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Messaggi - niko

#1486
Tematiche Filosofiche / Re: Morte e Verità
12 Gennaio 2024, 11:50:24 AM
Citazione di: green demetr il 11 Gennaio 2024, 21:45:22 PMNel tuo ragionamento che ho seguito con qualche difficoltà, dai per certo la conoscenza del tempo.
Inoltre fai il solito errore dei materialisti scientisti di pensare a un punto di vista assoluto, quando la stessa scienza ammette che non esiste alcun punto assoluto.
Mi accontento di smantellare filosoficamente l'assunto temporale, a cui rimando ad altre discussioni su Nietzche e su Heidegger che da 15 anni porto avanti a strappi e brusche frenate.
Rimando sopratutto alla mia discussione sulla fenomenologia dello spirito, a mio modo di vedere ancora oggi l'unica base vera di partenza per poter pensare alla salvezza dello spirito, ossia dell'anima, ossia dell'io, ossia del nostro punto di vista decentrato dal soggetto che SEMPRE SIAMO.

Il problema della scienza contemporanea è che essa ritiene di poter far a meno del pensiero individuale, e FORZATAMENTE, con la FORZA BRUTA non fa che annichilire il mondo, come abbiamo già visto con la PANDEMENZA, i virus di laboratorio secretati dalle forze americane, per non parlare dei progetti senza alcun controllo che la CINA fa sui proprio sottoprolet, 1miliardo di topi da laboratorio da torturare a piacimento.

E' questo il punto della scienza delle isole felici che non implodono e che per questo fatto (DELIRIO TUTTO TUO) SPIEGANO IL MALE NEL MONDO. (dando a cina e usa la possibilità delle torture infinite).

No grazie io torno a nice, alle sue palle fumanti, alla sua capacità di guardare l'abisso del tempo, e di sputarci contro, in una fiammata di pazia EPICA AMOROSA E DESTINALE

salvo poi venire sbranato dalle sue stesse paure...e che paure deve aver destato. :))
No niko, le soluzioni "semplici" del mathema e della scienza non mi convinceranno MAI. 8)



Io ho parlato di isola di abitabilita', non di isole felici.

Non esistono punti di vista assoluti, solo possibilita' assolute (materialmente e strutturalmente determinate) della formazione di un punto di vista relativo, in quanto la vita fa parte della natura.

Ovviamente, non puoi comprendere bene Nietzsche se non comprendi la verita' anche cosmologica e naturalistica, oltreche' antropologica, dell'eterno ritorno.

L'eterno ritorno soddisfa la volonta' di potenza; cioe' esso e' sia un destino granitico inevitabile che una possibilita' fantasmatica effimera sorgente tra altre, che necessita (ad ogni ciclo) del contributo vitale e sofferto della volonta' (di ogni volonta') per realizzarsi.

Ci sono almeno due possibilita': il mondo con la vita, e il mondo senza vita. La pianura e il deserto. Il destino meccanico inteso come assolutamente meccanico (Laplace) e una liberta' magari solo illusoria, ma vissuta dagli esseri coscienti come fosse reale.
Poiche' e' il mondo con la vita, la pianura, a ritornare, il ritorno, e dunque il destino, non si compie meccanicamente, o matematicamente o asetticamente. C'e' bisogno di un assenso, e di un contributo, inconscio di tutti i viventi alla possibilita' del ritorno.

C'e' bisogno del "si'!" alla vita pronunciato dalla vita, da ogni vita, come condizione del ritorno eonico del cosmo, e questo e' vero anche se la vita, ogni vita, contiene in se' il male, e ogni si' alla vita, e' anche un si' al male.

Tu, come parte del sistema ritornante, vivrai sempre il piu' asettico, e duro, e gelido dei destini (il ritorno del cosmo), come una (calda) scelta. Perche' e', una scelta. L'unica scelta possibile. Tutto e' ritornante, perche' tutto e' voluto, anche nel senso, tragico, di "non piu' voluto", voluto nel passato. Dalla limitatezza delle possibita', e dalla negativizzazione dei voluti attuali, sorge, necessario, il ritorno, dei voluti precedenti. La volonta', manda avanti il tempo, e non si placa, neanche quando il tempo, inteso come grande libbro, e ridda di contenuti innumerevoli ma non infiniti, lo ha fatto scorrere, e visualizzato, nella sua interezza, anzi: li', la signora Volonta', inizia per davvero.

Il punto della salvezza, e' che la salvezza e' certa, ma non e' desiderabile in assoluto, come ho gia' detto.

Il vero concetto di essere salvi, e' il concetto di essere salvi anche nel male, nell'assurdo e nel dolore: il si' alla vita al costo del male. E gli uomini sono deboli, proprio perche' non vogliono, essere, salvi anche nel male, cioe' salvi in modo vero e completo, come natura li crea e li ripropone. Vogliono il bene, ma non anche il "male", il quale male pero', e' nient'altro che il prezzo e la remota catena causale del bene, che loro credono di volere. E quindi non lo ottengono, il bene, perche' una cosa, una cosa correttamente intesa e compresa, e' anche il suo prezzo e le sue cause, non e' separabile, dal suo prezzo e dalle sue cause. La versione della cosa separata dal suo prezzo e dalle sue, storiche e filogenetiche, e non ideali, cause, e' la versione metafisicamente adulterata, platonizzata, della cosa.

L'amore per l'amato, l'amore vissuto e carnale, porta all'amore per il tutto, non a quello per il nulla. Perche' l'amato, per essere davvero quello che e' e non altro, si porta dietro il mondo, (e' stato creato, cosi' com'e' dal mondo) e si porta dietro te (l'amato e', anche istantaneamente, creato cosi' com'e' da te, soprattutto, ma non solo, nel momento in cui siete insieme). Non ha un se' separato, come non ce lo hai tu. Quindi pacchetto unico: se ti prendi l'amato, ti prendi anche te stesso e il mondo. Se rifiuti l'amato, rifiuti anche te stesso e il mondo.

E cosi' pure, "pacchetto unico", vale anche per la vita: se la ami, devi accettare pure il male, che ne fa parte.
E la struttura ciclica e insensata del tempo, che ne fa parte.
Devi voler essere salvo anche nel male, non in una vita metafisica purgata e purificata dal male. La vita, senza male, e' solo una mezza vita. E noi siamo programmati, naturalisticamente e biologicamente, per volerla tutta, la vita. Siamo davanti a una salvezza problematica, da adattare e gestire, non davanti a una salvezza teleologica da ottenere in quanto obbiettivo.

La salvezza, e' sicuro che la otterremo, ma non e' (affatto) sicuro che, una volta che l'avremo ottenuta, ci piacera'.

Anzi, gia' non piace, quasi a nessuno, e la realizzazione, che gia' non piaccia, codesta fantomatica salvezza, quasi a nessuno, e' il dato bruto sotto i nostri occhi. La civilta' e' il fallimento, dell'uomo. Funziona, come sistema di salvezza, ma non funziona, come sistema di felicita'.

E' questo il motivo per prendere sul serio la vita. Per non aver paura di quello di cui non c'e' da aver paura, e per aver paura di quello di cui c'e' da aver paura. Non come l'uomo attuale, che scappa dalle tigri di carta, e non scappa, dalle tigri vere.





#1487
Attualità / Re: Guerra in Ucraina III
11 Gennaio 2024, 16:02:20 PM
Citazione di: green demetr il 11 Gennaio 2024, 04:34:51 AMDopo il discorso di Putin alla nazione, direi che è ora di passarea alla fase quarta del topic.
In sintesi da quello che ho capito io: i russi (putin) si sino scocciati della continua propaganda contro di loro, e hanno deciso di prendersi l'intera ucraina.

E' questo che porta l'hybris di bruxelles, con le sue teste di legno.
Complimenti! Quando si poteva fare la pace si dava del satrapo pazzo, e ora che il satrapo da deciso di scendere per davvero che si fa?
Lo sappiamo vero che RUSSIA E CINA si stanno prendendo l'intera AFRICA senza batter ciglio?
Lo sappiamo quanto siamo impreparati tatticamente, strategicamente?

ATOMICO FUNGO IN AVVICINAMENTO  :D


E TUTTO PER SVALVOLARE IL CERVELLO GIA SVALVOLATO DEI SOTTOPROLET e dei LORO SCAGNOZZI PROLET. TUTTO STO INFERNO perchè questi idioti devono fare della PROPAGANDA l'unica arma valida...CONTRO I LORO STESSI POPOLI....DIO CHE DEMENZA!

Bravi Inverno e Antony analisi perfette le vostre eh?  :D

Comunque l'EURASIA è un delirio del NIKO...purtroppo abbiamo l'INGHILTERRA APPENA SOPRA LA FRANCIA.....
E la francia già ci sta intossicando con le radizioni delle sue "prove a terra..."
mi chiedo se non le stiano facendo proprio qui in italia, il paese piu demente e mal servito di tutti.
In oltre eurasia a comando cinese o russo? no perchè qui la gente tipo ipazia ha le idee confuse, veramente credete vi possa essere un policentralismo?
Ma lo sapete cosa è la CINA? FETIDUME ALL ENNESIMA POTENZA.
DITTATURA COME NEMMENO SE LE SOGNA IL PIU PERVERTITO DEI NOSTRI FASCISTI. Far chinare la testa al popolo russo? eccoli i gialli!
NO NO NO, la RUSSIA DEVE FAR PARTE DELL'EUROPA e anche urgentemente.
Come fate a non vedere la differenza? che per caso i russi hanno trattato come topi da laboratorio i loro cittadini?...sto fusaro ha rotto le scatole!
LA CINA é IL MALE. altro che l'IRAN altro che il capitalismo.
DIo che confusione!!!
:D :D :D
E piu che altro come fa non vederlo putin? difensore del cristianesimo, difensore della terza roma e ti allei con la cina????
La cina il male assoluto. O PUTIN! noooo.
Notare come il messaggio di XI faccia praticamente da eco a quello del Putin.
Quest'anno ci prendiamo formosa.....

FUNGHETTO FUNGHETTOOOOOOO DOVE 6????  ;)

PS
come chiamarlo? DELIRIO COLLETTIVO? A ME SUONA BENE, oltre che rintocco di campana a morte.

SPERIAMO VINCA TRUMP E SI FACCIA LA PACE CON LA RUSSIA. MOLTO MA MOLTO RAPIDAMENTE.


L'Eurasia e' proprio il sogno di fondersi con il male assoluto, dell'ultimo grande paese comunista.

Tramite il nemico paranoizzato arabo, e l'ultimo grande popolo ex comunista.

Dromedari, vodka, kung fu e ortodossia.

Vodka ovunque, ortodossia, ovunque. L'occidente, deve scomparire. Carlo Magno, deve scomparire. Il filioque, deve scomparire. Lo sanno tutti, che discende dal Padre... Se mai vi chiedete come niko si immaggina il futuro...

L'accesso al male, deve integrare la liberta' umana. Fiducia, assoluta, nell'uomo che verra': non perderemo il bene, laddove avremo disponibile anche il male.

La fusione con il bene, invece, non e' un sogno, non e' un proggetto, ma una veglia, e ce l'avete sotto gli occhi tutti: e' questa roba qua.

#1488
Tematiche Filosofiche / Re: Morte e Verità
11 Gennaio 2024, 15:48:25 PM
Citazione di: Alberto Knox il 10 Gennaio 2024, 13:07:03 PMci chiedi di guardare la realtà dal punto di vista delle leggi . Come dicevo; dal punto di vista delle leggi del moto (delle molecole di un uovo ad es)  un film proiettato a ritroso costituirebbe una sequenza perfettamente accettabile di eventi reali (l'uovo si ricompone dopo la rottura)  Ma dal nostro punto di vista tale sequenza invertita è impossibile perchè la maggior parte dei processi fisici che si verficano nel mondo reale è irreversibile. Sono le leggi ad essere reversibili, non l'uovo in se come oggetto fisico.


Le cose, sono irreversibili, perche' per essere quello che sono, sono composte da troppe parti, che devono assemblarsi  in sequenza ordinata e necessaria.

La legge della natura, che pur domina le singole parti, non ricompone la cosa.

Un mondo con meno parti, del nostro, con meno possibili combinazioni, sarebbe piu' facilmente reversibile.

E uno con con piu' parti anche, sarebbe in assoluto piu' caotico del nostro ai fini di un'aquila che lo sorvolasse o di un dio che lo vedesse dall'alto, ma piu' facilmente revesibile ai fini del poco che, in quanto piccoli ometti viventi, ci riguarda, che e' sempre una super-parte concettuale di parti, circondata da intervalli arbitrariamente caotici.

L'irreversibilita', come anche prima ho detto, e' un intermedio di una scala.

C'e' chi ci crede, che esista insuperabilmente solo tale intermedio, e chi no.



#1489
Tematiche Filosofiche / Re: Morte e Verità
11 Gennaio 2024, 15:35:49 PM
Citazione di: green demetr il 11 Gennaio 2024, 00:57:30 AMIl problema del genio maligno è quello che il mondo coincide con quanto percepiamo e percepiamo univocamente.
per questo cartesio aveva bisogno di dio.
per quanto riguarda il ritorno della materia vorrebbe dire che siamo in un universo chiuso.
concezione ottocentesca oggi ampiamente superata.
l'universo non è chiuso ma in costante espansione.
dunque nessun ritorno.

prima che qualcuno mi rimproveri il nietzche, si l'ho già detto, questa interpetazione nice la prese dal boscovich, pensatore croato.
E' una semplice cosmologia da cui nice prese spunto per pensare il tempo.
l'eterno ritorno non va da esser preso nel fisico, anche se nice questo errore macro lo fece. punto e a capo.
(lo fece pure einstein....)


L'universo non e' chiso, e' piatto su larga scala.

Il fatto che il risultato sperimentale osservato della "piattezza" sia "sorprendente", cioe' statisticamente improbabile di per se' rispetto a tutta una piu' ampia gamma di risultati attesi teoricamente possibili e assolutamente diversi dal risultato effettivo della piattezza, depone a favolre delle teorie dell'inflazione, che spiegano la ragione della piattezza al di la' della sua apparente improbabilita'.

L'espansione (che non e' la stessa cosa dell'inflazione) non e' (affatto) di per se' un'argomento contro una cosmologia ciclica, semmai una certa qualita'/durevolezza/velocita' dell'espansione, che ne implica la durata eterna, lo e'.

Ma esistono cosmologie cicliche anche in presenza di espanzione o inflazione eterna, cambia solo la qualita' e la natura dell'elemento ciclico, non piu' "seminale", o "ritmico" (mondi che si contraggono e si espandono), cioe', ma diffuso (mondi simili ad altri mondi, e quindi potenzialmente e localmente uguali) o palingenetico (strutture in cui estremo passato ed estremo futuro dell'universo sono contigui e si toccano, essendo con cio' il contrario esatto, di due estremi possibili e distanti di una dimensione o di un ritmo).

L'eterno ritorno deriva dalla premessa che ci siano possibilita' finite in un tempo infinito, non e' una teoria che necessita di chissa' quale pezza d'appoggio scientifica. 

E' pure matematicamente sbagliato, come concezione, Nietzsche non poteva saperlo, perche' anche rimescolando combinazioni finite di elementi discreti indistruttibili per un tempo infinito, non si ottiene mai la periodicita' della stessa identica sequenza, ma (solo) un caos di sequenze identiche tra loro arbitrariamente lunghe, proprio come nelle cifre dopo la virgola dei numeri irrazionali. L'effetto sulla vita pero' sarebbe identico, perche' noi abitiamo spazi arbitariamente vasti ma non infiniti, e tempi, arbitrariamenze lunghi non infiniti. Non necessitiamo percio' di nessuna mistica e inequivoca seguenza definita periodica, per essere riprodotti e reintegrati nel nostro corpo e nella nostra vita, solo di una serie di sequenze galleggianti nel caos abbastanza vaste da farci stare comodi, nei nostri, relativi, ritorni. 
Il punto e' sempre, e solo, e semplicemente, che la vita prodotta dalle sequenze entro certi limito ritornanti, non avrebbe memoria, di essere o non essere "nostra", la nostra vita o quella di un altro, perche' gia' da ora, non ha la qualita' intrinseca di essere o non essere "nostra". E' una vita e basta. E' quello che succede quando certe cause, producono certe conseguenze. 
La domanda "dove?" E "quando?" queste cause, le cause insomma della vita in generale e della nostra vita, producano queste consequenze, insomma l'effettualita' della nostra vita come vita vissuta, non ha proprio senso, perche' e' un "dove" e un "quando" di circostanze materiali favorevoli, non di punti su una mappa o date su un calendario. Quindi, quando ci si interroga sulla collocazione di una vita, compresa la nostra, di vita, bisogna solo chiedersi "a quali condizioni" non dove, e non quando. 
La "collocazione", non e' una vera collocazione, ma un generica potenzialita' della natura, trasversale alla natura stessa. E se le possibilita' sono finite e il tempo infinito, la vita e' infinitamente ritornante, pur non dipendendo (affatto) da un eterno ritorno strettamente eonico, cioe' matematicamente esatto nel suo essere periodico. Ci sono le isole di abitabilita' nel mare del caos, e la vita e' direttamente l'insieme delle isole, a distanza finita e variabile tra di loro, l'arcipelago/costellazione.

Per la gioia dell'individuo, e delle morali dell'unico e dell'effimero, che hanno sostituito il Dio nietzscheanamente morto. Tenendo saldo l'egoismo "animico", cioe' psicosomatico, degli eterni "fedeli" alla ricerca della loro "salvezza". Che non troveranno mai, perche' la concepiscono come una possibilita', (mi devo salvare) invece che come una dura e disantropica necessita' (mi devo salvare, dalla salvezza e nonostante la salvezza. Che e' certa, e che riguarda anche il dolore, l'assurdo e il male). Nessuno, si deve salvare, se non nel senso di abitare dignitosamente l'eternita' della sua propria vita.


#1490
Tematiche Filosofiche / Re: Morte e Verità
10 Gennaio 2024, 11:32:51 AM
Citazione di: Ipazia il 10 Gennaio 2024, 07:47:39 AMNon vedo il sequitur. L'individuo non rimuove la morte ma la certifica e nel suo avere coscienza di ciò amplifica il valore della vita che ha avuto in sorte imparando, se ne ha la consistenza, ad amare e riempire di senso questo fato condiviso.


Beh, io volevo principalmente dire che e' la societa', attuale, a rimuovere la morte e il suo pensiero.

Non ho mai detto che l'individuo rimuove la morte, ho detto che la morte e' usata per fondare il (falso) concetto di individuo, che individualmente lotta per la sua salvezza.

E, mi dispiace, ma la valorizzazione dell'effimero a partire dalla realta' della morte e' perfettamente iscritta in questa fondazione, nichilistica, del (falso) individuo, che io rifiuto in assoluto.

Chi valuta la vita a partire dal nulla larvale e tombale che secondo lui lo attende, non e' piu' furbo di chi la valuta a partire dall'aldila' con gli angioletti e i diavoloni (o dalla reincarnazione in elefante) che sempre secondo lui lo attende, solo piu' disincantato e moderno. Sempre egli vive in un mondo di mezzi, e non riesce a vedere i fini. Lui come tutti gli altri credenti, e anche di piu', di tutti gli altri credenti. Se andiamo verso il nulla della morte, non ci sono fini, tutto e' tecnico, tutto e' mezzo, tutto e' sopportabile in quanto mezzo, in quanto intermedio finito, in contatto con altro e umanamente attraversabile, se non anche edificante.

Ne deriva, e ne e' di fatto derivata, solo decadenza, illusione, crapula, consumismo, dipendenza dalle cose e dagli altri, nel migliore dei casi: eccessivo stoicismo.
Si sopportano le cose peggiori, e soprattutto le ingiustizie, perche' tanto poi tutto passa, perche' tanto la morte e' una felicita' negativa, una liberazione dal dolore, un riposo. Un sonno senza sogni. Perche' la realta' dell'unico, del finito, richiede il sacrificio, limitato e rassicurante, di una sopportazione del male unica, finita. Ma in realta': niente passa, se noi non lo facciamo passare. E non ci sara' nessuna felicita' negativa, nessun riposo. Meglio valutare la vita a partire dalla vita. Non sopportare nella singola giornata quello che non sopporteremmo in eterno.

Chi ha detto, che il grande moloch dell'individuo, che l'atomo che siamo, non possa, finalmente, dividersi, tra vita e morte.

Cosi' come si e' gia' diviso per nascere.


#1491
Tematiche Filosofiche / Re: Morte e Verità
10 Gennaio 2024, 10:39:22 AM
Citazione di: Ipazia il 09 Gennaio 2024, 22:49:07 PMEntia non sunt moltiplicanda praeter necessitatem.


La necessita' qui e' che le leggi di natura sono omogenee ed agenti in un ambiente su larga scala omogeneo, e che il secondo principio della termidinamica ha una valenza puramente probabilistica e statistica. Non esiste a livello fondamentale. Esprime "solo" una proprieta' emergente.

Al di sotto di un certo grado di complessita' e molteplicita', ad esempio un universo in cui esistesse solo una particella elementare e per il resto vuoto, il secondo principio semplicemente non esisterebbe e non varrebbe; e al di sopra (universi infinitamente piu' vasti o durevoli del nostro per come lo conosciemo) esisterebbero piu' o meno sporadiche eccezioni: nel senso che le configurazioni che ad oggi diciamo "sommamente improbabili", le uova che cadono a terra, rimbalzano e si ricompongono, e i morti che, cristianamente o atomisticamente, "resuscitano", diventerebbero, localmente e sporadicamente, probabili.
E' difficile da immagginare, ma la resurrezione o non resurrezione di un morto, la ricomposizione o non ricomposizione di un uovo, e' puramente una questione di numero di volte in cui l'uovo si rompe, o l'uomo muore. A parte il simpatico vizio, (emergente), di farci morire molte piu' volte di quante non ne resuscitiamo, e di farci vedere molte piu' uova che restano rotte rispetto a uova che si ricompongono, "mamma" natura non ha nessuna particolare (altra) preferenza per la morte, rispetto alla vita. La vita e' coscienza, la coscienza e' registrazione e passato, il passato in ogni momento e' sommamente improbabile rispetto al futuro (da cui il futuro di morte verso cui procedono tutti i viventi), ma non e' impossibile. E', e resta, una configurazione tra le altre, una configurazione come un'altra, un numero che alla lotteria puo' uscire.

Noi esseri viventi e umani, per le conoscenze scientifiche che al momento abbiamo, per come e' la nostra percezione sensoriale e strumentale, semplicemente abitiamo, e siamo, sul (vasto) gradino intermedio di tutta una grande scala di molteplicita' e complessita' possibili: sul gradino intermedio in cui il secondo principio vale.

E vale in assoluto, come tutte le altre leggi di natura.

Tutto cio' che espande o, per assurdo, riduce, questa scala di molteplicita' e complessita', indebolisce la valenza assoluta del secondo principio. Una previsione statistica vale entro un massimo e un minimo, e basterebbe che la natura fosse al di sopra o al di sotto, di quel massimo o quel minimo, e "gli enti", cioe' la nostra percezione soggettiva degli enti e di quello che essi sono, si moltiplicherebbe, in assoluto, secondo necessita'.

Il molteplice, non e' l'eterno in senso mistico o metafisico. Il molteplice e' comunque interrotto, dalla morte, e se e' per questo da tante altre cose, e puo' morire. La morte vale, per il molteplice, come limite e come misura. Ma poi, del singolo ente morto, puo' morire anche la morte. E poi, la morte della sua morte, e poi... e' tutto un ciclo, un ritmo, prima o poi, viaggiando nello spazio o nel tempo si ritorna al punto di partenza.
Anche se ci fosse, anche se esistesse, l'infinitamente differenziato o l'infinitamente complesso, implicante la realta' locale ed assoluta dell'unico, noi non lo capiremmo. Dentro l'infinitamente differenziato o l'infinitamente comesso, sia pure attraversandolo e vedendolo come dal finestrino di un treno, noi viventi continueremmo beatamente a fare i viventi, ad agire e percepire secondo i nostri fini. A costruire, e vedere intenzionalmente, presso l'infinitamente complesso e la differenza infinita, le isole di semplicita'. Le stazioni abitabili. Il cui modello e' l'astrazione, la raccolta concettuale dei simili valenti per uguali. La scala, e' fatta di gradini. C'e' il gradino uno, e c'e' il gradino tre. Noi stiamo sul gradino due. E quello e' tutto il nostro mondo. Non possiamo scendere, e non possiamo salire. Siamo sommamente convinti, che esista l'unico, e che esista l'irreversibile. Ma di sospettare, vale sempre la pena. Soprattutto davanti a una statistica.

Per non parlare di multiversi, immortalita' quantistica, cosmologie cicliche, eoniche o periodiche. Ma non ci vuole la scienza, per capire che la necessita', applicata a delle, limitate, possibilita', non prevede configurazioni uniche o irripetibili. Che all'infinito, tutte le (finite) possibilita' si realizzano, e si realizzano infinitamente. 

E' una intuizione che chiunque, puo' avere.


#1492
Tematiche Filosofiche / Re: Morte e Verità
09 Gennaio 2024, 21:32:27 PM
Citazione di: Ipazia il 09 Gennaio 2024, 15:27:52 PMNo life, no party. E neppure verità. Tutti i viventi muoiono è il secondo postulato della verità.  Sotto il manto incontrovertibile di mamma Natura nel segno mai falsificato dell'immanenza biologica, che non offre appiglio alcuno all'immortalità individuale.

Al dubbio di @niko rispondo che una copia sincronica e/o diacronica di me non sono io e non vive la mia vita. Non vi è via d'uscita dall'unità psicosomatica nel regno biologico. Solo nella fantascienza, variamente semanticata.

E come fai a saperlo?

Il problema, e l'oggetto del mio discorso,  e' proprio che una tua eventuale copia non saresti tu, perche' neanche tu, saresti tu.

Dati che arrivano allo stesso centro, in forma di percezioni, e che si diramano in uscita, tutti dallo stesso centro, in forma di azioni e volonta': questo e non altro potrebbe essere la vita. Un cuore, con tante vene, oppure un sole, con tanti raggi. E tante situazioni "somatiche", possono circondare, in senso periferico, la stessa psiche, oppure tante psiche, la stessa identica situazione somatica.

Oppure ci puo' essere una corrispondenza non biunivoca intercorrente tra tra due serie, proprie dei due "termini", psiche, e soma, dello "psicosoma", entrambe indefinitamente diffuse.

E nessun cogito, puo' oltrepassare questi dubbi.

Il mondo potrebbe essere unico proprio perche' esso potrebbe non contenere, altre cose, uniche, oltre se stesso. Il mondo non e' come appare, o quantomeno, non e' come appare localmente. Siamo abituati a pensare alla vita come ad una espansione, di conoscenza, rispetto a un grado minimo di conoscenza possibile, in una gerarchia del tipo: il cane (animale) sa piu' del sasso (inanimato), e l'uomo (animale superiore) sa piu' del cane; ma essa, la vita, rispetto ad una eventuale conoscenza migliore e superiore, potrebbe essere una diminuzione, il frutto inoggettivo di un mero sorgere, di un mero delinearsi, di un orizzonte di ignoranza.

O meglio, ci sarebbe bisogno dell'acutezza visiva di un Dio, o del sorvolo di un'aquila, per distinguere dettagli, che, se eventualmente distinti, renderebbero uniche singole parti del mondo, nel mondo, oltre al mondo; dettagli che nessuno distingue. Dettagli che a volte non sono solo dettagli propri delle cose che singolarmente li esprimono, ma rimandano a una inestricabile complessita'. Ad esempio, se vedessi due copie, di te stessa o di qualsiasi altra cosa, in una visione panoramica, potresti ben dire che una e' qui, l'altra e' li'. O una prima, e l'altra dopo. Stante una osservazione di lunga durata. E lo potresti ben dire sebbene le copie in quanto tali ti appaiano ancora come identiche, e quindi perfette. Ad una certa ristrettezza di campo، visivo e conoscitivo, la vita e' impegnata in sforsi produttivi, e riproduttivi: si sta disseminando (e riproducendo, e mantenendo, ed evolvendo, eccetera) nei limiti della immanenza che tanto ti e' cara. Io "allargo" il campo visivo, faccio il contrario dello zoom di una telecamera, e vedo semplicemente quegli stessi sforzi, che altri vedono solo in fieri, nella loro forma compiuta: la vita non si sta, disseminando; e' gia' disseminata. Nel "campo", quando esso e' abbastanza grande da contenere almeno due copie, dello stesso essere, una qui e una li', nel mondo in soggettiva per come lo vedrebbe Dio, o l'aquila, che hanno il campo visivo ampio. Oltre l'immanenza, c'e' solo la compiutezza, del non senso, dell'immanenza stessa, che distrugge finanche le verita' e le finalita' istintuali e di specie, laddove le verita' e le finalita' egoiche e culturali, anche assumendo un punto di vista piu' limitato, gia' si distruggono da sole.

La natura si vive da sola, e il nostro apporto egoico a questo autoviversi della natura e' illusorio, soprattutto nel senso di individualmente, illusorio. Da cui il contrasto, tra vita e natura, e la necessita' di illudersi.

C'e' solo necessita', solo il primo principio, solo possibilita' energeticamente inesauribili, ma combinatoriamente  limitate. La morte, in quanto limite, in quanto misura, dovrebbe essere eticamente "usata", per vivere con serieta', e profondita', e coraggio, la vita. Non sorprende che ad oggi sia "rimossa", o meglio, abusata, per fondare il concetto di individuo. Solo davanti alla morte. E quindi solo davanti alla vita. In attesa di incontrare Dio. O il nulla. O la salvezza intesa come possibilita'. Tutte cose che all'atto pratico e a mio personale giudizio non si incontrano mai, perche' non ci sono. Cosi' come l'individuo.



#1493
Tematiche Filosofiche / Re: Morte e Verità
09 Gennaio 2024, 13:34:36 PM
Io non ho dubbi sulla verita' della vita in se', e quindi neanche su quella della morte.

Ho dubbi sull'unita' intrinseca del mio psicosoma, ovvero, in due punti:

1) penso che la mia mente potrebbe "comandare", e muovere, un numero indefinito di "miei" corpi (corpi tutti uguali, tutti con dintorni uguali e tutti disseminati indefinitamente nello spazio e nel tempo) e io non me ne accorgerei, stante che quei corpi e i loro dintorni sarebbero tutti uguali, o tutti abbastanza simili da essere sensorialmente da me scambiati per uguali. Essendo un corpo vivente il risultato di una interazione con un ambiente (specificamente nel senso di una registrazione in cui e' coinvolta la coscienza) una volta posta e accettata l'identita' o la simitudine di una serie di corpi, l'identita' o la similitudine di una serie di mondi, abitati da quei corpi, semplicemente ne consegue, e viceversa. La vita, e dunque la coscienza, sa quello che le succede intorno entro una certa distanza spaziale o temporale, ma non sa con certezza, e riguardo a se stessa come fenomeno complessivo, di essere una vita unica, (spazialmente) collocata e (temporalmente) epocale, semplicemente, ai fini della sua stessa sopravvivenza, presume, di esserlo.

Ma la mia vita, dico, e con essa la mia coscienza, potrebbe benissimo essere una potenzialita' diffusa "trasversalmente" nella natura, e attivantesi nei dintorni spaziali o temporali di un certo numero indefinito di centri/corpo. E dunque non avere niente di unico, e conformarsi in ultima analisi alla struttura profonda di un universo a combinazioni finite e ripetute, infinitamente animato dallo stesso quanto di energia e/o infinitamente esteso, che nessun evento unico, di nessun tipo, contiene.

2) penso che a diversi e piu' di uno stati del mio corpo, assolutamente tra di loro distinti, potrebbe corrispondere uno e un solo stato della mia mente, e di nuovo, come nel punto precedente, non me ne accorgerei. Portato all'estremo, questo e' il problema, di implicazioni fantascientifiche, dell'universo simulato o del cervello in vasca. A un livello molto piu' terra terra, la mente non e' l'idea del corpo, o insomma, non e' l'idea adeguata del corpo (Spinoza in questo sbagliava, o meglio: indicava un ideale di difficile realizzazione), e non lo e' perche', e finquando, ci sono microtrasformazioni e microvariazioni del nostro corpo che sfuggono alla nostra mente.

Insomma, il succo di questi due punti e' che l'inganno del genio maligno di Cartesio, potrebbe non riguardare l'oggetto in se', della nostra percezione, ma l'unicita' numerica e fenomenica (la non disseminazione in un contesto piu' vasto), di tale oggetto, e anche di tale percezione stessa.

Non sappiamo se siamo unici, o se un orizzonte di ignoranza e conoscenza limitata ci rende, e ci fa auto-apparire, a noi stessi, unici. Oltre, tale orizzonte, potreppero esserci le nostre viventi "copie", le nostre etimologiche abbondanze.

Il problema e' che se cosi' fosse, la morte non solo non potrebbe distruggere le nostre vite, ma non potrebbe nemmeno minimamente modificarle. Quasi tutti quelli che non pensano che la morte verra' ad annullarli, ad esempio i credenti delle moderne religioni o i credenti nella reincarnazione, pensano (invece) che la morte verra' a cambiarli, in qualche modo. Paradiso, inferno, eccetera. Al di la', e piu' vasta e "capiente" della speranza di cambiare in meglio, nell'attimo della morte di un uomo, c'e' sempre la mera speranza di cambiare. Che riguarda pure gli atei senza ultraterrene speranze, che possono immagginare il trapasso come una "variazione", sia pure assoluta, dall'essere al nulla della loro coscienza del mondo. Un trapasso che e' pace, toglimento del dolore, la cui unica conseguenza retroattiva, e quindi il cui unico prezzo, e', o almeno, dovrebbe essere, la valorizzazione dell'effimero in quanto tale, il godersi la vita finche' si puo'. Eternizzandosi al limite solo nella storia, poetico/tribale, della comunita' umana di appartenenza, o solo nella plasmazione causale, sia pure dimenticata dai posteri, di un futuro glorioso indefinito,
o solo nella genetica, tanto per dire le tre speranze tra virgolette "ultraterrene", di rimedio al non senso della morte, tipiche anche degli atei occidentali.

Se invece assumiamo l'eterno ritorno di ogni vita, ne consegue che la morte non verra' a cancellarci, e questo puo' sembrare bello, ma nemmeno a cambiarci, non verra' in nessun senso a fare di noi qualcosa di diverso da quello che gia' siamo, dolore e orrore intrinseco alla vita compreso. E questo dovrebbe sembrare terribile, soprattutto se non ci accettiamo completamente per come gia' siamo. Siamo consegnati a noi stessi, al caso e agli altri viventi per quanto riguarda ogni variazione, ogni attraversamento di stato e movimento della nostra vita. Nel senso che la morte, in tutta questa danza, non e', e non sara', un ulteriore variazione, un ulteriore movimento. Ma il sigillo dell'eternita' ricadente sulla danza stessa. La misura e il limite di quello che siamo. Non esistono anestesie, non esistono trapassi indolori, non esistono valorizzazioni retroattive dell'effimero ai fini di un futuro immagginario e immagginato di qualche tipo, che sia esso un futuro di giudizio ultraterreno, o uno di annientamento e oblio non importa. E' la vita, a farci divenire, non la morte. Tutto il dolore, connesso al divenire, tutto il dolore di ogni perdita, e' destinato ad essere provato.


#1494
Tematiche Filosofiche / Re: Autorità e Verità
05 Gennaio 2024, 21:48:16 PM
Citazione di: daniele22 il 05 Gennaio 2024, 17:58:05 PM
Ciao niko, sono spessissimo d'accordo con il tuo senso etico, ma non sono proprio in accordo con questo stralcio di pensiero. Non so cosa tu intenda con felicità, io userei benessere.
Non sono d'accordo perché sostengo invece che un progresso intimo e personale può senz'altro portare ad un progresso scientifico, anzi, lo fa. L'oltre uomo, cosa che ritengo più che possibile e auspicabile, sarebbe fondato su di una conoscenza, su di una consapevolezza che deve essere conquistata dall'uomo così come si è conquistata qualsiasi altra conoscenza. Non al di là del bene e del male quindi, ma al di là del vero e del falso, croce e delizia della nostra storia: umana, ormai troppo poco umana. Non sembra poi così difficile ... I caki sembrano fatti  ... niko, la scienza c'entra col benessere ed è auspicabile pure, ma il benessere può attuarsi anche senza una scienza specializzata ... L'ha detto pure Ipazia



Ciao ho capito piu' o meno  cosa intendi tu, in senso ampio e filosofico...

ma io nel punto che hai citato volevo dire una cosa un po' piu' semplice, in un senso molto terra terra e letterale: non ogni progresso umano verso la felicita'/benessere e' un progresso "per le scienze esatte", o comunque per le scienze non umanistiche tipo la medicina; e questo e' abbastanza innegabile: perche' non ogni, anche bella e importante, esperienza umana e' generalizzabile in un contesto ripetibile e controllato, o e' fonte di sapere scientifico. Perche' la scienza segue ormai tutto un suo metodo molto specializzato e formalizzato, appunto il metodo scientifico, in cui alcune esperienze umane possibili vi possono rientrare, altre (molte altre) no.

Spero adesso di essere stato chiaro...

#1495
Tematiche Filosofiche / Re: Autorità e Verità
05 Gennaio 2024, 11:06:52 AM
Io penso che il rapporto gerarchico tra verita' scientifica e verita' popolare/pratica, con la scienza in posizione dominante, sia inevitabile, perche' la verita' scientifica puo' (davvero) risolvere gli umani problemi pratici diventando tecnologia (al di la' delle possibili aberrazioni, la fiducia nella scienza e' assolutamente ben fondata, presso l'umana, esperienza); mentre non simmetricamente e non altrettanto, tutte le prassi e tutte le verita' pratiche e sociali umane, per quanto le possiamo dividere in buone o cattive, o indifferenti, in base ai loro risultati, fanno progredire la scienza (scienza intesa come un tipo molto particolare e ben strutturato di conoscenza, richiedente un certo metodo, una certa elite di studiosi che devono studiare per anni prima di capirci anche solo un barlume, della loro materia, una certa tecnologia volta solo alla sperimentazione e alla produzione di altre nozioni scientifiche, denaro, investimenti eccetera).

Ogni progresso nella scienza e' un potenziale progresso verso la felicita', mentre non ogni progresso, (intimo, mistico, sociale o personale) verso la felicita', e' anche un potenziale progresso per la scienza.

Io posso essere stato molto felice con il mio primo amore, ma questo non ha oggettivamente fatto progredire la scienza.

La societa' e la cultura dei boscimani puo' essere mediamente molto produttiva di individui felici, o quantoneno, piu' felici di noi alienati che stiamo nelle metropoli, ma non fa progredire la scienza.

Menre la scienza si occupa di cosette come curare le malattie, sconfiggere la morte, simulare mondi piacevoli laddove il mondo e' spiacevole, magari viaggiare nel tempo. O meglio le sue ricadute tecnologiche, servono a queste cose. Quindi io sono convinto che ogni progresso nella scienza, anche scoprire di piu' sulla composizione molecolare di un fungo che cresce solo in australia e di cui apparentemente non importa nulla a nessuno tranne che al povero scienziato che passa dieci anni a studiarlo, sarebbe un potenziale progresso verso la felicita', per il nesso inscindibile tra scienza e tecnologia di cui ho detto; naturalmente questo sarebbe vero in teoria e in una societa' liberata che sappia ben gestire i frutti e le benedizioni della scienza, se non ci fosse una elite capitalistica che distribuisce i prodotti della tecnologia iniquamente e ne distorce gli scopi a fini bellici e di controllo sociale (tecnologia per distrggere la felicita', e non per crearla).

La verita' scientifica non puo' esserci indifferente, non puo' essere slegata dalla prassi, perche' ci parla di come vivere di piu' e avendo piu' potere. Del fungo australiano e di quanti geni ha, il cittadino medio uno se ne puo' infischiare solo fintanto che non serve a curare una malattia che ha lui o uno dei suoi cari.

E' il desiderio umano stesso, che lega, per sempre, la scienza alla societa' e alla prassi.

La scienza fa progredire l'uomo in assoluto, la "verita' pratica" o la "verita' del popolo" valutata all'unico fine in cui ha senso valutarla, cioe' al fine della felicita' e della sua natura di "sapere utile" da mia personale esperienza di vita e' (solo) una montagna di spazzatura con pochissime, e rare, e non sistematicamente organizzate, eccezioni.

Ma per me, il vero progresso dell'uomo e' andare oltre, l'uomo, guidare proggettualmente la naturale evoluzione, cambiare la forma di vita. Io sono transumanista, per me e' giusto modificare e integrare macchinalmente l'uomo laddove si pensa che le modifiche apportate siano positive. Se la forma organica umana fa da ostacolo al desiderio, e' la forma organica umana che deve farsi da parte, non il desiderio. Se qualcosa di piu' intelligente di noi prodotto da noi ci fara' perdere potere decisionale in cambio di un guadagno in benessere e felicita', meglio lasciar fare alle macchine e  scegliere il guadagno in benessere e felicita'. Questo pero' necessita' di una societa' liberara in cui non ci sia una classe dominante che finalizza la tecnologia alla guerra e al dominio. In mancanza di questi scopi nefasti da parte di umani nefasti, di cui la scienza e la tecnologia in se' sono di fatto incolpevoli, sara' naturale, finalizzarle alla felicita' dei piu'. Anche attraverso una gelida, e macchinica etica pura della responsabilita' (il cui unico comandamento sarebbe appunto, perseguire sempre la maggior felicita' del maggior numero di persone, cercando di prevedere il piu' avanti possibile, nel tempo) che a noi esseri umani attuali, che siamo abituati ad una etica in gran parte (ancora) umanistica, e irrazionale, e delle intenzioni, potrebbe apparire "nazista" o disumana. Le macchine non hanno, intenzioni. Per questo, c'e' da sperare che facciano meglio, di quanto finora ha fatto l'uomo.

L'uomo deve essere, anche macchinalmente e geneticamente, migliore, per risolvere i problemi esistenziali e fonte di sofferenza, che finora non ha risolto. Sono i problemi stessi, che testimoniano la necessita' di superare l'uomo.

#1496
Citazione di: Ipazia il 04 Gennaio 2024, 08:29:18 AML'oceano ebreo è il mondo ed in particolare l'occidente ed in particolare gli USA, dove hanno la loro roccaforte politico-finanziaria. Consiglierei loro di ritornarvi prima che una sciagura più definitiva di Tito e Hitler li estingua per sempre. Vadano loro in Congo, alla peggio!

Israele è un corpo estraneo in un mondo che ne ha le scatole piene della supremazia giudaico-occidentale.

Supremazia odiosa che è riuscita perfino a rianimare un fossile storico vivente come l'Islam.

Forse prima dell'invasione sionista i palestinesi non esistevano. Dopo 75 anni di angherie e 4 generazioni di campi profughi esistono e non sarà facile liberare la Palestina dalla loro bellicosa presenza. Sono gli invasori che devono andarsene. O cambiare, ma la vedo difficile.


Ipazia, per quanto io sia filopalestinese, sono anche realista, e uno stato con settanta o piu' bombe atomiche, come e' attualmente Israele, non puo' piu' in nessun modo, neanche con una probabilita' dell'uno per mille, essere tolto di mezzo da una guerra di invasione "tradizionale", ad opera dei suoi, sia pur giustamente incazzati ed esasperati, vicini.

Se parliamo di scenari realistici.

Tu paragoni sempre israele alla germania nazista, e in un certo senso hai ragione, ma e' molto piu' facile invedere con una guerra tradizionale la germania nazista, piuttosto che uno stato dove ci stanno 70, minimo, bombe atomiche e sistemi di lancio adeguati per esse.
Chi mai, dei nemici tradizionali di Israele, si prenderebbe questo rischio? L'Iran che non riesce a impedire che gli nascondano una bomba tradizionale in un cimitero il giorno in cui tutti sanno che sara' affollato? L'Egitto che attualmente non vuole manco per niente i profughi straccioni (palestinesi fratelli arabi...) e pianta un casino che neanche il Salvini dei tempi d'oro?

Mi sembra assolutamente impossibile che Israele sara' in un futuro prossimo spazzato via da una guerra tradizionale.

Non sono possibili nemmeno guerre locali tra potenze nucleari minori, scenari del tipo l'Iran impazzisce e prova davvero a invadere Israele facendo un bombardamento nucleare preventivo coi pochi ordigni e vettori che possiede, ammesso che di straforo ne possieda qualcuno, in risposta o in anticipazione all'inevitabile bombardamento nucleare anche ad opera di Israele stesso.
Nel senso che, alla prima guerra locale di questo tipo, sarebbe rotto il tabu' nucleare, e in breve tempo scenderebbero in guerra anche le potenze maggiori (israele, si tirerebbe appresso gli stati uniti, l'iran, si tirerebbe appresso la russia) e il mondo per come lo conosciamo finirebbe.

La probabilita' che uno stato arabo notoriamente non nuceare provi a invadere israele, per finire, e' la stessa che uno con una pistola ad acqua provochi seriamente e sfidi a duello uno con una pistola vera.

Quindi visto che israele non sara' mai, tolto di mezzo da una guerra, l'unica cosa che si puo' sperare e' che sia tolto di mezzo da una rivolta della sua stessa popolazione contro il suo stesso governo.

Che sarebbe anche la cosa piu' umanamente giusta, e auspicabile.

Altre possibili "rese dei conti" definitive all'orizzonte contro Israele, che pure detesto, a livello di possibili interazioni tra umani, io non ne vedo.


#1497
Citazione di: Koba II il 03 Gennaio 2024, 08:21:01 AMMa noi non abbiamo mai a che fare con un nocciolo oggettivo della realtà. Ciò che sperimentiamo è già dall'inizio inserito in un contesto teorico specifico, in uno specifico modello esplicativo di ciò che ci circonda.
La scienza moderna funziona, ma non dice cos'è la realtà, perché le sue ipotesi prendono forma già all'interno di una certa teoria del mondo.
La teoria ha un vantaggio, diciamo così, sull'esperienza. La precede e ne costituisce le condizioni di possibilità.
Da questo punto di vista si può dire che i primi cristiani hanno fatto un'esperienza di salvezza e di radicale cambiamento, e che hanno poi interpretato tale esperienza attraverso la propria visione del mondo. Da qui i diversi punti di vista delle correnti neotestamentarie (essenzialmente tre, come si sa).

Ma l'interrogativo religioso più importante, e di cui non ho risposte, è, secondo me, il seguente: come possono esserci ancora delle conversioni cristiane? Il Nuovo Testamento può essere la sorgente di queste nuove e inaspettate conversioni, essendo il racconto di cose che appartengono a un mondo infinitamente lontano dal nostro (i miracoli, il sacrificio come evento salvifico, etc.)? È soltanto la disperazione umana, presente in ogni tempo, ad alimentare queste conversioni?


Naturalmente, esiste la priorita' della realta' sulla teoria, ma solo per chi la vuole vedere.

Si danno infinite interpretazioni, ma nessuna creazione dal nulla, nessuna invenzione in buona fede e senza autoinganni, della realta', perche' il nocciolo materiale/casuale, della condizione umana, e' ineludibile.

Io posso vedere la luna nella luna, tu ci puoi vedere un pezzo di formaggio, un altro una gemma lucente attaccata a una aristotelica calotta, ma la luce biancastra nel cielo e' ineludibile.

Eludere il caso e la necessita' per trasformarle in divina, e amorevole, volonta', e' un po' il problema del cristianesimo.

Ma poi, siamo sicuri, che la salvezza sia desiderabile?

E se la salvezza fosse solo il nostro destino necessitato, corporeamente incarnato e inconsciamente gia' pienamente accettato da rendere (faticosamente) anche all'ego e alla coscienza desiderabile, l'eterno ritorno?

Se fossimo previsti come possibita' atopica e ripetibile dalla ricombinazione delle piu' piccole parti e dalle leggi naturali, cercheremmo (ancora) di essere salvi?

O cercheremmo invece di essere salvi nonostante la salvezza, di non farci pesare troppo sulle spalle l'eternita' ineffabile, e non definitivamente distaccata come figura dallo sfondo, della nostra vita?

La prossima volta che qualcuno vi vende la salvezza come promessa e come obbiettivo, fate un favore a voi stessi: pensate che ce l'avete gia'.

#1498
Citazione di: anthonyi il 03 Gennaio 2024, 12:59:25 PMVa bene niko, questa é la tua tesi: chi si arricchisce lo fa rubando ad altri perché la ricchezza non può essere creata.
Peccato che sia falsa, la ricchezza può essere creata, la ricchezza viene sempre creata perché anche le risorse che sono in natura non valgono nulla se non sono gestite in maniera organizzata.
Non solo, il concetto di rubare riguarda una ricchezza già esistente, una ricchezza che é stata creata da qualcun altro, e io sono daccordissimo sul fatto che la ricchezza spetti a coloro che la creano.
Il lavoro crea ricchezza, l'organizzazione imprenditoriale crea ricchezza, a entrambe queste categorie spetta la ricchezza creata in proporzione al contributo dato alla produzione della ricchezza come ben rappresentato dalla teori a economica.


Resterebbe da spiegare come mai la stragrandeaggioranza dei grandi banchieri e finanzieri, non producano nulla, non contribuiscano a produrre nulla, non abbiano nel loro cervello competenze individuali utili a produrre nulla che non siano sostituibili da quelle di una macchina o di un comune lavoratore, eppero' hanno una ricchezza individuale (corrispondente per lo piu' al possesso di bit informatici e carta straccia) superiore al pil di uno stato, e yacht privati dotati di piste di atterraggio e unita' navali distaccabili in tutto e per tutto simili a portaerei.

Deve essere la mano dello spirito santo.

#1499
Citazione di: anthonyi il 03 Gennaio 2024, 11:19:46 AMNessun boomerang, niko. Io sono in parte d'accordo con le tesi di weber, nel senso che quel portato di aggressività frutto della liberazione operata dall'etica protestante favorisce anche la rivoluzione industriale.
Non condivido invece il fatto che weber adotti un concetto formalmente problematico come quello di capitalismo, ne che esso possa definire un ideologia sociale.
Il desiderio umano di avere di più é perfettamente naturale, c'era anche nei tempi più antichi, con la rivoluzione industriale semplicemente evolve la tecnologia e tende a mutare più velocemente per cui le funzioni imprenditoriali vengono valorizzate ulteriormente anche nel senso del peso politico, per questo la classe borghese assume peso crescente nei confronti degli altri poteri tradizionali, lo stesso era successo nella Firenze medioevale dove lo sviluppo economico modifica l'equilibrio di potere tra nobilta e poteri economici. Insomma, nulla di nuovo sotto il sole.


Invece con il capitalismo, il desiderio millenario umano di "avere di piu' ", si eticizza nichilisticamente, in quanto si comincia a pensare che la ricchezza economica, proprio come la cosmogonia stessa cristiana, si possa produrre ex nihilo, dal nulla.

Il paradigma antico e':

* Non si crea ricchezza dal nulla

* tutto si sposta e si trasforma, compresa la ricchezza

*dunque io posso soddisfare la mia brama di ricchezza solo togliendo (saccheggiando) ad altri.

Il saccheggio, la sottrazione di ricchezza in un gioco a somma zero, data una quota di ricchezza fissa e predeterminata, e' naturalmente sempre possibile, ma, proprio per il suo essere atto violento esplicito, volonta' di potenza dell'uno contro l'altro manifesta, non puo' diventare centro del mondo, ideologia.

Il paradigma capitalista e':

* si crea, ricchezza dal nulla (nichilismo degli schiavi salariati, e dei piccoli borghesi operanti sul loro stesso piccolo capitale, ridotti all'essere considerati un "nulla", cioe' mera parte del capitale, nella dinamica del capitale, supposto autocreantesi)

* dunque io posso arricchirmi senza rubare, senza togliere all'altro. La ricchezza dell'uno, qui, e questa e' la vera, ideologica novita', non e' piu' ostacolo, impedimento oggettivo, ma esempio virtuoso, leadership carismatica da adorare e seguire, ai fini della ricchezza dell'altro.
Se in generale, come possibita' immagginaria sociale, si puo' creare ricchezza dal nulla, chi non lo fa e per qualche strano motivo non crea ricchezza dal nulla non e' una vittima, ma un perdente e un'idiota. Un maledetto da Dio. La ricchezza producentesi dal nulla, a differenza di quella saccheggiata, e' un'ottima candidata a diventare centro del mondo, ideologia.

Marx corregge il nichilismo insito nell'idea del poter creare ricchezza dal nulla.

Il profitto e' saccheggio, del prodotto del lavoro. Avevano semplicemente ragione gli antichi, e sono i moderni, a dover uscire dall'abbaglio: non si crea, ricchezza dal nulla. Se il profitto e' il saccheggio del lavoro, si torna, al paradigma del gioco a somma zero, e della verita' della fisiologica serie delle trasformazioni, e dei meri trasferimenti, emergente sulla presunta verita', delle presunte creazioni.

Il desiderio di avere di piu', da un opaco e seminale grumo di nulla, nasconde sempre il desiderio di avere di piu', dell'uno dall'altro, uomo. Di certi e strutturati uni, da certi e strutturati altri. Il capitalismo e' una ideologia, perche' e' questo, nascondimento. Finche' esisteranno le classi, sociali, ci si potra' arricchire solo rubando. Rubando socialmente all'uomo, e, ecologicamente rubando alla terra.


#1500
Citazione di: anthonyi il 02 Gennaio 2024, 21:38:51 PMSicuramente, ma riflettiamo anche sulla ragione per la quale teologia e potere vanno a braccetto.
Un uomo sotto il dominio della teologia é migliore o peggiore di un uomo liberato da tale dominio?
Io avevo presentato il caso della Germania, paese parzialmente liberato dal dominio teologico per la riforma luterana, che mette in discussione il valore sacrale di alcuni riti.
Lo stesso paese dopo questo é segnato da molteplici conflitti, non solo a motivazione religiosa, chiaro segno che la propensione alla violenza in quel mondo era aumentata.
Dopo qualche secolo lo stesso paese partorisce due ideologie, marxismo e nazismo, che entrambe si pongono in conflitto con la fede cristiana, ed entrambe sono causa di livelli di violenza che non hanno paragoni nella storia.


Attento al boomerang del tuo ragionamento: l'etica protestante, stando a Weber avrebbe prodotto anche lo spirito del capitalismo, cioe' una terza ideologia, fanatica, custodita da riconoscibili burocrati e apparati, e completamente sganciata dal mondo e dalla realta': piu' violenta, elitaria, spersonalizzante e totalitaria ancora, di comunismo e nazismo...

Quell'ideologia in cui, se hai i soldi, bene, senno', puoi andare a farti "benedire..."

Difesa da sgherri, notai e sacerdoti...

Sara' forse questo, il terzo frutto avelenato del monaco diabolico?

Cresciuto piu' in alto degli altri due, e ad essi lungamente sopravvissuto?

A parte il quarto mostruoso concetto diabolico dal solito monaco pervertito proposto, ovvero che:

* le tasse di base si pagano, 

* e quindi se vengono malversate o distorte, (tipo se con i soldi raccolti per costruire la cupola di San Pietro, si possono costruire trenta, cupole di San pietro) la cosa per la comunita' dei paganti e' un problema.

Il che e' da considerarsi diabolico solo in Italia, perche', per la borghesia italiana, e' proprio sbagliata la premessa, e prassi comune la conclusione.