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Messaggi - Visechi

#16
Citazione di: niko il 25 Gennaio 2025, 16:02:18 PMI tempi, sono maturi per non scriverlo piu' con la maiuscola.

Valditara, in un mondo ideale, sarebbe unico alievo della sua stessa, occidentalissima, squola.


Anche per studiare la grammatica, a prescindere da Valditara.
Attendo il significato che tu attribuisci al termine sacrificio nel contesto della lotta partigiana, oppure come definiresti l'impegno di tanti giovani in quella stagione.
#17
Citazione di: niko il 25 Gennaio 2025, 15:41:31 PMLa vita non e' sacrificio, c'e' tutto l'immenso tempo della morte, per fare i sacrifici, e tutte le generazioni a noi precedenti, nonni, genitori, bruchi, farfalle, dinosauri (tutti alla faccia di Mario Draghi) lo dimostrano...

Ma capisco che ci sia in giro chi, senza la parolina "sacrifici", senza questo mefitico flutus vocis, proprio non saprebbe come giustificare, e soprattutto come far giustificare, l'esistente. Ed ecco che allora, quantomeno per costoro, il sacrificio diviene la grande significazione, la grande offerta, di una sofferenza del vivere che incosciamente si sa' essere tutto sommato vana. L'anti-sacrificio allucinatorio del sacrificio.
E quindi, buon sacrificio a tutti, nella liberalissima speranza che ognuno, sulla strada per il proprio l'altare, coinvolga l'altro il meno possibile.





"La vita non è sacrificio!"
Io non sostengo infatti che la vita, l'intera esistenza di un individuo sia sacrificio. Non deve esserlo. Ci mancherebbe altro. Ma ritengo, perché così mi pare racconti la Storia, che possano verificarsi circostanze in cui l'azione dell'uomo rappresenti un vero sacrificio. Parliamo quindi di contingenza non di necessità o essenza.
Non so tu, ma credo che l'abbandonare volontariamente la comoda e calda sicurezza per esporre sé stesso al freddo imprevedibile rischio sia di per sé un sacrificio. Ti agevolo il compito e la comprensione del termine sacrificio: d. L'offerta volontaria della propria vita per il bene della patria, della società, o per un ideale2. fig. a. Grave privazione o rinuncia, volontaria o imposta, a beni e necessità elementari, materiali o morali. 
In quest'accezione ho utilizzato il termine, anche in un'ottica di guerra partigiana.
Tu, invece, come definiresti la l'adesione volontaria di un giovane alla lotta partigiana?
#18
Citazione di: niko il 25 Gennaio 2025, 15:05:20 PMl'occidente con la minuscola, mi risulta che una (spietata) guerra a se' stesso gia' ben se la fa', e soprattutto se la finanzia, da solo da un po'; quanto a quello con la Maiuscola, di grazia, che minchia e'?

Siamo su Topo Gigio forum?






"I nomi che indicano regioni geografiche, nazioni e zone politiche hanno l'iniziale maiuscola in tutte le parole (l'Antartide, il Sud America, l'Africa Nera, i Mari del Sud, il Terzo Mondo, il Medio Oriente, l'Occidente [in senso politico], Italia Settentrionale)."

Già, pare proprio di essere su Topo Gigio forum, soprattutto quando ci si imbatte in commenti si tanto bizzarri.
#19
Ma in ogni caso, tu non ti esimi dal gongolarti ozioso sui benefit acquisiti attraverso o per mezzo dei notevoli sacrifici di una generazione che ha saputo creare condizioni sicuramente migliori di quelle in cui vivevano loro... o non ti risulta?
#20
Scommetto però che se quell'aumento di dieci centesimi dovesse essere utilizzato per far la guerra all'Occidente sarebbe da te, e pochi altri, benedetto e santificato.
#21
Non sempre il contenuto di uno scritto riesce a mantenere fede alle promesse che il titolo lascia intuire, ma alle volte accade. È giusto il caso della bellissima inchiesta di Ezio Mauro, "La sottile linea rossa", pubblicata su Repubblica il 21 novembre 2016. Consiglio a tutti di cercarla e leggerla con estrema attenzione.
Un fiume di parole che analizza nel dettaglio le ragioni di una crisi profonda che investe la sinistra italiana, e non solo. Non di una crisi di consenso, si tratta, che al più rappresenta una conseguenza, bensì una crisi di valori e culturale. Un percorso, quello imboccato, che rischia di produrre un'insanabile scollamento fra corpo sociale e sinistra, i cui vertici sono spesso percepiti come rappresentanti di un establishment troppo alieno dai veri bisogni della gente.
Ma non è della sinistra che voglio parlare. No! Di quella ne parlino i politologi, i sociologi e chi fa delle analisi politico-sociali il proprio mestiere. Le mie sarebbero solo parole che si aggiungerebbero alle altre migliaia che quel pamphlet ha sollecitato.
L'inchiesta è un florilegio di parole, frasi e locuzioni che colpiscono come pugni vibrati alla bocca dello stomaco, che sconcertano e tramortiscono: dure, intense, che fanno riflettere. Inserite nel contesto semantico a significare maggiormente il concetto. Sono come snodi o pietre miliari poste ai crocicchi del pensiero, segnandone l'intero discorso. Talvolta, più che snodi, sono dei trait d'union fra due iconografie lessicali che ci conducono a percorrere le strade di un'umanità dannata.
Mi soffermo solo su due dei punti toccati dal giornalista.
Parlando di immigrati il nostro sentimento - perché è lui ad essere chiamato in causa, non la razionalità - incespica su "i dannati della terra", che son coloro che "non proiettano l'ombra". Concetto in cui è significato il loro non essere più umani, privati come sono di anima, e il loro corpo "...diventa immediatamente propaganda perché parla da solo con il colore della pelle, la sua disperazione, la sua diversità, i segni dell'apocalisse che si porta addosso. La riduzione del migrante a puro corpo, pura quantità, presenza materiale d'ingombro, nuda esistenza che chiede di continuare a vivere ha qualcosa di sacrilego e di estremo, perché mette fuori gioco la politica, abituata a occuparsi di persone, di cittadini con diritti e doveri". Concetti concreti, veri, la cui realtà la viviamo quotidianamente passeggiando per le strade delle nostre città, oramai intrise di questo dolore soffocante che ha rinunciato anche al lamento e al pianto. 
È una lotta disperata, come quella del naufrago contro onde sovrastanti, che non sutura le profonde ferite che il Mare Nostrum si trova incise sul proprio fluido corpo. Lotta da folli, perché, ci avverte Giusy Nicolini, "Le cifre dicono che la nostra è una follia". È una follia che lotta contro le cifre debordanti, ma anche contro "i venditori di paura". Un doppio fronte: la realtà di uno tzunami che bussa alle nostre coste e il pre-concetto dettato dall'insicurezza che risveglia paure che un finto benessere aveva sopito per decenni. Ma quando si è  "... gente di mare e la comunità sostituisce lo Stato", non si è mai soli nella lotta, e può anche accadere che "Lampedusa poteva finire dannata, e invece ha guadagnato in reputazione per la sua accoglienza, ha migliorato i servizi sanitari e sa una cosa? Quest'anno il turismo è cresciuto del trentadue per cento". Donna! Solo una donna può sconfiggere il mondo; come fu per Rosa Park. Eroine perché i loro gesti sono e furono naturali e semplici: l'una accoglie chi bussa alla sua porta, l'altra si sedette dove non doveva. Niente di più semplice, di più naturale. Ma quanto è difficile esserlo.
C'è un racconto che, in filigrana, si dipana all'interno della narrazione principale. È quello di un Paese ferito, profondamente lacerato nell'anima sua più intima. È l'Italia degli "esclusi", dei reietti, di chi vive, o meglio sopravvive ai suoi margini. Quasi del tutto scordata dalla politica, dove i residui di un welfare agonizzante non arrivano. Un pezzo importante del Paese che, pur di tacitare il suo profondo malessere, si concede ad un  "populismo che crede invece alla cabala dello zero" e che reca come insegna effigiata sulle proprie "vele" la "rappresentazione della rappresentanza". 
Ma non è neppure di questo che voglio parlare. Dicevo che vi è un racconto sottotraccia, che forse non emerge con nitore, ma che, una volta rivelatosi e mostratosi al sentimento di chi legge, prorompe con forza e pretende di raccontarsi... Ed io ho deciso di raccontarlo.
Parlando di poveri – altro vocabolo che la sinistra dei salotti e degli affari rischia di cancellare dal proprio vocabolario – emerge un passaggio che riporto per intero: 
«Ma io sentivo il disagio di occuparmi solo di questioni come i diritti dei diseredati, cose tutte più che sacrosante, intendiamoci, ma mentre parlavo con quella gente qualcun altro si preoccupava di dar loro da mangiare», racconta Morgantini. «Volevo farlo anch'io. Ho settant'anni, convivevo con Elvira da trentotto, abbiamo avuto l'idea di sposarci per sfruttare i regali di nozze come finanziamento al progetto e alla fine abbiamo raccolto settantamila euro e sono nate le "Cucine popolari", in partenza con sei volontari e pochi pasti. Oggi quelli che ci regalano il loro tempo per andare a prendere pasta, carne, frutta e verdura, per cucinare, servire a tavola e lavare i piatti sono trenta, e a tavola si siedono ogni giorno ottanta persone. Funziona, e l'idea della laicità è andata a farsi benedire. Io sono laico, ci mancherebbe, ma ho scoperto che con i preti e i volontari cristiani si lavora che è una meraviglia, e poi se devo dire la verità stamattina avevamo bisogno di verdure e chi ce le ha date? Comunione e Liberazione, con il Banco Alimentare». 
È un ex sindacalista di 70 anni che parla. Ha impegnato nell'impresa – questa impresa, non economica – l'intera dote del matrimonio, contratto con la sua compagna proprio con questo obiettivo.
Ho letto più volte questo passaggio, ed ogni volta mi son domandato cosa possa aver spinto una persona, che potrebbe decidere di godersi la meritata pensione, a sacrificare (il verbo è improprio, credo che per lui non sia un sacrificio ma una gioia) sé stesso, il suo tempo, le sue energie e il suo patrimonio a favore di una causa che non lo dovrebbe investire direttamente. Cosa accade nell'animo di un uomo o di una donna che mette la sua esistenza al servizio di assoluti sconosciuti? È buonismo questo? Ma che significa poi buonismo? Questa storia – non solo questa, ne esistono tantissime simili, in ogni città del Bel Paese, anche nella mia città – ci dice ben altro. 
Qualcosa accade. Ma cosa precisamente? Non può trattarsi di una forma di egoismo mascherato che celi al suo interno il retropensiero che un domani potrebbe egli stesso trovarsi nella condizIone di essere aiutato. Non può neppure essere un'altra forma di egoismo ancor più bieco che confidi nella riconoscenza dell'intera comunità. Spesso questi signori e questi volontari agiscono praticamente nell'ombra, quasi totalmente ignorati dalla massa delle persone e dalle istituzioni. Compiono un'opera eroica, si sostituiscono allo Stato, senza ricavarne altro che quella gioia che neppure la vista della miseria più nera riesce ad offuscare. Uomini e donne, ragazzi e ragazze che si ritrovano a determinate ore del giorno per compiere il sacro rito di accogliere sconosciuti per servirli. Quale è il carburante che muove i loro muscoli, la mente e il cuore? Non è semplice sensibilità o empatia, non solo compassione, neppure carità o solidarietà. Sentimenti nobili, questi, ma che non bastano a spiegare tanta abnegazione e dedizione, che nella maggioranza dei casi muovono al pianto ma non al pieno sacrificio di sé. 
Un teologo parla di una forza interiore, una sorta di fluido o di 'principio' che funge da motore immobile che tutto muove. Lo chiama 'principio passione'. Una stilla divina che ci richiama alla nostra comune radice divina. Io non credo ad entità metafisiche trascendenti, ma vedo e sento che non può trattarsi di semplice identificazione, in forza della quale vedo me stesso nel prossimo che soffre, e ciò che faccio a lui è come se lo facessi a me. La regola aurea rappresentata concretamente nella realtà di ogni giorno nei suburbi delle nostre città. C'è qualcosa di più, qualcosa che non ha contenitore, che sborda di lato. Un fluido denso più forte della gravità, che chiama e unisce. Una propaggine del nostro essere che si protende verso l'esterno per abbracciare il viandante, il profugo, l'ultimo. 
Non lo so! So solo che quando vedo queste persone, quando ne incontro qualcuna resto disorientato, perché nella loro meravigliosa grandezza umana vedo riflessa la mia piccolezza d'uomo.
C'è nella mia città un signore, oramai anziano, che vive per gli altri dispensando pasti a chi ne ha bisogno. Non servono tessere, né iscrizioni per accedere alla sua mensa. Quest'uomo, e con lui quelli che gli si accalcano intorno per aiutarlo a servire il prossimo, non distinguono i colori della pelle e non si curano di separare idiomi esotici da dialetti locali. Basta che chiedano. Conosco quest'uomo da più di quarant'anni. L'ho combattuto quando era dirigente della mia azienda, forse era giusto così! Oggi è giusto che abbia per lui una profonda ammirazione.
Non ho molto altro da dire, se non limitarmi a suggerire al mio sindaco di guardarsi intorno, di non essere cieco. I valori che la sinistra dovrebbe incarnare si declinano in welfare, sostegno alle classi disagiate, aiuti concreti alle persone deboli e supporto a chi fa di sé stesso un'ancora alla quale possano aggrapparsi i naufraghi di una società distratta e di istituzioni spesso troppo prone di fronte al tornaconto politico.
#22
Citazione di: InVerno il 22 Gennaio 2025, 20:05:47 PML'omosessualità non c'entra niente con la definizione di uomo e donna, e neanche la pedofilia. Si prega, a tutti, di tornare in topic e di usare linguaggio consono.
Ti ringrazio, mi sono astenuto dal fargli notare l'ingiustificata comparazione fra omosessualità e pedofilia, mi sono astenuto dal replicare con l'equiparare sacerdote cattolico e pedofilia... in entrambi i casi sarebbe stato un ingiustificato arbitrio.
#23
Citazione di: Pio il 22 Gennaio 2025, 14:58:01 PMQuando tu smetti di offendere con dispregiativi i credenti, io smetto all'istante di chiamarli froci . Credo che il rispetto valga da tutte le parti . O no?  :)
D'accordo baciapile!
Rileggiti il tuo msg n. 9.
#24
Citazione di: Pio il 22 Gennaio 2025, 14:20:42 PMMi sto divertendo un sacco a vedere la pioggia di decreti e licenziamenti in tronco che sta piovendo dallo studio ovale. Al di là di essere o non essere d'accordo nel merito dei provvedimenti, bisogna ammettere che un tale furioso attivismo non si era mai visto in un presidente usa. Magari nel nostro paese ne avessimo anche solo un briciolo. Da noi ci vogliono anni di consulti e compromessi per decidere qualcosa. E in UE  non va molto meglio. Infatti siamo al palo. Divertente poi vedere Trump che giura su due bibbie e poi va a messa e prende carne da preti e pastora varie, che supplicano clemenza per froci e migranti illegali. Che parodia di mondo!  O:
Comunque bisogna considerare di riposizionarsi: un "mondo nuovo" è all'inizio. Bezos e Zuckerberg essendo troppo avanti rispetto a noi mortali l'hanno già capito e sono con il berretto MAGA  in testa.
Solo un'altra cosa: proprio non riesci a definire gli omosessuali gay o semplicemente omosessuali? Devi per forza di cose apostrofarli con il dispregiativo "froci"? Sei davvero così tanto retrogrado?
#25
Citazione di: Pio il 22 Gennaio 2025, 14:20:42 PMMi sto divertendo un sacco a vedere la pioggia di decreti e licenziamenti in tronco che sta piovendo dallo studio ovale. Al di là di essere o non essere d'accordo nel merito dei provvedimenti, bisogna ammettere che un tale furioso attivismo non si era mai visto in un presidente usa. Magari nel nostro paese ne avessimo anche solo un briciolo. Da noi ci vogliono anni di consulti e compromessi per decidere qualcosa. E in UE  non va molto meglio. Infatti siamo al palo. Divertente poi vedere Trump che giura su due bibbie e poi va a messa e prende carne da preti e pastora varie, che supplicano clemenza per froci e migranti illegali. Che parodia di mondo!  O:
Comunque bisogna considerare di riposizionarsi: un "mondo nuovo" è all'inizio. Bezos e Zuckerberg essendo troppo avanti rispetto a noi mortali l'hanno già capito è sono con il berretto MAGA  in testa.
Concordo perfettamente. Troppa burocrazia, troppa democrazia. Ai tempi di Hitler si poteva apprezzare pienamente "il concitato imperio,
       e il celere ubbidir."

Non avevo dubbi che il nostalgico reflusso di certi malinconici relegati per decenni ai margini della cultura rinverdissero oggi gli infausti fasti dell'"A noi!" degli "ehilà ehilà alalà".  
Che fare? Pazientare e vigilare!
#26
Ci sono culture che rispettano le diversità, siano esse etniche o sessuali, ma proprio non tollerano che il becero bigottismo debba decidere il comportamento del prossimo sotto le lenzuola o magari di che morte desidero morire.
Ma scusate, dico a voi beceri bigotti, perché non riuscite a farvi i fatti vostri?
#27
"L'attribuzione di una conduzione all'interlocutore "Scepsis" dipende dall'attestarsi sulla stessa scepsi che io stesso ho identificato, proprio nel rispondere a codesto interlocutore, i cui interventi stimo assai ma che non mi risultano guide.
 Io penso che "Scepsi" sia legato a una scepsi inaccoglibile, e che per restar fedele al suo pseudonimo dovrebbe invertirsela, essendo lui a un guado. Ma non tutti sono nella sua situazione"

Non ti crucciar, l'aver attribuito un merito per la chiarezza, la sintesi e la competenza all'intervento di Scepsis (con la "s" finale: è il nick che si è scelto, perché vuoi modificarlo, tendenze alla manipolazione ed intenzione di alienarlo da sé stesso?) non significa aver voluto sminuire la tua persona e i tuoi interventi, non ho alcun interesse a farlo, fra l'altro, per conseguire questo troppo facile risultato, non avrei necessità di far nulla, solo leggere quel che scrivi. Dai, su, non tenere il musetto imbronciato... già sei bravo pure tu, su su. Noto che non ti esimi, come tuo solito, dal concedere a noi miseri i tuoi mai richiesti e mai centrati suggerimenti (dovrebbe invertirsela, essendo lui ad un guado). Lo hai fatto più volte con me, te l'ho sempre fatto notare, lo fai adesso anche con Scepsis (con la "s" finale), addirittura senza neppure rivolgerti direttamente a lui. Insomma, aggiungi scorrettezza a scorrettezza.
 Per quanto riguarda il cacofonico pensiero riguardante il marxismo... transeat. Non ho alcuna voglia di mostrarti quanto deficitario sia il tuo singulto in relazione al pensiero marxista, come già ho dovuto fare per quello di Nietzsche, ma le lezioni si pagano, caro amico mio.


"Le citazioni dal mio testo (con delle modificazioni non mie, a scopo di evidenziare non il mio pensiero) sono attuate e le relative frasi cannibalizzate dal 'replicante' "Visechi" (non so se è uno pseudonimo), che vorrebbe metterci dentro uno Spinoza antimonoteista che io non penso. Spinoza era un inclusivista assai ardito, includeva il politeismo nel monoteismo. La dottrina induista, per esempio, lo fa già di proprio, non è un dono del filosofo al mondo religioso."
Ma che mi combini? Sei talmente alienato da te stesso che neppure più riconosci il maldestro tuo polpastrellare per articolare un "pensiero", pur che sia. Sei talmente avvinto dalla mortificazione per l'evidente default intellettivo che addirittura per alienarti ulteriormente da te stesso in maniera meno cruenta ascrivi a me manipolazioni del tutto inesistenti. Non capisco se lo fai per convincere della tua innocenza la sempre immaginata assemblea dei discenti, o se davvero sei sprofondato in maniera del tutto irrecuperabile nel baratro emotivo che ti convince della tua coerenza e ragione e della mia avversione nei confronti del tuo irrisorio pensiero. Non so, se puoi fammi sapere. In ogni caso, ti rassicuro, puoi verificare autonomamente e con i tuoi intonsi (perché poco utilizzati) occhi quanto fedelmente abbia riportato – io – gli stralci del tuo primo intervento posti fra apici ed in corsivo e da me utilizzati al solo fine di chiederti cortesemente un approfondimento di indagine. Non puoi adontarti per questa mia cortesissima richiesta che non aveva lo scopo di sminuire il tuo intervento.... Ribadisco che non c'è alcun bisogno di intervenire per ottenere questo risultato, fai davvero tutto da solo. Vedo che ti urtano le repliche (mi appelli con il participio sostantivato "replicante", io, invece, seppur abbia rilevato in svariate circostanze la tendenza ad alienarti da te stesso, non userò nei tuoi confronti il troppo facile appellativo di "alienato"). Ti adombri quando ti fanno notare défaillance discorsive. Meno sussiego, suvvia; più leggerezza... ti svelo un segreto (per te): non sei perfetto e sovente (quasi sempre), infiammato dall'incandescenza del tuo ipertrofico ego, ti sfugge qualche vistoso (che solo tu non vedi) svarione. Un'ultima cosa, per il momento: Visechi è un nick – così si definiscono – come anche il tuo PsycoSphera è un nick, così usa nel web. Non vado certo ad indagare chi si cela, quando si cela, dietro il nick. Perché mai sei così interessato a sapere chi si cela dietro il nick Visechi? Ti accontento non sono un intellettuale, ho tantissimo tempo a disposizione perché sono internato nel manicomio criminale di Aversa, non ho altro da fare se non occuparmi del pensiero altrui, perché, essendo psicopatico, amo indagare le menti delle persone che, fra una crisi e l'altra, fra un elettroshock e l'altro, interseco nel mio peregrinare nel web. Amen!

"Si crea un nesso? Col mio testo non si crea niente. Se si invertono le sequenze temporali, inventando un altro pensiero dal mio, ecco che l'idea cabalistica del Dio Uno frazionato in molteplicità di dèi - che sono manifestazioni di Dio, non questo singolo Dio nella sua unicità - si trasforma in un concetto di *un* Dio che si demoltiplica in tanti, secondo un modulo di pensiero pluralista che da enoteista si fa politeista."
 Cronos ti fa un baffo. Ti assicuro un'altra volta: nessuna inversione di sequenza temporale da parte mia. Ho riportato gli stralci in maniera testuale, ponendoli fra apici ed in corsivo e nella rigorosa sequenza temporale in cui li hai inseriti tu nel tuo post di esordio di questa discussione. Puoi andare a controllare così potrai renderti autonomamente conto della veridicità di quel che scrivo. Leggi con gli intonsi tuoi occhi e cerca di capire con l'altrettanto intonso tuo cervello. https://www.riflessioni.it/logos/tematiche-filosofiche-5/il-dramma-dell-etica-di-spinoza-tra-superstizioni-errori-violenze/


Crei un nesso: si! Indiscutibilmente crei - tu – un nesso sequenziale, causale e logico fra cherem che colpì SPINOZA ed anti-monoteismo arbitrariamente da te – sempre tu -attribuito al medesimo. Mi sorge il sospetto che tu non sia neppure in condizione di comprendere quel che pensi e scrivi – totale alienazione.

"Insomma Visechi ritiene, contrariamente a me, che dalla filosofia di Spinoza venne (e viene) effettivamente un attacco al monoteismo.
 Innanzitutto ho mostrato che Visechi costruisce una sequenza temporale non storica"

Oltre ad incespicare vistosamente nella e fra la sintassi, ora mostri addirittura la totale incapacità di comprendere il significato di un testo, anche breve; oppure, come alternativa, mostri la volontà infantile di mistificare e sovvertire i pensieri altrui. Ho scritto chiaramente, ed è facile comprenderlo, che ritengo un azzardo ed un artificio creato da te – sempre ed ancora tu – l'aver voluto trarre dal Deus sive Natura di SPINOZA le ragioni per una difesa dall'accusa di avversione al monoteismo contenuta secondo te – tu, per l'ennesima volta tu – nel pesantissimo cherem che lo colpì nel 1656. Un artificio inutile, se proprio volevi ergerti a paladino del monoteismo; un artificio falso e stupido, se volevi trar occasione per argomentare in difesa di SPINOZA. Il cherem non conteneva quell'accusa che tu – proprio tu – hai voluto vederci. Erano ben altre le ragioni dell'anatema e SPINOZA mai mise in dubbio o sminuì il rigido monoteismo dell'ebraismo o giudaismo (da me utilizzati come sinonimi e come sinonimi interscambiabili sono comunemente noti. Ciò rappresenti anche una critica alla tua inutile prolusione sulla differenza fra giudaismo ed ebraismo).
Non hai mostrato alcunché, infatti ti invito a rileggere direttamente dal tuo intervento originario la scansione temporale dei miei tre estratti. —-> https://www.riflessioni.it/logos/tematiche-filosofiche-5/il-dramma-dell-etica-di-spinoza-tra-superstizioni-errori-violenze/

"Visechi dice che la storia attesterebbe un reale attacco, da Spinoza, al monoteismo. Poco prima dice di "estensore del commento in argomento". Qui c'è una discussione, con un 'post' e relativi commenti, cioè un avvio di discussione e successive repliche. Io non mi avvalgo di estensori di commenti e non mi risulta che quelli siglati "scepsi" siano estensioni o che ce ne siano altre. Mi pare invece che Visechi voglia inglobare l'altrui pensiero senza accoglierlo, filosoficamente una contradictio in terminis."
Estensore: 3. Compilatore, redattore di uno scritto... (definizione dal vocabolario. Utile per gli ignoranti). Nessun altro commento.
Per il resto del tuo – tuo – ultimo commento, mi astengo dal replicare troppe stupidaggini!
 
Solo una prece: stai sereno, non c'è in ballo nessun Oscar letterario... levità e meno sussiego.
 P.S.: se necessario io so chiedere anche scusa
#28
Discussione davvero interessante e molto ben condotta, soprattutto grazie ai pregevoli interventi di SCEPSIS. L'ho letta interamente alcune volte, apprezzando le capacità argomentative mostrate nel ripercorrere il filo della storia che ha coinvolto il pensatore ebreo. Ho però rilevato alcuni passaggi che, a parer mio, andrebbero chiariti meglio, perché diversamente potrebbero creare confusione.
Nel post d'esordio, l'incipit dell'intera discussione, è scritto che SPINOZA fu colpito da un cherem durissimo da parte della comunità ebraica di Amsterdam. Era l'anno 1656 e molto bene fa SCEPSIS ad inquadrare perfettamente il contesto storico che fa da sfondo agli eventi. Nell'intervento in questione si sviluppa un intero ragionamento intorno alle ragioni che indussero il cherem ed a tal proposito si scrive: "... colpendo nell'anatema anche i suoi bisogni primari. Lo si riteneva colpevole. In definitiva però il Deus sive Natura di Baruch Spinoza non costituisce un attacco contro le dottrine monoteiste...". Successivamente, poche righe dopo, lo stesso utente, riferendo del particolare carattere della filosofia di SPINOZA, scrive: "In definitiva la Natura cui inoltrava il filosofo portoghese non è quella cosmica, ma quella che è dietro all'ordine cosmico, dalla quale questo discende; e ciò non serve a smentire le fedi monoteiste, ebraismo compreso."
Entrambi gli estratti pongono in correlazione diretta cherem ed attacco condotto dal filosofo al monoteismo ebraico, diversamente non si comprenderebbero le ragioni del ribadire il nesso causale cherem/eresia anti-monoteista. Poco dopo fa la sua comparsa la cabala. Bene si racconta riferendo e ponendo in contiguità SPINOZA e l'affermarsi in Europa della "dottrina celebre della Cabala", anche se nel filosofo l'interesse per questa dottrina misterica parrebbe fosse alquanto sfumato, pur essendoci con buone probabilità: "La storia del pensiero teologico ebraico e giudaico fu segnata nel Medio Evo dalla nascita di un immanentismo, nella dottrina celebre della Cabala. Questa aboliva l'antagonismo con il pensiero degli dèi: essi sono in ogni cosa, la realtà è piena di dèi. L'universo è il corpo di Dio, Dio lo ha creato con sé stesso, non dal nulla. La storia antica degli ebrei li vede protagonisti di un conflitto coi pagani intorno; la religione ebraica visse della separazione e del giudizio nei loro confronti quando non nello scontro.". Anche in questo caso si crea un nesso, a parer mio assolutamente artificioso, forse non voluto, fra moltiplicazione degli dèi e il pensiero di SPINOZA. Le mie perplessità derivano dal fatto che il cherem non fu pronunciato come risposta di un inesistente attacco portato al monoteismo dal filosofo di Amsterdam. La filosofia di SPINOZA ha rappresentato una feroce critica ed il rifiuto dell'ortodossia giudaica. Ciò implicava, in maniera assolutamente esplicita, il rigetto della legge mosaica, il rifiuto delle tradizioni, la negazione dell'importanza dei riti. Tutto ciò fu reso esplicito ed entrò fatalmente in conflitto con la comunità ebraica. Il cherem fu determinato esclusivamente da questo aspetto assai critico rispetto alla tradizione ebraica e in nessun passaggio si fa riferimento ad un vagheggiato attacco al monoteismo, come parrebbe dedurne l'estensore del commento in argomento. Insomma, mi parrebbe una forzatura voler far derivare l'anatema da un solo presunto attacco al monoteismo. Non ve n'è traccia nei documenti storici.
#29
Il tema del parricidio è stato affrontato da Freud nel suo saggio riguardante Mosè e il monoteismo. È un tema fondamentale sia per l'antropologia che per la psicologia. In campo religioso l'autorità del padre non può e non deve essere discussa, perché è dal padre, che discende la conoscenza delle cose divine, ed è sempre il padre l'anello di trasmissione e garante delle tradizioni che le cose divine esigono. Tale legame lo si riscontra anche in ambito collettivo, ove qui a fungere da garante del particolare rapporto con il dio e della coesione della comunità è il patriarca. Il parricidio interviene quando un sovvertimento dell'ordine familiare o di quello sociale si annuncia come ineluttabile fato. La religione ebraica, secondo la tesi di Freud, invero contestatissima, sarebbe fondata proprio su un parricidio originario: quello di Mosè. Non sto a riportare le ragioni che seconda la tesi di Freud avrebbero convinto il popolo ad uccidere il Padre, ma senza questo atto violento oggi la religione ebraica, nelle forme a noi giunta, non sarebbe stata possibile. Il parricidio rappresenta l'indispensabile cesura fra una conformazione sociale e/o religiosa e quella subentrante.

Sebbene sia da inserire in una narrazione che richiama un trascorso originario mitico, esso, oltre ad essere indicativo di una cesura, rappresenta spesso l'atto di fondazione di molte civiltà. Oltre al parricidio manifesto, va registrato, infatti, anche quello mimetico, in cui la vittima dell'atto violento non è il padre, ma un consanguineo. La vicenda di Abele e Caino è da inquadrare nei miti di fondazione riconducibili ad un parricidio originario. La mimesi non si esaurisce con la sostituzione della vittima, ma è rilevabile, forse anche con indizi superiori, nel suo nascondimento: Romolo e Remo son protagonisti di un atto violento il cui esito è evidentemente la fondazione della città di Roma.

Per quanto riguarda il Vangelo letto con gli occhi di M. Recalcati che focalizza il messaggio di Gesù intorno al desiderio, passione che, secondo lui, informerebbe l'intera Bibbia, vi è da dire che non si tratta di una brama di possesso, ma un'adesione totale ai canoni religiosi espressi e testimoniati da Gesù (molto distante quindi dal pensiero orientale). Così è che anche la legge mosaica deve essere letta con un approccio non letterale ma più spirituale, ove lo stimolo all'incontro non sia la ragione e la facoltà di intellezione, ma quello dettato dallo spirito e smosso dal desiderio, in un contesto ove si esalta proprio la libertà dell'uomo. La vicenda del Grande Inquisitore è il paradigma dell'eterna lotta che si scatena nell'animo dell'uomo, conteso fra libertà che si esplica nell'angoscia e costrizione che induce sicurezza. Dostoevskij si limita a mostrare magnificamente il perimetro del campo di battaglia. Indica quali sono i poli estremi della corda tesa fra le due condizioni, ma non assume una posizione definita – almeno nel romanzo, poi è nota la sua feroce critica rivolta alla Chiesa -. Il racconto si chiude in maniera assolutamente enigmatica. Gesù non scioglie il dilemma, non risponde e si limita a baciare sulle grinzose labbra il vecchio Inquisitore. Le interpretazioni di quell'uscita di scena del nazareno sono variegate ma tutte insoddisfacenti. Noi non possiamo che limitarci a prendere atto di un'indecidibilità non risolvibile. Neppure il naturale fastidio che la figura dell'inquisitore suscita può essere assunto come indizio di una preferenza. La libertà è davvero un fardello di cui l'umanità difficilmente può farsi carico. L'episodio narrato da Dostoevskij, per quanto enigmatico, è un raggio di luce proiettato sul problema del male versus fede: Gesù ci dice che il messaggio evangelico può e deve essere accolto nello spirito solo nella più assoluta libertà. La deliberazione per il o per il no deve avvenire senza coartazione di sorta. Le tre tentazioni nel deserto sono respinte perché diversamente l'uomo non avrebbe potuto far a meno di genuflettersi davanti al Creatore. La sicurezza avrebbe sopravanzato la libertà, e questo non è il volere del Padre.
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Tematiche Filosofiche / Re: Nietzsche e Zarathustra
19 Gennaio 2025, 20:03:28 PM
Citazione di: daniele22 il 19 Gennaio 2025, 18:58:03 PMTra altri già citati personaggi mi sento pure un superuomo ... il fato mi insegue! Vorrei quindi chiedere a Visechi, dato pure che me lo chiedevo anch'io, come mai trova un punto di debolezza nell'eterno ritorno dell'uguale. Tanto più che come lui dice dovrebbe collidere insanabilmente con la libertà predicata da Zarathustra. Comunque trovo abbastanza ridicolo il fatto di eroicizzare l'attimo del presente

È complesso riuscire ad immaginare il massimo livello di libertà che vada ad inserirsi in un evento che si ripete uguale per l'eternità, quindi da sempre e per sempre. Ancor più problematico mi risulta il pensiero che celebra e glorifica ogni singolo istante in funzione di una decisione per il o per il no in un contesto assolutamente determinato a priori e per l'eternità. Ma questo è il pensiero di N. e del suo pensiero stiamo discutendo. Ad ogni buon conto, una cosa è cercare di riportare il più fedelmente possibile il pensiero di un filosofo, altra è invece prendere posizione a favore o contro questa filosofia a "colpi di martello". Forse solo Delueze è riuscito a dipanare la matassa del senso, rilevando come l'eterno ritorno dell'uguale sia da declinare in termini di elemento differenziale e di ripetizione delle differenze e quindi di diffèrence e non di identità.