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Messaggi - Alexander

#16
Tematiche Culturali e Sociali / Re: Il relativo maschile
15 Settembre 2025, 08:16:54 AM
Secondo recenti studi I ragazzi e le ragazze si differenziano anche nell'uso dello smartphone. Le ragazze passano mediamente più tempo ((6 ore) al giorno è preferiscono I social e chattare. I maschi preferiscono i giochi online e la ricerca di informazioni. È vero che c è contaminazione tra generi, ma anche a fine ottocento le puttane fumavano e bevevano alcolici come facevano gli uomini, ma non si può dire che fosse lo standard per le donne dell'epoca. È interessante però notare come adesso il divario tra uomini e donne fumatrici si stia assottigliando sempre più, ma questo sembra confermare che la società non impone modelli nuovi comportamentali bensì che c'è una accettazione e condivisione da parte delle donne del modello predominante maschile. Lo vediamo anche nel continuo aumento di donne combattenti in guerra o di ragazze che si ubriacano. Mentre gli sforzi delle frange politiche più progressista nello spingere anche I maschi verso comportamenti ritenuti socialmente più femminili non sembra ancora maturare grossi cambiamenti nel modello maschile, salvo una maggiore cura dei figli piccoli per motivi però prevalentemente economici (lavoro femminile). Non lo vedo come un segno positivo. La società non si arricchisce nell'appiattimento ma nelle libere differenze tra generi, quando non sfociano in discrimination.
#17
Tematiche Spirituali / Re: Inventare una nuova religione
11 Settembre 2025, 18:09:03 PM
Citazione di: Phil il 11 Settembre 2025, 17:08:49 PMLa domanda sulle letture del Buddha era, come scritto, da intendere come "koan dei poveri", non come richiesta di informazioni biografiche... era una domanda da pratica, non da Wikipedia o ChatGPT.
La meditazione senza prassi è tanto inefficace quanto la filologia senza meditazione.
Sei un po' risentito? Non intendevo darti nozioni che sicuramente conosci più di me. Era solo per inquadrare di più, nel discorso, il senso che può avere la pratica che, almeno secondo me, per essere efficace non può essere semplicemente estrapolata dall'insieme di questo insegnamento. Che il buddismo dia molta più importanza alla pratica meditativa (quindi vipassyana e samatha) rispetto ad altre forme religiose sono d'accordo con te.
Un saluto
#18
Tematiche Spirituali / Re: Inventare una nuova religione
11 Settembre 2025, 16:33:05 PM
Citazione di: Phil il 11 Settembre 2025, 15:40:18 PM"Provocazione didattica" che forse spiega meglio e in sintesi tutto il mio straparlare della differenza fra pratica buddista e fede religiosa: se anche cancellassimo ogni traccia del buddismo dalla Terra, questo (il buddismo, non Buddha) potrebbe ripresentarsi (con altro nome ovviamente) nel momento in cui qualcuno si mettesse a riflettere sulla sofferenza e trovasse utile meditare sul proprio respiro e la propria mente. Se invece cancellassimo ogni traccia del Cristianesimo, per rivederlo bisognerebbe solo aspettare che Cristo torni sulla Terra.
Detto altrimenti: se per comprendere il buddismo, troviamo utile comprendere la biografia di Buddha e l'humus culturale da cui è nato, significa che forse non abbiamo compreso che il buddismo è essenzialmente una pratica, non l'ennesimo culto religioso o prontuario di risposte in cui avere fede (anche se viene spesso inteso così anche in oriente, considerando che è molto più facile e spontaneo avere fede piuttosto che praticare senza trascendenze a cui af-fidarsi).Sicuramente leggere e comprendere i 52 tipi di stati mentali citati nell'Abhidhamma può far molto riflettere, oltre che accrescere la propria cultura in materia. Quello che intendevo è che, ai fini della pratica, non serve saperli a memoria e anche se non si è mai letto quel capitolo dell'Abhidhamma si può comunque praticare il buddismo, che in fondo è quello che più conta se si vuol fare esperienza di comprensione diretta di ciò di cui parla il buddismo.
D'altronde (piccolo "koan dei poveri"): cosa ha letto Buddha per diventare Buddha?
Certo, la pratica è centrale, ma va inserita all' interno della quarta verità buddhista, l'ottuplice sentiero, che non è solo meditazione, è anche coltivazione di un certo tipo di esistenza  (chiamiamolo come virtuoso). In effetti, come scriveva un noto autore buddhista ( di cui come sempre non ricordo il nome), se dopo aver meditato vai a rubare o peggio, quella meditazione non serve a nulla. Che poi è la difficoltà che incontra la pratica in Occidente come in oriente. Magari tanti sono disposti a sedere meditando rivolti ad un muro, ma quando sono chiamati a cambiare approccio esistenziale (mollare le radici che generano sofferenza) tutto si fa più difficile. I samurai spesso erano praticanti di zazen, ma se per caso un poveraccio aveva l'ardire di guardarli gli tagliavano la testa! Questo chiaramente non è buddhism

Buddha si dice fosse molto colto e comprendesse profondamente la filosofia Indiana del tempo già prima di dedicarsi alla  pratica ascetica. Passò poi anni praticando con I migliori maestri dell'epoca. Buddha non nasce per caso. L'illuminazione di cui parlava e diceva di vivere è stato l'approdo di un durissimo, a volte terribile, cammino.
#19
Tematiche Spirituali / Re: Inventare una nuova religione
11 Settembre 2025, 14:13:32 PM
Citazione di: Phil il 11 Settembre 2025, 13:57:15 PMRecupero questa considerazione perché serve ad evidenziare una differenza rilevante fra buddismo ed altre religioni (rivelate o meno): l'ininfluenza della filologia per la pratica. In una religione è fondamentale sapere cosa ha detto veramente il dio, il profeta, etc. mentre nel buddismo, ai fini dell'esperienza diretta, è quasi insignificante; funge, come detto, al massimo da innesco iniziale. Un motto zen è «Se incontri il Buddha, uccidilo», a significare di come l'attaccamento alla sua figura, o peggio, al suo culto, sia un attaccamento deleterio ai fini della pratica personale. Lo stesso vale per il filosofeggiare sui tipi di rinascita o su altre classificazioni meta-fisiche: il buddismo (non tutto ovviamente, si sarà capito che mi riferisco soprattutto allo zen) è anzitutto pratica personale; non è, come si diceva prima, questione di dogmi o fede in quello che succederà dopo la morte o in quello che ha detto Buddha o Nagarjuna o un altro.
L'immanenza del buddismo sta nella sua pratica e nell'esperienza diretta, mentre nelle religioni vere e proprie l'immanenza è solo indice che punta ad una trascendenza divina, post-mortem, anime, peccati e redenzione, etc.
Il ceffone è in fondo proprio quello che marca la differenza: nelle religioni magari si danno ceffoni per una bestemmia, per un peccato commesso, etc. nel buddismo zen si danno ceffoni quando "si parte per la tangente filosofica" dimenticandosi della pratica e dell'esperienza diretta.
Ne consegue che il buddismo zen, a differenza delle religioni (e di alcuni altri buddismi), non presenta la difficoltà del praticare ciò in cui si crede (fede), ma "solo" la difficoltà del praticare senza indulgere in credenze fideistiche.
Conoscere ciò che ha detto Buddha, non serve per adorarlo, ma per comprendere meglio il suo pensiero e anche a contestualizzare nell 'humus culturale e spirituale in cui si è sviluppato. Come trovo difficile comprendere l' insegnamento di Cristo senza aver mai letto un vangelo, trovo assai arduo praticare l'insegnamento di Buddha a prescindere dalla sua figura. Lo zen, converrai con me, è una forma un po' spuria di Buddhism Che vedo affine allo Chan cinese con in più quella tipica "ossessione" tutta nipponica per la centralità del corpo ( posizione). Comunque anche nelle correnti mahayaniche permangono elementimetafisici ((natura di Buddha, per esempio) nei quali si può avere fede. Comunque, secondo me, conoscere i testi e la vita è arricchente e non necessariamente condizionate.
#20
Tematiche Spirituali / Re: Inventare una nuova religione
11 Settembre 2025, 12:20:30 PM
Citazione di: fabriba il 11 Settembre 2025, 12:01:23 PM@Alexander  abuso della tua pazienza a questo punto...
Avrei ragione nel sostenere che il karma è frainteso, e che non ha a che fare con la distinzione tra bene e male, ma semplicemente con una catena di cause-effetti tra quello che mettiamo nell'universo e quello che viene generato dall'universo?

(se fosse corretto, in questo senso ricorda un po' il "non fare al tuo prossimo quello che non vorresti fosse fatto a te", del resto non sono certo il primo che vede nel messaggio di Gesù una influenza Buddista)
Si, il karma è una catena di cause, effetti e intenzioni che può generare (perpetuare) altra sofferenza o alleviarla (karma negativo o positivo ). Quindi alle categorie di male e bene all'occidentale sarebbe da preferire per il Buddhism I termini di salutare e non salutare. Per comprendere più in profondità il Buddhism bisogna partire dal principio (verità della sofferenza) e non dall'an-atman. Sarebbe come leggere un libro partendo dalla fine.

Sui punti di contatto con il cristianesimo: entrambi mettono molta enfasi sulla responsabilità personale. Sono io che decido se creare altra sofferenza (male nel crist.) o tentare di non crearne (bene nel cristo.). Entrambe sono religioni dell'esperienza, come diceva Mircea Eliade.
Nel Buddhism è però la forza della mia ignoranza (delle radici della sofferenza) a spingermi verso il karma negativo. Nel crist. Si contempla anche un attore esterno a volte.
#21
Tematiche Spirituali / Re: Inventare una nuova religione
11 Settembre 2025, 11:44:46 AM
Citazione di: fabriba il 11 Settembre 2025, 11:30:20 AMquesta differenza mi mancava, e aggiunge coerenza.
Avendo fatto confusione tra reincarnazione e rinascita, avevo interpretato la cosa in termini metaforici, sbagliando.
Non c'era neanche la metafora: c'era l'esplicita negazione sia del sè, che quindi della reincarnazione.

Volevo solo aggiungere per cercare di dare un po' di coerenza in più al mio discorso: spesso in Occidente e in qualche forma di Buddhism si interpreta IL "non se'" come non-io. In realtà l'anatman (non se') è semplicemente la negazione dell'atman, cioè in quella che nei Veda e nel brahmanesimo si potrebbe chiamare "la scintilla divina" ; cioè quel qualcosa di indistruttibile ed eterno che passa di vita in vita (ecco quindi la teoria della reincarnazione). Quindi l'an-atman sorge in opposizione dialettica con la cultura spirituale indiana dominante all'epoca. Buddha non ha mai sostenuto l'inesistenza dell'io (e come avrebbe potuto?) ma di questo sé eterno. L'io esiste ma, per il buddhism, è un aggregato come altri e soggetto quindi all'impermanenza. 
#22
Tematiche Spirituali / Re: Inventare una nuova religione
11 Settembre 2025, 11:16:26 AM
Citazione di: Phil il 11 Settembre 2025, 10:53:49 AMPosso sbagliarmi, ma nello zen, in Nagarjuna e in altri la questione delle rinascite vale poco o niente, è solo un "ornamento" come dicevo prima.
Ottimo, allora è un problema che non ti riguarda, non sei mica la sofferenza, tu sei Alexander (o almeno credi di esserlo). Puoi anche lasciare che la sofferenza muoia e rinasca fuori da te, non in te. E una volta rimossa la sofferenza, che fine fa Alexander?
Se invece, in questa vita, vuoi affrontare la tua sofferenza (se ce l'hai), direi che il problema non è se poi rinasci o meno, ma la sofferenza che hai (non sei) in questa vita.
Come suggerisce fabribra, lasciamo pure che il primo principio della termodinamica non diventi motivo di animismo o panpsichismo.

P.s.
Se per Buddha Samsara e Nirvana meritavano il silenzio, figurati quale ceffone ci darebbe nel leggerci dissertare sulle prossime vite.
Mai disertato sulle prossime vite e concordo con te che affrontare la sofferenza interiore, che quella del corpo non puoi evitarla, sia fondamentale, in tutte le forme di Buddhism. Il problema della sofferenza riguarda colui che ne fa esperienza, Alexander o Phil, ma non puoi lasciarla andare pensando che tanto finirà con la morte o che tanto rinascero' migliore da qualche parte. Il problema della sofferenza è centrale ed è considerato come vero da Buddha. Facendone esperienza io sono anche la sofferenza e soprattutto sono colui che la alimenta. Alimentandola creo continuamente la sua possibilità di ri nascita, intesa come nuova nascita in questa vita e nel buddismo in continuazione. Non credo che ci darebbe un sonoro ceffone dato che, almeno nei resoconti più antichi, raccontava di ricordarsi di essere stato questo o quelli e che questa è una facoltà che si attua con l'illuminazione. Naturalmente, come per i vangeli, non sappiamo con certezza se sia stato detto o sia agiografico. 
#23
Tematiche Spirituali / Re: Inventare una nuova religione
11 Settembre 2025, 10:31:51 AM
Infatti nel Buddismo non si sostiene la reincarnazione, ma la rinascita. Non c è qualcuno che muore qui e rinasce là, ma I contenuti della coscienza determinano la nuova nascita. In pratica si tratterebbe di un "flusso" che tende continuamente a ri-nascere.
Il concetto del "tutto è uno" è caratteristico del neobrahamanesimo. Concepito così porrebbe un limite all' I permanenza, che per il buddismo è totale. Non è dato sapere se questo ipotetico "uno" contiene il mutamento, ma rimane sempre Uno. Rientra nelle concezioni metafisiche che il Buddha rifiutava (Se ne teneva alla larga e rispondeva col silenzio a queste domande). Su questa linea è improprio affermare che samara è nirvana sono immanenti entrambi, o immanenti e trascendente, o "terrestri" ambedue. Sono ditthi, speculazioni inutili per Buddha. 
#24
Tematiche Spirituali / Re: Inventare una nuova religione
11 Settembre 2025, 08:05:27 AM
Citazione di: Phil il 11 Settembre 2025, 00:21:36 AMCome anticipato, ci sono molte interpretazioni delle molte correnti del buddismo; si spazia da quelle più favoleggianti e trascendenti a quelle più imminenti e atee. Quindi, alcune di queste interpretazioni ti risponderebbero più o meno così: La rinascita non è strettamente necessaria al buddismo: se Samsara e Nirvana, come dice il citato Nagarjuna, sono la stessa cosa, ossia la stessa realtà "terrestre", è irrilevante quante volte si vive e se si rinasce. In sintesi: il dolore che provi vuoi estinguerlo prima di morire? Il buddismo ha qualche consiglio in merito (ottuplice sentiero, etc.). Vuoi soffrire fino alla morte? Scelta tua (un po' masochista), ma attenzione perché se rinasci sei punto a capo.
C'è tutta una gerarchia canonica di rinascite, anche nobili; ad esempio quella del bodhisattva, ossia dell'illuminato che, nonostante sia tale, sceglie di rinascere per aiutare gli altri a... non rinascere? Questioni di narrativa popolare religiosa, buona per adornare la diretta semplicità di uno schiaffo zen (che sicuramente ci arriverebbe in faccia se chiedessimo a un maestro zen questioni del genere; non perché il maestro non voglia o sappia rispondere, ma perché lo schiaffo è la risposta fulminea: qui ed ora, chi sei e cosa fai? Soprattutto: chi muore e rinasce?).
A proposito: si può adornare davvero uno schiaffo?
Tutte le correnti Buddhiste sostengono lo sforzo di porre fine alla sofferenza in questa vita per non farla ri-nascere. Ma non tutta la sofferenza si può fermare, semplicemente perché si ha un corpo ( la vicenda attuale della demenza del Dalai Lama può insegnare qualcosa). Per questo si parla di nirvana, possibilità in questa vita, limitato e di parinirvana, con la fine completa della ri-nascita della sofferenza (dove è andato Buddha?). Chi muore è chi rinasce? La risposta è piuttosto semplice: la sofferenza muore e rinasce. 
#25
Tematiche Spirituali / Re: Inventare una nuova religione
10 Settembre 2025, 23:40:47 PM
Citazione di: Phil il 10 Settembre 2025, 15:46:33 PMSul meditare camminando, so che nello zen esiste il kinhin, una forma di "meditazione camminata" che aiuta a "sgranchire le gambe" e tenere attiva la circolazione; perché va bene occuparsi della mente, ma anche il corpo ha le sue esigenze. Forse ti sconsigliavano di farlo sui binari perché, per quanto una mente presente a se stessa non è di intralcio alla reattività del corpo, ma anzi la accresce, resta il fatto che addestrarsi a schivare treni è una pratica eccessiva anche per il più spietato apprendistato zen in stile jigoku (inferno).
Sul "raggiungere l'assoluto" (traduzione infelicemente all'occidentale) Nagarjuna ci ammonisce che Samsara e Nirvana sono qui, coincidono "ontologicamente" (sempre per dirla all'occidentale), ma si differenziano per come il soggetto ne vive la realtà (che poi il soggetto, meditando, si scopre essere un aggregato illusorio, anatman, etc.).

Essendo il nirvana la fine della sofferenza, non ci potrebbe essere alcuna fine se non ci fosse il nirvana. In questo senso va inteso che i confini del samsara sono i confini del nirvana. Per questo è necessaria al buddhism la concezione della ri-nascita. Il buddhism rifiuta l'idea della morte come estinzione totale. Perché cercare e sforzarsi tutta la vita per porre fine a qualcosa che finirà inellutabilmente in qualunque modo tu viva ? Si potrebbe anche dire così : finché ci sarà la sofferenza ci sarà la possibilità della sua estinzione (nirvana). Essendo che la sofferenza ri-nasce di continuo (visione profonda dell'orrore del continuo RI-nascere del dolore) , come facciamo esperienza tutti, ecco il senso dello sforzo per raggiungere la sua fine.
#26
Tematiche Spirituali / Re: Inventare una nuova religione
09 Settembre 2025, 19:04:22 PM
Sembra che hai una visione tardo medievale delle fedi religiose ( dogmi, credenza cieca, superstizione). Non è che non ci sono ancora, purtroppo, ma non è più da un pezzo lo "stato dell'arte", direi. Almeno negli spiriti più avveduti.  ;)

Comunque non è motivo del topic e non mi interessa mostrare la bontà o meno di una determinata fede. Più in topic desideravo osservare che non si crea una nuova religione senza partire da un vissuto calato nella realtà storica e sociale in cui si naviga. Le grandi religioni universalistiche non sono nate da un foglio bianco. Senza Mosè niente Cristo, senza i veda niente Buddha. 
#27
Tematiche Spirituali / Re: Inventare una nuova religione
09 Settembre 2025, 17:11:45 PM
Citazione di: Phil il 09 Settembre 2025, 15:17:14 PMNon è proprio esatto, e non intendo solo nel mio caso personale; come scritto sopra: «La fede nel metodo scientifico non è affatto necessaria a seguito dell'esperienza diretta dell'efficacia del farmaco». In concreto: se provo il farmaco e funziona, non mi è affatto necessario poi "aver fede nel metodo scientifico". Anche perché questa fede, in concreto, non significa poi molto e non è convertibile in una prassi. Il metodo scientifico è fatto intrinsecamente anche di fallibilità, sperimentazioni a lungo termine, errori umani, ingerenze economiche, etc. "aver fede" in tale metodo come si traduce nell'agire umano? Che se ho un problema di salute, mi rivolgo al medico che mi suggerisce dei farmaci e "ho fede" che tali farmaci mi facciano star meglio? Ma così si torna all'esempio di partenza: provo il farmaco, se sto bene o se non funziona è questione di esperienza diretta, non di fede. Mi dirai che tuttavia è stata la "fede nella scienza" a farmi rivolgere al medico, ma in realtà anche in questa interpretazione non c'è affatto fede: mi rivolgo alla scienza perché stando ad una casistica reale, esperienze vissute, "dati alla mano", etc. si è dimostrata nella pratica la scelta più efficace per risolvere un malanno. Nessuna fede coinvolta, questione di calcoli ed esperienze dirette.
In altri ambiti sicuramente è in gioco una certa "fede", ma se teniamo salda la distinzione fra fede religiosa e fede non religiosa, per questa seconda "fede", a mio avviso, conviene usare nomi meno ambigui (altrimenti ne possono derivare falsi problemi di apparente "politeismo").
Ma devi pur aver fede nei dati, nella casistica, ecc. Non ne fai certo una esperienza diretta. La tua decisione è mediata dalla fiducia in questi. E comunque parliamo di due tipi di fedi diverse. Se, nel caso religioso, o spirituale in senso lato,una persona, pregando, leggendo un testo sacro, incontrando un povero, o altro, prova "qualcosa", gioia, compassione, ecc. li ritiene provenienti da un incontro con la dimensione spirituale, pone magari fede in questo. Non è una scelta intellettuali (quella magari viene dopo, come anche la vita del Buddha storico insegna. Nel suo caso la visione della sofferenza legata al mutare delle cose ). E' qualcosa che parte da un evento interiore. Nell'esempio della psicologia terapeutica che hai riportato il paziente, trovando positiva la seduta, torna dal terapeuta ancora e inizia a provare fiducia per il percorso. Però, come sottolinea @iano, senza un' apertura, provando pregiudizio, difficilmente sorge fede. Se vado dal terapeuta pensando che la psicoterapia è una buffonata fatta per spillare soldi, o che il testo sacro è solo una favoletta, è chiaro che mi pongo a priori, condizionato dalle mie fedi, in atteggiamento negativo che preclude la possibilità di cambiamento. Questo in senso generale. Abbandonare una posizione che ci siamo costruiti richiede un grande sforzo, o un Trauma interiore, perché ci sembra che abbandonando le verità in cui poniamo fede abbandoniamo con loro anche noi stessi. In effetti noi siamo le verità in cui crediamo.
#28
Tematiche Spirituali / Re: Inventare una nuova religione
09 Settembre 2025, 13:35:50 PM
Citazione di: Phil il 09 Settembre 2025, 12:54:07 PMSe sperimento davvero l'efficacia di un farmaco, la fede è tagliata fuori perché ho esperienza diretta del funzionamento di quel farmaco (fosse anche un placebo, se è un placebo che funziona, funziona). La fede nel metodo scientifico non è affatto necessaria a seguito dell'esperienza diretta dell'efficacia del farmaco.
Se anche forziamo la parola «fede» oltre l'ambito religioso, appiattendola a mero e vago sinonimo di «fiducia», «idea», etc., e sosteniamo che è inevitabile avere una qualche "fede" (ossia una qualche fiducia, idea, valore, etc.), resta vero che è palesemente evitabile l'avere una fede religiosa (che coinvolga divinità, trascendenze, post-mortem ultra-terreni, etc.).Se tu mi dici che allenandomi e seguendo una certa dieta posso dimagrire, la "fede" che ho in te non credo meriti la maiuscola (Fede) e di certo non è una fede religiosa. Lo stesso vale per il buddismo che ti dice che meditando e studiando alcuni testi puoi avere una differente visione della realtà. La natura buddica non è qualcosa di mistico o trascendente, si riduce all'essere umani senzienti (sempre secondo le correnti meno "favoleggianti" e, appunto, fideistiche del buddismo, come lo Zen).
In fondo è un po' come se si dicesse che studiare psicologia porta ad avere una differente visione dei rapporti interpersonali e dell'interpretazione del mondo; non è questione di fede, basta mettersi a studiare psicologia per avere esperienza diretta di questo possibile cambio di visione (certo, se ci si limita ad imparare a memoria i libri senza comprenderli, allora il cambio di visione è meno probabile).
Tu sperimenti il farmaco direttamente, non sperimenti il metodo direttamente . Però maturi fede nel metodo sperimentando il farmaco. Non sto dicendo che una fede religiosa è equiparabile a qualunque fede. Sto dicendo che è inevitabile aver delle fedi. Una fede religiosa e diversa da una fede in qualcos'altro. Spesso le fedi possono convivere tra loro. Non è raro trovare chi crede in qualcosa di trascendente e nello stesso tempo ha fede nel metodo scientifico. È dalla fine ottocento che si è stabilità una possibile convivenza tra due tipi diversi di fedi, per merito di un filosofo cristiano poco conosciuto e di cui non ricordo il nome, purtroppo. Non importa. Chi se lo ricorda scriva.  La differenza tra fedi risiede nell'importanza che il soggetto attribuisce ad esse. Un Mujahideen preferisce aver fede in Allah e nel suo mitra piuttosto che fede nel potere del dialogo.  ;). La differenza tra fede di tipo religioso o spirituale e una fede qualsiasi sta nel suo spirito sostanzialmente rivoluzionario ( volontà di cambiare il mondo), che naufraga nell'organizzarsi come istituzione mondana.
#29
Tematiche Spirituali / Re: Inventare una nuova religione
09 Settembre 2025, 12:18:11 PM
Citazione di: iano il 09 Settembre 2025, 11:15:43 AMIo credo che l'uomo abbia la capacità di credere e perciò la usi.
Quindi ogni individuo ha certamente delle fedi, spesso non in chiaro.
Andarle a cercarle significa metterle in crisi, e quindi cambiare.
Cambiare è vivere e perciò io le vado a cercare, per negarle, e andare oltre, non per sfuggire alle credenze, ma per rinnovarle, per sentirmi vivo.
Questo è il gioco della vita, e io spero davvero che non vi sia alcuna verità per gli esseri viventi, perchè questa, una volta trovata, mi farebbe sentire morto in vita: buona per una vita ultraterrena, ma non per questa.
Di esempi di ciò che agisce secondo verità ne abbiamo: la materia.
E' a questo che aspiriamo?
Con tutta la mia capacità di credere io a questo non ci posso credere.




Cercare le proprie fedi e rifletterci sopra può metterle in crisi o rafforzarle . Bisogna anche considerare la sfera emotiva : perché ho fede in determinate cose in un particolare periodo della mia vita?
#30
Tematiche Spirituali / Re: Inventare una nuova religione
09 Settembre 2025, 12:03:01 PM
Citazione di: Phil il 09 Settembre 2025, 10:57:01 AMQuesto "ritenere" è proprio ciò che lo rivela come esperienza non diretta, bensì interpretata, fideistica, opinabile, etc. Se sbatto il mignolo o mi innamoro o "raggiungo" il Nirvana, non c'è molto da ritenere o decifrare, perché sono pure esperienze dirette che, in quanto tali, non necessitano di "commentari linguistici".
Come dicevo, il Nirvana viene spesso interpretato "all'occidentale" come qualcosa di paradisiaco, per questo ho citato Nagarjuna che invece demistifica il Nirvana da influenze trascendenti o folkloristiche. Non serve aver fede nel Nirvana, così come non serve aver fede nell'innamoramento: se ti metti in condizione di farne esperienza, ci provi, può capitare che la farai e se accadrà non ci sarà nulla da ritenere o interpretare o in cui aver fede; se non la fai, la vita continua lo stesso. Il percorso che porta al Nirvana non è un cammino di fede, come detto prima: aver fede nel Nirvana è il miglior modo per non arrivarci (e in questo lo Zen è molto chiaro e unanime); lo stesso non può dirsi per le fedi religiose.Chi ha fede non fa esperienza diretta di Dio, ossia dell'"oggetto" (filosoficamente parlando) della sua fede. Il fatto di interpretare fenomeni come voluti da Dio oppure una gioia come "grazie a Dio", etc. non sono esperienze dirette, ma indirette. Fare esperienza diretta di Dio significherebbe avere una conversazione (non un monologo) con lui o toccarlo, etc. e non in senso metaforico, ossia ancora indiretto (del tipo «Dio mi parla in molti modi», e altri sofismi, dogmatismi, etc.).
L'esperienza diretta, almeno per come la intendo, è quella dello spigolo sul mignolo o quella del Nirvana, inteso come nuovo sguardo sul mondo. Certo, anche la fede religiosa dà un nuovo sguardo sul mondo, ma rimanda ad altro, ossia a Dio, che è assente come esperienza diretta in questo nuovo sguardo; nel Nirvana invece non ci sono assenze o entità trascendentali in cui credere per fede (almeno secondo il buddismo meno populista e metafisico).


P.s.
Chiaramente non sto dicendo che il buddismo sia meglio o peggio del cristianesimo, non sono di nessuno dei due partiti (anche se entrambi mi hanno fatto molto riflettere), ma solo che la fede religiosa, in quanto tale, non si basa sull'esperienza diretta (almeno per come la intendiamo io e Nagarjuna), altrimenti, come detto, non sarebbe fede. Se chi ha fede la vive come esperienza "diretta" di Dio, posso capirlo ma, come detto sopra, il fatto che ci sia un residuo trascendentale in tale esperienza "diretta" è un discrimine da non sottovalutare quando la si paragona ad altre esperienze dirette prive di trascendenza.
Nelle fedi in qualcosa di trascendente, come una divinità, non viene contemplata la possibilità di una conoscenza diretta di Dio (in questa vita terrena almeno). Sempre in maniera indiretta: sperimento amore e compassione> penso che quell'amore provenga/sia da Dio> credo in Dio. Similmente: sperimento l'efficacia DI Un farmaco>penso che quell'efficacia sia merito del metodo scientifico > ho fede nel lmetodo. È inevitabile aver fede in qualcosa.
Nel Buddhismo la fede si manifesta come fiducia di possedere la natura di Buddha e di possedere  potenziale per raggiungere l'illuminazione. Magari il maestro te lo dice, ti hai Fede nel maestro e ti metti al lavoro. Ma se non hai fede di possedere la natura di Buddha, alla prima difficoltà, molli.