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Messaggi - Sariputra

#1486
@ Apeiron
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Ora esistono queste tre cose: la fede, la speranza e la carità;
ma la più grande di esse è la carità.
(San Paolo)

Se siamo razionali prendiamo la cosa più grande, superiore e non la minore, o inferiore. Partendo dalla comprensione della cosa più grande ( l'agape) vado a rileggermi eventualmente i testi sacri, ma partendo da questa prospettiva e non da una che presuppone una cosa più piccola.
Il ragionamento fila?... ;D
Così trovo una pietra stabile che mi permette di valutare ciò che è essenziale in un insegnamento e ciò che si potrebbe definire inessenziale.
Yeoshwa si esprime chiaramente, ponendo al primo posto questa "verità" di grado superiore, se così si può dire. E' l'agape la chiave della "salvezza" dalla morte. Ossia: se si ama veramente , anche in presenza di poca, dubbiosa o nulla fede, ci si salva. Viceversa la fede senza l'agape non salva come viene detto nei passi che hai giustamente citato.
Questo criterio di trovare , in un testo "sacro", come nei sutra o altri, la "cosa più grande" io cerco di applicarlo più che posso, per trovare la radice dell'albero e non perdermi nella contemplazione dell'innumerevole fogliame..."Ecco, io vi do un comandamento nuovo, che vi amiate l'un l'altro come Io vi ho amati, da questo tutti conosceranno che siete miei discepoli" (Giovanni 13)
I dogmi stabiliti nel corso del tempo dalle istituzioni ecclesistiche  non possono superare "la cosa più grande" e perciò possono essere valutati al massimo come "aiuti" per comprendere ( anche se obiettivamente a volte confondono e fanno dubitare più che aiutare :-\ ). Nella visione cristiana una vita vissuta nell'agape è già una vita di fede, una vita ricolma di Grazia perché , se la natura di Dio è amore/dono chi fa della propria vita un atto di amore/dono è già, qui e ora, in Dio stesso ( Padre Turoldo dirà che è Dio stesso che ama se stesso in noi facendoci come Lui). Si stabilisce una continuità d'amore/dono tra creatore e creato, tra abile vasaio e umile argilla.
La domanda che possiamo porci è: "Credo di poter essere , vivere amore dono? O viceversa non credo/ dispero di poter diventare amore?" E come scoprirlo se non provando ad essere quest'amore/dono? Ecco perchè si parla del cristianesimo come di una religione dell'esperienza.
#1487
Attualità / Re:Son contento...ma mi dispiace!!!
05 Dicembre 2016, 14:51:15 PM
Citazione di: Fharenight il 05 Dicembre 2016, 14:06:41 PM
Citazione di: Eutidemo il 05 Dicembre 2016, 11:35:55 AM
Citazione di: Sariputra il 05 Dicembre 2016, 09:34:14 AML'errore politico grossolano di Renzi ( simile a quello fatto da David Cameron in GB ) è stato quello di personalizzare il referendum e trasformarlo in un plebiscito pro o contro la sua persona. Un autentico azzardo politico, con il risultato che vediamo. Infatti son d'accordo con te che solo una minima parte degli elettori si è presa la briga di studiarsi la proposta di riforma costituzionale. Proprio ieri mi trovavo ad un pranzo che si è trasformato, tra una portata e l'altra, in un violento e acceso dibattito tra quelli che votavano sì perchè Renzi restasse al timone e quelli che votavano no per mandarlo a casa. Timidamente ho provato a chiedere che cosa ne pensassero sul merito del quesito referendario...la risposta è stata, più o meno: -Ma a chi interessa? Qua si vota per mandare a casa Renzi!... A mezzanotte e mezza , mi arrivavano messaggi da parenti e amici con "Renzi si è dimesso finalmente!"e "Ce ne siamo liberati!". E' assolutamente evidente che si è trasformato in un referendum politico sulla persona ( che comunque si è presa un 40% dell'elettorato, non dimentichiamolo e questo può avere un peso in vista di elezioni politiche "vere"). Però questa personalizzazione l'ha voluta l'ex premier stesso con incredibile leggerezza. Chi è causa del suo mal... P.S. Consiglio ai frequentatori del forum che per caso fossero in possesso di obbligazioni subordinate di MPS di tentare di venderle, se possible, anche rimettendoci, perché temo che si andrà veramente verso il bail-in, in quanto il fondo che doveva servire per ricapitalizzare, e che aveva Renzi come garante, sembra si sia tirato indietro questa notte stessa...spero solo non ci siano tanti piccoli risparmiatori nel mucchio. :'(
Sono d'accordo su entrambe le tue considerazioni; anche se, riguardo al P.S., non ho una competenza sufficiente per emettere un giudizio veramente valido.
Personalmente non credo che gli italiani abbiano votato NO solo per antipatia verso Renzi & C., il voto contro questo governo era semplicemente consequenziale. La riforma costituzionale era in effetti una VACCATA. Sariputra, non ce ne importa un emerito nulla delle obbligazioni MPS, non siamo tutti benestanti radical chic. Il salvatore delle Banche se n'è andato, spero non ne mettano un altro. Si dimettetà anche la Boschi?

A parte la solita retorica da quattro soldi ( magari fossi un benestante...ma forse anche no ;D ). di cui faccio volentieri a meno, quando un governo si dimette si dimettono tutti i ministri che lo compongono. Magari a te non importa un "emerito nulla" dei bond MPS, ma forse a qualche poveraccio di pensionato a cui sono stati venduti sì. Il mio P:S. era indirizzato a questi. Se tu sei "superiore" a certe bassezze , buon per te...ma ci sono state persone che si sono impiccate a causa di questo "emerito nulla"...e ti informo che, allo stato attuale, nessuna banca è ancora stata salvata ... gli stessi "Tremonti bonds"  che servivano a ricapitalizzare MPS sono già stati ripagati, con gli interessi.
Io non sarei sicuro sicuro che se ne stiano andando i "protettori delle banche".Contrariamente a tutte le previsioni Wall Street ha aggiornato i massimi dopo l'elezione di Trumpusconi e vedo adesso che il povero Euro si sta rafforzando di brutto sul dollaro stesso, dopo l'esito del referendum, anche questo al di là di tutti i catastrofismi della vigilia ( già scontati). Il potere finanziario vero ha un'incredibile capacità di adattarsi , digerire e poi...ingrassarsi nuovamente!... L'economia e la finanza sono bestie strane!  :(
#1488
Attualità / Re:Son contento...ma mi dispiace!!!
05 Dicembre 2016, 09:34:14 AM
Citazione di: Eutidemo il 05 Dicembre 2016, 09:18:43 AMSono contento del risultato elettorale, ma mi dispiace che la maggior parte della gente abbia votato SI' o NO come se si trattasse di una elezione, pro o contro qualcuno; snaturando, così, la vera "sostanza" del REFERENDUM. Preferisco: - uno che abbia votato SI', dopo aver letto e studiato la riforma, avendola trovata razionalmente più confacente agli scopi prefissi di miglioramento istituzionale; ;) - piuttosto di uno che abbia votato NO bovinamente, solo per antipatia verso qualcuno :-\ . Non condivido tecnicamente, nè approvo ermeneuticamente, il giudizio del primo, ma lo rispetto; invece depreco, biasimo, deploro, e condanno recisamente l'atteggiamento pregiudiziale e miope del secondo. Sono anche d'accordo che "il non veder toccata la Costituzione" non sia un bene in ASSOLUTO; ma lo è sicuramente in senso RELATIVO...nel caso di specie. Ed infatti, la riforma che è stata bocciata, era, consentitemi l'espressione, una una vera VACCATA, che avrebbe creato un notevolissimo peggioramento del nostro ordinamento istituzionale; ed infatti si trattava di un congegno legislativo scritto da incompenti, che, se avesse avuto l'avallo referendario, avrebbe definitivamente ROVINATO E GUASTATO il nostro assetto costituzionale, comportando gravissimi danni per molti anni a venire. :( A questo punto, a meno di non avere "la vista più corta di una spanna", è comunque preferibile un contingente e temporaneo danno politico ed economico conseguente alla vincita del NO (ammesso che effettivamente ci sia), piuttosto che un guasto e un deterioramento permanente della Carta Fondamentale, che regola la vita dell'intero Paese (che sicuramente ci sarebbe stato). Meglio essere presbiti, piuttosto che miopi! ;) In ogni caso la Costituzione è una cosa che va condivisa; spero che qualcuno rifletta sul fatto che la Costituzione si riforma tutti quanti insieme...OPPURE NON SI RIFORMA AFFATTO!!! Forse mi sbaglio, ma io la vedo così! ;)

L'errore politico grossolano di Renzi ( simile a quello fatto da David Cameron in GB ) è stato quello di personalizzare il referendum e trasformarlo in un plebiscito pro o contro la sua persona. Un autentico azzardo politico, con il risultato che vediamo. Infatti son d'accordo con te che solo una minima parte degli elettori si è presa la briga di studiarsi la proposta di riforma costituzionale. Proprio ieri mi trovavo ad un pranzo  che si è trasformato, tra una portata e l'altra, in un violento e acceso dibattito tra quelli che votavano sì perchè Renzi restasse al timone e quelli che votavano no per mandarlo a casa.  Timidamente ho provato a chiedere che cosa ne pensassero sul merito del quesito referendario...la risposta è stata, più o meno: -Ma a chi interessa? Qua si vota per mandare a casa Renzi!...
A mezzanotte e mezza , mi arrivavano messaggi da parenti e amici con "Renzi si è dimesso finalmente!"e "Ce ne siamo liberati!". E' assolutamente evidente che si è trasformato in un referendum politico sulla persona ( che comunque si è presa un 40% dell'elettorato, non dimentichiamolo e questo può avere un peso in vista di elezioni politiche "vere"). Però questa personalizzazione l'ha voluta l'ex premier stesso con incredibile leggerezza. Chi è causa del suo mal...

P.S. Consiglio ai frequentatori del forum che per caso fossero in possesso di obbligazioni subordinate di MPS di tentare di venderle, se possible, anche rimettendoci, perché temo che si andrà veramente verso il bail-in, in quanto il fondo che doveva servire per ricapitalizzare, e che aveva Renzi come garante, sembra si sia tirato indietro questa notte stessa...spero solo non ci siano tanti piccoli risparmiatori nel mucchio. :'(
#1489
Citazione di: Apeiron il 04 Dicembre 2016, 23:53:17 PM
Citazione di: Sariputra il 04 Dicembre 2016, 22:47:19 PMIl dubbio fa parte della condizione umana . Yeoshwa stesso dubita, come dubita Gotama Shakyamuni che il suo Dharma possa essser insegnato e compreso. Più terra terra, anche ognuno di noi dubita che la persona amata ci ami veramente...il dubbio a volte purifica la mente, altre volte la getta nella più totale confusione ed incertezza. Il dubbio ci ferma su questa sponda, ci fa dubitare che serva a qualcosa traghettare il fiume, dubita che ci sia un'altra sponda. Si rischia di passare la vita senza decidere alcunché. I "grandi uomini che pensano nello stesso modo" dubitavano come noi, ma questo non gli impediva di andare avanti. La motivazione del cercare era più forte dello scoraggiamento dato dal dubbio. La scienza ha dato molte risposte concrete ai dubbi umani, ma altri ne fa sorgere di continuo, è nella sua natura ed è essenziale al suo sviluppo stesso. Scienza e spiritualità non sono in antitesi, sono due strade diverse e non hanno lo stesso obiettivo da raggiungere. Perché pensi che il dubbio sia "male"? La Bibbia stessa è piena di profeti dubbiosi ( basta leggere il Libro di Giobbe, per es.), recalcitranti, polemici. Alla fine il dubbio si rivela prezioso proprio per la purezza della ricerca stessa. Il dubbio persiste fino al raggiungimento della meta. Poi l'evidenza lo fa scomparire, lo dissolve, come l'alba dissipa il dubbio se stiamo sognando. Ma questo deve essere continuamente ri-conquistato, non è una condizione stabile finchè persiste quest'aggregato chiamato corpo-mente instabile.
Grazie Sariputra di nuovo. Quando dicevo che il dubbio è il "male" intendo proprio che dopotutto è un rischio. E più uno è cosciente del rischio più è "tremolante" davanti al rischio. Vedi ho perfino pensato che tutto questo nuovo ri-cercare senza "credere ciecamente" senza farsi domande è per dirla con i greci "hubris" (arroganza). E l'hubris è una colpa che va punita. Eppure non credo che si possa essere veramente autentici senza dubbio, cioè come dici tu non si può essere "uomini". Ma se davvero la via è tracciata e chiara il dubbio è inutile e pericoloso (oltre che "maligno"). Perciò dunque io mi chiedo se i miei dubbi debbano "essere taciuti": se la via è chiara allora la ricerca è solo hubris contro l'agape e quindi va punita. Eppure avverto l'esigenza (come penso anche chiunque in questo forum) di pensare, riflettere, vederci più chiaro. Perciò la mia domanda si può riscrivere così: il dubbio è la tentazione del maligno? Questo è il messaggio della rinuncia? La distruzione della propria ri-cerca, la sottomissione, la rinuncia a tutto ciò che distoglie dalla via, la completa eliminazione di ogni tentazione. Questo è il messaggio? Se è questo allora il pensatore (ovviamente io mi ci metto di mezzo) è il più grande peccatore: è tentato e tenta gli altri, distoglie dalla via. Devo dire che in realtà è una visione consistente e anche chiara. Tuttavia per me è una visione che mi toglie il respiro. "Attenti ai falsi profeti! Quando vi vengono incontro, all'apparenza sembrano pecorelle, ma sotto sotto, essi sono lupi feroci" (Vangelo Matteo) Ergo: Spinoza, Kant, Schopenhauer, Hegel, Darwin, Nietzsche, Einstein, Wittgenstein (?) ecc se questa visione è corretta sono tutti "falsi profeti". Dicono di cercare la verità e di essere ad essa sottomessi ("sembrano pecorelle") ma in realtà commettono hubris ("lupi feroci"). La filosofia è hubris?

Nella visione cristiana la ragione umana viene da Dio stesso ( e non potrebbe essere altrimenti...). La ragione genera il dubbio per sua stessa dinamica. Il dubbio, che viene dalla ragione, non è contro Dio, ma diventa la spinta a cercarLo in maniera autentica ( e quindi potente antidoto contro la fede cieca, che Dio non vuole, perché vuole essere amato liberamente). E' un rischio? Lo è senz'altro come ogni atto d'amore. La filosofia quindi mi sembra non possa essere definita come il regno dei "falsi profeti", se fatta con sincero spirito di riflessione, anche se spesso diventa la formalizzazioni di dubbi e certezze aprioristiche, il dare una logica al proprio sentire l'esperienza del vivere ( e infatti abbiamo tutto e il contrario di tutto... ;D). Ma non sono un filosofo e quindi non dispongo della competenza necessaria a definirla compiutamente. Ho la presunzione di pensare che la filosofia non possa pervenire alla vera assunzione del reale, in quanto questo mi pare un processo che investa l'intera persona umana, presa nella sua interezza, e non solo un risultato ottenibile con la ragione. Infatti si può notare come la vita concreta di molti filosofi fosse all'opposto di quello che sostenevano nei loro trattati ( non che abbondi la coerenza nemmeno nei "tipi spirituali" intendiamoci, purtroppo... ::)). Penso che l'atto del cercare non sia arroganza, che sia voluto , nell'idea cristiana, da Dio stesso, che si cela dietro la "nube della non-conoscenza" ( deus absconditus); come Krshna che si nascondeva per giocare con le gopi o come gli amanti che si prendono e si lasciano. Diventa arroganza quando uno cerca argomenti razionali per giustificare pulsioni non razionali. Per es.: provo odio profondo per l'altro e sostengo razionalmente una teoria per cui la vita ( di solito quella dell'altro però ;D ) non ha alcun valore. Questo mi sembra suoni a "giustificazione" del proprio sentimento odioso. In questo caso posso essere d'accordo che si riveli come un "male". Ma se mi sfrondo di tutte le avversioni e di tutti i desideri e rifletto sulla mia esistenza , questo è un atto che ci fa veramente umani, veramente dei "nobili".
#1490
Il dubbio fa parte della condizione umana . Yeoshwa stesso dubita, come dubita Gotama Shakyamuni che il suo Dharma possa essser insegnato e compreso. Più terra terra, anche ognuno di noi dubita che la persona amata ci ami veramente...il dubbio a volte purifica la mente, altre volte la getta nella più totale confusione ed incertezza.  Il dubbio ci ferma su questa sponda, ci fa dubitare che serva a qualcosa traghettare il fiume, dubita che ci sia un'altra sponda. Si rischia di passare la vita senza decidere alcunché. I "grandi uomini che pensano nello stesso modo" dubitavano come noi, ma questo non gli impediva di andare avanti. La motivazione del cercare era più forte dello scoraggiamento dato dal dubbio. La scienza ha dato molte risposte concrete ai dubbi umani, ma altri ne fa sorgere di continuo, è nella sua natura ed è essenziale al suo sviluppo stesso. Scienza e spiritualità non sono in antitesi, sono due strade diverse e non hanno lo stesso obiettivo da raggiungere.
Perché pensi che il dubbio sia "male"? La Bibbia stessa è piena di profeti dubbiosi ( basta leggere il Libro di Giobbe, per es.), recalcitranti, polemici. Alla fine il dubbio si rivela prezioso proprio per la purezza della ricerca stessa. Il dubbio persiste fino al raggiungimento della meta. Poi l'evidenza lo fa scomparire, lo dissolve, come l'alba dissipa il dubbio se stiamo sognando. Ma questo deve essere continuamente ri-conquistato, non è una condizione stabile finchè persiste quest'aggregato chiamato corpo-mente instabile.
#1491
Citazione di: Apeiron il 04 Dicembre 2016, 19:41:04 PM
Citazione di: Sariputra il 04 Dicembre 2016, 19:27:43 PM
Citazione di: Apeiron il 04 Dicembre 2016, 18:47:03 PM@ per curiosità voglio sentire come i convinti (cioè non-dubitanti) cristiani (in particolar modo, ma anche altri punti di vista sono ben accetti) che credono nell'inferno come punizione eterna reagiscono a questa (possibilissima) situazione. Situazione: un uomo e una donna cristiani si innamorano e fanno una famiglia, cioè fanno figli. Crescere un figlio è (me ne rendo conto) una cosa bellissima e quindi è un gesto d'amore. Avviene però una tragedia: il figlio perde la fede, diventa ateo. Tuttavia mantiene la volontà di fare del bene (e comunque non si macchia di atti malvagi, è un buon cittadino e anche non compie peccati gravi - mancanza di fede esclusa). Un giorno però, ancora ateo, fa un incidente e muore. Siccome non aveva più fede è andato all'inferno. I genitori si disperano per due motivi: (1) il loro caro figlio non c'è più (2) il loro caro figlio è andato all'inferno. Ora guardiamo il ragionamento: (1) i genitori per amore fanno un figlio (come immagino per amore Dio ha creato il mondo e gli uomini) (2) creare qualcosa è un gesto d'amore (3) il figlio si salva se e solo se crede veramente alla dottrina cristiana (4) mettere al mondo il figlio significa esporlo alla possibilità di peccato (5) il peccato è possibile se e solo se c'è uno che può peccare (6) peccare è male (7) l'inferno è doloroso ( 8 ) sapere che una persona prova dolore induce compassione e ci fa rendere conto della "responsabilità" con cui uno può vvivere e del fatto che la "strada è stretta" (9) esporre qualcuno al rischio è un gesto che può fare in modo di creare sofferenza (10) siccome la strada è stretta con una buona probabilità il Paradiso non sarà accessibile (11) MA se non si fa un figlio non lo si espone al peccato (12) quindi per essere sicuri che l'inferno non si riempia più (! supponendo che oggi non sia vuoto) e per essere sicuri che non ci sia più male nel mondo non si fa più figli (13) ergo: l'anti-natalismo è una prospettiva giusta.
Apeiron...e chi lo dice che si "salvano" solo quelli che hanno fede? Se non intendo male il cristianesimo non saremo giudicati da nessuno, ma ci si salverà in ragione dell'amore che abbiamo nutrito verso il nostro "prossimo" ( ossia, in primis, le persone che ci stanno vicino e poi, via via, a tutto il mondo, come il propagarsi dei cerchi nell'acqua stagnante scossa da una pietra scagliata nel profondo). Una coscienza purificata nell'amore "sale"e una appesantita dall'egoismo " scende" ( Paradiso e Inferno sono metafore,simboli di stati di beatitudine/unione e di disperazione/separazione ovviamente). Dobbiamo aver ben presente la parabola del figliol prodigo che ci dà l'immagine del Padre come lo intendeva/svelava Yeoshwa. Dio giudice duro e inflessibile è un'immagine che appartiene al pre-Concilio Vaticano II. Il Padre ama il figlio ancor di più quando è lontano da lui e smarrito nel mondo e sta sempre vigile per vedere se ricompare all'orizzonte, perché "non può rinunciare alle sue creature" e , attraverso infiniti mezzi, non potranno sfuggire al suo amore. Solo se essi ameranno la loro disperazione saranno fuori dalle sue possibilità d'abbraccio, perché nessun vero amore può costringere l'altro ad amare...Il cristianesimo è la religione dell'agape, un amore che è dono non imposizione. Come diceva il Mahatma Gandhi bisogna cogliere il fiume vero, e il maestoso letto in cui scorre, di una forma di religione e non assumere per veri gli innumerevoli rivoli creati ad arte dall'uomo nel corso della sua storia per scopi di potere. Ti consiglio , se ti interessa, leggere il formidabile ( a mio parere ovviamente...) "Manoscritto M" di Terese Martin ( per la chiesa cattolica Santa Terese di Lisieaux), morta a 24 anni e dottore della Chiesa, per cercare di cogliere il Mistero di questo amore assoluto...
Grazie Sariputra, se avrò occasione certamente leggerò. La questione mi sta tormentando perchè mi pare una assurdità. Ma è anche vero che forse è dovuto al fatto che io non conosco davvero l'amore (e ho anche motivi personali per crederlo, ad esempio ho difficoltà a "stare vicino" agli altri, sono "distaccato" e provo fortissime difficoltà ad avvicinarmi e la cosa mi crea non pochi tormenti mentali a volte di difficile sopportazione - spero che sia passato il concetto) però la domanda mi pare plausibile. Chiaramente è giusta la riflessione che fai sull'agape che condivido (e forse è proprio l'agape l'oggettività dell'etica...). P.S. Lo dice che non si salvano credo lo stesso Gesù o comunque San Paolo (non riesco però a darti ora il riferimento biblico).

Non conosco ovviamente la tua età e non mi piace dare consigli agli altri (purtroppo posso ancora dare cattivo esempio... ;D ) ma le "difficoltà" di cui parli e che fanno parte del tuo vissuto attuale mi ricordano un giovane Sari che viveva solitario sotto il Monte...Solo che il giovane Sari voleva amare e , nonostante tutte le ragazze gli dicessero di no rabbrividendo, lui continuava imperterrito a mendicare amore , andando di qua e di là sopra il suo asino...finché, quando smise di cercarlo, l'amore venne e quell'abbraccio "umano, troppo umano" scaldò il suo cuore...poi venne anche una figlia e Sari non fu più Sari... :)
Certo che lo dicono Yeoshwa e  Saulo ma credo che s'intenda come mancanza di fede nella possibilità di essere veramente amati ( di-sperare di poter essere veramente amato). Fede, speranza e agape sono tre termini che indicano un solo processo, come nel buddhismo anicca-dukkha-anatta sono in apparenza tre termini ma possono essere compresi in pieno solo in stretta relazione con gli altri. Forse si potrebbe affermare che:-solo se si ha speranza di poter essere agape si ha vera fede-. Viceversa- Se Non si spera di poter essere agape si è privi di fede- La disperazione è la dannazione che è presente qui e ora e che ci trascina nell'abisso della separazione dall'agape.

P.S. Adesso vado a votare. Sento incombente la presenza serena , ma severa, del sagace Eutidemo... ;D
#1492
Citazione di: Apeiron il 04 Dicembre 2016, 18:47:03 PM@ per curiosità voglio sentire come i convinti (cioè non-dubitanti) cristiani (in particolar modo, ma anche altri punti di vista sono ben accetti) che credono nell'inferno come punizione eterna reagiscono a questa (possibilissima) situazione. Situazione: un uomo e una donna cristiani si innamorano e fanno una famiglia, cioè fanno figli. Crescere un figlio è (me ne rendo conto) una cosa bellissima e quindi è un gesto d'amore. Avviene però una tragedia: il figlio perde la fede, diventa ateo. Tuttavia mantiene la volontà di fare del bene (e comunque non si macchia di atti malvagi, è un buon cittadino e anche non compie peccati gravi - mancanza di fede esclusa). Un giorno però, ancora ateo, fa un incidente e muore. Siccome non aveva più fede è andato all'inferno. I genitori si disperano per due motivi: (1) il loro caro figlio non c'è più (2) il loro caro figlio è andato all'inferno. Ora guardiamo il ragionamento: (1) i genitori per amore fanno un figlio (come immagino per amore Dio ha creato il mondo e gli uomini) (2) creare qualcosa è un gesto d'amore (3) il figlio si salva se e solo se crede veramente alla dottrina cristiana (4) mettere al mondo il figlio significa esporlo alla possibilità di peccato (5) il peccato è possibile se e solo se c'è uno che può peccare (6) peccare è male (7) l'inferno è doloroso ( 8 ) sapere che una persona prova dolore induce compassione e ci fa rendere conto della "responsabilità" con cui uno può vvivere e del fatto che la "strada è stretta" (9) esporre qualcuno al rischio è un gesto che può fare in modo di creare sofferenza (10) siccome la strada è stretta con una buona probabilità il Paradiso non sarà accessibile (11) MA se non si fa un figlio non lo si espone al peccato (12) quindi per essere sicuri che l'inferno non si riempia più (! supponendo che oggi non sia vuoto) e per essere sicuri che non ci sia più male nel mondo non si fa più figli (13) ergo: l'anti-natalismo è una prospettiva giusta.

Apeiron...e chi lo dice che si "salvano" solo quelli che hanno fede? Se non intendo male il cristianesimo non saremo giudicati da nessuno, ma ci si salverà in ragione dell'amore che abbiamo nutrito verso il nostro "prossimo" ( ossia, in primis, le persone che ci stanno vicino e poi, via via, a tutto il mondo, come il propagarsi dei cerchi nell'acqua stagnante scossa da una pietra scagliata nel profondo).  Una coscienza purificata nell'amore "sale"e una appesantita dall'egoismo " scende" ( Paradiso e Inferno sono metafore,simboli di stati di beatitudine/unione e di disperazione/separazione ovviamente). Dobbiamo aver ben presente la parabola del figliol prodigo che ci dà l'immagine del Padre  come lo intendeva/svelava Yeoshwa. Dio giudice duro e inflessibile è un'immagine che appartiene al pre-Concilio Vaticano II. Il Padre ama il figlio ancor di più quando è lontano da lui e smarrito nel mondo e sta sempre vigile per vedere se ricompare all'orizzonte, perché "non può rinunciare alle sue creature" e , attraverso infiniti mezzi, non potranno sfuggire al suo amore. Solo se essi ameranno la loro disperazione saranno fuori dalle sue possibilità d'abbraccio, perché nessun vero amore può costringere l'altro ad amare...Il cristianesimo è la religione dell'agape, un amore che è dono non imposizione. Come diceva il Mahatma Gandhi bisogna cogliere il fiume vero, e il maestoso letto in cui scorre, di una forma di religione e non assumere per veri gli innumerevoli rivoli creati ad arte dall'uomo nel corso della sua storia per scopi di potere. Ti consiglio , se ti interessa, leggere il formidabile ( a mio parere ovviamente...) "Manoscritto M" di Terese Martin ( per la chiesa cattolica Santa Terese di Lisieaux), morta a 24 anni e dottore della Chiesa, per cercare di cogliere il Mistero di questo amore assoluto...
#1493
Riflessioni sull'Arte / Re:C'è di più
02 Dicembre 2016, 22:41:04 PM
https://www.youtube.com/watch?v=PZjeEtYyMOg

DODOITSU

I dodoitsu sono piccole canzoni giapponesi di natura popolare di ventisei sillabe solamente, disposte in quattro versi (7,7,7,5). Proprio per la loro natura popolare rappresentano le influenze buddhiste profonde più largamente di molte altre specie superiori di composizione.

1.
Masse di nuvole sulla luna; tempesta e pioggia sui fiori:
in qualunque modo questo mondo di guai non è mai come
noi amiamo.

Quasi così presto come fioriscono, i profumati fiori del susino
sono sparsi e soffiati via dal mutevole vento di questo
mondo.

Pensi al domani, tu fragile fiore di ciliegio del cuore?
Che sai se questa notte non verrà la tempesta?

Ombra e forma similmente si fondono e svaniscono
nel nulla: colui che conosce questa verità è il Daruma* della
neve.**

* Daruma= Dharma
** letteralmente: "Ombra e forma pure, se-fuse-via, originalmente acqua è - ciò comprende Neve-Daruma".

Ho trovato in un vecchio libro quasi ammuffito dall'umidità anche quest'altro che riecheggia il primo. Lo sento molto vicino allo spirito della mia poesia che ho postato sopra:

2.
Come la luna della quindicesima notte, così il cuore fino
al quindicesimo anno: allora svanisce il chiarore,e l'oscurità
viene con l'amore.

Tutte le cose cambiano, ci si dice, in questo mondo di
mutamento e di dolore; ma la via dell'amore mai cambia
di promessa di mai cambiare.*

Crudele il bellissimo lampo,- totalmente senza cuore
quel baleno! Prima che si possa guardare due volte
svanisce completamente via!**

La sua molta dolcezza stessa mi fa dell'esistenza un peso!
Veramente questo mutevole mondo è un mondo di costante dolore.

* Letteralmente: " Mutamento il mondo mutabile, non muta quel detto d'amore 'noi mai muteremo'.
** il detto buddhista Inadzuma no kikari, ishi no hi (balenante-lampo e scintilla della pietra), che sintetizza la natura temporanea di tutti i piaceri, è qui riferito in modo piacevole. La canzone compiange un incontro con l'amante troppo breve. Breve come l'incontro del Sari con l'amata L. - "prima che si possa guardare due volte...".

(Tratto da "Spigolature nei campi di Buddha" di Lafcadio Hearn)
#1494
Citazione di: Angelo Cannata il 02 Dicembre 2016, 12:31:44 PM
Citazione di: Sariputra il 01 Dicembre 2016, 16:49:31 PMFinchè in noi vive la separazione e la dualità ( noi e l'altro) la domanda , a parer mio, non può trovare risposta.
Non capisco perché non si dovrebbero accogliere in noi stessi separazione e dualità, quali fonti di crescita. L'altro mi arricchisce proprio perché è diverso da me. Io continuo a progredire proprio perché in me ci sono tendenze contrastanti. Ciò ovviamente provoca sofferenza e al problema della sofferenza nessuno ha mai saputo trovare risposte valide. Per lo meno, però, possiamo tentare di attraversare la sofferenza, una volta che è inevitabile farlo, nei modi più fruttuosi. Ora, io trovo fruttuoso proprio questo: apprezzare la diversità, anche se ci sono in me istinti che mi spingerebbero piuttosto ad eliminarla. Al contrario, quando percepisco tendenze a ridurre le cose a unità, sento odore di dittatura. Proverei a sottoporre a critica anche la conclusione "non può trovare risposta": non è che per caso potrebbe essere un male proprio il nostro orientarci alla ricerca di risposte? Non è che forse sarebbe più fruttuoso andare in cerca di domande, piuttosto che di risposte?

Beh...non è che, se si cercano risposte, non si possa anche formulare domande ! C'è un tempo per seminare ( domanda) e a volte, se la semente viene a maturazione, per raccogliere ( risposta). Poi , dal raccolto, si ricavano altri semi per la prossima semina.  :)
La tendenza all'unità non significa l'eliminazione della diversità. E' lo sforzo di assumere in noi la nostra fondamentale unità di destino di fronte alla vita e alla sua sofferenza.
Non è un "male" trovare risposte, casomai è un male volerle imporre agli altri...
Contrariamente a te,io non penso che le tendenze contrastanti che sono noi, ci facciano progredire. Il più delle volte ci lasciano in una posizione di "stallo", come una nave che segue una rotta circolare su se stessa. Poi, ovviamente, ognuno di noi ha la sua esperienza concreta...


@Duc
Penso che sia stato difficile per l'uomo del medioevo percepire l'abbraccio misercordioso del Padre, se è stato rifiutato  dai suoi fratelli, che dovevano essere proprio le "braccia" amorevoli di quel Padre...
E' vero che la sofferenza che ci viene imposta dagli altri o dal nostro corpo è più difficile da accettare che non quella che ci creiamo da soli . In fondo, in quella che ci creiamo, trovo ci sia anche un pò di autogratificazione masochistica, ci forma nella nostra supposta "identità". E' il piacere interiore di "pensar di soffrire", causa di altra futura sofferenza reale...
#1495
I dubbi sono connaturati all'esistere come esseri viventi e agenti in uno spazio e in un tempo. Una forma di vita vegetale non ha dubbi, ha una natura da seguire ( almeno per come conosciamo le forme di vita vegetali). Il fatto di dover agire implica il dubbio su "come" è meglio agire, per il proprio ben-essere e per quelli che ci stanno intorno, affinché il loro ben-essere sia anche il nostro. Come agire dopo aver dubitato? Sembra facile dire: "Ho una fede che guida il mio agire", spesso però le scelte concrete costringono ad interpretare e calare quella particolare fede nel contesto storico e culturale in cui viviamo. Se, per es., per un uomo del medioevo era pacifico ritenere che, dopo l'adulterio e il divorzio, non ci si poteva più comunicare, anzi si era automaticamente fuori dalla chiesa, oggigiorno , anche per l'uomo di "fede" le cose son cambiate ( con inevitabile polemiche e contraddizioni, come stiamo leggendo, sulla pastorale della famiglia...). Possiamo dire che, sia che sia basata su una fede religiosa oppure su una fede personale, la vita ci costringe a dubitare e relativizza tutto. Questo se il nostro agire e le nostre scelte sono condizionate da eventi e scelte di altri , esterne a noi. E' possibile esistere senza condizionamenti esterni? Non sembra possibile, se vogliamo esser ritenuti "comunemente sani di mente", mentre si potrebbe vivere da folli...ma allora saremmo condizionati dalla tipologia della nostra stessa follia. Che spazio di libertà d'agire possiamo trovare allora all'interno del dubbio e dell'incertezza e quale metro di valutazione possiamo usare, per essere più vicini al tentativo di realizzare il nostro ben-essere? Un metodo ragionevole potrebbe essere quello di agire in maniera di cagionare il minor dolore ( mal-essere) possibile a se stessi e a chi ci circonda. Scrivo "il minor dolore possibile" perché è praticamente impossibile esistere nel samsara ( il mondo in divenire) senza procurare nessun tipo di dolore a se stessi e agli altri ( anche solo per nutrirci siamo ragione di immane sofferenza per altri esseri senzienti...)e dolore per se stessi, perché alla fine della fiera, qualunque risultato e soddisfazione ottenuti nel "mondo" interiore che abitiamo, ci sarà insoddisfacente, spesso dal sapore amaro ( se siamo abbastanza onesti con noi stessi da ammetterlo; perché spesso si sentono persone dire di essere "soddisfatte" della loro vita, mentre i loro occhi dicono il contrario...). Ma è possibile non procurare mal-essere ( materiale) a chi ci sta intorno senza dover diminuire il nostro ben-essere (materiale) ? Perché dovrei farlo? Dubita in cuor suo l'uomo. Finchè in noi vive la separazione e la dualità ( noi e l'altro) la domanda , a parer mio, non può trovare risposta.
#1496
Citazione di: Donalduck il 01 Dicembre 2016, 00:45:01 AMbluemax ha scritto:
CitazioneE' appurato, e accettato, e consolidato, senza alcun dubbio, che il tutto avviene come semplice reazione chimica all'interno del cervello. Non c'è spiritualità, non c'è dolore ne gioia (se non ricompense chimiche volute dall'evoluzione), non c'è mente se non processi cerebrali, ma sopratutto non vi è un Se' un io... se non come sovrapposizione di mappature tra quel che l'occhio vede e quel che il corpo prova (è il mondo a muoversi o la testa ? Per valutare questo serve la creazione di un IO illusorio). E non c'è amore, non c'è odio, non c'è Libero arbitrio...
L'errore secondo me sta nel considerare questa fantomatica (irrimediabilmente inafferrabile) realtà, come qualcosa di monodimensionale. Questa concezione è immediatamente smentita dall'esperianza, che abbiamo costantemente, di una realtà multidimensionale in cui abbiamo almeno un "mondo esterno" e un "mondo interno", interconnessi ma dotati di caratteristiche e leggi completamente diverse tra loro. Arrivare alle tue conclusioni significa aderire a quella corrente di pensiero chiamata "riduzionismo materialista" o semplicemente "riduzionismo" secondo cui la "vera" realtà sarebbe quella della materia (termine abbastanza problematico di suo) e tutto il resto sarebbe una sorta di "effetto collaterale" dell'interazione di forze brute e inintelligenti. Non ho mai trovato una giustificazione razionale di questa convinzione, per cui la considero una conclusione "emotiva" o comunque extrarazionale. Un atteggiamento come il tuo porterebbe anche a dire che, quando guardi un video, mettiamo un notiziario, tutto quello che è reale sono gli elettroni che si muovono e le onde elettromagnetiche che si propagano, e tutto il resto non è altro che illusione: non c'è giornalista, non ci sono notizie, solo energia, onde e particelle. Ignorando che il movimento delle cariche elettriche è preordinato, e le onde elettromagnetiche sono modulate in modo da essere veicolo di informazioni che nulla hanno a che fare con le particelle e le onde, ma non sono certo meno reali di queste. E che, almeno in questo caso, i "fenomeni fisici" sono causati da altri elementi di realtà e non viceversa. E tuttavia, senza il mezzo (il substrato materiale) non ci sarebbe nessun notiziario. Secondo me si parla con troppa disinvoltura di illusione, senza neppure curarsi di definirla, come se fosse un concetto scontato. Se lo fosse, sarebbe facile rispondere alla domanda: come si fa a distinguere la realtà dall'illusione, in generale? Cosa differenzia una dall'altra?


"Compenetrazione di mondi"...uno dei fondamenti della filosofia Hwa Yen...molto interessante da sviluppare ( in altro topic magari...).
#1497
Citazione di: InVerno il 29 Novembre 2016, 14:30:32 PMHo ripescato Law (che si, è un mistico) perchè avevo il sentore di aver letto una citazione che completasse il tuo incipit, ma non mi ricordavo quale, mi veniva in mente Guenon ma poi non trovavo niente. Poi non era Guenon ma Huxley (Filosofia perenne) e devo dire che rileggendolo a distanza di anni ho trovato alcune risposte a domande che io stesso ho posto in questo thread, in particolare riguardo alla mancata creazione di segni universali(teologia empirica?) e riguardante l'atto di fede che implica l'effettiva possibilità di sovrapposizione tra l'io e il tutto. Risposte parziali. Per rispondere a Phil vorrei mettere l'accento sul termine resiliente, che è diverso da "resistente". Sono assolutamente convinto esistano segnali stradali resistenti, che se anche colpiti da una mazza ferrata non si piegano, ma la resilienza è un tipo di resistenza differente, è il segnale stradale che se provato a colpire non solo non si deforma, ma dall'atto in se dell'essere colpito fa scaturire una reazione positiva (se consideriamo la corruzione come negativa, quindi una spinta uguale (?) e contraria). Lungi da me stilare trattati, ma se per comodità dividessimo i segni in tre categorie a) I duttili (come le mitologie, le figurative etc) b) I resistenti (come i principi?) e i resilienti .. la terza categoria, a mio avviso mi pare bella che vuota di elementi (anche se l'osservazione della vita, potrebbe riempirla, passibile di soggettività, aleatorietà e incomunicabile). Eppure, proprio per la sua capacità di contenere l'uguale e il contrario, le due spinte, la dualità del tao (basta sinonimi..) non dovrebbe essere la più accurata? Sarà il limite della nostra natura, qualcuno dirà.. Ma non s'era supposto che qualcuno l'avesse trascesa? Il messaggio è comunque veicolato attraverso essa ed ai suoi principi si sottopone.. Allora è destino che tutto ciò sia incomunicabile? E allora posso anche smettere di scrivere.. che è meglio!

Sì, credo che in definitiva sia incomunicabile. Mi son quasi convinto che sia giusto così, direi. Però... è necessario che ogni vicenda della nostra esperienza di vivere sia comunicabile?  Perché sentiamo la necessità di comunicare e stabilire un'autorità, conscia o inconscia, sugli altri? Da dove ci viene questa spinta, tale da ritenere che, se una cosa non è comunicabile, non è nemmeno "vera"? Arroganza della ragione ? Se paragono però l'intuizione "spirituale" , per esempio, all'intuizione artistica verifico che, come questa, non è comunicabile. Ambedue producono qualcosa. Restano i famosi, maledetti, "segni" che , a mio modesto parere, al massimo ci fan venire voglia di prendere in mano il pennello e provare, anche noi, a imbrattare qualcosa; oppure, nel caso della ricerca dell'essenziale dao,  a metterci in cammino, forse...Tante domande sorgono...
Mi raccomando, non smettere di scrivere, ché scrivi molto bene e in modo interessante... ;)
#1498
Scienza e Tecnologia / Re:Qua stiamo sbroccando!
01 Dicembre 2016, 09:35:29 AM
@ Cvc
Basta accendere la tv o il pc o lo Smartphone. A parte che del resto, quando mai sono spenti? A volte mi chiedo cosa accadrebbe se avvenisse un lungo blackout generale. Tutto il nostro fantastico mondo virtuale sbigottito al chiar di luna.

Sarebbe fantastico! Magari una gigantesca tempesta solare che mandasse in tilt tutto il sistema satellitare e di telecomunicazioni; o un popolo alieno che , con perfidia, ci "staccasse la spina" , solo per farsi quattro risate, con improponibili bocche, a vederci correre come formiche impazzite, quando si rompe il formicaio...
#1499
Riflessioni sull'Arte / Re:C'è di più
30 Novembre 2016, 10:32:39 AM
Citazione di: Freedom il 30 Novembre 2016, 08:17:05 AMSai che mi piace 'sto poeta....... 8)

Grazie, amore...!!!!  ;D ;D ;D ;D ;D ;)
#1500
Citazione di: Angelo Cannata il 30 Novembre 2016, 01:44:25 AMHo più di un problema con il concetto di potere e mi sforzo di viverlo come questione personale: non mi sembra che la questione "potere" sia qualcosa di pacifico, di tranquillo oggi nel mondo, né mi sembra che lo sia mai stata in natura. Il seguito che hai detto riguardo all'uomo mi sembra che confermi il mio sospetto di veder introdotto un dogma di soppiatto: in pratica dici che sì, ogni essere è eccezionale, ma l'uomo è più eccezionale degli altri, visto che solo all'uomo riservi la considerazione di "anomalia". Parli di "linguaggio strutturato ben oltre le possibilità di alcun'altra specie vivente"; e mi chiedi dove avresti scritto che l'uomo è superiore? Mi sembra che l'hai ulteriormente confermato proprio nella frase che ho citato. Trovo che continui ad applicare il meccanismo che ho inteso smascherare: l'uomo si ritiene superiore quanto al linguaggio e allora centra il discorso su quell'argomento, come l'esempio che avevo fatto con i muscoli. A parte il fatto che ogni animale potrebbe spostare l'attenzione su ciò che conviene a lui, come l'uomo tenta di fare col linguaggio, vogliamo provare a vedere se l'uomo è davvero "ben oltre le possibilità di alcun'altra specie vivente"? È dimostrato che un cavallo o un asino o molti altri animali sono molto più in grado dell'uomo di saper leggere movimenti minimi del corpo; per esempio, nel caso di cavalli che sapevano contare, si è dimostrato che il padrone, inconsapevolmente, comunicava al cavallo il momento in cui doveva smettere di battere lo zoccolo; il cavallo si accorgeva del segnale, ma il padrone non si accorgeva di comunicare involontariamente questo segnale. È anche risaputo che un cavallo è in grado di capire se la persona che gli sta in groppa è tranquilla oppure nervosa, meglio di quanto se ne accorga la persona stessa. Vogliamo poi ricordare come ormai in diversi ospedali, specialmente per i bambini, si portano dei cani, vista la comprovata capacità di questi animali di trasmettere serenità e amicizia, e quindi aiutare il malato nella sua condizione di sofferenza? Vogliamo pensare un attimo a quante informazioni gli animali riescono a comunicarsi attraverso gli odori, un mondo su cui noi umani, al loro confronto, siamo nella più totale ignoranza? Queste sono solo una minima parte delle capacità comunicative degli animali, e si può dire che quasi ogni giorno si fanno sempre nuove scoperte proprio riguardo a ciò. Vogliamo ancora sostenere che il linguaggio umano è "ben oltre le possibilità di alcun'altra specie vivente", magari perché un elefante non sa scrivere la Divina Commedia? Chi ha detto che il terreno di confronto debbano essere le capacità specifiche dell'uomo? A questo mi riferivo quando dicevo "metodo poco onesto", cioè al proporre come terreno di confronto quello che fa apparire noi umani superiori. In questo senso un cane potrebbe dire a noi umani: "Invece di confrontarci sulla capacità di fare riflessioni filosofiche sulla coscienza, confrontiamoci un attimo sulla capacità di comunicare attraverso i gesti del corpo; oppure attraverso gli odori; pensi ancora di essere all'altezza di sostenere il confronto?".

Credo sia piuttosto difficile intendersi se tu presumi quello che l'altro intende, facendolo sempre rientrare nel tuo schema di ragionamento. Ho scritto due volte che NON ritengo l'essere umano superiore o inferiore agli altri esseri senzienti ( e scrivo "senzienti" proprio per evidenziare il comune destino di dolore e sofferenza che ci accomuna...) e tu continui ad insistere che "di soppiatto" affermo il solito dogma della superiorità umana.  ??? Spero che non siamo qui solo "per suonarcele e cantarcele" come si suol dire... :)
Avendo molta prossimità con molte specie di animali in "fattoria Villa Sariputra" ( spero tu non ritenga il termine "animali" offensivo e indicante il mio occulto senso di superiorità su di essi...) conosco le differenti caratteristiche, potenzialità e, aggiungo, bellezza di ogni forma di vita. Proprio l'altro giorno, con mia figlia, abbiamo seppellito un coniglio morto di malattia ( dopo adeguato " funerale" s'intende...  ), ma se fossi costretto a scegliere tra la vita di mia figlia e quella di un altro essere che vive con noi, cosa sceglierei? Perché trovo molto interessante discutere di filosofia o di poesia , ma la realtà si presenta quasi sempre in maniera poco "filosofica" e impone scelte in cui la componente esistenziale della comune sofferenza è imprescindibile e invalicabile. E' la nostra condizione Reale e ti assicuro che anche un animale saprebbe come agire... ;D 
Nel mio post ho solo parlato di anomalia dell'essere umano in quanto detentore del Logos e della sua funzione strutturante la mente che lo DIFFERENZIA ( il termine differenza non introduce alcuna valutazione di superiore o inferiore...così come le differenze tra due esseri umani non indicano la superiorità di uno sull'altro) da altre specie che, ovviamente, dispongono di altre peculiarità. Peculiarità che le rendono più adatte a sopravvivere in natura ( quindi al di fuori di una società e di una cultura) rispetto all'uomo. Non essendo un antropologo non mi avventuro in paragoni, non avendone la competenza. La differenza ( e questo è il senso del mio discorso) ritengo debba imporre cautela nell'affermare qualsiasi valutazione dogmatica sulla natura umana ( anche qui , medesima cautela di valutazione si porrebbe se entrassimo in contatto con altre forme di vita capaci di esprimere una cultura e una tecnica...), ma più in generale sulla vita nel suo complesso ( includendo quindi tutte le forme di vita animale e vegetale che condividono lo stesso destino di nascita-morte...). 
Quindi per riassumere: rifiuto del dogma della superiorità dell'uomo sulle altre forme di vita; rifiuto del dogma che definisce l'uomo una forma di vita esattamente come le altre; rifiuto del dogma che ogni forma di vita sia esattamente come le altre; rifiuto del dogma che definisce la natura solamente materiale dell'uomo; rifiuto del dogma che definisce la natura solamente trascendentale dell'uomo...rifiuto del dogma che sia necessaro qualchessia tipo di dogma...
Non essendo un coniglio, un ragno o un cavallo non posso avere conoscenza alcuna del grado di consapevolezza del proprio dolore che hanno ( e della bellezza o miseria del loro vivere da conigli, ragni o cavalli)...quindi mi astengo da ogni giudizio. L'unica cosa seria che posso e cerco di fare è rispettarli nella loro natura...
Sulla questione del potere e dell'autorità ho scritto quelle domande dirette perché mi sembra che , in ogni tuo post, rifiuti qualsiasi posizione di riflessione perché questa " vuole stabilire un'autorità" e una coercizione su di te, un potere sulla tua volontà di assoluta e totale libertà. Ma si può esistere in una società umana o in una famiglia umana senza subire o imporre alcuna forma di autorità? Come potrei scrivere queste frasi, come potrei scrivere in generale, se i miei genitori non mi avessero costretto con autorità ( e contro la mia volontà di starmene a casa a giocare) ad andare a scuola? Come potrei attraversare una strada se non mi avesssero costretto con autorità a fermarmi e guardare se passano automobili? E via, via con infiniti esempi concreti...La stessa forma di autorità la esercito su mia figlia, spesso per proteggerla dai pericoli del "mondo"... l'autorità viene esercitata nelle società di alcune specie animali o di insetti...io non la vedo come un'imposizione sofferente, anzi può essere base per una crescita personale, anche nella propria libertà di valutare l'autorità stessa e di giudicarla. L'idea che rifiutare l'autorità ci consegni ad uno stato "originale" di libertà è mera utopia. In natura non esiste quell'idealizzazione umana di "stato di libertà dall'autorità"...Altra cosa ovviamente è l'autorità coercitiva imposta , non per fini educativi ( con tutti i limiti che sono insiti in questa attività umana...), ma per stabilire un potere di supremazia , intellettuale o economico. ma ritengo che quel tipo di autorità fallisce miseramente se si scontra contro la nostra mente educata alla libertà ( di qui l'estrema importanza dell'autorità esercitata a fini di educazione al senso critico). Anche una leonessa educa , con la forza e l'esempio, i propri cuccioli alla caccia.. ;)