Citazione di: doxa il 31 Maggio 2025, 17:40:10 PMNel precedente post ho scritto che il gossip, il pettegolezzo è una modalità del controllo sociale. E' anche una modalità per la conoscenza degli altri. Si dicono cose che s'immaginano per poter verificare se siano vere.Ciao doxa ... non amo molto i pettegolezzi perché non amo, come dici, le alleanze assai strambe che questi possono generare. Mettici pure che sono un anarcoide e chiudiamo il cerchio. Ma nel mentre che facciamo grooming?
Il sesso è un tema classico del pettegolezzo.
L'arte del pettegolezzo richiede abilità, intuito, capacità di instillare in chi ascolta un sospetto, un dubbio. La regola fondamentale: qualsiasi cosa diciate, siate convincenti, la verità non conta. Solleticate l'immaginazione altrui. Ogni individuo ha un punto debole, un punto di minore resistenza. E' solitamente un'insicurezza, chi la trova può agire per far comportare gli altri a proprio piacimento.
Il pettegolezzo può essere utile e intrigante, ludico, divertente.
La cosiddetta "cronaca rosa" si occupa di fatti legati alle relazioni personali, agli incontri che si presentano in forma pubblica, ed è attività giornalistica. Invece il pettegolezzo (parola che deriva dal dialetto veneto, dal lemma "petegolo", e significa piccolo peto) spesso si basa su congetture, illazioni, insinuazioni attorno a persone di cui nulla si sa con esattezza, e per le quali è certa solo la deliberata decisione di distruggerne o farne vacillare la credibilità o moralità. La parola può ferire psicologicamente, può suscitare dolore. Di solito non si bada alle conseguenze di un pettegolezzo malevolo e quanto male può fare.
Una battuta può far ridere, il pettegolezzo mai, perché sottende malevolenza. E può rovinare la vita di chi le subisce.
La diffusione di "voci", apprezzamenti poco lusinghieri, critiche, è subdola e gli artefici della maldicenza restano nell'ombra, al riparo dalle responsabilità.
Ci sono i pettegoli occasionali, facili da scoprire perché lasciano tracce di sé, e maligni "specialisti", più difficili da sorprendere perché sanno a chi fare le loro confidenze, quali sono i momenti e le situazioni migliori.
Il gossip è una forma insidiosa di aggressività verbale. Chi critica di solito vuol mettere in "cattiva luce" una persona presso altri.
Molte volte i pettegolezzi "pesanti" negli ambienti di lavoro servono per dire cose che è vietato dire o non è educato dire; oppure, che altri (i ricettori del pettegolezzo) vogliono sentir dire ma non vogliono mostrare di sapere, o viceversa, che vogliono sapere ma non sentir dire pubblicamente.
La legge sulla privacy impedisce di divulgare notizie riguardanti l'ambito sessuale di una persona.
Se qualche pettegolezzo malevolo ogni tanto è comprensibile e tollerabile, in quanto è un modo per scaricare l'aggressività, diverso è invece il caso dei maldicenti abitudinari che sparlano di tutti. Danneggiano gli altri ma anche se stessi. Il loro comportamento suscita reazioni negative e la loro frustrazione aumenta.
Tre modi per non farsi ferire.
Il pettegolezzo si diffonde per vie traverse. La maldicenza è un nemico difficile da combattere. Si può reagire evitando di farsi travolgere dalla collera, tormentare dall'ansia e deprimere dalla tristezza.
Se la maldicenza è fondata è bene riflettere con calma. Se invece è infondata è evidente che il maldicente è in errore, oppure parla per invidia, gelosia o frustrazione.
Il fatto di riuscire a tenere sotto controllo i propri pensieri non elimina la maldicenza ma ne riduce gli effetti.
Le cattiverie nell'ambito lavorativo possono essere logoranti, intollerabili. Si critica lo stile di vita di un collega, il suo modo di lavorare, la sua vita intima, ecc..
Le reazioni ostili sono comprensibili ma non ci devono indurre a compiere atti aggressivi che possano danneggiarci: bisogna clamarsi, ammettere che non possiamo essere apprezzati da tutti, riconoscere che anche gli altri sbagliano o sono vittime delle loro emozioni o frustrazioni.
I pensieri inibenti. L'inibizione ci induce a non rispondere (a volte è meglio) ma anche a sottovalutarci, a deprimerci, a non aver fiducia nelle nostre possibilità, il che è male.
I pensieri di rinuncia. "Non voglio più vederlo né parlargli". La fuga dalle situazioni in cui si può incontrare la persona temuta fa di noi dei perdenti e ci danneggia soprattutto sul lavoro. Identificare i pensieri che portano alla fuga è il primo passo per riprendere il controllo della situazione e pensare a strategie produttive.