Andando avanti nell'ascolto del video di Pievani, esso espone in 5 o 6 punti le recenti scoperte che possono modificare il quadro di un evoluzione che può svilupparsi su grandi tempi come su brevi, e la cultura mi sembra un acceleratore culturale.
Provo quindi a dare una interpretazione alternativa ai 5 o 6 punti di cui sopra, dei quali il più misterioso è il nostro essere essenzialmente migranti, cioè essere coloro che emigrano non necessariamente per necessità, ma per, diciamo così, una sorta di ''istinto'' migratorio.
Ora, se è vero che la cultura facilita l'adattamento a situazioni completamente nuove a seguito di migrazioni dettate da necessità, è anche vero che questa adattativa allarga di fatto il nostro areale.
Cioè, lo dico in modo paradossale, non ''siamo noi ad essere emigrati'' ma è il nostro areale ad essersi allargato alla terra intera.
Per quanto invece riguarda invece una parentela fra fra noi più stretta rispetto ad altre specie, corrispondente ad una minor varietà genetica,
si potrebbe ipotizzare che una maggior varietà non è stata prodotta non essendocene bisogno, lavorando al suo posto la varietà culturale.
Cioè un adattamento attivo, ottenuto per via cosciente in modalità creativa, che prende in parte il posto dell'adattamento passivo per via genetica, molto più lento, per cui il nostro futuro potrebbe essere quello di una ulteriore riduzione della differenza genetica.
Noi siamo sempre più in grado di ''correggere le disfunzionalità con cui nasciamo'' , disfunzionalità che per l'evoluzione sono in effetti opportunità da giocarsi, ma che noi blocchiamo.
L'umanità si evolverà sempre più come un prodotto culturale con un residuo sempre più stretto di variabilità genetica.
Provo quindi a dare una interpretazione alternativa ai 5 o 6 punti di cui sopra, dei quali il più misterioso è il nostro essere essenzialmente migranti, cioè essere coloro che emigrano non necessariamente per necessità, ma per, diciamo così, una sorta di ''istinto'' migratorio.
Ora, se è vero che la cultura facilita l'adattamento a situazioni completamente nuove a seguito di migrazioni dettate da necessità, è anche vero che questa adattativa allarga di fatto il nostro areale.
Cioè, lo dico in modo paradossale, non ''siamo noi ad essere emigrati'' ma è il nostro areale ad essersi allargato alla terra intera.
Per quanto invece riguarda invece una parentela fra fra noi più stretta rispetto ad altre specie, corrispondente ad una minor varietà genetica,
si potrebbe ipotizzare che una maggior varietà non è stata prodotta non essendocene bisogno, lavorando al suo posto la varietà culturale.
Cioè un adattamento attivo, ottenuto per via cosciente in modalità creativa, che prende in parte il posto dell'adattamento passivo per via genetica, molto più lento, per cui il nostro futuro potrebbe essere quello di una ulteriore riduzione della differenza genetica.
Noi siamo sempre più in grado di ''correggere le disfunzionalità con cui nasciamo'' , disfunzionalità che per l'evoluzione sono in effetti opportunità da giocarsi, ma che noi blocchiamo.
L'umanità si evolverà sempre più come un prodotto culturale con un residuo sempre più stretto di variabilità genetica.
