda che sostituisce l'essere aristotelico. In questo caso ci spostiamo di nuovo a Platone. Anche per Platone l'ente non è l'essere, ma è la domanda sull'essere. Il problema che cortocircuita in Platone è ovviamente che il Bene si declina in un ordine gerarchico, direi naturale aggiornando la terminologia ad oggi. Dove ogni ente, è portato a essere qualcosa, che da sempre era. (pensiamo ai deliri della epigenetica) Perciò il soldato è portato a essere naturalmente un soldato etc...etc... Fino al filosofo che deve essere il governatore del mondo (non è evidente il delirio? stiamo ancora qui a parlarne?) E oggi lo scienziato che deve essere il governatore del mondo.(le università sono già loro, come il discorso pubblico) Il punto è che per Platone non è l'ente a decidere del mondo, ma l'essere. Nella grande scuola medievale, invece l'essere non ha più i caratteri naturali, fisici, atomici dei greci, bensì formali. L'essere non è qualcosa, l'essere è ciò di cui più grande non può esservi. Ossia l'essere non è l'ente. (Certo sarebbe Platone con le giuste correzioni, appunto quelle formali, e di contenuto, stiamo parlando di Dio e non del bene, ma voglio dire il principio è lo stesso) Dunque vi deve essere un rapporto tra l'ente e l'essere, che nel cristianesimo illuminato (quello protestante) non può che arrivare a dire che l'ente intende l'essere per Grazia. In Heidger la grazia sparisce (scegli la filosofia e non la religone, ma secondo me anche se avesse scelto la religione non cadremmo troppo lontani dall'albero secondo me), e ci troviamo di colpo gettati nel mondo, incapaci di capire cosa sia il mondo che da sempre è. A questo punto non rimane che intendere il rapporto tra l'ente e il mondo (che da sempre è). Lo scopo umano è quello di ridurre il mondo all'essere. (la tecnica) ossia di ridurre l'essere all'ente. Il problema più radicale introdotto è che il mondo non è l'essere. (e risiamo a platone) Dunque per Heideger il compito dell'uomo è quello di intendere l'essere, che viene prima del mondo. (come per platone) L'allarme scatta quando heidegger legge nietzche, e la sua volontà di potenza. E capisce una cosa, che la volontà di potenza, è un motore, una forza insita nella tecnica stessa, ossia un errore metodologico. In cosa consiste questo errore? ma lo aveva già detto lui stesso in essere e tempo! Che l'ente domandante uomo, si dà nel mondo come riduzione del mondo. Ossia quell'ente che riduce gli altri enti a se. E' un ente fagocitante, che rischia di perdere il suo capo più importante, il fatto che quella darsi al mondo come riduzione del mondo è frutto del pensiero domandante. Ma se da un lato Heidegger non ricusa l'aspetto scientifico umano(la reductio ad unum), sconfessando qualsiasi esistenzialista che aveva frainteso (e continua a fraintendere). Dall'altro capisce che ha perso l'altro capo del suo essere domandante, da dove viene la domanda. La domanda uroborica Heidegeriana, è dunque sull'origine. Come può darsi il pensiero? (il pensiero originario NON è il pensiero destinale) (ossia DIO non è la TECNICA, la RAGIONE bla bla bla). Come può il pensiero che si domanda sugli enti e su se stesso come ente, intendere ciò che viene prima di esso. Perchè è chiaro che se l'uomo perde la misura, la capacità di dare senso alla sua reductio ad unum, la reductio ad unum prende il sopravvento sul pensiero stesso. L'allarme è dunque che il pensiero smette di riconoscersi tale (ossia si dimentica che è una domanda, e finisce per credere di essere quella reductio ad unum, che è destinale per l'umanità). Heidegger è dunque diventato famoso, perchè ha illuminato la guerra tra scienza e filosofia, dandone i giusti contorni.(quelli dello sviluppo stesso della storia della filosofia). La scienza non pensa. (Semplice e vero). Ma qeusto breve tour Heidegeriano (cosparso di note abissali che ne bloccano la lettura, nè più nè meno che come nietzche e in parte hegel) non ha ancora detto nulla delle tue notazione Paul. Perchè dico che Heidegger è un metafisico? E' semplice perchè lui ritiene che il pensiero "domanda dell'essere" sia ben definito. Senza aver ancora dato la definizione di quell'essere.(in cosa consiste? in una relazione dialettica, in un etica, in un ente speciale? almeno gli altri filosofi hanno provato a dirne qualcosa) E' dunque per forza di cosa una metafisica (terribilmente incompiuta, lasciata ai posteri che capiranno): io capisco benissimo. ma nondimeno è proprio il termine essere che mi irrita quando leggo heidegger, è troppo caricato di significati arcani, sconfina veramente in qualcosa di stregonesco. (non che non mi dispiaccia, ma poi non puoi tu heidegger spacciarlo per il discorso che viene dopo tutte le metafisiche, è troppo sporto sull'abisso, per poter credere di essere uscito dalla metafisica (posto che si possa, perchè io non credo che si possa uscire dal metafisico). cap 2 nietzche (e il suo diritto al futuro) ma veniamo a nietzche, heidegger pensa che nietche sia un metafisico perchè crede che la volontò di potenza sia qualcosa che va oltre l'immanenza, qualcosa di naturale bla bla bla... ma in nietche questa cosa nonostante marale e garbino insistano a dire il contrario, non avrebbe alcun senso! L'essere in nietzche scompare, perchè egli dice, perchè l'essere e non invece qualcos'altro. Anche per nietzche come per heideger, l'ente uomo, è un ente che domanda. Ma la domnanda trova compimento nello svelamento dell'ipocrisia di essere un ente. L'uomo non è un ente. Non ha categorie, non ha un prima, non ha un dopo. L'uomo è quello che viene a essere in base al suo domandarsi sul senso storico che egli viene a intraprendere. L'uomo è dunque storia. Ma non è l'uomo del cerchio, la sua storia non torna MAI a se stesso, il contrario, la storia sobbalza l'uomo fuori dal se stesso. Dimodochè noi siamo solo il qui, ora e presente, e un attimo dopo non siamo più. La storia, la narrazione che raccontiamo di noi stessi non può avere mai i caratteri di metafisica monumentale. l'uomo non è una relazione dialettica, l'uomo non è l'uomo etico, l'uomo meno che mai è un ente speciale. l'uomo è la storia dei suoi errori. E' l'errare stesso, in senso assoluto, è quindi relazione nella relatività assoluta. Relazione perchè domanda certo. Nietzche rifiuta la reductio ad unum, per questo si dici sia irriducibile ad alcuna definizione. Ma questa è una boiata assoluta. Nietzche definisce per "nome e cognome" in cosa consista la relazione all'interno della relatività assoluta. All'interno della relatività assoluta, rimane la domanda (non era poi cos' difficile, heidegger non è andato poi così lontanto dal vero) fra i domandanti. la relazione dei domandanti con la relatività assoluta, è la destinalità dell'uomo. I superuomini sono coloro che intendono l'amicizia, ossia che sono dei domandanti. E i domandanti sanno benissimo che di fronte a loro c'è il nichilismo. Ossia abbandonato qualsiasi reductio ad unum (che si risolverebbe nel cane che si mangia la coda, ossia nella ripetizione infinita di quello che vuole la tecnica (direbbe un heideger), in nietzche semplicemente la ripetizione ossessiva delle azioni che perdono di senso e di valore.(la greggia, l'animale, gli umani, i filosofi, la filosofia stessa) si tratta di attraversare il mare magnum del relativismo e scoprirsi amici nella traversata. la guerra è contro coloro che voglion tornare alle rive del nichilismo a colore, che non ce la fanno a stare nel relativismo assoluto. Ma come fare a stare nel relativismo assoluto, se non affidandosi ognuno all'altro? è quella la dimensione del guerriero. Il guerriero è colui che non si spaventa, che l'occaso sta arrivando, che sa salutare l'amico che lascia. Il guerriero è colui che non ha paura della morte, che rinuncia alla riva, perchè sa che può essere quello che deve essere. Sa di dover essere il guerriero, ma il guerriero non è l'individuo sciocco che affronta la tempesta, da solo. E' l'individuo che sa che per non aver paura deve esaltare la virtù guerriera del compagno. E' colui che non molla mai il compagno nella tempesta, è colui che piuttosto affonda insieme a lui nella tempesta. E' evidente che se noi spostiamo questo pensiero che vive sugli abissi (e nietzche descrive questi abissi, e per questo vado molto piano.) (sono abissi che ci rubano tutto, l'equilibri, la nostra vita monotona e senza valore) sulle rive del nichilismo. Bè nessuno lo farebbe per davvero, perchè poggia ancora i piedi per terra. E quando poggi i piedi per terra, beh poggi i piedi sul metafisico sul gerarchico, e nietzche te lo descrive, ci prende pungi in faccia. Che volgarità fraintendere quello che ha fatto il nazismo, il coraggio del singolo sull'abisso che tende la mano all'amico. Con il coraggio (coraggio???) di chi sta sulla terra e fa finta di porre la mano all'amico. Il dionisiaco viene spostato dalla terra all'abisso (come si fa a non capirlo subito?). quando sei sull'abisso e più niente torna (Ma quale eterno ritorno!) non rimane che il compagno del viaggio. E' una questione valoriale. Se vogliamo proprio è un etica, certo, ma non un etica metafisica (il dominio ariano? ma per favore!) è un etica del valore, del coraggio, dell'amico che ha deciso, sottolineo deciso di salpare dalla riva. E' colui che va contro la volontà di potenza.Creandone una opposta antigravitazionale. E' la volontò di potenza del falco, delle cime. Etc... Molti pensano sia poesia, ma è ridicolo, per cui è importante importantissimo capire i filosofi che vengone prima. Che spiegano cosa è l'essere cosa è l'ente cosa è l'intenzionalità cosa è l'ipocrisia (di chi rimane a terra). Nietzche non ha pazienza, è tormentato dalle forze gravitazionali, perchè lui la terra non l'ha mai abbandonata. Il dramma più terribile forse l'ha vissuto con Lou Salomè. Una donna che era coraggiosa, la donna più coraggiosa d'europa. Una donna che poteva librarsi come un falco, una donna che ha scelto la terra. Il pensiero di nietzche si è rotto per un attimo, la follia ha cominciato a entrare in lui. La follia è il pensiero paranoico, cosa sarebbe successo se mi avesse seguito, è questo il pensiero ossessivo che c'è dietro ogni singolo strale contro le donne. Si era aperto alla speranza per un attimo, poi è tornato a parlare con le ombre, con i superuomini che verranno. ha provato unico essere umano ad averlo fatto a salpare dentro il nichilismo.(DA SOLO! ed è questo che fa impazzire gli interpreti, che vogliono riportarlo a terra, paragonarlo ai nani di terra, riportarlo a parlare con loro, ipocriti e falsi). ma la terra, l'odiata terra lo ha risucchiato nell'occaso troppo presto per un verso e troppo tardi per l'altro. l'energia che scaturisce da quei testi, invoglierà sempre il giovane a provare. Finchè un giorno saranno degli amici a salpare, e forse andremo ancora più in là nel mare del nichilismo. (quanti nietzche potranno ancora nascere che lo faranno da soli. certo heidegger è uno dei pochi che ha provato, ma non credo sia andato oltre il maestro, mi sembra sia salpato con troppi ormeggi, ma lo saprò dire un giorno, quando avrò capito entrambi i maestri completamente, fin dove sono arrivati). Perchè è chiaro, se più niente ha valore, allora l'unico valore è il coraggio del singolo e o degli amici. Che vuoi Paul Nietzche mi sta accompagnando appena fuori dal pensiero gravitazionale. Capisco la direzione, capisco il terrore metafisico che si prova, ma una volta assaporata la vertigine delle cime, non ce la faccio proprio a rivoltargli le spalle (perchè bei miei vent'anni l'ho fatto). Sono pavido sì, ma cerco di superare la paranoia che vuole che sia pavido per sempre. Ora è chiaro perchè sono d'accordo con te? la metafisica nicciana, è una metafisica dell'ente etico, che prova cosa sia il coraggio nel mare del nichilismo. E' la metafisica che ha smesso di essere terra, origo, destino gravitazionale gerarchico, è la metafisica che parte con l'ente. La metafisica è l'ancella dell'ente. E' la domanda che si è messa in viaggio. è metafisica dentro la vita (la vita come navigazione nel mare del nichilismo). Nietzche è un relativista? Nietzche è un nichilista??? Nietzche è un naturalista??? Nietzche è un nazista??? MA PER FAVORE!!!! COME PUO' essere se tutto quello che ho raccontato torna, è logico che sia, e dopo l'estate dimostrerà documenti alla mano che sia? Mi spiace io proteggerò sempre nietzche, non capite che è l'unica ancora di salvezza (quale Dio Heidegger??? nel senso certo ci puà anche essere dio, ma non possiamo dirlo PRIMA!)


Green,
notevole. Non posso che togliere tanto di cappello ad un post così complesso nelle risposte che hai dato.
Stiamo discutendo di due pensatori, Nietzsche ed Heidegger, fra i più problematici nella storia del pensiero e quindi conosco la difficoltà testimoniata da una folta  letteratura interpretazionale.
Si può essere d'accordo o meno, ma offri notevoli spunti e un tentativo di dare e cercare risposte che non sono solo un esercizio intellettuale, ma capisco che sono anche per te, vita.
Ti ringrazio per la risposta e mi congratulo con te.
#1477
Mi si perdoni,
ma state dimostrando di non capire un accidenti di tecnica economica, ponendo problem idi storia di debiti pubblici ,di partiti ,di programmi, creando una confusione........appunto quello che capisce l'italiano medio.

MI SI DEVE DIMOSTRARE NELLA DISCIPLINA ECONOMICA E SOLO IN AMBITO ECONOMICO, LASCIANDO STARE ALTRE DISCIPLINE, CHE UN'UNICA MONETA E UN'UNICA GESTIONE DI QUELLA MONETA QUINDI UN'UNICA POLITICA ECONOMICA  SIA CONFACENTE ALLE DIFFERENZE  GIURIDICO  ISTITUZIONALI, ALLE DIFFERENZE STRUTTURALI  SOCIO-ECONOMICHE INTERNE DI OGNI STATO.

quindi-.
1) è o non è vero quello che ho scritto?
2) se non è vero mi si dimostri il contrario
3) se esiste un problema, solo dopo si discute su come risolverlo,prima bisogna riconoscere e individuare appunto il problema
#1478
Tematiche Filosofiche / Re:L'elemosina di Hobbes
12 Maggio 2017, 11:18:38 AM
Citazione di: cvc il 11 Maggio 2017, 20:04:32 PM
Un aneddoto su Thomas Hobbes. Una volta facendo l'elemosina ad un mendicante confessò ad un amico che con tale questua non alleviava solo la condizione del povero, ma anche il proprio dolore nel vedere tale miserevole condizione. Quindi, da misantropo convinto qual era, inseriva anche in un contesto altruistico, perlomeno apparente, la motivazione dettata dall'egoismo. Con tale ragionamento si può perciò supporre che la natura egoistica dell'uomo sia totale, persino in quegli atteggiamenti che parrebbero confutarla nettamente. L'amore per il prossimo, la compassione, non sarebbero altro che atteggiamenti volti a mitigare la sofferenza nei nostri occhi più che nell'animo altrui. Certo, trasformare ora tutti i benefattori in perfetti egoisti pare un eccesso di cinismo. Ma nemmeno si può negare che il filantropo tragga un certo beneficio dal suo donare. Si potrebbe dire provocatoriamente che un perfetto altruista per meglio giovare al prossimo dovrebbe..... togliersi di mezzo! Così la torta delle risorse da dividere sarebbe più ampia per gli altri. A meno che pensasse che la sua presenza sia un bene per gli altri. In questo caso sarebbe però un altruista un po' egocentrico.
Questo modo di pensare di Hobbes è estremamente importante, perchè lo colloca nel rapporto Stato singolo cittadino.
Laddove lo Stato condiziona "l'uomo lupo", perchè nel suo pensiero l 'altruismo è parte utilitaristica dell'egoismo, l ofa per convenienza, non per pura liberalità caritatevole. Quella gratuità quindi viene reinterpretata come ritorno materiale in una solidarizzazione sociale, e emotivamente come semplice momento empatico, ma sempre nella sfera fondamentale per lui di un egoismo. Hobbes ,come giustamente evidenziato da cvc, lo fa per timore di trovarsi nella medesima situazione del "povero cristo".
Detto in parole povere ,anche il momento puramente emozionale di veder  il "povero cristo" e fargli la carità è visto come parte di un principio empatico sociale, ma alla cui base rimane l'egoismo e a cui anche le azioni caritatevoli alla fine sono utilitaristicamente utilizzate dal singolo. Altri pensatori come il prete ginevrino Rousseau capovolgono il teorema egoismo/altruismo.
Quindi l'implicazione egoismo/altruismo è fondamento del concetto sociale di comunità.L'inclinazione a dare all'uomo un modello egoistico o altruistico hanno posto le basi storiche sul nascente concetto di Stato moderno, allorchè come in kant vengono posti i concetti morali che diventeranno la base del diritto moderno.

La dimostrazione è che oggi gli importi del 3 per mille nell'irpef devoluti a società o le opere caritatevoli portate in deduzione nella dichiarazione dei redditi, dimostrano come il diritto abbia recepito quel concetto: utilitaristicamente come parziale minor costo.
Quando invece il  vero altruismo non dovrebbe avere nè nome e neppure pubblicità da parte di chi lo compie, quindi non c'è un'aspettativa di un  ritorno.
#1479
Citazione di: green demetr il 07 Maggio 2017, 14:25:07 PM


La differenza con Heidegger non potrebbe essere più radicale. E sono contento che l'hai colta subito. :)
E per me si può liquidare così che Heidegger finisce col cadere di nuovo nella metafisica monolotica di un Essere.
A mio avviso è normale che finisca con la domanda "solo un Dio può salvarci". Non è uno scherzo fatto ai canali della tv. Come recentemente ho letto! (non su questo forum!).(A onor del vero però mantiene una certa ambiguità di fondo, perchè quell'ESSERE non lo definisce mai.)
In Nietzche non c'è traccia di alcun Essere. Fai bene ad insistere su quel punto.
Su quello saremo sempre d'accordo.

Metafisica di Nietzche è semplicemente il suo tentativo di dare un senso al mondo, una volta che ci si è resi conto dell'insesatezza del Mondo.(è una metafisica che riguarda soltanto gli uomini cioè).
il senso non è nel mondo, ma negli uomini.

Estrapolo dal tuo post greene ,per dare un elemento mio, del tutto personale ,ma sapendo anche di non aver approfondito Nietzsche ed Heidegger, anche se qualcosa sò d ientrambi.
La riflessione è rivolta  a tutti

Platone dice delle cose, a mio parere la maggioranza de i pensatori lo ha mal interpretato e si è formato storicamente da Platone alla modernità un'interpretazione dicotomica fra metafisica e mondo umano del vivere.
L'interpretazione è il bel mondo della metafisica e il cattivo mondo umano. Estremizzo il concetto per mancanza di mio tempo.
Il "platonico" e i l"platonismo" è sempre stato interpretato come un mondo dell'iperuranio, perfetto, divino, contrapposto alla vita umana lasciata al demonio.
Il dispositivo politico Green è strumentalizzare questa dicotomia ,che crea sensi di colpa nel fatto stesso di essere nati, inserirvi una morale dispregiativa sull'esistenza e dire che solo nell'al di là c'è il bello e il perfetto.
Scusate la schematicità e sempliificazione. Nietzsche si ribella a questo schematismo che mortifica l'uomo e l'esistenza come fossse un "peccato orignale" il fatto di essere nati. Ciò è stato strumentalizzato con i sens idi colpa della morale dai poteri clerical ie laici mortifcando l'esistenza. Spero nella mia semplicità schematica di essere stato chiaro.

Nietzsche, questa è la mia interpretazione  riporta la metafisica e non la cancella, dentro l'uomo nella sua esistenza, ribellandosi ad un Dio oltre l'esistenza, che tace nell' esistenza che lascia l'uomo nella sua mortificazione. Nietzsche si ribella al dispositivo morale che ha strumentalizzato nelle organizzazioni culturali, sociali quella separazione.

Penso, ma non sono sicuro , che heidegger coglie questo di Nietzsche, non nega la metafisica  ma spsota quella metafisica dentro l'esistenza umana e quindi l'uomo non è più contrapposto nell esistenza a quella metafisica così lontana dall'uomo.
Heidegger, prendete come mie riflessioni, considerazioni, prosegue il pensiero di Nietzsche. La metafisica posta nell'uomo dentro la sua esistenza pone la problematica dell'essere  come ente umano dentro un orizzonte temporale e quindi cerca il senso e le signifcazioni quì nell'esistenza. Sempre nella moa modesta interpretazione, se Nietzsche pone l'eterno ritorno e l'oltreuomo, Heidegger pone l'Essere dentro il tempo nella signifcazione di un senso dentro l'orizzonte della propria esistenza.

P.S. comunque mi piace la vostra conversazione Green e Garbino , è molto problematica e difficile ed è quasi ovvio che vi siano e nascano differenze
#1480
Tematiche Filosofiche / Re:Che è l'uomo?
12 Maggio 2017, 00:55:05 AM
Citazione di: green demetr il 10 Maggio 2017, 23:09:39 PM
cit Paul
"Non credo alle nette separazioni. Quindi sì c'è del vero in quello che dici, l'irrazionale è lo spurio del razionale, non è tanto un'antitesi, quanto un suo elemento di errore possibile.,da cui nasce la famosa tesi popperiana epistemologica sulla falsificazione"


Ma chi parla di nette separazioni?
Quello che dico è che esiste una unità tale che anche l'irrazionale è razionale nelle scelte di vita.
(non vedo cosa c'entri popper)
Quando si parla dell'uomo si parla delle sue relazioni e di quel che decide di fare con esse.
A mio avviso per intender l'uomo bisogna de-costruire la storia delle sue decisioni.
Sto parlando di politica  non di altro.
Se invece ci limitiamo alla interdisciplinarità finiamo male. Perchè non è detto che 2 discipline siano complementari.
La salita delle neuroscienze nelle cattedre della statale, ha condotto ad una fuga di massa di filosofi.
(okkei di non conferme di contratto mi dicono dalla regia).
Perchè sono le neuroscienze che decidono delle condizioni di inter-qualcosa, e che finisce sempre come gerarchia-di qualcosa.
Prova anche solo a pensare al rapporto fra economia e politica, con cui concordiamo, dove è questa interdisciplinarietà)
No amico mio. Non è così che funziona!


L'irrazionale non è razionale, si fa una cortocircuitazione e non si capisce più nulla.
Quello che decide l'uomo è un processo mentale che a sua volta ha delle credenze più o meno razionali e che nella pratica porta razionalmente o irrazionalemnte a seconda anche, ma non solo(perchè c'è anche psiche, emotività), del suo pensiero. Spesso chi è irrazionale nel pensare porta contraddittoriamente nella pratica quel pensiero.
Decostruire come lo descrivi quì, significa seguire un processo a ritroso:può servire.
L'uomo è unico, sono le discipline che sono tante. ma quelle discipline riflettono quell'unicità umana complessa.La socieità è complessa perchè l'uomo non è così semplice e banale. Può essere che se si procede a ritroso nel processo decostruttivo di una decisione umana, ne troviamo i segni, simboli, significati, che hanno portato il pensiero a praticare una certa decisione.
Il problema non è la neuroscienza, è la filosofia attuale che è carente, si perde nel "minimalismo"
Quando emerge una disciplina non è detta che lo sia per suo merito, magari è per demerito di altre he si sono sottratte.
E'come la metafora dei soldati in linea ,se tutti fanno un passo indietro rimane chi non lo ha fatto e sembra che lui sia avanzato rispetto agli altri.
#1481
Citazione di: baylham il 11 Maggio 2017, 10:44:21 AM
Citazione di: paul11 il 11 Maggio 2017, 01:48:24 AM
Teniamo presente che è il mediocre omuncolo nitzschiano il piccolo borghese,con la sua morale ipocrita e l mano sempre sul portafogli..........
Questa è la gente delle finte proteste, ma pensa solo ai soldi e agli affari suoi, al massimo la sua morale  è dare una mancia alle varie associazioni per un suo prurito di coscienza, ma nel cuore in realtà hanno il conto corrente.

Se invece il mondo fosse popolato di superuomini,  pieni di esuberante volontà di potenza, che cosa accadrebbe? Forse dei problemi economici, degli stati, i superuomini non si interesserebbero affatto dato il loro disprezzo per il calcolo utilitaristico e per le masse dei servi? Credo che in campo economico le categorie nietzschiane abbiano ben poco da dire.
A differenza di quelle di Marx, purché non siano strumentalizzate da analfabeti economici come Fusaro.

Ai cosiddetti sovranisti chiedo perché la sovranità degli attuali stati va bene, ha effetti così taumaturgici sull'economia, mentre la sovranità europea, di uno stato federale, non va bene. Per coerenza i sovranisti dovrebbero essere favorevoli allo smembramento degli stati attuali: ad esempio nel Regno Unito i fautori dell'uscita dall'Europa dovrebbero sostenere con vigore la separazione di Inghilterra, Irlanda, ecc, oppure in Italia il ritorno alla sovranità dei Comuni.
Le dimensioni ottimali, ideali di uno Stato da che cosa dipendono?
Non so se uomini onesti al giorno d'oggi sono superuomini, forse sì.
Questo mondo è popolato da super ricchi "da far schifo" e altri che ancora sono affamati e asetati.
Non esiste una democrazia politica senza una democrazia economica.
Cosa vuol dire sovranista? Un popolo o è sovrano o è asservito.
Una moneta sovrana è gestita da un popolo sovrano, oppure i conti i n casa nostra  li fa il vicino?
Non esiste una dimensione ottimale, esiste una comunità come un principato oppure una federazione di Stati come gli USA.
ma prova a inserire una moneta per ogni 52 >Stati USA e avrai l'effetto inverso di un europa con una moneta unica e più di 20 Stati diversi.
Il motivo è uguale, chi conia la moneta o la stampa, oppure come ai giorni nostri la banca centrale ,una Federal Reserve USA o la Banca europea che decidono il tasso di sconto decidono per l'intera area in cui quella moneta è sovrana.Quindi non ha senso una unità finto economica con una divisione politica, oppure una unità politica con molte monete.

Come mai il dollaro non è la moneta mondiale, visto che i prezzi internazionali delle materie prime è soprattutto in dollari? Perchè gli USA e l aFederal Reserve avrebbero ancora più potere sul mondo.
Perchè come ho scritto e riscritto nei precedenti post, le dinamiche economiche delle particolarità, quindi dei singoli stati non possono essere omogenizzati da una unica moneta.
Prima dell'euro, se ci ricordiao c'era l'ecu, una moneta virtuale costituita dalle monete nazionali dove a ciascuna era stata data un grado di oscillazione dal suo valore concordato in ambito europeo. L'errore è stato politico. Con la caduta del muro di Berlino e l'implosione dell'URSS, l'Europa ha visto nel Paesi satelliti dell'ex URSS, l'occasione di allargare dai & Stati fondatori agli attuali più di 20 l'area economica.La dimostrazione sono le avances verso l'Ucraina ,da parte dell'Europa,che hanno fatto inalberare Putin.
Fatto l'errore hanno deciso d riparare costruendo degli standard europei lavorando sulle omogenità istituzionali.
Hanno deciso prima di costruire una rete bancaria controllata dalla Banca centrale facendo loro deiitest sul rischio di dloro fallimenti. hanno deciso di arrivare ad una unità fiscale, hanno cercato attraverso il picciotto renzi di far passare u nreferendum istituzionale che incentrasse sul potere esecutivo,quindi sul governo, indebolendo il potere legislativo del Parlamento, affinchè il maggior potere del Governo fosse a sua volta delegato al potere politico centrale europeo. O capaimo dove ci stanno portando con molte contraddiizione o rischiamo di non capire le tensioni politiche che stanno nascendo. Quindi l'errore è stato un allargamento dell' Europa con Paesi non omogenei fra loro, quindi hanno imposto il rapporto debito pubblico/pil ai singoli Stati, intanto hanno formalizzato quell'nità bancaria e di potere di controlllo della banca centrale europea, stanno portando verso l'nuità fiscale e tentano di mutare le regole parlamentari. Questo lungo e controverso cammino non è detto che porti all'nuità politica di una  Europa e il brexit è la contraddizione che scaturisce come evento , come manifestazione di difesa della poltiica dei singoli Stati. Voi delegate il vostro potere di decider a casa vostra a chi? All'amministratore del condominio? Ma dove salta fuori questo diritto?
Lui decide sulle parti comuni ,ma non  dentro "la sovranità privata". E' chiara la metafora?
Vogliamo o no capire che c'è un problema tecnico economico, un problema politico su chi decide a casa propria, e una forte discriminazione che si evidenzia con una distribuzione della ricchezza iniqua? Sono tre componenti che sono alal base delle proteste in tutta Europa.
Sono o non sono problemi? Poi se un problema il singolo cittadino non lo sente perchè campa come o forse meglio di prima in questa situazione vuol dire comunque avere il paraocchi sociale di non vedere cosa sta accadendo un pò ovunque.
Non è un caso che aumentino rapine di non professionisti che si avventurano persino nelle case dei privati.Sono tutti effetti dell'attuale situazione.
Infine, il debito pubblico sappiamo che è finanziato da banche e privati che coprono titoli, vale a dire un diritto di riscossione che oltre al capitale porta interessi. In una moneta unica significa che ssendo unico il valore della moneta quello che cambia è il tasso di rendimento dei titoli dello stato. Sinifica chetanto uno Stato è debitore perchè ha problemi interni economici e tanto più dovrà alzare i tassi di interesse, lo ricordiamo lo spread, cioè l differenza del tasso italiano rispetto ad esempio la germania? Questo comporta che il disavanzo dello stato in capitale che viene prlevato grazie ai titoli dovrà essere risarcito con un alto interesse che reintrerà come ulteriore debito dello stato. avete capito la dinamica? 
Significa che gli Stati più "poveri" in area euro sono sempre più costretti ad indebitarsi ed è direttamente proprozionae al loro disavanzo economico creando una spirale da cui sarà difficile uscire.

Si dovrbbe aprire un'altra discussione per spiefaìgare la grande cretinata tecnico economica per cui uno stato debitore dà al potere finanziario un enorme potere sul suo debito e quindi sulla stessa sovranità, perchè politica è gestione e se se le mani sono legate gestise poco o niente.
Così si crea l'assurdo che i tiotli degli Stati possono essere più appetibile di azioni di aziende private o di obbligazioni che fra l'altro i fondi di investimento gestiscono.Questo mondo è fondato sull'assurdità: del debito continuamente rifinanziato.Un esempio,, ,ho fatto un investimento sbagliato allora apro due finanziamenti dove i l secondo copre il primo e finito il primo apro un terzo finanziamento che copre  il secondo, ma chi me lo fa vede il rischio e alza il tasso d'interesse......e così senza fine, ma con interessi che addirittura alla fine sono più alti del capitale iniziale richiesto. questa è l'usura della post-modernità. Gli Stati europei hanno delegato potere sovrano a Bruxelles, hanno perso in agibilità economica e sono costretti a contiui rifinanziamenti di debito e a continue manovre economiche sulle entrate(tasse) e sulle spese (in conto capitale e nelle partite correnti).Il risultato è che il peso fiscale non diminuisce, i servizi dello Stato cominciano a mostrare disservizi e non può fare grandi investimenti pubblici.
#1482
Citazione di: green demetr il 10 Maggio 2017, 23:26:24 PM
cit paul

"Quindi la questione è da una parte politca, sulle manovre economiche se premiare la rendite o il lavoro e soprattutto se la liquidità monetaria, il contante, la mobilità in rapporto al capitale immobilizzato è funzionale a nuove imprenditorialità a nuovo sviluppo."

Non mi sembra razionale il tuo aut/aut. (è meglio un randellata in testa o sulle palle? mi suona così)

E ti vorrei far ricordare che è proprio con la serie di questi out-out se la situazione è degenerata.

I grandi evasori non pagano? aumentiamo le cinghie della tassazione!
Risultato, i poveri pagano al 75% ai ricchi si abbuonano miliardi, ed è come se pagassero, quando pagano, al 10% (ho fatto dei calcoli sommari)

Direi che la storia recente è tapezzata di questo pensiero scriteriato.

Ma la gente ne ha le palle piene.

Voglio proprio vedere il tappo saltare! se tolgono le case.  ;D  ;D  ;D

Grazie a Dio di simili ideone non ne sento ancora in Italia.

Che poi alle mie orecchie suona, siccome devo aprire un nuovo mc donald ti rubo la casa.

Ovviamente sono d'accordo con il discorso generale che fai dopo.

Non ho capito perchè pensi che bisogna stare in europa, ma non eri contro?
Idealmente mi sento cosmopolita, in fondo siamo tutti terrestri e umani,mi piace l'idea di Europa e di Mondo, ma non questa Europa di affaristi e senza statisti.
Pongo il problema realisticamente, nessuno vorrà uscire dall''Europa, troppi vincoli, trattati troppa storia e dietrologia.E la gente soprattutto ha ancora la pancia piena. ,tranne dei "poveri cristi" quella "nuova povertà"  dei senza lavoro senza redditi alle spalle che se  la vedono brutta. 
E' soprattutto per loro che non mi va già questa Europa.
Il problema è se è più facile cambiarla dal di dentro, con nuove personalità politiche, oppure forzare con proteste sociali,.
Lo sanno che stanno tirando la corda, ma le elezioni in Francia e in alcune regioni in Germania confermano il conformismo :si ha paura .
ma anche perchè per quanto ci siano pochi ricchissimi e molti più poveri, il popolo piccolo borghese del ceto medio ha avuto stabilità sugli stipendi e pochissimi aumenti di prezzi, se non addirittura con la deflazione abbassamenti; quindi sta bene.
Teniamo presente che è il mediocre omuncolo nitzschiano il piccolo borghese,con la sua morale ipocrita e l mano sempre sul portafogli..........
Questa è la gente delle finte proteste, ma pensa solo ai soldi e agli affari suoi, al massimo la sua morale  è dare una mancia alle varie associazioni per un suo prurito di coscienza, ma nel cuore in realtà hanno il conto corrente.
Realisticamente non vedo nulla all'orizzonte di serio che mi faccia pensare che l'Europa possa cambiare..ma nemmeno l'Italia.
#1483
Tematiche Filosofiche / Re:Che è l'uomo?
10 Maggio 2017, 00:25:03 AM
Citazione di: green demetr il 09 Maggio 2017, 13:49:47 PM
Citazione di: paul11 il 09 Maggio 2017, 13:25:06 PM
Citazione di: maral il 09 Maggio 2017, 10:25:31 AM
Vedo che tutti siamo più o meno d'accordo sulla necessità di trovare un equilibrio tra razionale e irrazionale. Però da inveterato provocatore mi viene da pensare che questo equilibrio non è semplicemente il razionale a stabilirlo. Ossia non è con un calcolo razionale dei pro e dei contro che lo si riesce a determinare. Credo sia piuttosto attraverso una riflessione su di sé acquisita con un attento e paziente esercizio di automodulazione in cui l'aspetto mentale razionale è solo uno dei fattori in gioco.
Si tratta forse di arrivare a conoscere la propria irrazionalità e quindi a comprenderla razionalmente per vedere come essa alla fine comprenda sempre la razionalità che la conosce.
..... ed  ancora sono d'accordo.
E' proprio l'insieme di più fattori a costituire la complessità umana e forse questa che descrivi Maral è l a più difficoltosa: fare una sorta di oggettivazione della propria soggettività, è l'introspezione per rimodulare se stessi. E quì si aprono difficoltà, perchè al fondo noi ci chiediamo "siamo nel giusto o nello sbagliato, ci stiamo rimodulando bene o male per capire se stessi e il mondo?"
E' questa difficoltà a mio parere ad essere  incolmabile: è il limite umano, perchè non basta più solo l alogica.

Il punto non è sulla razionalità, che è sempre presunta, ma sulla soggettività.

Il modello che ne nasceva da questa consapevolezza di fine 800 è la nuova fenomenologia.

Il cui punto focale era la questione dell'intenzionalità.

Poichè anche quella che viene chiamata irrazionalità è invece all'analisi una conseguenza razionale. Un calcolo che avviene eminentemente nella intenzionalità.

Si tratta dunque di de-costruire l'intenzionalità.
L'intenzionalità, nella fenomenologia di Husserl, se non ricordo male  e non dico una castroneria, non separa più l'oggettivo, il fenomeno, con il soggetto uomo, perchè il pensiero è già di per sè intenzione a combinarsi con l'oggetto da conoscere; così come nella fenomenologia di Hegel è la coscienza soggettiva che media il concreto e l'astratto, quindi viene Brentano, maestro di Husserl e Husserl stesso e poi Heidegger e l'ermeneutica di Gadamer..
Questo percorrso diciamo fenomelogico, ha avuto il merito di interrogarsi nel rapporto uomo/soggetto con fenomeno/oggetto e di problematizzarlo in maniera diversa dal passato.Nel passato, ma ancora nel presente l'uomo categorizza per comodità di studio, ma nella realtà non funziona lo specialismo, funziona l'interdisciplinarietà, il che significa che la conoscenza non è fatta di compartimenti stagni o in nette separazioni, ma noi siamo dentro il fenomeno quando lo conosciamo, noi difendiamo passionalmente la nostra conoscenza, vale adire entrano in combinazioni fra loro quegli oggetti ontologici ed enti della metafisica antica che prima erano separati ed ora esistono con noi nell'atto del pensare ,del vivere praticamente.
Non credo alle nette separazioni. Quindi sì c'è del vero in quello che dici, l'irrazionale è lo spurio del razionale, non è tanto un'antitesi, quanto un suo elemento di errore possibile.,da cui nasce la famosa tesi popperiana epistemologica sulla falsificazione
#1484
@paul11/@Lou. Aprite una discussione interessante. Il Dubbio dunque è un esercizio filosofico o devo renderlo una pratica di vita? Come dice @Lou se vedo una persona non mi metto a cercare di "provare la sua esistenza" (a meno che non abbia una forma di psicosi o di "derealizzazione") ma la filosofia richiederebbe anche questo. La certezza come scrisse Wittgenstein in Della Certezza (o forse come lo interpreto io) è il fondamento dell'attività! Ergo la "praxis" necessita di certezze e non di dubbi. La "theoria" al contrario necessita del dubbio. Come trovare l'equilibrio?

Il dubbio è un esercizio ,è un metodo fondato sul confronto, quindi implica un dialogo con se stessi e con i nostri simili, per dirimere  per quanto possa essere possibile, una questione, un problema. Nel senso comune diciamo " sei sicuro?". Ma in realtà di cosa siamo sicuri, di quali e quante verità.
e adatto che verità e sicurezza / certezza sono difficili (ma quì si aprirebbe un altro argomento), non rimane che la logica per razionalizzare un concetto e renderlo veritativo ,ma dove a mio parere  non esiste e non credo alle dualità artificiose del metodo culturale di metafisco/empirico, di oggettivo/soggettivo, sono ambiti permeati ,non sono scatole chiuse, sono state e sono oggi ma in modo meno rigoroso, perchè il soggetto che si pone dubbi o verità è sempre  l'uomo come agente conoscitivo. Quindi i dubbi sorgono pur sapendo che abbiamo già costruito delle nostre considerazioni che riteniamo le più veritative anche se non sono assolute veirtà, Vale a dire, noi continuiamo a porci dei dubbi di confronti nei vari argomenti, pur sapendo che tutto è legato, relazionato nella conoscenza, per cui attingiamo sempre dalle nostre esperienze, dal vissuto le considerazioni che noi confrontiamo con nuovi eventi, con nuove forme, ecc.
E' chiaro, come ho scritto, che nella pratica noi dobbiamo "muoverci", compiere infinite azioni sociali, di sopravvivenza, di convivialità, ecc,
Sbagliamo strada? Torniamo sui nostri passi e facendo tesoro degli errori ,continuiamo il viatico, quanto meno con la certezza dell'errore, quindi non passiamo più per quella strada, escludiamo una possibilità e valorizziamo quindi altre.
La nostra conoscenza ed esperienza è fatta di errori che sono le cose più evidenti, Siamo caduti prima di imparare a camminare bilanciando i nostri passi.
#1485
E' il linguaggio visivo che vuole essere diverso, soprattutto nel dadaismo che è anarchismo, ed espressionismo c'è chiaramente il linguaggio soggettivo, quindi contro la cultura positivistica.
il realismo è apparentemente filopositivista poichè oggettivo e non soggettivo come i primi due movimenti, ma è caravaggesco nella descrizione del sociale, dei "poveri cristi",con i giochi visivi di luce e penombra.
così mi pare.......