Citazione di: acquario69 il 27 Gennaio 2019, 04:26:21 AM
Quando al colmo della festa, meravigliosamente ubriachi, ci sentiamo prossimi al dominio del mondo, può accadere che per bisogno abbandoniamo il salone del Grand Hôtel (o del castello in riva al mare) e di soppiatto ci si ritiri alla cosiddetta toilette.
Senza timore entriamo per liberarci.. e che pericolo potrebbe esserci mai nel quieto rifugio?
Ma qui non splendori di donne e di crisopazi, non musica né danze né risa (tutto questo essendo rimasto di là della porta a vitrages, stranamente lontano). Bensì solitudine e pace come in un tempio abbandonato. Un'incerta eco di suoni arriva attraverso i muri, flebile richiamo.
Ma dagli specchi ci guarda un volto insieme vecchissimo e nuovo che conosciamo, ahimè, troppo bene; mai però ci era apparso così pallido, sarcastico e complessivamente desolato.
E dal silenzio profondo, sopra la pallida eco del tango, il mormorio dell'acqua, scivolante giù dai grandi orinatoi di maiolica, a tradimento ci parla con accento umile e amico, bonariamente ricordandoci le miserie dell'uomo e le speranze perdute.
Talora anche un tubo, chissà dove, gorgoglia, ed accenna in termini vaghi al domani quale sarà. Ci sfugge il dominio del mondo e rimestando sempre la voce degli orinatoi entro i pensieri nostri amari, scuotiamo il capo allo scopo di vedere l'altro, quella faccia ebete, nello specchio, farci segno di no.
Troppo tardi per sottrarci e tornare intatti di là. Con che cinismo l'amico in frac, così simile a noi, ci fissa dal vetro. La Pia è già smarrita tra le braccia del conte, Annalisa ha giàdetto di no e la giovane sconosciuta dalla bocca provocante ha evidentemente già stretto un patto con l'affascinante Pietruccio, inutile tornare di là. E in quanto a bere, non parliamone neanche, perché è tanto se ci reggiamo ancora in piedi. Che triste scherzo, tutto questo è successo per essere capitati qua dentro. Dov'è la magica felicità per cui poco fa si volava invincibili sopra le turbe? Continua a scuotere il capo stupidamente quel pallido ed equivoco tipo della nostra identica statura, di là, nello specchio, a rammentarci la rapidità della vita (non si è neanche usciti di casa per andare alla festa e già il cielo schiarisce, escono i camioncini dei lattai, l'orchestra ripone negli astucci flauti e violini e ci si domanda come mai)
Prudenza, vogliamo dire, anche con le toilettes dei grandi alberghi, le loro luci sibilline, quel silenzio, quella gelida serenità, gli specchi, la sediziosa voce dell'acqua, simile agli scoli misteriosi delle montagne negli anni andati, la quale parla troppo vivamente grondando dai lucidi colonnati di maiolica (in tanto severo abbandono!). Diffidate dei vitrages smerigliati con lo stemma in trasparenza per cui si accede alle latrine.
Dio, pazientissimo, giorno e notte ci insegue, dove meno si pensa ci attende all'agguato, non ha bisogno di croce o di altari, anche nei vestiboli di marmo sterilizzato che non si possono nominare egli viene a tentarci proponendoci la salvezza dell'anima.
Fonte:
Racconto dal titolo Acqua chiusa "Toilette" tratto da: "In quel Preciso Momento" (Dino Buzzati)
"Forse tutto è così, crediamo che attorno a noi ci siano creature simili a noi e invece c'è il gelo, pietre che parlano una lingua straniera, stiamo per salutare l'amico, ma il braccio ricade inerte, il sorriso si spegne perché ci accorgiamo di essere completamente soli."
"Gli uomini , per quanto possano volersi bene, rimangono sempre lontani; se uno soffre il dolore è completamente suo, nessun altro può prenderne su di sè una minima parte; se uno soffre, gli altri per questo non sentono male, anche se l'amore è grande, e questo provoca la solitudine della vita.
Da Buzzati, Il deserto dei Tartari
"Un po'più in là della tua solitudine c'è la persona che ami" ( Buzzati)
saluti