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Messaggi - iano

#16
Citazione di: Koba-san il 18 Ottobre 2025, 16:36:02 PMSì, credo di capire cosa intendi quando scrivi che al relativista "resta da capire che non c'è più niente da capire": cioè che deve liberarsi definitivamente dell'idea di conoscenza come rispecchiamento dell'oggetto.
Però detta così la frase – e tenendo presente anche ciò che dici alla fine del post sulla IA – sembra che tu ritenga che, una volta abbandonata la vecchia idea di "capire", la conoscenza si riduca ad una specie di elaborazione quasi automatica di segni, un gioco senza soggetto, privo di intenzionalità.
È così?

Si, purtroppo è quello che intendo.
La comprensione è quella elaborazione incosciente di segni che produce evidenza. Evidenza che manca quando interviene la coscienza.
E' come se ''l'evidenza'' si spostasse dal risultato al processo che lo produce.
L'evidenza è un dare del tu alla realtà, ma con la scienza possiamo dare del tu solo alle equazioni della fisica, che ammetto non essere una prospettiva desiderabile, anche se si dice esse abbiano ancora una loro bellezza, a saperla ''vedere''.
Volendo cercare un fattor comune fra i due procedimenti di conoscenza, la comprensione potrebbe aversi quando si prende talmente l'abitudine a qualcosa, da ''apparirci'' ovvia.
Cioè la comprensione potrebbe esser il prodotto di un processo di normalizzazione, un fare proprie le cose  attraverso l'abitudine ad esse.
La ripetitività in un caso, e la ripetibilità nell'altro.
Voglio dire, trattandosi di processi di conoscenza, mi pare ragionevole pensare che rispondano a meccanismi simili, evidenti nel caso in cui il risultato manca di evidenza, e diversamente non evidenti.
In altri termini, si tratta dello stesso processo, al di la delle apparenze.
Fortuna vuole, che anche quando lo smascheriamo, il processo continua a funzionare, e nessuno potrà toglierci il piacere di goderci un bel tramonto su una spiaggia dorata.
Però, alla fine, questo incremento nell'uso di coscienza qualcosa dovrà cambiare, o no?
Mi pare che non se ne tenga abbastanza conto, dichiarandosi esseri coscienti solo per esaltarsi.

#17
Citazione di: Phil il 18 Ottobre 2025, 18:01:37 PMSul "restare da capire", il relativista, proprio in quanto tale, è quello che di fatto più ha da capire degli altri, perché può cimentarsi nel capire le differenti prospettive, senza il giogo di doverne salvare solo una (quella "giusta") né tantomeno trovare una verità assoluta, ma valutando per ogni paradigma la sua funzionalità,
Capire quale scelta fare non è propriamente capire, ma scegliere fra le diverse alternative.
Quello che voglio suggerire è che la comprensione nell'ambito della realtà come ci appare, pur restando una scelta fra diverse alternative immaginate, rimane cosa umana, perchè il linguaggio immaginativo non è traducibile in linguaggio macchina, o, non so se lo dico propriamente, in logos.
Cioè suggerisco che non ci siamo ancora del tutto liberati dal ''ci credo se lo vedo'' o in subordine se riesco a immaginarlo.
In altri termini, la meccanica quantistica è del tutto funzionale, ( chi può negarlo ?), ma se non riesco a immaginarla allora non la capisco.


 
#18
Citazione di: Alberto Knox il 18 Ottobre 2025, 13:21:57 PMquello che tu intendevi merita senz altro un approfondimento. Ma ora che hai capito di cosa stavo parlando nel contesto specifico vuoi dare una risposta?
Può darsi che non ti ho capito , come può darsi che tu non abbia capito me, perchè io la risposta l'ho data, o meglio ti ho esposto, come promesso, la mia definizione di ordine.
Io mi aspettavo in cambio la tua definizione di ordine.
Se l'hai data e io non l'ho capita, tanto che non l'ho vista, prova a dirla con altre parole.
#19
Citazione di: Alberto Knox il 18 Ottobre 2025, 13:13:47 PMsi ma questo ricade nelle percezioni , ricade nelle sensazione. Ti ho detto che non sto parlando di questo.
Cerca di capire di cosa sto parlando come io cerco di capire te.
Cosa mi stai dicendo allora che sei andato fuori tema?
Poco male nel caso, ma non mi è parso.
Io parlavo di quello, e su quello tu mi hai risposto, e anzi hai gettato nella discussione un ''è impossibile'', dandomi comunque l'impressione di aver risposto in tema.
#20
Citazione di: Alberto Knox il 18 Ottobre 2025, 11:36:28 AMsì ora credo di capire, quando dico ordine cosmico non mi riferisco alla nostra sensazione o interpretazione sensibile che abbiamo di ordine. Non possiamo mettere in dubbio il fatto che in natura esistano certe regolarità ,  l esistenza stessa delle leggi naturali è un tipo di ordine che si manifesta nelle varie regolarità della natura stessa.  L'esatta ciclicità di un oscillazione di un atomo usato per scandire il tempo, l'oscillazione ciclica di un pendolo, la geometrica precisione dei pianeti, la configurazione delle linee spettrali elettromagnetiche ecc. L'ordine è spesso evidente anche nelle figure tridimensionali come il reticolo regolare dei cristalli e le forme degli organismi viventi.  L'ordine biologico è riconosciuto come tale perchè i diversi componenti di un organismo cooperano per adempiere a una funzione unitaria coerente.
Se l'ordine temporale vien da se, come tu mi confermi, quale ordine naturale possiede una sfera ''capace di vivere l'attimo''?
E' l'ordine dei punti equidistanti da un punto dato, che però non viene da se, perchè anche se la sfera tu la percepisci senza doverla definire, è un caso limite di un ordine che possiamo mettere nelle cose ragionando sulle loro reciproche distanze.
Voglio dire che in una disposizione di cose che invece percepiamo come casuale, possiamo misurare le relative distanze, e dire che si tratta di un ordine a cui possiamo dare un nome, che saremo in grado di riprodurre.
Se lanciamo dei ''punti'' a caso la probabilità che si dispongano a sfera è pari a qualunque altra possibile distribuzione, anche se non riuscirai mai a convincere di ciò i giocatori di azzardo, perchè i loro meccanismi percettivi gli fanno vedere sfere anche dove non ci sono.
Insomma c'è un motivo per cui percpiamo una sfera come un insiemi di punti ordinati, perchè quell'ordine la natura predilige.
Tuttavia quell'ordine se lo vuoi definire userai gli stessi espedienti definitori che devi usare per definire ''un ordine'' apparentemente casuale, con la sola differenza che la definizione sarà più semplice per la sfera, ma un ordine non viene da se perchè è più semplice definirlo, così semplice da acchiapparlo con un solo sguardo, metre le disposizioni ''casuali'' richiedono più tempo per essere prese in considerazione.
 
#21
Citazione di: Koba-san il 18 Ottobre 2025, 11:29:09 AMPer il relativista la descrizione che abbiamo dell'albero e che ci viene dalla botanica non dipende dalla realtà, nel senso che i concetti utilizzati per dar conto, per esempio, dell'alimentazione e della respirazione della pianta non vengono da un progressivo adattamento della nostra conoscenza alla realtà.
Questione ben posta, ma mi sento di dover precisare e aggiungere qualcosa.
Di progressivo credo ci sia solo l'incremento di uso della coscienza, e direi meglio che la conoscenza valga il nostro adattamento alla realtà.
La conoscenza è ciò che ci separa dalla realtà, e questa separazione c'è sempre stata, se possiamo pensare a una conoscenza inconscia che dia conto dei comportamenti istintuali.
La mancanza di coscienza, o meglio la non ammissione di questa separazione, è il realismo, perchè quando la coscienza manca del tutto si è naturalmente realisti.

Il problema è che il realista e il relativista condividono lo stesso grado di coscienza, e ciò comporta per ognuno una difficolta da superare, con maggior fatica credo per il realista, laddove tende a difendere una condizione non più attuale, mentre al relativista rimane di dar conto del perchè la realtà continui ad apparirgli nella sua evidenza.
D'altronde il linguaggio che lo stesso relativista ancora usa ricorda quella condizione di apparente non mediazione, con termini appunto come evidenza.
Al relativista per lo più resta ancora da capire che non c'è nulla da capire, nella misura in cui  lega  ancora la comprensione all'evidenza, ricavando in subordine  evidenze posticce da possibili analogie, finché è possibile trovarle, e senno getta la spugna, lamentando l'indebita invasione della matematica.
La mancanza di questo passaggio è tradita ancora dal chiedersi se l'AI comprenda ciò che dice, per potersi equiparare a quella umana, quando è la non necessità di comprendere che gli ha dato l'abbrivio.
#22
Citazione di: Alberto Knox il 18 Ottobre 2025, 00:19:02 AMQuesta cosa è impossibile se per ordine stiamo intendendo la stessa cosa. Dici che ho fatto confusione  fra ciò che consente di mettervi ordine, e ciò che possiede un ordine. Ti chiedo quindi cosa intendi tu per "ordine"
Se mi dici cosa intendi per ordine ti diro se intendiamo la stessa cosa.
Io però non credo che tu possieda una definizione di ordine, perchè se la possedessi me l'avresti già data.
E comunque non prenderla sul personale, perchè credo che abbiamo tutti questa difficoltà.
Cioè qualunque definizione proviamo a dare, o ci viene data, non coincide col concetto di ordine che abbiamo, o forse è più giusto dire con la ''sensazione di ordine''.
Io ti darò volentieri la mia definizione di ordine, e se insisti, anche senza che tu mi dia la tua, ma ti dico già che la mia definizione non coincide con la sensazione di ordine che possiedo, e vorrei che tu prima ti cimentassi con la difficoltà di darne una che con la tua sensazione coincida, per capire meglio cosa intendo dire.

Provo solo a farti un cenno delle difficoltà che potresti incontrare.
Prendiamo un esempio di ordine naturale, quello temporale.
Dico naturale nel senso che, cosa viene prima e cosa viene dopo, non siamo noi stabilirlo, ma vien da se.
Ora ti chiedo se c'è un ordine naturale in generale in un insieme di oggetti considerati allo stesso istante.
Un ordine cioè che non siamo noi a stabilire, ma che venga da se.
#23
Scienza e Tecnologia / Re: Homo sapiens è un animale
17 Ottobre 2025, 22:26:27 PM
Citazione di: Jacopus il 17 Ottobre 2025, 17:56:02 PMC'è un gasteropode del clade "sacoglossa" che è sia autotrofo che eterotrofo. Si ciba di alghe ma non digerisce i cloroplasti che continua ad usare come le piante, per trasformare la luce in energia. È una via di mezzo fra una pianta e un animale. Questo per dare ragione a Iano. Le classificazioni sono utili ma non rispondono alla realtà della vita, che è molto più confusa e sovrapposta di quello che si crede, compreso il tema già toccato dei generi sessuali con buona pace di chi crede che siano sempre e solo due.
Equiparare cose fondamentalmente diverse, come gli individui, è fondamentalmente ingiusto, e se questa ingiustizia pur si decide che sia necessario sopportare per i benefici che comporta il costituirsi in società, bisognerebbe in primis provare a distribuire egualmente il relativo disagio.
Se ciò non si rivelasse fattibile, bisognerebbe dare un riconoscimento a chi è chiamato a sopportare maggior ingiustizia, come a quegli eroi che caricano su di se, che abbiano scelto o meno di farlo, il maggior peso del bene della loro comunità, alleggerendo il loro compito invece di farglielo pesare.
Le leggi non sono giuste, perchè necessariamente contemplano categorie entro le quali gli individui vengono forzati, ma quelle categorie sono necessarie alla stesura della legge, che va accettata come una necessita sociale.
Io rispetto la legge perchè è legge, e non perchè è giusta, ma essendo fondamentalmente ingiusta devo avere la libertà di lottare per cambiarla, anche se fosse banalmente la libertà di poggiarsi su una gamba quando l'altra è stanca, purché la società stia in piedi.

Se la società è fatta di maschi, femmine, ed altro non meglio specificato, la giustizia non si realizza specificando il non ben specificato, se specificare in se è fonte di ingiustizia.
Se questa ingiustizia è necessaria bisogna alleggerirla, piùttosto che appesantirla  al fine di sostenere la giustezza della legge.

L'unica giustizia possibile, traendo spunto da un proverbio genovese, è che ognuno possa stare a turno in braccio alla mamma, se non lo ricordo male, e nel caso mi corriggerai, caro Jacopus :)
Se ci lasciassimo governare dalla saggezza popolare racchiusa nei proverbi forse realizzeremmo una società, non dico giusta, ma più sopportabile.


#24
Citazione di: Koba-san il 17 Ottobre 2025, 17:02:43 PMQuindi, tonando alla domanda di Knox ("è davvero così irragionevole supporre che potrebbe essere inevitabile che esseri biologici scaturiti da un ordine cosmico debbano poi riflettere quell'ordine nelle loro facoltà conoscitive?"), la mia risposta (più in linea con Rorty che con Putnam) è che bisogna stare attenti a non confondere le facoltà conoscitive modellate dalla nostra evoluzione con i contenuti di esse. Per quanto non sia irragionevole immaginarsi un rispecchiamento (e infatti la metafisica lo ha fatto), d'altra parte il sostenerlo significa andare a cozzare con la filosofia degli ultimi 200 anni che è stata una lenta e organica confutazione di quell'immagine.
La domanda che si pone Knox riflette la confusione fra ciò che consente di mettervi ordine, e ciò che possiede un ordine di cui non resta che prendere coscienza.
La coincidenza viene smascherata quando dalla sensazione di ordine passiamo alla sua definizione, se con quella non coincide.
Eppure se quella definizione abbiamo dato deve esserci un motivo, e il motivo potrebbe essere che stiamo provando a riprodurre in modo cosciente il processo che ha generato la sensazione che abbiamo di ordine.
La differenza sta nell'usare il concetto di ordine o ''farsene usare''.
Se mi faccio usare dal concetto di ordine, la realtà mi apparirà ordinata, e non mi resterà che chiedermi il perchè di quell'ordine, piuttosto che un altro teoricamente possibile.
Se uso la definizione di ordine potrò sperimentare ogni possibile ordine.

Abbiamo potuto notare come l'ordine della realtà coincidesse con l'ordine della geometria euclidea, e trattandosi di cose fra loro indipendenti questa coincidenza non poteva essere pura, ma doveva esserci un motivo.
Quindi abbiamo preso coscienza dell'ordine naturale delle cose, e ci siamo chiesti il perché di quell'ordine.
La domanda avrebbe senso se il processo di presa di coscienza si fosse così concluso.
Ma il risultato della presa di coscienza è stato anche chiederci se potevamo applicare alla realtà un ordine diverso, e ci siamo riusciti.
Quindi le interpretazioni di questa nuova esperienza sono state principalmente due:
1. Le nostre sensazioni sono approssimative, se non proprio ingannevoli, e affinandole siamo dunque sulla strada di trovare l'ordine vero della realtà.
 Il problema è che la scienza innesto quelle sensazioni nuove non produce, e anzi non ne produce affatto, ponendosi ad esse come alternativa.
2. La realtà non ha un suo ordine, ma consente di applicarvi qualunque possibile ordine, e l'ordine che vi applichiamo dice quindi più di chi lo ha scelto, che della realtà che ci ha consentito di applicarlo.

Io propendo per il punto 2, anche se non so che tipo di realismo o non realismo sia, se è fra quelli già descritti, o ancora da descrivere.
Il competente in materia sei tu, e magari lo hai già fatto, ma repetita juvant nel caso.
#25
Citazione di: Koba-san il 17 Ottobre 2025, 09:38:13 AMA questo punto, però, non molliamo il relativista e gli chiediamo: ma ci sarà pure un motivo per cui, nell'evoluzione culturale, si è data priorità alla descrizione morfologica piuttosto che, ad esempio, a mappe olfattive o a trame simboliche?
Ma ha senso farsi questa domanda in un contesto che continua a mutare?
Ha senso se nell'evoluzione c'è una consequenzialità che tende a un fine.

Quello che sappiamo della realtà è che
1. Ammette descrizioni.
2. Ammette interazioni.

Potremmo al massimo spingerci a cercare il fattor comune delle descrizioni, ciò che le rende possibili, ammettendo che non c'è una sostanziale differenza fra una e l'altra, ma che adottare una o l'altra faccia differenza in termini evoluzionistici.
Se si tratta di una corsa per la sopravvivenza la condizione ideale è che tutte le interpretazioni partecipino alla gara, ma alla fine non sarà una interpretazione a vincere, ma chi l'ha adottata, e se tutti corrono per la vita, sarà la vita a vincere.

Ma che fine farà l'umanità se non c'è un fine che la muove e promuove?
Per capire che fine farà bisogna considerare la sua origine.
La sua origine sta in una arbitraria suddivisione per categorie degli individui viventi.
Una categorizzazione fra gli esseri viventi necessaria solo alla descrizione dell'evoluzione.
Cioè l'umanità vive dentro una descrizione, e si estinguerà quando si smetterà di raccontare in tal modo la realtà.
Si potrà prevedere la prossima estinzione di massa come causa della sua fine, come è avvenuto per i dinosauri, ma ciò che si rende necessario dopo una estinzione di massa è solo la ridefinizione per categorie degli esseri viventi.

Non è la realtà ad essere relativa, perchè la vita possiamo anche considerarlo un fatto assoluto, ma è la descrizione della vita a non esserlo, e noi siamo parte di quella descrizione non necessaria, per quanto utile.
In possibili descrizioni alternative, a parità di esseri viventi. noi non siamo mai esistiti.

La descrizione crea la realtà solo nella misura in cui con essa la confondiamo, ma la realtà resta solo ciò che quella descrizione permette, e che da quella descrizione resta sempre fuori.

 
#26
Citazione di: fabriba il 17 Ottobre 2025, 10:36:36 AMPerchè dici che l'economia è tendenzialmente globale?
Cioè: si, se le cipolle svizzere costano meno di quelle italiane ci sarà contrabbando di cipolle, ma in quel senso la tendenza è globale, ma i dazi rompono proprio quel ciclo lì.



Perchè credo che il mercato si allarghi tendenzialmente fin dove la tecnologia glielo consente, e questo costringe le nazioni a ridefinire il proprio ruolo.
La reazione, non a caso globale,  oggi è il sovranismo. Comprensibile, ma ha il fiato corto.
Bisogna ridisegnare il ruolo delle nazioni, ma è difficile farlo con politiche che non guardano oltre la prossima tornata elettorale.
Quindi saremo costretti a prendere tutte le facciate del caso, prima di deciderci ad affrontare una realtà che  è indifferente agli slogan elettorali.
In questa situazione prosperano parassiti come Trump, che non eviteranno il disastro, ma sanno come approfittarne.
Perchè lo fanno? Credo perchè accumulare capitali, come il gioco, può diventare una malattia, che annulla ogni inibizione.

Prima si decide di cavalcare la tecnologia, invece di contrastarla, con i dazi e altro, meno tempo si spreca.
#27
Mi sembra di capire, da quello che scrivete, che il problema è che l'economia è tendenzialmente globale mentre le tasse non lo sono.
Se deglobalizzare l'economia è velleitario, rimane da sostituire le tasse con qualcosa che non faccia a botte con l'economia globalizzata.
Banalmente potremmo smetter di pagare le tasse, ma se anche così non riesco a pagarmi le prestazioni mediche garantite oggi dal sistema sanitario, occorre abbassare il costo delle prestazioni mediche, inflazionando il mercato di dentisti, ad esempio.
Avendo per questo maggior bisogno di laureati, bisogna rendere la scuola più efficiente.
Se non si parte dal rafforzamento della base, la scuola, ogni altra soluzione risulterà traballante.


#28
Citazione di: Koba-san il 16 Ottobre 2025, 11:16:53 AM[Rorty contro Nagel]
Ma se non esiste un criterio esterno di oggettività o comunque neutrale (come lo sguardo di Dio e del realista ingenuo, o come lo sguardo distante di Nagel), allora tutti i nostri giudizi vengono da pratiche discorsive specifiche, legate all'ambiente in cui viviamo.
Questo non significa però abbracciare un relativismo secondo cui ogni interpretazione ha lo stesso peso.
Infatti così facendo sarebbe come ammettere ancora l'esistenza di una posizione privilegiata – anche se si ritiene poi di non poterla assumere, che è impossibile e dunque una ricaduta nella metafisica – una posizione privilegiata "fantasma" da cui tutte le altre interpretazioni apparirebbero equivalenti.
In realtà noi occupiamo sempre un punto di vista specifico e i nostri giudizi sono l'espressione di esso.
Continuiamo a giudicare, a combattere, ma con la consapevolezza che lo facciamo a partire da dove siamo e da dove veniamo.

Se la filosofia è quindi costretta ad abbandonare la sua ossessione per il problema della conoscenza, vuol dire che è arrivata al termine della sua missione storica? Alla sua fine? O può avere ancora un compito?
Forse il suo compito è quello che indicava Jacopus alla fine della sua lista: la creazione del nuovo.
Non più custode della verità ma creatrice di nuove parole, di nuove possibilità
Una disciplina che si sforza di immaginare delle alternative.
Se non c'è un modo univoco di descrivere la realtà,  il modo in cui la descriviamo dice qualcosa di noi, perchè noi pesiamo sulle nostre interpretazioni della realtà, e quindi le nostre interpretazioni ci dicono indirettamente chi siamo, e non solo chi siamo , ma chi siamo stati, privilegio di cui godiamo da qualche millennio, relativamente alla scrittura, o forse più se includiamo i manufatti e le pitture e ogni forma di rappresentazione.
Un criterio esterno di oggettività può servire se la realtà è una collezione di oggetti. Noi in effetti agiamo come se lo fosse, proprio come se ci trovassimo ad avere a che fare con degli oggetti.
Stabilito quindi quali siano questi oggetti attraverso un criterio esterno di oggettività, e stabilito con quali oggetti veri abbiamo a che fare, al di la di ciò che ci possa apparire, agiremo di conseguenza, adeguando il nostro comportamento a quegli oggetti.
Che effetto avrebbe su di noi questa standardizzazione?
Di divenire un essere vivente standard, la sua oggettivazione?
Ci siamo veramente impegnati fino in fondo a considerare le conseguenze della verità, se esistendo, noi la trovassimo?
Desideriamo trovare la verità , ma ci siamo chiesti davvero quali conseguenze avrebbe trovarla?
Ora, io non credo nella verità, ma ne posseggo il concetto, ed è pure alto, ed anzi cosi alto che resterei deluso se , trovandola, come prima conseguenza, avrei conferma che si riduca  a logos.
Voglio dire, per quanto un falegname timorato di Dio possa amare i suoi strumenti di lavoro, penso che resterebbe deluso di scoprire che Dio è una sega.

In breve, non credo che la verità esista, ma se esistesse sarei deluso di apprendere che si riduca a logos, per quanto lo possa amare.
Ma la penso soli io questa cosa?



#29
Citazione di: Alberto Knox il 15 Ottobre 2025, 12:46:16 PMQuesto non è sempre vero Iano.  Le pieghe del linguaggio nascondono qualcosa di extralinguistico, che il linguaggio da sé non è in grado di attingere. Non sono più la singola parola o l'argomentazione a dover essere spiegate. Tutto va messo in causa, perché il linguaggio rinvia sempre a qualcosa di retrostante (il pensiero). Il linguaggio nella vita di homo sapiens non è asettico come un'astratta ratio, perché si regge su moventi, intenzioni e ordini di esperienza spesso non chiari e non formulati in sede linguistica.
Eppure mi pare  che noi pensiamo come parliamo.
#30
Citazione di: Alberto Knox il 15 Ottobre 2025, 12:46:16 PMbhè, con eventi fisici manifesti intendevo le cause delle percezioni. Cosa causa le percezioni? le cose e gli eventi, le cose si chiamano così perchè rianda alla parola "causa" gli eventi pur non permanendo nello spazio e nel tempo causano la percezione.
Giusto, ma per parlare di oggettività occorrerebbe che ,cause ed effetti coincidano, o che  vi sia altro tipo di corrispondenza precisa, che agisca a nostra insaputa, talchè ci sembrerà che perchè la realtà appaia è sufficiente aprire gli occhi, come in effetti ci sembra.
E' in quest'ambito percettivo che noi abbiamo sviluppato quindi il concetto di oggettività.
Ma siamo autorizzati ad utilizzarlo quando cambia l'ambito?
In altri ambiti, come quello scientifico, non si ripetono le stesse condizioni.
Le leggi di corrispondenza sono quelle fisiche, ''vere'' fino a prova contraria, e sopratutto note.
Esse sono chiaramente una interpretazione soggettiva, perchè rimangono tali anche quando intersoggettive.
Quindi, se vogliamo ancora parlare di oggetti, dovremo ammettere che essi non sono ciò che costituisce la realtà, ma il prodotto della nostra interazione con la realtà.
Se sono il prodotto della nostra interazione con la realtà, non essendo noi assoluti, se pure la realtà lo sia, non saranno oggettivi in senso assoluto.
Certo, derivano dall'applicazione del metodo scientifico, ma essendo solo il frutto di un nostro accordo, dipendono da noi, cioè dagli osservatori.
I quanti non hanno l'oggettività di palle da biliardo, e per quanto detto non possiamo pretendere che ce l'abbiano.
Le palle da biliardo quando apriamo gli occhi sono sempre li, ma i quanti, quando applichiamo una teoria diversa , e magari nuova, dalla meccanica quantistica. non ci sono più.

Quello che in sostanza proviamo a fare è di ricostituire i concetti di oggettività, verità, solidità, concretezza, fuori dagli ambiti in cui sono nati, fallendo, come avrebbe dovuto essere prevedibile.
Se di ciò che pur non ci appare immediatamente oggettivo, cerchiamo una prova di oggettivtà, di quella prova esisterà sempre il contrario.
Non è con la filosofia che sono nati gli assoluti.
La filosofia si è limitata a considerarli, e considerarli significa rimetterli in gioco, come infatti è avvenuto, tanto che per sopravvivere si sono dovuti rifugiare nelle roccaforti delle religioni.